ANNO VIII - N° 1 - 2012
ORGANO UFFICIALE
www.uglpoliziadistato.it POSTE ITALIANE - Spedizione in abbonamento postale 70% Lo/Mi - Autorizzazione Tribunale di Milano n. 103 del 12/02/2008
CRONACA LA POLIZIA SERVE IL CITTADINO SOCIETÀ LA VIOLENZA NELLE CITTÀ E L’INTEGRAZIONE CHE NON C’È
ANTINCENDIO PREVENZIONE ANTINCENDIO Work Media srl
Calendari 2012
La Polizia Italiana
In edizione di pregio a tiratura limitata, con tempere e immagini Storiche della Polizia Italiana, dal 1852 fino ai nostri giorni
Calendario da muro: “Tipo Storico” Formato: cm 24x33, 14 facciate, cordonetto in ryon di 5 mm, con frangia e asola di colore blu/oro.
Calendario da tavolo: “Tipo Storico” Formato cm 21x27, 26 facciate, supporto in cromocard, cordonatura con spirale tipo wire’o bianca di 21 cm UNA INIZIATIVA
PER INFORMAZIONI E PRENOTAZIONI Via Capo Peloro, 10 - 00141 Roma - T. +39 06 99709282 - F. +39 06 99709290 E-mail: segreteria@promopolice.it - www.promopolice.it
EDITORIALE
LA CASTA PERDE IL PELO MA NON IL VIZIO
>di VALTER MAZZETTI Segretario Generale UGL - Polizia di Stato
I
n questo momento di così forte crisi, che ci richiama tutti a dei sacrifici, a volte anche molto seri, sembra che alla fine, dopo un tira e molla istituzionale, anche gli “stipendi” dei parlamentari subiranno un taglio. Ma il tutto avverrà con una tale catastrofe comunicativa da far dubitare, almeno me, della saggezza dei nostri onorevoli. Infatti, mentre tutto il Paese si preoccupa del ritorno dell’ICI, degli aumenti degli estimi catastali, dell’aumento dell’IVA e quindi dei prezzi al consumo, del mancato adeguamento delle pensioni, dell’allungamento delle pensioni di anzianità, della crisi del mercato del lavoro e occupazionale, del blocco dei rinnovi contrattuali con costante erosione del potere d’acquisto ecc., su cosa sembra essersi concentrata maggiormente l’attenzione
dei nostri parlamentari? Sul comma della manovra economica che riporta a più sagge medie europee il loro ben più consistente compenso. Già, perché contrariamente a quanto percepisce di stipendio un poliziotto, un operaio, un infermiere o un impiegato, che è ben al di sotto delle medie degli omologhi colleghi europei, gli onorevoli italiani, dati alla mano, tra indennità e sostegni economici di vario genere, percepiscono uno “stipendio” ben al di sopra dei loro colleghi europei. Forse che lavorano di più? E di fronte a questa norma di semplice buon senso, oltre che etica, che appunto mira a ricondurre a più saggi compensi i loro cospicui rimborsi, apriti cielo: sono insorti gli onorevoli di quasi ogni schieramento politico, affermando che il governo non può decidere su questioni che, a loro dire, sono di esclusiva competenza del Parlamento; istituiamo, semmai – qualcuno si è affrettato a dire - una bella commissione parlamentare, studiamo il problema, analizziamo gli
scenari, affrontiamo eventuali soluzioni alternative, ne discutiamo in modo pacato e senza fretta e poi (mentre noi cittadini stiamo già pagando i costi di una crisi non certo causata o voluta dai lavoratori) ne riparliamo e ne riparliamo ancora. Veramente assurdo! Il taglio alla fine ci sarà ugualmente ma, anziché prendersene per una volta il merito, credo che i nostri parlamentari siano riusciti per l’ennesima volta a fare una pessima figura nei confronti del Paese.
POLIZIA & ISTITUZIONI
3
ORGANIGRAMMA
SEGRETERIA GENERALE Roma - Viale Manzoni, 24/B - Tel. 06.77591194 - Fax. 06.770158 Segretario Generale: Valter Mazzetti Segretario Nazionale Vicario: Stella Cappelli Segretario Nazionale Amministrativo: Eduardo Dello Iacono Segretari Nazionali: Romano Salvatore Amico, Fabrizio Lotti, Filippo Girella, Rocco Pardo, Marco V. Cervellini, Agostino Marnati, Carlo Provetta, Gianni Pollastri, Pamela Franco. UFFICIO DI PRESIDENZA: Via Piave, 41 - 00187 Roma - Tel. 06.42011576 Presidente: Antonio Scolletta Vice Presidenti: Paolo Varesi e Cristiano Leggeri
Segreterie Regionali e Provinciali UGL POLIZIA DI STATO Segreterie REGIONALI: ABRUZZO BASILICATA CALABRIA CAMPANIA EMILIA ROMAGNA
F. VENEZIA GIULIA LAZIO LIGURIA LOMBARDIA MOLISE
PIEMONTE PUGLIA SICILIA TOSCANA UMBRIA
VENETO SARDEGNA
Segreterie PROVINCIALI: AGRIGENTO ALESSANDRIA ANCONA AOSTA ASCOLI PICENO AREZZO AVELLINO BARI BENEVENTO BERGAMO BIELLA BOLOGNA BOLZANO BRESCIA BRINDISI CAGLIARI CALTANISSETTA CAMPOBASSO CASERTA CATANIA CATANZARO CHIETI COMO
4
POLIZIA & ISTITUZIONI
COSENZA CROTONE ENNA FERRARA FIRENZE FOGGIA FORLÍ FROSINONE GENOVA GORIZIA GROSSETO IMPERIA ISERNIA L’AQUILA LATINA LA SPEZIA LECCE LECCO LIVORNO LUCCA MACERATA MANTOVA MASSA CARRARA
MATERA MESSINA MILANO MODENA NAPOLI NOVARA NUORO ORISTANO PADOVA PALERMO PERUGIA PESARO-URBINO PESCARA PIACENZA PISA PORDENONE POTENZA PRATO RAGUSA RAVENNA REGGIO CALABRIA REGGIO EMILIA RIETI
RIMINI ROMA SALERNO SAVONA SASSARI SIENA SONDRIO TARANTO TERAMO TERNI TORINO TRAPANI TREVISO TRIESTE UDINE VARESE VENEZIA VERBANIA VERCELLI VERONA VIBO VALENTIA VICENZA VITERBO
IL PUNTO
A proposito del Censimento
Istat sugli italiani e il loro lavoro.
POLIZIOTTI PARAGONATI ALLE BADANTI >di ROCCO PARDO Segretario Nazionale UGL - Polizia di Stato
L'
Istat, come ogni 10 anni, sta svolgendo il suo 15° censimento della popolazione e delle abitazioni. L'obiettivo è conoscere la struttura demografica e sociale dell'Italia e dei suoi territori. I dati verranno anche utilizzati dai Comuni per la revisione delle anagrafi. L'istituto invita i cittadini a collaborare, anche via internet, ponendoli, bontà sua, come i veri protagonisti dell'indagine. Ottimo proponimento, ma nella sua realizzazione - ci sia consentita una benevola critica - le pecche di impostazione non mancano. Per entrare subito nel merito della cosa - e limitandosi al punto di vista del focus di interessi di UGL Polizia di Stato possiamo osservare che, nel questionario che l'ISTAT distribuisce, il riquadro relativo alle professioni che riguarda l'agente di polizia è, sorprendentemente, quello delle ATTIVITA' DI VEN-
tin Luther King sugli spazzini (pardon, operatori ecologici). La tiriamo fuori lo stesso - la citazione - perché ne condividiamo lo spirito di rispetto per l'attività lavorativa, di ogni attività lavorativa socialmente utile: "Un uomo chiamato a fare lo spazzino dovrebbe spazzare le strade così come Michelangelo dipingeva, o Beethoven componeva, o Shakespeare scriveva poesie." Ma ci permettiamo comunque di affermare che la nostra collocazione professionale di garanti e gestori della pubblica sicurezza è sbagliata: appare certamente male considerata da chi lavora all'interno dello stesso Stato, perché è molto evidente che sarebbe stato più giusto quantomeno collocarci nella categoria che comprende i carabinieri e le forze armate. La "sicurezza" che come operatori di Polizia dobbiamo assicurare non è infatti qualcosa che si
vende a dei clienti, ma un diritto fondamentale che occorre garantire, senza se e senza ma, ai cittadini di una comunità. E' sì un "servizio sociale", ma non classificabile tra gli optional, magari a pagamento, a disposizione di questo o quell'individuo bisognoso: si tratta di una funzione imprescindibile dello Stato il cui "target" ideale (se proprio bisogna usare il gergo del marketing) è riassumibile nelle parole: tutti, sempre, ovunque. Si può capire che questi tempi moderni cerchino di imporre la logica mercatista anche dove c'entra come i cavoli a merenda. Ma, ringraziando il cielo, certi tecnici dell'economia ancora non sono riusciti a trasformare l'istituzione pubblica "Polizia di Stato" in un corpo privato di vigilantes, che offrono servizi a domanda e a pagamento su tariffa... roccopardo@libero.it
DITA AL PUBBLICO O DI SERVIZIO ALLE PERSONE.
Siamo, insomma, come "poliziotti", inseriti, da questi esimi sociologi, tra i parrucchieri, i cuochi, i camerieri, le badanti ecc. Nulla da osservare, da parte nostra, sul lavoro dignitoso di questi altri operatori, e non c'è bisogno per questo di rifarsi ad una famosa citazione di Mar-
POLIZIA & ISTITUZIONI
5
IL PUNTO
SOMMARIO
5
12
24
EDITORIALE 3
5
La casta perde il pelo ma non il vizio
GIUSTIZIA 24
Polizia di Stato ed i suoi soggetti
IL PUNTO
> di Giovanni Battista PROSPERINI
Poliziotti paragonati alle badanti
PREVIDENZA
> di Rocco PARDO
30
L’OPINIONE 8
NEPOTISMO 32
ECONOMIA
12
LEGISLATURA 34
il procedimento di ingiunzione
La violenza nelle città e l’integrazione che non c’è
> di Sergio DELL’OLIO
CRONACA
INTERVISTA 36
18
con la fede e la famiglia come compagne di vita
> di Eduardo DELLO IACONO
> di Giusj SANTACATERINA
Catture eclatanti nel 2011
EDITORIALE 38
serve un atto di coraggio
SINDACALE
> di Fernando CORDELLA
Riforma della 121 una occasione da non perdere.
PREVENZIONE 42
REPORTAGE
SICUREZZA 44
Sicurezza sulle costruzioni.
GIURISPRUDENZA
Il ritorno del fascicolo del fabbricato
Qualche aggiornamento di diritto penale
ANTINCENDIO
> di Fabrizio LOTTI
6
La gestione del territorio e la prevenzione dai rischi > di Stefano MARSELLA
Le conseguenze psico-fisiche dell’abuso > di Romano Salvatore AMICO
22
Non possiamo più aspettare,
> di Carlo PROVETTA
> di Filippo GIRELLA
20
Alessandro Greco: da “Furore” a RTL
La polizia serve il cittadino SICUREZZA
16
Processi sommari:
SOCIETÀ > di Antonio SCOLLETTA
14
La meritocrazia, esiste? > di Sergio DI FOLCO
Il vertice di Bruxelles riesce, quindi l’Europa fa fiasco. > di PRAKKO
La verità non detta sulle pensioni > di Cristiano LEGGERI
La manovra “Salva Italia”... (?!?) > di Stella CAPPELLI
10
Il procedimento disciplinare nella
> di Valter MAZZETTI
POLIZIA & ISTITUZIONI
48
Prevenzione incendi
30 POLIZIA & ISTITUZIONI ORGANO UFFICIALE NAZIONALE - UGL POLIZIE DI STATO www.uglpoliziedistato.it
ANNO VIII - N° 1 - 2012 EDITORE Work Media srl - Viale Marelli, 352 - 20099 Sesto San Giovanni (Mi) Tel. 0292800603 - Fax 0292872651 - www.workmedia.org
DIRETTORE RESPONSABILE Antonio PUCCINO DIRETTORE POLITICO - UGL Polizia di Stato Valter MAZZETTI - Seg. Gen. Nazionale - www.uglpoliziadistato.it COODIRETTORE POLITICO - UGL Polizia di Stato Rocco PARDO - Segretario Nazionale - www.roccopardo.it COMITATO DI REDAZIONE UGL POLIZIA DI STATO Stella Cappelli, Eduardo Dello Iacono, Romano Salvatore Amico, Marco V. Cervellini, Filippo Girella, Fabrizio Lotti, Rocco Pardo, Agostino Marnati, Carlo Provetta, Gianni Pollastri, Pamela Franco, Antonio Scolletta, Paolo Varese, Cristiano Leggeri. DIRETTORE POLITICO - UGL Federazione Nazionale Vigili del Fuoco Fernando CORDELLA Resp. Federazione Nazionale UGL - V.V.F. - www.vigilifuoco.it
38
48
DIREZIONE, AMMINISTRAZIONE E PUBBLICITÀ Work Media srl - Viale Marelli, 352 - 20099 Sesto San Giovanni (Mi) Tel. 0292800603 - Fax 0292872651 - E-mail: redazione@workmedia.org
COORDINAMENTO REDAZIONALE, GRAFICA E IMPAGINAZIONE Promozioni Editoriale Police Srl Alessandra D’ANGELO Via Capo Peloro, 10 - 00141 Roma www.promopolice.it IMMAGINI Archivio UGL Polizia di Stato - UGL Corpo Forestale dello Stato Federazione Nazionale UGL - VVF - Archivio Work Media STAMPA Fotolito Moggio - Strada Galli, 5 - 00010 Villa Adriana (Roma) www.fotolitomoggio.it REGISTRAZIONE Tribunale di Milano n. 351 del 17/5/2004 Iscrizione Registro degli Operatori di Comunicazione n. 20647 del 4/2/2011 Periodico associato all’USPI - Unione Stampa Periodica Italiana
ABBONAMENTI: Ordinario: € 158,00 Sostenitore: € 178,00 Benemerito: € 198,00
Sped. in Abb. Post. - D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004) - Art. 1 comma 1, - DCB Milano. La rivista viene inviata gratuitamente ai quadri sindacali del Comparto Sicurezza UGL, oltre alle Questure, Prefetture, Ministeri e Scuole di Polizia. Il corrispettivo per l’abbonamento a questo periodico è escluso dal campo di applicazione dell’IVA ai sensi e per gli effetti del combinato disposto dall’ Art. 22 della legge 25/02/1987 n. 67 e dell’ Art.2.3° comma, lettera i) del D.P.R. del 26/10/1972 n.633 e successive modifiche e integrazioni. Qualora l’abbonato non dovesse trovare la pubblicazione di proprio gradimento potrà avvalersi della clausola di ripensamento e ottenere il rimborso della somma versata, richiedendola in forma scritta nei termini previsti dalla legge. Dal rimborso sono escluse soltanto le eventuali spese accessorie, così come individuate ai sensi dell’ Art. 3 comma 2. Per soli fini amministrativi, l’abbonato che non intenda rinnovare l’abbonamento è pregato di darne tempestivamente comunicazione scritta alla società di diffusione. è vietata la riproduzione anche parziale dei testi e dei materiali pubblicati senza la preventiva autorizzazione scritta dall’Editore. I contenuti e i pareri espressi negli articoli sono da considerare opinioni personali degli autori stessi, pertanto non impegnano il Direttore né il Comitato di Redazione. Si precisa che “Polizie & Istituzioni” non è una pubblicazione dell’Amministrazione Pubblica, né gli addetti alla diffusione possono qualificarsi come appartenenti alla stessa. Pertanto qualsiasi comportamento difforme è da considerarsi completamente estraneo alla volontà dell’editore e come tale và segnalato alla Direzione. La Direzione declina ogni responsabilità per eventuali errori e omissioni, pur assicurando la massima precisione e diligenza nella pubblicazione dei materiali. L’Editore si riserva la facoltà inderogabile di sostituire l’invio del periodico in questione con altro che tratti la stessa materia a suo insindacabile giudizio.
