Poste Italiane S.p.a. Spedizione in abbonamento postale D.L. 353/2003 (conv. In L. 27/02/2004 n. 46) art. 1 comma 2 NE/TN Tassa riscossa – Taxe perçue Dicembre 2021
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PERIODICO DELL’UNIONE DELLE FAMIGLIE TRENTINE ALL’ESTERO
PRESENTAZIONE LIBRO MUSEO USI E COSUMI DELLA GENTE TRENTINA martino martini: il gesuita, storico e scienziato l’anima della trentina elisabetta deavi in paraguay
editoriale
uNA STORIA DA RACCONTARE
Le nostre radici sono il nostro futuro. Dovunque ci sia una Famiglia Trentina la nostra identità e la nostra cultura sono salde. di Franco Panizza
TRENTO
Unione Famiglie Trentine all’Estero Corso 3 novembre 72 - 38122 Trento (TN) Tel. +39 0461 237234 info@famiglietrentine.org pec: famiglietrentineaps@pec.it
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Editoriale
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Martino Martini
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In un libro i 50 anni dell’Ufte
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L’Anima della trentina Elisabetta Deavi in Paraguay
Direttore Responsabile Pino Loperfido
pag. 13 Il Museo degli Usi e Costumi della Gente Trentina:
Comitato Editoriale Martina Rigon Giordana Detassis Simone Marchiori Patricia Lannziano Broz Mauro Verones
pag. 16 Ciò che non si può dire
Hanno collaborato Franco Panizza Nadia Dorigoni Daniela Finardi Massimiliano Osler Sara Carli Kristian Pinamonti Autorizzazione del Tribunale di Trento
2n. 22 del 21/12/2012 - Rivista quadrimestrale dati della testata
“La cassaforte dei trentini”
Sono emblematiche le parole utilizzate da Mario Libardi nel suo libro Lacrime occulte: “C’è una storia che non è dato apprendere dai libri di scuola, che è difficile ricostruire sfogliando documenti ufficiali. È la storia della gente comune. Di questa storia l’emigrazione rappresenta un capitolo fondamentale. Dal Trentino, negli anni a cavallo tra la fine del secolo scorso e l’inizio dell’attuale, migliaia di persone sono partite alla ricerca di un lavoro e di una speranza. È nato così un altro Trentino, un arcipelago formato da migliaia di piccole comunità sparse nel mondo …Ognuna ha delle storie da raccontare; storie di vita fatte spesso di grandi sacrifici e di piccole gioie. Come quella di Libardi, la recente pubblicazione dell’Unione “50 anni di emigrazione trentina. Dai primi migranti alla nuova mobilità”, alla cui stesura come socio fondatore ho partecipato anche emotivamente, vuole essere un omaggio a tutti i protagonisti anonimi di questa storia, alle donne e agli uomini che - da lontano - hanno contribuito a costruire il Trentino di oggi. Vuole essere anche uno strumento di conoscenza di questo “altro Trentino” che, a dispetto della distanza e del tempo passato, mantiene forte il legame con la terra d’origine e si sente orgoglioso di appartenere al nostro popolo. La lunga storia dell’Unione delle Famiglie Trentine all’Estero, che si è cercato di riassumere nelle 256 pagine della pubblicazione utilizzando anche molte immagini, è stata ricostruita grazie alle testimonianze di alcuni protagonisti - a cui va il nostro ricordo riconoscente - e utilizzando i verbali dei Consigli di amministrazione e delle Assemblee dei soci, i documenti prodotti e gli articoli di “Famiglie Trentine”. Una storia difficile da ricostruire con precisione, ma che, grazie al formato
online, può essere in ogni momento integrata ed aggiornata. Nel 1968 viene costituita la Libera Associazione delle Famiglie Trentine all’Estero, che si sviluppa in particolare in Svizzera, sia per la facilità di contatto con gli emigrati che tornavano spesso nella loro terra, sia perché quello elvetico era uno dei territori in cui si erano maggiormente insediati i Trentini. Successivamente, dal 17 luglio 1984, l’attività della Libera Associazione viene presa in carico da una nuova realtà: l’Unione delle Famiglie Trentine all’Estero, iscritta formalmente al Registro delle Associazioni degli emigrati trentini all’estero della Provincia autonoma di Trento nell’ottobre 1991, con lo scopo di svolgere la “più ampia opera di assistenza morale e materiale e di preparazione sociale a favore dei Trentini residenti in altre regioni d’Italia e all’estero e a quelli che intendono emigrare e rientrare in patria”. Le cinque Famiglie Trentine della Svizzera, aderenti fin dall’inizio all’Unione, sono sempre state molto attive, organizzando frequenti momenti di informazione ed apprezzate occasioni di socialità. Sono Famiglie autonome nella loro attività e ben inserite nel tessuto locale e all’interno delle comunità degli emigrati. È un’emigrazione diversa da quella insediatasi in Sudamerica, con emigrati che, un tempo, non avevano la possibilità né di mettersi in contatto con la famiglia di origine e men che meno di tornare frequentemente nella madrepatria. Essendo stato loro negato ogni contatto diretto con la terra d’origine, sentono molto più forte il desiderio di conoscere, di essere contattati e visitati, di poter interloquire con i rappresentanti dei loro paesi. Un desiderio e un interesse che sono diventati ancora più forti con l’avvento dei nuovi mezzi
pag. 18 Sudamerica on the road: L’Unione delle Famiglie Trentine all’Estero si racconta pag. 19 I bambini dicono: i nostri piccoli trentini pag. 26 Dalle Diramazioni Pag. 29 Le ricette: “ Cous Cous vegetariano” e “Fasoi en Bronzon” Pag. 31 Viaggio di Emigrati: Intervista a Sara Carli e Kristian Pinamonti
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editoriale
di comunicazione, che non annullano la lontananza fisica, ma avvicinano virtualmente e visivamente, accrescendo la voglia di conoscere ciò che non hanno mai visto o saputo e di approfondire la conoscenza della terra di origine e dei loro antenati, anche per scoprirne le opportunità offerte. Ecco perché le Famiglie svizzere non sono purtroppo aumentate di numero, ma anzi sono andate incontro ad un progressivo invecchiamento e ridimensionamento, mentre le Famiglie Trentine in Sudamerica hanno avuto una crescita costante, registrando una sempre più massiccia partecipazione alle iniziative e alle opportunità messe in campo dalla Provincia e dall’Associazione. L’Unione ha accolto le prime Famiglie argentine nel 1994. In Brasile inizia la sua attività nel 1998, per poi allargarsi negli anni duemila in Sudamerica con il Paraguay, la Colombia, la Bolivia, l’Ecuador, nel Nordamerica con il Messico e l’Alaska, in Europa con la Bosnia ed Erzegovina, la Serbia e la Francia, in Asia nel Giappone e nella Corea del Sud, fino all’Australia. Diversi e sempre disponibili ed appassionati i collaboratori che, assieme ai tanti volontari, hanno tenuto viva ed hanno motivato l’attività dell’Unione, anche attraverso Famiglie Trentine, utile strumento informativo, oggi anche in formato online, dedicato anche alla cronaca delle attività delle diramazioni estere. Particolarmente articolato l’ambito di attività dell’Unione, che spazia dalle iniziative editoriali, alla partecipazione ai Congressi Mondiali della Gioventù di origine trentina, ai rapporti con la struttura provinciale, la delegazione parlamentare e le rappresentanze diplomatiche all’estero, ai calendari, alle iniziative di autofinanziamento, ai numerosi progetti realizzati sia in campo sociale e culturale che economico, ai corsi di formazione cooperativa e di addestramento nel campo della protezione civile, agli incontri e alle mostre, alla collaborazione con i gruppi di volontariato, all’assistenza agli emigrati e alle famiglie rimpatriate o che tornano temporaneamente in Trentino, ai corsi – soprattutto online - di cucina trentina e di lingua italiana, alle giornate informative nelle scuole e nelle piazze trentine. All’estero sono riproposte ed ampliate tutte le manifestazioni che, soprattutto in Sudamerica, sono diventate ormai tradizionali per ognuna delle Famiglie, anche con la collaborazione delle Autorità locali, dei Comites, degli Istituti Italiani di Cultura, delle strutture diplomatiche, nonché delle altre associazioni regionali italiane.
E sono stati intensificati, per quanto possibile, gli scambi e gli stages giovanili, le iniziative per sviluppare nuove conoscenze e nuove imprenditorialità, gli interventi per la solidarietà e la cooperazione allo sviluppo. In Trentino, l’Unione è impegnata ad aumentare il numero di soci e il ventaglio delle collaborazioni, nella convinzione che attraverso una buona rete di sostenitori sul territorio sia più facile sensibilizzare l’opinione pubblica sulla portata del fenomeno migratorio, anche in una prospettiva futura. Ci sono Trentini che ricoprono ruoli istituzionali importanti, altri sono affermati imprenditori. L’economia trentina sente sempre più spesso la necessità di guardare fuori dei confini nazionali ed europei e potrebbe trovare nei Trentini all’estero dei validi terminali in questo percorso di sviluppo. Occorre individuare nuove modalità per rapportarci con i figli e i nipoti dei nostri emigrati; oggi dobbiamo guardare avanti, oltre gli aspetti assistenziali ed emotivi per individuare tutte le opportunità, anche in funzione delle centinaia di giovani trentini preparati oggi costretti a trasferirsi all’estero per lavoro. Nella nostra pubblicazione ci si chiede quale dovrebbe o potrebbe essere il ruolo delle organizzazioni che si occupano di emigrazione. Oltre all’attività tradizionale, dobbiamo sviluppare e intensificare i rapporti con le diramazioni estere anche per conoscere meglio il mondo giovanile e le sue aspettative. Il nuovo, giovane, Consiglio di amministrazione ha portato un entusiasmo rinnovato. Il clima di attivismo, nonostante le forti restrizioni imposte dalla pandemia, ha spronato l’Unione ad utilizzare in modo sistematico le nuove tecnologie e a realizzare attività in diretta per tutte le diramazioni in ogni parte del mondo. L’Unione guarda al futuro e ai prossimi 50 anni con speranza e rinnovato vigore. Il percorso iniziato nel lontano 1968 prosegue nel solco di quanto seminato nel tempo, riservando un occhio di riguardo al passato e concentrando attenzione e sensibilità al presente, per interpretare al meglio gli scenari attuali e costruire progetti sostenibili ed efficaci, in grado di garantire ricadute positive per tutta la comunità trentina, sia in patria che all’estero. Una sfida inedita quanto difficile ed impegnativa, ma che l’Unione, con l’aiuto di tutti, saprà affrontare con la necessaria determinazione, senza mai perdere di vista gli obiettivi e le motivazioni etiche e ideali alla base della sua costituzione nel lontano 1984.
