PieMonti - settembre/ottobre 2011

Page 1

Pie

onti

La voce dei Comuni e delle Comunità montane per la democrazia e per l’Italia

Oro blu Giù le mani dall’acqua: spazio alla montagna nella riforma delle Ato

CAL Insediato a Torino il Consiglio delle Autonomie Locali

Mid Term conference Monastero Bormida sempre più europea con Demochange

Sportelli forestali Nuovo regolamento forestale e nuovi servizi nelle 22 CM

5 SETTEMBRE/OTTOBRE 2011

Poste Italiane S.p.A. - Sped. in Abb. Post. - D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 nº 46) art. 1, comma 1, DCB/CN - Registrazione Tribunale di Torino n. 5500 del 18.04.2001

euro 3,00 – copia omaggio

PERIODICO D’INFORMAZIONE DELLA DELEGAZIONE PIEMONTESE UNCEM


ATTUALITÀ Carlo Riva Vercellotti è il presidente del Cal I piccoli Comuni sono l’Italia più vera S.O.S montagna, l’Europa risponde Idroelettrico: solo impianti sostenibili Non ci tolgano le risorse dell’acqua Tra emarginazione e avanguardia Ritorna “A Scuola di Montagna” La formazione prima di tutto Nuovo look per il sito Uncem Regole più semplici per boschi e foreste

20 22 24 26 28 31 32 34 35 36

AZIENDA IN PRIMO PIANO L’ARCA Assicuriamo la montagna Pyrox power plants DNA.italia Tecnologia, cultura, economia per il patrimonio Borgna, energia per passione

37 39 42 45

CULTURA Fredo Valla: “regista montanaro” I Celti: più attraversatori che abitatori delle Alpi Recensioni Mariena Scassellati. La bella Italia possibile

48 50 52 53

PROGETTI EUROPEI L’Europa e Alp-Water-Scarce Le raccomandazioni finali del progetto

54 56

NOTIZIE DALLE COMUNITÀ

57

MA

Z IO

NE

D E LL

A D E LE

GA

Z IO

NE

P IE

MO

NTE

SE

onti

CEM

TOB

RE

201

1

5 /OT

La v e de oce dei per l lle Com Comuni a de unità moc razia montan e pe e r l’It alia

UN

BRE

46) art .

Pie

FO R

D.L. 353/2 003 (conv. in

L. 27 /02/20 04 nº

D ’I N

Sped . in Ab b. Po st. -

3 5 7 9 10 12 14 16

Poste Italian e S.p .A. -

“Ma quali poltrone! Noi lavoriamo gratis” Siamo pronti Quarant’anni di storia. Da non cancellare Comuni come gusci vuoti? Giù le mani dai piccoli Comuni Quarto potere Verso un nuovo Piemonte? Legge scellerata

1, co mma 1,

PRIMO PIANO

IC O

TEM

DCB/C N - Re gistra zione

Tribu nale di

Torino n.

5500 del 18 .04.20 01

Sommario

IO D

SET

euro 3,00 – copia omag gio

PER

Oro Giù blu spaz le mani nella io alla mdall’acqu riform onta a: a de gna lle A to

CAL Inse il Co diato a To ns Auton iglio de rino omie lle Loca li

Mid Mon Term co sem astero nferen con pre più Bormida ce Dem euro ocha pea nge

Spor Nuo telli fo fore vo rego restali serv stale e nulamento izi ne lle 22ovi CM

5

SETTEMBRE/OTTOBRE 2011

EDITORE: UNCEM Delegazione Piemontese Via Gaudenzio Ferrari n. 1 – 10124 Torino Tel. 011 861 3713 – fax 011 861 3714 e-mail: uncem@provincia.torino.it www.uncem.piemonte.it DIRETTORE RESPONSABILE: Giovanni Bressano CONDIRETTORE: Filippo Grillo COORDINAMENTO REDAZIONALE: Marco Bussone REDAZIONE: Bruno Mandosso, Marialaura Mandrilli, Alex Ostorero HANNO COLLABORATO: Livio Berardo, Lorenzo Boratto, Enrico Borghi, Emanuela Dutto, Chiara Genisio, Gianni Giacomino, Valter Giuliano, Roberto Isola, Ambra Lazzari, Nuria Mignone, Luigi Piccitto, Renata Salvano, Laura Sansalone, Elisa Sola, Chiara Viglietti ALLESTIMENTO GRAFICO, PRODUZIONE E STAMPA AGAM – via R. Gandolfo, 8 – 12100 Madonna dell’Olmo (CN) tel. 0171.411470 – fax 0171.411714 – direzione@agam.it – www.agam.it FOTOGRAFIE: AFPT A. Vettoretti, Archivi delle Comunità montane, Marco Bussone, Archivio IPLA, Luisa Grimaldi, Alessandro Lenzi, Costantino Sergi, Alessio Zemoz, Archivio della Compagnia delle Foreste. Disponibili a riconoscere eventuali e ulteriori diritti d’autore. Stampato su carta ecologica clorofree. Questo numero è stato chiuso in tipografia il 7 novembre 2011 Poste Italiane S.p.A. – Sped. in Abb. Post. – D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 nº 46) art. 1, comma 1, DCB/CN Registrazione Tribunale di Torino n. 5500 del 18.04.2001 Seguici su Facebook alla pagina Uncem Piemonte

Abbonati a

Pie

onti

Per sottoscrivere un abbonamento annuale a PieMonti (sei numeri con cadenza bimestrale, più in omaggio i numeri speciali) è possibile effettuare un versamento annuale di 15,00 euro sul c.c.p. n. 84475417 intestato a Uncem Delegazione Piemontese, via Gaudenzio Ferrari, 1 – 10124 Torino, anticipando la ricevuta del bollettino di pagamento via fax al n. 0118613714. Se ti abboni o regali un abbonamento, in omaggio la t-shirt di Piemonti, la rivista dell’Uncem Piemonte.


“Ma quali poltrone!

noi lavoriamo gratis” di Lido Riba

Q

Lido Riba

L’art. 16 della manovra finanziaria prevede l’accorpamento forzoso dei Comuni sotto i 1.000 abitanti per un risparmio previsto 5/6 milioni di euro. Meno di quanto costa il ristorante di Montecitorio. Una cosa insostenibile per il risparmio risibile e, soprattutto, perché cancellando un Comune si distrugge l’espressione fisica e culturale del rapporto tra le persone e il territorio

uesto numero della nostra rivista esce dopo un periodo drammaticamente affollato di fatti politici. A ferragosto il Governo, sotto la spinta delle conseguenze ormai insostenibili di una politica da tempo inadeguata rispetto alla crisi dei conti pubblici e sotto dettatura della BCE, vara la famosa manovra da 40 miliardi, poi salita a circa 60. Nel provvedimento (che, avendo natura economica e non ordinamentale, non dovrebbe contenere norme di carattere istituzionale, ma tant’è) si inseriscono le disposizioni – indicate come art. 16 – che prevedono l’accorpamento forzoso dei Comuni sotto i 1.000 abitanti. Sono circa 2.000 in Italia: risparmio previsto 5/6 milioni di euro. Meno di quanto costa il ristorante di Montecitorio. Una cosa insostenibile. Il Comune rappresenta l’identità, il primo riferimento di ogni cittadino. Particolarmente nelle valli e nei piccoli centri il Comune è l’espressione fisica e culturale del rapporto tra le persone e il territorio. Il “diktat” del Governo scatena una reazione immediata e arrabbiata. Il 22 agosto a Torino per iniziativa di ANCI, UNCEM, Lega Autonomie e ANPCI si svolge la più grande manifestazione di Sindaci mai vista in Piemonte. La Regione con gli Assessori Maccanti e Quaglia scese in piazza a fianco dei Comuni. Seguono le manifestazioni del 26 agosto a Roma, del 29 agosto a Milano e del 12 settembre ancora a Torino. Risultato: il Governo tira dritto e si ottiene una parziale modifica dell’art. 16 che lascerà in vita i Comuni ma impone forme di unioni che stanno creando una confusione ingestibile. Si propongono persino micro unioni di 3.000 abitanti che non potrebbero

svolgere seriamente alcuna funzione ma sarebbero, questo è certo, il punto di partenza per la fusione che, con la scusa dell’emergenza finanziaria del Paese si potrebbe prevedere in tempi ravvicinati. Le motivazioni governative non sono chiarissime a parte lo sbandieramento propagandistico: “tagliare 54.000 poltrone!” una vanteria molto beffarda se si pensa che le “poltrone” sono quelle del lavoro “a gratis” delle migliaia di consiglieri per le loro comunità. Al di là della poco edificante motivazione propagandistica il Governo ha ripreso pari pari i progetti dell’allora Ministro Lanzillotta del Governo Prodi che prevedeva l’eliminazione delle Comunità montane e contro la quale avevamo – noi Uncem – portato 30.000 persone in Piazza (Roma 24 ottobre 2007). Si trattava allora, e si tratta adesso, di idee nate nei cosidetti “centri studi tosco-emiliani” che i burocrati romani continuano a perseguire e a imporre a tutti i Governi. Ovviamente – è inevitabile – per quanto noi ci sforziamo di dialogare, di contenere il danno, queste operazioni non fanno che allargare sempre di più il solco che ormai divide la gente dalle istituzioni diventando materia per gli “indignados”. Per fortuna la questione passa ora alla competenza della Regione che intende riorganizzare – con legge apposita – tutta la materia dell’associazionismo comunale. Una operazione per la quale noi offriamo la nostra piena disponibilità non solo per il principio di “leale collaborazione istituzionale” al quale sempre ci riferiamo, ma perché è nostro interesse e desiderio andare oltre – il più in fretta possibile – a questo sfibrante balletto di norme e contro norme con cui si impedisce ai nostri territori

Primo Piano

3


Primo Piano

4 Lido Riba interviene con Amalia Neirotti (Anci), Franca Biglio (Anpci) e Umberto D’Ottavio alla manifestazione del 22 agosto nella centralissima piazza Castello, a Torino. Accanto a loro, il presidente della Provincia di Torino Antonio Saitta, gli assessori regionali Giovanna Quaglia, Alberto Cirio ed Elena Maccanti. Poco prima, i rappresentanti dei sindaci e i presidenti delle associazioni degli enti locali erano stati ricevuti dal presidente della Regione Roberto Cota. Proprio Cota, non ha dubbi: “Faremo tutto il possibile – dichiara in una nota il 22 agosto – per portare avanti le istanze dei piccoli Comuni. Si tratta di vedere quali spazi ci sono per migliorare la manovra. Il Piemonte del resto è la regione dei piccoli comuni che sono un patrimonio identitario ed un presidio fondamentale per le nostre comunità. Devo dire che da parte dei Sindaci e degli amministratori c’è grande maturità e consapevolezza che le funzioni debbano essere gestite in forma associata. Come governo regionale siamo attivamente impegnati nel sostegno ai piccoli comuni e stiamo lavorando per varare un codice regionale delle autonomie locali”.

montani di disporre concretamente del potere di costruire il loro sviluppo e di amministrare le proprie risorse, a cominciare dalle energie rinnovabili. Ovviamente deve trattarsi di una riforma condivisa (non imposta dall’alto, ma non credo sia questo l’orientamento Regionale) che rappresenti un passo avanti e non un passo indietro per l’associazionismo locale. E soprattutto è necessario che non si trattino nello stesso modo realtà tra loro eterogenee (le città, le colline, le vallate). E si deve tener conto di quanto stabilito dall’art. 44 della Costituzione, dalle vigenti Leggi

1102/71, 97/94; dalla L.R. n. 16 del 99 e n. 19 del 2008 nonché dall’articolo 8 dello Statuto Regionale. Si può fare una buona riforma partendo realisticamente dall’esistente. Si tenga conto che oggi c’è una spinta per le unioni, ma le uniche unioni che in Piemonte esistono da quasi 40 anni (dal 1971) – costituite in concomitanza con la Regione – sono proprio e soltanto le Comunità montane. Ciò che imprescindibilmente serve alla montagna è un soggetto associativo (il nome è secondario) capace di gestire in modo efficiente e risparmioso i servizi

L’ex presidente della Provincia di Torino e oggi sindaco di Bollengo Luigi Sergio Ricca in piazza Castello con i colleghi amministratori

conferiti “dal basso” cioè dai Comuni e le competenze provenienti dall’alto riguardanti lo sviluppo socioeconomico e la gestione dei “beni propri” tra cui, in particolare, le risorse energetiche rinnovabili. Si potrebbe concludere con il famoso “we can”, non per ottimismo (che non sarebbe giustificato) ma perché da un lato bisogna porre fine a questo continuo rimaneggiamento istituzionale più ai danni che a favore delle terre alte e bisogna pervenire ad un assetto definitivo delle zone omogenee, delle governance e delle competenze. Bisogna infine gestire questa complessa materia con appropriata cautela anche perché la situazione creata dal Governo con questo articolo 16 della manovra e con il taglio (illegittimo secondo la corte costituzionale) dei finanziamenti dovuti è tale da non poter poi sopportare ulteriori interventi di natura sperimentale di ispirazione ideologica. Le più recenti posizioni della Giunta Regionale orientate a consentire mini unioni che, di fatto, porterebbero a dissolvere il sistema organizzativo consolidato della montagna, a questo punto ci sembrano irrealistiche e sconcertanti, più motivate da indirizzi ideologici che da esigenze reali. Il percorso che a noi appariva del tutto lineare e costruttivo rischia di essere molto complesso e insostenibile per le nostre vallate.


Siamo pronti di Enrico Borghi

A

bbiamo di fronte due strade, all’indomani dell’articolo 16 della manovra che introduce un gioco dell’oca impazzito sul versante delle gestioni associate dei Comuni. Da un lato abbandonarci al rancore e all’autoconsunzione, cullata di solipsismo e di pretesa di autosufficienza sotto il mantello del Principe. È la strada assunta dal movimento guidato da Franca Biglio, che rischia di far fare ai piccoli Comuni la fine dei topi di Hamelin illusi dalle note dei nuovi pifferai. Oppure rilanciare una riforma vera, autentica, per la quale siamo pronti e dalla quale far scaturire – pro bono malum – uno scatto in avanti verso un sistema stabile di governo delle aree montane che tenga insieme la semplificazione e l’efficienza da un lato con la democrazia di base e l’identità dall’altro. La manovra finanziaria porta con sé il seme agro di una palingenesi istituzionale irrealizzabile. Pretende, cioè, di cancellare tutto ciò che esiste in tema di associazionismo infracomunale (in montagna le Comunità montane, negli altri territori le Unioni Collinari e le Unioni dei Comuni, per tutta la Regione i Consorzi intercomunali per i Servizi Sociali), senza indicare nessuna strada organica sulla quale innestare una nuova e strutturata forma di governo alternativa. Ciò rischia di innescare, nel Piemonte dei quasi seicento Comuni sotto i 1.000 abitanti, una deflagrazione relazionale ed istituzionale che avrà come ripercussione immediata la perdita dei diritti di cittadinanza per centinaia di migliaia di Piemontesi. E la valanga aperta dall’articolo 16 rischia di portarsi a valle tutto ciò che rimane delle politiche a sostegno della montagna. Con il risultato che una volta spenta la voce istituzionale delle montagne – le Comunità montane – senza un’impalcatura istituzionale specifica

Enrico Borghi

La valanga aperta dall’art. 16 rischia di portarsi a valle tutto ciò che rimane delle politiche a sostegno della montagna

si spegneranno progressivamente le politiche di settore a sostegno delle terre alte. Ne abbiamo già avuto sentore con l’inaccettabile proposta della Giunta Regionale di eliminare la percentuale dei fondi idrici a favore della tutela dell’ambiente montano, con un precedente pericolosissimo che rischierebbe di allargarsi a tutte le altre forme di tutela della specificità montana che con grande fatica (dall’istruzione ai trasporti, dall’agricoltura alla forestazione, dal riassetto idrogeologico alle energie rinnovabili) abbiamo in tanti costruito in questi anni. Ciò è inaccettabile. Ma non sarà solo con la necessaria denuncia e con l’indispensabile indignazione che vinceremo questa battaglia. La disarticolazione del tessuto istituzionale piemontese, e di quello montano in particolare, è evitabile se metteremo sul campo una reale e vera proposta alternativa, che sostituisca l’impossibile patchwork dell’articolo 16 ed eviti il fai-da-te spontaneistico, ma che al contrario stia dentro un

Milano, lo striscione del Movimento dei Sindaci guidato da Luca Gosso (di Busca) con gli amici amministratori

Primo Piano

5


Primo Piano

6 processo di riforma dal basso che coniuga le esperienze sin qui fatte con l’indispensabile aggiornamento delle forme istituzionali. Per questo sono maturi i tempi affinché anche le Comunità montane piemontesi si evolvano verso il concetto di Unioni Montane dei Comuni, unica forma associativa stabile sovra comunale nella quale far confluire la gestione delle funzioni fondamentali dei Comuni che ne fanno parte e le politiche di sviluppo delle terre alte. Dimensionando gli ambiti delle Unioni partendo dagli attuali delle Comunità montane, con un lavoro di cesello e di ampio confronto con i territori e con i Sindaci, per raggiungere alla fine un equilibrio tra gli ambiti funzionali e quelli di programmazione allo sviluppo, condizione essenziale per i territori montani. In Piemonte sono nate le Comunità di Valle. Dalla loro evoluzione dal Piemonte sono nate le Comunità montane, che si sono allargate a tutto il territorio nazionale e che si sono arenate sul bagnasciuga di una irrisolta transizione tra uno Stato centralista e un modello autonomista non ancora realizzato. Ora dal Piemonte possono partire le Unioni Montane dei Comuni, articolando in modo più puntuale il sistema di governance per garantire a ciascun Comune di sentirsi pienamente rappresentato nell’azione di governo dell’ente infracomunale e attribuendo a ciascun territorio la facoltà di proporre il proprio ambito alla Regione. Si potrebbe dire: ma per quale motivo si deve articolare una forma particolare di governance per le montagne? Perché non si può applicare lo stesso modello “Giù le mani dai Comuni”. È molto più di uno slogan quello che compare sullo striscione che apre il corteo di Milano. A portarlo ci sono Enrico Borghi, presidente nazionale dell’Uncem, Graziano Del Rio, oggi presidente nazionale dell’Anci, i sindaci di Milano, Roma, Genova, Mauro Guerra, responsabile piccoli Comuni dell’Anci, Osvaldo Napoli, già presidente vicario dell’Anci

in maniera uniforme da Recetto a Moncenisio? Dover rispondere ancora a queste domande – che pure ci vengono ancora oggi poste dal legislatore, sia nazionale che regionale – sta a significare che ancora molto lavoro c’è da compiere per far comprendere a tutti per quale motivo esiste, nel nostro paese, un articolo della Costituzione che stabilisce l’obbligo per la legge di disporre provvedimenti a favore delle zone montane al fine del conseguimento di equi rapporti sociali e del razionale sfruttamento del suolo. Chi farà questo mestiere nell’Italia di domani? La Costituzione lo dice già: i Comuni, sulla base dei principi di sussidiarietà, adeguatezza e differenziazione. Non abbiamo bisogno di bardature, di nuovi carrozzoni, di agenzie, autorità d’ambito, barocchismi nei quali si annida l’irresponsabilità politica (e spesso economico-contabile) e che vanno smontati tutti per ridare al cittadino lo scettro. Per questo, dobbiamo solo avere il coraggio di applicare la Costituzione. Il cittadino al centro, e da lì l’innesco del principio di sussidiarietà: il Comune, e laddove esso non riesce a farcela, l’Unione Montana dei Comuni che ne sia lo strumento principe di associazione leggera che contempla le due facce indispensabili della medaglia amministrativa: i servizi (ovvero i diritti di cittadinanza) e lo sviluppo (ovvero i diritti al futuro: lavoro, crescita, occupazione). Senza queste due cose insieme, servizi (le funzioni fondamentali) e sviluppo (le politiche montane trasferite con leggi regionali) la montagna – piemontese e

italiana – si trasformerà presto in una landa abbandonata a sé stessa che presto franerà sulle città. C’è un’immagine che oggi rischia di descrivere l’Italia dell’articolo 16. È quella del lago d’Aral, dove le pretese illuministiche dei pianificatori sovietici che ritenevano di disseccare una vasta distesa d’acqua per sostituirla con piantagioni di riso trasformarono un immenso lago salato in un deserto di sabbia salata, dove l’arretramento delle acque lasciò sul fondo divenuto terreno spettrali rottami di navi, un tempo alla fonda e ora abbandonate alla ruggine come monumento alla superbia umana. Oggi l’Italia istituzionale rischia di diventare quel lago d’Aral, e le nostre montagne sono le prime ad essere abbandonare dal ritiro delle acque centrali cui non corrisponde la libertà di poter godere delle risorse naturali, che continuano ad essere utilizzate e governate da soggetti esterni e spesso estranei. Oggi nel lago d’Aral ex sovietico il vento spira costantemente su quella landa desolata, e trasporta la sabbia rendendo inabitabile gran parte dell’area circostante. Le sue polveri sono arrivate persino sui ghiacciai dell’Himalaia. Se vogliamo evitare questa fine, metaforica ma non troppo dissimile dalla realtà, noi abbiamo sul campo una proposta, reale e concreta. Una proposta che a livello nazionale gode di un consenso bipartisan, essendo stata inserita con l’emendamento BiancoPastore del testo della Carta delle Autonomie al Senato. Per questo siamo pronti. E ora, come direbbe Sciascia, a ciascuno il suo!


Quarant’anni di storia. Da non cancellare di Marco Bussone

Nel 1971 veniva promulgata dal Presidente della Repubblica la legge 1.102. Sette parole nel titolo, chiarissime: “Norme per lo sviluppo della montagna”. Sono passati quattro decenni, ma quella legge rimane un fondamento della politica montana non solo italiana Sindaci davanti a Montecitorio, sede della Camera dei Deputati, a Roma, venerdì 26 agosto

S

arebbe da rileggere e meditare, la “storica” legge 1.102 promulgata quarant’anni fa (il 23 dicembre 1971) dal Presidente della Repubblica italiana Giovanni Leone. Chiarissimo il titolo – “Norme per lo sviluppo della montagna” – chiarissimo il contenuto. Ancora più diretti gli obiettivi, riferiti all’articolo 44 della Costituzione: “la valorizzazione delle zone montane favorendo la partecipazione delle popolazioni, attraverso le Comunità montane, alla predisposizione e all’attuazione dei programmi di sviluppo e dei piani territoriali dei rispettivi comprensori montani ai fini di una politica generale di riequilibrio economico e sociale nel quadro delle indicazioni del programma economico nazionale e dei programmi regionali”.

Sono passati quarant’anni e la storia della politica montana (anzi, della politica per la montagna) è stata completamente stravolta. La storia quarantennale delle Comunità montane, nate in Piemonte dai Consigli di Valle che hanno avuto origine da iniziative della popolazione delle terre alte nell’immediato dopoguerra (l’Uncem nel 2012 compirà sessant’anni), è stata mistificata e distrutta da una serie di normative nazionali che hanno non solo rivoluzionato l’assetto degli enti locali, ma anche portato a un azzeramento del fondo nazionale per la montagna, fino al 2009 ripartito sulle Comunità montane. La storia, è vero, cambia, come cambiano i suoi protagonisti. Ma i problemi restano. E la necessità di

sviluppo, per la montagna, è sempre lì, aperta a chi vuole dare concrete risposte. Oggi le 22 Comunità montane del Piemonte b (previste dall’articolo 8 dello Statuto regionale) comprendono 553 Comuni, il 52 per cento del territorio del Piemonte, per un totale di 800mila abitanti. La storia del Piemonte è la storia delle sue montagne. E anche dei Comuni montani e delle Comunità montane. Esperienze oggi guardate con ammirazione da altre regioni italiane e dalle regioni d’oltralpe. Lido Riba ed Enrico Borghi, presidenti dell’Uncem piemontese e nazionale, non hanno dubbi. “Possono cambiare i colori dei governi, nazionali e locali, possono cambiare le leggi che regolano i trasferimenti di servizi dall’alto e

Primo Piano

7


Primo Piano

8

Gli amministratori della Comunità montana Terre del Giarolo, con il presidente Vincenzo Caprile, la vicepresidente Roberta Daglio, l’assessore Pierangelo Marini, tengono alto lo striscione dell’Uncem Piemonte, in piazza Castello lunedì 22 agosto a Torino

dal basso, possono essere modificate le leggi di gestione dei servizi, ma la montagna continua a chiedere lo sviluppo del sistema economico, il blocco dell’esproprio delle risorse senza l’adeguato compenso, la crescita di nuove filiere nel campo del turismo e delle energie rinnovabili, della forestazione e della tutela dell’assetto idrogeologico del territorio, da svolgere ovviamente con un livello sovraccomunale capace di individuare le migliori scelte, le migliori politiche di area vasta. È così da quarant’anni e la base di esperienza nella gestione dei servizi associati, ci consente di lavorare con maggiore determinazione in futuro». Il 13 agosto, la montagna e il sistema

L’intervento di Enrico Borghi in piazza a Torino

dei piccoli Comuni – che sono l’anima del Piemonte – hanno subito l’ennesimo attacco. Le piazze di Roma, Milano, Torino, Firenze, piene di fasce tricolori sono già storia. Storia dei Comuni e con essi dell’Italia. Un Paese che si (ri)scopre profondamente radicato nelle realtà amministrative locali. E lo dimostra, scendendo in piazza e difendendo l’autonomia dei Comuni. I più piccoli. La storia di un agosto intenso che a guardarlo oggi non è neppure così lontano. Eppure è già storia. La riviviamo sulle pagine di PieMonti con una serie di istantanee fotografiche e di titoli di giornali, vicinissimi negli ultimi mesi ai sindaci e alla gente. La storia politica passa anche dai volti degli

amministratori (tantissimi) che sono scesi in piazza contro la manovra che il Governo ha varato il 13 agosto e il Parlamento ha approvato meno di un mese dopo. Gli articoli 4 e 16 che interessano il sistema degli enti locali e in particolare i piccoli Comuni, lasciano sconcertati. Preoccupano gli amministratori. Ricorsi alla Corte costituzionale, “congelamenti” della norma richiesti dal Parlamento in attesa della Carta delle Autonomie, appelli al Presidente della Repubblica, nuove mobilitazioni annunciate da Uncem e Anci, sono gli ultimi atti di tre mesi nei quali la voce forte degli enti locali è andata su tutti i giornali e su tutte le televisioni, non solo italiane. I “volontari della politica” – come si sono definiti sindaci e amministratori – hanno lanciato l’allarme per evitare che i cittadini vengano ancora penalizzati (questa volta in maniera subdola e indiretta) da una casta politica come non mai distante dai veri problemi della gente. E oggi, mentre la Regione Piemonte prova con non poca fatica ad applicare l’articolo 16 e vorrebbe anche sostituire le Comunità montane con “unioni” con compiti e specificità non ben definite, riemerge la necessità di rileggere la 1.102. Senza nostalgia. Con la voglia di “imparare”. E con un atteggiamento di rispetto verso una politica che oggi non c’è più, ma che fu capace di guardare oltre alle logiche centraliste e urbane dei palazzi del potere, e pensare concretamente a come sostenere lo sviluppo delle Terre Alte.


Primo Piano

9

Comuni come gusci vuoti? di Chiara Viglietti

L

acunoso, contraddittorio, poco chiaro e per nulla convincente. Insomma, un vero e proprio dedalo di norme difficili da incastrare. Persino per la lente d’ingrandimento degli addetti ai lavori. È il tanto discusso articolo 16, destinato a cambiare per sempre l’assetto dei piccoli Comuni italiani. Una rivoluzione normativa che ha pochi precedenti. Ma che lascia in sospeso un sacco di questioni. A partire dai contenuti: “La prima – spiega Sergio Foà, docente di diritto amministrativo all’Università di Torino – è che gli enti locali non siano in più in grado di svolgere le loro funzioni amministrative. Perciò dovranno scegliere cosa fare. Due le ipotesi percorribili. La più complessa, l’associazionismo. E la più semplice, la convenzione. Dovranno deciderlo entro il 31 dicembre 2012. E se non lo faranno a scegliere per loro sarà la Regione. Che formalizzerà il percorso da seguire sulla base di limiti demografici propri”. Ma è forse qui che, secondo l’esperto di diritto, potrebbe aprirsi uno spiraglio alla concertazione. Obiettivo: una cabina di regia che metta a confronto le istanze dei Comuni con quelle della Regione. “È quello a cui si sta lavorando in questo periodo – aggiunge Foà – Visto che esiste un’autonomia regionale, tanto vale tentare una concertazione condivisa. E magari facendo leva sulle forme già aggregate che già gestiscono i servizi pubblici per il territorio, le Comunità montane”. Che in parte fungono già da cabina di regia dei servizi comunali, gestendone in forma associata parte delle funzioni. Mentre d’ora in poi dovrebbero accorparli tutti nessuno escluso. Con i Comuni che, privati delle loro funzioni, rischiano ora di rimanere di fatto gusci vuoti, privi di forza politica e contenuti amministrativi. Foà: “È vero, anche se l’indirizzo è che ai Consigli comunali restino poteri di indirizzo e funzioni normative. Ma certo,

Sergio Foà

Carlo Manacorda

L’articolo 16: una rivoluzione normativa, con pochi precedenti, che priverà i Comuni di forza politica e contenuti amministrativi. Ne abbiamo parlato con Sergio Foà, docente di diritto amministrativo all’Università di Torino e Carlo Manacorda, docente di Scienza delle finanze e bilanci pubblici presso la facoltà di giurisprudenza dell’Università di Torino

di fatto la loro forza verrà meno. E con loro quella dei cittadini che assisteranno al depauperamento dei servizi sul territorio. Perché gestire in forma associata la Polizia municipale o il servizio di scuolabus andrà, temo, a scapito dell’efficienza dei servizi”. Poi c’è la questione dei cordoni della borsa. Lo scenario del prossimo futuro: sempre meno entrate ai Comuni, che dovranno trovare le risorse all’interno del loro territorio. Un problema nel problema: “più che altro è qui che sta il nocciolo della questione: perché questa è una manovra sguarnita di contrappeso in incentivi finanziari. Non solo: questa è solo una finanziaria, mascherata da riforma degli assetti locali”. Più possibilista sul merito dell’articolo 16 è Carlo Manacorda, docente di Scienza delle finanze e bilanci pubblici presso la facoltà di giurisprudenza dell’Università di Torino. Dice: “Nel principio può essere giusto un taglio a realtà comunali molto piccole. Ma non così. Perché se è vero che tutto può essere modificato, è tuttavia necessario che eventuali variazioni ad una qualsiasi situazione vengano prima opportunamente preparate”. E non è questo il caso dell’articolo 16. Che se messo in pratica senza le necessarie fasi preparatorie rischia di vanificare tutti gli sforzi fatti per contenere la spesa pubblica. Sia durante i fisiologici costi di transizione che ogni passaggio comporta, sia dopo l’assestamento iniziale. Gli esempi, secondo Manacorda, non mancano: “Me ne viene in mente uno, banalissimo. Il bilancio: se i Comuni dovranno riunirsi in una forma associativa che preveda un’unione di enti, dovranno per forza approvare un bilancio unico. Ma realtà diverse significano situazioni, creditorie e debitorie, differenti. E che succederà se, per esempio, si dovranno approvare bilanci in perdita di un Comune? Che gli altri dovranno accollarsene il debito?”.