QUESTO PRODOTTO È COMPLETAMENTE BIO-DEGRADABILE E RICICLABILE, NEL PIENO RISPETTO DELL’AMBIENTE
POLIZIA & ISTITUZIONI
7
L’OPINIONE
LA MANOVRA
“SALVA ITALIA”... (?!?) > di STELLA CAPPELLI Segretario Nazionale Vicario UGL - Polizia di Stato
D
opo le dimissioni del premier Berlusconi, il presidente Napolitano ha individuato nel prof. Mario Monti, uomo di competenza e spessore, colui che dovrà guidare il nuovo Governo che dovrebbe consentire al nostro Paese di uscire dalla drammatica crisi che sta attraversando. Così, nella speranza che l’intervento non sia tardivo, è stata varata una manovra che costerà “lacrime e sangue” e che, sebbene necessaria, risulta oltremodo penalizzante soprattutto per le categorie più deboli.
E’ consapevole ad esempio il Ministro del Lavoro Elsa Fornero, che non è riuscita a trattenere le lacrime mentre spiegava il nuovo sistema delle pensioni, che molti giovani non riusciranno mai a raggiungere il tetto contributivo previsto al fine di ottenere in futuro la pensione minima, considerato che non hanno ancora un lavoro e che la situazione sul fronte disoccupazione è sempre più allarmante?
Il Ministro del Lavoro Elsa Fornero
8
POLIZIA & ISTITUZIONI
Insomma, in tempi di emergenza è necessario chiedere sacrifici a tutti ma perché, senza voler fare falsa retorica, sembra che a pagare lo scotto siano sempre gli stessi, mentre i soliti noti continuano a non essere minimamente intaccati dalle nuove disposizioni? Il premier ha spiegato che “questa è una manovra ‘salva Italia’ alla quale siamo costretti per i troppi anni di finanza nei quali
i padri hanno riscosso in anticipo denari e benefici che sarebbero poi stati rimborsati dai figli… e che dipende da noi persino la sopravvivenza dell’Unione Europea”… Eppure non possono sfuggire i disagi sociali cui andrebbero incontro tanti cittadini espulsi dal mondo del lavoro, se nei loro confronti si attuasse pedissequamente quanto previsto dal nuovo principio generale previdenziale. Si ritroverebbero, infatti, senza lavoro e senza percepire la pensione, pur avendone maturato il diritto secondo la precedente legislazione. A tal proposito l’Unione Generale del Lavoro sta conducendo da anni una dura battaglia contro la politica delle aziende, sia pubbliche che private, che “anziché essere protesa alla creazione di nuovi posti di lavoro che possano in qualche misura alleviare la diffusa piaga della disoccupazione giovanile, si è accanita nella compressione dell’area occupazionale con il placet delle classi dirigenti, di volta in volta al potere”.
Tanti, troppi i sacrifici richiesti ai cittadini ed una insoddisfazione latente, dai forti risvolti emotivi, che, non di rado, sfocia in manifestazioni di protesta che si concretizzano purtroppo in atti vandalici e violenti. Ed a farne le spese, come al solito le Forze di Polizia - veri ed unici ammortizzatori sociali - impegnate sempre più attivamente per contenere gli effetti sul piano dell’ordine pubblico. Mentre si estende il fronte della protesta con l’indizione di scioperi da parte delle diverse categorie, vittime di una manovra che colpisce sempre i più deboli, aumenta di giorno in giorno il malcontento che si
è scatenato anche tramite petizioni on line dove si critica ferocemente la manovra Monti il cui principale difetto deriverebbe dall’essere fondata in gran parte su maggiori tasse e solo per un terzo sulla riduzione della spesa pubblica. Noi rappresentanti dell’UGL Polizia, quale sindacato da sempre attento alle problematiche sociali, nel rispetto del ruolo che siamo chiamati a svolgere continueremo a fare la nostra parte e ad impegnarci con forza e determinazione affinché i sacrifici necessari ai quali siamo chiamati siano giustamente ed equamente ripartiti tra tutte le forze sociali.
Il Presidente del Consiglio Mario Monti
9
ECONOMIA
IL VERTICE DI BRUXELLES RIESCE, QUINDI
L’EUROPA FA FIASCO.
E con essa si rischia di affondare
l’Italia con le sue manovre inutili
> di PRAKKO
L
eggendo attentamente i resoconti della stampa sembra di capire questo sui risultati del vertice UE di Bruxelles (8 e 9 dicembre 2011) e l’accordo a 26 che vi è stato raggiunto, con l’isolamento di Cameron: si è imboccata la via americana, si è affermato il contenuto tedesco, si è seguito il metodo francese. • Via americana: il quantitative easing (alleggerimento quan-
10
POLIZIA & ISTITUZIONI
titativo) rivolto alle banche, con il via libera alla BCE per prestiti illimitati, da restituire in 36 mesi, al tasso dell’1%. • Contenuto tedesco: la stretta disciplina di bilancio, quindi la riduzione della spesa pubblica (specialmente sociale) con sanzioni automatiche per gli Stati che sforano; impegno a ridurre ogni anno di 1/20 il debito pubblico eccedente il 60% del PIL (per l’Italia fanno 2000/20=50 miliardi di euro di manovre
annuali); indipendenza della BCE nel suo ruolo formale di cane da guardia solo contro l’inflazione. • Metodo francese: passa, grazie anche all’errore tattico di Londra, la cooperazione intergovernativa “rafforzata” che piace a Sarkozy, non la riforma dei Trattati UE caldeggiata dalla Merkel. La politica si propone una certa qual “regolamentazione” dei mercati finanziari che la City non gradisce.
I capi di goverrno presenti al vertice, per lo più, hanno cantato vittoria, i mercati finanziari hanno tirato il fiato “sentendo l’odore dei soldi veri” (come ha commentato il "Sole 24 Ore"), ma inondare di liquidità (1.000 miliardi di euro) un sistema bancario “drogato” dai titoli tossici accumulati (600.000 miliardi di dollari, oltre 8 volte il PIL mondiale) non cura la sua malattia né salva l’economia continentale e globale dal precipizio della recessione (= la decrescita infelice).
Ragion per cui possiamo reputare corrette le previsioni degli economisti “pessimisti”, che confermano l’assunto di coloro che adottano il pensiero critico: l’Europa può sopravvivere solo se cambia strada.
Il bivio lo ha indicato proprio il presidente francese Sarkozy quando ha dichiarato che "ci sono ormai chiaramente due Europe. Una che vuole maggiore solidarietà tra i suoi membri e
regolazione (dei mercati - ndr). L'altra che si aggrappa alla sola logica del mercato unico". A quale Europa appartiene il governo "tecnico", "di impegno nazionale" del professor Monti? La sua manovra "lacrime e sangue" da circa 25 miliardi servirà a "salvare l'Italia" dal default, come promesso? Qui va compreso un punto. Litigare sulla "equità" dei sacrifici richiesti a questa o quella categoria non è l'aspetto centrale del problema. Se la base europea crolla i sacrifici più equi del mondo fatti in Italia non saranno serviti proprio a nulla! Anzi l'austerity, in Italia, ed in tutta Europa, grazie al famoso Patto fiscale europeo, sarà causa di una depressione su scala continentale. Il problema è rimettere sì i conti pubblici a posto, ma anche battersi perchè Bruxelles finalmente adotti quello che le manca: una Banca Centrale che faccia la Banca centrale, alla stessa maniera della
FED americana. Ossia l'istituto deve essere autorizzato, con la facoltà di stampare tutta la moneta che serve, ad intervenire senza limiti a sostegno dei titoli di Stato dell'Eurozona. Può farlo magari attraverso l'apposito Fondo salva-stati, che deve essere munito di licenza bancaria appunto per essere finanziato dalla BCE. Bisogna infine emettere gli eurobond per sostenere gli investimenti finalizzati alla "crescita". Le infrastrutture moderne di cui bisogna dotare tutti i settori, a partire da quelli collegati alla "economia della conoscenza". Le popolazioni, in Italia come ovunque, si sentono sempre più estranee alla costruzione europea, sotto il tallone del "rigorismo" tedesco, che per i cittadini si riassume nelle cure di austerità, senza delineare speranze di un avvenire migliore per la qualità della vita.
POLIZIA & ISTITUZIONI
11
SOCIETÀ
LA VIOLENZA NELLE CITTÀ E L’INTEGRAZIONE CHE NON C’È
> di ANTONIO SCOLLETTA Presidente UGL - Polizia di Stato
E'
tragicamente i ro nico che, mentre la UE proclama il "decennio dell'integrazione dei rom", a Torino, che si vanta di essere "città europea", si scateni una "inaccettabile violenza" (sono le parole del Sindaco Fassino) contro questa minoranza etnica, a cui appartengono, nel nostro continente, non meno di 10-12 milioni di persone che vivono in condizioni di estrema emarginazione (in Italia sarebbero circa 100mila). Un centinaio di giovani, armati di spranghe, bastoni e bombe carta, hanno dato l’assalto al campo abusivo abitato da rom a Torino. Hanno tentato di
12
POLIZIA & ISTITUZIONI
linciare alcuni incolpevoli passanti ed hanno lanciato bombe carta che hanno provocato un incendio, con il rischio concreto di procurare la morte di vecchi e bambini, accampando il pretesto della vendetta a favore di una ragazza stuprata da due “zingari”. La ragazza, oltretutto, aveva mentito: nessuno zingaro l’aveva violentata. Aveva semplicemente perso la verginità con un amico e si era inventata la storia per paura dell'inquisizione genitoriale. Soltanto pochi giornalisti hanno rimarcato che, come dovrebbe essere ovvio, se anche dei rom fossero stati colpevoli di stupro, e se anche fossero stati nascosti in quel campo, nessuno avrebbe potuto e dovuto arrogarsi il “diritto” di invocare una sommaria giustizia fai-da-te, ricorrendo ad un linciaggio di tipo “etnico”. E’ interessante che La Stampa,
storico e blasonato quotidiano torinese, faccia oggi una sorta di mea culpa per avere “gridato” nel suo titolo che i violentatori erano due rom, mettendo l’accento sulla nazionalità degli aggressori, prima ancora di avere sufficiente certezza sull’identità degli stessi e persino sullo svolgimento dei fatti. Facciamo un’ipotesi fantasiosa: se la ragazza avesse affermato di essere stata violentata da due preti, la parola “preti” sarebbe finita nel titolo con la stessa leggerezza, o si sarebbe almeno usato il condizionale? Da notare inoltre che La Stampa si scusa con i lettori, ma non con i rom, malgrado siano loro ancora una volta a pagare il prezzo più alto in tutta questa storia. Infatti, chi voleva bruciarli vivi, per quanto ci è noto mentre andiamo in stampa, è accusato solo di “danneggiamento aggravato”.
Fa comunque impressione lo stato di follia della massa che s'inebria della propria furia vendicatrice, convinta di compiere un "atto di giustizia". Ora, che l'incubo si sia materializzato, in questo dicembre del 2011, a Torino, dovrebbe farci riflettere. Qui, nella ex "capitale operaia". Nella città delle lotte del lavoro, dove è nata la nostra democrazia industriale. Né, purtroppo, serve ripetere la scontata tiritera che Torino è un esempio a livello europeo di "integrazione e di accoglienza". Che la maggioranza la pensa diversamente dalle poche decine di fanatici che a colpi di fiaccola e di accendino ha tentato una strage. Purtroppo le cose non stanno così. Ci sembrano, in proposito, condivisibili le seguenti considerazioni del sociologo Marco Revelli: "Se una ragazzina spaventata e (per questo) bugiarda ha evocato i "due zingari" per accreditare una violenza mai avvenuta, è perché ha pensato che quell'immagine rendesse credibile - in famiglia e nel quartiere - un racconto altrimenti improbabile. Se centinaia di persone sono scese in piazza in una fredda serata d'inverno per manifestare, non è purtroppo
perché si trattava di una violenza sessuale (quante sono passate ignorate in questi anni!), ma perché i suoi presunti (e falsi) autori erano di un'etnia odiata a priori. Se le decine di incendiari hanno potuto agire sotto lo sguardo compiacente degli altri abitanti del quartiere, è perché mettevano in scena un comportamento condiviso. La verità è che la "città dell'accoglienza" è oggi priva di anticorpi contro i nuovi mostri che emergono dalle sue viscere provate dalla crisi. Politica e informazione ne sono responsabili". Se è vero, come è vero, che la questione rom, da anni, viene affrontata, a livello politico, e giornalistico, solo come problema di ordine pubblico, ne discendono domande che potrebbero suonare retoriche. Perché gli abitanti delle periferie urbane e sub-urbane - drammaticamente colpiti da una crisi che rischia di metterli in ginocchio come mai prima d’ora, costretti a vivere in quartieri dormitorio privi dei necessari servizi pubblici, di luoghi d’incontro e di socializzazione, di scuole degne di questo nome dovrebbero essere più consapevoli, e "politicamente corretti", delle loro élites?
Torino, da anni, si gloria della bellezza ritrovata del proprio centro, brillante e lezioso. Dell'atmofera fascinosa delle proprie piazze-vetrine e delle dimore sabaude restaurate. Oggi scopriamo che quel centro ordinato e luccicante è un po' come una maschera falsa, che copre la vera realtà che si può intravedere nei quartieri di periferia, dove si è scaricata tutta la carica di degrado e di bruttura accumulata in questi anni. Viviamo le dismissioni industriali, l'erosione dei diritti sociali, l'impoverimento e la precarizzazione del lavoro, la crisi della socialità e della solidarietà. E - ce lo si lasci dire - un generale decadimento etico. Questo pieno di rancore e di sentimenti pericolosi che si è condensato nell'antico dormitorio della Mirafiori svuotata, lascia presagire un orizzonte funesto. Quello che possiamo augurarci è che il caso di Torino resti isolato, non anticipi una tendenza generale ad un imbarbarimento di tutte le nostre città. La crisi economica che stiamo subendo può fare da piano inclinato lungo un precipizio che lascia scorgere terrificanti scenari da anni '30 del secolo scorso, che vorremmo consegnare definitivamente all'oblio della Storia. Avremmo bisogno di un impegno sociale consapevole e rischiamo invece una esplosione della conflittualità in forme "criminali", con l'espressione abominevole della "folla invasata", del linciaggio e della ricerca feroce del capro espiatorio. Se l'Italia dovesse entrare in recessione, forse dovremmo, con il "pessimismo dell'intelligenza" proclamato da Antonio Gramsci, torinese adottivo, mettere nel novero delle probabilità che il “pogrom di Torino” faccia scuola per altri contesti metropolitani con periferie degradate. Dobbiamo e possiamo impedirlo agendo per tempo.
