Dimmi come scrivi e ti diro chi sei

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Dimmi COME (ti) SCRIVI e ti dirò CHI SEI Che differenza c'è tra l'invio di un sms all'innamorata ed una lettera d'amore? Apparentemente nulla - entrambi comunicano la stessa cosa -, di fatto tanto. Vuoi mettere lo sterile "TVB" col "caro amore mio"??? Allo stesso modo saper scrivere le parole giuste nel modo giusto rappresenta una modalità più efficace anche per trovare lavoro. Lo dico leggendo curriculum orrendi e profili su internet da vomito, ma anche belle presentazioni di se stessi che fanno venir la voglia di incontrare chi le scrive. Come nella seduzione, i contenuti sono importanti, ma anche le forme non sono da meno. Così come la donna bellissima, ma volgare, non interessa più di tanto il maschio, allo stesso modo ciò che comunichiamo male diventa un'arma verso noi stessi, nella vita come nel lavoro. Ecco quindi un piccolo vademecum per (tentare di) trovare lavoro.

Primo passo: occorre saper cercare le offerte di lavoro. Premesso che le fonti sono tante, occorre saperle selezionare. Internet in ciò aiuta, ma anche può ingannare: sovente per candidarsi bisogna registrarsi sugli appositi portali, per ricevere nel 99,9% dei casi, nessuna risposta, se non newsletter e proposte commerciali. La prima cosa da fare è comunque stabilire con se stessi cosa si cerca, di che tipo e dove. Se non siete disposti a trasferirvi, evitate di cercare o – peggio ancora!- di candidarvi fuori zona. Idem, se non corrispondete al profilo ricercato, evitate la frustrazione (vostra ed altrui) di non essere presi in considerazione. Consiglio altresì di sviluppare delle strategie di ricerca, cercando su internet servizi dedicati a certe categorie. Se per esempio si è idraulici e si cerca corrispondente occupazione, una visita ad un eventuale “club degli idraulici” è consigliata. Un consiglio fraterno: lasciate internet e tornate al vecchio passaparola: vicini, amici, ex colleghi, sono tutte persone che, se sanno della vostra ricerca, possono aiutarvi. Non abbandonate altresì la vecchia abitudine a sfogliare Gazzette Ufficiali e quotidiani: c’è ancora molto uso di quei canali.


Secondo passo: occorre saper leggere le offerte di lavoro. Vi ricordate il film di Benigni “Il mostro”? Il disoccupato Benigni prima si candida come manager di una ditta cinese e solo poi va a lezioni serali di cinese; ricordiamo con gaiezza la scena del colloquio di lavoro, tipica – appunto – di Benigni. Per evitare di fare quella fine, atteniamoci al testo dell’annuncio: se si ha quella qualifica proviamoci, altrimenti asteniamoci. A dire il vero in Italia gli annunci sono un pò “stitici”, anzi direi “lapidari”: quasi sempre si comunica la ricerca di un profilo senza comunicare alcunché. Come dire: “sai fare questo? Manda il curriculum e chi lo sa che succede”. La Gazzetta Ufficiale è emblematica: si comunica il solo profilo e la procedura di reclutamento, e nulla più. Tutto ciò per dire che in Italia si cercano “pezzi” e non “lavoratori”. Per evitare l’alienazione, quindi per dire per tempo “grazie, ma non mi interessa”, abbiate la pazienza di verificare il datore di lavoro. Se per esempio la ditta Pinco & Pallo cerca un manager, studiatevi bene il sito internet di Pinco & Pallo, cercate i suoi bilanci, cercate di capire - anche informandovi da referenti di zona - tutti gli elementi di solidità di quella ditta. Diffidate quindi di datori indefiniti o anonimi: se va bene sono incapaci, se va male vi possono pure proporre “cose strane”.

Terzo passo: curare l’autocandidatura.

Ricordiamo con piacere il detto popolare in base al quale “ se la montagna non va da Maometto, è Maometto che va dalla Montagna”. Io mi immaginerei quindi Maometto di fronte ad UNA montagna, non certo immerso tra mille cime dell’Himalaia. Ergo: non inviate in modalità random migliaia di curriculum a tutto il mondo, fatelo quindi in modo mirato. Questo – l’invio di massa tramite mail - è un vizio che hanno le giovani generazioni, abituate alla comunicazione telematica, ma spesso a digiuno di relazioni umane. La ricerca di lavoro non è come la pesca all’amo: più esche ci sono, più il pesce abbocca. A noi non deve e non può interessare il pesce in generale (il lavoro, basta che sia), ma “quel” pesce. Quindi orecchie aperte, contatti rodati e ricerca mirata del potenziale datore. Ne consegue che PRIMA di autocandidarsi è necessario STUDIARE l'entità a cui ci si propone. Se quindi ci interessa venir assunti da una certa ditta, è il caso che si strutturi bene una lettera di accompagnamento del nostro curriculum. Il suo obiettivo, ancor più importante perchè non ci ha chiesto nulla, è quello di solleticare la sua attenzione su di noi.

