ombre || schatten

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ombre || schatten una mostra di Ugo Carmeni e Tomas Ewald

Venezia, S.a.L.E. Docks - 22/04 > 13/05 2010



Vi sono luoghi vivi per la memoria ai margini della città che furono protagonisti di realtà invisibili. Luoghi carichi di tensione che vivono un equilibrio sottile tra ciò che sono stati e ciò che saranno. Da qui parte la nostra ricerca, una sorta di intreccio ariostiano tra casi umani e bellezza, stupore e fredda brutalità che hanno animato questi spazi e che ora le loro ombre raccontano. Luoghi apparentemente disabitati da un giorno all’altro. Mobili, tavoli, sedie, tante sedie, letti, documenti e archivi, tutto lì, com’erano, immobili sotto i segni del degrado del tempo, carichi di una forte tensione surreale per cui pare basti chiudere gli occhi perchè il grande circo si rianimi in una dimensione onirica.



fotografie di Ugo Carmeni


ombre || 1

100 x 180 cm - pigment ink - radiant white paper - aluminium comp. panel



ombre || 2

80 x 80 cm - pigment ink - radiant white paper - aluminium comp. panel



ombre || 3

80 x 80 cm - pigment ink - radiant white paper - aluminium comp. panel



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80 x 80 cm - pigment ink - radiant white paper - aluminium comp. panel



ombre || 5

80 x 80 cm - pigment ink - radiant white paper - aluminium comp. panel



ombre || 6

80 x 80 cm - pigment ink - radiant white paper - aluminium comp. panel



ombre || 7

80 x 80 cm - pigment ink - radiant white paper - aluminium comp. panel



ombre || 8

100 x 100 cm - pigment ink - radiant white paper - aluminium comp. panel



ombre || 9

100 x 100 cm - pigment ink - radiant white paper - aluminium comp. panel



ombre || 10

80 x 80 cm - pigment ink - radiant white paper - aluminium comp. panel



ombre || 11

80 x 80 cm - pigment ink - radiant white paper - aluminium comp. panel



ombre || 12

80 x 80 cm - pigment ink - radiant white paper - aluminium comp. panel



ombre || 13

90 x 60 cm - pigment ink - satin rc photo paper - aluminium comp. panel



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90 x 60 cm - pigment ink - satin rc photo paper - aluminium comp. panel



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90 x 60 cm - pigment ink - satin rc photo paper - aluminium comp. panel



ombre || 16

91 x 60 cm - pigment ink - satin rc photo paper - aluminium comp. panel



ombre || 17

93 x 60 cm - pigment ink - satin rc photo paper - aluminium comp. panel



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90 x 60 cm - pigment ink - radiant white paper - aluminium comp. panel



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55 x 50 cm - pigment ink - radiant white paper - aluminium comp. panel



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72 x 50 cm - pigment ink - radiant white paper - aluminium comp. panel