Primo Piano

10 Due mesi di mobilitazione, raccontati dalle istantanee delle iniziative e degli incontri

Giù le mani

dai piccoli Comuni

1

2

4 3

1-2. L’assemblea di cittadini, domenica 21 agosto, ad Acceglio Comune della Comunità montana Valli Grana e Maira, con il sindaco Riccardo Benvegnù e il presidente Roberto Colombero. 3. Sindaci davanti a Montecitorio, sede della Camera dei Deputati, a Roma nel pomeriggio di venerdì 26 agosto.

4. I sindaci e i cittadini delle Valli di Lanzo a Roma.

i parlamentari Marco Zacchera, Valter Zanetta.

5. L’assemblea di Amministratori a Druogno, nella Comunità montana Valli dell’Ossola. All’incontro, con il vicepresidente dell’Uncem Piemonte Giovanni Francini e il presidente Enrico Borghi, sono intervenuti

6. Il Consiglio comunale aperto di Pamparato, il 20 agosto, guidato dal sindaco Fausto Mulattieri. 130 le persone presenti nel piccolo Comune della Comunità montana Alto Tanaro Cebano Monregalese.

7. A Milano, lunedì 29 agosto, Lido Riba con Bruno Tabacci e due amministratori locali. 8. Erano duecento i sindaci e gli amministratori di Comunità montane e Comuni che il 29 agosto, in una caldissima Milano, hanno sfilato dal Pirellone, sede della Regione Lombardia, verso


Primo Piano

11

5

6

7

8

9

11 10

piazza della Scala. Una grande mobilitazione dell’Italia dei Comuni. 9. Enrico Borghi, con Lido Riba, Amalia Neirotti, Celeste Martina, Gianni Alemanno, Graziano Del Rio, sul palco di piazza Della Scala a Milano, dove si è conclusa la manifestazione del 29 agosto. 10. “Dov’è la libertà?” si chiede

il sindaco di Tavagnasco nel manifesto tenuto alto durante il corteo di Milano. Per onore di cronaca, è stato uno dei più fotografati e ripresi dai media presenti alla manifestazione. 11. Gli amministratori in piazza Castello a Torino. Presenti molti esponenti politici di entrambi gli

schieramenti. Il Partito Democratico, sull’articolo 16 della manovraa, è chiaro: “Il Partito Democratico del Piemonte – affermavano il capogruppo Aldo Reschigna e il segretario regionale Gianfranco Morgando – condivide la proposta avanzata dalle associazioni di rappresentanza delle autonomie locali, ovvero lo stralcio dalla

manovra delle norme relative ai piccoli Comuni e alle Province. Il Governo ha sbagliato nel voler introdurre in un provvedimento finanziario, che ha carattere di urgenza, delle scelte di natura ordinamentale che vengono irresponsabilmente a stravolgere il sistema delle autonomie locali”.


12

Primo Piano

Il grande ruolo dei media nella difesa delle autonomie locali

LA LUNGA VITA DEI RIFIUTI

judo

rientro Entusiasti al caldo dalla GMG nelMadrid di

diocesi

in Cinquecento da pellegrinaggiordes Mondovì a Lou

Giornali: 3 – 12 MESI

pagina 47

pagina 45

4

pagine 42-4

Anno 6 • Nume ro 31 • 1 euro

settimanale

FINE SETTIMANA pagina 21 NTAMENTI DEL AZZURRA TUTTI GLI APPUDI PONENTE E IN COSTA SULLA COSTA

piccoli com La Borsa o

uni in rivolt

Chewingum: 5 ANNI Lattine: 10 - 100 ANNI

cat

8

Domenica di fes per Monviso 150ta

Si ricorda la prim a ascensione guidata dall’ingle se Decine di cordate Mathews. su tutte le cime

a

… la vita?

INA CORRADO AVAGN e via nel sea L’estate ci scorr ovra”. E prim gno della “man noo le ansie da resta restan (e dopo) ci mico-finanziaria. econo da crisi e le distrazioni goNonostant pensieri riman solleone, i trasversalmente, no pesanti, tutti. Però queper un pressoché eri vanno sti stessi pensi po’ riordinati.da una considema Partiamo anomala, razione forse are: mentre da cuda non snobb amente preoclatinoi si è giust hi specu attacc gli ione pati per per la riduz vi, per i tagli,per le pensioni, i, dei serviz ese… nel Corno aia per la fine-m migli a e muor e d’Africa si i di carestia delin questi giorn Nella barca solo di epidemie. non ci sonoanche l’umanità uro, ma i Paesi dell’e senza cibo e sono che quelli in una derimedicine, trizione e senza med denu di va penosa Qualcosa di graia. el i eria neldi miser può insinuare ale, vissimo si ezza gener la consapevolche guarda solo con ognuno ari, lasciando gli ai propri aff é degli eventi e altri alla merc . La stessa introfi delle catas sta patendo una formazione dibile, zoommiopia incre

10

e!» t e r e i l g a t i c «Non

22

-5 pagine 4-5

AltoCanavese

agina 2

B llauri

di to

■ ■ e-mail: redazione@lasentinella.it

»

RISANAMENTO FINANZIARIO LE PROTESTE E’ un coro di proteste unanime quello che si alza da tutte le vallate dell’arco alpino italiano. La soppressione dei Comuni al di sotto dei mille abitanti prevista dalla manovra del Governo viene interpretata come un nuovo attacco alla montagna, poiché è proprio sulle Alpi che si concentra, per ragioni geografiche e storiche, il maggior numero degli enti che sarebbero destinati a scomparire. Il 60 per cento dei Comuni con meno di mille abitanti si trova, infatti, nelle zone alpine e la falcidie prospettata equivarrebbe ad un colpo fatale per valli già provate da decenni di emarginazione. Se la manovra fosse confermata, il Piemonte perderebbe ben 597 dei suoi 1206 Comuni, di cui una sessantina canavesani, tra questi ultimi anche alcuni di pianura (ad esempio Scarmagno e Lusigliè) e quasi tutti quelli montani. Degli 11 Comuni della Comunità montana Valli Orco e Soana se ne salverebbero solo tre ( Pont, Locana e Sparone), mentre in quella dell’Alto Canavese sparirebbero Prascorsano, Levone, Pertusio, Pratiglione, San Colombano, Canischio, San Ponso; una decimazione simile subirebbe anche la Comunità Val Sacra, Valchiusella e Dora Baltea. Una prospettiva a cui si ribellano amministratori e abitanti. «Spero che il provvedimento venga ridiscusso e modificato, non si può decidere così senza consultare il territorio – osserva Domenico Aimonino, sindaco dei 185 abitanti di Noasca Non è logico penalizzare re ancoa anco ncora una volta le realtà più piccole e non sono certo questi q i tagli che servono per ridurre rid d le spese. Pare si stia ripetendo ripet et quanto già successo con n le Comuniusate tà montane, usat at da capro la spesa espiatorio per ridurre ridu du pubblica, mentre e i veri sprechi non sono stati toccati». toccc A Ingria che e contende a

IANO BONGI FOTO SEBAST

Uno scorcio di Noasca, piccolo Comune delle Valli Orco e Soana

Valli Orco e Soana il Governo cancella otto degli 11 Comuni ot Il sindaco «Non Non è giusto giiusto usto penalizzarci penalizzarc penali zza i ancora 10 di PriNoasca: mo no Non sono questi iPia tagli che servono per ridurree le spese» LA STAM

VENERDÌ 19

PA

AGOSTO 2011

g g Dossier /Gli ap

sulla spesa pubblica e, comunque, non avremmo problemi a rinunciare al nostro piccolo get

co Borghi, e quello regionale, Lido Riba. «Il risparmio che deriverebbe dall’abolizione dei

Domenico Aimo Aimonino monino nino

tutela dei suoli. Un’operazione puramente propagandistica che cerca di distruggere il siste

mente nelle mani di chi oggi taglia a mani basse gli enti locali per pagare debiti che essi non

Revello: Lorenz o nei nostri cuo ri Ivrea

Abrate, Barbar oux, Caponnetto, Chiabrando, Riba e Rosso all

che contro la manovra Sindaci in piazza ◗ TORINO

per stoppare C’è solo un modo Comuni (e piccoli olla protesta dei sta montando non solo) che tiva. Stralciare tre ogni aspetta manovra che l’articolo 16 della lazione delle prevede la cancel di sotto dei mille municipalità al coattive tra abitanti, le unioni della rappretaglio il ed i Comun sentanza eletta. “poltrone che La rivolta delle sono il volonnon costano, anzi, in piedi i territotariato che tiene mattina da ri” è partita lunedì lia unita, e a Torino, città dell’Ita a fermarsi fino non accenna sarà raggiunto quando non come detto che, E l’obiettivo. palco impietosapiù volte da un sotto il sole, «chi mente piazzato mie locali si fa An L’intervento di tocca le autono devono avercomunali male, molto male»,bene i politici con i gonfaloni in piazza a Torino, lo capito molto di Governo tansimi canavesani) della coalizione le loro dichia- I sindaci (moltis ndo to che, ascolta ni, sorge una razioni e gli impeg è uscito l’artidomanda: da dove colo 16? assessore reElena Maccanti, locali (Lega Enti gionale agli a fianco dei proNord) schierata manifestazione motori della Quaglia e Racon i colleghi Cirio, o a prendere vello, riesce persino rilancia l’imgli applausi quand presidente Roberpegno del suo e gli effetti to Cota per fermar annunciando dell’articolo 16, pronta ad eser de eserè e che la Region evistee e previst pr ep utte le derogh I questo citare tutte i «In enfasi: sottolinea con imparato a cosotto no e mezzo ho istratori delle anno ti, asse sc e gli ammin alzo in pienoscer nos di Elena Maccan e io mi di Bollengo, e realtà c c piccole pic Luigi Ricca, sindaco i dei piccoli L’intervento di loro vita nelle davanti ai sindac di d CALCIO: IERI 5-3 AD ALBA e commenti persone e della PALLAPUG si Il i dei Comuni altà piccole e meno piccole. om i». Applauin rigoroso pieComun Co risorse per le Union di raziodi un consi maggior parte (laa m Campag «Ma fame ’l e (anche questo da un lato e la necessità sto annuo medio e manifestazion insieo se) della serie monte m ro, la manifesta- comunale è di diecimila qu la prima volta di nalizzare dall’alt comun sulla vet parte ta Lega r e ia e Calderoli?».nti, va detto, va detto, per piasir, pi raccon maggio Anpci , la o zione di TorinoIncontrovertibile. ma ri sostiene La stessa Maccaa Repubblica me Anci, Uncem c’è pure Osvald amministrato Sparegg un fatto. imie) que rvista rinun ammin Autono che un’inte perchè n in Pdl comunque alla carica degli non è vero, , deputato ce come sia ennità che un Dietro i dei piccoli Comuni ci so- priori h cchiaris all’ind alla ra- Napoli nte, e di e mano è preside in apertura I Nell’amichevole giocataciieripresa avevano seI Grazie ario metter euro a sedu - dell’An e necess n lo si vede strator di passione. Pas- “poltrona” (1711-7 autonoallo pure pomeriggio stadio gnato il terzo gol. Nel di ga-storie suno Vacc ev sì e l’altro no tante zzazione ridelle giorno San i dimenti finale zzionali territorio, con- commenti si spreca il servizi i per provve i ere «oggi vera ne, l’Ac Cuneo 1905 Le- ra la rimonta dei biancorossi. si riportato sione tv adidifend conoscencaèdirezio mie locali e cheCassiano, m à dei in con i cittadini, iani delle tutti in un’unita delle identit fronto ha sconfitto per l’Al- o. L’allenatore cuneese Rossi della seri Govern del5-3 frenie Ezio vvengono prima ga Pro i e schizo«Siamo problemi quotid pure sono imporza dei imdi ca-ddizion (nella foto): Nella B, invec Contra Comuni, che bese di serie D. Gli azzurri C nza delle ancora la manca comeballati Rosso per la preparazione. In dison» si è conc i Si vedrà sa guidati da Giancarloarte

Cortese: «A non pagare è solo la casta parlamentare» ◗ FAVRIA Il sindaco di Favria, Giorgio Cortese, passa ai raggi X la recente manovra finanziaria varata dal Consiglio dei Ministri. E, senza mezzi termini, osserva deluso: «E’ evidente che tutti noi, al di là della classe sociale cui apparteniamo, pagheremo qualcosa. Tutti, meno gli evasori fiscali, l’altra casta, gli unici che non hanno legge, che non subiscono tagli, che dribblano i sacrifici. Chi ci governa e chi siede in Parlamento si ricordi che, da oggi, ogni cosa che verrà scontata e addirittura condonata o perdonata a quest’altra casta che peserà 45 miliardi di volte in più sul giudizio degli italiani onesti». Insomma, una bocciatura in piena regola, quella di Cortese, per le ultime decisioni economiche prese dal Governo e che gli fa aggiungere: «Questa è una manovra che, tra l’altro, colpirà duro le famiglie. E’ moralmente inaccettabile l’innalzamento dell’età pensionabile delle madri, che per molti anni svolgono in realtà due lavori, occupandosi contemporaneamente anche della famiglia. Ed è una manovra che affonda i Comuni, virtuosi o meno virtuosi che siano. Ma il problema peggiore è che non ci hanno detto la verità sul peso effettivo della crisi. Sono convinto che, per uscire veramente da questa situazione, servirebbe un ricambio della classe dirigente. Abbiamo bisogno di maggiore moralità, di senso di responsabilità e di tirarci su s le maniche tutti, ma proprio roprio tutti». i E continua Cortese: «Certo Certo è giusto fare una sforbiciata al

Ezio Rossi richiama il Cuneo «Troppi errori in difesa»

avevano però chiuso il primo tempo in vantaggio per 2-1, e

profondimen ti sulla man ovra PICCO

REDAZIONE CORSO NIZZA 11 TELEFONO 0171 452411 FAX 0171 64402 E-MAIL CUNEO@LASTAMPA.IT PUBBLICITA’ PUBLIKOMPASS S.P.A. - CORSO GIOLITTI 21 BIS TELEFONO 0171 609122 FAX 0171 488249

All’interno TRIBUNALE

Alba, il presidente va in pensione Atteso un sostituto Giuseppina Fiori A PAGINA 53

GIAMPIERO MAGGIO ANDREA ROSSI TORINO

Informazione Pubblicitaria

Via obbligata, ma devono Le iso tener conto le Tr emdelle iti varie realtà

Ora se le co Manfredon ntendono ia e Rodi

Quei sindaci che presidiano il territorio

Tinella

Sono 137 i Com costretti a uni ALBERTO PRIERI CUNEO

CUNEO

Si schianta in auto contro recinzione e muore a 40 anni Matteo Borgetto A PAGINA 52

SENTENZA

Inail condannato perché non forniva dati a un assistito

U

COSTRETTI A CAMBIARE

POLITICA. PER RIDURRE I COSTI

Rimarranno i sindaci eletti dai citt

di 8,5 miAldigheri ante dall’a servi abita è il ccorp rema, 770 abitanti in sindaco di Ca- rizio zi e delle sedi, oltre amento dei comunti». E che fine faranno i te. Quattro cima al Piem che ne di qualc piccoli he migliaio dalla spa- ragg ni confinanti che, insie con un referanni fa i suoi concittad on- Già, perché iungono di poltr me, farsi adot endum, hanno decis ini, nato a sopr per ogni municipio one. niente acco la quota? A rigor di non tare alla Valle rpamento: destiavvivere, legge o di lui, quando d’Aosta. E (che sarebbe comu oltre al sindaco rà autonomo e indip ciascuno reste nque rima endente. L’ult to come cons parola spett perto che ha scosto, la iglier eletfinan e dell’Unione ni: la mano erà comunque alle ima ziaria avre rà in piedi ) reste- di fissare vra offre loro la poss regiopresso il bbe sopCOS il mun A un tetto ibilit Comune, CAMBIA pio, ici- abita La sfor ha pensato con nti. Nessuna diverso dai 5 milaà di potrà presc i consiglieri biciata ridurrà consiglieri tanto sima beffa all’ennerizio abba ne però: si della bucomunali (a e assessori(cinque) corpamen ssarlo, favor orendo così rocrazia: addio 5) Tota ti, o alzarlo, endo e gli assessorali (due gli acValle d’Aosta, lasciando le: sette poltr ). molte amministr i (due) ne in vita dal 2007 oazioni local - si fa per nessun gove In ogni i. più per ognidire - in tori di montcaso sarà bagarre. IL era preso la rno si L REG Nei terri ammi- il agna - in cui MENTO nistr Valgono i criteOLAME dare corso briga di LA STAMPA 70 s’annida circae ri previsti sfuggazion che per per cento dei comu per14iAGOSTO 2011 rendum e al refe- DOMENICA irà al taglio arrivare a Municipi ora . 5 mila residni azzerati che mett Ce sarebbe statonon ci han n’è ere enti occo no meno di 3 mila quan bainsieme anch «E a volte e venti mun rre niente da anne più residenti sta per dare latostuun’intera valla icipi. Porto ttere. Sbag ra ai non poch spiega Lido ma è salvo ta non basta liava. Care fino, il borg , non verrà », o storico lumori che i ma- se dell’U Riba, presidente piem manovra amm azzerato dalla- nella stessa rischia l’acco ncem, l’unio cova onterpamento Osvaldo Napomaggioranza. Pren no montane. ne Aldigheri azza-comuni. con Santa «Si darà vita delle comunità Margherit Pdl alla Cam li, vice capogrup dete la distanza Favorevoli tinaio di sinda- e come lui qualche a tra due comua unioni in cui po to tra le pieghci italiani - l’ha scopcen- Valgioie, comuera, nonché sinda del supera i 50 ei contrari chilometri. ni più lontani co di glio er- tanti ne «isolato» e del decr quarto (la Inges vede all’im eto. Titol di 932 tibile. Vore come bocc parte dedic alla manovra riusc Gianni Galli ne dei costi iranno a mett ata alla riduz o Come sindaco o della Valle di abi- re a sistema Susa. servi degli avreb ioezi MURAZZANO appa unici be il li) articolo municipio rati istituziona di che esult I ». are: battecomuni di montagna dall’estinz 16, il codicillo che salve - Come parla è salvo. continuan re sullo stess ione un bel ment o rà a o tasto: la stret - e fedelissim are meno di mille po’ di paes ta non solo è inuti muni non circo residenti: i picco i con premier Berlu o del le, non soli Circa sette CHI COLPISCE lo gara lazione infer ndati da altri con Co- ha un diavo sconi ntirà rispa centri su diec mi lo per popo- pello rdi gran lunga i quali dare iore ai mille abitanti i tra quelli men : «Questa cainfeo abitati riori agli 8,5 dalla legge vita alle Unioni prev- con fa acqua da legge si trovano miliardi tutte le iste parti in montagn attesi dal gove suna fusione- resteranno in piedi ist . Nes- non ». E annacqu a ma è incos rno, ro varranno né accorpamento. Per MARCO BRES poco l’ann cqua tituz ionai OLIN uncia crite lole. «Disc ri che la norm to taglio ai bilisce per costi i «Stretta incoLA POLEMICA vive in unriminare chi Da più mila resid municipi con meno a sta- la politica, scari delpaese co di cinque mesi di tre- quas con cato porterà risp stituzionale meno di mille consiglieri enti: un sindaco, cinqu sono senza i per abitane non più di sindaco. E le isole Tremiti armi inferiori ti già di e Comuni intero su forse due asses Impossibil Giovanni per Bruno Annamaria Pierangelo Pier non l’avranagli 8,5 Marco e Province.Luigi Davide Carlo no mai Albino più. L’arcipela mili trario alla sé è conno per ora, sori. Carpani lire quanti e, alme costa garga go al largo della Carta»,Rosso Miniotti Gallo Baloccoardi attesi»Penna Arlotto Suglian Molinari Giordanengo stabi- 113 Nella sola provincia salve nica, atrann tacca Caprai Cap abita aiaa ta Italia. I 500 perso o la pelle in comu di Torino Lesegno Castiglione Riba. «Figu Castelletto Frabosa Pezzo Monesiglio Valgrana ne e q i di to da meno Comu i Murello tut Rossana ni destiClavesana ria dei di n ti

48 Cuneo e provincia

Bottiglia in vetro: 4000 ANNI

Uzzone

Soprana

Valle Uzzon

Barbara Morra

8

A PAGINA 54

Ogni Comune sotto i mille abitanti costa, all’anno, quanto un singolo parlamentare ogni mese. Stando ai dati dell’Associazione nazionale comuni italiani (1.291 euro lordi al mese per il sindaco, 194 per il suo vice, 129 per gli assessori, 17 euro a seduta per i consiglieri), si può stimare il «costo politico» annuo di questi municipi: dai 23 ai 25 mila euro, praticamente ciò che lo Stato spende al mese per ogni deputato. «Tantissimi amministratori hanno rinunciato alle indennità e la spesa media dei piccoli centri montani è di 10

Luciano Sciandra

Oscar Virano

Lorenzo Meinardi

Stefano Boido

Paolo Rossi

Riccardo Benvegnù

Walter Giribaldi

Marco Marino

Maurizio Giaminardi

Miche Garner

Priola

Montemale

Treiso

Bergolo

Viola

Acceglio

Rodello

Pradleves

Castelmagno

San Damian

Coro di “no”, ma studiano alleanze I più sperano che non diventi legge. Molti amministratori hanno rinunciato a tutte le indennità MATTEO BORGETTO MADDALENA BRIGANTI CUNEO

È un coro: chiudere i piccoli Comuni non fa risparmiare e rischia di creare guai ben più seri. A dirlo, con toni e sfumature differenti sono quasi tutti i sindaci (uno solo si è detto favorevole) dei 137 destinati a essere fagocitati o da quelli vicini più grandi o a entrare in Unioni dei municipi. Carlo Rosso, sindaco di Monesiglio: «Tagliare su enti che non hanno praticamente costi politici non serve. Serve che i Comuni costituiscano una rete per cercare di garantire co-

tinuare a esistere. Per il resto cercheremo di opporci». «Una via obbligata, bisogna vedere se i Comuni saranno lasciati liberi di decidere - dice Gianni Galli, sindaco di Murazzano -. È importante che si tenga conto delle diverse realtà territoriali». «Decisione sbagliata. Si tagli a Roma», dice Bruno Penna, di Castiglione Tinella. Da Pezzolo Valle Uzzone, Piero Sugliano: «Va a scapito

Riduzione della spesa considerata minima ma aumenta il rischio

«I nostri paesi sono pieni di anziani che hanno bisogno di un ente che sia punto di riferimento. Il nostro Comune costa 4000 euro lordi l’anno». «Meno servizi e nessun risparmio perché dovranno spendere di più i cittadini», sostiene Lorenzo Meinardi, sindaco di Treiso. «Non garantisce un grande risparmio - dice Emilio Porro, di San Benedetto Belbo -. Abbiamo combattuto finora per mantenere l’autonomia dei piccoli Comuni». «Difficile risparmiare con chi fa volontariato», dice Domenico Chiola, di Bosia. «Pierangelo Giordanengo di Frabosa Soprana: «Ci sono delle difficoltà che vanno ri-

la gestione del territorio. Paolo Rossi da Viola: «Sono stupefatto, hanno il coraggio di accusare noi di sprechi». Riccardo Benvegnù da Acceglio: «Un duro colpo. Così il sindaco si trova da solo». Giovanni Miniotti da Murello: «Ci troveremo con i Comuni vicini, con cui già collaboriamo. Non tutti i servizi possono essere accorpati. Non so come risolveremo il problema. Non è così che si taglia sui costi della politica». Marco Carpani da Rossana: «Mi sembra una follia. I piccoli Comuni di montagna saranno penalizzati, le persone li abbandoneranno per mancanza di ser-

altro un spot elettorale piuttosto che una vera riforma, che sarebbe necessaria ma deve essere condivisa con il territorio». Michele Garnero da San Damiano: «Una vergogna che se la prendano con chi fa vero volontariato». Gianpietro Pepino da Entracque: «Tutta la manovra è una dichiarazione di resa di fronte all’evasione fiscale. Deve essere rivista nell’interesse del Paese». Luciano Sciandra, Priola: «Non è una riforma applicabile alla gestione del territorio. Da noi rinunciano all’indennità e si dedicano a quei lavori necessari che non rientrerebbero nel bi-

Albino Arlotto da Valgrana: «Se l’accorpamento causerà un’ulteriore taglio di fondi, è follia. A fondovalle si renderanno presto conto che manca la manutenzione a monte». Mauro Martini (Monterosso Grana): «Da sindaco prendo 400 euro al mese e ho chiesto il part-time alla banca dove lavoro per garantire la presenza sul territorio. Già facciamo fatica a risolvere i problemi dei no-

Il timore: «I nostri paesi sono pieni di anziani Devono mantenere

I paesi con meno di mille Comune 1 Rodello 2 Murello 3 Valdieri 4 Rossana 5 Clavesana 6 Castellinaldo 7 Montaldo Roero g 8 Lesegno 9 Murazzano g Tinella 10 Castiglione 11 Entracque 12 Treiso 13 Frabosa Soprana q Tanaro 14 Lequio g 15 Valgrana 16 Villanova Solaro 17 Martiniana Po

Abitanti

NO PRIMO PIA

986 962 949 929 913 906 872 871 871 870 87 869 86 845 84 828 823 806 805 783 767

C

58 59 60 61 62 63 64 65 66 67 68 69 70 71 72 73 74

La nostra gli obiettivi? creare u Quali sono ato molto per nità ha lavor tra più Comuni e ri zi ne nei servi singoli enti. E que costi ai che portano a a sì i la manovra ato in piazz tivi concreti autonomie lo concordi: obiet chiam o e uni re le 10 hann lunedì alle amministratori di Com pre- reali. Ma toglie di abbando gli re il rischio c Vercellotti, protestare e fica corre stessi. Eppoi basta montane. Paola o, Sessera a loro io pe Comunità Valle di Moss breve-med 15 Co- ritori sidente della di veder scomparire nte, dei costi. Nel questa non serv ia vra come . Praticame Prealpi risch Franci ol- mano sua Comunità o Giovanni del muni della dei tagli al Biellese coinv stesso avvis guida alla della m, te Unce rmi quasi la metà orio. Lei, membro poche siden dell’Ossola. «I rispa territ ncem e da sti ge il suo fatto delle auto- Valli ontese dell’U giunta piem e del Consiglio delle ta- trove: abbiamo deputati pi 48 nei anch settimane «Non credo etti durre sette dei uni tagliati i, è scettica. Com nomie local spiega. «Credo nei prog . salvare i 597 vedo » gli “a spot” gliati. Che qui non detta definiti,

ANE , UnA’ MONT comune: Anci sono a di scudi è E COMUNIT ■ La levat del Piemonte E per COMUNI utonomie cem e Lega va ripensata.

Lunedì a la protest o n ri o T a

ci Anci: Sinda Uncem e zza Castello venite in pia

Per informazioni www.acselspa.it nº verde: 800 497052

dre al quarto no spareggi.

DOMENICA 14 AGOSTO 2011

Non saran E per dare no cancellati: non sapre vita alle Un ioni servono bbero con chi fondersi almeno 5 mi con tanti salut la residenti i al risparmio liardi deriv Giovanni

137 COMUNI

fesa, però, ho visto errori mai commessi prima». [A PAGINA 65]

LA STAMPA

LI

CN

stralcio d Comuni: «Solo lo cancella i piccoli

di Rita Cola

FAVRIA

Salvi i micr COMUNI che non ha ocentri n sotto i milleno vicini abitanti

Borsa in plastica: 1000 ANNI

SALUZZO | Arroccate sul Monviso o dentro le mura della città, le “trupp e del Marchesato” sono pronte a dare battaglia. Saluzzo torna a ricopri lo di capofila assegn re il ruostoria, per difend atole dalla ere dei piccoli Comun i municipi i, quelli sotto i mille abitanti che essere cancellati rischiano di dal decreto del 13 agosto. Nel Saluzz aluzzeese se sono una trentina i paesi che rischiano la sopressione, quasi tutti in area montana. Anci e Uncem lanciano l’allarme: «Così uccidere la monta si rischia di gna». A Tori Torino lunedì oltre 5500 sindaci in piazza contro la manovra. Intanto c’è aria di “secessione” in Liguria, dove le Imperia e Savon province di a a rischio di soppressione dicono no a Genova e chiamano Cuneo: veniamo con voi.

sta delle polt Cresce la prote

oli

ì A Ceva luned ci dei sera i sinda adeComuni che ienriscono all’Az per da consortileto dei lo smaltimen eMonr rifiuti del ) per galese (Acem usostit eleggere il sionato del dimis (Morio Zarcone Vasco) nastero dell’Asalla guida . Aldi Castelletto semblea stessa o cittadino nelle prossiè stata l’unanimità maria Molinari, prim si giocherà dimissioni le su Acem però indicata Anna o C.d.A., dopo vera partita Uzzone. La per eleggere il nuov luglio. me settimane Beppe Ballauri a metà del presidente

Sarà una mostra della meccanica agricola di livello nazionale: una forte risposta alla crisi del settore

10

LA SENTINELLA MERCOLEDÌ 17 AGOSTO 2011

Saluzzo i difende i

Obiettivo agr ico al Foro Boario ltura

Tutto il paese si è stretto intorno alla famiglia Mi Miretto che ha pers o il figlio in un trag ico incidente

i U cem, Anpc Unniititi Un ontane eto cellllate il Delacrfascia!» e CComunità m an «C Torino, a o consegniamo 19 Protesta a tu a Rom chiusa sortile rifiuti e venerdì tti pesio azienda con

◗ VALLI ORCOESOANA

Sigaretta: 1 – 2 ANNI

Direzione, Redazio LA LIBERA INFO ne e Amministrazio Abb. annuale: ne: via Spielbe RMAZIONE DAI 40 euro • Testata rg, 70 • 12037 registrata presso PAESI E DALLE il Trib. di Saluzzo Saluzzo (Cn) • Tel. 0175.240266 VALLI D • Sped. in a.p. • 45% art. 2, comma • Fax 0175.476341 • Diretto re respons 20/b, legge 662/96 • Tir. inf. 35.000 abile: Fiorenzo Crav copie • «Taxe perçue/ T

rmazione tolico di info

ità: menti e pubblic — Ufficio abbona Poste Italiane 0174/42473 12269122 (4 linee) - fax ì Breo - CCP 2011 - nº 30 tel. 0174/552900 6 - 12084 Mondov /CUNEO art. 1, c. 1 - Anno 6 - Mondovì piazza S. Maria, n. 46) NO piazza S. Maria, 52256 - C.E.M.: - Redazione: in L. 27.2.2004, Contiene I.P. - tel. e fax 0174/5 353/2003 (convertito 6 - Mondovì - D.L. piazza S. Maria, in abbonamento postale one spedizi s.p.a. -

- N. 30 - ANNO CXIII AGOSTO 2011 regalese.it MONDOVÌ, 24 1,00 ione@unionemon UNA COPIA EURO NREGALESE.IT redaz WWW.UNIONEMO

a ti atten LJXULD la rrivier

Fazzoletto di carta: 3 MESI

, Sara Romano i dial bronzo ai Mona Kiev Cadetti

giovani

de

Forse non tutti sanno che se si abbandonano i rifiuti nell’ambiente questi ci mettono tantissimo tempo per degradarsi e dissolversi! Inoltre quante risorse sprecate!

