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SOLDATI DI ORIGINE TRENTINA - FORÇA EXPEDICIONÁRIA BRASILEIRA

Un particolare ringraziamento va rivolto all’Esercito Brasiliano, ai musei di Curitiba, Porto Alegre e Caxias do Sul, alla Legião Paranaense do Expedicionário e ai familiari dei soldati per la collaborazione e la disponibilità nel fornire parte dei documenti e del materiale fotografico presente.

Esercito Brasiliano Museu Militar do Comando Militar do Sul di Porto Alegre Museu do Expedicionário di Curitiba Museu dos Ex-Combatentes da FEB na II Guerra Mundial di Caxias do Sul Legião Paranaense do Expedicionário Portal da Força Expedicionária Brasileira Heróis da FEB Museo di Iola di Montese Comune di Montese Fondazione Museo storico del Trentino Comune di Storo Sirio Frohlich

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Il progetto nasce da un soggiorno a Rio dos Cedros, comune rurale nell’entro-terra dello Stato di Santa Catarina, in Brasile, caratterizzato dalla forte presenza di immigrati trentini, che a partire dal 1875 colonizzarono la “Vale do Itajaí”. In questo piccolo comune, dove è stata preservata e valorizzata la cultura trentina, siamo venuti a conoscenza degli eventi storici qui riportati e in particolare si è scoperto che un buon numero di discendenti di trentini furono arruolati nella Força Expedicionária Brasileira (FEB), che partecipò alla Seconda guerra mondiale, combattentendo in Italia, principalmente nella zona appenninica tosco-emiliana, in corrispondenza della Linea Gotica.

L’obiettivo è quello di narrare eventi storici poco conosciuti e rendere la giusta commemorazione a tutti quei giovani, alcuni dei quali discendenti di trentini, che con coraggio e sacrificio lottarono per liberare l’Italia, terra d’origine dei loro avi, dal nazifascismo e restituirle la libertà.

Dai cognomi dei militari siamo riusciti a risalire all’origine, aiutandoci con i testi riguardanti la storia dell’emigrazione trentina in Brasile, oppure con le informazioni che abbiamo ottenuto in loco attraverso le associazioni.

Il primo soldato della FEB a morire in battaglia: Attílio Piffer

Un particolare ringraziamento va rivolto all’Esercito Brasiliano, ai musei di Curitiba, Porto Alegre e Caxias do Sul, alla Legião Paranaense do Expedicionário e ai familiari dei soldati per la collaborazione e la disponibilità nel fornire parte dei documenti e del materiale fotografico presente.

Attilio Piffer nacque il 5 luglio 1920 ad Amparo, città situata all’interno dello Stato di São Paulo. Dopo aver svolto il “tiro di guerra”, fu richiamato alle armi per far parte della FEB e fu arruolato il 27 di aprile del 1943 nel 6° Reggimento di Fanteria, 2ª Compagnia di Artiglieria Pesante, numero di matricola 115.408 e mandato presso la città di Caçapava e da lì a Rio de Janeiro, da dove salpò per l’Italia nel luglio del 1944.

Il 21 settembre, dopo le prime vittorie brasiliane, Attilio Piffer era impegnato nelle operazioni di guerra in una postazione difensiva, per proteggere l’avanzata dei soldati del 6° Reggimento di Fanteria. Gli scontri a fuoco furono intensi e sfortunatamente l’esplosione di una granata lanciata dai tedeschi lo uccise sul colpo. Lo stesso giorno morirono anche Constatino Marochi e Antenor Ghirlanda. La triste notizia della morte fu comunicata alla famiglia dal sindaco di Amparo e si diffuse rapidamente in tutta la città. Viene considerato il primo eroe della FEB e per questo esistono in diverse città del Brasile vie e piazze a lui dedicate.

Era figlio di Paolino Stefano Piffer, nato a Cimone (TN) il 21 giugno 1885 (parrocchia di S. Rocco) ed emigrato con la famiglia in Brasile nel 1895. In questa nuova terra svolse insieme alla sua famiglia l’attività di agricoltore. Si sposò con Thereza Rigotti, nata in Brasile, ma di origine trentina. In ottemperanza al decreto legge n° 3010 del 20 agosto 1938, Il 27 di gennaio del 1942 Paulo Piffer dovette recarsi presso il Commissariato di Polizia e dichiarare la sua presenza in Brasile, in quanto straniero, nonostante vivesse in questo paese da 47 anni. Due anni dopo suo figlio fu arruolato nella FEB e fu il primo soldato brasiliano a morire in combattimento al fronte italiano.

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Il progetto nasce da un soggiorno a Rio dos Cedros, comune rurale nell’entro-terra dello Stato di Santa Catarina, in Brasile, caratterizzato dalla forte presenza di immigrati trentini, che a partire dal 1875 colonizzarono la “Vale do Itajaí”. In questo piccolo comune, dove è stata preservata e valorizzata la cultura trentina, siamo venuti a conoscenza degli eventi storici qui riportati e in particolare si è scoperto che un buon numero di discendenti di trentini furono arruolati nella Força Expedicionária Brasileira (FEB), che partecipò alla Seconda guerra mondiale, combattentendo in Italia, principalmente nella zona appenninica tosco-emiliana, in corrispondenza della Linea Gotica.