Chiunque avesse nuove informazioni, correzioni da apportare o foto significative da aggiungere, le invii alla segreteria dell’Unione che le farà inserire nel libro, in modo che la versione online, disponibile e scaricabile sul sito, possa essere in ogni momento aggiornata e resa via via più ricca e precisa, soprattutto in riferimento all’attività, anche passata, delle diramazioni all’estero.
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martino martini: il gesuita, storico e scienziato a cura di Patricia Lanzziano Broz
Il gesuita, storico e scienziato olandese. Martino Martini nasce a Trento A giugno si reca a Xam Hay il 20 settembre1614 da An(Shangai) dal Padre Francedrea e da Cecilia de Rubeis sco Brancati S.J. Si ipotizza (Rossi). Fu battezzato nella che durante questo periodo parrocchia dei Santi Pietro e Martini iniziò lo studio sistematica della lingua cinese ed Paolo, Registro deinati, vol espresse anche la decisione II f 177 bis, n.1. Nel 1625 la di adottare il cognome cinese Compagnia di Gesù apre una di Wei ed il nome di Kuangguo scuola a Trento. Martini vi frequenta probabilmente i corsi (“Salvatore del paese”). Come Martino Martini: Il del ginnasio, che quell’anno secondo nome invece sceglie mandarino di Dio iniziarono il 26 novembre. Jitai che ha due significati. Il A cura di Patricia Il 10 Lanzziano ottobre Broz 1632 Martini enprimo è quello di “aiutare”, tra nella Compagnia di Gesù “assistere”, “soccorrere” e il Il gesuita,instorico e scienziato Sant’Andrea delMartino Quirinale secondo ricorda nella pronunMartini nasce a Trento il 20 settembre a Roma. Tra il 1634 e il 1635 frequenta i corsi cia il nome adottato da Matteo Ricci di Xitai ov22 luglio 1638 essendo stata 1614 da del Andrea e da Cecilia de Rubeis biennio di retoricapresso ilIl Collegio Roma- vero “dell’Estremo Occidente”. accolta la sua domanda di andare in (Rossi). Fu battezzato nella parrocchia no, completando in questo modo il periodo di In qualità di missionario la memoria di Martini remissione riceve l’ordine di partire per dei Santi Pietro e Paolo, Registro dei sterà cinese e in quella della Chiesa noviziato. L’11 agosto 1634 presenta la Cina. domanda Nei primi giorni del nella mese storia di nati, vol II f 177 bis, n.1. Nel 1625 la Cattolica, per la difesa della strategia di evandi essere in missione nelle Indieviene al Pasettembre ordinato sacerdote. Compagnia di Gesùinviato apre una scuola dre Generale Muzio Vitelleschi. Negli anni 1636 gelizzazione ideata da Padre Valignano e speTrento. Martini vi frequenta e1637i corsi frequenta i corsichedel biennio di filosofia rimentata con successo dal suo allievo, Matteo probabilmente del ginnasio, Tra il 1638 e il 1642Ricci. si imbarca in quell’anno iniziarono il 26 novembre. presso il Collegio Romano. diversi tentavi di viaggi Cinale ilIndie nome di Martino Martini è legato soIl 22 luglio 1638 essendo stata accolta la sua In per che però non lo portano Il 10 ottobre 1632 Martini entra nella domanda di andare in missione riceve l’ordine prattutto allaa regione del Zhejiang e alla città di destinazione, a volte a causa delle Compagnia di Gesù in Sant’Andrea del di partire per la Cina. Nei primi giorni del mese Hangzhou, ma la sua attività interessò buona cattive condizioni del mare e dei Quirinale a Roma. Tra il 1634 e il 1635 parte dell’immenso territorio cinese. di settembre viene ordinato sacerdote. venti. Per un periodo si trasferisce a frequenta i corsi del biennio di retorica Trail il 1638 e il 1642 si imbarcaLisbona in diversi tentavi Come ci ricorda Padre Bonifacio Bolognani (Portogallo). presso Collegio Romano, di viaggi per le Indie che però non lo portano a una volta arrivato in Cina Martini abbandona completando in questo modo il inefficaci tradizionalismi, calandosi sempre destinazione, volte a1634 causa delle cattive conNel 1640 arriva a Goa,“gli possedimento periodo di noviziato. L’11aagosto portoghese in India. 1642 deldimare dei venti. Per un periodo si Nel più nelarriva vivo adella cultura cinese, assimilando la presentadizioni domanda essereeinviato in Macao da Goa, dopo un viaggio missionetrasferisce nelle Indiea al p. generale Lisbona (Portogallo). mentalità, il linguaggio e i costumi della gente, abbastanza portoavventurato, effettuato Muzio Vitelleschi. anni Nel 1640Negli arriva a 1636 Goa, epossedimento facendosi cinese con i cinesi e tartaro con i tardapprima su due navi inglesi, poi su 1637 frequenta i corsi del biennio di [1] ghese in India. Nel 1642 arriva a Macao da Goa, tari , vestendo l’abito dei letterati per accattiuna olandese. filosofia presso il Collegio Romano. dopo un viaggio abbastanza avventurato, effet- varsi la simpatia delle classi colte”. tuato dapprima su due navi inglesi, poi su una La Cina, culla ed erede di una civiltà, cultura e
Martino Martini
1] Nel Medioevo e in Età moderna il nome Tartariveniva ad operato nell’Occidente cristiano peridentificare piuttosto genericamente tutte le popolazioni nomadi di stirpe turca o mongolica dell’Asia centrale. In realtà, propriamente, i Tartari erano solo un gruppo di queste popolazioni e tribù, proveniente dalla Mongolia orientale e dalla Manciuria del Sud-Ovest. Definizione tratta da:https://www.treccani.it/enciclopedia/tartari_%28Enciclopedia-dei-ragazzi%29/
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cognome di di WeiMartino ed il nome di In Cina cinese il nome Martini èil linguaggio e i costumi della gente, legato (“Salvatore soprattutto alla regione Kuangguo del paese”). Come delfacendosi cinese con i cinesi e tartaro Zhejiang e alla città di Hangzhou, secondo nome invece sceglie Jitai che macon i tartari[1], vestendo l’abito dei la sua attività interessò buona parte due significati. Il primo è quello di letterati per accattivarsi la simpatia laha storia dell’immenso territorio cinese. “aiutare”, “assistere”, “soccorrere” e il delle classi colte”. secondo ricorda nella pronuncia il nome adottato da Matteo Ricci di Xitai ovvero “dell’Estremo Occidente”. In qualità di missionario la memoria di Martini resterà nella storia cinese e in quella della Chiesa Cattolica, per la difesa della strategia di evangelizzazione ideata da p. Valignano e sperimentata con successo dal suo allievo, Matteo Ricci.
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Intradizione Cina il millenaria nome diprofondamente Martino Martini è doveva radicate legato soprattuttointelligentemente, alla regione accettando del essere approcciata il cerimoniale ed il città linguaggio filosofico degli mainsegnaZhejiang e alla di Hangzhou, Confucio. Seguendobuona tale principio, lamentidi sua attività interessò parte Martini dopo lo studio approfondito del pensiero e della dotdell’immenso territorio cinese. trina filosofica-religiosa di Confucio, si convinse che i principi morali confuciano erano molto vicini a quelli cristiani e per questo interessare la Cina al messaggio evangelico e cristiano era già facilitato dagli insegnamenti del celebre saggio La Cina, culla ed erede di cinese. una civiltà, cultura Martini riuscì a consolidare amicizie altolocate. Ine tradizione millenaria profondamente tellettuali di alto rango e mandarini si avvicineranno doveva essere approcciata aradicate lui grazie alla sua saggezza e sapere. Infatti, cointelligentemente, accettando il cerimoniale niugando il sapere dell’Occidente con quello dell’Oed il linguaggio degli insegnamenti riente, il Gesuita filosofico trentino compose il Novus Atlas Sinensis, atlante completotale dellaprincipio, Cina, pubblicato di Confucio. Seguendo Martiniad Amsterdam nel 1655. Il trattato composto da una dopo lo studio approfondito del pensiero e lunghissima prefazione di oltre ottanta pagine, con della dottrina filosofica-religiosa di Confucio, un’inedita esposizione del continente cinese, segue si convinse che i principi morali confuciano la descrizione dettagliata e la mappatura delle quinerano molto a quelli cristiani e per dici province chevicini al tempo di Martini componevano questo interessare la Cina al messaggio l’Impero. Un altro testoedicristiano somma importanza è la Sinicae evangelico era già facilitato dagliHistoriae Decas Prima, la primasaggio dettagliata trattazione insegnamenti del celebre cinese. di più di 400 pagine dedicata alla storia cinese (a tutti ignota) dall’origine del mondo alla nascita di Cristo. Martini riuscì a consolidare amicizie Quest’opera storica venne pubblicata a Monaco tra altolocate.e dicembre Intellettuali di alto rango e novembre del 1658. mandarini si avvicineranno grazie alla Difatti era riuscito a conquistarea laluistima e l’amicizia entrambi ele sapere. parti in conflitto, i quali avevano suadisaggezza Infatti, coniugando il preteso di disporre delle sue conoscenze in camsapere dell’Occidente con quello po balistico. Da questo fatto ne deriva l’alta carica dell’Oriente, il Gesuita trentino compose il conferitagli di “mandarino di prima classe”, motivo Novus Atlas Sinensis, atlante completo della di feroci critiche dai missionari di altri ordini religiosi. Cina, pubblicato ad Amsterdam nel 1655. Il trattato composto da una lunghissima prefazione di oltre ottanta pagine, con un’inedita esposizione del continente cinese, segue la descrizione dettagliata e la
1] Nel Medioevo e in Età moderna il nome Tartari veniva adoperato nell’Occidente cristiano per identificare piuttosto genericamente tutte le popolazioni nomadi di stirpe turca o mongolica dell’Asia centrale. In realtà, propriamente, i Tartari erano solo un gruppo di queste popolazioni e tribù, proveniente dalla Mongolia orientale e dalla Manciuria del Sud-Ovest. Un altro testo di somma Definizione tratta da: importanza è la Sinicae https://www.treccani.it/enciclopedia/tartari_ %28Enciclopedia-dei-ragazzi%29/ Historiae Decas Prima, la prima
dettagliata trattazione di più di 400 pagine dedicata alla storia cinese (a tutti ignota) dall’origine del mondo alla nascita di Cristo. Quest’opera storica venne pubblicata a Monaco tra novembre e dicembre del 1658.