Quarto passo: scrivere bene il curriculum.

Questo atto è come farsi un autoscatto, una nostra fotografia con la quale ci presentiamo. Essa va curata nel dettaglio. Prima regola: non esiste un solo curriculum, ma più curriculum. Quindi sulla vostra persona fatevi un curriculum "complessivo", ma poi adattate lo stesso (tagliando pezzi e rivedendo la forma) al ricevente. Se per fare un esempio assurdo - io ho lavorato sia in Parrocchia, sia al Circolo Comunista, toglierò le prime esperienze candidandomi da Peppone e le seconde se cercherò lavoro da Don Camillo. Si tratta di strategia. La cura della lingua italiana è una raccomandazione superflua, eppure - in quest'epoca di sms in abbondanza e di libri da leggere ormai fuori moda - mi permetto di farla. Non sta male neanche metterci una foto, evitate però fotografie semi-oscene o semi-serie. Curate inoltre l'estetica del curriculum: caratteri grandi (ma non troppo), front appropriato, blocchi giustificati, grassetto ben dosato nei punti giusti. Sui contenuti: più che fare la "lista della spesa", spiegate meglio che cosa avete fatto: per ogni esperienza spiegate il ruolo svolto e cosa avete imparato.

Quinto passo: presentarsi bene su internet. Se da me si presentasse Paperino per essere assunto e se Paperino fosse uno sconosciuto, sarebbe grande la tentazione di cercare su un


motore di ricerca col nome "Paperino". Attenzione quindi a quando scriviamo a nostro nome su internet: quel che è scritto è letto da tutti, pure dal selezionatore di personale. Più che usare nickmane (quest'abitudine lasciamola agli adolescenti) sappiamo fare in modo che si abbia di noi una presentazione positiva. Facciamoci quindi un sito internet personale, in cui "venderci" in positivo. Anche curare i nostri "profili" ci aiuta: da LinkedIn alle "aree personali" presso i portali generalisti che erogano i servizi di posta elettronica, abbiamo diverse possibilità di descriverci. Sappiamolo fare, specialmente pensando ad un nostro ipotetico datore di lavoro.

Sesto passo: dichiarare le nostre competenze. Se noi "cerchiamo lavoro", al datore non interessa "dare lavoro". Dare e ricevere lavoro appartiene ad un passato in cui le opportunità erano tante ed i lavoratori un pò meno, per cui il "dare-avere" era, se non immediato, assai facile. Vi ricordate le assunzioni di massa della FIAT nel dopoguerra, in cui migliaia di contadini del sud arrivavano a Torino? O i concorsi di massa, sempre nel dopoguerra, in cui lo Stato assumeva migliaia di postini, uscieri, impiegati e soldati? Ecco, allora trovare lavoro era facile, perchè "facile" era il lavoro stesso: un contadino passava dal campo alla pressa, un bracciante passava dalla falce al fucile, il tutto con un addestramento veloce su mansioni spesso elementari. Oggi non è più così: i datori di lavoro non cercano più "pezzi", bensì "professionisti". La prima domanda che il datore di lavoro oggi si pone è questa: cosa sai fare? Ecco che il bagaglio di "cosa si sa fare" (gli inglesi lo chiamono skill-set, dove per set si intende l'armamentario, ovvero la "cassetta degli attrezzi") diventa importante per definirsi. A me datore di lavoro non interessa quanti anni Paperino ha lavorato, come ha lavorato, con chi ha lavorato: a me interessa solo COSA sa fare. L'esperienza si misura non in anni, ma in capacità acquisite: aver lavorato x anni e non saper far nulla è purtroppo una caratteristica diffusa nel nostro Paese. Consiglio quindi di allegare al curriculum un bilancio di competenze. Si tratta di uno scritto in cui sono elencate le costre capacità lavorative: lo redige l'Ufficio del lavoro gratuitamente, ma anche il "fai da te" non guasta.

Settimo passo: farsi aiutare. Se la ricerca di lavoro non produce effetto, più che cadere in depressione, forse è il caso di rivedere le proprie strategie. E' come nella seduzione: se io sono brutto sporco e cattivo e nessuna donna mi vuole, invece che suicidarmi è forse il caso di fare un corso sulla cura estetica. Sicuramente pulito, pettinato, elegante ed improfumato qualche cozza la troverò! Chiediamo quindi aiuto, anzi facciamo quest'operazione come un'occasione di miglioramento di noi stessi. Qualcuno che ci aiuti a saper cercare lavoro, a saper redarre un buon curriculum, a saper fare un'efficace lettera di presentazione, qualcuno che ci dica come comportarci nel colloquio di lavoro, qualcuno che ci accompagni a scoprire le nostre competenze personali, spesso nascoste e mai considerate come potenzialità lavorative.

Ugo Albano


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