L’ultima lettera inviata da Mario Nardelli alla famiglia

L’obiettivo è quello di narrare eventi storici poco conosciuti e rendere la giusta commemorazione a tutti quei giovani, alcuni dei quali discendenti di trentini, che con coraggio e sacrificio lottarono per liberare l’Italia, terra d’origine dei loro avi, dal nazifascismo e restituirle la libertà.

Mario Nardelli nacque a Rio do Sul nel 1921, ma era residente con la famiglia a Rio do Oeste nello stato di Santa Catarina.

I trentini della FEB

Era figlio di José Nardelli. Fu arruolato nella FEB e inviato al fronte italiano insieme al fratello Aníbal. Morì in combattimento il 12 dicembre del 1944 durante uno degli attacchi a Monte Castello.

Nell’ultima lettera inviata alla famiglia, il 12 novembre del 1944, ricordava al fratello Máximo che lo aveva indicato in tutti i documenti, affinché ricevesse parte dello stipendio che l’esercito gli pagava. Infatti quel denaro era necessario per curare la madre Anabela, che era malata e per la quale era preoccupato.

Dai cognomi dei militari siamo riusciti a risalire all’origine, aiutandoci con i testi riguardanti la storia dell’emigrazione trentina in Brasile, oppure con le informazioni che abbiamo ottenuto in loco attraverso le associazioni.

Un particolare ringraziamento va rivolto all’Esercito Brasiliano, ai musei di Curitiba, Porto Alegre e Caxias do Sul, alla Legião Paranaense do Expedicionário e ai familiari dei soldati per la collaborazione e la disponibilità nel fornire parte dei documenti e del materiale fotografico presente.

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Il progetto e la mostra

Il progetto nasce da un soggiorno a Rio dos Cedros, comune rurale nell’entro-terra dello Stato di Santa Catarina, in Brasile, caratterizzato dalla forte presenza di immigrati trentini, che a partire dal 1875 colonizzarono la “Vale do Itajaí”. In questo piccolo comune, dove è stata preservata e valorizzata la cultura trentina, siamo venuti a conoscenza degli eventi storici qui riportati e in particolare si è scoperto che un buon numero di discendenti di trentini furono arruolati nella Força Expedicionária Brasileira (FEB), che partecipò alla Seconda guerra mondiale, combattentendo in Italia, principalmente nella zona appenninica tosco-emiliana, in corrispondenza della Linea Gotica.

L’obiettivo è quello di narrare eventi storici poco conosciuti e rendere la giusta commemorazione a tutti quei giovani, alcuni dei quali discendenti di trentini, che con coraggio e sacrificio lottarono per liberare l’Italia, terra d’origine dei loro avi, dal nazifascismo e restituirle la libertà.

I trentini della FEB

Dai cognomi dei militari siamo riusciti a risalire all’origine, aiutandoci con i testi riguardanti la storia dell’emigrazione trentina in Brasile, oppure con le informazioni che abbiamo ottenuto in loco attraverso le associazioni.

Agostinho Pilati e la sua famiglia

Un particolare ringraziamento va rivolto all’Esercito Brasiliano, ai musei di Curitiba, Porto Alegre e Caxias do Sul, alla Legião Paranaense do Expedicionário e ai familiari dei soldati per la collaborazione e la disponibilità nel fornire parte dei documenti e del materiale fotografico presente.

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La famiglia di Agostinho Pilati era originaria di Tassullo, da dove suo nonno Andrea Agostino era partito prima per la Boemia, dove lavorava nella costruzione di tunnel per la ferrovia e dopo, nel 1876, all’età di 27 anni si imbarcò da Amburgo per emigrare in Brasile. Era già sposato con Monica Maurer.

Inizialmente si stabilì nello stato di Santa Catarina. In seguito uno dei suoi figli, Augusto Pilati, si trasferì nella località di Manduri, nel comune di Imbituva, nello stato del Paraná, dove comprò della terra, svolgendo una redditizia attività agricola e dando lavoro anche ad altre persone.

Augusto ebbe tredici figli tra cui Agostinho, che entrò nell’esercito il 15 di novembre del 1942 e arruolato nel 13° Reggimento di Fanteria di Ponta Grossa (Paraná) e poi trasferito al 15° B. C. di Curitiba e infine al 6° Reggimento di Fanteria di Caçapava (São Paulo). Fece parte del primo scaglione che partì per l’Italia, il 2 luglio 1944 e vi rimase sino all’anno successivo, quando il 18 luglio si imbarcò per fare ritorno in Brasile. Nel 1946 si sposò con Leonira Martelotti con la quale ebbe tre figli: Guiomar, Edgar e Odilon.