POLIZIA & ISTITUZIONI
13
CRONACA
LA POLIZIA SERVE
IL CITTADINO > di EDUARDO DELLO IACONO Segretario Nazionale Amm/vo UGL - Polizia di Stato
L'
Italia deve f a r e "sacrifici" per mettere in ordine i suoi conti, va bene, ma che c'entra questa mania di insistere sui tagli alle risorse per la Sicurezza pubblica? Questo non è logico, perché nel frattempo è aumentata la domanda di sicurezza da parte dei cittadini. In un Paese normale, di fronte a questa domanda, ci si sarebbe aspettato un investimento nelle Forze di polizia, e non solo, visto che l’idea di sicurezza va al di là dell’attività delle sole Forze di polizia, anche se questa resta comunque la direttrice centrale di ogni attività di prevenzione e repressione. I governi che si susseguono in carica, invece, effettuano sistematicamnte tagli che ormai assommano a miliardi di euro, i quali riducono inevitabilmente l’attività operativa, e riducono la capacità del sistema di sicurezza di far fronte alle minacce criminali e terroristiche. Tagli che sul versante del personale avrebbero determinato una riduzione di quasi 50mila operatori di tutte le Forze di polizia nel corso degli anni, provocando, quindi, una minore capacità di presenza delle Forze di polizia nel territorio, una
14
POLIZIA & ISTITUZIONI
minore capacità operativa, una minore conoscenza, e quindi controllo del territorio. Siamo arrivati al punto, non è una barzelletta, che ci manca persino la benzina per fare girare le auto di servizio! Contro questi tagli - è ampiamente noto ai nostri lettori – UGL-Polizia di Stato si è battuto e continuerà a battersi, impedendo un indebolimento ed uno stravolgimento del sistema di sicurezza, specialmente a causa delle riduzioni di personale. Non si tratta, ribadirlo ed argomentarlo meglio è sempre opportuno, di una battaglia corporativa, che guarda, pur legittimamente, solo alle tasche di una categoria di lavoratori sia pure particolarmente bistrattata. Noi, infatti, ci poniamo le seguenti domande: come si presenta ai lavoratori di Polizia? E quale immagine offre a tutti i cittadini?
Se vogliamo tracciare la mission del nostro sindacato, possiamo riassumerla nel motto: "la Polizia al servizio del cittadino!".
Questa mission la concepiamo come un dovere che rappresenta l'altra faccia dei diritti che rivendichiamo come lavoratori. L'immagine dei diritti e doveri della persona legati insieme in un rapporto ben bilanciato appartiene a Giuseppe Mazzini, ma discende dalla tradizione del pensiero democratico-liberale, contribuendo a fissare l'identità del cittadino. È il logico corollario di una precisa idea dello Stato di diritto. Nell'ancien régime per i sudditi c'erano i doveri senza i
diritti. Nella modernità malintesa, in cui si perde la cultura istituzionale, restano in apparenza solo i diritti. Ma sempre più sfilacciati e velleitari, perché intorno a essi si sfalda la cornice della legalità e il senso stesso delle istituzioni. È il caso dell'Italia, come si constata nel quotidiano degrado della vita politica e civile. Eppure il principio mazziniano per noi resta valido e l'idea che diritti e doveri sono i due lati di un'unica medaglia è quella a cui ci siamo ispirati quando abbiamo costituito il nostro sindacato. Il nostro sforzo in questi anni, da organizzazione sindacale, è stato quello di cambiare il modo di fare attività sindacale nella Polizia. L’impegno è stato quello di partire dalla base, dai luoghi di lavoro, dove i diritti degli operatori spesso non vengono applicati e dove c’è bisogno di tutela. Abbiamo tutelato i diritti, ma collegandoli all'impegno generale, concepito quasi come "dovere", che riguarda i contratti, la professionalità, la formazione (che resta una risorsa strategica per qualunque Amministrazione
pubblica). La strada è quella rappresentanza qualificata a tutti i livelli e della tutela capillare del territorio. Attraverso l’informazione, che se è costante e qualificata è già una forma di tutela. Ma anche attraverso tutto il sistema dei nostri servizi, che consente di avere un più alto livello di esercizio dei propri diritti, in quanto lavoratori e in quanto cittadini. Ma, sempre in tema di "dovere", un sindacato di ispirazione democratica, che vive con impegno il suo ruolo di rappresentate di lavoratori, "deve", appunto, tenere contemporaneamente lo sguardo puntato all’interesse generale della collettività, sul terreno della sicurezza e sul terreno della legalità. Un tema, questo ultimo, che noi consideriamo la vera emergenza del Paese, perché se sono allarmanti i deficit pubblici, altrettanto, se non più allarmante è il non rispetto delle regole che si va diffondendo. Quell’interesse generale che è la ragione della nostra battaglia di oggi: quella, appunto, contro la smobilitazione del sistema di Sicurezza pubblica, e per predisporre
le risorse necessarie all’azione di prevenzione e contrasto alla criminalità e alle mafie. Noi di UGL-Polizia di Stato vogliamo continuare a restare
fedeli al vero spirito della Riforma del 1981. E' banale osservare che
le condizioni sono profondamente cambiate, rispetto a quelle in cui è maturata l’approvazione della legge 121. La consapevolezza, all’epoca, dell’esigenza di un grande processo di democratizzazione, anche dentro la Polizia, era molto diffusa. Noi dobbiamo riconoscenza, a chi ha avuto il coraggio, in quel periodo, di esporsi in prima persona e di raccogliere attorno ad alcune idee innovative un ampio consenso, e dobbiamo soprattutto a loro una delle più importanti riforme dello Stato che si siano fatte nel nostro Paese. L’attualità della legge 121, è confermata anche oggi. E' indubbio
che vi sia l’esigenza di aggiornarla, perché la società è cambiata, perché le Forze di polizia sono cambiate, perché le minacce criminali e terroristiche sono cambiate, in questi trenta anni di applicazione. Ma è rimasta la validità del modello del coordinamento, della organizzazione e presenza capillare delle Forze di polizia nel territorio, del riconoscimento del valore dell’Autorità civile di Pubblica sicurezza nella gestione delle strategie anticrimine, di prevenzione e repressione, sia sul piano politico amministrativo, sia sul piano tecnico operativo. Dal punto di vista degli operatori,
resta forte l’esigenza di un sindacato che sappia svolgere un ruolo di rappresentanza a 360 gradi, ma in piena autonomia ed indipendenza dai partiti - anche questo è un "dovere"! Il nostro sindacato si fa interprete di un’aspirazione a poter svolgere una professione socialmente riconosciuta ed apprezzata - perché questa è l'ambizione del lavoratore di Polizia - ma sempre più qualificata, e in grado di rispondere alle esigenze di garanzia dei diritti dei cittadini, e favorire un rapporto sempre più stretto tra Forze di polizia e società civile, impedendo ogni forma di separatezza. Per questo obiettivo noi oggi ci battiamo e ci batteremo nei prossimi anni, tenendo fede al modello del sindacato apartitico dei diritti, ma anche dei doveri: del dovere
di essere al servizio del cittadino, con l’obiettivo di rendere questa professione sempre più qualificante. Il poliziotto come operatore "deve", anche grazie all'azione sindacale, fare dell’istituzionePolizia un organismo non al servizio di un qualunque governo, ma sempre più al servizio dello Stato inteso non come entità burocratica, ma strumento del cittadino e della legalità, in linea, dunque, con i principi costituzionali.
15
SICUREZZA
CATTURE ECLATANTI
NEL 2011 > di CARLO PROVETTA Segretario Nazionale UGL - Polizia di Stato
I
l 2011 si chiude all'insegna di una grande vittoria delle forze dell'ordine: la cattura del latitante Michele Zagaria, il re di Casal di Principe, conosciuto anche come la "primula rossa" della Camorra. Il grande boss, proprio il "Capastorta" ritratto dal best-seller "Gomorra", è stato arrestato in un bunker a Casapesenna, vicino a Caserta. Era ricercato dal 1995 per associazione di tipo mafioso, omicidio, estorsione, rapina e altri reati. Leggiamo da le cronache del "Messaggero": "Le prime parole che il boss Michele Zagaria ha rivolto ai magistrati della Dda che l'hanno raggiunto nel bunker sono state ironiche: «Avete vinto voi, ha vinto lo Stato». «Basta, non sfondate, sono qui. Mi arrendo». Quando ha capito che non c'era più nulla da fare la voce di Zagaria si è sentita dal sottosuolo mentre invocava la polizia di non sfondare più il pavimento perché si sarebbe consegnato spontaneamente".
16
POLIZIA & ISTITUZIONI
Ironia della sorte, per ingannare il tempo, nell'angusto covo Zagaria aveva con sè anche alcuni libri e tra questi proprio Gomorra di Roberto Saviano. I poliziotti, una volta certi di averlo individuato, per arrivare a lui hanno dovuto scavare nel cemento armato con una trivella. L'operazione, che ha dovuto impiegare trecento uomini, è stata condotta dalla Squadra Mobile di Napoli, insieme a quella di Caserta e allo Sco della Polizia. Appena prelevato dal covo sotterraneo Zagaria è stato condotto in questura a Caserta. Auto della polizia, auto civetta e volanti hanno attraversato a sirene spiegate con lampeg-
gianti illuminati e i fari accesi Casal di Principe, il regno di Zagaria. In una di quelle 50 auto, chiuso tra quattro poliziotti e in manette c'era il boss che sembrava imprendibile: non c'era neanche una foto in cui l'uomo fosse riconoscibile! Qualche poliziotto ha suonato il clacson, altri avevano il braccio fuori dal finestrino con il segno della vittoria: esultanza più che legittima! "Con la cattura di Michele Zagaria si è certamente tagliata la testa dei Casalesi, l'unica rimasta dopo l'arresto di Antonio Iovine". E' stato il commento del procuratore nazionale antimafia, Piero Grasso.
Ora, però, è necessario non abbassare la guardia e rafforzare le risorse a disposizione delle forze dell’ordine e della magistratura al fine di evitare colpi di coda da parte della criminalità e bonificare definitivamente il territorio dalla Camorra. Condizione indispensabile, quest’ultima, per un riscatto vero e per un rilancio civile ed economico del Sud Italia. Ma se un ulteriore commento ci è concesso, lo esprimiamo in rapporto all'osservazione che l'arresto è avvenuto senza che un ministro "nordista" fosse in carica, a smentire i meriti esclu-
sivi che costui si è attribuito per la cattura, in questi anni, dei più pericolosi mafiosi latitanti. Ci permettiamo di ribadire che il merito di queste catture è solamente delle forze dell’ordine e dei magistrati che li dirigono. Questa efficienza si è dispiegata nonostante il taglio dei fondi alle forze dell’ordine, per cui molti loro mezzi non riescono più, per mancanza di benzina e pezzi di ricambio, ad uscire sul territorio a tutela della sicurezza dei cittadini. Ora è cambiato il governo, abbiamo sulla tolda di comando
un professorone della Bocconi, ci auguriamo che i sacrifici che deve imporre per risanare deficit e debito dell'Italia non comportino ulteriori tagli alla sicurezza. Nel frattempo possiamo comunque goderci il fatto che stanno riposando in qualche cassetto in Parlamento i DDL sulle intercettazioni, sui vari processi brevi e lunghi. Se questo programma fosse andato in porto, le organizzazioni malavitose avrebbero festeggiato loro con i cortei delle auto. Che questi DDL riposino per sempre in pace!
LIBERATI DA OCCHIALI E LENTI A CONTATTO Condizioni speciali riservate per gli iscritti UGL
Tariffe valide fino al 31/12/2011 - Dir. San. Dott. Marco Moschi
35€
valutazione idoneità al trattamento laser
Visita oculistica completa 60€. Trattamento laser 950€/occhio. Risparmia fino a 300€ sulla tariffa privata!
20% di sconto nel resto dei servizi e trattamenti Presentare la documentazione attestante il rapporto di convenzione. CB Milano - Via A.Albricci, 5 (sede ambulatoriale) CB Milano - Via Trenno, 12 (sede chirurgica)
SPAGNA
•
ITALIA
•
GERMANIA
•
OLANDA
•
AUSTRIA
800 22 88 33
www.clinicabaviera.com
SINDACALE
RIFORMA DELLA 121 UNA OCCASIONE DA NON PERDERE MAGGIORE
COORDINAMENTO
E COMPLEMENTARIETÀ PER UN NUOVO MODELLO DI SICUREZZA > di FILIPPO GIRELLA Segretario Nazionale UGL - Polizia di Stato distanza di 30 anni dall’entrata in vigore della legge 121 che riformò la Pubblica Sicurezza in Italia, la necessità del superamento di una legge che ormai sente il peso degli anni si fa sempre più impellente. Premesso che ci sarebbe molto
A
18
POLIZIA & ISTITUZIONI
da dire su tutte quelle parti della 121 che non sono state completamente applicate, va comunque detto che oggettivamente la società, con i problemi ad essa legati dal punto di vista della sicurezza, si è profondamente modificata. Oggi la Polizia di Stato e le altre forze dell’ordine devono operare in una società in rapidissima trasformazione; una società in cui a vecchie sfide si aggiungono nuovi problemi; sono infatti emerse nuove sfide e nuove emergenze, anche di carattere economico,
che nel 1981 erano inimmaginabili. Se ci guardiamo indientro vediamo che la società che esisteva nel 1981, l’anno della riforma della pubblica sicurezza, è per molti versi cambiata. Sembra che siano passati molti di più dei trenta anni che ci separano da quella data. E allora l’imperativo che deve guidare le scelte future deve essere rappresentato dalla risposta a questo quesito: l’attuale quadro normativo e l’attuale organizzazione della sicurezza pubblica sono adeguati
ad affrontare le nuove sfide e la richiesta di sicurezza dei cittadini? Stando così le cose, non ritengo che la strada più idonea per riformare la sicurezza pubblica sia il libro bianco proposto dall’ex ministro Maroni: ci sarebbero molte cose da dire in proposito: non solo sull’efficacia dello strumento, ma anche, ad esempio, sulla presenza, tra i protagonisti, di enti e istituzioni (mi riferisco ad esempio all’Anci ed all’Unione delle Province Italiane) che non possono decidere le sorti e l’organizzazione della sicurezza in Italia; i loro compiti sono altri. Bisogna partire, infatti, da un principio che sgomberi il campo dalla confusione di questi ultimi anni: una cosa è l’ordine e la sicurezza pubblica ed una cosa è la Polizia Amministrativa locale. In questo quadro la stella polare che va seguita è il principio che ognuno deve fare il proprio mestiere. Basta con proposte di cittadini che si improvvisano tuturi dell’ordine e che magari si organizzano in ronde; basta con i militari dell’esercito che, ottimamente preparati per operare in scenari di guerra, vengono invece mandati nelle strade delle città italiane con compiti di prevenzione e ai quali deve poi essere affiancato un Poliziotto o un Carabiniere. Basta con la polizia municipale che non effettua i rilievi degli incidenti stradali in ambito urbano ma che vuole fare indagini di p.g.. La sicurezza fai da te non serve, anzi genera solo confusione, se non peggio. L’altro importante principio che va applicato nel nuovo progetto di riorganizzazione della pubblica sicurezza è quello del complementarietà. Se vogliamo continuare a permetterci il lusso di gestire (e finanziare) un costoso modello di sicurezza basato su cinque polizie nazionali, su quelle locali e su quelle private,
sarà indispendabile un principio di complementarietà assoluta. Ogni forza di polizia deve avere compiti chiari e definiti che devono essere determinati in rapporto ai compiti delle altre. In sintesi, ognuno deve sapere bene cosa deve fare e cosa non può fare, chiarendo, ad esempio, che se un determinato compito deve essere svolto da una forza di polizia a competenza generale, un’altra forza a competenza locale o specialistica deve fare qualcos’altro. Se questo è vero, ci sarà dunque bisogno di ridefinire con chiarezza i compiti di ogni singola forza di polizia in modo da evitare che proseguano le costose duplicazioni e le sovrapposizioni oggi esistenti che generano solo confusione e sprechi. Ad esempio, non appare per nulla campata per aria l’idea della trasformazione della Guardia Forestale e della Polizia Penitenziaria in specialità della Polizia di Stato. Si tratta di Corpi ad ordinamento civile, con uno status simile, e quindi facilmente omologabile, a quello della Polizia di Stato, cosa che invece non può avvenire, o almeno è molto più difficile, con personale avente status militare come i Carabineri o la Guardia di Finanza. Quella che oggi emerge è l’esigenza di un più efficace coordinamento, sia a livello centrale che periferico; quando parlavo di mancata attuazione della 121 mi riferivo anche a questo. Oggi è necessario che vengano potenziate le forme di coordinamento tra le diverse forze di polizia sottoponendole al Ministro dell’Interno come è stato recentemente fatto anche in altri paesi europei; gli enti locali dovrebbero limitarsi ad avere competenze di polizia amministrativa locale; la polizia amministrativa locale non può diventare l’ennesima forza di polizia; non può diventare un doppione della Polizia di Stato.