Quarto p

n o i Comu Trentotto l’autonom rischian

SE NEL BIELLE

a manovra contrari all creto Quasi tutti va esulta per il de rmio delrispa no sul mancato e di Solo Villa

a e Selve Marc , Camandon Callabiana Mos Veglio con con Tavigliano Piat Andorno con Miagliano Tollegno

chiav totalmente osta. Una , si che al 31 ovra prop Piedicavallo Massimo i Comuni biellei mille abi- la man condivisa anche da Mosso, Rosazza, ra ■ Sono 38 sotto . In valle di de- lettu 2010 sono Campiglia, dicembre e letture del re, Foglizzo (Soprana) , risultano sotto i citati ndo le prim San Paolo e tanti. Seco ebbero spari o- oltre ai Comuni e Veglio, Vallanzenrnativo dovr qualc nti anch Quittengo tare abita creto gove diven mille sininsomma ricon accorparsi, Alla maggioranza dei e Selve. il decreto, voce go so. , secondo Sagliano , Cerresa di diver uta. Unica Nel Cossatese Castelletto non è piaci o (Villano- schiano i Comuni di daci l’idea , Curino, Villa Gianni Bosi resto ana, Casapinta enga. Mentre Muzzano fuori dal coro In Italia rispetto al e to, Mezz a e Giffl buona e Graglia va): «Era ora! un esubero di province e. del Bosco, Cros essere la volta d’Europa c’è orpamento è inevitabil - questa potrebbe Mortigliengo riesce Borriana comuni. l’acc anche alcune delle regiore che la fusione del contrari ad unirsi sono con dove anda Io eliminerei a, Strona e forzati non le». Ma sul sotto (se ana, Casapinta, Cros Ponderano ni più picco riflettere. In pianura (Gifflenga) az- Mezz o Pichetto ra uana), Marc vuole anco anche Roppolo, Mass al suo Com an- Sopr nti la manovra «Al to mille abita che però non hanno . sostiene che rà alcun risparmio. Netro e Dona garsi ita za e Dorzano su come aggre sono i ne non porte «avremo una perd e chiar zzo e a) sofuturo imo» dice Sala, Torra cora le idee chiare sul ni mass ità». E Silvio Rottin (Cros acZubiena Chi ha le ideeBürsch: i cinque comu Magnano con non ho mai di ident che ti, se co«in otto anni ci della


13

I Comuni scend ono in piazza

o potere

Cronaca di Tor ino

T1 T2 PR CV

53

Primo Piano

MERCOLEDĂŒ 17 LA STAMPA AGOSTO 2011

Ver tice a Rivalta non c’è nulla da dei sindaci a rischio, il 22 ago tagliareâ€?. Pronto sto l’appello a Cota protesteranno davanti alla pre e ai parlamentari fett MASSIMILIAN O PEGGIO piemontesi: il Piemura: “La manovra non serve, RIVALTA Neirotti, presid ente regionaonte paga il pre ÂŤLa soppression le dell’Anci. All’in zione dei piccoli Comu zzo piĂš alto li Comuni non e dei picco- no partecipato contro hanni. ÂŤNel corso della ciata, piĂš che porterĂ i vanuna ventina riunio taggi cance

di spieg sindaci ne llare economici auspi cati Cuneese,a rischio, molti del biamoa Amalia Neirotti - ab- Consigli comunali. GiĂ oggii dal governoÂť. molti sindaci e fatto il punto Ăˆ non perce sulla ma- no ne emersa ieri la previsio- delle altre i rappresentati novra organ finanziaria e indennitĂ , quind piscosulle valta, dal verticmattina a Ri- ritoriali: l’Unc izzazioni ter- ziative da adottare per ini- nulla da tagliareÂť. i non c’è dal primo cittade convocato munitĂ monta em, per le co- no ai tagli Per il 22 dire agosto, ino, Amalia ne; autonomie; l’Ancpla lega delle Tutti sono ai piccoli Comuni. za con alle 10, in concomitand’accordo a miglio la discussione i, l’associadel provrare le forme di gestione asso- vedimento da parte della commissione di Palazzo Ma-

dama, è stato indetto un presidio di protesta stello, sotto la in piazza CaPrefettura. Altre iniziative sono re: come la condi in cantieordine del giorn visione di un provare nei 598 o da far apmontesi conda Comuni piennati dal provvedimento. Nei prossimi

giorni - aggiu nge il presidente dell’Anci contia contrare il gover mo di innatore Roberto Cota e di nel dibattito tutti coinvolgere tari piemontesi. i parlamenPerchÊ sarà il Piemonte a pagare il prezz piÚ alto nella o dei piccoli Comucancellazione ni.

PROVINCIA LA NUOVA AGOSTO 2011 MARTEDĂŒ 23 LA SENTINELLA LUNEDĂŒ 5 SETTEMBRE 2011

ÂŽ

Valchiusella

â– e-mail: redazione@lasentinella.it

VALLI DEL MON

VISO irettore respons abile: Fiorenzo Cravetto • Stampa inf. 35.000 copie GiovedĂŹ 25 agosto : San • ÂŤTaxe perçue/ 2011 Tassa riscossa-Abonn Biagio Stampa spa, Genova • Editore e pubblic ement Poste/A bb Poste Ufficio itĂ : DP Comun icazion Saluzzo • M. C. reg. numero 006114 e s.r.l 557

zzo in trincea de i Comuni

E’ Remo Minellono, vice sindaco di Alice, a dar voce alle preoccupazioni che in questi giorni serpeggiano tra gli amministratori delle valli. ÂŤNon vogliamo primi cittadini ridotti a fare gli ufficiali di anagrafe - afferma - e non accettiamo che le unioni di Comuni vengano disegnate a tavolino, è una questione di democraziaÂť. Nelle scorse settimane, i sindaci hanno formato un fronte compatto contro l’articolo 16 della manovra finanziaria, che prevede il drastico ridimensionamento dei Comuni con meno di mille abitanti. Saranno nuovamente tutti uniti, oggi pomeriggio, a Roma, per protestare, davanti a Montecitorio, contro l’emendamento Azzolini accusato di ÂŤdanneggiare drammaticamente l’assetto degli enti locali, peggiorando la stesura iniziale dell’articolo 16Âť, come afferma il presidente regionale dell’Uncem, Lido Riba. Alcuni amministratori dei cosidetti piccoli Comuni, però, sono preoccupati anche per le idee che stanno circolando tra gli stessi ra g pp ppresentant i degli g rappresentanti d il primo i di entii montanii ed a dichiararlo ad alta voce è stato proprio il vice sindaco di Alice, durante la riunione indetta GAZZETTA D’ALBA MARTEDĂŒ 30 AGOSTO 2011 dall'Uncem lunedĂŹ scorso a Rivara. ÂŤNon sono per niente convinto che la panacea sia l’equazione Unione di Comuni uguale ComunitĂ montane, come pare voglia sostenere l’Uncem - ribadisce Manello-

A ben vedere la montagna e con essa i suoi piccoli Comuni assomiglia sempre piĂš spremuto. Sono a un limone decenn nnii che la montagna viene depred predata ata e spoglia 2011 ta. O Prima AGOST la povert overtĂ Ă ha MERCOLEDĂŒ 24 costretto intere generaazioni LA SENTINELLA zioni ad andarsene a ingross are lee fabbriche in pianura; poi verni, i, di tutti i colori e di i govern tutte le epoche, l'hanno messa con le spalle alle al muro togliendo tutti come scuole, poste quei servizi sporti ti che sono la norma e traspor altrove. Adesso a comple tare l'operaa arriva la manovra nella quale le si prevede di abolire i municipi dei Comuni con meno tanti. Non riguard di 1000 abia solo la mon t

is lle poltrone grat razioni

ca, Borgofranco

â—— TORINO

i di centro siniCi sono i sindac e pure quelstra, di centro destravere, che mai li delle liste civiche momento sono e come in questo forze politiche distanti dalle tante volte evoento, e dal parlam la manifestazion cato durante peggiori ovvero ie nei suoi difetti deputati costos composto da i, distanti dai terpieni di privileg nto i cittadini e ritori e dal confro iana e nepla loro realtĂ quotid ati dalnomin ma eletti, pure piĂš partiti. le segreterie dei sca, sindaco di Fausto Franci di riferimento Borgofranco, area presidenza Pdl, è nella amComune che dell’Anpci. Il di mille abitanti ministra ha piĂš punta a collab collabotempo o-e giĂ da ovazio sull’innovazi sul vicini e sull’inn ti rare con i vicini id rre costi per ridurre ne tecnologica tiene a Nord) re servizi, ma 16 riEnti locali (Lega amplia agli e le ti, assessore regiona e che questo articoloi 47piĂš di Elena Maccan palazzi chiarir i Comun di Bollengo, e lontananza dai o. Lo guarda anche consistenre- la della che costan , con un taglio loro vita nelle delle poltrone VOLLEY com- grandi rappresentanza eletta e persone e della PALLAPUGNO coi, Il . spietat e meno piccole lio dicono cartelli citare, il te della - altĂ piccole ni: ÂŤTanto per o. Applausi per medio di un consig menti al vetriolLa Bre Lannutti torna Anto- dai cittadi tutti sanno che i Co- sto annuo è diCampagno diecimila euro, presidente della Provincia o forse non cinque ed i diecimila e almen queglidi A - comunale propon vetta allena fra parte di rsulla muni tra i Saitta che si o avranco- i tifosi e. ma la maggiori sostiene che nio to da consigliere - abitanti, oltre al sindacsto da noa unBmanda glial Spareggi Palazzetto ti deputa compo i- amministratoperchè rinuncianella e per aspiran no un consiglio cui quattro asdella munal da parte dei No Tav, di o- non è vero, ennitĂ ve consiglieri all’ind (ri.co.) ma no I ti. Fischi ).successo I Grazie al per I Da martedĂŹ dopo Ferragozittisco s- priori li seduta a sessoriÂť. (17 euro . con i sindaci che piazza su Vacchetto, sempre a ranghi ridotti, la e vanno Campagno n- “poltronaâ€?i i 11-7 la nostra sta èsto, recano presidente Provinc

ero

inella

PIANO Oana o

aro o

uLa nostra Com gli obiettivi? creare una unioQuali sono ato molto per uni e ridurre coitĂ ha lavor zi tra piĂš Com ti sono ne nei servi singoli enti. E ques ai no risparmi sĂŹ i costi reti che porta i signiobiettivi conc re le autonomie local i terre reali. Ma toglierischio di abbandona il la scusa ďŹ ca correre i basta con stessi. Eppo io periodo una ritori a loro Nel breve-med servirĂ Âť. Dello dei costi. requesta non manovra comeGiovanni Francini, vicep o ComunitĂ stesso avvis guida della alla o alm, sidente Unce la. ÂŤI risparmi si fann riValli dell’Osso fatto delle stime, basta i per mo trove: abbia 48 deputati piemontes C. M. dei durre sette tagliatiÂť. i 597 Comuni . salvare

he omuni c ia tonom

o Marcone Valle S. Nicola ndona e Selve e Vallanzengo labiana, Cama Mosso Veglio con ngo igliano con Piatto e Terne Andorno con Bioglio agliano con Tollegno

iedicavallo, Rosazza, Campiglia, San Paolo e Quittengo con Sagliano Muzzano e Graglia Borriana con Ponderano to Netro e Dona zzo e Sala, Torra Zubiena Magnano con

403 399 393 388 377 370 370 365 359 355 353 339 336 332 328 326 319

Comune Caprauna

115 116 Bonvicino 117 Stroppo 118 Monasterolo Casotto 119 Elva 120 Celle di Macra 121 Sambuco 122 Pietraporzio 2011 123 Canosio AGOSTO ERDI 19 VEN 124 Castelmagno 125 Igliano 126 Cissone 127 Roascio 128 Oncino 129 Argentera 130 Isasca 131 Marmora

Allo spettacolo che precederĂ la cerimonia di inaugurazione del nuovo stadio della Juventus, in programma la sera di giovedĂŹ 8,, a T g orino,, p prend eranTorino, prenderanh alcuni l i compono parte anche nenti del Gruppo “Ocarine e Tamburiâ€? di Brosso. In particolare, saranno i percussionisti dell’insieme musicale valchiusellese ad esibirsi con i rappresentanti di altre formazioni canavesane e della Bassa Valle d’Aosta, quelle, cioè, di Andrate, Arnad, Bajo Dora, Borgforanco, Donnas,

ALBA E DINTORNI

Parterre di amministratori e rappresentanti delle istituzioni all’incontro svoltosi a Rivara

no affinitĂ , o peggio ancora, che hanno rivalitĂ secolari,sarebbe un grave danno per tutti - prosegue Minellono -. Co-

mento

presentato

come

Abitanti

121 115 114 1107 102 102 99 94 87 85 85 82 82 81 78 78 77

hetto Marco Pic IL RUOLO Al CONSORZIO ITA’ ENT DI UNIRE L’ID

Un manovra piĂš di facci ache ta una reale rifo rma . Que sto il giud izio o Marc di le con Ailoche e Capri Pich etto , abosone sindaco Postua e Guard cia) GifCon(fuori provin di idente del esi. Sostegno e flenga e pres Com uni Biell Bosco io ÂŤmi del sorz dei Villa teÂť spiega menÂŤPersonalmen con Roasio il provvedi cia) auguro che o. PerchĂŠ è in(fuori provin to venga rivistsiano pochi cavi giusto che i che veng ono ator espi un ripri in nom e di quasacri ficat i omico sul sparmio econdubbi. La molla le nutro serirminato il decreche ha dete nte di natu ra ame to è sicur allor a se si voa, econ omic dei risparmi seri ad gliono fare pens are e riforbiso gner ebbe , e struttural Mezzana, Crosa a qualcuuna reale Stron eliminare . Se Casapinta, ma. Non a nel muc chio a e Soprana no, pres o incia di Biell però la Provre elim inata , il esse sse dovrĂ dove dei Comuni oglie re Consorzio luog o racc in prim o biell ese che raCastelletto inist quel l’ide ntitĂ o gli amm e Gifflenga aveva moss volere la Provina tori locali seco ndo i avrĂ un cia. Eppo Ă in ogni mod o va uolo : dovr ĂŠ il go-

conti a posto, lavo riamo bene

sbagliata è una scelta della Provinciaisce alcuni e non altriÂť perchĂŠ ÂŤcolp è anche convinto che co creare degli ma il sinda ÂŤrischia di rnoÂť e rila manovra SU) penti nel Gove la pros(FOTO PLETO con effetti dirom MANOVRA untamento pp l’app l CO RO LA NDO CONT ramma vecorda A SAN SECO sta in prog sima prote Montecitorio. Presente IL PRESIDIO IN PIAZZ ti contro la manerdĂŹ davan e il consigliere regio ni iere le firme A raccogliere po di giova ppo in piazza anchMotta (Pd) che comun grup la l’l’aò Ollino dei novra erano cui Nicol colò PAVESE nale Ange la s tra li comuni sonoativa DI LODOVICO cui nado do picco ÂŤI indig i secon inistr CN menta: torrido, tra Comunist struttura amm sede delata di caldo dei pochi giovani colpisce sempre i soliti. nima della e la prima ti In una giorn ovra egi della castato ho par- gli sguardi un po’ stupi erio, ve- man del nostro Paese re i privillegi a: per ques LA STAMPA a di refrig Federazio senza tocca prodella ricerc di o e la democrazi manifesta15zione alla i AGOSTO 2011 o Gambaud rtavo delegazion i turist ce Circolo voce m contro tecipato alla eLUNEDĂŒ scorso, una nista ha attuato Marc Sinistra, porta ÂŤCi nto: della Anci Unce onte non nerdĂŹ ne da comu aggiu a ne moss lo, haa Rifondazio nella locali. Il Piem sede del comure Casa del popo enti nti positivi tagli agli enti passivamente alla scia- un presidio sotto la o le misu alcuni elem olli sui titoli e il rno che ri- ne per protestare contrvra di Ferra- sono i bolli può assistere i 90 vra del Gove manovra comesolid ariettĂ Ă oltre adarie gurata mano corretta, di devastare contenute nella mano di contributo te però da nsate schia, se non orio con la cancella- gosto. a sostecompensa ipale euro firme lte princ territ uni, a mila o racco ritica Com critic il nostr Sono state la metĂ dei pieno ovra proposta zioni negative. La attere ince (tra mbattere a controman ne: zione di oltre one di 4 Prov trasferi- gno della punti da Rifondazio il è il non volere combone fiscaleÂť. ai e la soppressi evasi i drastici tagli vedimenti in cinqu grandi patrimoni sopra e, la spaventosa segretario nio cui Asti) e Anto sui all’evasion imo di li. Con prov enza, si tassa ne comudi euro, lotta menti stata merg Rifondazio gli sti- Mass segna dell’e ottengono milione le spese militari e allo provinciale di dicendo: ÂŤAbbiamo si presi all’in o e un tetto danni e non la manovra dimezzare nista ha chius rtuno convocar fanno solo ai politici, porre oppo un cativi. Se - pendi ritenuto manager. ione per dare risparmi signifi tamente corretta stipendio deiRagusa componente questa manifestaz sul tema della pron a consea rio che non verrĂ Motta - l’unic umiliato Per Rosa teria provinciale risult - primo segnale cittadinanza doprosegue la segre tutta la a di aver De Bene della ovra quell sino manovra sua sarĂ man ÂŤper ta la , si che guenza . Ques cito il Piemonte li Co- singolare ero di Montezemolo - vrebbe avere tasche dei e indebolit i tanti picco d lla patri d tti e Cord l mani nelle l a

ricordato il secondo comma dell’articolo 44 della Costituzione, che dispone provvedimenti a ffavore delle zone montane. GiovedÏ scorso l’Assemblea dei sindaci della Comunità montana di Bossolasco ha approvato un documento nel quale si chiedeva lo stralcio dell’articolo 16 dalla manovra o, in alternativa, il mante-

I SANTAGAT ci 500 i sinda Erano circa TORINO - tra cui molti astigiani, i, piemontes sono dati apmattina si che lunedĂŹ in piazza Castello per to rpamento puntamen l’acco o contr protestare di 1.000 abicon meno dei comuni la manovra del Govero tanti, contr chiedere al presidente no e uniti per Roberto Cota, di atne, che molti della Regio dire quello o ÂŤuna tivarsi per impe ini definiscon a primi cittad a, subdola e che rischi mossa stupid stessa struttura deBBLICA. IT) sulla ere (FOTO REPU di incid CASTELLO del PaeseÂť. IN PIAZZA mocratica e in particolare l’Asti I SINDACI Il Piemonte, dei territori che sarĂ giano, è uno i se la riforma andasse piĂš penalizzat modifiche al testo odi senza e in porto ero decin Sparirebb bbero acriginario. i he dovre

DI RICCARDO

nimento di Giunta e Consiglio ma senza inde indennitĂ di carica, l’obbligo dello svolgimento di funzioni associate e il mantenimento del bilancio. Durante la riunione è stata anche ventilata l’ipotesi di dimissioni in blocco qualora le istanze non venissero accolte. ÂŤLa riforma cosĂŹ com’è non può funzionare. Senza l’apporto di Consiglio e Giun-

i Tremonti manovra d a L / er si os D gg Il futuro di Asti sarĂ datato... 1935?

L’ente sembra destinato a sparire. Possibile fusione con Alessandria, com’era settant’anni fa

Borgomale .................393 Belvedere Langhe .......388 Roddino .....................377 Castelletto Uzzone ......370 S 370

o la protesta I Comuni preparan our e Montanera con Si salveranno Salm

ta nessuno vorrĂ piĂš fare il sindacoÂť, ha osservato il presidente della ComunitĂ montana Alessandro Barbero, sindaco di Bossolasco dopo esserlo stato a Bonvicino. La scorsa settimana alcuni primi cittadini hanno portato la questione sul tavolo dei propri Consigli comunali. A Torre Bormida, il sindaco Roberto Ranuschio ha voluto ribadire il concetto che gli sprechi non si annidano nei Municipi dei piccoli paesi: ÂŤI costi annui della politica torrebormidese si aggirano intorno ai 4.500 euro lordiÂť. Il dibattito è stato seguito dall’approvazione di una delibera per chiedere al Governo di ritirare o rivedere la proposta. Tutti i consiglieri hanno votato positivamente, cosĂŹ come quelli di Bergolo, che all’unanimitĂ hanno avallato l’ordine del giorno a sostegno dei piccoli Comuni. La stessa cosa è accaduta a Levice, dove il sindaco Ernesto Taretto ha voluto dire no alla proposta proveniente da Roma dichiarando: ÂŤNon stiamo battendo i pugni per salvare le poltrone, g i noma p per salvare dai tagli stri Comuni, che rappresentano presĂŹdi fondamentali per il territorio e per le perso persone che lo abitanoÂť. Anche i sindaci dell’unione “Colline di Langa e del Baroloâ€? hanno approvato un documento in difesa dei piccoli Comuni e domani sera, mercoledĂŹ, alle 21, a Serravalle Langhe, è stato convocato nel salone polifunzionale un Consiglio comunale aperto. Corrado Olocco Enrico Fonte

incia della provbano Belmonte 376 La mappa 364 27 S. Colom io NTI

con 200 Il sindaco n è cosÏ abitanti: No armia, ma che si risp i segretari tagliando

19 Garzigliana

prevede to, come 33 soprattut hÊ sono con la legge, perc termini. io Pellice, montaCanavese Da Bobb fino a 20 Cossano montagna, Rottaro gna dopo Valli di 21 Settimo erto, nelle te Chialamb arrivare a CereAndra 22 Lanzo, per in Valle Orco. 23 Brozolo e, sole Real o q ti mecca24 Levone di Tor Torin decis ques una carChi ha dec 25 Mombello fatto con sennismi l’ha 26 Cinzano a davanti, tina geografic tra un paese che, za contare sono di mezzo ci o, e e l’altr cciai, collin vette e ghia ea Coucourde, spiega Andr della Comunità te presiden GiovedÏ 25 ilagosto 2011 Pinerolese - saMontana del o che ha fatestiv rà il caldo effetto ai relatoto to un brut . LO SDEGNO DEI legge PRIMI CITTADINI ri della

a Su La Stamp

Gli amministratori locali sono sul piede di guerra. ÂŤCredo che sia una presa in giro - stigmatizza Antonio Cresto, sindaco di Pertusio - se questo salvasse il Paese, saremmo i primi a consegnare le chiavi delle cittĂ , ma sappiamo che non è cosĂŹ. Quel che si prospetta è il taglio dei servizi per i cittadini, un appiattimento del tessuto sociale. Il lavoro dei sindaci molto spesso è volontario e i bilanci dei piccoli comuni sono a posto; sono le grandi cittĂ che hanno dei deficitÂť. ÂŤSono preoccupata - afferma Ornella Moretto, sindaco di San Ponso - se sopravviverĂ solo la figura del sindaco, come potrĂ esserci contraddittorio nel lavoro comunale? A San Ponso stiamo giĂ attuando tutti i tagli possibili, siamo convenzionati con molti Comuni con i quali attiviamo i servizi alla cittadinanza, non so cosa potrebbero cavare ancora dalla nostra chiusura: io non ho mai preso lo stipendio, lo stesso vale per i miei assessori e consiglieri, che hanno rinunciato al gettoneÂť. ÂŤNon fa piacere essere ritenuti un “costoâ€? e credo che la riorganizzazione statale dovrebbe partire dall’alto - ribatte Maurizio Giacoletto, primo cittadino di Levone - questa è una manovra demagogica, dire che cosĂŹ si tagliano 54mila poltrone, fa certamente colpo, ma non si tagliano costi. L’indennitĂ massima di sindaci e consiglieri è il 3% dei costi della politica e spesso il lavoro dei consiglieri è volontario: a Levone, dopo il nubifragio di luglio, sono stati loro a pulire il paese e riportare la situazione alla normalitĂ Âť. Ma il paradosso è che la nuova legge prevede anche la creazione di municipalitĂ con Comuni “contiguiâ€? della Valle di Susa o del Canavese. ÂŤBene cosĂŹ chiederemo di essere annessi a Bessans - si arrabbia Mauro Marucco, sindaco di Balme che, solo lo scorso anno, ha festeggiato i 400 anni di autonomia comunale - se dobbiamo scavare un tunnel facciamo verso la FranciaÂť. A Balme nessuno percepisce l’indennitĂ e si rinuncia a quei 17 euro lordi di gettone di presenza per i cinque Consigli comunali che si svolgono all’anno. Per il primo cittadino di Groscavallo, Giuseppe Giacomelli, i veri costi da tagliare sono quelli dei segretari comunali. ÂŤNe basterebbe uno ogni quindici Comuni - sostiene il primo cittadino del Comune della Val Grande - anche perchĂŠ, conosceranno la legge della pubblica amministrazione, ma le cose che fanno nei municipi sono sempre le stesseÂť. Come sostiene il segretario regionale dell’Udc, il mathiese Alberto Goffi, meglio sarebbero dei consulenti esterni. ÂŤCosterebbero sicuramente meno di un segretario che, di prima nomina, grava sulle casse di un Comune circa 72mila euro l’annoÂť, spiega il consigliere regionale. Intanto, in Piemonte, ne stanno arrivando un’ottantina. ÂŤIl guaio è che non ci sono i soldi per pagarliÂť, puntualizza Lido Riba, il presidente piemontese dell’Uncem. Gianluca Togliatti, giovane sindaco di Pessinetto, è basito: ÂŤMa se il mio Consiglio percepisce appena 13mila euro lordi di indennitĂ all’anno, piĂš o meno 17 euro a testa a seduta. Mi vogliono far credere che questi sono i costi insostenibili della politica? Non ci credoÂť. Qualche amministratore delle Valli di Lanzo, come Aldo Fantozzi e Giacomo Lisa, rispettivamente sindaci di Usseglio e Lemie, da tempo vede un’unione dei servizi con ViĂš come l’unica soluzione di sopravvivenza: ÂŤAltrimenti siamo costretti a scomparire, ma di questo ne eravamo consapevoli. Abbiamo giĂ diversi servizi che funzionano insieme: si ottimizzano i costi e si lavoro gomito a gomito non per una singola entitĂ , ma per la Valle di Viڝ. PiĂš a valle la situazione non cambia, anzi. Vallo e Varisella rischiano di scomparire e non possono nemmeno accorparsi a Comuni contigui con meno abitanti per creare una nuova municipalitĂ . ÂŤI gettoni di presenza dei consiglieri vengono devoluti alle associazioni del paese - spiega il primo cittadino vallese, Graziano Bergero - la mia “paghettaâ€? e quella dei membri della giunta finiscono in un fondo destinato al socialeÂť. Aggiunge il sindaco di Vallo: ÂŤPoco fa abbiamo ancora deliberato di offrire 2.200 euro ai terremotati dell’Abruzzo - non nasconde il sindaco - non sarĂ tanto, ma è qualcosa per chi sta peggio di noiÂť. Chi ha elaborato la legge, forse, avrebbe dovuto consultare meglio le cartine geografiche. (Ha collaborato Paola Zoppi)

nte salvi probabilme

I Comuni a

rischio

14 29

maggiori ma isolati tra centri

OPINIONE

spumante Che fine farà l’Asti Provincia? se smantellano la Giovanni Bosco

ALBERTO PRIERI CUNEO

ento Terre del Moscato presidente Coordinam

]

[FOTO DI REPERTORIO

a to nella zona franc Voglio l’inserimen a lorsinale e faremo vedere

I sommersi Si uniranno in macro amministrazioni

mosino, presidente della Provincia e parlamentare – se sopprimendo le Province otterremo migliori risultati e a costi inferiori rispetto a quelli attuali. Amministro un ter-

capaciÂť. gnori di cosa siamo Rovera di Per i sindaci Davide Cucchietti Stroppo e Marco tratori di Macra, ÂŤgli amminis vo sono vodei piccoli Comuni nulla. La lontari, non costano comudi valore del perdita colpo alla nità è l’ultimo [M. B.] montagnaÂť.

alA questo punto nascono il Parlae. Il vino proNei prossimi giorni rĂ la cune domandancora chiamasi potrĂ mento Italiano discute o l'ItaliaÂť. dotto legge ÂŤSalviamo e diven- re Asti Spumante e Moscat di Asti Se questa passerĂ succe- d'Asti se il Comune zona docg? nella è terĂ operativa, cosa non docg) Moscato? de nella zona del Se Perletto (zona Coralcuni Abbiamo fatto i sono venisse accorpato con (zona non docg), conti. Ben 30 Comun temilia in provinin a rischio, 9 su 15 9 in pro- Cortemilia diventerebbe . e tico zona docg?.. cia di Cuneo; 3 su dria e ben automa vincia di Alessan di Asti. molte altre ancora. ia rirebbe18 su 28 in provinc bbe a 22 CuriositĂ : scompa ali atDa 52 si passere i Comuni dei princip orgaro menComuni, salvo accorpa rsi. tori e presidenti delle ano scompa ni che si interess ti tra i Comuni la pro- nizzazio o. E se scompare anche problema moscat Alice accorpata del vincia di Asti Scomparirebbero Rindia? con quella di Alesssa la si- Bel Colle, patria di Paolo Si tornerebbe con pri- cagno presidente del consori Spumante e del tuazione che esisteva dell'Ast zio fu istio pama del 1934 quando ia di Moscato d'Asti, Loazzol o, provinc Satragn i nuova la di Giovann tuita 16 Comuni ese moscato e Asti. Avremmo presidente Asso dove vivoria Alessad Tinella in provincia di ia di Castiglione ArioRoberto Ario e 6 Comuni in provinc saran- no e operano rimoCuneo, ovviamente ne presidente Confag nii ne, i C i Comun , presino di piĂš se alcuni eran- scato e Paolo Saracco T1 T2 PR CV scomparsi si accorp dente di Moscatellum. LA STAMPA no tra loro. VENERDĂŒ 19 AGOSTO 2011

Cronaca di Torino 51

I salvati Manterranno l’autonomia amministrativa

INCHIESTA

Pochi risparmi mi e una serie di proble i soli con sindaci lasciat ato Valgioie arappresentareloSt

Lunario

FIORENZO CRAVETTO

Ciconio

Piozzo, quota mille ll alvezza

3.000 abime Comuni fino a entrino in tanti, a patto che Âť. una ÂŤunione di Comunie Mon S l

ÂŤLa norma fa acquaÂť

sulle associate�

ÂŤUna provocazione questa iniziativaÂť

Nonostante i suoi 952 abitanti, è uno di quei paesi che non dovrĂ subire la soppressione del Consiglio. A salvarla ci penseranno i due Comuni confinanti, Sant'Ambrogio di Susa e Giaveno, centri con oltre 1000 residenti. Un salvagente inaspettato anche per Osvaldo Napoli che, oltre ad essere sindaco di Valgioie è anche presidente dell’Anci e deputato Pdl. ÂŤDavvero? Nessuno me ne aveva parlato, chiederò immediatamente che venga fatta una verificaÂť. Poi aggiunge: ÂŤĂˆ un’ottima notizia, ma resta il fatto che stiamo parlando di una legge che fa acqua da tutte le parti. Ăˆ impensabile che piccoli Comuni siano unificati sotto un unico podestĂ , cancellando maggioranza e opposizione nei ConsigliÂť. Aggiunge: ÂŤTanto piĂš che i paesi avevano ridotto del 20% il numero di consiglieriÂť.

