NAPOLI sotto terra
Napoli è da sempre chiamata “la città del sole”, anche se parte di sé è perennemente all’ombra. Napoli, che per secoli è stata la capitale dell’Italia meridionale, non è solo la pizza ed il Vesuvio, piazza Plebiscito o il museo di Capodimonte: c’è una Napoli nascosta, poco conosciuta, che merita di essere visitata. Se si dice “Napoli nascosta” un motivo ci sarà pure: semplicemente non si vede, anche se esiste. Essa è invisibile perché è “sotto terra”. Da sempre conosciuta “in segreto” dai napoletani per ogni tipo di attività, lecita o illecita, solo ora, da pochi anni, la Napoli sotterranea è visitabile con guida anche dai turisti: basta sapere quando e dove entrare nel labirinto. Immaginate quindi Napoli, così com’è sviluppata in superfice: allo stesso modo è strutturata nel sottosuolo con cunicoli, passaggi e vere e proprie piazze. Ciò deriva dalla particolarissima conformazione geologica di questa città, vicina all’ancora attivo vulcano Vesuvio e costruita nei secoli negli strati di tufo depositati dalle eruzioni: un tufo leggero, friabile e stabile, ideale per essere scavato ed usato per le costruzioni. Ci pensarono i Greci, a partire dal 500 avanti Cristo, quando, fondata la Neapolis (cioè “città nuova”), scavarono nel sottosuolo sia per recuperare materiale da
costruzione, sia per creare cisterne per l’approvvigionamento idrico. Nel tempo, quindi, furono create tante cisterne sotterranee per conservare l’acqua, tutte collegate tra loro con cunicoli: nacque così il primo acquedotto napoletano. I romani successivamente continuarono l’opera, trovandola semplicemente geniale: si scavava sottoterra l’acquedotto e si usava il tufo estratto per costruirci le case sopra. E così progredì la crescita di Napoli fin al medioevo, senza che alcun materiale edilizio arrivasse in città: questo proveniva semplicemente dal sottosuolo, regalando ad ogni casa cantina e cisterna d’acqua. Ma la città continuava a crescere a dismisura, al che diversi decreti, tra il 1588 ed il 1615, al fine di limitare l’espansione di Napoli, vietarono l’arrivo di materiale da costruzione. Ed ecco che i napoletani, rispettosi delle leggi, pensarono bene di continuare a costruire estraendo tutti i mattoni dal tufo sottostante, perforando in profondità tutta la città: si svilupparono particolari tecniche di estrazione “verso il basso”, al fine di mantenere la stabilità strutturale per le case di superfice, mentre il “vuoto” veniva poi allagato per farci le riserve d’acqua: dalle case soprastanti si scavavano poi pozzi che sbucavano nelle cisterne sotterranee. Napoli si è abbeverata così fin quasi al 1900, quando -per motivi igienici (ci fu una grande epidemia di colera)- fu vietato l’uso di quest’acqua per usufruire del nuovo acquedotto (quello ancor oggi in funzione). Tutto il centro storico di Napoli è ancora oggi così: una città di tufo con mattoni ricavati dal sottosuolo. Dopo il divieto dell’uso dei pozzi i sotterranei restavano e continuavano ad essere “luoghi pubblici” ad uso di tutti. Tra quelli ufficiali si ricorda il sistema di rifugi antiaerei durante la seconda guerra mondiale: da un elenco del Ministero degli Interni del 1939 risultavano nel sottosuolo napoletano 436 rifugi con 616 ingressi ufficiali. Finita la guerra e distrutta la città, il sottosuolo di Napoli fu usato come una discarica per tutte le macerie e gli stessi pozzi, una volta usati per attingere l’acqua, divennero scarichi pubblici di materiali di ogni genere, condannando la Napoli sotterranea all’oblio. Usato anche dalla malavita, il labirinto sotterraneo servì per decenni non solo a nascondere la refurtiva, ma anche a molti delinquenti ad eclissarsi durante le azioni di polizia. Un labirinto in cui ancora oggi c’è di tutto, anche i morti: il “cimitero delle fontanelle”, con le migliaia di teschi ed ossa, merita sicuramente una visita. E’ da soli venti anni che i napoletani hanno deciso di recuperare la “Napoli sotto terra”, ripulendola, illuminandola, adattandola a percorsi di visita per farla conoscere a tutti, concittadini e turisti. Oggi sono diversi i punti di ingresso alla “Napoli sotto terra”, tutti ufficiali e tutti consentiti esclusivamente assieme a guide autorizzate e speleologi. Da non dimenticare la “prima Napoli sotto terra”, oggi aperta al pubblico sotto la chiesa di San Lorenzo Maggiore (con ingresso da via San Gregorio Armeno, la via dei “presepi napoletani” famosa in tutto il mondo), la quale rappresenta il primo nucleo abitativo di Napoli al tempo dei Greci. Una visita sotto terra è quindi un itinerario interessante che suggeriamo ai nostri lettori: d’estate, con la temperatura in superficie e a 40 gradi, conviene ancor di più!