E qui emerge con forza il ruolo dei prefetti e dei questori: è questo un altro elemento della 121 che non è stato completamente attuato producendo un danno. Anche in questo caso c’è bisogno di segnali di chiarezza. Segnali che vadano nella direzione contraria a quella seguita nel recente passato quando si è cercato di indebolire il ruolo dei prefetti sovvertendo il rapporto decisionale tra sindaci e prefetti in materia di ordinanze. I vantaggi di una strutturazione basata sui principi della complementarietà e del coordinamento non si avrebbero solo dal punto di vista dell’efficienza e della funzionalità e quindi del servizio offerto ai cittadini ma anche, e di questi tempi si tratta di un elemento fondamentale, dal punto di vista finanziario. Ciò consentirebbe, infatti, di ottenere una efficace innovazione del sistema garantendo un impatto positivo anche sulla possibilità di evitare le dolorosissime conseguenze di tagli lineari che negli anni scorsi hanno messo a dura prova l’efficienza di tutto l’apparato della sicurezza e, non ultime, le condizioni economiche degli operatori di polizia.
POLIZIA & ISTITUZIONI
19
REPORTAGE
La nostra analisi sugli abusi
minorili, dopo aver tracciato gli aspetti giuridici del fenomeno
ed aver cercato di offrire anche qualche dato sulla personalità del pedofilo e delle sue “causae agendi”, si chiude con la disamina degli effetti, spesso particolarmente dannosi,
che una violenza sessuale arreca ad un soggetto in fase di evoluzione psico-fisica.
Speriamo, quindi, con il nostro lavoro, di aver reso un’informazione ulteriore, riguardo ad un problema davvero delicato quanto drammaticamente e subdolamente reale, talvolta volutamente sottaciuto, convinti, come siamo, che la maggior conoscenza di una piaga sociale costituisca sempre una inderogabile prerogativa alla soluzione del problema stesso.
LE CONSEGUENZE PSICO-FISICHE
DELL’ABUSO > di ROMANO SALVATORE AMICO Segretario Nazionale UGL - Polizia di Stato
L’
abuso, in quanto condotta iperbolica e caratterizzata da atti che eludono la normalità di un qualunque rapporto sessuale, provoca nel minore conseguenze che variano con il variare dei parametri da considerare in ciascun singolo caso di violenza. Le risposte patologiche all’insulto sessuale dipenderanno, quindi, da fattori quali il grado della maturità fisica e psichica dell’abusato, la durata e/o la frequenza della violenza, il livello di conoscenza e/o parentela tra gli attori e, ancora, l’estrazione sociale di questi, il loro stato culturale, ecc… Gli effetti deleteri di relazioni sessuali in danno di minori non possono che ripercuotersi sulla sfera fisio-psichica del soggetto passivo. Una peculiarità, spesso comune alla variegata casistica di prepotenze su bambini, consiste nel riscontro della cosiddetta sindrome di adattamento. È questa la condizione secondo la quale il minore abusato sdoppia la sua personalità, manifestando
20
POLIZIA & ISTITUZIONI
contestualmente amore e odio per il suo violentatore; va da sè che entrambi i sentimenti coesistono conflittualmente e determinano spesso marcate crisi di individualità, con picchi di annullamento o esaltazione dell’Io. Quando la violenza viene perpetrata nell’ambiente familiare, il bambino si adatta ad una realtà che, pur nella sua tragica consistenza, non evita, ma addirittura difende, poiché altrimenti reciderebbe il cordone ombelicale che lo unisce a chi, paradossalmente, rappresenta per lui una certezza, anche se si tratta del suo aguzzino.
Talvolta, il piccolo si convince di meritare le violenze subìte, ed è questa una delle possibili visioni distorte della vita, alle quali alterazioni lo stesso va incontro. La sindrome di adattamento è propria più delle relazioni incestuose che di quelle operate da individui estranei alla vittima. L’adattamento, infatti, subentra in quanto un sentimento di attaccamento al genitore e/o al familiare esiste già di fondo ed è proprio a questo stato d’animo che, in competizione e coesistenza, si affianca quello dell’odio per l’ascendente abusante.
Quest’ultimo, poi, non si avvale di metodi di seduzione violenti, ma della convinzione, della persuasione portata avanti con promesse e regalie. È proprio l’assenza di violenza e il fascino esercitato dall’abusante che condizionano, inibendola, la capacità dell’abusato di ribellarsi o di denunciare l’accaduto. Situazione, questa, ulteriormente aggravata dai sensi di vergogna, di colpa, di paura, sempre più forti man mano che la vittima evolve nel suo stato psico-fisico. La vigente normativa in tema di reati sessuali non attribuisce, naturalmente a torto, alcuna importanza al potere di fascinazione e seduzione esercitato nei confronti dei bambini violentati. Ricerche effettuate portano alla conclusione che i soggetti abusati mostrano “estremo interesse per adulti di un sesso in particolare e insolito interesse per i genitali di altri adulti”; mimano,
inoltre, “atti sessuali con adulti, bambole o altri bambini” e appaiono predisposti all’esibizionismo e alla masturbazione in pubblico. Ancora, evidenziano repentini mutamenti d’umore o di comportamento, disturbi del sonno, enuresi, ansia di separazione, insicurezza, associati ad una precoce condotta sessuale ripetitiva con tendenza alla promiscuità.
Fino a 6 anni d’età, le vittime possono presentare i seguenti segni clinici: disturbi del sonno, disturbi della condotta alimentare, dolori addominali e cefalee, isolamento familiare e sociale, paure immotivate, aggressività contro coetanei ed adulti, crisi di rabbia e pianto, mutismo, comportamenti sessualizzati inadeguati all’età, masturbazione compulsiva. Superata la soglia dei 6 anni, alle sintomatologie sopra cennate possono aggiungersi: autolesionismo, sessualità promiscua, passività, immaturità, tentativi di suicidio, rifiuto di mostrarsi nudi anche per soli scopi medici. Tra i 12 e i 13 anni potrebbe insorgere una esasperata propensione alla violenza fisica, finalizzata, per esempio, alla risoluzione di conflitti genitoriali. Anche la depressione e l’ansia sono sintomi potenzialmente rilevabili nell’adolescente che ha assistito agli scontri violenti dei suoi genitori. Il complesso quadro sintomatologico fin qui evidenziato presuppone per chi lo accusa, anche in una soltanto delle sue manifestazioni cliniche, l’aver subìto un forte trauma psicologico. A chiarimento di tale ultimo concetto, si può genericamente ed a
specificamente definire trauma “un’esperienza di particolare gravità che compromette il senso di stabilità e continuità fisica o psichica di una persona”.
Gli effetti dell’abuso subìto in età evolutiva possono essere a breve ed a lungo termine. Il comportamento dei minori abusati può anche sfociare in condotte devianti, quali l’uso di sostanze stupefacenti e l’abuso di alcool. I maschi, inoltre, possono presentare un’aggressività ed una crudeltà abnorme; le femmine, di contro, manifestano il loro disagio con l’introversione caratteriale. Ben si comprende, in conclusione, come gli abusi sessuali, interferendo anche sull’autostima e sull’autonomia decisionale, danno vita a identità costruite sull’errore e sul paradosso, compromettendo, molte volte irreversibilmente, l’equilibrio di menti potenzialmente sane.
POLIZIA & ISTITUZIONI
21
GIURISPRUDENZA
QUALCHE AGGIORNAMENTO DI
DIRITTO PENALE > di FABRIZIO LOTTI
I
Segretario Nazionale UGL - Polizia di Stato
l testo sulla sicurezza del luglio 2009 estende l'aggravante di cui all'art, 416 del c.p. (reclusione da 5 a 15 anni per i promotori dell'associazione, e da 4 a 9 anni per i meri partecipanti) all'associazione per delinquere diretta al favoreggiamento dell'immigrazione clandestina aggravata, ai sensi dell'art. 12 comma 3 bis del testo unico sull'immigrazione. L'art. 12 comma 3, come novellato dal nuovo testo della sicurezza del luglio 2009, sanziona con la reclusione da 5 a 15 anni e con la multa di € 15.000 il compimento di atti diretti a procurare illegalmente l'ingresso nel territorio dello Stato, o in altro Stato del quale la persona non è cittadina, nonché chiunque promuova attraverso determinate condotte analiticamente descritte, il trasporto di stranieri nel territorio dello Stato, in violazione delle disposizioni dello stesso Testo unico dell'immigrazione. La formulazione della fattispecie è alquanto generica in quanto delinea una tipica ipotesi di reato a forma libera: vengono colpiti dalla sanzione tutti coloro che pongano in essere un'attività lato sensu riconducibile al concetto di aiuto. Anche le condotte immediatamente successive all'ingressoillegale, comprese quelle operazioni
22
POLIZIA & ISTITUZIONI
di fiancheggiamento e cooperazione con le attività direttamente ed indirettamente collegabili all'ingresso dei clandestini. A mio avviso sarebbe opportuno fare delle distinzioni sull'animus di coloro che prestano aiuto nella fase successiva dell'ingresso. E' noto come la criminalità organizzata tragga beneficio economico dallo status di clandestinità degli stranieri. Tante sono le ipotesi di cittadini stranieri ricattati dietro la minaccia di denuncia alle Autorità di Pubblica sicurezza nel caso di rifiuto di assoggettamento alle regole della criminalità stessa. Si pensi allo sfruttamento della prostituzione, al fenomeno del caporalato ed allo sfruttamento dei minori. Tutte realtà vive e ben assestate specialmente nelle regioni meridionali. Parlo del Sud perché in palese contraddizione a quello che è lo spirito della norma supra richiamata, le Autorità preposte al controllo ed alla
repressione dei fenomeni delittuosi descritti, con difficoltà riescono a contrastare l'operato dei Clan. E tutto ciò non sempre è riconducibile all'inadeguatezza del potere che lo Stato conferisce alle Forze dell'Ordine o alla mancanza di personale da destinare a tali controlli. Detto questo è paradossale che il termine di favoreggiamento possa essere applicato indifferentemente sia ai membri della criminalità organizzata come a quanti, spinti da fini caritatevoli e di buon senso, prestano aiuto agli stranieri clandestini. Non è certamente questa la sede per muovere delle critiche all'operato del Legislatore, sia esso Ordinario che Costituzionale, ma sono molteplici le disposizioni che lasciano adito a dubbi ed incertezze, e queste incertezze a volte colpiscono coloro che agiscono nella legalità anche se contrariamente a ciò che la legge dello Stato dispone in modo generico.