Il progetto nasce da un soggiorno a Rio dos Cedros, comune rurale nell’entro-terra dello Stato di Santa Catarina, in Brasile, caratterizzato dalla forte presenza di immigrati trentini, che a partire dal 1875 colonizzarono la “Vale do Itajaí”. In questo piccolo comune, dove è stata preservata e valorizzata la cultura trentina, siamo venuti a conoscenza degli eventi storici qui riportati e in particolare si è scoperto che un buon numero di discendenti di trentini furono arruolati nella Força Expedicionária Brasileira (FEB), che partecipò alla Seconda guerra mondiale, combattentendo in Italia, principalmente nella zona appenninica tosco-emiliana, in corrispondenza della Linea Gotica.

L’obiettivo è quello di narrare eventi storici poco conosciuti e rendere la giusta commemorazione a tutti quei giovani, alcuni dei quali discendenti di trentini, che con coraggio e sacrificio lottarono per liberare l’Italia, terra d’origine dei loro avi, dal nazifascismo e restituirle la libertà.

Il diario di Hilario Scoz

Hilario Scoz nacque a Rodeio (Santa Catarina) il 7 ottobre 1919. Era figlio di Vergilio e Fausta Pegoretti. Suo nonno, Giovanni Battista Scoz, emigrò in Brasile nel 1875.

Dai cognomi dei militari siamo riusciti a risalire all’origine, aiutandoci con i testi riguardanti la storia dell’emigrazione trentina in Brasile, oppure con le informazioni che abbiamo ottenuto in loco attraverso le associazioni. Un particolare ringraziamento va rivolto all’Esercito Brasiliano, ai musei di Curitiba, Porto Alegre e Caxias do Sul, alla Legião Paranaense do Expedicionário e ai familiari dei soldati per la collaborazione e la disponibilità nel fornire parte dei documenti e del materiale fotografico presente.

Nel 1943 ricevette la convocazione dell’esercito per far parte della FEB, dove prestò servizio come infermiere.

Durante la sua permanenza in Italia decise di tenere un diario dove raccontava gli avvenimenti della sua vita quotidiana.

Dal suo diario:

“...Il giorno 16 (di dicembre) giunse l’ordine per noi di partire per un altro fronte, in quella casa c’era una donna che noi chiamavamo mamma, perché era molto buona, di sera rimaneva in cucina fino a che noi andavamo tutti a dormire, il pomeriggio proseguimmo per il fronte designato, arrivammo alle 22 in una casa chiamata casa nuova e il posto era Lisano. In questa casa rimanemmo sino al giorno 24 e dopo ci spostammo in un altro posto molto vicino a quella montagna c’era mezzo metro di neve, era un freddo orribile arrivammo in casa tutti con i piedi duri, giorno 25 che era Natale lo passammo in questa casa nonostante fossimo sulla linea del fronte e vicino al nemico partecipammo alla messa di mezzogiorno, nella Chiesa della Grazia e poi tornammo in quella casa e dopo ricevemmo il regalo di Natale la sera cenammo con quella famiglia io e il tenente.”

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Il progetto nasce da un soggiorno a Rio dos Cedros, comune rurale nell’entro-terra dello Stato di Santa Catarina, in Brasile, caratterizzato dalla forte presenza di immigrati trentini, che a partire dal 1875 colonizzarono la “Vale do Itajaí”. In questo piccolo comune, dove è stata preservata e valorizzata la cultura trentina, siamo venuti a conoscenza degli eventi storici qui riportati e in particolare si è scoperto che un buon numero di discendenti di trentini furono arruolati nella Força Expedicionária Brasileira (FEB), che partecipò alla Seconda guerra mondiale, combattentendo in Italia, principalmente nella zona appenninica tosco-emiliana, in corrispondenza della Linea Gotica.

L’obiettivo è quello di narrare eventi storici poco conosciuti e rendere la giusta commemorazione a tutti quei giovani, alcuni dei quali discendenti di trentini, che con coraggio e sacrificio lottarono per liberare l’Italia, terra d’origine dei loro avi, dal nazifascismo e restituirle la libertà.

Dai cognomi dei militari siamo riusciti a risalire all’origine, aiutandoci con i testi riguardanti la storia dell’emigrazione trentina in Brasile, oppure con le informazioni che abbiamo ottenuto in loco attraverso le associazioni.

Le memorie di Lino Vicenzi: la fede nella FEB

Lino Vicenzi aveva 22 anni quando si imbarcò sulla nave che trasportava i soldati brasiliani in Italia.

Un particolare ringraziamento va rivolto all’Esercito Brasiliano, ai musei di Curitiba, Porto Alegre e Caxias do Sul, alla Legião Paranaense do Expedicionário e ai familiari dei soldati per la collaborazione e la disponibilità nel fornire parte dei documenti e del materiale fotografico presente.

Era nato il 15 marzo del 1922 a Rio dos Cedros (Santa Catarina), dove suo nonno paterno, Domenico, era emigrato da Segonzano nel 1875. Il nonno materno, Richetto Cattoni, era originario di Cavedine.