1] Nel Medioevo e in Età moderna il nome Tartari veniva adoperato nell’Occidente cristiano per identificare piuttosto genericamente tutte le popolazioni nomadi di stirpe turca o mongolica dell’Asia centrale. In realtà, propriamente, i Tartari erano solo un gruppo di queste popolazioni e tribù, proveniente dalla Mongolia orientale e dalla Manciuria del Sud-Ovest. Definizione tratta da: https://www.treccani.it/enciclopedia/tartari_ %28Enciclopedia-dei-ragazzi%29/
Così l’Impero cinese venne per la prima volta presentato con criterio e impatto scientifico, grazie a fonti inedite e laboriosi
Oltre ad aver fatto conoscere la Cina agli europei, Martini veicolò l’interesse per l’apprendimento della lingua cinese. Aveva composto infatti una grammatica cinese manoscritta per uso personale, dalla quale vennero fatte più copie per soddisfare le molte richieste avanzate da studiosi del nord Europa e ciò consente di sottolineare l’apporto dato dal Gesuita trentino nella promozione di una lingua allora assolutamente sconosciuta. Su incarico dei suoi Superiori, Martini nel 1651 aveva dovuto lasciare la Cina e tornare a Roma, ove sostenne energicamente la prassi missionaria gesuitica adottata in Oriente e seppe difendere i cinesi convertiti dall’accusa di essere “cristiani a metà”. La discussione, infatti, sui “riti cinesi” durò a lungo, interessando non solo gli ambienti religiosi romani, ma anche le autorità civili, personalità religiose e laiche di tutte le parti del mondo. Nel 1656 Martini parte da Genova, assieme a nove gesuiti diretti alle missioni di Cina. Tuttavia, la nave viene attaccata e catturata da una nave pirata francese e condotta successivamente presso la Costa Azzurra. Dopo un’abile e astuta negoziazione riesce a sottrarre alla prigionia e a far arrivare sani e salvi tutti i suoi confratelli a Genova. Martini chiede al Padre Generale di poter fare ritorno a Roma per seguire da vicino le questioni che gli stavano a cuore e contemporaneamente terminare, nel tempo libero, la sua opera sulla storia della Cina. È così che presenta al Santo Uffizio di Roma la documentazione che aveva preparato. Ogni punto contestato era riassunto in estrema sintesi e seguito dall’elenco delle obiezioni avanzate e dalle ragioni avverse, addotte per confutarlo. Il decreto di Papa Alessandro VII del marzo 1656 fu favorevole ai Gesuiti. Allo stato attuale delle ricerche d’archivio non si conosce esattamente dove e come Martini abbia trascorso l’anno durante il quale rimase in Europa in attesa di ripartire per la Cina. Nel 1657 parte da Lisbona insieme ad altri sedici gesuiti. Nel 1659 rientra ad Hangzhou. Il 6 luglio 1661 Martini muore dopo una breve malattia allo stomaco per una cura sbagliata: prese un’eccessiva dose di rabarbaro, molto più di quanto il medico cinese gli aveva prescritto. Il corpo di Martini venne sepolto fuori delle mura di Hangzhou in località Dafangjing, in un terreno che era sta-
È così che presen Roma la docum preparato. Ogni p riassunto in estre dall’elenco delle dalle ragioni av confutarlo. Il decre VII del marzo 16 Gesuiti. Allo stato attuale d non si conosce come Martini ab durante il quale attesa di ripartire parte da Lisbona gesuiti. Nel 1659 ri
La tomba di Martini a Hangzhou
Il 6 luglio 1661 Ma breve malattia al cura sbagliata: pre di rabarbaro, mo medico cinese g corpo di Martini delle mura di H Dafangjing, in un donato alla missio di Yang Tingyun ( maggiori personal di quel tempo, che fede cattolica. Q Prospero Intorcet nuovo appezzam trasferire le salme vecchio cimitero. tomba di Marin differenza degli a intatto, immune putrefazione.
LE STRAORDINARIE VIT EUSEBIO CHINI, ANDREA P
IL MANDARINO DI DIO UN
to donato alla missione dei gesuiti dal figlio di Yang Tingyun (1562-1627), una delle maggiori personalità della cultura cinese di quel tempo, che aveva abbracciato la fede cattolica. Quindici anni dopo Padre Prospero Intorcetta S. J. acquista un nuovo appezzamento di terreno per trasferire le salme dei gesuiti sepolti nel vecchio cimitero. Nel 1978 aperta la tomba di Martini, il suo corpo a differenza degli altri, venne rinvenuto intatto, immune da corruzione e putrefazione.
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libro
IN UN LIBRO I 50 ANNI DELL’UFTE A cura di Mauro Verones
È stata presentata nel teatro di Aldeno, in una sala gremita di amici e sostenitori, la pubblicazione che racconta i 50 anni dell’Unione delle Famiglie Trentine all’Estero, una delle due associazioni riconosciute dalla Provincia per l’attività a favore degli emigrati trentini. L’Associazione, costituita nel 1968 per iniziativa di alcuni esponenti dell’autonomismo trentino, assume formalmente la denominazione attuale nel 1984. Da allora l’Unione ha avuto un percorso costante, che ha fatto crescere la presenza delle diramazioni e delle delegazioni in molti paesi del mondo dove sono presenti emigrati trentini o i loro discendenti: dalla Svizzera all’Argentina, al Brasile, al Paraguay, alle esperienze in Bo-
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snia ed Erzegovina e Serbia, fino alle più recenti in Colombia, Messico, Francia, nonché in Bolivia, Ecuador, Giappone e Corea del Sud. La serata è servita, oltre che per illustrare le nuove iniziative, a presentare la pubblicazione “Dai primi migranti alla nuova mobilità 50 anni di storia dell’UFTE e di Emigrazione Trentina” con una tavola rotonda moderata dal giornalista e studioso esperto di emigrazione Renzo Maria Grosselli. Ha aperto la serie degli interventi il presidente Mauro Verones, che ha declinato il suo impegno nello slogan: “partendo dalle nostre radici guardiamo al futuro” per rilanciare il ruolo dell’Associazione nel mantenere forti i legami con i discendenti degli emigrati e la
loro terra di origine. Verones ha ringraziato tutte le persone che in questo mezzo secolo di storia si sono impegnate per far crescere l’UFTE, a partire dai presidenti e membri dei consigli direttivi che si sono susseguiti negli anni, ai collaboratori dipendenti e ai sostenitori che hanno dedicato il loro tempo. Nonostante il Covid, l’attività del consiglio di amministrazione, fortemente rinnovato e ringiovanito nel 2020, è andata avanti, in spirito di volontariato gratuito, mantenendo vivi tutti i contatti e mettendo in campo un impegnativo programma di attività per il prossimo anno. Il socio fondatore Franco Panizza, illustrando i contenuti della pubblicazione, ha invece ripercorso, anche a nome del presidente onorario Franco Tretter, le principali tappe e le figure più rappresentative che hanno contraddistinto la nascita e lo sviluppo dell’Unione. A rappresentare le istituzioni, sono intervenuti la Sindaca di Aldeno Alida Cramerotti, gli assessori provinciale Mirko Bisesti e regionale Lorenzo Ossanna. Ha portato il suo saluto anche il Presidente della Trentini nel Mondo Armando Maistri. Durante la serata, trasmessa in diretta streaming per permettere la visione in tutto il mondo raggiungendo così le diramazioni e delegazioni dell’Associazione e i discendenti dei nostri emigrati, Loredana Cont ha messo in scena, nell’apprezzamento generale, uno dei suoi spettacoli più apprezzati: “Su co le rece!”.
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il personaggio
L’anima della trentina Elisabetta Deavi in Paraguay A cura di Nadia Dorigoni
La rivendicazione della memoria trentina in Paraguay è nata nel 1997 con l’arrivo di una donna. Nata a Trento, immersa nel silenzio delle montagne e nel silenzio della sua casa. Il destino l’ha portata prima in Inghilterra dove è diventata madre. In seguito ha incontrato suo marito, Mario Bort, con il quale avrebbe condiviso il resto della sua vita, e insieme sono atterrati all’aeroporto Silvio Pettirosi. Mario si occupò di trasferire la famiglia nelle terre guaraní; fu nominato direttore di un’importante compagnia telefonica e senza pensarci iniziarono a scrivere una nuova storia di trentinità in Paraguay. Elisabetta Deavi, la donna dai riccioli di grano, nella lontananza della sua cultura, ha iniziato la ricerca dei Trentini come un modo per avvicinarsi al calore delle sue origini. All’epoca l’ambasciata italiana registrava solo 4 o 5 famiglie in Paraguay. Entusiasta, non ha esitato a contattarli. Con l’elenco te-
lefonico tra le braccia, ha sottolineato tutti i cognomi di possibile origine trentina, scoprendo più di 30 famiglie! Col tempo ci si è resi conto che oltre a promuovere e condividere la cultura trentina, poteva essere uno strumento di aiuto per la comunità. Nell’anno 2000 è stata emanata la legge 379/2000, che ha permesso la richiesta di cittadinanza italiana per i discendenti i cui nonni erano emigrati dal Trentino sotto il regime dell’Impero Austro-Ungarico, e molte famiglie hanno ottenuto la cittadinanza italiana grazie ai suoi sforzi. “Non sapevo che il mio cognome fosse trentino, è stato grazie a Elisabetta che ho conosciuto le mie radici. Poi, con la legge 379, ci ha guidato nelle procedure di cittadinanza. Nemmeno all’ambasciata erano a conoscenza della legge. Ana Mayeregger, di origine trentina. Gli incontri sociali furono formalizzati e nel
2000 nacque il Circolo Trentino con lo scopo di riunire le famiglie e diffondere gli usi e i costumi della gente trentina. La comunità crebbe e si formarono piccoli circoli trentini in tutto il paese. Nel 2006 la comunità si affiliò all’Unione delle Famiglie Trentine, festeggiando così il suo ventesimo anniversario nell’anno della pandemia sotto la presidenza di Deavi. “La comunità trentina ha ricevuto materiale culturale ed educativo, borse di studio universitarie, corsi di lingua italiana online, e molti giovani hanno imparato a conoscere le loro origini viaggiando a Trento. Elisabetta ha dato vent’anni di tempo, lavoro, sacrificio e denaro”. Cristina Paoli, artista visiva. Una delle attività che i trentini paraguaiani ricordano con affetto è la produzione di una rivista informativa e culturale che fu curata e distribuita dalla stessa Elisabetta. Il primo era “La Voce degli Italiani in Paraguay” e l’ultimo si chiamava “La Voce del Trentino”. Un altro dei suoi sforzi degni di nota è stata la creazione nel 2004 della Scuola Trento San Antonio de Padova nella città di Caacupé, a 70 km dalla capitale, con l’aiuto e il sostegno finanziario della Provincia Autonoma di Trento (PAT). È stato costruito per 250 studenti sviluppando il programma del Ministero dell’Educazione inoltre per prendere lezioni di italiano. L’importanza del lavoro della Deavi è stata tale che nel 2014 è stata eletta presidente del Circolo Italo-Paraguayo, un centro di
diffusione culturale e sportiva che riunisce i discendenti italiani di tutte le regioni. E quest’anno l’Ambasciata italiana l’ha decorata con l’onorificenza di “Cavalliere dell’Ordine della Stella”, un riconoscimento a favore di tutti coloro, italiani all’estero o stranieri, che hanno acquisito particolari meriti nella promozione delle relazioni amichevoli e dei legami tra l’Italia ed altri Paesi. Negli ultimi anni è stata anche conosciuta per aver esposto le sue squisite opere visive che sono fortemente influenzate dal massimalismo. Il lavoro di Deavi ha un particolare rumore visivo intenso che risponde al silenzio, ha detto a El Nacional. “Era una strategia per rispondere al silenzio in cui era cresciuta, per riempire lo spazio con il colore; forse nel modo in cui Virginia Woolf descrive la sua signora Dalloway: sempre a dare feste per coprire il silenzio”, riferisce la stampa rispetto al lavoro di Elisabetta. Grazie al lavoro di questi lunghi anni, nelle famiglie trentine si è creata una memoria collettiva, si è data un’identità a ciascuna di esse e si è dato un senso all’immigrazione stessa. Senza dubbio la storia che si sta scrivendo ricorderà Elisabetta Deavi come l’anima della comunità trentina in Paraguay.