PUBBLICITAʼ ALCOOL TEST
GIUSTIZIA
IL PROCEDIMENTO DISCIPLINARE
POLIZIA DI STATO ED I SUOI SOGGETTI
NELLA
> di GIOVANNI BATTISTA PROSPERINI
Q
uando p a rliamo di procedimenti disciplinari nel mondo del lavoro, necessariamente si deve, in primis, inquadrare le parti in causa. Vi è quindi il lavoratore, il datore di lavoro e, in alcuni casi ulteriori figure, monocratiche o
24
POLIZIA & ISTITUZIONI
collegiali. Alcuni di questi soggetti hanno determinate potestà altri sono semplici espressioni di pareri o consulti. L’articolo 12 del D.P.R. 25 ottobre 1981, n. 737 (Sanzioni disciplinari per il personale dell’Amministrazione di pubblica sicurezza e regolamentazione dei relativi procedimenti), prevede che: “Ogni superiore é competente a rilevare le infrazioni...”, nel contempo l’articolo 10 del D.P.R. 28 ottobre 1985,
n. 782 (Ordinamento del personale della Polizia di Stato che espleta funzioni di polizia) precisa che: “Ogni superiore ha obbligo di seguire il comportamento del personale [...] al fine di rilevarne le infrazioni disciplinari.” Nello specifico, il Decreto del Presidente della Repubblica 737/81, individua il titolare dell’azione disciplinare, a prescindere del luogo ove il fatto sia avvenuto, sempre “nel dirigente dell’ufficio ove lo stesso
dipendente presti servizio.” Solo detto dirigente, avendo avuto cognizione dei fatti avvenuti, può quindi esprimere un giudizio di responsabilità, ma questo sempre rispettando i principi generali di cui all’articolo 13 del decreto stesso, e cioé circostanze aggravanti ed attenuanti, precedenti disciplinari e di servizio, carattere del trasgressore e quant’altro possa far emergere o meno un eventuale rimproverabilità disciplinare in capo al singolo. D’altro canto, la pratica, ha reso necessario considerare le particolari caratteristiche dei servizi resi dagli appartenenti alla Polizia di Stato che, spesso, si trovano a prestare la propria opera in sedi diverse da quella nella quale ha avuto inizio l’azione disciplinare, ovvero ad essere “accusati” disciplinarmente in luoghi diversi da quelli ove vi è “il dirigente dell’ufficio ove lo stesso dipendente presti servizio del servizio”, situazioni, queste che comportano difficoltà applicative sia per il rispetto del principio costituzionale del “giudice naturale”, come previsto dall’articolo 25 Cost. “nessuno può essere distolto dal giudice naturale precostituito per legge” sia del principio processualpenalistico del locus commissi delicti (in merito si richiama Roberto Sgalla Giuseppe Bella Gianluca M.Bella, Manuale di disciplina per il personale della Polizia di Stato, Laurus Robuffo, Roma, 2001). L’appartenente all’Amministrazione della pubblica sicurezza,
inoltre, può trovarsi sottoposto ad azione disciplinare e poi essere trasferito a diverso ufficio o sede di servizio (pensiamo anche alle “nuove” e particolari situazioni delle missioni di polizia internazionale o aggregazioni presso uffici esteri), nonché può essere sottoposto a procedimento disciplinare durante la frequenza di corsi d’istruzione o in seguito ad un suo proscioglimento-quiescenza. In merito necessità sempre tener presente che il potere disciplinare, pur essendo di carattere amministrativo, ha le caratteristiche proprie del procedimento contenzioso, da questo ne deve conseguire una competenza ben definita dell’organo chiamato a svolgere l’istruttoria e di quello decidente (principio del Giudice naturale) con la conseguenza dell’immutabilità di detti organi e dell’impossibilità di svolgere il procedimento in più sedi (principio della continuità del processo). Inizialmente in un’ottica di bilanciamento degli interessi nel rispetto dei principi generali si riteneva che la competenza disciplinare, per il dipendente che medio tempore si trovava in altro ufficio, permanesse sempre in capo all’Autorità che ha dato propulsione all’iter disciplinare (locus commissi delicti), ora è unanimemente riconosciuto il principio secondo cui, nonostante il soggetto responsabile si trovi al di fuori della propria sede di servizio il potere disciplinare rimane sempre in capo al dirigente dell’ufficio
presso il quale è in forza (vedasi V. TENORE-M. FRISCHIONI-V. SCAFFA, “Manuale sulla responsabilità e sul procedimento disciplinare nelle forze armate e di polizia” Laurus Robuffo 2010) Nel qual caso, successivamente ad una cessazione del rapporto con l’amministrazione d’appartenenza, si insaturi un procedimento disciplinare - come ad esempio a causa di un pensionamento- non vi sarà “materia del contendere”, se però questo ha avuto inizio prima del proscioglimento dovrà concludersi; dovrà anche sempre concludersi se l’esito del procedimento disciplinare potrebbe andare ad interessare gli eventuali rapporti giuridici/economici dell’amministrazione con il dipendente, come ad esempio una responsabilità per danni od una posizione di quiescenza da rivalutarsi nel caso di una sanzione disciplinare di sospensione od espulsiva come quella della destituzione. Una situazione particolare si realizza per i “frequentatori di corso presso un istituto d’istruzione”. In questo contesto, così come stabilito dal Decreto Ministeriale, del 9 marzo 1983, n. 16, la competenza è del Direttore dell’istituto, ma solo per i casi strettamente connessi all’attività formativa, addestrativa e della “vita” dell’istituto stesso, anche se, bisogna aggiungere, questa è la strada percorsa dalla dottrina ma non vi sono richiami giurisprudenziali in tal senso. Ulteriore deroga ai principi generali
GIUSTIZIA
deve essere fatta nel qual caso vi siano più dipendenti, appartenenti a diversi uffici, interessati all’azione disciplinare. In questa ipotesi, per evitare disparità di trattamento (principio di eguaglianza: tutti devono essere trattati allo stesso modo per casi uguali ed in maniera diversa per casi diversi, esplicitazione dell’art. 3. Cost) deve esere rispettato il criterio penalistico del “locus commissi delicti” del c.p.p. (Roberto Sgalla Giuseppe Bella Gianluca M.Bella, Manuale di disciplina per il personale della Polizia di Stato, Laurus Robuffo, Roma, 2001). Il procedimento disciplinare vede quindi configurarsi un soggetto passivo (incolpato) che s’identifica nell’appartenente ai ruoli dell’Amministrazione che si vede imputare mancanze disciplinari, ed un soggetto attivo, l’Amministrazione (figura dominante), nelle articolazioni previste dal procedimento disciplinare stesso. Mentre il primo è unicamente il singolo dipendente nella sua posizione di persona “incolpata”, lesa direttamente nei suoi interessi giuridico-economici (tenendo presente che le infrazioni disciplinari possono essere commesse in concorso) che subisce l’azione (nella prima fase), i soggetti attivi previsti dall’ordinamento positivo sono vari e si possono riassumere nelle figure del superiore gerarchico, del Capo dell’ufficio e Comandante di Reparto, nel Capo della Polizia- Direttore Generale della P. S. (nel passato il Ministro dell’Interno), del funzionario istruttore ovvero in soggetti attivi collegiali: Commissione Consultiva, Consiglio Provinciale di Disciplina e Consiglio Superiore di Disciplina. Da non dimenticarsi che nel procedimento disciplinare vi può essere anche la presenza di terzi citati come testimoni dei fatti, solitamente, ma non necessariamente, appartenenti all’amministrazione e di un difensore
26
POLIZIA & ISTITUZIONI
(per le fattispecie più gravi - superiori alla pena pecuniaria) scelto tra gli appartenenti all’amministrazione - diverso è il caso particolare in cui il procedimento disciplinare sia stato instaurato direttamente dall’Autorità Giudiziaria con la sua potestà specifica (si richiama in merito G.B. Prosperini, “La potesta’ disciplinare del Procuratore Generale della Repubblica sulla polizia giudiziaria” Solidarietà di Polizia, Inedit, Roma, 2004). Ulteriori soggetti nel procedimento disciplinare potrebbero essere, a pieno titolo, anche se difficilmente ciò avviene in concreto, le rappresentanze sindacali, le quali potrebbero essere chiamate a testimoniare - su fatti, eventi, consuetudini consolidatisi nell’ufficio - o altresì produrre documentazione e memorie. Si deve necessariamente, in merito, (ri)chiamare la legge 241/90 (trasparenza ed azione amministrativa) e la partecipazione degli interessati al procedimento instaurato da una P.A. Nulla vieta infatti un loro formale intervento (in un qual senso, anzi, doveroso viste le loro prerogative e scopi associativi) in un eventuale procedimento disciplinare che vede coinvolto un associato. Non si può omettere di segnalare alcune passate difficoltà interpretative per l’individuazione degli organi competenti all’esercizio
dell’azione disciplinare e questo a causa del dettato normativo spesso impreciso nelle definizioni. L’art. 3 DPR 737/81 prevede che la sanzione del richiamo scritto venga inflitta genericamente dal “capo ufficio o dai comandanti di reparto”, senza tener conto della variegata articolazione della struttura del Amministrazione della pubblica sicurezza. Una chiarificazione a ciò é giunta dai Decreti ministeriali del 16 marzo 1989, emanati in attuazione dell’articolo 31 della legge di riforma 1 aprile e degli uffici delle specialità potendosi cosi chiaramente individuare il “Capo ufficio” ma cosa più importante il titolare della potestà sanzionatoria. Da quanto sopra si capisce sicuramente la complessità del c.d. “diritto disciplinare” (così come giustamente definito da autorevole dottrina) e la molteplicità dei soggetti interessati nei vari ruoli. Sicuramente tutto ciò meriterebbe una revisione del sistema, con l’istituzione di “veri e propri” uffici indipendenti che, oltre che divenire centro di aggregazione per le esperienze vissute, garantirebbero un uniformità comportamentale fungendo d’ausilio a tutte le figure (anche difensive) che gravitano attorno alla “giustizia disciplinare” della Polizia di Stato.
EVENTI
GIOVANNI CENTRELLA foto di DAVIDE PROCACCINI
INAUGURA LA NUOVA SEDE DI UGL POLIZIA
Giovanni Centrella, Valter Mazzetti e alcuni segretari nazionali di UGL - Polizia di Stato
Il Segretario Generale dell’ UGL,
Giovanni Centrella, in visita nella nuova sede della Segreteria Generale di Viale Manzoni > a cura della REDAZIONE
I
l 19 dicembre il Segretario Generale Giovanni Centrella ha visitato la nuova sede della segreteria generale di UGL Polizia di Stato,ubicata in Viale Manzoni a Roma. Il taglio simbolico del nastro e l’intrattenimento cordiale del Segretario dell’UGL e della segreteria nazionale di UGL Polizia di Stato, evidenziano gli ottimi rapporti fra le varie anime federative dell’UGL che, oggi rappresentano la quarta federazione sindacale nazionale. La visita è stata una favorevole occasione per confrontarsi sulla difficile congiuntura socio-economica, soffermandosi in particolare sulle sfide che attendono tutto il mondo del lavoro e soprattutto i Comparti della
sicurezza, oltre all’attenzione particolare e la vicinanza della Confederazione nei confronti della Polizia di Stato. I sindacati, come sempre, dovranno mediare le difficili trasformazioni sociali che si stanno già manifestando a seguito di una crisi globale che in un certo senso ci costringe a rimettere in discussione e riscrivere, consolidate abitudini e regole. Il Segretario Generale Valter Mazzetti ha sottolineato che: “UGL Polizia di Stato, come sempre, ha dimostrato responsabilmente,attraverso una serie di iniziative di solidarietà, quanto il nostro sindacato sia particolarmente vicino ai lavoratori, alle categorie che, come la nostra, oggi sono costretti a farsi carico più di altre, dei pesanti sacrifici derivanti in parte dalla crisi, in parte dalla
miopia di una certa politica insensibile alle esigenze di alcune fasce sociali particolarmente esposte, come la nostra”. UGL Polizia Stato, rap-
presenta nel suo insieme, un valido punto di riferimento per tutti gli associati ai quali offre come sempre, attraverso dirigenti attenti e preparati, un importante sostegno, soprattutto per districarsi nei meandri di una burocrazia farraginosa e opprimente. La difesa dei diritti degli operatori della Polizia, rimane la nostra priorità assoluta è la missione del Sindacato in considerazione del fatto che, gli operatori della sicurezza, oggi più che mai, sono costretti a mitigare attraverso il loro delicato compito di tutela e sicurezza dell’ordine pubblico il crescente malcontento sociale.
POLIZIA & ISTITUZIONI
27
MEDICINA
L’UGL POLIZIA DI STATO IN PRIMA LINEA CONTRO LO
> di EMANUELE BRIGNOLI e MARIA ROSARIA ZUNNO
I
l Gruppo di Lavoro incaricato dal Capo della Polizia di individuare le procedure per la valutazione del rischio da stress lavoro-correlato nel personale della Polizia di Stato ha consegnato alle Organizzazioni Sindacali la versione finale dello strumento elaborato, con cui verranno assolte le procedure di rilevazione imposte dal decreto legislativo n.81/2008 e dei relativi decreti attuativi che introducono l’obbligo di valutazione dei rischi dello stress associato al lavoro. La Questura di Roma ha svolto un seminario informativo ai dipendenti della Polizia di Stato sulla “Gestione dello stress”.
L'UGL Polizia di Stato ha svolto presso le Questure di Bergamo e Como due seminari sulla “Prevenzione controllo dello stress e delle modalità di comunicazione negli operatori delle Forze dell'Ordine”. Pochi e semplici dati che fanno capire quanto la nostra Organizzazione Sindacale sia stata lungimirante nel capire l'importanza di un problema come quello dello stress nella nostra attività professionale e quanto fosse importante portare delle conoscenze scientifiche anche ai dipendenti della Polizia di Stato. Convergendo con la Dr.ssa ZUNNO Mariarosaria, Psicologa Clinica ed esperta in Psicologia dell'Emergenza, sulla tesi che la problematica dello stress fosse veramente importante per la
nostra attività si era deciso già dal 2009 di organizzare seminari su tale tematica che siamo riusciti a svolgere nel 2010 anche se con non poche difficoltà legate alla diffidenza dell'Amministrazione; è sotto gli occhi di tutti l'immobilismo della Direzione Centrale di Sanità che non si è mai mossa in maniera ufficiale per portare tale tematica all'attenzione del personale, tranne che per qualche articolo sulle riviste di Polizia. Solo quest'anno con la costituzione del gruppo di lavoro sullo stress da lavoro correlato e con alcuni corsi di aggiornamento al personale in servizio alla Questura di Roma la Polizia affronta in maniera ufficiale tale argomento. Ovviamente mi piace pensare al fatto che il merito di questo “rinato”
interesse dell'Amministrazione verso lo stress del personale dipendente sia dato dalla nostra attività formativa del 2010 e non dall'imposizione di legge dettate dal DLGS 81/2008 e, anche se ritengo che la strada sia ancora lunga, porre le basi per parlare, con il personale e con il sindacato, di questo importante tema è un primo passo per portare a soluzione tale annosa problematica. Svolgere un servizio come quello di Polizia significa andare incontro, quotidianamente, a eventi traumatici, o eventi critici professionali, come gli incidenti in volante, sparatorie, aggressioni subite durante il servizio (vedi manifestazioni). Se si volessero analizzare gli aspetti positivi e negativi dell’appartenere alle Forze dell’ordine, emerge che i POSITIVI sono: contatto con i cittadini, lavorare tra le persone, percezione di aiuto e utilità per la società, cooperazione tra colleghi, libertà/responsabilità, eccitamento/sfida, sicurezza posto di lavoro; mentre gli aspetti NEGATIVI: orario di lavoro inadeguato, biasimo pubblico (condanna pubblica delle FF.OO, stereotipi negativi, sfiducia e disapprovazione dei cittadini nei loro confronti), paga inadeguata, rapporti difficili con gli amministratori, politici e avvocati. Gli agenti della Polizia di Stato, così come tutti gli appartenenti alle Forze dell’Ordine, sono soggetti a stress, che si può suddividere in Stress Traumatico Secondario la risposta naturale comportamen-
tale ed emozionale che si verifica in seguito alla conoscenza di un evento traumatico accaduto a un altro significativo o lo stress dovuto all’aiuto o al tentativo di aiuto nei confronti di persone traumatizzate o sofferenti (un agente comunica la morte di una persona a un familiare ed empatizza con la perdita) o Disturbo Post Traumatico da Stress se si è esposti direttamente ad un evento (es. un agente assiste a una sparatoria in cui muore una persona). Per non parlare della cultura informale delle FF.OO. che scoraggia la libera espressione dei sentimenti. Mostrare distacco e
controllo nei confronti delle proprie emozioni è una componente importante dell’identità di un agente e costituisce anche un’aspettativa sociale molto diffusa nei loro confronti. I cittadini si aspettano che gli agenti delle FF.OO. si comportino in modo stereotipato, mostrandosi forti nei confronti di situazioni difficili e non mostrando i propri sentimenti. Le emozioni non sono solo fenomeni intrapsichici, ma costruzioni sociali. Il mondo sociale permette ciò che è definibile ed esprimibile attraverso le risorse culturali e linguistiche. Infine c’è la tendenza alla chiusura nei confronti
di professionisti della salute mentale e paura di ammettere problematiche psicologiche, paura di perdere distintivo e pistola, paura di essere considerati negativamente dai colleghi. È sicuramente impossibile calcolare il rischio dello Stress Lavoro - Correlato nelle Forze dell’Ordine in Italia, per via delle innumerevoli problematicità organizzative e sociali, ma ciò che si ritiene importante è l’INFORMAZIONE, perché questa genera CONOSCENZA e stimola alla PREVENZIONE. Nei due seminari svolti presso le questure di Como e di Bergamo l’informazione è stata rivolta a tutto il persona e senza distinzione di ruoli o di attività svolta. Con soddisfazione abbiamo potuto constatare quanto molti di loro hanno recepito e si sono ritrovati a dover riflettere sulla qualità del proprio lavoro e delle conseguenze sulla loro vita personale. Ciò che ci auspichiamo è la diffusione dell’informazione, a tutti i livelli lavorativi perché tutti sappiano, conoscano, riconoscano e prevengano ed è per questo motivo che unici nel panorama sindacale abbiamo proposto e attuato una serie di incontri di tal genere.