L’ex arcipelago ospedaliero della laguna di Venezia Nel 1950 Venezia era all’apice del suo potenziale demografico con 185.000 abitanti. La laguna e le isole presentavano ancora i tratti e la fisionomia della comunità lagunare. Le isole abitate rappresentavano, nell’insieme, il 12% degli abitanti dell'intero comune e le cinque ospedaliere erano ancora tutte in funzione. Nonostante le prime avvisaglie di una crescente difficoltà arrivassero dall'Arsenale e dallo Stucky (la cui agonia fu segnata da occupazioni e proteste fino alla definitiva chiusura nel 1957), la crisi dell'apparato industriale veneziano non era ancora percepibile in tutta la sua gravità. In quel periodo, infatti, risultavano ancora attive molte industrie importanti, la birreria Dreher, la Junghans, la Manifattura Tabacchi, il Cotonificio Veneziano, la Conterie. In particolare la Giudecca manteneva i tratti vivi della città industriale, dove erano ancora attive oltre venti importanti aziende. In laguna i grandi spazi di acque, le terre emerse, le barene e canali, facevano ancora parte integrante di quella comunità lagunare sostenuta da mestieri tradizionalmente poveri (pesca e agricoltura). Questo sistema lagunare, risultato di un fragile e straordinario equilibrio tra le dinamiche esigenze delle comunità insediate e il concomitante sovrapporsi delle azioni naturali, prevedeva un sistema decentrato di funzioni ospedaliere che aveva raggiunto livelli elevati di efficienza. Una fitta rete di relazioni legava la città all’arcipelago ospedaliero le cui principali strutture erano servite da un'apposita linea di trasporto pubblico popolarmente chiamata linea del dolore. Alcune di queste isole presentavano una struttura insediativa complessa, autarchica, come nel caso di Sacca Sessola. Al momento della dismissione, questa, aveva padiglioni con una capacità di 600 posti letto, servizi e alloggi per il personale, una chiesa, un cinema, un parco di quasi 10 ettari, cavane per il rimessaggio dei natanti, terreni coltivabili ed un'azienda agricola in grado di procurare beni ortofrutticoli e di allevamento per una quota del consumo interno. Il processo di dismissione dell’arcipelago ospedaliero inizia con Poveglia, l’isola più decentrata, abbandonata nel 1968. L'ultima a chiudere nel 1999 è La Grazia, dopo che negli anni Ottanta si era posta come struttura all'avanguardia nella cura di pazienti affetti da poliomielite e AIDS. Ora, abbandonata al degrado, attende di esser trasformata in isola-albergo.


Le “isole della follia” San Servolo (manicomio dal 1793) e San Clemente si erano segnalati, dalla fine degli anni Settanta, quali centri della psichiatria più avanzata e non convenzionale. Ciò per merito di un gruppo di operatori legati all'esperienza di Franco Basaglia, decisi a non lasciare l'ospedale ed a modificarne la struttura, ramificandola nel territorio per reinserire il malato nella comunità. Nonostante ciò S. Clemente divenne, come il resto dell’arcipelago, vittima di uno sciacallaggio efferato fino ad esser inserita nel circuito ricettivo della città ospitando l’hotel S.Clemente Palace, mentre San Servolo è ora sede, dal 1994, della Venice International University di cui fanno parte i due atenei cittadini oltre a molte università straniere. Il mancato riuso in tempi brevi però, dopo la chiusura delle strutture sanitarie, ha generato e continua a generare il degrado fisico delle isole, delle aree verdi e delle sponde, e l'interramento dei canali di accesso. Inoltre, l'abbandono degli edifici ha favorito il furto di materiali edilizi e decorativi di cui i manufatti erano ricchi e la distruzione e lo sciacallaggio di ciò che essi contenevano.


ringraziamenti Tomas Ewald Tommaso Cacciari Marco Baravalle Andrea Morucchio

contributo tecnico Riccardo Rigo Iva Milakovic

catalogo a cura di Ugo Carmeni promotore dell’evento

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ombre || schatten Eine Ausstellung von Tomas Ewald und Ugo Carmeni

Venedig, S.a.L.E. Docks - 22/04 > 13/05 2010



In unseren Städten befinden sich vergessene Orte, einst Schauplätze von verborgenen Wirklichkeiten. Orte voller Spannung, in einem fragilen Zustand auf dem Weg zwischen dem was sie einmal waren und was sie sein werden. Dies ist der Ausgangspunkt unserer Forschungsreise, einer Reise zu individuellen Schicksalen und unerwarteter Schönheit, Staunen und kalter Brutalität -alles, was diese Orte einst mit Leben erfüllte und deren Schatten heute davon erzählen. Orte welche scheinbar plötzlich verlassen wurden, voll mit Einrichtungsgegenständen, einzelnen Dokumenten bis hin zu ganzen Archiven -Spuren aller Art. Als wäre die Zeit stehen geblieben, bereit für einen letzten Tanz...



Photographien von Tomas Ewald


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Herzlichen Dank Ugo Carmeni Elke + Caria Ewald Marc Ewald Christine Kaiser Christopher Vogl Charlotte Thomas Mario Govino - Studio GM

Technische UnterstĂźtzung Riccardo Rigo Iva Milakovic

Katalog Pflege Ugo Carmeni FĂśrderer

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