Ordine della stella con il ambasciatore Paolo Campanini.
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il personaggio
La reivindicación de la memoria trentina en el Paraguay se gesta en el año 1997 con la llegada de una mujer. Nació en Trento, rodeada del silencio de las montañas y del silencio del hogar. El destino la llevó primero a Inglaterra y la hizo madre. Otro guiño de felicidad le otorgaba el destino; conoció a su marido, Mario Bort, con quien compartiría el resto de su vida y juntos aterrizaron en el aeropuerto Silvio Pettirosi. Mario era el responsable de mudar a la familia a tierras guaraníes; lo nombraron gerente de una importante compañía telefónica y sin pensarlo, comenzaron a escribir una nueva historia de trentinidad en el Paraguay. Elisabetta Deavi, la mujer con rizos de trigo, en la lejanía de su cultura iniciaba la búsqueda de trentinos como un modo de aproximación a la calidez de sus orígenes. En aquel entonces la Embajada Italiana registraba solamente 4 o 5 familias en Paraguay. Emocionada, no dudó en contactarlos. Con la guía telefónica en brazos iba subrayando todos los apellidos de posibles orígenes trentinos llegando a descubrir ¡más de 30 familias! Con el tiempo se dio cuenta que además de promover y compartir la cultura trentina, podía ser un instrumento de ayuda para la comunidad. En el año 2000 se emite la ley 379/2000 que permitía el trámite de ciudadanía italiana para los descendientes cuyos abuelos habían emigrado del Trentino bajo el régimen del Imperio Austro-Hugaro, muchas familias lograron la ciudadanía italiana gracias a su gestión. “Yo no sabía que mi apellido era trentino, fue gracias a la Elisabetta que conocí mis raíces. Luego, con la ley 379 ella nos guió para realizar los trámites de la ciudadanía. Ni siquiera en la Embajada estaban al tanto de la ley”. Ana Mayeregger, descendiente trentina. Los encuentros sociales se formalizaron y en el año 2000 nace el Circolo Trentino con el objetivo de aglutinar a las familias y divulgar las costumbres y tradiciones de los trentinos. La comunidad fue creciendo y se formaron pequeños círculos trentinos en todo el país. En el año 2006
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la comunidad se afilió a la Unione delle Famiglie Trentine, cumpliendo así veinte años en el año de la pandemia bajo la presidencia de Deavi. “La comunidad trentina ha recibido materiales culturales y didácticos, becas universitarias, cursos online de italiano, y muchos jóvenes han conocido sus orígenes viajando a Trento. Elisabetta ha entregado veinte años de tiempo, trabajo, sacrificio y dinero”. Cristina Paoli, artista visual. Una de las actividades que los trentinos paraguayos recuerdan con cariño es la producción de una revista informativa y de difusión cultural que era redactada y repartida por la propia Elisabetta. La primera fue “La Voce degli Italiani en Paraguay” y la última se llamaba “La Voce del Trentino”. Otra de sus gestiones que merece la pena el destaque, fue la creación en el año 2004 de la Escuela Trento - San Antonio de Padua en la ciudad de Caacupé a 70 km de la capital con la ayuda y el apoyo económico de la Provincia Autonoma de Trento (PAT). Construida para que 250 alumnos desarrollen el programa del Ministerio de Educación y además tomen clases de italiano. Fue tanta la trascendencia del trabajo de Deavi que en el 2014 fue electa como presidenta del Circolo Italo - Paraguayo, centro de difusión cultural y deportiva que aglutina a los descendientes italianos de todas las regiones. y este año, la Embajada de Italia la condecoró otorgándole el honor de “Cavalliere dell’Ordine della Stella”, un reconocimiento a favor de todos aquellos, italianos en el extranjero o extranjeros, que han adquirido méritos particulares en la promoción de las relaciones de amistad y vínculos entre Italia y otros países. En los últimos años se la ha conocido también por la exposición de sus exquisitas obras visuales con importante influencia del maximalismo. La obra de Deavi tiene un particular ruido visual intenso que responde al silencio, según ha declarado a El Nacional. “Se trató de una estrategia para responder al silencio en el que fue criada, copar el espacio con color; quizás a la manera en la que Virginia Woolf describe a su Señora Dalloway: Siempre dando fiestas para cubrir el silencio”, refiere el medio de prensa con respecto a la obra de Elisabetta. Gracias al trabajo de estos largos años se ha creado una memoria colectiva en las familias trentinas, se ha dotado de identidad a cada una de ellas y se ha significado a la inmigración en sí misma. Si duda alguna, la historia que se escribe ahora recordará a Elisabetta Deavi como el alma de la trentinidad en Paraguay.
Il Museo degli Usi e Costumi della Gente Trentina: “la cassaforte dei trentini” A cura di Daniela Finardi
“Ho creato la cassaforte dei trentini, la carta d’identità dei loro valori” dichiarò Giuseppe Šebesta, il fondatore del Museo degli Usi e Costumi della Gente Trentina, dando vita al più importante museo etnografico italiano di ambito regionale. Nato nel 1968 nella suggestiva cornice dell’antico convento agostiniano di San Michele all’Adige, pochi chilometri a nord di Trento, grazie alla felice intuizione museografica di Šebesta, il Museo concretizza le idee del fondatore in un ricco percorso espositivo che attraversa ben 43 sale organizzate come dei “canali chiusi”, sezioni del Museo dove gli oggetti e le sale si susseguono attraverso percorsi logici che chiariscano in senso filologico intere filiere tecnologiche. Si inizia immergendosi nel mondo agricolo di un tempo, con gli attrezzi legati alla fienagione indispensabile per la stabulazione invernale degli animali, passando poi alla lavorazione del campo per la raccolta delle messi (un tempo molto diffuse, a fronte delle monocolture frutticole dell’odierno Trentino) e all’orto, indispensabile nell’economia domestica. Attraversata la corte che ospita la fontana dedicata al fondatore del Museo,
Osteria
si incontra la prima grande macchina da acqua che il Museo riproduce nella sua interezza: un mulino a palmenti, che risale a inizio 1800, completo di ruota idraulica e di tutti gli ingranaggi. Il percorso prosegue con le sezioni dedicate ai lavori di supporto al mondo contadino, quindi il maniscalco per la ferratura degli animali, il fabbro che creava innumerevoli oggetti per il lavoro nei campi e nei boschi, l’arrotino (in dialetto il mòleta) che si occupava di affilare lame da taglio e moltissimi attrezzi in ferro, il chiodaiolo, che dava forma sia ai chiodi da carpenteria che alle fondamentali brocche per rinforzare le suole delle scarpe, e il ramaio, dalle cui sapienti mani prendevano forma moltissimi utensili da cucina. Qui si possono incontrare altre macchine idrauliche, come il maglio all’interno della fucina, strumento fondamentale per le prime fasi di lavorazione del ferro. Al piano superiore, la filiera della lavorazione delle fibre tessili racconta come un tempo lino canapa e lana venivano trasformate in tessuti: dalla lavorazione delle fibre animali e vegetali, alla filatura, passando per l’orditura
Stube
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musei
Riti dell’anno
e arrivando alla tessitura al telaio, si seguono tutte le fasi di trasformazione. Non può mancare una sezione che presenta il sistema della malga trentina, con le sale dedicate all’alpeggio e alla produzione casearia di burro, formaggio e ricotta, dove si trovano oggetti desueti e interessanti, insieme a rimandi all’immaginario popolare delle leggende trentine. È infatti presente anche una strana figura che osserva i visitatori vicino alla caldaia per la produzione del formaggio: l’uomo selvatico (Om Selvadech) che secondo l’immaginario popolare avrebbe insegnato i segreti della caseificazione ai trentini. Una piccola sezione documenta l’evoluzione dell’apicoltura in Trentino con una figura che incuriosisce tutti i visitatori: il bugno spaventaorsi. Si tratta di un bugno predisposto per ospitare una famiglia di api, con le fattezze di omaccione barbuto concepito in questo modo per allontanare gli orsi dagli alveari. Ci si immerge poi nella cosiddetta via del legno, dove si possono seguire tutte le fasi della sua lavorazione, dall’abbattimento del legname, passando per il trasporto e la trasformazione con la segheria alla veneziana (altro grande opificio idraulico ricostruito fedelmente nel Museo), fino al suo utilizzo nelle forme più svariate. Le due sale dedicate agli
usi nuziali attirano sempre l’ammirazione dei visitatori per la riproduzione dell’ambiente domestico e la ricostruzione del rito nuziale. La ricca collezione di stufe a olle del piano superiore, mostra sia diverse tipologie di stufe a torretta, quelle maggiormente diffuse tra la classe più agiata, che altre a muletto, più economiche. Le stufe in maiolica esposte al Museo sono ben diciassette e risalgono al XVIII e al XIX secolo. La sezione è arricchita da una sala dedicata al vasaio, dove, oltre ai torni usati per la lavorazione dell’argilla, sono esposti numerosi tipi di contenitori in ceramica dai più svariati utilizzi in ambito domestico. Il piano dedicato ai riti dell’anno ha due sale sorprendenti per l’allestimento molto scenografico, che racconta il ricco repertorio delle ritualità tradizionali che ancora hanno luogo nelle valli del Trentino, particolarmente nella stagione invernale: il lungo momento dell’anno che va dalle celebrazioni novembrine dei Santi fino ai riti della “chiamata di marzo”, passando per il periodo natalizio e naturalmente il carnevale. Maschere, costumi, foto 3D, cappelli, strumenti e un cinema dove vengono proiettati i film relativi alle mascherate tradizionali trentine ed europee, fanno immergere i visitatori nelle tradizioni
Om selvadec
Ole, scorcio
più strettamente legate al folklore. Si incontrano poi le testimonianze della musica con la grande tradizione delle bande e della musica popolare della festa rappresentata da mandolini, fisarmoniche e organetti, a cui fa seguito il ricco repertorio di oggetti legati alla religiosità e infine ciò che riguarda l’attività venatoria, presentata sia come difesa dello spazio agrario, che come attività ricreativa. Riscendendo nel cortile, dopo essersi affacciati alla Biblioteca Šebesta specializzata in antropologia culturale, etnografia alpina e storia locale, e aver attraversato i corridoi del chiostro tricuspide dove spesso si può assistere a spettacoli ed eventi, si raggiunge la rinnovata sezione viticoltura, enologia e distillazione, dove tra grappoli d’uva risalenti agli anni ’30, strumenti per la cura del vigne-
to e per la vinificazione, l’angolo con l’osteria e un singolare alambicco mobile destinato alla distillazione, si arriva alla ricostruzione della càneva, luogo di festa per eccellenza in ogni casa. Uscendo nel giardino si può infine scoprire la ruota idraulica più grande del Museo, la noria, il più antico dispositivo meccanico impiegato per l’irrigazione dei campi, che maestosa ci ricorda come l’ingegno umano possa aiutare l’uomo a superare le asperità del territorio montano. Prende così forma, tra gli strumenti di lavoro e gli oggetti della vita quotidiana, un lungo racconto per tappe, che getta uno sguardo d’insieme su di un mondo popolare ricco di suggestioni e di creativa ingegnosità, che stupisce per le innumerevoli suggestioni e gli stimoli che regala ad ogni visita.