I

dei poteri il sistema 22 Riformare calare la mannaia a locali senz Comuni. Secondo 5 esigensui piccoli higna le due Aldo Resc incompatibili. ÂŤIn ze non sono ono 1206 comu21 esist o meno di Piemonte quali hann altri 362 ni, 672 dei 20 nti, mentre abitanti: 6 31 27 mille abita 3 mila e 8 16 mille 11 l’82% sono tra resentano assieme rappÂŤProponiamo che 28 1 7 dei Comuni.che deve fissare gli 30 la Regione, ali per la gestione 12 24 ambiti ottim servizi dei comu17 13 associata deicome riferimento ni, assuma vita a gestioni asmila abiquello di dare 9 almeno 20 4 sociate con a il capogruppo del 23 tanti - spieg -. CosĂŹ facendo, one Pd in Regi a superare una si18 26 andremmo scarsa efficienza. 15 TORINO tuazione di di una riforma dei 25 2 Ma il tema i non può essere 10 poteri local ssitĂ di afdalla nece itĂ : defisganciato tra prior ottimizfrontare un’al che cosa, e nire chi fa se pubbliche in bazare le risor etenzeÂť. Emblemase alle comp Reschigna, il te3 tico, secondosmo. Altro tema, il ma del Turi dei consorzi: ento rzam 19 di preveraffo proposta è sotto di ÂŤLa nostra non al di dere consorzi nti per rendere - LA STAMPA 32 re i Centimetri 70 mila abita lavoro e ridur efficace il na ta- piĂš fissiÂť. tabisog ttere i costi comunaliÂť. costi ttito aperto. Il segrerma Dib Diba , ma abba confe etari rza va bene ha gliare i segr 0 per cento de- rio del Pd Morgando alla maÂŤSe si sche sono isa: ÂŤL’8 ti calcoli del partito dei picfatto ques taglia cor- Prec che sii deliberano ereb- lla presenza di protesta 564 abitantii- chi h t ha ce, Pelli ogli atti bast di Bobbio una grande mun nifestazione lunedĂŹ. Silli, quindi liato in pien sinnost ri sbag o Bruno Mattiet, il tutti ugua etario per quindici coli Comuni indetta si chiama - per creare con i que- be un segr i , Radicali, uicipa litĂ iniâ€? dovremo unirc - to Renz sole che, in la vio Viale Pd sbaglia ad inseg ereb daco di Cerearriva a contare ComuniÂť. “conterm dan: ÂŤIl ta direzione, , che si fond do dei sindaci, Ma, in ques Luca Costan- fuori ad Angrognai, e poi verso le sto perio 3 mila anime - non la protesta che di difendesole anche oltre agi- novitĂ arriva da bile torinese re one be con Pral o,PRIMO PIANO fino a Cere possa imm do l’impressie nomine di seconSusa, pe- capisco come i costi. E poi tini, il responsaSegretari CoValli di Lanz tele la valle di dei Comuni non no re clien Reale. Per al Pinerolese e al- nare di tagliare icipalitĂ do- dell’Unione arriveran e do livello. Ottomila sono uno ni ali. ÂŤNe rò, insiemece, sarebbe propo- la sede della mun ricchezza, della colmun giova una tutti sono la Val Pelli e l’unificazione dei ve sarebbe ?Âť. . un’ottantina,avverte Costanti- scandalo sul groppone F sioni ti l nazionaleÂť bil anch

28 Cicon glio 29 Noma chio 30 Canis

ti, meno di mille residen

popolazione ÂŤNei Comuni con abitanti, pari o inferiore a 1.000 di goil sindaco è il solo organo i la Giunverno e sono soppress leÂť: è ta ed il Consiglio comunalegge quanto recita il decreto economirelativo alla manovra Gazzetta ca, pubblicato sulla che i Ufficiale. Il testo chiarisce no alla Comuni minori spariran Consigli scadenza degli attuali su didubbi comunali, ma lascia le Provinversi aspetti. Se per indicato il ce è espressamente a ottobre (inizierĂ nto censime rsi a mare dovrebbe conclude nto per i zo 2012) come riferimeper i Codati sulla popolazione, conto della muni forse si terrĂ dicembre 31 rilevazione Istat al il ministro 2010 (sulla cui base contato i ha dei piccoli Comuni Roberto Calderoli in Itara dei rappresentanti 1.970 municipi da abolirequelli a Una riunione in Prefettu 137 lia). CosĂŹ sarebbero (il 55% dei rischio nel Cuneese montani. 250 totali), di cui 107 il Mondi acUn duro colpo per e tutte di proteste al decreto soterò guerra al dei Comuni nto regalese, l’Alta Langa Valle I ÂŤDichiar , mi ar- corpame (nella stesle vallate alpine Principato di Monaco e farò to i 1000 abitanti. Sulla Demondi dopo il primo cittadino Stura resterebbe solo renderò il giorno Dalmazzo a Monte- sa linea Virano: Viran te fino a Borgo San annettere il Comune Montemale, Oscar , inveginocchio da ento nella e Cervasca). In pianura carlo. Siamo in ÂŤVoglio l’inserim se ce lvarsi qualche l i o almeno ĂŹ lle ttasse bbe salvarsi ci lascino CosĂŹ che ce, potrebb franca. anni, zona perchĂŠ, al e dove morio noi, senza manmunicipio in piĂš scegliere come sin- le gestirem 16, il dedel colo eremo zione dell’arti 4 Trasform comma ad altri. reÂť. Ăˆ la provoca quelli non rzio, Marco darle in un casinò comucreto prevede che daco di Pietrapo al coro il castello centri con circondati da altri Frigerio, che si unisce a 1.000 popolazione inferiore ati coabitanti, siano consider

blemiâ€? tri stessi pro troâ€? e l’al si hanno i nos ncia: quei pae enze tra un territorio differ are con la Fra le and e e osc ebb i non con glio sar fusioni? Me questi accorpament Il Pd iso confine: “Le I sindaci di Ă montana: “Chi ha dec “Puntiamo i La Comunit gestion ABITA glio? NE 997 cati con Usse ÂŤNoi unifi Noasca, in Ca- COMUMontalenghe 932 1 Oppure con ro Marucco, Mau 902 2 Valgioie navese?Âť. Balme, l’ultimo di 3 Osasio , il sindaco da Po lta Val d’Ala 4 Monteu dell’A ro ese risacent una grassa ere5 Palazzo Canav esplode in scav nè che Vestig dire 6 taese ta. ÂŤVuol el nelle mon 7 Orio Canav o mo dei tunn to punto, premasin 8 Borgo ques Besgne ma, a 9 Varisella andare con feriremo ciaÂť. 10 o sans, in Fran e la prendono 11 Prascorsan Ecco com piccoratori dei 12 Pertusio se gli amminist Torinese, con 13 Vallo Torine li paesi del residenti, co14 Carema Torinese 1000 re meno di ersi per crea 15 Montaldo stretti a fond litĂ gigantelione icipa 16 Pratig abidelle mun no 5 mila e, 17 Lusigliè o ere sche, di alme sopravviv 18 San Dider tanti. Per

49 Cuneo e provincia

ti L’Uncem. Consigli aper e raccolta di firme

DIBATTITO

I tagli. Nella ÂŤGrandaÂťi sparirebbero 135 paes

7

I sindaci scendono in piazza ed evidenziano come gli sprechi non si annidino nei piccoli Comuni, che giĂ oggi gestiscono i principali servizi in modo associato (come vorrebbe il Governo). ÂŤQuesta riforma non potrĂ mai funzionareÂť

왎 La manifestazione dei sindaci dei piccoli Comuni a Torino. Riba ha incontrato il sottosegretario Gianni Letta. Al termine dell’incontro, Riba ha commentato: Le aperture di Letta sulla possibilità d di modif difica dell’articolo 16 sono importanti ma dovranno avere un seguito concreto nella fase di approvazione degli emendamenti. Nel mio intervento ho ribadito la necessità di stralciare l’articolo 16 e ho

so contatto con le formazioni presenti per assicurarsi la partecipazione dei loro percussionisti allo spettacolo d’inaugurazione del nuovo stadio. Matteo Arsini, Fabrizio Battistino,, Flavi o Battistino,, Silvia Flavio B i E ik F ik F Bovio, Erik Franza, P Patrik Franza, Mary Nicotra, Giorgio Presbitero: questi i nomi dei ragazzi del gruppo brossese che si esibiranno in quello che è stato lo Stadio “Delle Alpiâ€?. ÂŤSuoneremo vestiti da zebre, ovviamente in omaggio ai colori della maglia della Juventus spiega Flavio Battistino, direttore della formazione - ed entre-

ECONDO PIAZZA S.S PRESIDIO IN PROTESTA.

DI EURO

322 319

Nell’elenco dei Comuni che secondo la legge sono salvi nonostante non raggiungano i 1000 residenti c'è anche Ciconio. Per il sindaco, Fabrizio Ferrarese, è una notizia inaspettata. ÂŤGiuro che non ne sapevo nulla, non avevo letto attentamente la legge e poi il mio segretario comunale è in vacanzaÂť. Detto ciò, bastava scorrere i punti dell’articolo 16 per farsi venire piĂš di un dubbio. ÂŤIl fatto che piĂš mi fa rabbia - dice Ferrarese - è che il governo non abbia nemmeno quantificato l’ipotetico risparmio derivato dalla soppressione dei piccoli Comuni. Sa che cosa le dico? Che per me hanno voluto lanciare il sasso in maniera provocatoria, per vedere la nostra reazione. D’altronde, di unione dei Comuni si parlava giĂ 30 anni fa, quando mio padre era sindaco a [G. MAG.] San MartinoÂť.

I

Il paese piĂš piccolo del Torinese Con i suoi 42 abitanti, Moncenisio è il Comune piĂš piccolo della provincia: sarĂ inglobato in un’unione di Comuni. Non ci sono speranze di salvezza, a meno che non cambi la norma

La manovra risparmia trentasette Comuni

Montaldo T.

Lusernetta

Il decreto del governo erno salva i piccoli centr centri isolati, che non dovranno confluire nelle Unioni e manterranno assessori e consiglieri comunali

7

GiovedĂŹ 25

1 - Anno 6

agosto 201

- n. 31 - 1,00

Euro

110 3 1

on meno di mille abitanti

L’unico dipendent e:

ALESSANDRO PREVIATI ING

Vialfrè (To) 5 - 10090 42,00 Cuceglio, annuale: azioni - Via - Abbonamento o.it. ia di Inform e S.p.A. a1 SIO Agenz redazione@damasi - Poste Italian O - art.1, comm mail: la stampa CNS/T e Amm.: DAMA azioni per 40.508 - E Redazione 2004 n. 46) Direzione, 40.889 - Fax: 0125.6 sio Agenzia Inform(conv. in L. 27/02/ Tel.: 0125.6 957 intestato a Damae - D.L. 353/2003 o postal su ccp 77128 in abbonament Spedizione – CavagliĂ (Bi) ITS 3 a: 12-1 Stamp a pag.

203004

i eletti dai cittadini, ma senza stipendio nĂŠ risorse Abitanti

â—— BROSSO

di Torino 48 Cronaca

OMINO GIANNI GIAC

RUOLO

CHE DECINE

ATI PO E SONO PAG

Erano in 500 a chiedererma che la rifo cellata venga can

771971

7 i Comuni cuneesi i a unirsi con i vicini Comune Gambasca Cravanzana Borgomale Belvedere Langhe g Roddino Somano Castelletto Uzzone Ruffia Trezzo Tinella Feisoglio Pezzolo Valle Uzzone Castellino Tanaro Pamparato Gorzegno Melle Serravalle Langhe Briaglia

paese dove posson garsiÂť. Riflette: o andare e sfoÂŤSecondo m B l

Percussionisti brossesi per il nuovo stadio della Juve

sarĂ attribuito al Presidente dell’unione municipale, una ’articolo 16 della manovra specie di “sindaco dei sindaha rovinato le vacanze al- ciâ€? (o di “supersindacoâ€?), a cala maggior parte degli ammi- po di una giunta formata da nistratori delle Langhe, che alcuni colleghi. Ăˆ anche preattorno a ferragosto hanno vista l’assemblea municipale, scoperto di essere un costo formata da tutti i sindaci della politica da tagliare. In dell’unione. In pratica (bilanpratica, se la norma non ver- cio a parte) qualcosa di molrĂ modificata (il termine per to simile alle ComunitĂ collipresentare emendamenti sca- nari giĂ esistenti. deva ieri, lunedĂŹ), i Comuni Nelle Langhe è a rischio la sotto i mille abitanti sono de- maggior parte dei Comuni. stinati a essere accorpati e Secondo i dati Istat 2010 resi confluire in nuove aggrega- noti dall’Uncem, gli unici paezioni, dette “unioni municipa- si di Langa sopra i mille abiliâ€?, per la gestione associata tanti sono Dogliani, Santo dei servizi. Queste unioni do- Stefano Belbo, Diano, Neive, vrebbero avere La Morra, Coruna popolaziotemilia, Monforne complessiva te, Grinzane CaLa riforma prevede di almeno 5 mivour, Roddi, Saunioni con la abitanti, ma liceto, Cossano almeno sono ammesse e Novello. In deroghe... al riprovincia di Cu5.000 abitanti basso da parte neo rischiano g delle Regioni. 146 p paesi su Comunque vada a finire 249; nell’astigiano 75 su 118, (lunedĂŹ la situazione era anco- con due centri (Monastero ra piuttosto fluida, con qual- Bormida e Antignano) che si che segnale di apertura nei trovano per il rotto della cufconfronti delle istanze di An- fia sopra la fatidica soglia ci, Anpci e Uncem), i Comuni avendo 1.002 abitanti. In Piesotto i mille abitanti non spa- monte i Comuni sotto i mille riranno dalla carta geografi- abitanti (sempre secondo i ca. Continuerebbero a esiste- dati Uncem) sono 597 su re, ma a senza bilancio, senza 1.206, ossi ossia il 4 49,5 per cento. Giunt ta e senza Consigli Giunta Consiglio. R RiLa scorsa settimana manimarrĂ Ă solo il Sindaco, al qua- festazioni di protesta si sono le rimarranno le competenze svolte a Cuneo, Torino e RoPA LA STAMil presidenrelative ad anagrafe e stato ci- ma. Nella capitale O 2011 O 20 AGOST T2 PR CV SABATPiemonte vile.T1Il potere amministrativo te dell’Uncem Lido

Rodello ........abitanti: 986 Castellinaldo .............906 Montaldo Roero ........872 Murazzano ...............870 C i li Ti ll 869

Bre banca Lannutti di Wijsmans, Grbic & C. si allenerĂ al PalaBrebanca di San Rocco. Le sedute guidate dal nuovo tecnico Flavio Gulinelli saranno a porte aperte per i tifosi. [A PAGINA 64]

58 59 60 61 62 63 64 65 66 67 68 69 70 71 72 73 74

In Val d’Ala

i cancellati e d ia b b a r Comuni, la

E PROVINCIA

986 962 949 929 913 906 872 8871 71 870 869 845 828 823 806 805 783 767

L’EVENTO

COMUNI A RISCHIO SPARIZIONE

CUNEO

Abitanti

Benvenuti a Balme sci e dell’alpinismo , culla dello , meta preferita del t i

9

si è riportato da solo sulla vetta della serie di pallapugno. Nella B, invece, la regular season si è conclusa con tre squadre al quarto posto: serviranno spareggi. [A PAGINA 63]

CN

Isolati tra le vett e Un bar, 49 Ingria azione contro “Ma siamo utili animeRifovandsione e la Casta � “Funzio ro: l’e in i ian na ctuott ig t s a i c a d noi�� Sin u m o c a z z a no “l’amm

Una recente formazione del gruppo “Ocarine e Tamburi� di Brosso

L

Fausto Francis

Antonio Saitta,

L’ultima nata è alle elementari

Balme

O IL LORO

ENTI LOCALI

ia

L’intervento di

ovincia ÂŤNessuno ha salvare la pr r sto h maPe i chie olandia rim bor En siÂť a rt ca c’è la

Comuni: piccolo colo (non) è bello

Provvedimenti che riguardano anche le realtĂ piĂš popolose

O

O GALVAGN

EA DI GIORGI

L’ID PROGETTO.

DIFENDON L’impiegata: res PROTESTA. ti almeno un n uffi f cio per gli anz iani

MANOVRA

le amminist

6

GIANNI GIACO MINO BALME

“salva-Comuniâ€?, in realtĂ , pur Il Governo vuole risparmiare sui costi della mantenendo i consigli comu(ridotti ia Comuni 5 consiglieri), politicanali e taglia conto-meno di mille abitanti. Nella nostra zona sono a rischio una cinquantina di municipi. Ma la manovra Tagli agli enti locali deve essere ancora approvata...

può fermareÂť dell’articolo 16 ci : ÂŤSolo lo stralcio

dato, oltre il man ino anche terò avanti are at- cittad ttivo che ÂŤpor essere anno poi pass rno un obie dovesse piĂš tratta mente, dovr e il Gove e se non ci si ÂŤSe le pro- traverso la Regione referendum. anch ncia di Asti perchĂŠ suo intento. ente validoÂť. tenerle, al- ma non serve alcun vicini avreb- la Provi realm aiutarlo nel o Ă etto giust è no ori un prog incontrer vince servo na abolirle tutte, non Asti e gli altri territ re qualcosa e di Galvagno delle cittĂ o Il sindaco agna ini trimenti bisog- commenta il prim a costo ze- presto i primi cittad gliere nella bero da guad e ione della tutto può essere fatto solo alcun bbe acco La cancellaz il che vorre ncia del vino e ha incittadino - Asti farĂ declassare astigiani di Ă una roÂť. a delle vacanze gli perdere grande proviorganizzare incontri creer Provincia C, di are di Prim a one in serie rofi per spieg ato immo- vivevano con la paura causa di un tenzi territorio territori limit andia, parlando ri ne nel merc svalutazio rĂ i servizi ai cittadini i servizi ospedalie ento con A- sui o gli di Enol pro e dei contr Uno scorcio di biliare, toglie to può essere evitato eventuale accorpam paura di di- i detta e le itamente dei la Il sindaco attaccBalme, Comune nel mirin ma tutto ques parte ogni sorta di lessandria, ora c’è qualche altra aper una condizione: ÂŤTutt la loro o della m da a: ÂŤIo, gli asses ditiâ€? di ri- ma ad i dovranno fare vra del gover ando insie mettendo sori e i consiglieri mano ventare “sud i sudditi perchĂŠ zion no con i suoi mo e lavor abbia ab mo semp 94 residenti campanilis e un territorio che di- provincia. ÂŤMa qual la cancella- stitu per salvare l’Astigiano Gale re rinunciato co Giorgio e ovi- con di tempo parte crear del Il munic per agno o alle indennitĂ ÂťmondoÂť. Il sinda me diale ipio di Ingria solo 2 anni risarĂ molt batte Galv ale mon un important veabbiamo a guardare o , dove lavora un solo venti la capitGalvagno non ci zione della provincia ridott emo del di Enolandia - vagno si è datosi èvallo può stare di atemp . vo parir dipen uno del erteÂť parla 97,5% budente scom ness Per ĂŠ inter , passando da di suffi . Nell’ultimoolari problemi del ÂŤQuando a braccia cons r. s. peggio perch biettivo nell’ giamento 1.888 residentinoÂť. scadenza partic secolo la ,popo manendo Casa-lazion bero Alba sareb a 49. devo un atteg di molti ma, alla che lo separa dalla 2012), salvare Gli abitan , sarĂ un â– tuttoeÂť. accorpare parte ti sono una ne. Astiventin avera in ogni caso e rocratici ad cienza da dato ragio Terme con aandia, impegnerĂ il primo Enol mandato (primquanto provincia mi hanno ri e Acqui posincia in Chie nali che Prov Alle, fine, i fatti o la etto l’Astigiano salvare ingloband ri. consigli comu ovvia- prog are tutti in- allargarne i confini perchĂŠ ÂŤi Se vogliamo te scelte che, iamo lavor Casale e Chieun sono fare ques di Asti dobb grande pro- ba, Acqui Terme, andia o con creare una GALVAGNO sieme per gata ad altri Che si chiami Enol co vuole coinCO GIORGIO vino, allar vincia del condividono con noi altro nome il sinda chiede loro di IL SINDA ini e ra e una territori che volgere i cittad , dialetto, cultu tradizione vitivinicola unica al ne produzio

Continua la protesta contro la manovra finanziaria del governo. Minellono: ÂŤCi vogliono cancellareÂť â—— ALICE

LASCIATE SVENTOLARE I TRICOLORI

ATTUALITĂ€

Âť I sindaci oggi davanti a Montecitorio ALICE PRESA DI POSIZIONE DEI PICCOLI COMUNI

PAESI E DALLE

21

Damasio n. 4/2006 Direttore: Mario endente e Trib. di Ivrea one indip Registrazion

Settimana

-11

a pag. 9-10

mazi le di infor

IVREA

XQD YROWD

7XWWR FRPH

IVREA

L ILRUL Âľ ´'LWHOR FRQ della Diocesi rlini: l’omaggio a 70mila sanca ssunt Festa dell’A Ivrea per la

sotto la i manifestano coli comun zione dei pic tro l’elimina I Sindaci con Sindaci e stendardi dei Comuni della zona alla protesta di Torino

Togni: ÂŤCalderoli non parla a nome del Carroccio E sui costi dei parlamentari c’è molto populismoÂť

Walter Togni, deputato di zona VoterĂ la legge se questa confermerĂ il taglio dei Comuni? ÂŤNon posso nascondere alcune perplessitĂ : non credo che in questo modo lo Stato possa risparmiare chissĂ quanti milioni

deroli non rappresenta la Lega, ma la compagine di Governo. Quindi, il suo parere favorevole non è certo quello del partito. La discussione è ancora aperta, ma siamo per cercare di mantenere, dove possibile, gli Enti localiÂť. Lei, in passato, ha proposto l’istituzione della Provincia del Canavese: è ancora dell’idea? ÂŤLa Provincia del Canavese, è una nostra vecchia battaglia: ad oggi, in Piemonte, sono previste quattro province: oltre a Torino, soltanto Cuneo rimarrebbe intatta. Asti si unirebbe con Alessandria, cosĂŹ come Vercelli, Verbania e Biella con Novara. Se Torino dovesse diventare una cittĂ metropolitana, la Provincia verrebbe meno. Che ne sarebbe dei Comuni piĂš lontani? Per questo avrebbe senso la nascita di un ente piĂš grande, che conterebbe

lo stesso tempo anche le realtĂ a cui verrebbe sottratto del territorio devono esprimersi sulla nascita del Comune di MappanoÂť. Ăˆ stato osservato che il taglio dei Comuni porterebbe ad un risparmio annuo, in Italia, pari al costo per l’erario del ristorante della Camera dei Deputati: questo paragone la mette in imbarazzo? ÂŤMi pare che si stia facendo soltanto del mero populismo. Mettere a paragone il costo dei Comuni con quello del ristorante della Camera è assurdo. Se bisogna razionalizzare, occorre farlo su tutto. E non soltanto ragionare attraverso slogan o scendendo in piazza senza però proporre un’alternativaÂť. Il Parlamento discute del taglio dei Comuni, ma non ancora di quello dei parlamentari e della

WDQL H &RPXQL 0RQ QR L WH O¡8QLRQ WR Š8Q JLRU H QL WUD L SULP GLVV KD UDFFRQWD /H FRQYLQ]LR EHQ UDGLFDWH XQ SDUODPHQWDUH PL LXGR FLWWDGLQL VRQR LQD]LRQH GHL ´6DL FKH VH GLFR FKH FK JHQ RQWDQH OD UDGL QRQ q FRQ O¡HOLP VL ULGXFH OH &RPXQLWj 0 DJLRQH"¾ FRPXQL FKH SHVD SXEEOLFD WH QHOOH FLWWj PL Gj U HQWH OD V WLFDP GL HQWH PSD DUOD FDOP DOOD XDQGR VL S URQH ,R ULVSRVL VL FKH VH GLFL LWDOLDQD 4 PLOD SROW GHUH LO ´*XDUGD XQ WDJOLR GL DUDWWD XQD UH JHQWH FKH YXRL FKLX DQR LQ SROLWLFKH VL E GD TXHOOD FKH 3DUODPHQWR WL SRUW DOWj GLYHUVD HU SROWURQD VL WULRQIR ¾ª R GHO q 3HUFKp VH S GL XQ FRQVL 2UD VL FKLHGH LO ULWLU HVWR XHOOD HU TX LQWHQGH T R FRPXQH SURY YHGLPHQWR H S L VLQGDFL LFFRO XQ S QH GH JOLHUH GL DLD GL DELWDQWL OD PDQLIHVWD]LR L D 5RPD GL SRFKH FHQWLQURVVR j RVWHUj GRPDQ GL J Q KD VL VS FLOH GLUH FRPH ILQLU VL VEDJOLD ULPD OWURQD QR 'LIIL 1RQ q XQD SR p LPERWWLWXUD 5LPDUUj UWXWWR FRPH S FRPXQL Qp EUDFFLROL QR VSHVVR QRQ RSSXUH GDYYHUR L DELWDQWL 6SHVVR PROW PPHQR LO JHW FRQ PHQR GL PLOOH L D QH UHWWL DG XQLUV VLJOL FRVW FRVWD QXOO &RQ QQR ILQR ]D DL VDUD DQWL WRQH GL SUHVHQ ULPDQH QHOOH FRQ FRPXQL FRQILQ D GL DOOD TXRWYHUR &RPXQDOL FKH XQH DG DUULYDUH 'DY FDVVH GHO FRP FKH VL WDJOLDQR PLOD UHVLGHQWL" VFULW &HUWR VFULYHUH QH ID LPPDJL FRPSOLPHQWL D FKL KD OFXQL PLOD SROWUR FKH D FRQYLQ WR TXHVWD QRUPD ,Q D HVWD QH H VHUYH DQ (XURSHD FKH FDVL SHU UDJJLXQJHUH TX UUH D GHO YUDQQR SHUFRG DJ FHUH O¡8QLRQH HFRQRPLF FLIUD VL GR OD PDQRYUD HOOD GLUH]LRQH UH GLYHUVL FKLORPHWUL H UDQ XQ J *RYHUQR YD Q FKH FKLHGRQR JUHJDUH WUD GL ORUR JLXVWD 4XHOOD L DOOD SROLWLFD QXPHUR GL SDHVL L VH WXWWL L FLWWDGLQ H]LRQH FLWWDGLQL WDJO

a pag.8 RIVAROLO

&RUQD WHWWH H SLVWROLQR

di

ffetttttura sede della Pre

QR 'HPRFUD]LD H P L Q X P R & R 0HQ o la cittĂ di invaderann ne della Memoriaâ€?per la ventesima edizio I “Mestieri o al 28 agost Ivrea dal 26

Il taglio dei piccoli Comuni non piace alla Lega Nord. Nonostante il parere favorevole del ministro Roberto Calderoli alla manovra finanziaria che prevede la cancellazione delle municipalitĂ sotto i mille abitanti. Togni, qual è lo stato attuale della legge? ÂŤDifficilmente la manovra sarĂ approvata cosĂŹ com’è. GiĂ da martedĂŹ, al Senato, sono state apportate alcune modifiche e, prima della stesura definitiva, credo che alcuni punti saranno stravolti, se non addirittura stracciati. I piccoli Comuni non verranno cancellati: nella peggiore delle ipotesi, verranno eliminate le Giunte e i Consigli, mentre i sindaci continueranno a rappresentare i propri territori in assemblee piĂš grandi, come in una ComunitĂ montana o in una