CURIOSITA:
CURIOSITA:
LA VITA SOTTO TERRA
LA STORIA DEL MONACIELLO
Durante la guerra, nel 1943, nella Napoli sotto terra, una madre incinta, Carmela Montagna, partorisce una bambina, decidendo di restare nel sottosuolo per lungo tempo per paura dei bombardamenti. Nella Napoli sotto terra, durante i bombardamenti, quando tutti erano costretti a convivere nel sottosuolo, ci si innamorava e ci si sposava pure: sul muro di una piccola caverna si legge ancor oggi questa frase: “Anna e Renzo oggi sposi, 20 settembre 1943”. Ci si imbatte ad ogni caso in tanti segnali della presenza umana durante la guerra, dai
Dall’antichità fino al 1800, quando le case di Napoli attingevano l’acqua dalle cisterne attraverso i pozzi, la rete idrica sottoterra era curata da operai specializzati. Questi specialisti, per tener in ordine tutti gli impianti, avevano libero accesso a tutte le case attraverso i pozzi e quindi alle dimore dell’epoca, quando queste -specie quelle nobilierano delle vere e proprie fortezze blindate. Questione di grande fiducia, quindi, ma sappiamo quanto questa qualità sia difficile da mantenere, specialmente quando le “tentazioni” spingono a non rispettare le regole. La
numerosi graffiti sui muri fino ai giocattoli lì lasciati dai bambini dopo l’evacuazione.Al buio perenne della Napoli sotto terra non vive nessun essere vivente, tranne un insetto: è il dolicopode. E’ un animale strano, dal sesso invertito, la femmina feconda il maschio e poi se lo mangia. Vivere nel sottosuolo non dev’essere stato facile, per chi doveva nascondersi: il ricambio d’aria è minimo, la temperatura attorno ai venti gradi è costante e l’umidità molto alta (tra l’80 ed il 90%). Ad oggi stanno sperimentando delle culture sotterranee, vista l’umidità presente. Alla mia visita mi sono imbattuto in diverse colture sotterranee, ad oggi aiutate da illuminazione artificiale. Si tratta di una sperimentazione che sta avendo seguito.
INDIRIZZO UTILE
leggenda narra, infatti (ma abbiamo modo di credere che ciò sia verità, conoscendo i napoletani), che questi operai, per ragioni di servizio, si intrufolavano volentieri non solo nelle case, ma anche nei letti per “intrattenere” le donne in assenza del loro marito. Il loro nome era “monaciello” (cioè piccolo monaco) per via del saio che portavano. Ancora oggi i “monacielli” hanno, nella tradizione napoletana, la fama di essere folletti buoni e birichini, che fanno apparire o scomparire oggetti di valore. In verità costoro scomparivano solo agli occhi degli uomini per apparire agli occhi delle donne: a Napoli semplicemente scomparivano dal letto della signora all’arrivo del marito proprio grazie ai pozzi della Napoli sotto terra. Leggenda? Chi conosce i napoletani si dia la risposta!
Napoli Sotterranea piazza San Gaetano 68, 80138 Napoli
Tel. 0039.081. 296944 Internet: www.napolisotterranea.org Mail: info@napolisotterranea.org
Ugo Albano