Agricoltura
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dalla sede
recensione del libro “Ciò che non si può dire” A cura di Pino Loperfido
Il 3 febbraio 1998, un aereo partito dalla base militare U.S.A. di Aviano trancia i cavi della funivia del Cermis, in Trentino. Una cabina precipita nel vuoto causando la morte delle venti persone a bordo. Siamo entrati dunque nel venticinquennale di quel tragico giorno. Una strage di fatto a tutt’oggi ancora impunita in quanto nessun responsabile è stato individuato. Una storia incredibile che, tra le altre cose, affronta di petto le problematiche relative ai rapporti dei militari americani in Italia con la legge del nostro Paese. Una tragedia dimenticata su cui si cerca di riportare l’attenzione grazie a questo libro che racconta i fatti di quel 3 febbraio in maniera romanzata, e allo stesso tempo documentata. Per la prima volta, in versione integrale, è uscito il libro «Ciò che non si può dire. Il racconto del Cermis» (Edizioni del Faro, 2022) di Pino Loperfido. Si tratta del romanzo (fino ad oggi inedito) da cui è stato tratto il pluripremiato spettacolo omonimo, oltre 200 recite in 20 anni che ha vinto numerosi premi, tra cui il Premio Bolzano teatro e il Premio Chianciano (in giuria Zavoli, Augias, Ravera). Su Youtube ci sono due versioni dello spettacolo visionabili integralmente. Il grande giornalista Sergio Zavoli, presidente della giuria Premio Chianciano, scrisse così nel 2001 di questo testo: «Pino Loperfido trova una forma lirica e, nello stesso tempo, puntuale e precisa, per raccontare una recente tragedia, una di quelle tragedie italiane che non sono fatalità, ma colpa. In controtendenza rispetto alla sua generazione, Loperfido dimostra che l’impegno non
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è morto e può non andare a discapito della ricerca formale.» Ma “entriamo” nel romanzo. Di cosa parla e come è strutturato? Affidiamo la spiegazione alle note di copertina.
viaggio accidentato alla continua ricerca di se stesso che si interrompe bruscamente il 3 febbraio 1998, quando un aereo partito dalla base militare U.S.A. di Aviano trancia i cavi della funivia del Cermis, in Trentino. Una cabina precipita nel vuoto causando la morte delle venti persone a bordo. Dall’altra cabina, solitario, Francesco assiste impotente e qualche tempo dopo decide di mettersi a scrivere. È un racconto, il suo, ricco di coincidenze, premonizioni e ricordi che parte da un’infanzia segnata da un’altra tragedia e giunge ad una maturità segnata dalla piena consapevolezza del proprio stare al mondo. A fare da spartiacque, lo scellerato volo di quel martedì di febbraio, emblema di un’ingiustificata prevaricazione militare, il “danno collaterale” di abusi di potere commessi quasi sempre a danno della gente comune. Ma per Francesco quella tragedia non è solo un fatto politico, o la conseguenza della stupidità umana. Perché è convinto che accanto a questa realtà, tangibile, limitata e oscura ve ne sia un’altra inconosciuta, luminosa e infinita, legata a quella che Kant definì “metafisica della natura”. Ecco allora emergere nel romanzo i mondi invisibili, quelli che per il protagonista di questa storia vibrano misteriosi tutt’attorno, offrendo segni e dando corpo alle ombre, specie nella solitudine e nella semplicità d’animo tipiche delle genti di montagna. Racconti tramandati di generazione in generazione che non offrono prove, ma sanno maledettamente di autentico. Pino Loperfido propone un testo in cui, accanto a una ricostruzione quasi giornalistica
dei fatti offre al lettore le avventure di un’anima curiosa. Un uomo destinato a scoprire che l’unica attività o passione che non delude mai è proprio la ricerca delle ragioni per cui tutto sembra destinato, ogni volta, a deludere. L’ingiustizia può anche piantare il suo vessillo nero, ma misteriose presenze vagano dall’eternità di fianco al viandante. Delle volte basta solo sintonizzarsi con fiducia per riuscire a coglierne le frequenze.
Pino Loperfido è nato a Milano nel 1968. È autore di teatro e di narrativa e giornalista. Il suo ultimo libro precedente era “La manutenzione dell’universo. Il curioso caso di Maria Domenica Lazzeri (2020, Premio “De Cia Bellati” per la narrativa). È direttore della rivista TM – TrentinoMese. Gestisce il blog letterario Bandiera Bianca. Ha ideato e diretto il Trentino Book Festival dal 2011 al 2019. Il libro è disponibile anche su Amazon.
Francesco ha due grandi passioni: i film di Paul Newman e il mare. Ma vive in montagna e guida una funivia. La vita per lui è una continua lotta con l’insoddisfazione, combattuta in costante equilibrio tra piccole gioie ed enormi, inevitabili delusioni. Un
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SUDAMERICA ON THE ROAD L’UNIONE DELLE FAMIGLIE TRENTINE ALL’ESTERO SI RACCONTA A cura di Massimiliano Osler
Lo scorso 2 dicembre nell’ambito della nostra rassegna “Sulle strade del mondo” abbiamo ospitato in sala consigliare a Levico Terme, Mauro Verones e Massimo Carli (presidente e consigliere dell’Unione famiglie trentine all’estero). La serata dal titolo “Sudamerica on the Road, viaggio tra i discendenti dei trentini all’estero” è stata incentrata sul viaggio effettuato nel 2019 da Mauro e Massimo tra Brasile, Argentina e Paraguay. Tra foto e dialogo, sono state molte le emozioni trasmesse: in particolare il rapporto dei vari emigranti e i loro discendenti. Durante i viaggi in aereo ed auto del 2019 la delegazione ha visitato i principali musei, chiese, monumenti ma soprattutto ha instaurato ancora di più il legame con i vari circoli. Mauro Verones racconta che non si sono limitati alla mera ricerca scientifica, si è puntato alle testimonianze delle persone che hanno vissuto quell’evento storico. Da parte mia e dell’Aps Strade del mondo, abbiamo quindi voluto in questa serata raccontare in maniera diversa il concetto di viaggio, andando quindi non solo a soffermarsi sulle bellezze naturali di un particolare paese e territorio, ma soprattutto incentrarsi su quelle che possono trasmettere un legame storico, di tradizione e folklore ma soprattutto di sangue con la propria terra di origine e il Trentino. Un legame quello con l’Unione famiglie trentine all’estero, che credo sia necessario per scoprire non solo paesi e luoghi del mondo che sempre ci affascinano ma per conservare viva la
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i bambini dicono A cura di Patricia Lanzziano Broz 1
I BAMBINI DICONO I NOS TR I P IC C OLI TR ENTI NI A CURA DI PATRICIA LANZZ BROZ
memoria e il rapporto tra Trento e i vari paesi esteri e che porterà in futuro a collaborazioni e progetti condivisi. Dall’Aps Strade del mondo un sentito ringraziamento agli amici dell’Ufte per questa grande opportunità
ell' ambito della nostra attività si svolgono da gennaio 2021 i corsi di cultura italiana online (lezioni sincrone) totalmente gratuiti, rivolti ai nostri piccoli trentini,
appassionati italiani, con la partecipazione attiva dei loro genitori e la possibilità di interagire con ragazzi dell’America latina ed Iberoamerica.
Questa richiesta è arrivata inizialmente dalla nostra Famiglia Trentina di Resistencia, ma è stata poi organizzata all'interno di un percorso academico e formativo da parte della vicepresidente della nostra associazione con l’elaborazione di materiale didattico digitale interattivo delle tematiche proprie per una età compresa dagli 8 ai 14 anni. Adesso i nostri protagonisti raccontano la loro esperienza:
IL NOSTRO MONDO ITALIANO CORSO CULTURA ITALIANA
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dalla sede
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BRAIAN DEBIEN RESISTENCIA, ARGENTINA
Mi chiamo Braian Debien, vengo dalla città di Resistencia, nella provincia di Chaco (Argentina). Ho 12 anni e mi piace molto studiare l’italiano con l'Unione delle Famiglie Trentine all'Estero. La professoressa Patricia è molto simpatica e divertente e ci insegna con grande dedizione.