MONTE CASTELLA

a pag. 17 RIVAROLO

Muore nella

sua casa

DWRUH H YRJOLD LO FXU PLFD $1RQ FH Q WUD GHOOD &HUD ULR GHOOD 0RV RQWH 9LWWR GL &DVWHOODP UD GL HVVHUH VHPE 6DFFR 0D DOFKH DQQR ID ULWRUQDWL D TX QH GL XQ EXVWR VL]LR FRQ O¡HVSR O¡DQIRUD SSXUH FRQ VFKLOH GHO GXFH R HPEUR PD FRQ WDQWR GL P H GHOOD 0RVWUD L]LRQ PRQWH /D A HG VWHOOD GL &D VDUj GHOOD &HUDPLFD Uj GRPDQL FKH VL DSUL D LQ TXDWWUR LYLV D SXU VXGG HGL ROWUH FKH VH]LRQL FRQ V LQ PROWH DO RQWH QRQ &DVWHOODP YHVDQH H WUH FLWWj FDQDSHUFRUUHUH XQD PD VHPEUD UL D YLVW R IR VWUDGD JLj LWDUL WR SXEEOLF HQLD ,O PDQLIHV PD 'XVJK WRJUDID OR <HU XRWWR GL 1DSROL OL 6F TXDU GHL )UDWHO -4 PDJLQH GL WUH QWH OD A pag 2-3 LQ XQD LP DU]LDOPH WL FKH ULWUDH S D 'XVJKHQLD <HUP VFXOWXUD D GL DF 3ULP ROR GRQQH q XQ GLDY 19 FRQ GHOOH AGLIĂˆ a pag. FRSSLDUVL WHQWz LO SURGLJLR D 'LDYROR R VFRSR HU lungo LO GHOOD FRVWROD ,O VX PLQD FKH “La vita è un aâ€? D IHP QHUDUH XQ XPDQLWj PDO giorno di fest i Agliè GL JH ULXVFu URFUHDVVH XQD


Primo Piano

14

Verso un nuovo

Piemonte? di Luigi Piccitto

I

l suo assessorato e la Regione sono impegnati in una riorganizzazione territoriale che dia le possibilità ai Comuni, grandi e piccoli, di unire i servizi, puntando a una maggiore efficienza e a significativi risparmi di gestione. Si sa che è una necessità imposta anche dalle leggi finanziarie dell’anno scorso e di quest’anno. Ma quali sono, assessore, i cardini di questo progetto, come vi state muovendo? “Fin dall’approvazione della normativa statale, che prevede l’obbligo della gestione associata delle funzioni per i Comuni sotto i 5mila abitanti e per i Comuni montani inferiori ai 3 mila, la Regione si è messa al lavoro, insieme con le Autonomie locali, mettendo in campo tutte le competenze a disposizione, affinché i principi condivisibili previsti dalla legge vengano calati nella particolare realtà piemontese, costituita da ben 1077 Comuni inferiori ai 5 mila abitanti su un totale di 1206. Dopo mesi di confronto a livello politico, abbiamo individuato insieme ai rappresentanti delle autonomie locali un percorso condiviso, con l’obiettivo preciso di mettere i Comuni, che sono i titolari delle funzioni, al centro del sistema e di definire la cornice istituzionale più idonea a gestire in forma associata le funzioni fondamentali entro i tempi previsti dalla legge statale. In questa fase, i tavoli tecnici stanno lavorando alla definizione degli ambiti territoriali ottimali e dei limiti demografici minimi per l’esercizio delle funzioni in forma associata. Nel pieno rispetto dell’autodeterminazione dei Comuni, che hanno in capo funzioni

Elena Maccanti

Ne parliamo con Elena Maccanti, assessore regionale agli Enti locali, impegnata nello studio di un modello organizzativo che sappia garantire, in termini di efficienza e di efficacia, i migliori servizi ai cittadini con ricadute dirette sul territorio, il Piemonte deve avviarsi verso un modello di riorganizzazione che sappia garantire in termini di efficienza e di efficacia, i migliori servizi ai cittadini”. Intervenendo alla manifestazione che si è svolta con la mobilitazione dei Comuni, lo scorso mese d’agosto, Lei ha confermato la massima vicinanza di questa Giunta regionale e del Consiglio agli enti

locali. Può precisare quali sono i punti focali di questa sinergia tra Regione e autonomie locali? Quale ruolo devono svolgere le associazioni che rappresentano gli enti locali? “Con l’insediamento del tavolo tecnico sugli Ambiti territoriali ottimali siamo entrati nel vivo della concertazione, ma da sempre con le Autonomie locali abbiamo impostato un confronto sano e leale, a volte anche serrato. L’esigenza condivisa è certamente quella di accompagnare gli enti locali in questo difficile percorso, in un’ottica di sistema che permetta ai Comuni di cogliere le opportunità di questo importante cambiamento. La Regione è sempre stata vicina agli amministratori locali, e lo è a maggior ragione adesso. La Giunta Cota ha dedicato molta attenzione ai piccoli Comuni, che in Piemonte rappresentano una realtà importante, con provvedimenti a favore delle scuole nei paesi di montagna e con interventi concreti come la riduzione dell’IRAP per le attività imprenditoriali che si insediano nelle realtà marginali. Oggi sosteniamo concretamente le Unioni di Comuni e l’esercizio associato delle funzioni perché il Piemonte, con l’esperienza maturata in questi anni, in questo senso è all’avanguardia e i nostri amministratori hanno la capacità, la maturità per condurre questo percorso in prima persona”. E quale ruolo secondo lei deve avere il neonato Consiglio delle Autonomie Locali? “Il Consiglio delle Autonomie Locali, che costituisce l’organo di rappresentanza unitaria delle Province, dei Comuni e delle Comunità montane


presso il Consiglio regionale, è un importante traguardo ottenuto dalla Regione per aprire un canale di dialogo sempre più proficuo tra l’assemblea legislativa e gli enti locali. Come previsto dallo Statuto, a seguito della modifica dell’assetto istituzionale dell’ordinamento italiano e del ruolo delle autonomie territoriali previsto dalla riforma costituzionale, il Consiglio delle autonomie locali dovrà diventare il primo e principale strumento di raccordo tra la Regione e sistema delle autonomie locali regionali. Una grande opportunità anche per il Piemonte, soprattutto alla luce delle riforme in atto, che coinvolgeranno necessariamente l’intero sistema degli enti locali. Mi auguro pertanto che il neonato C.a.l. operi concretamente, ma anche tempestivamente, favorendo l’intervento diretto degli enti locali nei processi decisionali della Regione e stabilendo un confronto reciproco e diretto tra il territorio e le istituzioni regionali. Negli ultimi anni sono nate numerose Unioni di Comuni, come da trent’anni sono le stesse Comunità montane. Quale deve essere il loro compito? Qual è il sostegno che oggi la Regione dà a queste forme di collaborazione territoriale? Le funzioni fondamentali che devono essere gestite in forma associata, ad

esempio la polizia locale e i servizi sociali, sono in capo ai Comuni. Per questo motivo, da sempre, la Giunta Cota sostiene il principio dell’autodeterminazione, rivendicando l’autonomia dei Comuni, dei Consigli comunali e dei primi cittadini ad organizzarsi (sono i Comuni e i primi cittadini a rendere conto, in prima persona, ai loro cittadini di come organizzano le funzioni). La scelta è quella di supportare i Comuni in questa fase difficile. Proprio in questi giorni la Giunta regionale ha definito i criteri del nuovo bando per la gestione associata. Nella definizione dei criteri, abbiamo voluto ascoltare e dare voce alle esigenze, molto particolari, del territorio piemontese. Lo dimostra, ad esempio, la priorità assegnata alla funzione sociale. In questo modo accompagniamo lo scioglimento dei consorzi socio-assistenziali, previsto dalla normativa allo scadere dei consigli di amministrazione, e sosteniamo – nella massima autonomia di scelta da parte dei Comuni – la costituzione di nuove forme associative per la gestione dei servizi socio-assistenziali. È prevista anche una premialità maggiore ai Comuni con popolazione inferiore ai 1000 abitanti, e un ulteriore incentivo per ogni Comune superiore ai 5mila abitanti che costituisca forme di gestione associata con i Comuni minori. Non solo: attraverso una modifica della legge regionale abbiamo

consentito alle unioni di Comuni montani di accedere ai finanziamenti regionali, ampliando così a tutte le forme associative presenti sul territorio, e a quelle che si costituiranno prima della scadenza del bando, di ottenere i contributi della Regione”. Spiegando l’inserimento dei 20 milioni a bilancio, non ha nascosto che il sistema delle Comunità montane potrebbe essere riorganizzato mettendo mano alla legge 16 del 2008, superando così le problematiche sorte nell’ultimo anno. Quali punti vanno modificati, secondo lei, per rendere gli enti più snelli e funzionali? “È evidente a tutti che l’esperienza delle Comunità montane è stata preziosissima, ma che oggi va rivista alla luce dei profondi cambiamenti che si sono verificati e del riassetto del sistema delle autonomie locali. Ho sempre detto, e ribadisco, che le modifiche apportate nel 2008 hanno creato aggregazioni che geograficamente, e non solo, non sono più in grado di rispondere alle esigenze dei territori, e che la governance non garantisce la rappresentatività dei Comuni. Il sistema oggi non può che basarsi sulla centralità dei Comuni che sono i titolari delle funzioni. E mi muoverò in questa direzione, insieme alle autonomie locali e alle organizzazioni sindacali”.

L’intervento dell’assessore Elena Maccanti al seminario dei presidenti il 26 marzo 2011 a Fiano, nel quale aveva confermato di voler conservare le Cm

Primo Piano

15


Primo Piano

16

È un no netto quello degli amministratori. Hanno protestato, in più sedi, in tutte le occasioni. Criticando le norme del decreto governativo che mettono a repentaglio il futuro delle “Terre alte”: perché senza una presenza concreta, la montagna è a rischio

Legge scellerata di Lorenzo Boratto

I

l malumore serpeggia tra gli amministratori di montagna, a tutti i livelli, da agosto. E la protesta è trasversale: abbraccia tutti i colori politici e le generazioni. Secondo l’Uncem serve “un tratto di penna sull’articolo 16 del decreto governativo che elimina quasi 2 mila Comuni in Italia e 600 in el Piemonte”. L’ultimo passo indietro del ndati Governo: i piccoli Comuni non circondati da altri con popolazione inferiore ai mille abitanti (con i quali dare vita allee o in Unioni previste dalla legge) resteranno nto. piedi. Nessuna fusione o accorpamento. Per loro varranno i criteri che la normaa stabilisce per i municipi con meno di tremila residenti: un sindaco, 5 consiglieri e non più di due assessori. Ma il moto di ribellione, per segnalare il dissenso, non si è fermato. Ancora l’Uncem: “Chiediamo lo stralcio dell’articolo e una riforma di Regioni, Province e Comuni fondata sull’omogeneità territoriale, che superi

Vincenzo Caprile

Giovanni Nani

l’esclusivo ragionamento sul numero degli abitanti”. Tre mesi di marce, incontri, presidi e proteste con il ruolo attivo dell’Unione delle comunità montane che cerca di fare da trait-deunion tra le diverse istanze, per arrivare a soluzioni concrete, non emergenziali, ragionevoli.

“Meno poltrone? Solo fumo negli occhi. Da noi costano nulla” Le voci del dissenso sono tante. Vincenzo Caprile Caprile, presidente della Comunità montana Terre del Giarolo e vicesindaco di San Sebastiano Curone: “A ottobre c’è stata anche la riunione di 30 sindaci della Comunità con Lido Riba: qui abbiamo 27 centri con meno di mille abitanti. Servizi comuni? Tantissimi. La polizia locale su 30 centri diversi, la protezione civile su 27,

Franco Ravera

Sergio Primosig

l’ufficio urbanistico, il Piano regolatore intercomunale per 19 centri, poi il responsabile unico dei procedimenti per le gare, lo sportello unico per le attività produttive, la commissione paesaggistica. La nostra realtà sarebbe troppo penalizzata da questa riforma, dopo aver ben lavorato in passato per l’integrazione. Obiettivo è mantenere le municipalità, proseguire sulla strada dei servizi associati. Stiamo già lavorando su riscossione tributi e sui servizi scolastici”. “Abbiamo 31 centri, di cui tre quarti hanno meno di mille residenti – spiegano Giovanni Nani e Franco Ravera, presidente e vice della Comunità dell’Appennino Aleramico Obertengo –. Abbiamo fatto tutto ciò che era legalmente possibile per protestare. Partecipando sempre alla manifestazioni: a Torino, Roma, Milano. Va detto: i risultati sono ancora poco soddisfacenti. Sembra che il Governo abbia deciso di andare avanti comunque. Ma questa

Paola Vercellotti

Gino Fussotto


legge è scellerata e sbagliata. C’è il rischio che soltanto l’applicazione pratica faccia capire che si tratta di dispositivi inattuabili”. Poi gli esempi di cosa non funzionerebbe. Ancora Nani: “Come si fa a fare un bilancio unico per più centri? Mi auguro che qualcuno si ravveda e trovi rimedio perché con questa riforma il risparmio non esiste, bensì un costo aggiuntivo legato al cambio di sistema. Meno poltrone? Solo fumo negli occhi. Da noi costano nulla”. Altri amministratori confidano invece nella Regione: “Con le norme attuative potrebbe essere strategica e “limitare” i danni – spiegano –. Anche perché il Piemonte ha tanti piccoli Comuni, così come Lombardia e Veneto. L’indifferenza a questa catastrofe sarebbe un delitto”. Sergio Primosig, presidente della Comunità montana Langa Astigiana e Val Bormida (e sindaco di Cassinasco): “Molto critico della manovra estiva e ancora adesso regna una totale incertezza. I cittadini non sono contenti che sparisca il loro Comune: perché semplicemente è il simbolo e lo strumento, forse l’unico rimasto, di vicinanza al territorio, di sussidiarietà. Tra gli amministratori c’è rassegnazione perché non si sa cosa fare. Sentirsi scavalcati da Roma e da dichiarazioni

“La dimensione demografica è parametro profondamente scorretto, una scelta miope” demagogiche non fa piac cere a nessuno”. nessuno” piacere Paola Ver rcellotti guida la Comunità Vercellotti di Valle Sessera Valle di Mosso e Prealpi Biellesi: “Trentuno centri, quasi tutti a rischio. Qui il dibattito è forte, da anni, antecedente alla manovra estiva. Qualcuno pensava di intraprendere la fusione ma questa strada non piace a cittadini e amministratori, anche se il territorio consentirebbe, in qualche modo, di andare in quella direzione. In questi anni si è comunque deciso di lavorare con impegno su convenzione e gestione associata dei servizi, che va ampliata. Qui si fa già molto e in settori neppure previsti nel decreto: alcuni servizi coinvolgono centri esterni, come il modello unico per le attività produttive insieme ai paesi del lago di Viverone, la commissione paesaggistica. I cittadini capiscono e apprezzano: sono contrari ai tagli delle poltrone per il motivo semplice

Sindaci in prima linea “L’idea del “Movimento dei Sindaci” è nata per caso: una telefonata nell’ottobre 2009 con Antonio Guadagnini, vicesindaco di Crespano del Grappa e ideatore della proposta di legge del 20% dell’Irpef destinata ai Comuni. Scambi di opinioni, idee, suggestioni tra amministratori di Veneto e Piemonte, lontani 500 km e vicini per i problemi comuni. Purtroppo l’iniziativa dell’Irpef al territorio sarebbe stata federalismo vero: tramontò con l’attuazione del federalismo promosso dal ministro Calderoli e dalla Lega, basata su altri concetti”. Così dice Luca Gosso, sindaco di Busca, portavoce del “Movimento dei sindaci del Piemonte” (sito: ww.sindacidelpiemonte.it). Associazione di primi cittadini che si batte, anche accanto alle Terre alte, per una riforma veramente federalista dell’Italia. Dove avete spostato l’attenzione? “Purtroppo il Governo, con tagli e norme penalizzanti per i Comuni, dà sempre nuovi spunti. Siamo riusciti a parlare di federalismo, problemi della montagna, sociale, Patto di stabilità. La scorsa estate, con “Comuni al buio” abbiamo lanciato un messaggio importante. Poi è stato calcolato l’effetto perverso di questo falso federalismo, morto prima di nascere”. Obiettivi? “Creare uno spazio di incontro, dove condividere iniziative per rispondere alle necessità dei cittadini. Ma l’adesione al Movimento deve basarsi unicamente sulla generosità che anima chi amministra un Ente locale, senza condizionamenti politici. Oggi il Movimento conta circa una settantina di Comuni, quasi tutti nella Granda. L’obiettivo è estendere l’attività in altre provincie per farlo diventare sempre più a carattere regionale”. che io, come altri, non percepiamo compensi. Togliere qui un posto che costa nulla e spostarlo altrove, magari a pagamento, non interessa a nessuno”. “Importante che resti un’istituzione locale, articolata in Comunità montana e Comuni – aggiunge Gino Fussotto della comunità Valle dell’Elvo e sindaco di Mongrando –. Nessuno accenna mai alla prevenzione che si fa sul territorio, destinata a scomparire se sparisce il Comune. Abbiamo l’alta valle tra le più belle del Biellese e tutti sanno che è meglio spendere un euro prima, in prevenzione, piuttosto che 10 dopo, a disastro avvenuto. Ci sono poi decine

Ugo Boccacci

Roberto Colombero

di aziende e famiglie che vivono ancora sulla montagna, per la montagna, grazie alla pastorizia. Negli Enti locali trovano un sostegno concreto. Si resta qui perché c’è aiuto e solidarietà. Altrimenti i giovani scappano. I cittadini si fidano di noi, grazie all’esperienza maturata negli anni, quindi ci sostengono in questa battaglia”. Taglia corto anche Ugo Boccacci, presidente della Comunità montana Valli Gesso Vermenagna Pesio e Bisalta: “Il Governo ha varato un provvedimento schizofrenico. La mia idea è valorizzare la Comunità montana, cercare il passaggio concreto verso un’unione dei Comuni forte, che gestisce i servizi con convenzioni e deleghe. Salvando le municipalità. Ritengo che anche nei disastro di questa manovra ci sia lo spazio per passare da un danno a un vantaggio. Penso ai servizi socioassistenziali che la comunità gestisce per conto suo dal 1997 per 9 centri: si tratta di prestazioni apprezzate dai cittadini, economiche, efficienti. Vanno salvate”. Il sindaco di Canosio Roberto

Primo Piano

17


Primo Piano

18

Aldo Perotti

Alessandro Barbero

Colombero è presidente della Comunità montana Valli Grana e Maira (14 centri con meno di mille abitanti, su 21): “Sono stato a protestare a Roma, Torino, Milano e Cuneo. I cittadini sono costernati e frastornati. Se fossimo un Paese normale ci sarebbero dei margini per delle revisioni, magari nella Finanziaria di fine anno o con il decreto sviluppo che modifichi questa scelta dell’articolo 16. Quando a ottobre il Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano ha visitato il Piemonte ha detto a chiare lettere che i Comuni non sono puntini sulla carta, ma qualcosa in più, che fa parte della vitalità dell’Italia. Spero che questo suo intervento abbia lanciato un segnale”.

“La riforma va ripensata, si deve cambiare o non sopravviveremo” Aldo Perotti dellaa Comunità montana de el Monviso e sind daco di Crissolo: del sindaco “Tornare indietro? Secondo me applicheranno l’articolo 16 come è stato modificato. Ma sul territorio sarà un incubo, perché la gestione associata non è facile. Un esempio: da noi il Servizio tecnico è il principale, ma ci sono voluti anni e risorse per renderlo adeguato. Non si possono fare sconvolgimenti come questi con un colpo di mano, senza stanziare risorse, ma solo chiedendo a chi già costa meno di risparmiare. Di peggio non si poteva fare. Si tratta di un obbligo generico che non considera affinità, contiguità, omogeneità, storia. La dimensione demografica è parametro profondamente scorretto, una scelta miope”. “Decreti attuativi? Ne abbiamo parlato con il presidente della Regione Roberto Cota, ma la Regione fino a metà dicembre non li avrà e loro stessi non sanno come fare – aggiunge Alessandro Barbero sindaco di

Marina Carlevato

Sandro Plano

Bossolasco e presidente della Comunità montana Alta Langa e Langa Valli Belbo Bormida Uzzone, che riunisce 39 centri –. Il disorientamento è generale. Ma ci adegueremo alla legge dello Stato. Si pensi però a questa incongruenza: oggi i servizi associati fanno capo alla Comunità montana, come Ragioneria, socioassistenziale, servizio tecnico, un segretario comunale in convenzione per 10 Comuni. C’è il rischio che vadano “smontati” e affidati a un Comune capofila. Altro esempio: oggi lo sgombero neve in alta Langa è fatto direttamente dagli amministratori, come volontariato, per abbattere burocrazia e costi. La mia paura: queste decisioni sono ormai in mano a funzionari dello Stato con cui non si discute”. Marina Carlevato guida la Comunità montana Val Chiusella, Valle Sacra e Dora Baltea Canavesana (oltre a essere primo cittadino di Colleretto Castelnuovo): “Continueremo a combattere per dire “no”. Ci sono margini per un ripensamento: combattiamo perché abbiamo necessità ed esigenza che lo Stato ci ascolti. L’alternativa è il disastro. Una norma va sempre applicata, ma se ci penalizza è legittimo mostrare il dissenso, non subire passivamente ma reagire. Nella mia Comunità montana ci sono 22 centri su 25 con meno di mille abitanti. Ma i cittadini dimostrano di volere il loro sindaco e il rapporto diretto con l’istituzione Municipio. L’unificazione della parte finanziaria è inapplicabile. E se si accorpa con questi criteri il rischio è la desertificazione di aree che perdono un punto di riferimento”. “Umori pessimi, una riforma inaccettabile – dice Sandro Plano per la Comunità di Val Susa e Val Sangone –, che non porta risparmi. Eliminare i Consigli comunali dei piccoli centri è idiozia: non sono pagati, lavorano. Queste idee sono un duro colpo alle tradizioni; i piccoli centri,

Andrea Coucourde

Gianluca Togliatti

Maria Rosa Colombatto

Silvio Varetto

Celestina Olivetti

Paolo Marchesa Grandi

soprattutto in Piemonte, fanno parte della storia e devono stare in piedi. E le manifestazioni proseguiranno”. Andrea Coucourde (Comunità montana del Pinerolese, sindaco di Inverso Pinasca): “La metà dei nostri 32 Comuni contano meno di mille residenti. L’articolo 16 è inapplicabile: per forza deve cambiare. Alcune Regioni hanno fatto ricorso alla Corte costituzionale. Si tratta di una riforma mal formulata, soprattutto per le piccole realtà. Ci battiamo perché arrivi lo stralcio: le prima manifestazioni hanno permesso una revisione, adesso serve la cancellazione. Servizi congiunti? Nel Torinese siamo una delle due realtà che in proprio gestisce i servizi sociali, poi ufficio forestale, un unico ufficio per la manutenzione ordinaria con ottimi tecnici”. Gianluca Togliatti (sindaco di Pessinetto): “Convinti dell’importanza di dare servizi in forma associata e già li facciamo con la Comunità montana. Abbiamo lasciato sul municipio le bandiere a mezz’asta. Non abbasseremo la testa, ci opporremo a questa manovra


con tutte le forze”. Maria Rosa Colombatto (sindaco di Varisella): “Oggi lo Stato mi sembra un padre che non ha abbastanza soldi per sfamare i figli e fa ricadere su di loro tutte le colpe. Eliminando i Comuni viene meno la democrazia. Lo Stato si sta distruggendo da solo”. Silvio Varetto (sindaco di Alpette): “Chi ha fatto questa proposta di riforma torni sui banchi di scuola a studiare cos’è l’Italia dei Comuni. Questa battaglia tocca tutti. Assurdo farci passare per “casta” che rappresenta il male dell’Italia. Chi governerà queste Unioni che si vogliono creare? chi prenderà tutte le grandi responsabilità di gestione? Nessuno. E quale sarà il risparmio dell’eliminazione di giunte e consigli? Zero, non un euro, perché noi siamo volontari della politica”. Celestina Olivetti, presidente della Comunità montana Valli di Lanzo Ceronda e Casternone e sindaco di Cantoira (580 residenti): “Nel mio ente montano ci sono 13 centri a rischio su 25. La delusione è profonda: perché tutte le istituzioni statali superiori si sono comportate in modo inqualificabile. Non si possono scrivere norme così in una

“Lo Stato si sta distruggendo da solo” Finanziaria a, senza alcuna condivisione Finanziaria, con il territorio clami che territorio. Sono proc proclami riempiono la bocca e non producono nulla. Qui lo scontento è molto: tutti sono d’accordo della necessità della funzione associata dei servizi, ma va fatto dove c’è la possibilità, altrimenti diventa impossibile o si creano dei “mostri”. Intollerabile la perdita di autonomia finanziaria dei piccoli centri. Dobbiamo lottare perché l’articolo 16, già riscritto male, sia stralciato definitivamente. Anche la Regione si renderà conto che la norma così è inattuabile. Spero che gli amministratori piemontesi protestino tutti insieme, per un ripensamento generale”. Paolo Marchesa Grandi, guida la Comunità Due Laghi Cusio e Mottarone e Val Strona, oltre a essere sindaco di Loreglia: “C’è stata una riunione a inizio ottobre con tutti i sindaci, chiedendo lo stralcio dell’articolo 16. I costi non si possono affrontare, noi abbiamo 18 centri a rischio su 25 dell’ente montano. Adesso si deve fare

Primo Piano

19

Pierangelo Carrara

Loredana Brizio

pressione sull’assessorato regionale entro il 16 novembre, termine ultimo per abbassare le soglie di abitanti che chiedono un accorpamento di servizi. Sopra i 3 mila abitanti, per esempio, ci troveremo con Comuni separati da montagne, in diverse valli, che devono gestire insieme alcune funzioni: impossibile. Con 1.500 residenti, invece, si ragiona ancora in ambiti di vallate omogenee, con problemi simili. Ma è senza dubbio una legge male impostata e impositiva. Da respingere”. “L’adesione da noi è stata massiccia, non siamo rassegnanti e vogliamo la cancellazione – dice Pierangelo Carrara, presidente Comunità montana Val Sesia e vicesindaco di Boccioleto –. Grazie all’Uncem abbiamo convinto anche gli scettici a credere che si possa tornare indietro. La seconda versione dell’articolo 16 è peggio dell’originale. Accorpare servizi per arrivare a 5 mila residenti vuol dire portarci verso il Patto di stabilità: assurdo. C’è stata una riunione aperta a fine settembre con tutti i Comuni e la solidarietà dei centri della vicina “unità collinare” di Gattinara e Terre del Nebbiolo e altri paesi che non fanno parte dell’ente montano. Abbiamo servizi congiunti per 30 Comuni e gestiamo i le funzioni socioassistenziali per paesi anche di altre province limitrofe. Tutti sono solidali in questa battaglia, anche se abbiamo problemi diversi e situazioni di partenza opposte. Gli assessori regionali Maccanti, Ravello, Cirio ci hanno ascoltato e rassicurato, così come il presidente Roberto Cota. Ma non basta: la montagna questa volta deve farsi sentire sennò è spacciata. Accorpare i servizi in modo forzato significa toglierli e quindi lo spopolamento delle terre alte”. “Situazione pesante e grave disinformazione su questa cosiddetta riforma – aggiunge Loredana Brizio, presidente della Comunità montana del Verbano e consigliere comunale

Fausto Mulattieri

Giorgio Ferraris

di Aurano che conta 138 residenti –. Non si hanno le idee chiare sul disastro di questa novità, anche tra gli addetti ai lavori, ad esempio i tecnici della Regione. Noi abbiamo già tanti servizi associati, ma che non rispecchiano cosa vuole l’articolo 16. Ma dobbiamo lottare per far stralciare questa novità. Unire tanti centri piccoli in questo modo significa solo unire delle povertà, quindi affossare il territorio e annientare i piccoli centri”. Fausto Mulattieri, sindaco di Pamparato: “La riforma va ripensata, si deve cambiare o non sopravviveremo. Sarà un massacro se dal 2013 finiamo nei vincoli del Patto di stabilità o se dal prossimo anno dobbiamo convenzionare le sei funzioni imposte dall’alto. L’articolo 16 non è funzionale alle esigenze del territorio. E parlo da un centro ricco di turismo, con decine di migliaia di presenze ogni anno: ma se devo associare le funzioni il sistema non sta in piedi e si uccide anche l’ultima industria delle terre alte, che porta ricchezza e benessere. Non è una protesta a priori, ma qui non si aumenta l’efficienza, anzi. L’Alta valle Susa è il maggiore polo turistico piemontese e l’articolo 16, in questa forma, è un danno immenso”. Giorgio Ferraris, consigliere Comune di Briga Alta (48 residenti) ed ex Consigliere regionale: “Questo paese è nato dalla fusione di tre borgate, nel 1948. Siamo tra i centri più “giovani” d’Italia e abbiamo un senso dell’indipendenza, autonomia e identità molto forte. L’articolo 16 nella forma attuale è una vergogna. Ed è assurdo che ci si sia impuntati su questo, perché non è neppure servito a togliere l’attenzione sugli altri problemi dell’Italia e sui privilegi della cosiddetta “casta”. Mi sembra che ci sia molta condivisione sul fatto che si deve continuare a insistere finché la norma non verrà stralciata, come vuole l’Uncem e come tutte le Alpi chiedono ormai da mesi”.


Attualità

20

Carlo Riva Vercellotti è il presidente del Cal di Chiara Genisio

Un altro mattoncino per la costruzione del federalismo fiscale e della riforma delle istituzioni in chiave federalista

L’ufficio di presidenza del Cal, guidato da Carlo Riva Vercellotti. Alla sua sinistra, Roberto Colombero, presidente della Comunità montana Valli Grana e Maira e sindaco di Canosio (CN)

C

on l’elezione, lo scorso 3 ottobre, di Carlo Riva Vercellotti, il Piemonte ha un nuovo strumento attivo per ottenere, come ha sottolineato il presidente del Consiglio regionale Valerio Cattaneo, “un costante riferimento per tutte le questioni che coinvolgono i rapporti tra Regione ed enti locali”. L’attivazione del Cal, presente per ora solo in altre nove regioni italiane, rientrava tra le priorità e impegni che Cattaneo si era assunto all’indomani della sua elezione a presidente del Consiglio regionale. “Ritenevo e ritengo – ha ribadito – che, a dieci anni dalla previsione costituzionale di questo organismo, a oltre sei dal suo inserimento nello Statuto regionale, fosse ormai indispensabile dare vita a questo importante strumento di raccordo tra Consiglio regionale e sistema delle autonomie”.