POLIZIA & ISTITUZIONI
29
PREVIDENZA
LA VERITÀ NON DETTA
SULLE
PENSIONI
> di CRISTIANO LEGGERI V. Presidente UGL - Polizia di Stato
L
a riforma delle pensioni del "Governo delle banche Monti", è una riforma non concertata, ma imposta, cosa che peraltro accade dal 2007, quando fu firmato nel luglio il protocollo che portò al superamento dello scalone per il meccanismo delle quote. L' innalzamento dell’età pensionabile penalizza principalmente le donne del settore privato per le quali in precedenza era prevista una equiparazione con gli uomini nel 2026 e non nel 2018. Per le pensioni di vecchiaia l'età sale immediatamente a 66 anni per gli uomini e a 62 anni per le donne;
30
POLIZIA & ISTITUZIONI
nel 2018, l’età pensionabile delle donne sarà pari a quella degli uomini (66 anni). Resta l’aggancio alla speranza di vita, per cui nel 2021 l’età pensionabile salirà a 67 anni. Per tutte le pensioni superiori ai 1400 euro è previsto il blocco dell'adeguamento all'inflazione per il 2012, mentre dl 2013 il blocco dell’adeguamento riguarderà le pensioni superiori a 936 euro. Con questa manovra cercano di convincerci che la riforma del sistema pensionistico - considerato un peso economico insopportabile da sostenere - è necessaria per garantire un’equità sociale e maggiori possibilità alle presenti e future generazioni. Niente di più falso! Il dato dal quale partire è quello che il sistema previdenziale italiano è strutturalmente in perfetto equilibrio attuariale,ossia,
dai dati ufficiali forniti dall'INPS, il saldo tra le entrate contributive e le prestazioni previdenziali al netto delle ritenute fiscali è positivo fin dal 1998, anche in conseguenza delle numerose riforme effettuate dal 1992 in poi, tutte con l'obiettivo di garantire la sostenibilità finanziaria del sistema. Il bilancio INPS nel 2011 approvato dal CIV (Consiglio di Indirizzo e Vigilanza) il 4 ottobre u.s. presenta un attivo di 7 mld e 300 mln di euro, con una previsione per il 2012 di un attivo di oltre 10 mld di euro! Occorre distinguere, quando si analizza il bilancio dell'INPS, tra prestazioni previdenziali pagate dai contributi di datori di lavoro e lavoratori (pensioni di anzianità e vecchiaia) e prestazioni assistenziali, che devono essere a carico della
fiscalità generale (pensioni sociali e di invalidità). E' il comparto assistenziale che ha necessità di interventi da parte dello Stato, mentre il comparto previdenziale è perfettamente a posto, è autosufficiente. Ovviamente dire che il sistema pensionistico italiano è in equilibrio strutturale e sostenibile in prospettiva, non significa che al suo interno non ci sia bisogno di aggiustamenti, ma ciò che sta facendo il Governo Monti va esattamente nella direzione opposta, quella cioè di penalizzare chi ha i conti in ordine, ovvero la previdenza. Dobbiamo anche sfatare alcuni luoghi comuni che ci descrivono deficitari nel sistema pensionistico rispetto agli altri Stati europei; in Italia dal 1992 le pensioni non sono più agganciate ai salari reali, ma, molto parzialmente
all’inflazione, mentre in Germania le pensioni sono ancora ancorate sia ai salari che all’inflazione; in Italia i prepensionamenti a seguito di crisi aziendali diventano spesa pensionistica, negli altri paesi europei sono considerati interventi di politica industriale, non contabilizzati nella spesa
pensionistica. In sintesi, la spesa previdenziale vera e propria in Italia è inferiore, in proporzione al PIL, a quella tedesca! La spesa pubblica non può essere sostenuta con i contributi previdenziali che devono essere destinati, per loro definizione, alla previdenza. E’ evidente che il sistema pensionistico viene utilizzato come capro espiatorio per mascherare il vero scopo del governo, quello cioè di rastrellare le risorse per destinarle al pagamento degli interessi sul debito pubblico (il grande inganno ai danni del popolo), provocato da quelle stesse lobbies bancarie mondiali che oggi dettano i tempi e le condizioni ai cittadini italiani! In tale preoccupante e desolante scenario, è bene precisare che il Comparto Sicurezza e Difesa rimane per ora escluso dai provvedimenti del governo Monti. Considerata la specificità della loro funzione, ai militari dei vari corpi e alle forze dell’ordine non si applicano le regole più restrittive previste dalla legge 247/2007 per i dipendenti pubblici e privati, esclusione ulteriormente rafforzata dalla norma sulla specificità del 2010. Esclusione che non dà certo ragioni di ottimismo viste le mistificazioni e generalizzazioni che sull’argomento previdenziale siamo costretti a subire.
POLIZIA & ISTITUZIONI
31
NEPOTISMO
LA MERITOCRAZIA,
ESISTE?
> di SERGIO DI FOLCO
I
l problema della “meritocrazia” è molto sentito negl’ultimi anni. Ogni giorno se ne parla in televisione, sui giornali, sul web e si afferma “ che se non si fa parte di alcune lobby si viene tagliati fuori da alcuni circuiti lavorativi, sociali ed economici.” Si parla spesso di meritocrazia e tutti, ognuno dal suo punto di vista, hanno qualcosa da dire in merito. Rimane comunque il fatto che in Italia il non merito è la costante e come un cancro si insinua nei vari ambiti e in ogni strato sociale, annullando di fatto il vero significato del termine meritocrazia, che sembra non trovare casa nella nostra società.
32
POLIZIA & ISTITUZIONI
La paternità del termine meritocrazia è da attribuire a Michael Young, che per primo lo usò nel 1958 nel suo libro The Rise of Meritocracy 1870-2033, tradotto in italiano nel 1962 dalle edizioni di Comunità di Adriano Olivetti. Il sociologo inglese fu un entusiasta paladino della “meritocrazia” ed anche un critico ironico capace di insinuare nel lettore una serie di dubbi sull'argomento. La meritocrazia prevede che, specie nelle cariche pubbliche i ruoli siano affidati con senso di responsabilità e appunto con criteri di merito, e non di appartenenza lobbistica, familiare, come il diffuso nepotismo (in senso allargato anche il clientelismo) oppure di casta economica (oligarchia). Contemporaneamente si parla anche di cambiare, ma non si attua mai questo cambiamento.
La meritocrazia è un concetto desueto e non applicato nella realtà italiana, soprattutto nella pubblica amministrazione, in particolare: la riforma del pubblico impiego, l’applicazione negli enti locali, la riflessione sull’applicabilità del merito per rendere più efficiente il servizio pubblico. -E' questa una delle novità contenute nel decreto legislativo 27 ottobre 2009, n. 150 che attua la legge 4 marzo 2009, n. 15, in materia di ottimizzazione della produttivita' del lavoro pubblico e di efficienza e trasparenza delle pubbliche amministrazioni. Il decreto prevede l’attivazione di un ciclo generale di gestione della performance, per consentire alle amministrazioni pubbliche di organizzare il proprio lavoro in un’ottica di miglioramento
della prestazione dei servizi resi e realizza il passaggio dalla cultura di mezzi a quella di risultati con l'obiettivo di produrre un tangibile miglioramento della performance delle amministrazioni pubbliche. Bisogna , quindi, attuare subito un processo di educazione che parta dalle scuole, dai giovani, dalle istituzioni, prima che sia troppo tardi, riguardante un argomento così importante e delicato. Un servizio pubblico di qualità ed equo è essenziale per restituire la fiducia ai citta-
dini e rompere il “circolo vizioso” che fa sì che i migliori non si impegnino nel sistema educativo e nell’economia. La necessità di ridurre deficit e debito pubblico oggi spinge solo verso la riduzione dei costi, una misura comprensibile, perché le opportunità di recuperare efficienza ci sono. Tuttavia i costi del nostro servizio pubblico non sono altissimi se paragonati con la media europea. A essere fuori dalla media sono la sua pessima qualità e la sua iniquità. Scuola, sanità, giustizia civile e penale sono lontane dall’eccellenza quasi ovunque in Italia, ma ciò che colpisce di più è l’enorme differenza della qualità del servizio ai cittadini, in particolare per la pessima qualità al Sud. La pressione sui costi spinge a concepire iniziative come “licenziare i fannulloni” per ridurre l’assenteismo,
ma per migliorare la qualità (e ridurre ancor più drasticamente i costi) sono necessari approcci innovativi per rinnovare la dirigenza dell’amministrazione pubblica, oggi priva di qualunque forma di meritocrazia. Peraltro, senza una classe dirigente eccellente, anche “licenziare i fannulloni” non è semplice. Tutto ciò non avverrà in un giorno, in un anno, ma con il tempo. Se non iniziamo oggi a risanare tutti i danni fatti in precedenza, domani sarà troppo tardi.
GIURISPRUDENZA
I PROCESSI SOMMARI:
IL PROCEDIMENTO DI
INGIUNZIONE > di AVV. SERGIO DELL’OLIO
S
i parla, costantemente, della farraginosità, lunghezza e inadeguatezza del rito civile. Si tratta di giudizi assolutamente congrui e reali, alla luce del tempo che intercorre tra l’instaurazione di un processo e la sentenza definitiva o la soddisfazione di un credito. Tale situazione, giustifica il ricorso sempre più frequentemente ai procedimenti speciali previsti dal codice di procedura civile (c.p.c.) e, in modo particolare a quello d’ingiunzione. Tale procedimento è assolutamente idoneo alla precostituzione, in tempi brevi, di un titolo esecutivo, soprattutto nel campo di determinate tipologie del credito, garantendo così uno strumento rapido ed efficace.
34
POLIZIA & ISTITUZIONI
Come tutti i procedimenti sommari, di cui al libro IV del c.p.c., la caratteristica principale è la sommarietà della cognizione nella fase iniziale dello stesso e l’equiparazione del decreto ingiuntivo a una sentenza passata in giudicato, in caso di mancata opposizione. In concreto, il creditore di una somma liquida di denaro o di una determinata quantità di cose fungibili, o di chi ha diritto alla consegna di una cosa mobile determinata, può chiedere al giudice competente, pronuncia d’ingiunzione di pagamento o di consegna se del diritto fatto valere si fornisce prova scritta. Tale rito è, inoltre, esteso ai crediti relativi agli onorari per prestazioni giudiziali o stragiudiziali o rimborso di spese fatte da avvocati cancellieri, o da chiunque altro ha prestato la sua opera in occasione di un processo, ovvero onorari, diritti o rimborsi spettanti ai notai a norma della loro legge professionale, oppure ad altri
esercenti una libera professione o arte, per la quale esiste una tariffa legalmente approvata. Sono considerate prove scritte, le polizze, le promesse unilaterali per scrittura privata, i telegrammi, gli estratti autentici delle scritture contabili, se bollate e vidimate nelle forme di legge e regolarmente tenute, nonché gli estratti autentici delle scritture contabili prescritte dalle leggi tributarie, quando siano tenute con l’osservanza delle norme stabilite per tali scritture. Nei casi di prestazioni professionali e quant’altro previsto dall’art. 633, nn. 1 e 2 c.p.c., la domanda deve essere accompagnata dalla parcella delle spese e prestazioni, munita della sottoscrizione del ricorrente e corredata dal parere della competente associazione professionale. Il parere non occorre se l’ammontare delle spese e delle prestazioni sia determinato in base a tariffe obbligatorie. Per l’ingiunzione è competente il Giudice di Pace o il Tribunale,
che sarebbe competente per la domanda proposta in via ordinaria, quindi vale il principio della competenza per materia e territorio. La domanda d’ingiunzione si propone con ricorso contenente, oltre i requisiti indicati nell’art. 125, l’indicazione delle prove che si producono, l’indicazione del procuratore del ricorrente oppure, quando è ammessa la costituzione di persona, la dichiarazione di residenza o l’elezione di domicilio nel comune dove ha sede il giudice adito, altrimenti, le notificazioni al ricorrente possono essere fatte presso la cancelleria. Il ricorso è depositato in cancelleria allegando i documenti in possesso. Quando la domanda riguarda la consegna di una determinata quantità di cose fungibili, il ricorrente deve dichiarare la somma di denaro che è disposto ad accettare in mancanza della prestazione in natura, a definitiva liberazione dell’altra parte. Il giudice se ritiene insufficientemente giustificata la domanda, invita il ricorrente, a provvedere all’integrazione della prova. Se esistono le condizioni e i requisiti previsti dalla legge, il giudice, con decreto motivato, ingiunge all’altra parte di pagare la somma o di consegnare la cosa o la quantità di cose chieste o invece di queste la somma di denaro, nel termine di quaranta giorni, con l’espresso avvertimento che nello stesso termine può essere fatta opposizione e che, in mancanza di opposizione, si procederà a esecuzione forzata.
Quando concorrono giusti motivi, il termine può essere ridotto fino a dieci giorni oppure aumentato fino a sessanta. Nel caso in cui il credito sia fondato su cambiale, assegno bancario, assegno circolare, certificato di liquidazione di borsa, o su atto ricevuto da notaio o da altro pubblico ufficiale autorizzato, il giudice, su istanza del ricorrente, ingiunge al debitore di pagare o consegnare senza dilazione, autorizzando in mancanza l’esecuzione provvisoria del decreto e fissando il termine ai soli effetti dell’opposizione. L’esecuzione provvisoria può essere concessa, anche se vi è pericolo di grave pregiudizio nel ritardo, ma il giudice può imporre al ricorrente una cauzione. Una volta emanato il provvedimento, il ricorso unitamente al decreto vanno notificati, dal ricorrente, con copia autentica, alla parte ingiunta nel termine di sessanta giorni dalla pronuncia, pena l’inefficacia del decreto. Una volta ricevuta l’ingiunzione, il soggetto ingiunto può proporre opposizione davanti all’ufficio giudiziario al quale appartiene il giudice che ha emesso il decreto, con atto di citazione notificato al ricorrente. Contemporaneamente l’ufficiale giudiziario deve notificare avviso dell’opposizione al cancelliere in modo tale che lo annoti sull’originale del decreto. In seguito all’opposizione il giudizio si svolge secondo le norme del procedimento ordinario davanti al giudice adito, con i termini di comparizione ridotti a metà. Quando il decreto è stato pronunciato per crediti dipendenti da rapporti individuali di lavoro, entro cinque giorni dalla notificazione l’atto di opposizione deve essere denunciato all’associazione sindacale legalmente riconosciuta alla quale appartiene l’opponente. Se non è
stata fatta opposizione nel termine stabilito, oppure l’opponente non si è costituito, il giudice, su istanza del ricorrente, dichiara esecutivo il decreto, in questo caso, l’opposizione non può essere più proposta ne proseguita, salvo che la parte non provi di non averne avuta tempestiva conoscenza per irregolarità della notificazione o per caso fortuito o forza maggiore. Nel caso di opposizione proposta nei termini, il giudice istruttore, su istanza dell’opponente, quando ricorrono gravi motivi, può, con ordinanza non impugnabile, sospendere l’esecuzione provvisoria del decreto. Inoltre, qualora nel giudizio di opposizione, le parti si conciliano, il giudice, con ordinanza non impugnabile, dichiara o conferma l’esecutorietà del decreto oppure riduce la somma o la quantità a quella stabilita dalle parti, pur restando, ferma la validità degli atti esecutivi compiuti e dell’ipoteca iscritta fino a concorrenza della somma o quantità ridotta. Della riduzione deve effettuarsi apposita annotazione nei registri immobiliari. Nell’ipotesi in cui l’opposizione è rigettata con sentenza passata in giudicato o provvisoriamente esecutiva, oppure è dichiarata con ordinanza l’estinzione del processo, il decreto, che non ne sia già munito, acquista efficacia esecutiva. Nel caso in cui l’opposizione trova accoglimento solo in parte, il titolo esecutivo è costituito esclusivamente dalla sentenza, ma gli atti di esecuzione già compiuti in base al decreto conservano i loro effetti nei limiti della somma o della quantità ridotta. Ai fini dell’esecuzione non occorre una nuova notificazione del decreto esecutivo, a patto che nel precetto sia menzionato il provvedimento che ha disposto l’esecutorietà e dell’apposizione della formula. Inoltre, i decreti dichiarati esecutivi e quelli rispetto ai quali è rigettata l’opposizione costituiscono titolo per l’iscrizione dell’ipoteca giudiziale.