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I BAMBINI DICONO
ALBA ONORATO
FRANCESCO ASSON
ELDORADO, ARGENTINA
ELDORADO, ARGENTINA
In questo corso di italiano sono molto contenta con il modo in cui la professoressa si sforza nello spiegarci le tematiche in una maniera in cui possiamo capire con maggiore facilità. Mi piace quello che sto imparando e mi sento a mio agio con i miei compagni. È una grande lingua e attraverso il corso posso imparare sulla cultura italiana. Quando si terminerà questo corso vorrei continuare con l’apprendimento della lingua dei miei antenati.
Ciao!!! Sono Francesco Asson, ho 11 anni, vengo da Eldorado Misiones, Argentina, a 130 km dalle Cascate dell'Iguazú, sto facendo il corso a distanza di CULTURA ITALIANA, per me è importante poter imparare, studiare e conoscere tutti i contenuti, sia io che la mia famiglia siamo grati per l'opportunità che ci date e per l'eccellenza dell'insegnante. Un saluto FRANCESCO
I BAMBINI DICONO
TEO UEZ RESISTENCIA, ARGENTINA
Teo Uez Il corso mi sembra eccellente, perchè mentre impariamo la lingua e la cultura dei nostri nonni, facciamo nuovi amici, ci divertiamo molto con la prof. Patricia. Abbiamo qualcosa in comune, tutti noi abbiamo il sangue italiano del quale ci sentiamo orgogliosi.
PABLO MACHADO
KIARA KAMM
RECONQUISTA, ARGENTINA
ASUNCION, PARAGUAY
È bellissimo ed emozionante poter imparare l’italiano, conoscendo al contempo la cultura dei nostri avi… quei luoghi così belli e con tanta storia… imparare sui giorni importanti dell’Italia perché in loro si vedono i valori della gente. Eppure, anche se il corso lo frequenta un solo integrante della mia famiglia, l’apprendimento si trasferisce a tutti… poiché tutti in casa partecipiamo alle attività proposte. Grazie per questa bellissima opportunità. Pablo Machado Petroli e famiglia.
Ringrazio l'insegnante Patricia per la sua pazienza e comprensione, per tutto il tempo che ha speso per insegnarci la cultura italiana e la lingua del nostro paese. Grazie di tutto
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dalla sede
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ANA JULIA ZANELLA NOVAIS RIO DOS CEDROS, BRASILE
Me chamo Ana Julia Zanella Novais. Me senti muito bem fazendo o curso, pois fiquei sabendo um pouco mais sobre minha cultura e sou muito grata pela Pat Broz por ter me dado a oportunidade de fazer o curso.
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I BAMBINI DICONO
JOAQUIN SEMHAN
MARTIN SEMHAN
RESISTENCIA, ARGENTINA
RESISTENCIA, ARGENTINA
Mi chiamo Joaquín Semhan, mi piace molto la lingua italiana perchè frequento la scuola italiana di Resistencia Chaco, sono molto felice di avere l’opportunità di fare questo mi corso, mio fratellino accompagna durante le lezioni, abbiamo partecipato assieme l’anno scorso e lo continuamo a fare durante quest’anno, la nostra professoressa è molto buona, ci insegna la lingua italiana in maniera molto interessante, quando siamo a lezione il tempo passa così in fretta che aspetto con ansia le prossime lezioni.
Mi chiamo Juan Martín Semhan, ho iniziato il corso di italiano per bambini come uditore poichè mio fratello ha avuto la fortuna di essere accettato nel corso e dato che mi è piaciuto tanto e che mi piacerebbe imparare l’italiano l’ho frequentato tutto l’anno partecipando alle lezioni e lo faccio anche quest’anno, le lezioni sono molto divertenti e la professoressa ci insegna in maniera piacevole e interessante la storia e la lingua italiana.
I BAMBINI DICONO
MATHIAS PORTELA ALVAREZ BOGOTA, COLOMBIA
Mi piace fare parte di questa classe perchè è divertente e molto bella, i miei compagni sono molto amichevoli, la prof Patricia è molto allegra e ci prepara delle attività molto divertenti per tutte le lezioni, mi piace molto frequentare le lezioni di lingua italiana perchè al di là di imparare questa nuova lingua, posso condividere con persone di diverse parti del mondo e imparare le loro culture. È davvero molto bello fare parte di questa classe. Samuel Mathias Portela Álvarez. 10 anni Colombia
BRUNO ZILLI GASPERIN
RENZO ZILLI GASPERIN
ZENTLA, MESSICO
ZENTLA, MESSICO
Sono Bruno Zilli dal Messico. Mi piace il corso perché imparo una nuova lingua, incontro persone da tutto il mondo, imparo a conoscere la cultura dell'Italia, le sue tradizioni, le feste e i luoghi importanti.
Sono Renzo Zilli dal Messico, mi piacciono le attività che ci offre l'insegnante, la lingua italiana, incontrare bambini di altri paesi.
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CONSTANZA ZILLI GASPERIN ZENTLA, MESSICO
Sono molto contenta di fare parte del gruppo di Bambini italiani A1 dell’associazione trentina perché posso imparare sulla cultura di un altro paese che non è il Messico e sui miei antenati che prima non sapevo fossero esistiti, posso inoltre condividere tempo con persone di altri paesi che se non fosse stato per questo corso non li avrei potuto conoscere.
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I BAMBINI DICONO
REGINA GASPERIN HERNANDEZ
LUCIANO GASPERIN HERNANDEZ
ZENTLA, MESSICO
ZENTLA, MESSICO
Ciao io sono Regina dal Messico e per me è importante conoscere la cultura dei nostri cari nonni, aspetto ogni sabato per vedere cosa faremo. Grazie professoressa Patricia!
Ciao io sono Luciano dal Messico sono molto felice imparando la cultura italiana e trovo la lezione molto divertente e la professoressa Patricia è molto gentile e ci offre attività divertenti! Saluti!
I BAMBINI DICONO
KARLA SANCHEZ SANTO DOMINGO, REPUBLICA DOMINICANA
Questo corso è stato fantastico, dinamico e facile da capire con ottimo materiale e aiuti visivi. Ha superato le mie aspettative, è stato molto buono, mi ha dato l'opportunità di imparare molte cose in italiano, così come più cose sul mio amato Trento Italia. Sono grata di aver potuto far parte di questo progetto.
VITTORIA OJEDA PONTON
LAVORETTI
RESISTENCIA, ARGENTINA
Ero motivata a studiare l'italiano per conoscere e imparare la lingua e la cultura. Quello che mi piace delle lezioni d'italiano è che sono divertenti, simpatiche e soprattutto ho compagni di classe di altri paesi e un’ottima insegnante. Il mio desiderio è quello di visitare un giorno forse il luogo da dove veniva il mio bisnonno Mario.
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dalle diramazioni
FAMIGLIA TRENTINA DI TIMBò E RIO DOS UNIONE DELLE FAMIGLIE CEDROS, TRENTINE ALL'ESTERO
dalle diramazioni A cura di Patricia Lanzziano Broz
FAMIGLIA TRENTINA DI santo antao A Famiglia Trentina Santo Antao de Bento Gonçalves-RS- Brasil; que anualmenteinclui emsuasatividades a campanha do agasalhonosmeses de maio e junho de cada ano,recolhendo roupas, calçados e cobertores. Em 2021 decidiu dedicar-se com maiorintensidade, participouna campanha doalimento e do agasalhonas comemoraçoes dasemana da cultura de Bento Gonçalvesem maioe posteriormente entre maio e junho realizou sua campanha habitual do agasalho, sendo que desta BEN T O vez G O adicionou N Ç A L V EaS , campanha do alimento em virtude da pandemia da Covidque deixou muitas pessoas em situação degrandes dificuldades. A campanhafoi realizada com a colaboração de lojas comerciais e postos de combustíveisda cidade,onde foram conveniados postos decoleta,além de umaparceria efetiva com a EscolaVania MedeirosMincarone de Bento Gonçalves.Foram recolhidas mais de 500 peças deagasalhos e cento e quaFAMIGLIA TRENTINA DI SANTO ANTÃO renta quilogramas de alimentos que foram encaminhados aassistencia social do municipiopara distribuiçaoaos necessitados. La Famiglia Trentina Santo Antao di Bento
Gonçalves-RS- Brasile annualmente include nelle sue attività nei mesi di maggio e giugno l’iniziativa della raccolta di vestiti invernali, scarpe e coperte. Nel 2021 decise di dedicarsi con più intensità, partecipando nel mese di maggio alla campagna degli alimenti e degli abiti invernali nelle commemorazioni della settimana della cultura di Bento Gonçalves e più tardi tra maggio e giugno realizzando la sua abituale campagna degli abiti invernali, dato che questa volta è stata aggiunta la campagna degli 21 DE JULHO DE 2021. alimenti a causa della pandemia del Covid che ha lasciato molte persone in situazione di grande difficoltà. La campagna si è svolta con la collaborazione di negozi commerciali e stazioni di servizio della città, dove sono state convocate stazioni di raccolta, oltre ad un’efficace collaborazione con la scuola Vania Medeiros Mincarone di Bento Gonçalves. Più di 500 pezzi di vestiti e centoquaranta chilogrammi di cibo sono stati raccolti e inviati all’assistenza sociale del comune per la distribuzione ai bisognosi.
Natal, um momento doce e cheio de significado para as nossas vidas. É tempo de DIC 2021 repensar valores, de ponderar sobre a vida e tudo que a cerca. É momento de deixar nascer essa criança pura, inocente e cheia de esperança que mora dentro de nossos corações. Melhor do que todos os presentes por baixo da árvore de Natal é a presença de uma família feliz. Natal é tempo de coNilo Tamanini, presidente, Alvina Maiola, vicepresidente, Isabel Bebber memorar a vida, espalhar o amor e semear Participantes: secretária e com os colaboradores muito ativos e a participação de crianças e jovens a esperança. innocente e pieno vive Natal,di umsperanza momento doceche e cheio de nei FAMIGLIA TRENTINA DI significado para as nossas vidas. É tempo de nostri cuori. TIMBO E RIO DOS repensar valores, de ponderar sobre a vida e CEDROS, BRASILE Natale, un momento dolce e pieno di signifiIl migliore di regali sottode l’albero tudotutti que a icerca. É momento deixar nascerdi essa criança inocente e cheia felice. de cato per la nostra vita. È tempo di ripensare i Natale è la presenza dipura, una famiglia esperança que mora dentroM deAnossos RZO 2022 valori, di riflettere sulla vita e su tutto ciò che Il Natale è il corações. momento di celebrare la vita, Melhor do que todos os presentes por baixo da árvore de Natal é a presença de la circonda. diffondere l’amore e seminare la speranza. uma família feliz. Natal é tempo de È tempo di far nascere quel bambino puro, comemorar a vida, espalhar o amor e semear
UNIONE DELLE FAMIGLIE TRENTINE ALL'ESTERO a esperança.