Come si è arrivati all’insediamento Istituito con legge regionale n. 30 del 7 agosto 2006, con l’avvio dell’attuale legislatura è stato deciso di provvedere ad una modifica nella normativa che rendesse più semplice l’iter per un insediamento più tempestivo del Cal. Ciò è avvenuto attraverso l’introduzione di un meccanismo transitorio, che ha permesso l’avvio di questo nuovo strumento lo scorso 19 settembre, ma non all’immediata elezione del presidente. Nel corso della prima seduta, infatti, sia Piercarlo Fabbio, sindaco di Alessandria che Bruna Sibille, sindaco di Bra, hanno raccolto lo stesso numero di voti (30) e una scheda bianca. Fumata nera per l’elezione del presidente, quindi su invito di alcuni amministratori, tra cui il sindaco di Torino e la presidente della provincia di Asti, Maria Teresa Armosino, è stato chiesto

l’aggiornamento della seduta in modo da trovare, attraverso il dialogo e il confronto tra i diversi componenti, una candidatura che fosse espressione corale di tutto il Consiglio. E così è stato. Carlo Riva Vercellotti, novarese, 41 anni, presidente della Provincia di Vercelli, da tempo impegnato in attività legate al mondo politico e al volontariato, è stato eletto presidente grazie ad un accordo unitario tra le associazioni degli enti locali del territorio, con una larghissima maggioranza di 56 voti su 58 votanti. In base all’accordo sono stati eletti anche i due vicepresidenti: Roberto Colombero (31 voti), sindaco di Canosio (Cn) e Bruna Sibille (23). Fanno parte dell’ufficio di presidenza tre segretari: il sindaco di Cortazzone (At), Francesco Chiara, il vicesindaco di Grugliasco (To) Roberto Montà, e il vicesindaco di Borgomanero (No) Ignazio Zanetta.


Ruolo e obiettivi del Consiglio delle Automie locali Innanzitutto è un organo che esprime principalmente pareri obbligatori ma non vincolanti alla Regione su materie riguardanti le autonomie locali (Comuni, Province e loro aggregazioni). Quindi un organo consultivo. È previsto da Costituzione e Statuto regionale, ed è eletto dalle stesse autonomie locali in modo tale da rappresentarle adeguatamente. Lo scopo è ottenere una rappresentanza generale permanente del territorio che si rapporti direttamente alla Regione, la quale deve consultarla in merito alle questioni più importanti di interesse territoriale e sulle proposte di bilancio e programmazione della Regione stessa. I componenti del Cal dovranno esprimere il loro parere, entro 30 giorni dalla richiesta, in merito a leggi in materie che riguardano gli enti locali, sulle proposte di bilancio e di programmazione della Regione e sulle proposte di regolamento dell’Esecutivo. Solo spiegando i motivi, la Giunta e il Consiglio regionale potranno assumere decisioni diverse rispetto al parere. In generale il Cal (composto da 61 consiglieri) può, se richiesto o di propria iniziativa, esprimere osservazioni su proposte di legge regionali. Ai lavori, pur non avendo diritto di voto, possono partecipare anche il presidente della Giunta e il presidente del Consiglio regionale, l’assessore della Regione che si occupa di enti locali, e gli assessori e i presidenti delle Commissioni interessati alle materie in discussione. Inoltre rispetto a questioni particolari possono essere convocati anche i rappresentanti delle autonomie funzionali, tra cui un rappresentante per Unioncamere Piemonte, Università degli

Il saluto del presidente del Consiglio regionale Valerio Cattaneo ai componenti del Cal, nel corso della prima seduta

Attualità

21

La prima seduta del Consiglio delle Autonomie Locali della Regione Piemonte, riunito nell’aula consigliare di Palazzo Lascaris, a Torino

Studi di Torino, Università del Piemonte orientale, del Politecnico e di Scienze gastronomiche del Piemonte, che sono privi del diritto di voto. Annualmente il Cal e il Consiglio regionale si riuniscono in seduta congiunta per una valutazione dello stato del sistema delle autonomie locali. Il 22 giugno a Roma è stato istituito il Coordinamento nazionale dei Consigli delle autonomie locali come organo di raccordo tra i singoli consigli, creati nelle varie Regioni, e per la formulazione di proposte comuni in sede parlamentare. Tutti concordi nell’affermare che è nel pieno interesse del Consiglio e del Cal, che il rapporto di dialogo e di reciproca disponibilità, ognuno per le proprie competenze, sia costruttivo, ampio, aperto ad affrontare le questioni che toccano tutti gli enti locali, Regione compresa, nella stagione di prossima attuazione del federalismo fiscale, e non solo. Ma ciò non toglie che l’insediamento del Cal avvenga in una contingenza particolare, che vede sulla scena vari tentativi di riforma per modificare assetti da tempo consolidati. “C’è da rammaricarsi – ha sottolineato Cattaneo, nella seduta di insediamento –

che l’ampio riassetto del sistema locale, anziché essere affrontato nell’ambito di una riforma organica, con un’ampia consultazione dei soggetti interessati e delle stesse popolazioni, sia stato avviato nell’ambito di una manovra di stabilizzazione dei conti pubblici, condotta in una situazione di emergenza che ha pochi eguali nella nostra storia recente. Pur comprendendo la drammaticità degli eventi – ha proseguito – che hanno condotto governo e Parlamento a intervenire pesantemente per il consolidamento dei conti pubblici, non si può tacere che le misure previste rappresentino oggettivamente una forte compressione dell’autonomia locale, con termini e modalità di cui non è stata neppure chiesta la condivisione e la discussione”. Individua due strade che il sistema delle autonomie può percorrere: quella di chiudersi in una difesa che molti cittadini forse giudicherebbero come corporativa, oppure accogliere questa sfida e trasformarla in un’opportunità di cambiamento, di adeguamento della presenza pubblica territoriale alle esigenze della cittadinanza. Anche su questo il Cal sarà chiamato a pronunciarsi.


Attualità

22

I piccoli Comuni sono l’Italia più vera di Carlo Petrini

S

Carlo Petrini

Riprendiamo da La Repubblica del 28/08/11 l’attacco di Carlo Petrini, rimbalzato sui giornali e sulle tv di tutto il mondo, ai provvedimenti normativi che minacciano le autonomie locali

pero che la pensata di cancellare i Comuni italiani sotto i 1.000 abitanti alla fine rientri e che quindi possa tranquillamente passare alla storia come una delle proposte più balzane, vuote e grottescamente dannose di questa fase politica, già la più deprimente di tutta la storia repubblicana. Suona come una presa in giro e speriamo resti nelle intenzioni stralunate di chi l’ha formulata: uno degli ultimi sberleffi di una classe dirigente che ha perso il senso della realtà. L’idea non ha senso: nel bailamme in cui ci troviamo, se c’è una domanda che fanno sempre più spesso i cittadini è quella che pretende più democrazia partecipata, la possibilità di avvicinarsi alle istituzioni e dialogare con esse. I piccoli Comuni sono, da questo punto di vista e nella stragrande maggioranza

dei casi, un elemento virtuoso. Sono gli ultimi rari esempi di una politica di servizio vera, tangibile, utile. I politicanti di mestiere se la prendono con i più piccoli, quelli che non hanno voce, coloro che invece andrebbero difesi anche allo strenuo dei bilanci: indipendentemente dalle loro idee politiche, gli amministratori dei piccoli Comuni sono al servizio delle loro comunità, soprattutto quelle minime e isolate. Sono i presìdi di ciò che rimane dello Stato: non abbandonano gli anziani nelle zone montane, garantiscono i servizi essenziali, sono istituzioni presenti e consapevoli del loro territorio, laddove più c’è bisogno di mantenere la piccola agricoltura e i suoi prodotti, il paesaggio, tramandare l’arte e la memoria locali, preservare le persone e la loro cultura. Questo

Di piccoli Comuni, Carlin Petrini ha parlato anche all’apertura dell’edizione 2011 di Cheese, a Bra. Manifestazione a cui l’Uncem Piemonte ha partecipato per la prima volta con uno stand


è un patrimonio che andrebbe profumatamente incentivato piuttosto che cancellato a colpi di burocrazia ignorante. Bisognerebbe investire su di loro, perché scommetto che saranno i modelli di una nuova qualità della vita per il futuro. Se mai ci fosse bisogno di accorpamenti, di condividere i costosi servizi, lascino almeno che siano i cittadini a decidere, luogo per luogo, a seconda delle diverse esigenze e come si sta già facendo da tempo. Anche perché il bluff è stato presto smascherato: i circa 5 milioni di Euro che si risparmierebbero sono un’inezia a confronto dei costi della “casta”, pubblicati ovunque negli ultimi mesi. Senza andare troppo in alto, sarebbe sufficiente eliminare una decina di consiglieri regionali per Regione, che singolarmente guadagnano più dei Sindaci di aree metropolitane importanti, per soddisfare ampiamente il bisogno di quella cifra. Ridicolo, perché inoltre questi Sindaci quasi sempre sono dei volontari che lasciano i loro emolumenti nelle casse del Comune, a disposizione per interventi di manutenzione, ristrutturazioni, il verde

pubblico, altre evenienze. E che dire dei Consiglieri comunali, forti dei loro rimborsi di massimo 36 Euro al mese? Persone che lo fanno per passione e per spirito di appartenenza a una comunità, segni di una vitalità e di un’abnegazione che quasi sempre riescono a superare le beghe paesane per conseguire il bene comune. Ecco dunque un altro dei tanti beni comuni sotto attacco: la democrazia partecipata delle piccole comunità locali. Un tentativo di affossamento, tra l’altro, che avallato dalla Lega può ben decretare la fine di ogni idea o sogno di federalismo, perché chi si riempie la bocca da anni con questi proclami poi non può negare il diritto di esistere a queste realtà, cancellarle, mettere in ogni modo il bastone tra le ruote ai loro amministratori, impedirgli di lavorare. Se si guarda alla Lega di Governo, la pensata risulta ancora più grottesca. E poi non sono questioni di campanile: se un taglio volevano dare hanno proprio sbagliato soggetto, perché l’immediata reazione compatta dei Sindaci in questi ultimi giorni ha bene evidenziato quanto il loro compito

infine sia trasversale, immune dai giochi di un bipartitismo quanto mai sterile e fracassone, se mai è esistito per davvero. Oggi i Comuni sono la vera politica, che tra mille difficoltà risolve realmente i problemi, fa sentire i cittadini partecipi e ha un’importante presenza storica: pochi giorni fa su queste pagine si è parlato del piccolo Comune di Barolo, dalle mie parti, che dà anche il nome al vino pregiato. Non riesco a immaginare che sparisca, se penso a quando negli anni ’60 il Sindaco, Battista Rinaldi, fece appello ai suoi abitanti per acquistare il castello del paese, altrimenti destinato al degrado, con una sottoscrizione. Risposero tutti, fieramente pagando di tasca propria: ora il Castello è un bene del Comune, dei suoi cittadini. In Francia, in Spagna, in Germania, in tutta Europa i piccoli borghi e villaggi sono un segno di presenza dello Stato, di storia e di civiltà che inorgoglisce quelle Nazioni e che lo straniero visita volentieri: noi invece proponiamo uno scempio del genere, oltretutto senza nessun nesso logico tra costi e benefici. Che vergogna.

LA RACCOLTA DEGLI IMBALLAGGI IN PLASTICA E LATTINE IN VALLE SUSA

Informazione Pubblicitaria

Gli imballaggi in plastica sono raccolti insieme a quelli di alluminio/metallo e devono essere inseriti nel cassonetto/sacco giallo. Si possono inserire: • Bottiglie, vasetti dello yogurt • Flaconi che contengono liquidi (detersivi, shampoo...) • Confezioni degli affettati e dei formaggi • Vaschette in polistirolo (della carne, dei gelati...) • Borse in plastica • Lattine delle bibite • Scatolette del tonno, dei piselli, dei pelati • Tappi in metallo

ATTENZIONE: non tutti i tipi di plastica devono essere inseriti nel cassonetto ma solo GLI IMBALLAGGI PULITI! Ecco alcuni esempi di imballaggi:

Per informazioni: www.acselspa.it – nº verde: 800 497052

Attualità

23


Attualità

24

S.O.S montagna, l’Europa risponde di Marialaura Mandrilli

N

Esperti internazionali e amministratori locali insieme a Monastero Bormida per il rilancio delle aree alpine. Grande successo per la conferenza di medio termine del progetto Demochange

el delineare le politiche territoriali e le strategie di sviluppo del territorio montano, le ricerche sui cambiamenti demografici possono fornire importanti strumenti di supporto alle istituzioni locali, per migliorare i servizi ai cittadini e consentire un programma sostenibile negli anni. È questo il messaggio lanciato il 15 settembre scorso nel congresso internazionale sulla demografia e la programmazione territoriale ospitato al castello di Monastero Bormida. Oltre duecento gli amministratori locali e gli esperti – docenti universitari e ricercatori – arrivati da dieci Paesi europei nel paese della Langa Astigiana Val Bormida – con i Comuni di Canelli e Cortemilia –, area pilota individuata dall’Uncem Piemonte per il progetto Demochange, nato nell’ambito del programma Spazio Alpino, con durata triennale. «La conferenza internazionale di Monastero Bormida – spiegano Riba e Primosig – è una straordinaria

un’occasione per promuovere un nuovo modello di sviluppo delle Terre Alte, fortemente sostenuto dalla Regione Piemonte, in cui le condizioni di benessere sociale, la migliore pianificazione territoriale e la presenza di una socialità diversa da quella delle aree urbane, contribuiscono a una crescita economica che riporta le vallate alpine e appenniniche al centro del sistema produttivo». Due giorni di confronto tra competenze eterogenee ricavate dalle esperienze di responsabili della pianificazione e programmazione territoriale, di esperti di sviluppo locale, di rappresentanti delle amministrazioni locali, di studenti nel campo della programmazione, dell’economia, del lavoro sociale e della geografia. «Per la montagna, oggi dobbiamo utilizzare strategie di sviluppo di nuovo conio – evidenzia Lido Riba –. Siamo lontani dall’assistenzialismo, e siamo pronti per un nuovo protagonismo, per


25

Attualità

I partecipanti all’incontro Ad aprire l’incontro sono stati il vicepresidente della Regione Piemonte Ugo Cavallera, i consiglieri regionali Rosanna Valle e Angela Motta, l’europarlamentare Tino Rossi, l’assessore della Provincia Pierfranco Ferraris, il presidente dell’Uncem Lido Riba, il presidente della Comunità montana Sergio Primosig, il sindaco di Monastero Gigi Gallareto, il coordinatore europeo del progetto Thomas Bausch (Università di Monaco), Paolo Viazzo, docente di Antropologia dell’Università di Torino e coordinatore del Gruppo Demografico della Convenzione delle Alpi, la coordinatrice del Progetto per l’Uncem, Nuria Mignone. nuova economia basata su prodotti di questi territori, sull’uso del clima per il turismo sostenibile, sulle energie rinnovabili. Una grande opportunità per generare occupazione e reddito». Le Terre Alte sono considerate territorio di grande rilevanza anche dalla Comunità europea. «I territori montani – sottolinea Marco Fornara, direttore rappresentanza a Milano della Commissione Europea – sono parte sostanziale dell’Unione Europea. Nell’ambito delle politiche di coesione regionale, questa è una parte molto sostanziosa. Lo dimostrano i fondi comunitari diretti allo sviluppo rurale. Sta iniziando il negoziato sui fondi europei nella programmazione 20132020. È importante che in questo negoziato che sta partendo, le Comunità montane facciano sentire la loro voce, affinché programmi come Interreg e Spazio Alpino vengano confermati in futuro. La crisi sta colpendo l’Europa in maniera drammatica, ma è proprio sul futuro di questi territori montani che si basa l’Unione europea». «Con Demochange stiamo affrontando il tema dell’emigrazione dai territori montani e dell’aumento dell’età media – aggiunge Nuria Mignone –. Lo sforzo degli amministratori locali è stimolare la nascita di nuova imprenditorialità, di residenzialità, attraverso politiche

di mantenimento di risorse, capacità, competenze, intelligenze sui territori montani. Queste sono aree dove la qualità di vita è particolarmente elevata e vi sono già strumenti tecnologici che permettono di non precludere le proprie capacità professionali». Grande l’orgoglio dell’Uncem per aver ospitato nella Comunità montana Langa Astigiana-Val Bormida l’evento internazionale. «Sono arrivati esperti e amministratori da tutti gli Stati europei – conclude Mignone –. Ripartendo verso i loro paesi, ci hanno ringraziato per l’ottima organizzazione e il clima “europeo” che hanno respirato a Monastero Bormida. È un orgoglio che abbiamo riversato, sin dal giorno successivo all’evento, negli studi e nelle analisi che il progetto sta conducendo».


Attualità

26

Idroelettrico:

solo impianti sostenibili di Roberto Isola

L’

Con il “Bando Energia” prosegue ed entra nel vivo il cammino avviato dall’Uncem per la realizzazione di impianti per lo sfruttamento “sostenibile” delle risorse energetiche delle Terre alte

”Indagine sulle potenzialità di produzione idroelettrica nelle aree montane di Cuneo, Torino e Biella” del 2008 ha censito un elevato numero di nuovi impianti realizzabili (sia su corsi d’acqua naturali, sia su reti acquedottistiche) e ha dimostrato che la convinzione dell’Uncem fosse più che fondata. Si è messo in luce “ufficialmente” quello che tanti investitori privati avevano da tempo capito, inondando le Province di domande di concessione di produzione idroelettrica per centrali classificabili quali “small e minihydro” e i Comuni montani di altrettante numerose proposte di accordo, non sempre vantaggiose per le comunità locali. L’Uncem ha affrontato il compito anche con la piena consapevolezza che il settore energetico è in continua evoluzione. In primo luogo dal punto di vista normativo, ma anche in termini di disponibilità di acqua (mutamenti climatici), in termini di tecnologie (sistemi innovativi di generazione e controllo dell’energia) e dal punto di vista ambientale, con la consapevolezza che anche il piccolo idroelettrico non è immune dal determinare impatti, a volte anche pesanti, sull’ambiente. Tali fattori e la evoluzione dei meccanismi di incentivazione delle fonti rinnovabili, cui il minihydro non sfugge, sta determinando, e determinerà sempre di più, una selezione degli impianti effettivamente realizzabili e, aspetto ancora più rilevante, una selezione tra i proponenti la realizzazione di nuovi impianti, mettendo sempre più fuori gioco gli speculatori “puri e semplici”. Ne deve derivare una nuova visione del rapporto tra i privati proponenti nuovi impianti idroelettrici e gli attori del territorio montano: in campo resteranno gli operatori che non puntano a

massimizzare i loro guadagni a scapito delle risorse delle comunità locali, ma che vogliono legittimamente sfruttare le stesse risorse, investendo e condividendo i benefici con il territorio senza depauperarlo. È il momento di privilegiare e rilanciare gli impianti sostenibili sotto ogni punto di vista, da realizzare con il concorso delle comunità locali, le quali, a loro volta, devono non più solo vigilare a che non si perpetrino abusi a danno delle proprie risorse, ma che guardino con occhio diverso le aziende che si propongono in modo serio, contando sulla costante presenza e assistenza dell’Uncem per individuare le migliori soluzione a favore del territorio. La cospicua base dati acquisita dall’Uncem e dalle singole Comunità montane ha consentito di evidenziare che il potenziale idroelettrico teorico ancora insediabile in Piemonte sia stimabile in circa 1.000 megawatt, pari ad un quarto dell’esistente (3.500 MW nel 2007). Sebbene si tratti di una stima di larga massima, questo dato è comunque significativo di quanto spazio rimanga ancora. La stima del numero di impianti concretamente realizzabili è tuttavia possibile solo attraverso una fase di rapida ricognizione dei territori delle singole Comunità montane, per indagare ciò che è effettivamente realizzabile in tempi ragionevoli e con il coinvolgimento di tutti i “portatori di interesse” . Esistono numerose possibilità per realizzare piccoli e medi impianti, utilizzando diverse soluzioni tecnologiche, scarsamente impattanti sui sistemi fluviali, sostenibili dal punto di vista architettonico, paesaggistico e, soprattutto, economico per chi investe: ad acqua fluente inserita direttamente in una sezione del corpo idrico, all’acqua fluente a caduta (con le opportune salvaguardie


27

di tipo ambientale), l’inserimento in reti acquedottistiche, l’utilizzo del DMV rilasciato dai grandi impianti (fatta salva la salvaguardia della ittiofauna) ed infine il recupero o il potenziamento di impianti esistenti. Con questi presupposti di partenza, l’Uncem ha avviato la ricerca dei partner privati più corrispondenti alle aspettative delle comunità locali, selezionando, attraverso un apposito “Bando Energia”, partner aziendali idonei a supportare dal punto di vista tecnico e finanziario lo sviluppo di un piano di realizzazione di impianti. La selezione è stata condotta al preciso scopo di individuare partner affidabili, in relazione alle esperienze maturate, alle capacità tecniche, alle capacità di conduzione di iniziative complesse, alle capacità di gestione (esercizio e manutenzione) degli impianti, alle capacità di valorizzare al meglio l’energia elettrica prodotta e alla capacità finanziaria. L’Uncem ha ritenuto che la metodologia di lavoro più efficace e più rapida consista nell’assegnare ad ogni società selezionata un territorio di Comunità montana o di una vallata, per effettuare la ricognizione e far emergere le proposte di possibili interventi. Le aziende selezionate, dopo aver effettuato una prima attività di ricognizione, a partire dalla fine di ottobre, individueranno un certo numero di impianti convenientemente realizzabili, sui quali approfondire le indagini preprogettuali sul campo, definire gli

Attualità

In queste pagine, la centrale idroelettrica Frere 2 realizzata dalla Maira Spa. Un’operazione importante per la Comunità montana Valli Grana e Maira, nata dalla parnership con Hydrodata, impresa privata di Torino che ha contribuito allo sviluppo socio-economico del territorio. Numerosi i progetti in atto, grazie allo studio attento del territorio, in una logica di valle per una gestione sostenibile delle risorse naturali, “beni pubblici” per eccellenza

accordi operativi e procedere con gli iter amministrativi necessari. In tale fase, le peculiarità dell’Uncem (in termini di capacità di dialogo e coinvolgimento delle comunità locali, supporto di ordine amministrativo per la gestione dei rapporti con le amministrazioni provinciali e con l’amministrazione regionale, capacità di analisi e controllo delle proposte), in combinazione con le caratteristiche delle aziende selezionate assicureranno tutto quanto necessario per costruire un programma di sfruttamento organico, razionale e sostenibile delle risorse idroelettriche dei territori montani. Grande attenzione deve nel contempo essere dedicata ai rapporti con la Regione Piemonte e le amministrazioni

provinciali. A tutt’oggi si è riscontrata una promettente condivisione di intenti e di convergenza degli interessi e di finalità che, se adeguatamente tradotta in azioni di sostegno (ricerca delle opportune forme giuridiche e amministrative) delle iniziative delle Comunità montane, porterà a risultati di grande rilievo. Infine, si sottolinea come in questo momento particolare la Regione Piemonte debba attuare scelte importanti in tema energetico, operando e fronteggiando il cosiddetto burden sharing, ossia gli obiettivi intermedi e finali che ciascuna regione e provincia autonoma dovrà conseguire ai fini del raggiungimento degli obiettivi al 2020 e dove il contributo dell’idroelettrico dai territori montani può essere determinante.


Primo Piano

28

Non ci tolgano le risorse dell’acqua di Elisa Sola

Dopo quattro mesi dall’esito del referendum che ha consentito agli italiani di esprimersi a favore dell’acqua pubblica, la risorsa torna a far discutere la politica. Accade in Piemonte, e al centro del dibattito ci sono le sue montagne, dove nasce l’”oro blu”

A

far discutere gli amministratori, ma soprattutto a generare preoccupazioni e allarmi tra quelli delle terre alte c’è la riforma, voluta dalla finanziaria nazionale, del servizio idrico integrato. La Giunta Cota ha predisposto una bozza di legge attuativa, ancora in fase di discussione in commissione consiliare, che prevede una spartizione delle risorse disponibili tra le varie Province per preservare le fonti idriche, a seconda dei loro bisogni. Prima della riforma in atto invece, la legge regionale prevedeva che il 5 percento della tariffa dell’acqua venisse destinata automaticamente alle Comunità montane. In sostanza, la Regione intende suddividere il 5% della tariffa dell’acqua tra i vari enti del territorio

regionale, compresi quelli di pianura e collina, “sulla base delle necessità”. “Ancora una volta – spiega Lido Riba, presidente di Uncem Piemonte – complici gli interessi delle grandi società che controllano il grande business dell’acqua potabile, ci si dimentica del territorio montano dove l’acqua viene prelevata e incanalata verso la pianura. Con la sua spinta la montagna garantisce pressione all’oro blu che arriva sino al decimo piano dei palazzi di Torino e cintura. Ma questo evidentemente viene considerato un aspetto minimale”. Finora la legge regionale piemontese che regola la gestione dell’acqua e del suolo – attuativa della legge Galli – prevedeva che la gestione dell’acqua fosse affidata alle Ato. Questi enti affidavano in


comodato d’uso la rete idrica a una società (come la Smat nel torinese) assegnandole il compito di garantire i servizi idrici e la manutenzione dei beni, con i proventi delle tariffe che pagano i cittadini. Il cinque percento delle tariffe era destinato per legge alle Comunità montane, che usavano quelle risorse per il mantenimento dell’assetto idrogeologico, la prevenzione di eventi calamitosi come alluvioni e frane e la difesa in generale di tutte le fonti idriche. Le Comunità montane erano considerate finora quindi come l’unico e naturale soggetto in grado di gestire questi interventi, grazie alla particolare conoscenza delle aste fluviali, del reticolo idrografico territoriale, ma anche dei punti deboli del territorio montano in cui fare operazioni preventive. Ora tutto ciò è in discussione. La Giunta regionale attuale intende abolire le Ato e creare un fondo regionale unico, attraverso cui le risorse verranno suddivise a tutti i territori, senza una “via preferenziale per la montagna”. Questo comporta che alle terre alte non saranno garantiti necessariamente gli stessi fondi di prima, all’incirca 20 milioni di euro. “Le fonti idriche – protesta Riba – sono quasi esclusivamente in montagna, non in pianura. E la legge precedente, che abbiamo mantenuto per 15 anni, è stata istituita proprio per proteggere le fonti idriche. Adesso si mette in discussione tutto senza considerare che i pozzi di sollevamento, per esempio, non possono essere considerati tali, al massimo lo sono le falde di profondità. Noi abbiamo annunciato una mobilitazione già da tempo su questo tema, e adesso siamo arrivati al punto che quei pochi soldi previsti per la montagna ci verranno ridotti. Ci sembra un atto di ostilità nei confronti delle terre alte”. “Che vengano tolti dei soldi poi per darli alle colline”, secondo il presidente dell’Uncem, “è assurdo e provocatorio”. “Noi siamo i primi – precisa Riba – a volere che le colline abbiano le risorse, soprattutto quelle disagiate, ma ciò non può avvenire sottraendole alle montagne. Forse lo si vuole fare per assecondare gli interessi di qualcuno. Ricordo, per esempio, che l’acquedotto delle Langhe l’acqua la prende da Limone Piemonte. Le colline non le hanno le fonti idriche. Per questo dico ‘no’ a chi vuole prendere i soldi dalle montagne. Ed è assurdo

mettere contro due povertà, quella della montagna contro quella della collina. Noi non siamo d’accordo”. Non ci sta a passare per “colui che toglie i soldi alla montagna” l’assessore regionale all’ambiente Roberto Ravello. “Non sono assolutamente fondati i timori – spiega – delle Comunità montane. Anzi, una delle ragioni che ci ha portato a cambiare la legge è la perequazione delle risorse sui territori, visto che il nostro obiettivo è far restare le risorse su quelli che le producono. Stiamo lavorando per non correre rischi di impugnative da parte del governo, visto che la materia acqua è regolamentata dallo Stato, e lo stiamo facendo con la massima attenzione nei confronti delle terre che garantiscono le risorse idriche”. “Stiamo semplicemente – rimarca Ravello – cercando una formula per, visto che le Ato saranno abolite, per permettere alla Regione di finanziare le province e gli enti che preservano il sistema idrico. Il punto su cui non sono d’accordo è che le risorse assegnate alle Comunità montane con questo fine, vengano, come è stato fatto finora, utilizzate per altro. Questo la nuova legge lo impedirà, perché non è giusto. Ed è per questo che sarà la Regione ad assegnare le risorse a seconda di progetti definiti”. “Il cinque percento della tariffa

Pian della Mussa: captazione al Piano Nella pagina accanto: Risorse idriche in Val di Viù

– precisa l’assessore – verrà usato per la difesa delle fonti. E tutti sappiamo che sono prevalentemente in montagna. Ma il principio però, è a che a tutte le fonti vada riconosciuto il giusto. Va superato un certo campanilismo per cui le Comunità montane fanno la guerra alla Comunità collinari. Non voglio assolutamente mantenere rendite di posizione. Se la Provincia di Asti, per esempio, ha stanziato delle risorse per difendere il suolo, è giusto che le siano riconosciute. Così come è giusto che accada per il Vco con l’acqua, che è prevalentemente montano”. La proposta di legge della Giunta Cota è bocciata dal consigliere regionale Aldo Reschigna, capogruppo consiliare del Pd: “è molto negativa e noi stiamo rispondendo presentando degli emendamenti”. “Secondo la nuova bozza – spiega Reschigna – non esiste alcun vincolo di destinazione per la distribuzione delle risorse dell’acqua. È la giunta che centralizza e potrebbe quindi, senza criteri predefiniti, decidere di usare quei fondi per fare qualsiasi cosa. L’acqua invece è una risorsa prettamente di montagna ed è giusto che nelle terre alte ci sia una ricaduta in termini di risorse”. Sull’utilizzo del cinque percento della tariffa, Reschigna concorda con

Attualità

29


Attualità

30 l’assessore Ravello. “Questi proventi – precisa – non devono finanziare degli enti, ma essere investiti in politiche determinate per la difesa del suolo e delle risorse idriche”. “Oggi però – sottolinea Reschigna – questo fondo rischia di essere indistinto per tutto il Piemonte. Attualmente quindi non vi è nessuna garanzia che il cinque per cento della tariffa dell’acqua vada alle Comunità montane. Potrebbe benissimo essere spalmata anche in pianura, in collina o in territori metropolitani”. Oltre ai consiglieri regionali più vicini ai problemi della montagna, i più preoccupati, naturalmente, sono gli amministratori delle Comunità. Per Andrea Coucourde, presidente delle Valli del Pinerolese, finora l’attuale legge ha funzionato abbastanza bene e non ci sono motivi per cambiarla, “né per peggiorarla”. “Faccio parte – spiega – della commissione dell’Ato 3 e credo che i meccanismi vigenti, per cui alle montagne vengono trasferite le risorse tramite le tariffe, siano stati utili alla manutenzione dell’ambiente e a prevenire eventi calamitosi attraverso i pmo, i cosiddetti piani di manutenzione

Le briglie in legno realizzate per il contenimento del Rio Fenils in alta Val di Susa

ordinaria. Dover rivedere ora tutta la programmazione è una scelta che per noi non va bene”. Per Coucourde quindi “serve una soluzione di tipo diverso, concertata con tutti gli enti”. “Soprattutto – specifica – le Comunità montane devono poterne discutere, entrare nel dibattito. I soldi finora sono stati investiti con interventi di tipo tecnico molto utili. L’acqua, va ricordato, è captata in montagna, ed è giusto che le terre alte abbiano il loro ritorno. “Ancora una volta – gli fa eco Pierangelo Carrara, presidente della Comunità montana Valsesia – siamo di fronte a una grandissima ingiustizia nei confronti della montagna. Se continuiamo così, e noi ad oggi siamo gli unici a lavorare per le terre alte, se l’unica cosa che ci permette di esistere, le risorse, ci vengono sottratte per essere date ad altri, allora è veramente la fine”. Per Carrara è giusto che i soldi assegnati finora alle Comunità possano essere usati anche per scopi diversi rispetto a quelli idrici. “Noi siamo sopravvissuti allo spopolamento finora – spiega – perché siamo riusciti a rispendere quei fondi sul territorio garantendo servizi fondamentali come quelli relativi alle piste, alle strade, al socio-assistenziale. Se smettiamo di erogare servizi la montagna diventa una terra abbandonata. E con poca gente che ci vive il rischio di cataclismi è elevato. Il cinque per cento della tariffa dovrebbe essere alzato per

questo motivo. Oggi, chiediamo che almeno venga mantenuto. Se le risorse sono di quel territorio, è giusto che quel territorio abbia delle ricadute”. Sul piede di guerra Danilo Crosasso, presidente della Comunità montana Valli Orco e Soana. “Considero già la legge Galli una spoliazione della montagna – sostiene – figuriamoci il nuovo ddl. Faccio un esempio. L’acqua, nel comune che amministro, Ronco Canavese, è passata sotto Smat. Da allora, nell’arco di quattro o cinque anni abbiamo assistito a una quintuplicazione delle tariffe, senza avere alcun miglioramento del servizio e senza che venissero fatti interventi. Prima almeno le Comunità montane potevano avere l’acqua a un costo più basso. Invece adesso l’ottica cambia, le nostre montagne devono essere sfruttate per dare da bere alla pianura senza avere un tornaconto”. Per Crosasso quindi “mettere in discussione oggi il cinque per cento della tariffa è mettere in discussione un principio di solidarietà”. La soluzione passa, secondo lui, attraverso l’affidamento della competenza ai comuni. “Dovrebbero gestire la risorsa acqua da soli – spiega – io sono favorevole che si azzerino le Ato, torni pure tutto in mano alla Regione, ma che si faccia un tavolo dove ogni comune abbia diritto di scegliere la forma di gestione più utile al proprio territorio”. “E comunque – ricorda – l’acqua dev’essere accessibile a tutti, ma occorre tenere presente che le zone di montagna sono le più penalizzate. Pagano di più della pianura e ci rimettono. I miei cittadini vivono a mille metri di altitudine. Hanno disagi tutto l’anno, anche per quanto riguarda l’acqua. D’inverno i tubi gelano, bisogna lasciare i rubinetti aperti per farla filare e non si possono mettere i contatori perché congelano. Quindi si alzano le tariffe. Poi uno si chiede perché i cittadini lasciano le terre alte e perché si verificano disastri ambientali a causa dello spopolamento. È una vergogna ridiscutere il cinque per cento”. Secondo Lido Riba, la percentuale dovrebbe essere alzata al 10: “dovrebbe essere la regola per prelevare materie prime fondamentali, guardiamo cosa accade all’Africa. Si prelevano risorse preziose e non si dà nulla in cambio. Ecco, il rischio è che la stessa cosa accada alla montagna per quello che chiamano l’oro blu”.