POLIZIA & ISTITUZIONI
35
INTERVISTA
ALESSANDRO GRECO
Alessandro durante l’intervista
DA
“FURORE”
A
RTL
CON LA FEDE E LA FAMIGLIA COME COMPAGNE DI VITA > di GIUSJ SANTACATERINA
C DRO
he
ALESS A N GRECO
fosse un bell’uomo, non ci sono dubbi. Che fosse un professionista a 360° lo sapevamo tutti: abbiamo infatti avuto modo di vederlo impegnato prima in Tv, con programmi di successo come ‘Furore’, Uno mattina, Seven Show, e poi in radio su Rtl 102,5. Ma che fosse anche gentile, disponibile, sensibile e con una vita basata su valori
36
POLIZIA & ISTITUZIONI
saldi e su una fede forte in Dio, l’abbiamo scoperto solo dopo aver scambiato quattro chiacchiere sotto al sole cocente d’agosto. In una calda mattina estiva, abbiamo incontrato Alessandro a Reggio Calabria, nella postazione mobile di Rtl 102, 5, radio tra le più seguite dagli italiani grazie anche alla simpatia e professionalità dei suoi conduttori. Tra questi, per l’appunto, Alessandro Greco, impegnato nella conduzione di No Problem - Viva l'Italia, affiancato dal collega Charlie Gnocchi. Non potevamo lasciarci sfuggire un personaggio
come lui, perciò abbiamo atteso la fine del programma e abbiamo seguito il conduttore in un bar allestito sulla spiaggia reggina dove è iniziata la nostra intervista.
Alessandro nello studio di “Furore”
Un personaggio variegato, poliedrico, completo. Dalle imitazioni, al canto, alla conduzione in tv e in radio. Ma qual è il ruolo che preferisci?
“Il mio ruolo è condurre. In una seconda fase sono arrivato alla radio, ma comunque non importa il contesto. L’importante è condurre sempre con energia e voglia di regalarla al pubblico. Ho superato i vent’anni di carriera e posso affermare che una cosa che non tralascerò mai sarà mettere quest’energia per far star bene la gente”. Spesso ci sono momenti in cui le cose sembrano non andare per il verso giusto. Tra gli alti e bassi della vita, ti ha mai sfiorato l’idea di aver sbagliato lavoro?
“Gli alti e bassi nel lavoro fanno appunto parte, come dicevi tu, degli alti e bassi che fanno parte della nostra vita. Il Signore mi ha fatto nascere con questa predisposizione, un dono di natura che ho considerato prima come un hobby e trasformato poi in mestiere per cui invece di scoraggiarmi ho pensato di migliorarmi.”
Alessandro Greco e Beatrice Bocci
mato a lavorare in radio, non avrei mai pensato che da 2 ore iniziali di programma mi sarei ritrovato a condurre per tutto il weekend. Oggi conduco insieme a Charlie Gnocchi, compagno ideale, amico nella vita e al microfono. Penso che essere ancora in radio e con più ore di conduzione sia frutto del merito e dell’impegno che ho messo. Ogni settore ha regole e meccanismi perciò se le porte si aprono bisogna poi darsi da fare. Prima hai parlato di ‘dono del Signore’, credi in Dio?
Molto. Sono cattolico cristiano praticante. Mi affido completamente all’amore immenso di Nostro Signore, della Mammina Celeste e dello Spirito Santo. La fede è
un aspetto significativo della mia vita e della mia famiglia. Cerco di affidarmi e donare la mia esistenza a Dio. Ed un augurio che voglio fare a tutti è quello di bruciarsi con il fuoco della fede. A proposito di famiglia, riesci a conciliare lavoro e vita privata?
Certamente. Basta dare il massimo in ogni settore e cercare di essere all’altezza come lavoratore, come marito, come padre. Vuoi aggiungere qualcosa per gli amici di Polizia ed Istituzioni?
Li stimo tutti. Ma in particolare sono orgoglioso di aver prestato servizio nell’esercito e come carabiniere ausiliario nel 1992.
Cosa vuol dire lavorare in Radio per un professionista nato in Tv?
L’esperienza in radio mi ha aiutato ad innamorarmi di nuovo del mio lavoro. La radio è un settore valido, con professionisti, meritocratico e di conseguenza referenziale. Quando il presidente Suraci (n.d.r Lorenzo Suraci, presidente Rtl 102,5) mi ha chia-
POLIZIA & ISTITUZIONI
37
EDITORIALE
NON POSSIAMO PIÙ ASPETTARE,
SERVE UN ATTO DI
CORAGGIO
> di FERNANDO CORDELLA Coordinatore Nazionale UGL - Vigili del Fuoco
C
ome più volte ribadito già da diverso tempo da questa O.S., UGL Vigili del Fuoco, è arrivato il momento che da parte delle istituzioni ci sia un atto di coraggio che permetta al Corpo Nazionale di superare le grosse criticità che colpiscono la categoria già da diversi anni.
38
POLIZIA & ISTITUZIONI
Una delle argomentazioni più gettonate di questi ultimi giorni, è quella del superamento dell’attuale dicotomia istituzionale tra Dipartimento Protezione Civile e Dipartimento dei Vigili del Fuoco, Soccorso Pubblico e Difesa Civile. Diversi sostengono che la competenza in materia di protezione civile in particolare quelle operative debbano passare al Ministero dell’Interno. Sembrerebbe che questa azione risolva in modo definitivo tutti i problemi della categoria, ma la nostra organizzazione è convinta che prima di prendere
nuove strade c’è bisogno di un nuovo progetto, che affronti il sistema del soccorso pubblico con i vari attori in una precisa collocazione all’interno del Ministero dell’Interno. Gestire la complessità dell’emergenza non è una azione facile, bisogna aver una visione completa del soccorso che parta dall’assetto del territorio fino ad arrivare alla gestione delle emergenze, in sintonia con tutti enti che fanno parte del sistema. Da diversi anni diciamo che sono troppi gli enti, che si occupano di emergenza, ed è
per questo che serve una razionalizzazione delle risorse che permetta ai pochi enti preposti di affrontare le varie emergenze con sicurezza. La strada intrapresa dall’attuale governo non sembra essere quella giusta, è di pochi giorni infatti la rinnovata commissione grandi rischi, Commissione Nazionale per la previsione e la prevenzione dei grandi rischi, la struttura di collegamento tra il sistema di protezione civile e la comunità scientifica. Lo ha reso noto, in questi giorni, il Dipartimento della Protezione civile, ricordando che gia' lo scorso ottobre, sempre con decreto presidenziale, pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale del 31/12/2011, si era provveduto alla riorganizzazione della ''Grandi Rischi'', articolandola in cinque settori inerenti le singole
categorie di rischio che interessano il nostro Paese: sismico; vulcanico; meteo-idrologico; idraulico e di frana; chimico, nucleare, industriale e trasporti; ambientale e incendi boschivi. Come possiamo notare, i settori sono tutti consoni alle attività del Corpo Nazionale almeno nella fase di emergenza, ma nella rosa dei nomi, non ci sono i Vigili del Fuoco, possiamo capire l’esclusione per i settori vulcanico, meteo - idrogeologico, idraulico e di frana, ma non riusciamo a comprendere perché nel settore nucleare, industriale non ci sia una personalità riconducibile ai Vigili del Fuoco. Già dalla sua istituzione, nel lontano 1941 il Corpo Nazionale era l’unico ente che si occupava di tutti gli eventi che mettevano in crisi la nazione col passare del tempo le sue
competenze si sono sempre affievolite. In tutti le emergenze viene elogiato lo spirito dei Vigili del Fuoco, ma quando ci ritroviamo nelle parte preventiva i Vigili del Fuoco come sempre non sono presi in considerazione. Quindi invitiamo l’attuale esecutivo ad un cambio di marcia, perché è arrivato il momento di affrontare la problematica del soccorso con un atto di coraggio, come UGL Vigili del Fuoco proponiamo di trasformare la principale componente fondamentale del sistema nazionale di protezione civile, in un organismo che possa dire la sua sia nella fasi di previsione,prevenzione ed emergenza perché non possiamo più assistere inermi alle varie tragedie che ciclicamente interessano il nostro territorio.
POLIZIA & ISTITUZIONI
39
STORIA
UN PÒ DI STORIA DEI
VIGILI DEL FUOCO
C
on il Regio Decreto Legge 10 ottobre 1935 si istituisce il Corpo dei Pompieri, infatti il titolo della legge è “Organizzazione provinciale e coordinazione nazionale dei servizi pompieristici”.
All’art. 1 era scritto “è istituito e posto alla diretta dipendenza del Ministero dell’interno il Corpo pompieri per la prevenzione ed estinzione e per soccorsi tecnici in genere”. Sempre all’art.1 “I servizi del Corpo hanno organizzazione provinciale, con comando nel capoluogo delle Provincie e distaccamenti nei centri più importanti, vengono effettuati mediante contributo obbligatorio di tutti i Comuni della Provincia”. Interessante era l’art. 8 “Il comandante della squadra di soccorso sul posto dell’incendio applica tutte le misure per i provvedimenti necessari alla attuazione dell’estinzione dell’incendio. I comandanti delle Forze armate e di Polizia eventualmente intervenuti sul luogo dell’incendio per mantenere
40
POLIZIA & ISTITUZIONI
l’ordine pubblico, devono agire in conformità delle disposizioni di carattere tecnico date dallo stesso comandante” Dopo qualche anno viene varato il Regio decreto Legge n.1021 che fa cadere la denominazione “Corpo dei Pompieri” e adotta quella di “Vigili del Fuoco” L’art. 1 recita “Nel R.decretolegge 1935, n. 2472, ed in ogni altro Provvedimento, che vi abbia attinenza, alla parola
“pompieri” si intendono sostituite le altre “Vigili del Fuoco”. Però grazie all’intervento del prefetto Alberto Giobini che con Regio decreto legge del 27 Febbraio 1939 n.333, convertito poi in Legge 1570 del 27 dicembre 1941 istituisce il Corpo Nazionale dei Vigili del Fuoco. L’art.1 recita “E’ istituito e posto alla diretta dipendenza del ministro dell’interno il corpo
nazionale dei vigili del fuoco, il quale è chiamato a tutelare l’incolumità delle persone e la salvezza delle cose, mediante la prevenzione e l’estinzione degli incendi e l’apporto di soccorsi tecnici in genere, anche ai fini della protezione antiaerea”. All’art. 29 ai fini della preparazione tecnica del personale permanente sono istituite: a) una scuola centrale di applicazione per gli allievi ufficiali; b) una scuola centrale di istruzione per gli allievi vigili, presso la quale saranno tenuti annualmente anche i corsi di istruzione per gli allievi sottoufficiali. Ed è proprio in quegli anni la costruzione del complesso
architettonico ora rinnovato delle Scuole Centrali dei Servizi Anticendi a Capanelle, cosi descritto nel libro Le Scuole Centrali dei Servizi Antincendi Roma – 1943 ANNO XXI “desta subito meraviglia ed ammirazione per l’imponenza degli edifici e per il suo assieme ritmico, degno delle più belle tradizioni artistiche italiane. Queste Scuole rappresentano, nel loro campo, una superba realizzazione, sia per l’ordine funzionale con cui sono state concepite, sia per l’organiz-
zazione raggiunta, nonostante gli innumerevoli e disparati elementi di cui dovevano necessariamente essere composte, per corrispondere all’importanza del loro scopo. Sorte per volontà del Duce, sono destinate all’addestramento tecnico, militare e sportivo degli ufficiali e gregari dei vigili del fuoco, i quali trovano in esse la possibilità di una educazione scientificamente conformata alle più disparate esigenze dei compiti sempre più complessi tanto in pace che in guerra”.
Vecchio Disegno del Centro Sportivo (fonte: La Storia del Corpo Nazionale Vvf)
POLIZIA & ISTITUZIONI
41
PREVENZIONE
LA GESTIONE DEL
TERRITORIO E LA
PREVENZIONE DAI RISCHI > di STEFANO MARSELLA Presidente del Sindacato Nazionale Direttivi e Dirigente UGL Vigili del Fuoco
L
a stagione autunnale ha portato in Italia anche nel 2011 eventi naturali catastrofici, con morti e distruzione di centri abitati. Normalmente, in questi casi molti additano genericamente come causa principale di questi drammi una scarsa attenzione alla gestione del territorio. Non sono molti, invece, a richiamare l'attenzione sul fatto, più specifico, che i fenomeni che si verificano interessano di solito aree propense ad essere sommerse dalle piene, alle frane o agli altri fenomeni naturali che generano le emergenze. In alcuni casi, l'unica misura da attuare sarebbe stata quella di non edificare o non realizzare infrastrutture la cui distru-
42
POLIZIA & ISTITUZIONI
zione comporta il blocco delle attività vitali per una collettività. Purtroppo, però, la gestione del territorio sembra accomunare la realtà nazionale in modo molto più omogeneo di quanto non si creda. Le inondazioni che hanno
messo in crisi migliaia di piccoli imprenditori in Veneto nel 2010, l'esondazione violenta dei torrenti in Liguria, Toscana e Sicilia del 2011, mettono in luce un problema reale, e cioè la difficoltà di far rispettare i limiti naturali che il nostro
fragile territorio impone quando si tratta di edificare. Un problema non molto diverso è quello che riguarda i rischi industriali e, in particolare, la coesistenza di attività a rischio di incidente rilevante con la vita delle comunità locali. Anche in questo caso, i vincoli che le industrie pongono al territorio circostante vengono progressivamente dimenticati, fino a quando un incidente o un controllo legato a qualche evento non portano alla luce il rischio al quale sono esposti i cittadini che sono andati a vivere nei pressi di questi insediamenti. Ragionamenti non molto diversi possono essere sviluppati per gli incendi boschivi quando minacciano abitati e insediamenti produttivi.
Come migliorare questo stato di cose? Al momento, la gestione del territorio è una competenza degli enti locali che, però, non sembrano essere sempre stati in grado di coniugare le esigenze e le aspirazioni delle comunità con la dovuta attenzione alla prevenzione degli eventi catastrofici. Fino a pochi anni fa, alle catastrofi veniva posto rimedio con l'erogazione di notevoli quantità di fondi pubblici. Recentemente, invece, si è aperto il dibattito su come reperire i fondi per la ricostruzione, essendo ormai chiaro a tutti che l'erario non si può più permettere di intervenire come prima. Accanto alle imposte regionali di scopo (già attuate ad esempio in Umbria), una
possibile risposta sarà l'assicurazione obbligatoria, ma è evidente che le compagnie assicuratrici non potranno fissare degli oneri uniformi sul territorio nazionale, dato che il rischio sismico, idrogeologico e vulcanico è molto diverso tra le aree. E' quindi probabile che i costi che i cittadini saranno chiamati a sostenere preventivamente saranno legati alla correttezza con cui le amministrazioni locali delle singole aree hanno saputo gestire l'edilizia e l'urbanistica. Viceversa, se si arriverà a imporre oneri uniformi sul territorio, si finirà con il far pagare a chi è stato più attento le colpe delle amministrazioni locali meno responsabili. In questo quadro, un intervento di controllo sull'operato degli enti locali nella materia "gestione del territorio - prevenzione dai rischi" potrebbe garantire almeno per il futuro una maggiore equità del livello di sicurezza dei cittadini sul territorio nazionale e, cioè, far fare un passo avanti nel rispetto del dettato costituzionale, oltre che un salto in avanti per l'efficienza del sistema paese.