Nel suo interessante libro di memorie, “A vida de Lino Vicenzi”, ci parla della sua esperienza durante la guerra in Italia e racconta in particolare della paura di molti soldati di non poter più rivedere la propria famiglia. Sottilinea che in quei momenti una grande forza proveniva dalla fede, che li aiutava ad affrontare l’orrore quotidiano.

Lino giunto in Italia ebbe fortuna perché, grazie all’amicizia con il suo comandante, fu assegnato al Servizio di Assistenza Religiosa, che quotidianamente coinvolgeva i cappellani militari e i soldati del Deposito del Personale nell’accampamento di Staffoli. I soldati della FEB, a testimonianza della loro fede e devozione, costruirono una cappella votiva alla Madonna di Lourdes, affinché potessero tornare vivi in Brasile.

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2a Parte - segue da pagina 11 una delle complicazioni furono i rapporti contrastati, che si verificarono anche per tutto il periodo della partecipazione dell’esercito brasiliano alla guerra in Italia, tra comandanti brasiliani e americani, i quali tendenzialmente non consideravano la Forza di Spedizione Brasiliana alla pari di una unità alleata. Del resto lo stesso alto comando statunitense riteneva inutile e per certi versi controproducente inviare a combattere truppe impreparate, prive di una solida formazione che richiedeva tempo per essere portata a termine ed essere efficace.

Il 9 agosto 1943 venne formalizzata la decisione di costituire la 1a Divisão de Infantaria Expedicionária (Divisione di Fanteria di Spedizione) di cui all’acronimo (1a D.I.E.) inquadrata nella Força Expedicionária Brasileira (F.E.B.), comandata dal Generale Joào Baptista Mascarenhas de Moraes.

Per permettere all’esercito brasiliano di combattere a fianco delle unità statunitensi tutto doveva cambiare all’interno delle forze armate brasiliane e nel farlo molte cose si dimostrarono complicate.

Fin dagli anni 20 la formazione e la dottrina di impiego dell’esercito brasiliano erano state di scuola francese ormai superata, l’armamento era dei più disparati, italiano, francese e tedesco con munizioni di vario calibro. L’artiglieria aveva in dotazione cannoni della prima guerra mondiale.

La formazione e l’addestramento dei quadri militari dovevano essere completamente rivisti sia dal punto di vista tecnico che psicologico dovendo sostituire quanto fino ad allora appreso con nuovi concetti nei rapporti militari, nella tattica sul campo e nella strategia di teatro.

Tale diffidenza montò tanto che i soldati della Forza di Spedizione Brasiliana ricevettero le armi, insieme a una gran parte dell’equipaggiamento, solo una volta arrivati in Italia. La loro preparazione in Brasile si limitò in gran parte a quella fisica con lunghe marce e parate.

Quando le prime unità arrivarono nei campi di addestramento per iniziare la formazione trovarono strutture approssimative e inadatte ad ospitarne i soldati. Gli uomini passarono diverso tempo a sistemare le baracche degli acquartieramenti, accolti e comandati da ufficiali dei quadri intermedi in buona parte giovani e mediocri che li accompagnarono, senza alcuna esperienza di comando, anche sui campi di battaglia in Italia affiancati a soldati che, privi di un approfondito addestramento, non avevano nessuna capacità militare.

La preparazione della prima rilevante spedizione militare dell’Esercito brasiliano fu piena di ostacoli ma il Brasile compì un notevole sforzo per cercare di arrivare all’altezza della situazione.

All’inizio del 1943 alcuni ufficiali partirono per gli Stati uniti per partecipare a corsi di guerra nelle scuole militari statunitensi. In Brasile ferveva l’attività per trovare tutto il personale necessario: meccanici, stenografi, conducenti di mezzi pesanti, radio operatori, saldatori, elettricisti. Nei campi di addestramento i soldati erano intenti ad addestrarsi alle tecniche militari moderne, sotto la supervisione del Generale Mascarenhas de Moraes. Al termine del periodo di addestramento la Forza di Spedizione Brasiliana si preparò a partire per il teatro di guerra europeo con destinazione Italia.

Il 31 marzo 1944 i soldati della Forza di Spedizione Brasiliana sfilarono in una grande parata militare che si tenne nelle strade di Rio de Janeiro.

Vista la carenza di naviglio della Marina mercantile brasiliana adatto al trasporto truppe, solo alla fine di giugno la Marina Statunitense mise a disposizione il piroscafo General Mann per il trasporto in Italia del primo contingente della 1a Divisione di fanteria della Forza di Spedizione Brasiliana. Il convoglio, al comando del generale Zenobio da Costa, salpò l’ancora il 2 luglio 1944 dal porto di Rio de Janeiro con 5.074 soldati imbarcati che giunsero in Italia, a Napoli, il 6 luglio.

Il secondo convoglio, composto dai piroscafi General Mann, al comando del Generale Cordeiro De Farias, e General Meigs, al comando del Generale Olimpio Falconieri Da Cunha, salpò l’ancora dal porto di Rio de Janeiro il 22 settembre trasportando complessivamente 10.304 uomini che giunsero in Italia, a Napoli, il 6 ottobre.