FAMIGLIA TRENTINA DI BENEDITO NOVO E DOUTOR PEDRINHO
È tempo di ripensare i valori, di riflettere sulla vita e su tutto ciò che la circonda. tempo di far nascere quel bambino puro, innocente e pieno di speranza che vive nei nostri cuori. Meglio di tutti i regali sotto l'albero di Natale è la presenza di una famiglia felice. Il Natale è il momento di celebrare la vita, diffondere l'amore e seminare la speranza.
AÇÃO BENEFICENTE – CAMPANHA DO AGASALHO E DO ALIMENTO 2021.
FAMIGLIA TRENTINA DI SANTO ANTÃO Ineri Delci Copat Presidente
Abbiamo iniziato le attività dell’anno 2022 con onore ricevendo la visita del Consultore della Provincia Autonoma di Trento per gli Stati deldi Parana e Santa Catarina il sig. a cura Oscar Lenzi. Norma da Rui Vicepresidente Il quale ci ha illustrato il suo ruolo di ConFamiglia Trentina di Benedito sultore della Provincia Autonoma di Trento Novo e Doutor Pedrinho presso la nostra numerosa comunità trentina presente negli stati brasiliani del2022 Paraná Abbiamo iniziato le attività dell’anno con e Santa Catarina (circoscrizione del Consolato onore ricevendo la visita del Consultore della Generale d’Italia a Paraná e Santa Catarina), Provincia Autonoma di Trento per gli Stati del con l’importante ruolo che il governo della Parana e Santa Catarina il sig. Oscar Lenzi. Provincia di Trento, attraverso l’Ufficio Il quale ci ha illustrato il suo ruolo di Emigrazione, sta svolgendo nel mantenere Consultore della Provincia Autonoma di Trento
presso la nostra numerosa comunità trentina
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presente negli stati brasiliani del Paraná e
A Famiglia Trentina Santo Antao de Bento Gonçalves-RS-
Santa Catarina (circoscrizione del Consolato Generale d’Italia a Paraná e Santa Catarina),
un forte legame con le comunità trentine all’estero, sotto varie forme come interscambi giovanili,borse di studio, manifestazioni, pubblicazioni , incontri ed interessanti iniziative varie a favore delle comunità trentine. Il consultore Lenzi informa che l’Ufficio Emigrazione sta mettendo a punto un’importante e dinamica piattaforma online per Il consultore Lenzi informa chetrentina l'Ufficio consentire alla numerosa comunità presente all’estero Emigrazione sta di interagire mettendo conala terra punto d’origine del nostro bel Trentino. un'importante e dinamica piattaforma online Si è inoltre congratulato con l’associazioper consentire alla numerosa comunità ne Familia Trentina di Benedito Novo – Dr. trentina all'estero di interagire con la Pedrinhopresente per l’enorme lavoro che sta sviterra d'origine del nostro bel Trentino. Si è inoltre congratulato con l'associazione Familia Trentina di Benedito Novo – Dr. Pedrinho
per
l'enorme
lavoro
che
sta
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ricette
luppando ed ha evidenziato l’importanza di garantire che i giovani siano coinvolti nelle attività dell’associazione sia in quelle della Provincia di Trento.
È stato un incontro molto ricco in cui il Consultore Lenzi ci ha fornito molte importanti informazioni istituzionali, culturali e storiche.
COUS COUS VEGETARIANO
UNIONE DELLE FAMIGLIE ALL'ESTERO FAMIGLIA TRENTINA DI LUQUETRENTINE E CALCHIN INGREDIENTI - Per 5 persone • Cous cous precotto 300 g • Carote 180 g • Acqua calda 300 g • Melanzane 180 g • Olio extravergine d’oliva 10 g • Pomodorini ciliegino 100 g • Curcuma in polvere 1 cucchiaino • Cipollotto fresco 100 g
La sra Rosa Bosetti, presidente de la FamiliaTrentina de Luque e Calchin y el SrIntendente Lucas German Valiente, tomaronparte del diàlogo para fortalecer laItalianeidad en Luque y hacer de la ciudadun centro de información sociocultural ycomercial en la región, La signora Rosa Bosetti, presidente della famiglia Trentina di Luque e Calchin e il signor Intendente Lucas German Valiente, hanno partecipato al dialogo per rafforzare l’italianità a Luque e fare della città un centro di
FAMIGLIA
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Sale fino 1 pizzico Zucchine 180 g Sale fino q.b. Taccole 100 g Olio extravergine d’oliva 20 g Aglio 1 spicchio Zenzero fresco 10 g
informazione socio-culturale e commerciale nella regione.
De iz a derecha Intendente Lucas German Valiente, On Mario Borghese y Sra Rosa Bosetti
La sra Rosa Bosetti, presidente de la Familia FAMIGLIA Trentina de Luque e Calchin y el Sr TRENTINA DI Intendente Lucas German Valiente, tomaron LUQUE E parte del diàlogo para fortalecer la TRENTINA DI RAFAELA CALCHIN, Italianeidad en Luque y hacer de la ciudad FAMIGLIA TRENTINA DI RAFAELA,ARGENTINA un centro de información sociocultural y ARGENTINA comercial en la región,
Entrega de reconocimiento a los emigrantesitalianos en Famiglia el terrritorio de Rafaela EL La signora Rosa Bosetti, presidente della famiglia Trentina di Luque e Trentina di COM.IT.ES. Rosario integrado entre otros Calchin e il signor Intendente Lucas German Valiente, hanno Rafaela por supresidente Dr Franco Tirelli y el Dr partecipato al dialogo per rafforzare l'italianità a Luque e fare della Mariano Gazzola, elpasado miércoles 20 de città un centro di informazione socio-culturale e commerciale nella regione. octubre, VISITÓ RAFAELA. En el marco de la iniciativa de reconocimiento ainmigrantes italianos que realiza la Comisión delle Pariopportunitá,en la sede de la Sociedad Italiana de Rafaela alas 17 horas, hizo entrega de diplomas y medallas dere- Commissione delle Pari Opportunità, presconocimiento a emigrantes italianos que re- so la sede della Società Italiana di Rafaela siden en laciudad de Rafaela.,entre ellos a alle ore 17, sono stati consegnati diplomi los trentinos Elvira Zanoni, Cherubina Zano- ELe COM.IT.ES. integrado entreagli otrosemigrati por su medaglie Rosario di riconoscimento Dr Franco Tirelli y el Dr Mariano Gazzola, el ni y Andrea Emilio Panizza, acompañadospresidente italiani residenti nella città di Rafaela, tra cui pasado miércoles 20 de octubre, VISITÓ RAFAELA. pornuestra Presidente Maria Elena Panizza. i trentini Elvira Zanoni, Cherubina Zanoni e En el marco de la iniciativa de reconocimiento a Andrea Emilio Panizza, accompagnati dalla inmigrantes italianos que realiza la Comisión delle Pari Nell’ambito dell’iniziativa di riconoscimen- nostra Presidente della Famiglia Trentina di la sede de la Sociedad Italiana de Rafaela a to agli emigrati italiani portata avanti dallaopportunitá,en Rafaela, Signora Maria Elena Panizza. las 17 horas, hizo entrega de diplomas y medallas de reconocimiento a emigrantes italianos que residen en la
PREPARAZIONE Per preparare il couscous di verdure, cominciare occupandosi della pulizia e del taglio delle verdure e degli aromi necessari per la ricetta. Lavare e mondare le verdure, quindi tritare grossolanamente il cipollotto e tagliare la melanzana a cubetti. Tagliare le carote e le zucchine a fiammiferini e le taccole a pezzettini. Tagliare infine anche i pomodorini a metà nel senso della lunghezza. Disporre quindi sul fornello una larga padella tipo wok, e scaldare un filo d’olio. Soffriggere brevemente lo spicchio d’aglio sbucciato intero, e appena l’olio si sarà insaporito aggiungere per prime le melanzane e il cipollotto. Lasciare che le melanzane si scottino a dovere, senza aggiungere altro olio per evitare che si impregnino troppo, quindi unire le carote e dopo pochi minuti le taccole e le zucchine. Regolare di sale e di pepe. Spadellando, portare le verdure a cottura a fiamma vivace (basteranno pochi minuti), quindi rimuovere l’aglio e unire i pomodorini. Proseguire la cottura ancora 1-2 minuti, poi spegnere il fuoco: le verdure sono pronte. Come ultimo tocco, grattugiare lo zenzero e mescolare bene. Versare in una ciotola capiente il cous cous precotto, condire con il sale, la curcuma (che conferirà al couscous il suo tipico colore oltre ad una nota aromatica in più) e l’olio. Amalgamare e coprire il tutto con l’acqua calda sigillando il contenitore con la pellicola trasparente per 5 minuti. Sgranare accuratamente il cous cous, rovesciandolo in un vassoio e separando i chicchi con una forchetta. Mettere le verdure al centro di ogni piatto di couscous, e profumare con le foglioline di menta spezzettate a mano.
ciudad de Rafaela.,entre ellos a los trentinos Elvira Zanoni, Cherubina Zanoni y Andrea Emilio Panizza, acompañados por nuestra Presidente Maria Elena Panizza.
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Nell'ambito dell'iniziativa di riconoscimento agli emigrati italiani portata avanti dalla Commissione delle Pari
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viaggio di emigrati
ricette
Fasoi en bronzon
INGREDIENTI • 3½ kg fagioli borlotti • olio EVO (extravergine di oliva) • burro • 1 pomodoro • 1 cucchiaio di farina bianca • 200 gr lucanica fresca • sale e pepe
PREPARAZIONE Mettete in acqua calda salata i fagioli e fateli bollire fino a circa metà cottura. Scolate i fagioli e tenete da parte l’acqua. A parte mettete in una pentola olio e burro, aggiungete il pomodoro e un cucchiaio di farina e fate cuocere per qualche minuto. Unite quindi i fagioli precotti e la lucanica, coprite il tutto con l’acqua di cottura dei fagioli e lasciate cuocere fino a cottura completa. Prima di servire regolate di sale e pepe. Piatto della cucina povera arricchito dalla lucanica che da sapore.