POLIZIA & ISTITUZIONI
43
SICUREZZA
SICUREZZA SULLE COSTRUZIONI.
IL RITORNO DEL FASCICOLO DEL
FABBRICATO
> a cura dell’ Ufficio Stampa
E’
stato approvato dalla giunta della Regione Puglia nella seduta del 29 dicembre il disegno di legge proposto dall’assessore ai Lavori pubblici Fabiano Amati riguardante “Disposizioni in materia di prevenzione del rischio e sicurezza delle costru-
44
POLIZIA & ISTITUZIONI
zioni, - Istituzione del fascicolo di fabbricato”. Il provvedimento muove dalla rilevazione dello stato di incuria in cui versano molti edifici, realtà drammaticamente emersa con la tragedia di Barletta, dove il quattro ottobre scorso quattro donne lavoratrici e una ragazza, hanno perso la vita nel crollo di una palazzina.
“Non posso negare” - ha dichiarato Amati - “che l’accelerazione del procedimento preparatorio della proposta è stata generata dall’indignazione che direttamente ho avvertito durante le attività di soccorso compiute a Barletta lo scorso ottobre: per cui mi permetto di dedicare il lavoro compiuto alle cinque vittime dell’umana negligenza, imperizia ed imprudenza.”
Obiettivo di questa legge è mirare alla conoscenza dello stato conservativo del patrimonio edilizio sia pubblico che privato e di instaurare un efficiente strumento di controllo sulle nuove costruzioni. In sintesi ecco quanto previsto dal disegno di legge. Per tutti gli edifici di nuova costruzione, sia pubblici che privati, è istituito il fascicolo di fabbricato. Il documento dovrà contenere “tutte le informazioni riguardanti la situazione progettuale, urbanistica, edilizia, catastale, strutturale, impiantistica, nonché i dati dei relativi atti autorizzativi”. Il fascicolo dovrà essere aggiornato in occasione di ogni lavoro o di modifica significativa dello stato di fatto o della destinazione d’uso dell’intero fabbricato, o di parte di esso, anche nel caso di lavori eseguiti da enti erogatori di servizi pubblici quali luce, acqua, gas e telefono. In assenza di modifiche o lavori all’edificio il documento dovrà comunque essere aggiornato ogni dieci anni. Adempimenti meno gravosi sono previsti per gli edifici già esistenti per i proprietari dei quali vige l’obbligo di redigere
una “Scheda informativa” che riporti le seguenti informazioni: anno di costruzione, referto tecnico di verifica della condizione statica attuale, certificato di abitabilità, tipologia della struttura portante dell’edificio e degli orizzontamenti. Il documento dovrà essere presentato entro sei mesi dall’entrata in vigore della legge e aggiornato con le stesse modalità previste per il fascicolo di fabbricato di cui sopra. Per quanto riguarda l’edilizia pubblica gli adempimenti a carico delle amministrazioni prevedono, oltre alla redazione del fascicolo di fabbricato per ogni nuova costruzione, che i comuni, entro sei mesi dall’entrata in vigore della legge, raggruppino i fabbricati esistenti per probabile livello di rischio attuale. La valutazione dovrà tenere conto, oltre che dei dati sugli edifici, delle caratteristiche geotecniche e idrogeologiche del territorio sulla cui base il Comune dovrà stabilire un cronoprogramma per la verifica statica obbligatoria degli edifici a maggiore rischio.
Altro onere spettante alle amministrazioni pubbliche riguarda la rilevazione dello stato conservativo di tutti gli edifici pubblici o privati destinati a uso pubblico per i quali è fatto obbligo di redigere una scheda di rilevamento completa e regolarmente aggiornata. Massima severità è prevista in caso di interventi di sopraelevazione o aggregazione sia per gli edifici privati, che pubblici che privati ad uso pubblico: all’occorrenza sarà necessario produrre un progetto di messa in sicurezza delle unità strutturali sottostanti adiacenti anche se pertinenti ad al altre proprietà. In quanto legge prescrittiva la norma prevede un sistema sanzionatorio in virtù del quale potranno essere comminate sanzioni che vanno dai 5000 ai 50.000 euro e la contestuale sospensione dell’agibilità per gli edifici che non sono stati sottoposti a verifica. Inoltre sarà disposta immediata demolizione, con oneri a carico del proprietario, per quegli edifici abusivi non oggetto di condono che siano risultati in situazione di rischio.
45
NOTIZIE
FAQ SUL SITO VV.F. I
l sito del Corpo Nazionale dei Vigili del Fuoco si arricchisce di due nuove sezioni dedicate al nuovo regolamento di prevenzione incendi: FAQ e Forum. Con l’implementazione di questi servizi il dipartimento dei Vigili del fuoco intende fare fronte all’aumento di richieste di informazioni e chiarimenti suscitati dall’entrata in vigore dal D.P.R. 151/2011 “Regolamento recante semplificazione della disciplina dei procedimenti relativi alla prevenzione degli incendi, a norma dell’articolo 49, comma 4-quater, del decreto-legge 31 maggio 2010, n. 78, convertito, con modificazioni, dalla legge 30 luglio 2010, n. 122” che ha apportato notevoli modifiche alla normativa antincendi. Il servizio nasce pertanto per facilitare l’applicazione della nuova norma e fornire un supporto
46
interpretativo per le questioni particolarmente complesse. Due nuove sezioni per due servizi, desinati a tecnici e Vigili del fuoco stessi, e con particolare riferimento alle FAQ utilissime anche per l’informazione di datori di lavoro, lavoratori, cittadini.
La sezione FAQ è aperta al contributo di tecnici sia interni che esterni alle amministrazioni e ospiterà le risposte ai quesiti che in maniera ricorrente pervengono al Corpo dei VV.F. da parte dei tecnici che si occupano di prevenzione antincendi. La sezione può essere consultata per categoria o per parole chiave. Se la ricerca non ha portato all’informazione necessaria è infine possibile inviare il proprio specifico quesito. Il Forum è riservato agli utenti di intranet del dipartimento e rappresenta un luogo di confronto e dibattito tra direzioni regionali e comandi provinciali, che potranno qui scambiare esperienze e analisi delle novità introdotte dal nuovo regolamento di prevenzione incendi.
SICUREZZA
PREVENZIONE
INCENDI
> a cura dell’ UFFICIO STAMPA
N
egli ultimi giorni dell’anno appena finito sono stati prorogati alcuni termini di scadenza legati ad adeguamenti di sicurezza antincendio. In particolare: sulla G.U. n. 299 del 24/12 è stato pubblicato il decreto del Ministero dell’Interno 6 dicembre 2011 – Modifica al decreto 3 novembre 2004 concernente l’installazione e la manutenzione dei dispositivi per l’apertura delle porte installate lungo le vie di esodo, relativamente alla sicurezza in caso d’incendio. sulla G.U. n. 302 del 29/12 è stato pubblicato il decreto legge 29 dicembre 2011,
48
POLIZIA & ISTITUZIONI
n. 216 - Proroga di termini previsti da disposizioni legislative, che stabilisce all’art. 15 particolari modalità di proroga dei termini per l’adeguamento delle strutture ricettive esistenti al D.M. 9/4/1994. Il primo è il decreto che proroga il termine ultimo per la sostituzione di porte antincendio di due anni. La norma aggiornata quanto disposto in materia di maniglioni antipanico nel precedente decreto 3 novembre 2004 e di armonizzarlo a quanto sancito nel decreto del presidente della Repubblica n. 151 del 1° agosto 2011”; decreto che proroga il termine ultimo per la sostituzione di porte antincendio di due anni.
La presente norma aggiorna quanto disposto in materia di maniglioni antipanico nel precedente decreto 3 novembre 2004 e di armonizzarlo a quanto sancito nel decreto del presidente della Repubblica n. 151 del 1° agosto 2011“Regolamento recante semplificazione della disciplina dei procedimenti relativi alla prevenzione degli incendi, a norma dell’articolo 49, comma 4-quater, del decreto-legge 31 maggio 2010, n. 78, convertito, con modificazioni, dalla legge 30 luglio 2010, n. 122”. Il Ministro, considerata la necessità “di un approfondimento tecnico in ordine al mantenimento delle prestazioni di
resistenza al fuoco delle porte medesime” e “Tenuto conto dello sviluppo della regola dell’arte nel settore della manutenzione dei predetti dispositivi e delle porte lungo le vie di esodo, in ordine alla quale è prevista l’emanazione della specifica norma UNI” ha ritenuto necessario “differire il termine per la sostituzione dei dispositivi per l’apertura delle porte già installate lungo le vie di esodo, previsto dall’art. 5 del decreto del Ministro dell’interno 3 novembre 2004” e, sentito il parere del Comitato centrale tecnico scientifico per la prevenzione incendi, ha stabilito che il differimento del termine sia di ventiquattro mesi. Il ministro decreta pertanto che i termini di sostituzione dei dispositivi per l’apertura delle porte installate lungo le vie di esodo non sia più sei bensì otto anni, fatto salvo il fatto che restano invariati “i casi per cui è prevista la sostituzione dei dispositivi di apertura manuale delle porte installate lungo le vie di esodo e l’obbligo di garantire il mantenimento della loro funziona-
lità originale, di cui al predetto art. 5, anche tramite asseverazione di tecnico abilitato”. Invece il secondo decreto rimanda al 31 dicembre 2012 è proroga per le disposizioni di prevenzione incendi delle strutture ricettive turistico-alberghiere con oltre venticinque posti letto, esistenti alla data del 11/5/1994 La motivazione dell’ennesima proroga nel settore alberghiero risiede nel fatto che il completo adeguamento di queste strutture ricettive, “se non sostenuto da mirati interventi, rischia di compromettere l’esercizio di numerose attività in un settore di assoluto rilievo per il Paese”, salvaguardando attività di impresa e relativo “indotto”, unitamente all’incolumità delle persone. Tuttavia il decreto contiene una novità: il governo ha considerato improponibile un’altra mera proroga, in virtù della procedura di infrazione per il non corretto recepimento della direttiva 89/391/CE, già avviata. Quindi la proroga verrà concessa solamente a quelle strutture che abbiano già avviato e non completato gli adeguamenti e siano state ammesse,
previa domanda, al piano straordinario biennale di adeguamento antincendio approvato con decreto del Ministro dell’interno, da adottarsi entro sessanta giorni dall’entrata in vigore del “Mille Proroghe”. Coloro che risulteranno inadempienti al 31 dicembre 2012, subiranno le sanzioni del DPR 151/2011, nuovo regolamento sulla prevenzione incendi: divieto di prosecuzione dell’attività e rimozione di eventuali effetti dannosi.
POLIZIA & ISTITUZIONI
49
LA NOSTRA PAGINA
ORGANO UFFICIALE
www.uglpoliziadistato.it
FEDCBA@?>@=?D<D;?E@:@9D8DF76@65:@?4@32D1DE/.A-94?D,+*=@9EBD)9:@?49EBD>BEE9D,('D&D;?E@:@9D>@D%696?2D$5?EBDB77BABD54?D76A5#B46?D>/@4+?A#9:@?4BD966?D9D7B47@"@E@::9ABD>9D54DE96?D@ED=@669>@4?D75EDA@7CB66?D>BEEBD4?A#96@$BD>@D>?#@4@?DC5""E@=?D BD>9EE/9E6A?D54?D76A5#B46?D>BED%@4>9=96?DCBADAB=E9#9ABD@D>@A@66@D>BEEBD!?44BDBD>B-E@D,?#@4@D>BEEBD ?A:BD>@D;?E@:@B2D organismo essenziale di presidio e di difesa del cittadino. %@9#?D =?4$@46@D = BD E9D #94=94:9D >@D @4+?A#9:@?4BD 7@9D 549D >BEEBD CA@4=@C9E@D =957B D @ED =@669>@4?D = BD 4?4D 792D 4?4D 7@D lamenta e non si arrabbia; i problemi rimangono circoscritti nelle sole zone interessate. â&#x20AC;&#x153;Polizia & Istituzioniâ&#x20AC;? grazie 9EE9D=?EE9"?A9:@?4BD>BEEBD!?44BDBD>B-E@D,?#@4@D>BEEBD ?A:BD>@D;?E@:@9D>BED ?#C9A6?D%@=5AB::9D>BEE/,('2DA@C?A6BA D9EE9D AB9E6 2D9++A?46BA DEBDCA?"EB#96@= BD=?4DE9D7B47@"@E@6 D>@D= @D792D>@D= @D=?4?7=BDBD>@D= @DA@7= @9DE9DCA?CA@9D$@69D9D7BA$@:@?D e a difesa del nostro patrimonio , garantendo unâ&#x20AC;&#x2122;informazione genuina, ormai cosĂŹ rara nel nostro Paese.
.) %%F.) F D , . F D '' D .' D!FD .) ) F D;, 'F F '9D=?4=B77@?49A@9D1DA@C?A6969D@4D9E6?D9D>B76A9D4BEE9DA@=B$569D>@DC9-9#B46?
. D !F D% ' D @9EBD 9ABEE@2D D D
D%B76?D%94D(@?$944@D F D D BE D D
D Dwww.workmedia.org ; . . F.)FD !F . F ' D;.'F D% A E D @9D 9C?D;BE?A?2D D D
D . D D BE D D D - www.promopolice.it %F , F 'F D !F F.)FD% A E D @9D 9>?AB2D D D @E94?D D BE D D
D D 9 D D D D 7@=5A@69E@9B>@:@?4@ =?#
VUOI FARE ABBONARE UN PARENTE O UN AMICO? COMPILA QUESTA SCHEDA Sottoscrivo lâ&#x20AC;&#x2122;abbonamento alla rivista â&#x20AC;&#x153;Polizia e Istituzioneâ&#x20AC;? compilando questa scheda Cognome ................................................................................................................... Nome .................................................................................................................................... Ragione Sociale ......................................................................................................................................................................................................................................................... Via ............................................................................................................................ N° ............... CAP............................. CittĂ ................................................................ (..........) Tel. .........................................................................e-mail ................................................................................................. Professione .................................................................
ATTENTI ALLE TRUFFE Per ulteriori informazioni, collegatevi al sito: www.workmedia.org e prendete visione del vademecum per evitare truffe o omonimie
SE VUOI RINUNCIARE ALLâ&#x20AC;&#x2122;ABBONAMENTO (LA CONCESSIONARIA TITOLARE DELLâ&#x20AC;&#x2122;ABBONAMENTO Ă&#x2C6; RIPORTATA IN ALTO A DESTRA SULLA RICEVUTA) La Signoria Vostra è pregata di compilare questo tagliando e spedirlo almeno a 90 giorni dalla naturale scadenza, allâ&#x20AC;&#x2122;inizio della concessionaria per la diffusione che trovate in ricevuta, nel caso vogliate rinunciare allâ&#x20AC;&#x2122;abbonamento â&#x20AC;&#x153;Polizia e Istituzioneâ&#x20AC;? per il prossimo anno. Nome ....................................................................................................................... Cognome ................................................................................................................................ Telefono (corrispondente al contratto) ................................................................... Ragione sociale (nome del titolare) .................................................................................... Numero di ricevuta ................................................................................................. Codice abbonato ................................................................................................................... Concessionaria di diffusione ..................................................................................................................................................................................................................................... Il mancato recapito del periodico, per un qualsiasi disservizio delle Poste, dovrĂ essere tempestivamente comunicato allâ&#x20AC;&#x2122;Editore, che si impegna a ricercarne le cause ed a provvedere in merito