Il terzo convoglio, composto dal trasporto di gennaio del 1944 per poi raggiungere gli altri componenti del futuro gruppo caccia a Panama e impegnarsi assieme a loro in un duro addestramento il cui completamento avvenne di nuovo negli Stati uniti. una volta ricevuto il brevetto furono loro consegnati i P47 Thunderbolt. uomini, aerei e materiali furono imbarcati il 19 settembre 1944. Il convoglio giunse a Livorno il 9 ottobre, destinato al campo di aviazione di Tarquinia per essere inquadrato nel 350° Reggimento aereo statunitense. Nei primi giorni i piloti scelsero lo stemma, uno struzzo battagliero che sparava volando tra le nuvole, e il motto, “Senta a pua!” – Senti la punta. truppe uSS General Meigs, al comando del Colonnello Mario Travassos, salpò l’ancora dal porto di Rio de Janeiro il 25 novembre con 4.682 soldati a bordo che giunsero in Italia, a Napoli, il 7 dicembre.

In totale la Forza di Spedizione Brasiliana (Força Expedicionária Brasileira - FEB) era composto dalla 1a Divisione di fanteria, dalla Forza Aerea Brasiliana ( Força Aérea Brasileira – FAB) e da unità di appoggio e supporto per complessivi 25.334 uomini.

L’ultimo convoglio, composto dal trasporto truppe uSS General Meigs, comandato dal Tenente Colonnello Ibà Jobim Meirelles, salpò l’ancora dal porto di Rio de Janeiro il 9 febbraio 1945 imbarcando l’ultimo contingente della 1a Divisione di fanteria della Forza di Spedizione Brasiliana, composto da 5.082 uomini che giunsero in Italia, a Napoli, il 22 febbraio.

La partecipazione delle Forze Armate brasiliane nella guerra in Italia prevedeva anche Forza Aerea Brasiliana (F.A.B.) composta dal

1° Gruppo Caccia bombardieri e una piccola squadra di monoplani, per il servizio di osservazione in collegamento con l’artiglieria divisionale. Il primo gruppo di piloti iniziò l’addestramento negli Stati uniti ai primi

All’arrivo in Italia il primo contingente della FEB venne aggregato al IV Corpo della V Armata degli Stati uniti comandati rispettivamente del Generale Willis Crittenberger e dal Generale Mark Clark.

In attesa dell’equipaggiamento e delle armi i soldati vennero completamente riequipaggiati. Le loro divise erano troppo leggere per il clima che avrebbero incontrato sugli Appennini settentrionali e il loro colore e taglio erano troppo simili alle divise tedesche rischiando così di attirare il fuoco amico. Passarono alcune settimane tra alcuni litigi tra comandan- ti, acclimatamento fisico ed esercizi per poi essere trasferiti il 18 agosto 1944 a Vada in provincia di Livorno per iniziare le tre settimane di addestramento condotto da istruttori americani. Contemporaneamente vennero formati gli uomini del corpo autisti dei mezzi del Corpo di Spedizione che erano assolutamente carenti di esperienza di guida; durante tutto il corso della guerra avvennero incidenti di tutti i tipi anche banali. Alla fine di agosto, completato addestramento, arrivarono armi, radio ed equipaggiamenti.

La 1a Divisione di fanteria brasiliana comprendeva quindi tre reggimenti di fanteria, sul modello statunitense, di 3.250 uomini ciascuno: il 1° RI proveniente dalla regione di Rio de Janeiro - Reggimento Sampaio, il 6° RI proveniente dalla regione di São PauloReggimento Ipiranga e l’11° RI proveniente dalla regione di Minas Gerais - Reggimento

Tiradentes

Ogni reggimento era composto da 3 battaglioni, numerati da I a III, a loro volta composti da 4 compagnie ognuno, numerate consecutivamente per un totale di 12 per reggimento con le compagnie di armamenti pesanti che erano la 4a, l’8a e la 12a. Ogni reggimento formò il proprio Regimental Combat Team (RCT) comprendente un Reggimento di Fanteria, un battaglione di obici da 105 mm trainati e una compagnia di genieri facente parte del 9° Battaglione genieri. Il Reggimento Sampaio aveva il 2° Battaglione artiglieria e la 3a Compagnia genieri, il Reggimento Ipiranga il 3° Battaglione artiglieria e la 2a Compagnia genieri e il Reggimento Tiradentes il 1° Battaglione artiglieria e la 1a Compagnia genieri.

La strada dei brasiliani verso il contatto con i tedeschi iniziò risalendo verso le Alpi Apuane in direzione di Massarosa e Camaiore che venne raggiunta il 18 settembre. Il 6° Reggimento della 1a DIE proseguì poi verso il Monte Prana, spostandosi poi verso la Valle del Serchio, lungo la quale, il 2 ottobre, si sistemarono il I° e III° Battaglione, con obbiettivo Castelnuovo di Garfagnana. Nell’area di Bor- go a Mozzano i soldati del II° Battaglione sostituirono gli uomini del III° Battaglione, 370° Reggimento della 92a Divisione di fanteria di colore degli Stati uniti. Il comando brasiliano perse l’occasione di avanzare quando stabilì di mantenere le posizioni anche quando i tedeschi, in ritirata, il 4 ottobre lasciarono il paese di Barga a breve distanza da Borgo a Mozzano.