Tra emarginazione e avanguardia di Renata Salvano

Sono le due facce delle scuole della montagna piemontese: il rischio d’emarginazione e l’avanguardia didattica

L

a scuola della montagna piemontese è oggi una realtà che vive grandi difficoltà dovute alla rarefazione abitativa, alla marginalità, alle pluriclassi, ai numeri ridotti di alunni, alle distanze, al disagio dei trasporti e delle comunicazioni, ma che nel contempo – se adeguatamente supportata – esprime potenzialità e ricchezze umane da riconoscere e valorizzare. A situazioni critiche si alternano, infatti, esempi eccellenti di didattica e di sperimentazione con i quali si cerca di porre rimedio alle difficoltà educative ed organizzative. Grazie al lavoro prezioso di insegnanti, dirigenti, personale scolastico, si è fatto un grande salto di qualità sull’offerta formativa: nuove tecnologie, multimedialità, sperimentazioni, multiculturalità, plurilinguismo, esperienze didattiche e pedagogiche innovative ed attualissime che sono diventate prassi quotidiana. Le scuole di montagna hanno le loro grandi potenzialità nella dimensione “umana” del vivere quotidiano, nella

piccola comunità, per alcuni aspetti più accogliente, nella presenza di piccoli gruppi classe che permettono di svolgere più facilmente attività di ricerca-azione e di innovazione didattica. Inoltre molti dei progetti che gli istituti scolastici propongono per l’arricchimento dell’offerta formativa prevedono l’utilizzo dell’ambiente montano come laboratorio educativo e didattico, consentendo la realizzazione di una molteplicità di iniziative di ricerca e scoperta del territorio che permettono agli alunni di apprezzare ed amare la montagna e contribuiscono a rafforzare il legame e l’appartenenza ai luoghi nei quali si “vuole” continuare a vivere. La razionalizzazione del servizio scolastico ha determinato la chiusura di molti plessi nei quali il numero degli alunni iscritti non era sufficiente a giustificare, in base ai parametri di riferimento, il mantenimento del presidio scolastico. È certamente giusto razionalizzare il sistema ma privare i piccoli comuni di montagna della scuola di base è un falso risparmio che scarica i costi sui comuni

stessi (trasporto) e sulle famiglie. Per questo la Regione Piemonte, da molti anni, impegna importanti risorse economiche per salvaguardare i presidi scolastici nei territori montani. In modo particolare, per l’anno scolastico in corso, gli istituti scolastici potranno contare su contributi destinati alle criticità ed alle pluriclassi. Per “criticità“ si intendono interventi finalizzati a mantenere i servizi scolastici, in modo particolare le sezioni di scuola dell’infanzia ed i plessi di scuola primaria, in quei territori nei quali esistono forti complessità legate al numero dei bambini iscritti, ritenuto insufficiente dalla normativa. Inoltre la scuola primaria dei piccoli comuni è contraddistinta dalla presenza di numerose pluriclassi. Spesso si discute sulla opportunità di difendere le pluriclassi, ma in montagna la pluriclasse non è una scelta politica di campanile ma è una necessità e l’intervento della Regione Piemonte permette di ottimizzare l’organizzazione delle attività scolastiche.

Attualità

31


32

Attualità

Ritorna “A Scuola di Montagna” di Laura Sansalone

“A

Scuola di Montagna”, il catalogo per il turismo scolastico edito dall’Uncem, è stato accolto da presidi, insegnanti, studenti, amministratori locali, autorità politiche, tour operator e associazioni per la scuola come un buon augurio per la riscoperta dell’identità territoriale, attraverso il viaggio e l’educazione al di fuori delle aule. Per il presidente Lido Riba: «Stiamo combattendo una battaglia per difendere il Piemonte dal rischio di perdere la sua identità. La promozione

L’importanza di un catalogo per il turismo scolastico che propone 108 viaggi d’istruzione in 22 Comunità montane

della montagna come fucina di saperi e motore turistico palesa il nostro impegno contro la pericolosa disgregazione del territorio che si profila in questi giorni». L’assessore all’Istruzione della Provincia di Torino Umberto D’Ottavio evidenzia che: «Torino e il Piemonte sono chiamati oggi a riscoprire una nuova identità, in cui i territori montani, considerati marginali e periferici, devono essere al centro del modello di coesione». Ecco dunque l’importanza di un catalogo che propone 108 viaggi

La Natura è casa nostra

Consultate il sito www.stihl.it e cercate il Rivenditore Specializzato più vicino, troverete consulenza, assitenza tecnica e ricambi originali STIHL


,

d’istruzione in 22 Comunità montane. 553 i Comuni delle Terre Alte meta delle gite, in un ideale itinerario che tocca tutto il territorio regionale: 40 proposte in provincia di Torino, 33 in provincia di Cuneo, 8 nelle province di Asti e Alessandria, 8 nella provincia di Biella, 15 nelle province di Verbania e Novara, 4 nella provincia di Vercelli. «Il catalogo realizzato dall’Uncem – continua D’Ottavio – riparte dalle 10mila adesioni del 2010/2011, anno nel quale la città di Torino ha fatto da catalizzatore delle gite, con gli eventi del 150° dell’Unità d’Italia.. Quest’anno, mi pare chiaro che le scuole di Torino debbano ricambiaree la so cortesia della visita, muovendosi verso il territorio montano della regione». I Comuni di montagna sono pronti ad accogliere gli studenti e la ricchezza del catalogo ribadisce il grande impegno della scuola nell’insegnare stili di vita attenti all’ambiente e al territorio. «Qui parliamo di “scuola di montagna” e non solo di turismo scolastico – osserva Gabriella Mortarotto, rappresentante dell’Assocazione Scuole Autonome Piemontesi –. Come Asapi compiremo un grande sforzo nel fare arrivare il catalogo a tutti gli operatori della scuola, dai quali ho sempre ricevuto grandi apprezzamenti sul progetto e sul catalogo stesso». Le proposte di “A Scuola di Montagna” piacciono non solo per le originali opportunità didattiche e di crescita identitaria che forniscono, ma anche per il loro costo ridotto. Le gite di un giorno hanno un prezzo medio di 13 euro, particolarmente vantaggioso per gli studenti, che hanno così modo di conoscere direttamente le ricchezze delle montagne, ovvero del 52 per cento del territorio piemontese. Inoltre, se la Regione manterrà il bonus per i viaggi d’istruzione introdotto lo scorso anno, annunciato proprio in un convegno dell’Uncem, l’attenzione per le proposte di gita nel territorio montano non potrà che crescere. «Nella mia triplice veste

PERIOD

FOR ICO D’IN

MAZION

DELEGA E DELLA

IEMON ZIONE P

salv va salvaguardato. Le proposte didattiche di q questo catalogo sono leggere e no on dovrebbero essere toccate dallo non “sc “sciopero delle gite”, che lo scorso an nn si è inserito come un cuneo nel anno gee generale malcontento dei docenti. b I bambini e ragazzi che vivono a To Torino e in città devono conoscere laa montagna, così da mostrare l’i l’identità unica del Piemonte, alla q quale concorrono anche le identità a apparentemente più deboli». L L’Uncem e i Comuni stanno

CEM TESE UN

Nº 4 AGOS TO

2011

Provincia di Torino

8

COMUNITÀ MONTANA DEL PINEROLESE

/ 2011 Piemonti n. 4

. in Abb. e S.p.A. - Sped - Poste Italian

L. 27/02/2004 003 (conv. in Post. - D.L. 353/2

nº 46) art. 1,

CN comma 1, DCB/

e Tribunale di - Registrazion

Torino n. 5500

di assessore all’Istruzione, Turismo e Sport – spiega Alberto Cirio – non posso che essere particolarmente lieto dell’uscita del nuovo catalogo Uncem “A scuola di Montagna”. Il 52% del territorio piemontese è montano e questo significa che la montagna è parte integrante del tessuto genetico di questa regione, della sua storia, delle sue tradizioni, della sua economia. Massicci fra i più alti d’Europa che hanno molto da raccontare e insegnare. Fortezze che per secoli hanno difeso questa terra di frontiera, le cime del Monte Rosa e le ripide pareti del Monviso che hanno fatto la storia dell’alpinismo, i parchi del Gran Paradiso, della Val Grande e delle Alpi Marittime cuore di una natura incontaminata e, poi, una vera e propria palestra naturale che non è solo un olimpo degli sport invernali, ma di tutti gli sport all’aria aperta. Un patrimonio racchiuso nelle pagine di questo catalogo, che ci auguriamo le scuole scelgano di esplorare in compagnia dei ragazzi». Domenico Chiesa, presidente del Forum delle Associazioni per l’Educazione e la Scuola, sottolinea un altro aspetto fondamentale dei viaggi d’istruzione: «La gita è una forma di fare scuola, un concetto antropologico non estraneo all’apprendimento, che dovrebbe essere

del 18.04.2001

Prezzo a persona € 12 per un minimo di 30 partecipanti, 1 gratuità ogni 30 paganti ; € 14 per gruppi inferiori a 29 partecipanti La quota comprende L’affitto delle racchette da neve, l’accompagnamento di una Guida, direzione tecnica per l’organizzazione del programma La quota non comprende Il trasferimento in bus (il rifugio La Jumarre si raggiunge con bus max 30 posti oppure con navetta a pagamento), il pranzo, tutto quanto non descritto nella “quota comprende” Durata 1 giorno (è possibile organizzare stage scolastici di due o più giorni, con preventivo e programma su richiesta). Destinatari Scuola primaria e secondarie di I grado

Tour Operator Sentieri di Anthora Via Frà Dolcino 11 - 13854 Quaregna (BI) Tel. 348.856.85.89 - Fax 015.94708 info@anthora.it www.anthora.it Programma della gita Facile escursione con le racchette da neve in val d’Angrogna nei dintorni del rifugio La Jumarre 1469m, situato nei pressi del colle la Vaccera, sullo spartiacque tra val Pellice e val Chisone-Germanasca, dal quale si può osservare tutto l’arco alpino (dal Monte Rosa alle Alpi Marittime), luogo ideale per conoscere il territorio delle montagne valdesi. L’itinerario adatto verrà scelto dalla Guida che accompagnerà il gruppo durante l’escursione, in base alle condizioni meteorologiche e all’età dei ragazzi.

Attività/Laboratorio Conoscenza del ter terri ritori rioo delle l mont ontaa gne valdesi, sotto so il profi p ofilo lo naturalistico e geolog ogico, o, studi s udio e os osservazion ionee delle traaccee de degl gli anim animalili ch che vivon vonoo nella va valle. e.

COMUNITÀ MONTANA DEL PINEROLESE

Prezzo a persona € 16. Gratuità: 1 adulto ogni 15 paganti La quota comprende Visite guidate e ingressi, servizio di guida, attività didattica La quota non comprende Il trasporto, i pasti e tutto quanto non espressamente indicato alla voce “La quota comprende” Durata 1 giorno Destinatari Scuola primaria e secondaria di I grado Tour Operator I Cannubi Via Cavour, 16 - 12051 Alba (CN) Tel. 0173.220943 - Fax 0173.220727 incoming@turismoinlanga.it www.turismoinlanga.it Programma della gita Conoscete i segreti del feltro? Ospiti

dell’Ecomuseo Feltrificio Crumière di Villar Pellice (TO), i ragazzi verranno in contatto con questo materiale e avranno la possibilità di conoscere e sperimentare le sue molteplici applicazioni. La visita guidata al laboratorio e l’attività didattica permetteranno inoltre di riscoprire la manualità, la creatività di un tempo e il fascino delle attività artigianali e industriali di oggi. Nel pomeriggio il viaggio tra arti e mestieri del territorio prosegue nella città di Pinerolo (TO). Cartina alla mano, i ragazzi raggiungeranno il Museo Etnografico dove sono esposti oggetti d’uso quotidiano, utensili e costumi tradizionali delle Valli del Pinerolese. Tra le sale del museo potranno quindi approfondire l’antico legame tra l’uomo e il territorio.

Attività/Laboratorio Laboratorio di man manip ipolaz azion ione del fel feltro tro:: i nno gu guid idatii all allaa conoscenza ragazzi saranno delle varie tip tipolo logi gie di la lanee localili e app pprenderannoo l’an l ntic tica tecnica ica deella lavorazione la alee del el fel eltr tro. Con sa sapone ne e acqua calmanual da, reealizz zzera ranno no unn man anuufatto tto ppersonale rà essserre, pe per i più gr granddi, lo spunto che potrà una rifle ri essioone guida dataa sulle le pot oten enzialità ità di un com muniicattive della la mater eria. Labboraatorrio dellaa car arta:: l’atttiviità se sensibiilizze zerà i raaggazzzi z su sul ri ricicclo l de della mat ma eria e ro laa posssibil bilitàà di d produ pr urre rr la carta daràà loro a conn l’us l so del felltro tro, da sempre s utiti ricicllata n llee car artier ere. e lizzatoo nell

facendo un grande sforzo per rilanciare la montagna, che torna a essere area non marginale. «Il percorso che stiamo facendo con l’Uncem è particolarmente positivo – conclude Silvio Varetto, sindaco del Comune di Alpette e assessore al Turismo della Comunità montana Valli Orco e Soana –. Oggi l’attenzione alla montagna, la promozione fatta con questo catalogo del turismo scolastico, non può non essere connessa alla difesa delle autonomie amministrative, duramente colpite dalle azioni del Governo centrale, che hanno portato alla forte mobilitazione degli Amministratori a cui stiamo assistendo in queste settimane». La quarta edizione di “A Scuola di Montagna”, già distribuita in 15mila copie su tutto il territorio regionale, è consultabile sul sito dell’Uncem Piemonte e sulla sua pagina Facebook, nel gruppo “A scuola di montagna”.

Attualità

33


Attualità

34

La formazione prima di tutto di Gianni Giacomino

Parte il programma formativo per i dipendenti e amministratori di Comunità montane e Comuni. Tredici seminari promossi dal Formont, con docenti universitari e professionisti. Al centro, la necessità di sviluppo socioeconomico delle Terre alte

F

ormare allo sviluppo. Un imperativo per dipendenti e amministratori di Comuni e Comunità montane. A dare risposte concrete alla necessità di un programma formativo integrato pluriennale, è il Formont, il centro di formazione per la montagna con sede a Venaria, Peveragno, Varallo Sesia, Oulx e Villadossola. Trentadue ore la durata media dei tredici diversi programmi studiati d’intesa con l’Uncem Piemonte, personalizzabili a seconda delle esigenze degli enti locali. «Abbiamo analizzato i fabbisogni formativi – spiega Gianfranco Zabaldano, coordinatore del progetto – con una serie di questionari sottoposti a Comuni e Comunità montane nell’autunno 2010. I dati emersi hanno evidenziato una priorità nell’approfondimento e aggiornamento inerente le tematiche giruridiche-

amministrative e le energie rinnovabili. Ci sarà spazio anche per corsi riferiti alle nuove politiche turistiche e all’uso della progettazione comunitaria, grazie ai programmi dell’Unione Europea. Per ogni corso abbiamo individuato i migliori esperti dei settori, capaci di collegare le tematiche allo sviluppo socio-economico dei territori montani». Le Comunità montane e i Comuni potranno aderire al programma entro la fine del 2011. I corsi partiranno nel 2012, con possibilità di attivazione in diverse sedi del Piemonte. «L’esigenza di formazione del personale degli enti pubblici, ma anche degli amministratori – spiegano Lido Riba e Roberto Vaglio, presidente e vicepresidente del Formont – è evidente e rispecchia il naturale bisogno di aggiornamento in tutta la pubblica amministrazione. Siamo chiamati a rispondere a nuove

sfide e la costruzione di un nuovo sviluppo socio-economico della montagna passa soprattutto dalle persone che ogni giorno lavorano negli uffici, incontrano i cittadini, hanno ruoli dirigenziali e dunque devono prendere decisioni importanti per il futuro. I nuovi settori dell’economia della montagna, come energie rinnovabili e turismo, richiedono intraprendenza, consapevolezza culturale, conoscenze tecnologiche e scientifiche. I corsi studiati dal Formont permettono tutto questo, in modo semplice e coinvolgente, ma allo stesso modo efficace e pieno di contenuti. Sono certo che i colleghi amministratori delle Comunità montane e dei Comuni sapranno cogliere il potenziale dei corsi, iscrivendosi e facendo iscrivere tutti i collaboratori impegnati nelle strutture degli enti».


Un sito più facile per gli utenti che ora potranno rilasciare consigli, proposte e commenti che ci aiuteranno a crescere e migliorare

Nuovo look per il sito Uncem di Laura Sansalone

C

on l’arrivo dell’autunno, anche il sito istituzionale dell’Uncem Piemonte cambia veste e si prepara a una nuova stagione. Il portale www.uncem.piemonte.it sarà molto più dinamico e in sintonia con le nuove forme di comunicazione, sempre più apprezzate e utilizzate dal grande pubblico. Per il presidente Lido Riba: «La comunicazione è sempre stata una prerogativa dell’Uncem. Abbiamo scelto di rinnovare il nostro sito per facilitare l’interazione con gli utenti, che ora potranno rilasciare consigli, proposte e commenti che ci aiuteranno a crescere e a migliorare. L’utilizzo di nuovi strumenti come i social network e le tecnologie del web 2.0 ci consentiranno di costruire una rete sempre più forte e attiva». Dall’home page del nuovo portale si potranno raggiungere direttamente non solo tutte le informazioni più istituzionali, ma anche news, contenuti multimediali, blog, rassegna stampa, foto e documenti scaricabili. I visitatori del sito potranno godere di una navigazione facile e coinvolgente. Ogni notizia inserita permetterà all’utente di mettere il “Mi Piace” sul proprio profilo Facebook e sugli altri principali social network.

Ampio spazio in prima pagina anche alla rivista Piemonti, ora consultabile online, e ai core business dell’Uncem. La sezione dedicata alla Green Economy presenterà pagine di approfondimento sull’idroelettrico, le biomasse, la filiera legno-energia, l’eolico, il fotovoltaico e il geotermico, sempre aggiornate

sugli ultimi sviluppi dell’economia sostenibile. La sezione Turismo darà visibilità all’impegno dell’Uncem per lo sviluppo montano, attraverso pagine dedicate al turismo di prossimità, al turismo invernale, a quello scolastico e a quello della terza età, con i cataloghi “A Scuola di Montagna” e “Terza età in montagna”. Sotto la voce Agricoltura ed enogastronomia saranno raccolte le informazioni sull’agricoltura multifunzionale, sulla via maestra del latte e sui prodotti tipici delle Terre Alte. I Vini di montagna avranno una sezione a parte, con schede tecniche e descrittive e link alle pagine dei vini sui social network. La sezione Servizi di prossimità delle Terre Alte permetterà di avere a portata di mano tutte le informazioni su sanità, uffici postali, trasporti e scuole. La sezione Cultura e Formazione presenterà le minoranze linguistiche, la musica delle terre alte e le tante iniziative di promozione dell’identità montana. L’area Progetti europei, infine, informerà sulle diverse attività Interreg intraprese, da AlpWaterScarce, ClimAlpTour, Demochange, Moreco, Re-Turn, Voci dei luoghi, agli eventuali nuovi progetti di cooperazione transfrontaliera.

Attualità

35


Attualità

36

Regole più semplici per boschi e foreste di Laura Sansalone

F

inalmente un nuovo regolamento forestale: il precedente ordinamento, troppo prolisso e articolato, aveva creato disagi non solo tra gli operatori del settore, ma anche tra i proprietari di piccoli appezzamenti, spesso impossibilitati a tenere pulita l’area di loro proprietà se non a costo di dispendiose procedure. Per l’assessore all’agricoltura e foreste della Regione Piemonte, Claudio Sacchetto, le modifiche alla legge ed al regolamento forestale permettono una gestione più efficace e snella del sistema burocratico e procedurale: «Dopo oltre un anno di lavoro abbiamo raggiunto l’obiettivo che ci eravamo posti, vale a dire l’adattamento del regolamento alle esigenze degli operatori del settore, esigenze che devono coniugarsi in ogni modo alle necessità di ordine

Un primo effetto della semplificazione è l’apertura presso tutte le Comunità montane degli sportelli forestali, una novità accolta con entusiasmo da tutti gli amministratori ambientale». Un primo effetto della semplificazione è l’apertura presso tutte le Comunità montane degli sportelli forestali, una novità accolta con entusiasmo da tutti gli amministratori. Il presidente Riba,

dichiara: «Siamo molto soddisfatti che la competenza in materia forestale sia stata delegata alle Conunità montane direttamente dalle Regioni. In particolare, l’apertura degli sportelli forestali presso le Comunità s’inserisce perfettamente nel lavoro che stiamo svolgendo con la filiera legno-energia per le nuove centrali a biomasse». Celestina Olivetti, della Comunità montana Valli di Lanzo, Ceronda e Casternone parla di un’ottima opportunità, non solo dal punto di vista strettamente gestionale: «La gestione diretta degli sportelli permette di garantire un’informazione più capillare e puntuale su tutto il territorio, ma è molto importante anche per diffondere la cultura della foresta e del legno». Per Giovanni Francini, vicepresidente Uncem e presidente Cm Valli dell’Ossola: «Gli sportelli forestali rappresentano il primo punto di accesso alle informazioni in ambito boschivo. La loro presenza in Comunità montana garantisce ai cittadini un’informazione diretta e competente sulle procedure per le potature, il reperimento delle istanze e l’iscrizione all’Albo delle imprese forestali, evitando iter burocratici complicati e inutili». Assolutamente d’accordo il direttore del settore opere pubbliche, difesa del suolo, economia montana e foreste della Regione, Vincenzo Coccolo, che evidenzia: «Il personale delle Comunità montane è stato formato attraverso corsi regionali specifici, per poter dare agli utenti tutte le informazioni sulle procedure tecniche, giuridiche e amministrative. Uno dei punti di forza del nuovo regolamento è sicuramente la possibilità di acquisire in via telematica, e direttamente agli sportelli, le istanze per i tagli boschivi».


Assicuriamo la montagna Per rispondere alle specificità delle realtà più piccole I piccoli Comuni montani e le Comunità montane spesso si trovano in difficoltà per i loro programmi assicurativi: • per il limitato interesse da parte degli operatori del settore; • perché le loro statistiche individuali di sinistri possono essere inattendibili a causa dell’insufficienza del campione di dati; • perché spesso non hanno in organico le professionalità in grado di valutare le condizioni generali adeguate alle loro realtà. Per rispondere alle loro difficoltà, l’U.N.C.E.M. Piemonte ha siglato con L’ARCA Consulenza Assicurativa Srl una specifica Convenzione a favore dei Comuni montani.

L

a presente Convenzione si prefigge lo scopo di dare possibilità agli Associati di stipulare delle coperture assicurative specifiche per gli Enti Pubblici montani a condizioni e premi particolarmente vantaggiosi che singolarmente sarebbe molto difficile ottenere. Oltre a tutte le polizze che necessitano ad una P.A. il nostro settore “Enti pubblici” ha studiato una soluzione per assicurare la “Responsabilità Civile Patrimoniale di ogni singolo organismo della Pubblica Amministrazione” e contro i rischi derivanti dalla loro attività, per i singoli Amministratori e singoli dipendenti dei Comuni e delle Comunità montane secondo quanto previsto dalla Legge 244/2007. Il servizio verrà integrato con specifici

momenti formativi a favore del personale dell’Ente riguardo alle metodologie della gestione dei contratti (pagamento premi, comunicazioni varie, modifiche) e dei sinistri. I prodotti verranno commercializzati con il tramite del Broker di assicurazione L’ARCA Consulenza assicurativa S.r.l e dal suo settore “Enti pubblici” composto da: • Luciano Ronchietto Risk manager Enti Pubblici luciano.ronchietto@larcasrl.it cell. 3456202507 • Claudio CODA Broker Claudio.coda@larcasrl.it cell. 3356455432 • Franco Giorgio Giorgiofr.broker@gmail.com cell. 3468811672 Le condizioni di polizza applicate saranno visibili e scaricabili sul sito della Soc. L’ARCA Consulenza assicurativa Srl: ww.larcasrl.it

L’ARCA CONSULENZA ASSICURATIVA Srl CHI SIAMO La nostra azienda opera sul mercato assicurativo italiano da oltre 35 anni in vari settori merceologici (Imprese Edili, Alberghi, Attività commerciali e artigiane, Imprese aeronautiche, Sanità) e ha individuato le difficoltà sempre crescenti dovute a continue modifiche legislative ed organizzative della Pubblica Amministrazione nella gestione delle pratiche assicurative. A questo proposito negli ultimi anni, L’Arca ha istituito un settore specifico che tratta Enti pubblici, Istituti, Consorzi, Aziende con partecipazione pubblica (i quali ormai sono sottoposti in ogni istante a continue modifiche legislative ed organizzative, anche per quanto riguarda le pratiche di assicurazione), che gestisce circa l’80% delle Amministrazioni Comunali Valdostane, il cui Responsabile (sig. Ronchietto: Risk

Azienda A zienda in in p primo rimo p piano iano

37 37


Azienda in primo piano

38 Manager Enti Pubblici e Consulente del CELVA Consorzio Enti locali della Valle d’Aosta sulle problematiche assicurative) ha collaborato personalmente alla preparazione del testo della Polizza di Responsabilità Patrimoniale e Tutela legale dell’Amministrazione Regionale. A suggello dell’impegno e serietà dimostrata dal nostro settore, L’ARCA ha avuto l’importante incarico da parte della Regione Autonoma Valle d’Aosta di studiare i capitolati di polizza relativi ai contratti di responsabilità civile generali e del rischio incendi di tutte le proprietà regionali per l’appalto dell’anno 2002. La professionalità che ci contraddistingue e la profonda conoscenza del settore della P.A. ci ha permesso di siglare un importante accordo con il CELVA (Consorzio Enti

locali della Valle d’Aosta), i cui dettagli sono pubblicati sul sito ww.celva.it alla voce convenzioni, per quanto riguarda la copertura della Responsabilità civile patrimoniale per tutte le Amministrazioni pubbliche valdostane a condizioni particolarmente vantaggiose. Le assicurazioni sono da sempre un argomento molto delicato che va trattato con molta attenzione e professionalità, per poter offrire un servizio che sia sempre all’avanguardia abbiamo investito molte energie nella formazione, partecipando a numerosi convegni e corsi di perfezionamento organizzati sia dall’AIBA (Associazione di categoria) e da società specializzate in materia assicurativa degli Enti Pubblici. Tutto ciò ci permette di essere costantemente aggiornati sulle ultime sentenze e Decreti che possono interessare il settore pubblico. Questi nostri costanti aggiornamenti ci hanno portato ad instaurare dei contatti anche con realtà fuori dalla Valle d’Aosta permettendoci di avviare delle trattative con Amministrazioni

Provinciali e Comunali Piemontesi e non che stanno procedendo positivamente. Recentemente abbiamo siglato un importante accordo con l’UNCEM Piemonte riguardante tutte le coperture assicurative relative ai piccoli Comuni montani che permetterà agli Enti aderenti di avere, oltre ad un notevole risparmio di costi delle polizze, anche un servizio preciso e puntuale circa la gestione completa del servizio assicurativo. Per essere ancora più competitivi e aggiornati nel mercato assicurativo, la Direzione della nostra azienda sta approntando la costruzione di un sito internet che ci permetterà di essere ancora più presenti a livello nazionale, dove tra l’altro occupiamo la 59a posizione nel ranking delle agenzie di brokeraggio italiane. Nel contempo abbiamo anche ottenuto la certificazione ISO9001. La nostra azienda, per poter offrire un servizio sempre più attento alla clientela, si avvale della collaborazione di 22 persone che si occupano dei seguenti settori: ✔ Contabilità generale ✔ Contabilità clienti e Compagnie ✔ Ufficio sinistri, assunzione e gestione ✔ Assunzione dei rischi ✔ Segreteria ✔ Settore Enti Pubblici ✔ Settore Centrali idroelettriche, bio masse, energie rinnovabili in genere ✔ Settore rischi di montagna (Impianti di risalita, guide, maestri di sci ecc.)