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Viaggio di emigrati: Intervista a sara carli E KRISTIAN PINAMONTI
Come ti chiami? Sara Carli Data di nascita? 17/02/1993 Età primo soggiorno all’estero non per vacanza? 9/10 anni, soggiorni linguistici in Austria Età primo soggiorno all’estero per un tempo superiore al mese non per vacanza ? 22 anni Dove sei andato? Guatemala Perché sei andato? Ho partecipato al progetto degli interscambi giovanili organizzato dall’Ufficio Immigrazione della Provincia di Trento. Allora non ero mai stata in Centro/Sud America né conoscevo la cultura, quindi ho deciso di mettere alcune di quelle destinazioni tra le mete favorite in sede di iscrizione. Tra l’elenco dei paesi disponibili ho letto Guatemala e ho subito pensato che non avevo la minima idea di dove si trovasse. Guardando qualche foto ho realizzato che era proprio lì che avrei desiderato andare. Fortuna ha voluto che venissi assegnata proprio a quella destinazione ed è stato anche meglio di quello che potessi immaginare. Quanto tempo sei rimasta? circa 40 giorni Eri accompagnato? da un amico o familiare ? No, ero sola Dove alloggiavi? Da solo? Ero ospitata a Città del Guatemala dalla
famiglia a cui ero abbinata per l’interscambio ma ho viaggiato molto all’interno del paese quindi alloggiavo in posti differenti come ostelli o piccole pensioni. Viaggiavo da sola perchè purtroppo la famiglia raramente poteva accompagnarmi e io volevo sfruttare al massimo il tempo che avevo. Racconta la tua prima esperienza con la cucina autoctona. Quasi tragica direi, ma la colpa è mia! Non sono una buona forchetta nemmeno in Italia e soprattutto i primi giorni avevo difficoltà con la lingua. Ricordo la sorpresa alla prima colazione nel ricevere un piatto di fagioli neri, uova, pane e una specie di panna acida. Poi mi ci sono abituata e ogni tanto ci ripenso sorridendo. Racconta una esperienza vissuta divertente con le persone di quella città. Ricordo che un giorno, durante uno dei miei soliti giretti esplorativi, mi ritrovai ad un mercato. Naturalmente mi sono addentrata tra le bancarelle incuriosita come sempre e ho incominciato a gironzolare. Dopo una mezzoretta ho iniziato a dirigermi verso l’uscita rendendomi ben presto conto di non riuscire a trovarla – per capire la situazione dovete dimenticarvi dei mercati nelle piazze trentine e immaginarvi una distesa di piccole bancarelle con dei passaggi stretti ed una marea di gente. Sarò passata almeno un paio di volte davanti alla stessa signora con i plateau delle uova finché mi sono decisa a chiedere timidamente aiuto. La signora mi ha guardato ridendo e mi ha condotto all’uscita (dopo buoni 10 minuti di camminata!). Perché sei tornato o hai in programma di
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tornare in Trentino ? Dopo l’esperienza in Guatemala sono tornata in Trentino (stavo ancora studiando) ma ormai sono 2 anni e mezzo che non ci vivo più stabilmente. Viaggio per l’Europa e lavoro stagionalmente in posti diversi in base a dove mi piace fermarmi, passando per casa per una visita e il cambio della valigia. Ho viaggiato tra Francia, Spagna, Portogallo, Belgio, Sud Italia e Croazia e ho lavorato in Olanda e Svizzera. Attualmente sto lavorando a Tenerife per la stagione invernale. Al momento mi piace questa vita un po’ instabile ma so che quando mi fermerò sarà in Trentino. Sono innamorata della mia provincia e so che ci vorrò vivere quando mi stuferò di viaggiare. Se sei tornato hai in programma di ripartire? con la stessa destinazione? Cosa ti è mancato di più? Del Trentino mi mancano le montagne, il cibo, la famiglia e gli amici ovviamente. Quando torno mi sento a casa e per quanto io viaggia la sensazione che provo quando ritorno non la ho ancora provata in nessun’altro posto. In questo momento della mia vita però dopo qualche settimana di permanenza sento un’attrazione contraria che mi spinge a ripartire prima che casa mia mi diventi troppo stretta. Cosa hai portato via di cui non riesci più a far senza ? Del Guatemala conservo molti ricordi dolci e bellissimi e cerco di applicare alla mia quotidianità la loro attitudine rilassata e sorridente nei confronti di qualsiasi aspetto della vita, possa esso essere poco felice. Cosa ti manca di quella città ? Del Guatemala mi manca l’Oceano Pacifico con le spiagge di sabbia nera, le catene montuose di vulcani, la foresta, le casette colorate con l’amaca nel patio, la gente
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sorridente pronta ad aiutarti, i mercati caotici, le signore in abiti tradizionali, le strade sterrate e dissestate, i bus con la musica a tutto volume, il conducente che canta e gli orari indefiniti, le meraviglie lasciate dalla popolazione Maya e le tradizioni che tutt’oggi persistono in certe tribù. Dico sempre che non voglio tornare in un posto dove sono già stata ma credo che il Guatemala potrebbe essere un’eccezione. Mantieni contatti con le persone che hai conosciuto ? Non molto in realtà. Ogni tanto qualche messaggio con la famiglia che mi ha ospitato. Ho conosciuto e parlato con moltissima gente durante il viaggio, sia turisti che locali ma credo che le esperienze e i momenti condivisi siano stati importanti per me in quel contesto, in quell’attimo che stavamo condividendo, in quel momento di chiacchiere e confronto culturale. Racconta un aneddoto della cultura di questo paese che hai scoperto e ti è piaciuto. Mi ha molto incuriosito come celebrano le festività: creano dei disegni bellissimi fatti di petali di fiori per strada. Si formano delle vere e proprie squadre di lavoro che si impegnano per ore e ore riversandosi in strada e creando motivi colorati lunghi centinaia di metri. Poi ci cammina sopra la processione religiosa e nel giro di pochi secondi si distrugge tutto. Racconta cosa ti è mancato della cultura trentina. Non credo mi sia mancata la cultura trentina in quell’occasione: sapevo che era un’esperienza limitata nel tempo ed ero talmente curiosa ed eccitata per tutto quello che stavo vivendo che non volevo più tornare.
1.Come ti chiami ? Kristian Pinamonti 2. Data di nascita ? 05/03/1984 3. Età primo soggiorno all’estero non per vacanza ? Avevo appena compiuto i 20 anni e sono stato in irlanda e inghilterra per studio 4. Età primo soggiorno all’estero per un tempo superiore al mese non per vacanza? Avevo appena compiuto i 30 anni 5. Dove sei andato ? Uruguay , Sud America 6. Perché sei andato ? Avevo preso un anno sabbatico e volevo vedere il mondo, essendo quest’ultimo troppo grande ho deciso di optare per il Sud America, viaggiando in questo continente poi mi sono fermato in Uruguay, perché avevo conosciuto la mia futura moglie. 7. Quanto tempo sei rimasto ? 2 anni 8. Eri accompagnato ? da un amico o familiare ? Ho vissuto in Uruguay assieme alla mia futura moglie 9. Dove alloggiavi ? Da solo ? Vivevo a Montevideo, Uruguay con mia moglie 10. Racconta la tua prima esperienza con la cucina autoctona. La prima esperienza è stato un asado ad una festa di compleanno, con queste griglie giganti dove viene messa un sacco di carne a cucinare alla brace. Mi ricordo che il sapore di questa carne era buonissimo, non avevo mai mangiato carne così buona. Saranno le mucche di qua, che vivono tutto l’anno libere e la cottura lenta che la rendono così. 11. Racconta una esperienza vissuta divertente con le persone di quella città Un’esperienza divertente e particolare è
stata andare a vedere uno spettacolo del carnevale uruguagio, il più lungo del mondo, che dura un mese. Ero andato con un mio amico, Hector, ed avevo assistito a vari spettacoli, tra cui la murga, che fa una specie di satira politica e non solo. Anche se ho capito la metà delle cose, perché cantano in coro e fanno strane rime. I vari spettacoli sono molto belli, colorati e i partecipanti usano vestiti tipici. 12. Perché sei tornato o hai in programma di tornare in Trentino ? Sono tornato perché vivere in Uruguay non era così facile, il nostro obbiettivo era continuare a viaggiare ma restando lì era quasi impossibile risparmiare. 13. Se sei tornato hai in programma di ripartire ? con la stessa destinazione ? Al momento no, ma non si sa mai nella vita. 14. Cosa ti è mancato di più ? La socialità delle persone, infatti molto spesso capitava in casa qualcuno senza preavviso e si faceva un mate o un pranzo o cena in compagnia, o si andava a casa di amici e si restava molto più del previsto. 15. Cosa hai portato via di cui non riesci più a far senza ? Il dulche de leche, una specie di nutella uruguayana. 16. Cosa ti manca di quella città ? Il camminare lungo la rambla, soprattutto le sere d’estate, fare un giro per i vari mercati, come il mercato del porto e quello agricolo, dove mangiare asado o empanadas e provare le birre artigianali, camminare nei vari parchi, come il parco Rodo o Prado, andare ai molteplici eventi, come il carnevale, concerti o fiere, soprattutto la expo di Montevideo. Trovare bar sempre aperti e taxi o uber che ti riportano a casa a qualsiasi ora. La non necessità di avere un auto.
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ISCRIVITI Con soli 10 € potrai entrare nella nostra Famiglia e avere tanti vantaggi! 17. Mantieni contatti con le persone che hai conosciuto ? A parte i molti parenti di mia moglie, sono in contatto con un caro amico Hector, che è un professore di italiano e ogni tanto ci sentiamo ancora oggi, e ogni tanto scrivo ai trentini di là per salutarli. 18. Racconta un aneddoto della cultura di questo paese che hai scoperto e ti è piaciuto. Un aspetto che mi è piaciuto è quello di
passare il natale e il capodanno al caldo, o in spiaggia o giocando a gavettoni in strada assieme ai parenti. 19. Racconta cosa ti è mancato della cultura trentina. Del Trentino mi sono mancate soprattutto le montagne, anche il cibo in generale, ma soprattutto le montagne, fare una bella passeggiata nei boschi e nei prati o su per un sentiero fino alla cima di un monte, magari senza nessuno in giro per km.
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