Dall’altra parte della terra di nessuno, tra Borgo a Mozzano e Castelnuovo di Garfagnana, il 19 ottobre erano schierati il 285° Reggimento della 148a Divisione di fanteria tedesca, la Divisione Alpina Monterosa della Repubblica Sociale Italiana e il 6° Reggimento della Divisione di Marina San Marco.

Il 21 ottobre un attacco dei brasiliani riuscì a superare la linea di difesa italiana del Battaglione Aosta della Divisione Monterosa ma non venne adeguatamente sfruttato e unità tedesche e italiane contrattaccarono e ristabilirono rapidamente la linea di difesa.

Dopo la decisione del Comando della V Armata di cambiare la strategia nella zona dell’alto Appennino tra Modena e Bologna, le unità della Forza di Spedizione Brasiliana vennero trasferite nella valle del fiume Reno, conseguentemente il Comando avanzato brasiliano venne installato nel paese di Porretta.

In preparazione dell’offensiva di primavera, nell’ambito della strategia di “Difesa aggressiva” tesa a migliorare le posizioni del fronte nel settore del IV Corpo d’Armata, di cui i brasiliani facevano parte, la Task Force 45 tentò di conquistare i due monti chiave della difesa tedesca: Monte Belvedere, obbiettivo di due battaglioni statunitensi, e Monte Castello sotto il quale, verso sud, erano trincerati i soldati brasiliani alla mercè dei tedeschi e dei loro osservatori dell’artiglieria che erano trincerati nelle postazioni dominanti su quel monte. Il primo avvicinamento di tre battaglioni brasiliani, nell’ambito delle operazioni della Task Force 45, venne effettuato il 24 novembre 1944 ed era finalizzato a coprire il fianco destro dei tre battaglioni statunitensi che stavano attaccando il Monte Belvedere.

Dopo il ritiro del battaglione statunitense, a causa della forte reazione dell’artiglieria e dei contrattacchi tedeschi, che aveva occupato la vetta del Monte Belvedere, la responsabilità della presa di Monte Castello venne affidata alla 1a Divisione di Fanteria brasiliana. I successivi attacchi a Monte Castello avvennero nella notte tra il 28 e 29 novembre 1944 e il 12 dicembre ma furono un fallimento, i brasiliani persero in totale oltre 400 uomini tra morti, feriti e dispersi. Risultarono evidenti le carenze di preparazione ad una guerra, grandi furono i litigi tra comandanti statunitensi e brasiliani ed anche all’interno dei comandi del Corpo di Spedizione mentre in Brasile la notizia del fallimento riempiva le prime pagine dei giornali.

L’attività su tutto il fronte venne sospesa per una pausa invernale di riorganizzazione

In gennaio arrivò nel teatro Appenninico la 10a Divisione da montagna degli Stati uniti, una unità d’élite formata da sciatori e rocciatori, specializzata nella guerra d’alta montagna per la quale si era addestrata per alcuni anni in America. L’8 febbraio il Generale Willis Crittenberger, comandante del IV Corpo d’Armata, presentò l’Operazione Encore il cui obbiettivo erano ancora una volta una serie di attacchi verso nord finalizzati a migliorare le posizioni del fronte in vista dell’offensiva di primavera.

Il fulcro dell’operazione rimaneva il Monte Belvedere con il Monte Castello sul fianco destro a copertura.

Nella notte tra il 18 e 19 febbraio i soldati americani della 10a Divisione da Montagna attaccarono i Monti della Riva per dare copertura all’assalto e la presa del Monte Belvedere che avvenne il giorno seguente, 20 febbraio. Mentre gli americani continuarono l’avanzata programmata verso il Monte della Torraccia, sul crinale a sinistra di Monte Castello, il 21 i soldati brasiliani attaccarono Monte Castello, appoggiati dal 1° Gruppo Caccia della FAB, occupandolo nel tardo pomeriggio. Per i soldati brasiliani fu motivo di orgoglio a anche la stampa in Brasile ne diede ampia eco.

Il 5 marzo 1945, il 1° Battaglione del 6° Reg- gimento di fanteria brasiliana, lasciato al 2° Battaglione il compito di liquidare la resistenza tedesca incontrata in località Soprasasso, si dispose ad attaccare il paese di Castelnuovo, trasformato dai tedeschi in roccaforte, in cui entrarono vittoriosi i soldati della 3a Compagnia, 1° Battaglione del 6° Reggimento. Occupate le alture sopra il paese di Castel d’Aiano e quelle verso est in direzione della Statale 64, il fronte si stabilizzò per circa quaranta giorni.

Il 14 Aprile 1945 iniziò l’Offensiva di Primavera che portò allo sfondamento di tutte le difese tedesche sugli Appennini e ad una corsa verso la Valle Padana e il fiume Po. La 1a Divisione di fanteria brasiliana venne dispiegata sulla sinistra dello schieramento offensivo con il compito di prendere il paese di Montese e le due colline, Montebuffone e Montello, che lo sovrastano. Fu un combattimento durissimo, condotto tra il 14 ed il 18 aprile casa per casa, e, alla fine della battaglia, l’occupazione di Montese causò 34 morti, 382 feriti e 10 dispersi tra le file brasiliane. Il 17 Aprile il 3° Battaglione del 6° Reggimento raggiunse Montebuffone ma non riuscì mai ad arrivare alla quota più alta. Quando il battaglione si ritrovò allo stremo dopo la perdita di decine di uomini, il comando brasiliano decise di sospendere l’attacco e mantenere le posizioni raggiunte. Il 18 Aprile il comando tedesco si rese conto che l’avanzata delle truppe americane della 10a Divisione da Montagna sul fianco verso Rocca di Roffeno rischiava di accerchiare le forze tedesche e decise così di sganciarsi dalle alture sovrastanti Montese e ritirarsi.

Montese fu “il palco della più ardua e sanguinosa vittoria dell’esercito brasiliano in Italia”.

La presa di Monte Castello e la battaglia per la conquista di Montese sono due motivi di orgoglio delle Forze Armate brasiliane che mai prima di allora avevano combattuto una guerra oltretutto oltreoceano.

La loro commemorazione avviene ogni anno nei giorni a cavallo del 25 aprile, la festa della liberazione in Italia, da parte di alti gradi dello Stato Maggiore dell’Esercito brasiliano, autorità dell’Ambasciata brasiliana in Italia e delle Amministrazioni locali; ma soprattutto la commemorazione più sentita è nelle memorie degli abitanti dei luoghi toccati dai “pracinhas” brasiliani che distribuirono calore umano, cibo e cure anche ai civili. Lo dimostrano alcune delle testimonianze tratte dal libro “Montese 1943-1945”. Edito dal Gruppo Culturale Il Trebbo. testimonianza di armida L. […] Il 25 aprile sentimmo gridare: “Ci sono i Brasiliani, ci sono i Brasiliani!”. testimonianza di imelde l. […] Avevo sentito dire dalla gente che la liberazione era vicina e si respirava aria di sollievo e gioia. Il mio papà faceva il barbiere e un giorno vennero da lui alcuni brasiliani, alti e di colore, che volevano farsi rasare i capelli. Ballavano e cantavano e mi riempirono una borsa di caramelle che poi tenevo nell’armadio molto contenta. Nonostante fossi solo una bambina questi ricordi sono rimasti impressi per sempre nella mia mente. testimonianza di Federica F. […] Durante il giorno, all’ora di pranzo, con dei secchielli andavano alla Chiesa di Capugnano dove era installata la cucina dei militari brasiliani. Si mettevano in fila per poter prendere il pasto giornaliero chiamato “rancio”, non dimentica il “Mingao” che era tipo cioccolata molto liquida che i militari regalavano in abbondanza ai bambini. In qualsiasi momento del giorno e della notte, quando improvvisamente si sentivano esplosioni di bombe o combattimenti con fucili o carri armati, loro dovevano essere sempre pronti a fuggire da un luogo all’altro. […] testimonianza di luca m. […] Quindi una mattina d’inverno, molto presto, quando ancora era buio, si incamminò per attraversare il fronte, riuscendo ad evitare i militari tedeschi: raggiunse la località Abetaia di Gaggio Montano, e, quando pensava ormai di essere libero, all’improvviso da dietro una siepe un militare brasiliano nero gli intimò l’altolà. Non avendo mai visto un uomo di colore rimase fortemente impressionato, spaventandosi tantissimo rimase per un attimo indeciso se cercare la fuga e rischiare di essere ucciso, arrendersi o andare verso di lui. Il buon senso prevalse e si arrese, dopo un breve interrogatorio lo liberarono e lui ebbe modo di apprezzare la bontà di quelle persone diverse di colore e temute, ma buone d’animo e giuste. Tra il 14 e il 18 Aprile crollano tutte le difese tedesche. Il 20 aprile gli americani entrano nella Pianura Padana incalzando in velocità i tedeschi da vicino per impedirne riorganizzazione e contrattacchi. Il Comando brasiliano, a corto di mezzi di trasporto, forma una task force, che prende il nome di “Grupamento Coronel Nelson de Mello”, formata da due reggimenti, una compagnia di obici, alcuni plotoni americani di carri armati, unità del genio, trasmissioni, sanità che si spingono verso nord ovest ai piedi degli Appennini, verso Piacenza, paralleli alla Statale 9, la principale arteria di origine Romana che corre da Rimini a Milano.

Vedemmo tanti soldati che distribuivano caramelle e cibo ai nostri bambini. Eravamo tutti felici. Finalmente la guerra era finita. Quel giorno nacque una bimba e venne chiamata Brasiliana in onore dei liberatori.

Per ricompensare chi ci aveva ospitato, lasciammo lì la mucca e facemmo ritorno a casa.

La trovammo lesionata e in pessime condizioni, ma poco importava: eravamo a casa nostra e, ora che la guerra era finita, niente ci faceva più paura. Ricordo che, prima di partire, avevamo nascosto sottoterra del grano e vi avevamo seminato sopra dell’insalata per nasconderlo meglio e lo ritrovammo.

Sotto il pavimento della stalla, invece, avevamo nascosto posate, piatti e bicchieri che ci erano stati regalati quando ci eravamo sposati. Purtroppo i tedeschi avevano usato proprio quel punto come gabinetto e dovemmo buttare via tutto. Si trattava di ricominciare da capo, con tanta miseria e tanta speranza.

L’ultima battaglia della Forze di Spedizione Brasiliana avviene tra il 26 e il 30 aprile nell’area dei paesi di Collecchio e Fornovo dove i brasiliani ricevettero la resa degli ultimi elementi della 148a Divisione di fanteria, del suo comandante Generale Otto Fretter Pico e del Generale Mario Carloni con tutto lo Stato Maggiore e della Divisione Monterosa. I Tedeschi e gli Italiani si stavano ritirando dalla Garfagnana ed erano le unità che avevano fermato i brasiliani nella valle del Serchio il 21 ottobre del 1944. Il bilancio complessivo fu la presa di oltre 13000 prigionieri.

La fine della guerra in Italia vide la Forza di Spedizione Brasiliana verso Alessandria. Conclusasi la guerra in Europa con la resa dei tedeschi, il Presidente Vargas, temendo il ritorno in patria di un eroe di guerra e di 15.000 soldati ben armati e ben addestrati, decise di “seppellire” la memoria della F.E.B. Il Generale Mascarenhas de Moraes fu rimpatriato in aereo e una volta giunto a Rio de Janeiro venne accompagnato nella sua residenza privata dallo stesso Ministro della Guerra Generale Eurico Gaspar Dutra. Pochi giorni dopo, il 23 luglio, il Generale fu inviato in Perù per una missione diplomatica che lo

Fonti e bibliografia: tenne lontano dal paese. Le partenze dei soldati iniziarono dal porto di Napoli il 6 luglio e si conclusero il 19 settembre. Ma poco prima dell’imbarco, i comandi brasiliani fecero stampare in fretta e furia dalla tipografia milanese A. Macchi & C., migliaia di congedi che furono consegnati ai soldati durante il viaggio. Al loro arrivo il Ministro della Guerra ordinò che divise, distintivi con il Cobra che Fuma e lo stemma della 5 Armata dovevano scomparire per sempre dal Brasile. Il bilancio della partecipazione della Forza di Spedizione Brasiliana alla guerra può essere riassunto in 25.334 uomini, arrivati in Italia in 5 scaglioni, di cui 15.069 come forza combattente effettiva. Il bilancio delle perdite fu di 457 morti oltre a 8 piloti della FAB, 1.577 feriti in azione e oltre 1.100 in incidenti in zona di guerra e nelle retrovie.

Il contributo del Brasile alla causa Alleata in terra, mare e cielo vide la perdita di 1.889 soldati, piloti e marinai, 31 navi mercantili, 3 navi da guerra e l’abbattimento di 22 aerei da combattimento.

Il Brasile venne estromesso dalle trattative per i risarcimenti di guerra e dovette pagare interamente il prestito di guerra che gli Stati uniti avevano accordato nel 1942 al Governo del Presidente Getúlio Vargas. Il Governo di Rio de Janeiro, che all’inizio della guerra aveva confiscato tutti i beni dei paesi e dei cittadini tedeschi, italiani e giapponesi, restituì tutti i beni sequestrati ai legittimi proprietari.

- Dipartimento di Stato degli Stati Uniti d’America, ufficio Storico. Documenti diplomatici, Relazioni Estere, volume VI – 1941/Documenti dal 69 al 71 e V – 1942/Documenti dal 589 al 793.

- Jürgen Rohwer, Axis Submarine Successes of World War Two: German, Italian and Japanese Submarine Successes, 1939-1945.

- Moraes, Joao Baptista Mascarenhas de, The Brazilian Expeditionary Force by its Commander, uS Government Printing Office, 1966.

- Montese 1943-1945. Edito dal Gruppo Culturale Il Trebbo.

- The Forca Expedicionario Brasileira in the Italian Campaign, 1944-1945 (Army History Magazine Spring 1993)

- Penteado, Carlos José Russo Assumpção, The Brazilian partecipation in world war II

- Derreck T. Calkins, A military force on a political mission: the Brazilian Expeditionary Force in world war II

- McCann, Frank, The Brazilian-American Alliance 1937-1945

- Andrea Giannasi, Il Brasile in guerra: la partecipazione della Força Expedicionaria Brasileira

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