✔ Settore Turistico Alberghiero ✔ Settore Sanità ✔ Settore Aeronautico ✔ Settore Industriale, Edile e dei Trasporti ✔ Settore Famiglie ✔ Settore Commerciale La nostra azienda, dopo aver fatto un’analisi dettagliata delle coperture e dei rischi da assicurare e/o già assicurati, valuterà che essi siano sufficienti e in linea con le migliori condizioni ottenibili sul mercato e sulla base dei programmi di volta in volta approvati e negozierà per conto del cliente con le Compagnie tutte le modifiche che si rendessero necessarie assistendo altresì nella trattazione di eventuali sinistri. • Istruzione e collaborazione con il personale indicato dall’ente per la gestione dei contratti assicurativi circa le condizioni contrattuali, le metodologie di gestione, ed i sinistri. • La possibilità da parte del cliente di entrare, dopo una richiesta di autorizzazione, nel nostro sito per verificare lo stato della propria posizione assicurativa (pagamenti, sinistri, ecc…). Resta, naturalmente, al cliente la sottoscrizione dei contratti e di ogni altro documento riguardante la gestione assicurativa e resta altresì inteso che il nostro servizio è prestato senza oneri a Vostro carico, ci metteremo in contatto con Voi per approfondire più dettagliatamente questo accordo.


Azienda in primo piano

39

Pyrox

power plants Nuova energia dal legno, con i gassificatori ad alta efficienza

D

all’inizio di quest’anno, a Villanova di Mondovì, è entrato in esercizio il primo impianto di pirogassificazione ad alto rendimento realizzato in Italia con la tecnologia Pyrox per Energia e Calore S.r.l. Evoluzione tecnologica dell’impianto di gassificazione tedesco di Grossenkneten, in funzione dal 2007, questa centrale a biomassa piemontese si evidenzia per alcuni aspetti peculiari: • il più elevato rendimento elettrico ad oggi raggiunto, in fase di esercizio, da impianti cogenerativi a biomassa; • l’evoluto sistema di controllo delle emissioni, che ha permesso di rendere compatibile l’impatto ambientale di questa centrale anche con le rigide prescrizioni previste dalle normative riguardanti le cosiddette “zone di piano”; • l’efficiente utilizzo dell’energia termica destinata all’alimentazione di una Matteo, Antonio e Andreas Marocco

rete di teleriscaldamento, realizzata a servizio dell’area industriale, di utenze private e pubbliche, tra cui la scuola; • l’avanzato apparato di gestione e controllo di processo in grado di garantire il funzionamento della centrale in diverse condizioni operative, oltre alla messa in sicurezza dell’impianto e il pronto intervento in caso di emergenze; • la forte integrazione con l’azienda produttrice dei motori a gas Jenbacher che ha, a sua volta, apportato miglioramenti tecnologici alla propria tecnologia. Andreas Marocco (Amministratore) con Matteo (laureando con tesi sull’argomento in collaborazione con Uncem) e con la partecipazione del padre Antonio, guida Pyrox Italia S.r.l. L’azienda piemontese oltre a promuovere la vendita degli impianti sul territorio nazionale, garantisce la messa in esercizio ed il servizio di conduzione operativa della centrale. A loro chiediamo il bilancio di questi primi mesi di attività. “Decisamente soddisfacente” è la prima risposta. “Non è stato facile trasferire il know how tecnologico acquisito in Germania sul territorio italiano, ma a questo punto possiamo dire di avercela fatta”. Quali sono le difficoltà che avete dovuto superare – vogliamo sapere – tecnologiche o amministrative? “Sia le une che le altre” risponde Antonio. “Allestire una centrale energetica non è semplice come aprire un negozio di frutta e verdura. Giustamente i comuni, le associazioni ambientaliste e gli abitanti vogliono capire che macchinario si mettono in casa, cosa rischiano in termini di salute e

Il gassificatore

Dall’inizio di quest’anno, a Villanova di Mondovì, è entrato in esercizio il primo impianto di pirogassificazione ad alto rendimento realizzato in Italia con la tecnologia Pyrox.

Pyrox Italia Via Rodi, 3 – 10064 Pinerolo (TO) tel. 0121 032235 cell. 348 6012382 info@noe-italia.com

PYROX

Italia di disagio, e gli uffici provinciali preposti alla concessione delle autorizzazioni vogliono essere messi a conoscenza di come funzionano queste nuove tecnologie di gassificazione prima di concedere il via libera”. “Inoltre – prosegue – nonostante le indicazioni comunitarie e le normative nazionali sembrino abbastanza chiare, non c’è ancora una consapevolezza diffusa dei limiti dell’azione istituzionale e dati certi sulle effettive prescrizioni connesse alle procedure autorizzative,


Azienda in primo piano

40 per cui lo sviluppo di ogni centrale è un’esperienza a sé stante”. E dal punto di vista tecnico? Insistiamo. “Nei primi mesi di operatività, alcuni problemi tecnologici di messa a punto ci sono effettivamente stati – interviene Andreas. – Alcuni materiali consegnati non erano conformi alle distinte d’ordine e, inoltre, la conformazione del capannone che accoglie l’impianto ha imposto alcuni adattamenti nello sviluppo delle linee di processo, cosa che ha rallentato la messa in esercizio. Inoltre, abbiamo capito che alcune soluzioni logistiche adeguate per la realtà tedesca, qui in Italia non sono assolutamente ideali”. L’argomento merita un approfondimento. A cosa si riferisce? “Le condizioni climatiche e le differenti qualità della biomassa – in Germania si valorizza essenzialmente cippato di conifere – rendono preferibile un sistema di vagliatura ed essiccazione differente da quello adottato qui a Villanova. Un nuovo sistema che abbiamo già progettato e che adotteremo senza dubbio nelle prossime installazioni della Pyrox, in modo da rendere ancora più Sonde di controllo delle emissioni montate sugli scarichi dei motori

PYROX Italia efficiente il processo gestionale”. In effetti la caratterizzazione del materiale in ingresso utilizzando cippato con pezzatura omogenea ad un grado costante di umidità sembra la condizione basilare per ottenere alti rendimenti elettrici con il processo di gassificazione. Questa constatazione apre, tuttavia, delle questioni nel merito della difficoltà per un gestore di una centrale a biomassa di reperire sul mercato materiale adeguato. Al fine di rendere più fluida la gestione del materiale in ingresso, la Pyrox ha proposto all’Uncem Piemonte di collaborare nella organizzazione delle filiere locali di approvvigionamento. Una corretta pianificazione degli interventi di esbosco permette infatti di ottenere forniture con caratteristiche di umidità, stagionatura e pezzatura adeguate alle necessità di alimentazione della centrale. A differenza degli impianti tradizionali di combustione, e anche di molti

gassificatori meno evoluti, l‘alto rendimento elettrico di questa tecnologia dal costo contenuto, permette di remunerare ottimamente l’investimento anche in presenza di costi di approvvigionamento e caratterizzazione della biomassa superiori a quelli di mercato. Del resto la lunga sperimentazione del processo Pyrox, realizzata in Germania prima dell’avvio della fase commerciale, ha permesso di sfruttare al massimo la potenzialità energetica delle biomasse valorizzando oltre alla componente carbonica, alcune altre sostanze volatili del legno. Una riprova di questa massimizzazione (afferma il Dott. Bernhard Dietz) si trova nel fatto che al termine della gassificazione non si genera la “carbonella” di scarto tipica di molte tecnologie di gassificazione, conseguenza di un processo di conversione non completamente esaurito, ma una cenere impalpabile con piccolissime tracce di carbonio. La gestione della produzione termica è l’ultima questione che affrontiamo con Andreas. “Una particolarità del nostro impianto è che l’essiccazione del cippato viene realizzata sfruttando unicamente la temperatura di processo. Questo permette di indirizzare la produzione termica dei motori verso impieghi più redditizi. Qui a Villanova alimentiamo una rete di teleriscaldamento, ma in altre iniziative in via di realizzazione abbiamo verificato la convenienza ad alimentare processi industriali separati, frigoriferi o destinati alla produzione di pellet”. Siamo convinti che la centrale di Villanova rappresenti un passo fondamentale verso la green economy. Le attuali normative di incentivazione alla produzione energetica rinnovabile premiano principalmente la produzione elettrica e, quindi, l’alta efficienza di questa tecnologia rende la proposta Pyrox un’opportunità di estremo interesse per quegli operatori pubblici e privati che – certi di potersi approvvigionare nel lungo periodo di biomassa a condizioni prestabilite – vogliano distribuire il valore su tutta la filiera territoriale: dalle proprietà boschive, agli operatori forestali sino ai fruitori dell’energia termica generata.


41

Azienda in primo piano

Le fasi del processo Pyrox 2 Gassificazione

1 Essiccazione del legno Il primo stadio del processo consiste nell’essiccazione del legno. La quantità di legno utilizzato nell’impianto varia leggermente dal tipo e dall’età di legno usato (più o meno duro), la legna usata deriva principalmente dalla pulizia dei boschi. Rami e tronchi vengono cippati in pezzatura adatta e immagazzinati in aree ventilate. Il contenuto di umidità fra il 40 ed il 50%, viene ridotto al 10% (s.s. 90) con l’utilizzo del calore di processo derivante dal successivo raffreddamento del gas. Il cippato essiccato viene portato in modo automatico al gassificatore in funzione della richiesta di quest’ultimo.

Dopo che il legno viene immesso nel gassificatore dall’alto, l’essiccazione continua a causa delle alte temperature presenti in quella parte del reattore. Dopo poco la biomassa comincia a scindersi e si forma il gas di pirolisi. In una parte più bassa del gassificatore, il materiale organico ossida e ancora la reazione successiva lo rende syngas (CO e H2), saturo di polvere.

3 Raffreddamento

e depurazione del gas

SYNGAS Valore calorifico: ca. 1,5 kWh/Nm3 Composizione: CH4: 2-3% CO2: 10-15% CO: 20-22% H2O: 1-2% N2: 40-45% H2: 18-20%

Il gas di sintesi grezzo che esce dal gassificatore, è raffreddato (da 750°C a 30°C) e purificato dalle polveri in tre fasi (un ciclone, un quench e un elettrofiltro), prima di poter entrare nei motori a gas. Il calore che si sprigiona durante il processo di raffreddamento è utilizzato per l’essiccazione del legno.

4 Utilizzo del gas Il gas di sintesi viene fi finalmente nalmente combusto in motori a gas Jenbacher collegati a generatori che producono energia elettrica. Alcuni scambiatori di calore fanno uso del calore dei gas di scarico e di raffreddamento dei motori. Questo calore viene utilizzato secondo le esigenze locali: riscaldamento, refrigerazione oppure processi industriali. TIPO

Dati di esercizio garantiti

Ore di funzionamento per anno Produzione oraria Nm3 di syngas P.C. di ca 1,5 kWh/Nm3 Potenza elettrica al generatore Potenza termica prodotta netta Consumo di cippato al 40% di contenuto idrico ton/anno Autoconsumo energia elettrica:

P400G

P500G

P700G 7.000

P850G

P1000G

P1000G2 7.200

700

915

1.280

1.550

1.850

1.850

380 456

500 600

700 840

850 1.020

1.000 1.200

1.000 1.200

3.200

4.200

5.900

7.150

8.400

8.640

35

40

50

60

70

85


Azienda in primo piano

42 Al Lingotto Fiere di Torino, dal 3 al 5 novembre 2011, il primo market-place per la valorizzazione del Patrimonio. Presenti anche l’Uncem Piemonte e gli amministratori di Comuni e Comunità montane

Tecnologia, cultura, economia per il patrimonio DNA.italia 3-5 novembre 2011 Torino, Lingotto Fiere Via Nizza 294 Orario 9,30/18,00 www.dnaitalia.it

Intervengono all’incontro al salone DNA.italia, promosso da Uncem con Borghi Srl, Lido Riba (presidente Uncem Piemonte), Michele Esposto (Borghi e Centri Storici srl), Giacomo Lombardo (sindaco di Ostana), Silvio Varetto (sindaco di Alpette), Giovanni Francini (sindaco di Druogno). Negli incontri B2B che seguiranno alla tavola rotonda, sarà possibile mettere in collegamento proposte e progettualità pubbliche e private presenti sul territorio ed esperti della società Borghi Srl, disponibili su appuntamento a fornire informazioni e supporto per la concreta implementazione di queste progettualità

B

envenuti nel primo market-place per la valorizzazione e gestione del Patrimonio. Città, Gestione immobiliare, Paesaggio: sono i temi che caratterizzeranno le tre giornate di DNA Italia, il primo marketplace dei Beni Culturali il cui momento fieristico si svolgerà a Torino dal 3 al 5 novembre. In linea con la formula innovativa, che vede per la prima volta a confronto il mondo della cultura e del progetto con quello della finanza e dell’economia, DNA Italia punta sulla differenziazione tematica, dedicando ciascuna delle tre giornate ad una specifica macroarea. I tre temi caratterizzeranno infatti la parte espositiva, i workshop, gli incontri b2b e i convegni e avranno il patrocinio di istituzioni ed enti strettamente connessi

ai relativi settori. Tra i principali relatori durante gli incontri e i dibattiti, vi sono Salvatore Adduce, Riccardo Bedrone, Piero Fassino, Davide Bracco, Wladimiro Boccali, Maurizio Braccialarghe, Gerard Collomb, Mario Cucinella, Ilda Curti, Ivan De Lettera, Antonio Di Lorenzo, Alain Elkann, Piero Fassino, Oscarino Ferrero, Elena Franco, Leopoldo Freyrie, Andrea Granelli, Roberto Grossi, Fulvio Irace, Enzo La Volta, Luciano Marchetti, Lionello Puppi, Mario Turetta, Christian Ude.

Perché DNA Italia L’Italia ha un Patrimonio inestimabile per valore, notorietà e varietà, capace di produrre sviluppo e ricchezza: i beni culturali e le molteplici attività connesse


alla loro valorizzazione costituiscono una filiera complessa, che incide in maniera significativa sull’intera economia. Lo conferma lo studio realizzato dall’Istituto Guglielmo Tagliacarne (ufficio studi di Unioncamere) e dal Ministero per i Beni e le Attività Culturali, da cui emerge che le varie attività legate al comparto producono un valore aggiunto di circa 167 miliardi di euro (12,7% del totale nazionale), assorbono 3,8 milioni di occupati (15,4% del totale nazionale) e contano – oltre agli operatori pubblici – circa 900.000 imprese. Inoltre, per ogni 100 euro di incremento del PIL nel settore culturale vengono attivati 249 euro di PIL nel sistema economico generale. Per questo motivo è nato DNA Italia: non una fiera, non un salone ma un marketplace strategico. Con un obiettivo: far nascere sinergie tra imprese, progettisti, finanza, istituzioni e associazioni che operano nel settore dei beni culturali. Alla base, la consapevolezza che il nostro patrimonio culturale sia il viatico capace di valorizzare un ampio indotto. DNA Italia è un evento unico e innovativo, per diverse ragioni: • perché supera la ‘casualità’ delle relazioni e dei rapporti che nascono nell’ambito delletradizionali fiere e dei saloni dedicati ai beni culturali; è infatti un luogo di incontri B2B preorganizzati, quindi un vero e

Azienda in primo piano

43

proprio marketplace • non si limita al momento espositivo, ma offre opportunità e servizi personalizzati in base alle specifiche esigenze dei partecipanti • è un progetto itinerante, che percorre la penisola da Nord a Sud, per valorizzare le eccellenze imprenditoriali locali e cogliere le opportunità offerte dal territorio • è un aggregato di iniziative, un progetto strutturato che dura 365 giorni l’anno attraverso incontri, convegni, presentazioni e i DNA Forum, che si svolgono nell’arco di 12 mesi grazie ad una combinazione vincente di momenti espositivi, programma di convegni, workshop, comunicazione e utilizzo del web come strumento di matching, crea opportunità di business e

• offre grande visibilità a tutti gli operatori del settore • offre ampio spazio alle start-up e spin off tecnologiche, che insieme costituiscono uno dei pochi ambiti in cui è possibile, per i giovani, fare impresa e sviluppare progetti innovativi e potenzialmente interessanti per i grandi player • punta sull’innovazione, dando ampia visibilità alle tecnologie, ai prodotti e ai progetti in grado di valorizzare il patrimonio culturale, stimolando anche il confronto e le sinergie a livello internazionale • intende mostrare come la Cultura e il Patrimonio non siano unicamente strumenti necessari per la crescita personale ma siano strategici allo sviluppo sociale ed economico di un territorio


Azienda in primo piano

44

Tre giorni, tre temi Giovedì 3 novembre Città. Tra storia e innovazione Il tessuto urbano, considerato come organismo vivo nelle sue continue contaminazioni, vede nel rapporto tra antico e nuovo un confronto che si apre a diverse possibilità e discussioni. Sia a livello di macro scala (centro storico e tessuto urbano) sia di microscala (l’edificio nel suo processo di conservazione e rifunzionalizzazione), la città è chiamata a modificare la propria conformazione e configurazione, in un rapporto serrato tra storia e tecnologia Smart cities, Reti digitali e sensoristica, Smart grid ed efficienza energetica, Marketing territoriale, Cultural planning, Mobilità sostenibile, Infrastrutture, Safety and security del patrimonio antico. Venerdì 4 novembre Immobili e mobili. Riqualificazione, tutela e gestione del patrimonio Nei prossimi decenni, tecnici, amministratori e politici saranno chiamati sempre più ad un confronto con il patrimonio costruito tra fine ‘800 e 1960-70. Edilizia ed architettura non sempre di pregio monumentale ma che costituiscono la larga maggioranza del tessuto immobiliare o infrastrutturale delle nostre città. Le tradizionali competenze tecniche dell’architetto e dell’ingegnere dovranno sempre più confrontarsi con specifici strumenti di gestione che consentano di valorizzare l’idea contemporanea di qualità edilizia e architettonica, riconducibile a parole chiave come: sostenibilità, tecnologia, sicurezza, manutenzione, economia ed efficienza di gestione. Sostenibilità e Certificazione, LEED

e Casaclima, Involucro ed Efficienza energetica, Safe & Security, Ambient Intelligence, Gestione e Manutenzione programmata, Project Financing, Sponsorizzazioni, Sinergie pubblicoprivato. Sabato 5 novembre Paesaggio. Verde e ambiente Il patrimonio non è solo quello costruito ma anche quello più strettamente legato alla natura e al territorio: parchi, giardini, siti naturali, luoghi di interesse paesaggistico hanno bisogno di specifiche azioni di tutela e conservazione nonché di programmi di sviluppo per generare attività prevalentemente legate al comparto turistico. La loro valorizzazione non può prescindere da una rilettura dell’ambiente, che necessita sempre più di strategie di salvaguardia e tutela. Borghi storici, Albergo diffuso, Recupero dei porti e valorizzazione dei waterfront, Progettazione del verde, Ecomostri, Sviluppo sostenibile, Architettura rurale, Ecomusei, Efficienza energetica, Mobilità sostenibile.

Il recupero del patrimonio edilizio dimenticato L’Uncem Piemonte sarà presente al salone DNA.italia, per presentare il lavoro svolto dalle Comunità montane e dai Comuni montani del Piemonte nel garantire un nuovo sviluppo socio-economico alle Terre Alte. DNA. italia è un progetto articolato che vuole raccontare e rappresentare l’intera filiera di attività collegate alla valorizzazione, tutela e gestione del Patrimonio Culturale. Patrimonio che deve essere inteso in ogni sua forma:

edilizio, architettonico, storico, artistico, culturale, paesaggistico, ambientale. “Borghi e patrimonio edilizio dimenticato nelle aree montane. Verso un nuovo modello di ospitalità italiana” è il titolo dell’incontro che Uncem Piemonte propone nel pomeriggio di venerdì 4 novembre (dalle ore 14 alle ore 18) dedicato alle iniziative di recupero di borghi e del patrimonio edilizio dimenticato nelle aree montane. Un patrimonio immenso, da conservare e valorizzare. Baite, case, appartamenti, ricoveri, vecchie fortificazioni, stalle. La montagna si pone come nuovo fronte per gli investimenti, di privati e imprese che saranno presenti al Salone del Lingotto. ll tema del recupero e della valorizzazione delle borgate si va sempre più affermando come un formidabile asset per la valorizzazione dell’identità dei luoghi e lo sviluppo turistico dei territori in grado di catalizzare una progettualità pubblico-privata integrata, promuovere nuove forme di ospitalità turistica (per esempio quella dell’albergo diffuso, del borgo albergo, del villaggio albergo), valorizzare l’immagine territoriale e promuovere pacchetti di marketing territoriale, promuovere lo sviluppo integrato di attività artigianali, industriali, agricole, e commerciali sia in forma singola che associata, promuovere il recupero del patrimonio edilizio e paesaggistico tipico dei luoghi. L’idea di fondo è quella di legare le tematiche di sviluppo (turistico, ma non solo) delle aree montane del nostro Paese (anche attraverso l’attivazione di progetti e programmi a scala interregionale) e del Piemonte alla valorizzazione di una rete di eccellenza delle borgate in tutte le sue varie articolazioni e sfaccettature.


Borgna, energia per passione O

rmai da 90 anni, la famiglia Borgna realizza impianti idroelettrici tramandando di generazione in generazione la passione per la produzione di energia elettrica. Una solida esperienza che, oggi più che mai, rappresenta terreno fertile per la filosofia che da sempre caratterizza la Borgna Energia: ricerca e innovazione. Il nostro obiettivo è fornire soluzioni per utilizzare con vantaggio le risorse idriche disponibili. Va’ infatti sfatato il luogo comune secondo il quale nel nostro Paese non vi siano più grandi prospettive per lo sviluppo del comparto idroelettrico. Possiamo serenamente affermare che è vero il contrario. Con l’avvento delle nuove tecnologie, è infatti possibile dar vita a nuove installazioni rivalutando siti fino a

pochissimi anni or sono considerati inidonei. Oltre alla realizzazione di impianti classici, la nostra attività è rivolta alla valorizzazione di vecchi mulini, centrali dimesse, derivazioni abbandonate, acquedotti, sistemi di irrigazione a pressione, canali irrigui, antichi opifici, etc. che sistematicamente offrono la possibilità di produrre energia elettrica semplicemente utilizzando condizioni già esistenti, limitando quindi in modo sostanziale i problemi relativi all’impatto ambientale e visivo della centrale e, naturalmente, i costi di realizzazione. Inoltre le tariffe di vendita dell’energia beneficiano di incentivi statali in grado di rendere conveniente anche la realizzazione di piccoli impianti in grado di produrre pochi kW: il micro-idroelettrico.

Azienda in primo piano

45

BORGNA ENERGIA Via Nazionale, 25 12078 ORMEA (CN) Tel./Fax 0174 391 286 www.borgnaenergia.it info@borgnaenergia.it

I SERVIZI La nostra struttura è organizzata in uffici e comparti specializzati per mansione in grado di interagire in modo rapido e completo tra di loro. Questa caratteristica si traduce in alta competenza settoriale e tempestiva capacità di intervento. Gestiamo direttamente tutte le problematiche inerenti la produzione di energia da fonte rinnovabile, dal sopralluogo preliminare, cui può far seguito un preventivo immediato, all’elaborazione delle domande di concessione provinciale, alla progettazione, realizzazione, finanziamento e gestione impianti. La costruzione di tutti gli apparati avviene internamente al gruppo Borgna Energia, consentendo il massimo controllo e quindi elevatissimi standard qualitativi. Il committente viene reso pienamente partecipe delle iniziative intraprese ed è considerato partner fondamentale per il raggiungimento del miglior risultato possibile.

LA RICERCA La ditta Borgna è capofila di un progetto di ricerca, in collaborazione con il Politecnico di Torino, sede di Alessandria, ed il Polo di Innovazione


Azienda in primo piano

46 di Vercelli, finalizzato alla realizzazione di coclee idrauliche progettate per la produzione di energia elettrica a partire da piccolissimi dislivelli. Il mercato offre sostanzialmente pompe per risalita liquami “adattate” a turbine con evidenti limiti progettuali e di resa, particolarmente accentuati in caso di diminuzione del flusso idrico. Grazie ad una geniale intuizione del team del Politecnico, per la prima volta è possibile proporre coclee idrauliche con resa e prestazioni raffrontabili se non superiori a quelle ottenute dalle migliori turbine convenzionali. Un risultato ottenuto attraverso una progettazione basata su rigorosi parametri matematici e un attento sviluppo della parte elettronica che rappresenta l’anima del sistema. Sia le caratteristiche di progetto, sia le soluzioni elettroniche adottate saranno esclusive e oggetto di tutela nei confronti di terzi.

Sono attualmente in fase di definizione nuovi programmi per la realizzazione di innovativi e, per certi versi, rivoluzionari sistemi di produzione energetica.

COLLABORAZIONI Collaboriamo attivamente con consorzi irrigui ai quali mettiamo a disposizione le nostre nuove

tecnologie e un programma in grado di sfruttare in modo puntuale le risorse idriche, con i Comuni interessati a valorizzare le risorse del territorio, affrontando tutte le problematiche di tipo finanziario e legale, con le Comunità montane Piemontesi, essendo stati selezionati dall’Uncem Piemonte, come partner tecnico e costruttori di impianti, nell’ambito del progetto “Programma

La coclea idraulica Una delle rivoluzioni più importanti che caratterizzerà in modo significativo l’idroelettrico nei prossimi anni superando il limite delle tecnologie tradizionali che necessitano di un dislivello di almeno alcuni metri, mentre la coclea idraulica può lavorare utilmente con salti a partire da 70/80 cm. La coclea o vite senza fine è utilizzata da millenni per sollevare acqua, cereali o altri materiali granulosi. Invertendo il processo, ovvero facendo fluire acqua dall’alto, la coclea si trasforma da pompa a macchina per la produzione di energia.

Un’intuizione che consente di utilizzare anche piccoli salti, ad esempio quelli presenti presso i mulini che per secoli hanno caratterizzato le nostre vallate. La coclea idraulica presenta però altri vantaggi considerevoli, un sistema ben progettato offre, a fronte di costi contenuti, un’altissima resa, ha un bassissimo impatto ambientale e visivo, ruotando lentamente non genera inquinamento acustico, non danneggia la fauna ittica, non necessita di strigliatore e richiede pochissima manutenzione negli anni. Per questi motivi la coclea, se ben integrata al contesto circostante, può essere considerata punto di interesse pubblico, riproponendo in chiave moderna la suggestione evocata dai vecchi mulini. La Borgna Energia, produce direttamente impianti a coclea idraulica in collaborazione con il Politecnico di Alessandria. In particolare, non esistendo letteratura sull’argomento, per la prima volta il Politecnico ha progettato su basi matematiche un sistema a coclea per la produzione di energia elettrica, superando i limiti di altri prodotti similari esistenti sul mercato. Grazie alla partnership con il Politecnico la progettazione è specifica per ogni singolo impianto, assicurando la massima performance possibile adattando la coclea al sito e non viceversa. Inoltre, sempre il collaborazione con il Politecnico, è stato progettato un inverter rigenerativo dedicato che consente al sistema di mantenere un’efficienza elevatissima anche in caso di grave limitazione della risorsa idrica.


47

Sopralluogo gratuito

Energia” finalizzato a coordinare lo sfruttamento delle potenzialità nelle zone di montagna. È sempre maggiore il numero di investitori che ci contatta riconoscendo, oggi più che mai, i vantaggi economici e la solidità garantita dall’impresa idroelettrica. Una rete capillare di collaboratori ci consente di operare direttamente in tutta la penisola.

Energia dimenticata

La ditta Borgna offre ai lettori di Piemonti la verifica gratuita e senza impegno di progetti, ripristini di vecchie installazioni o semplicemente idee. La nostra esperienza a disposizione di Comuni, aziende o privati che desiderino capire in modo chiaro le potenzialità di un sito a fronte di una immediata analisi economica. Contattateci senza impegno 335 5932009 – 328 2891123

Le valli piemontesi offrono ottime possibilità per la produzione di energia idroelettrica. Un tempo praticamente ogni Comune era dotato di una centralina destinata alla produzione autarchica di elettricità. Questi impianti sono oggi in gran parte dismessi e abbandonati. Sempre più Comuni sono interessati a valutare il ripristino di tali installazioni, spesso riattivabili con pochi interventi mirati – anche a distanza di decenni – oppure all’utilizzo di risorse locali facilmente sfruttabili, come vecchie derivazioni, canali per irrigazione, condotte irrigue a pressione, acquedotti etc. Il nostro lavoro ha come obiettivo la valorizzazione delle risorse esistenti sul territorio proponendo soluzioni idonee a permettere il loro sfruttamento. In definitiva si offre la creazione di una consistente fonte di reddito per il Comune e la promozione di un’attività che, sebbene non istituzionale, ha pieno titolo per essere definita di Pubblica Utilità.


Cultura

48

Fredo Valla: “regista montanaro” di Laura Sansalone

U

Fredo Valla

Fredo Valla vive a Ostana, in alta Valle Po, dove sono concentrati i suoi progetti più cari tra cui l’AURA (che partirà il prossimo anno) ideato in collaborazione con l’amico regista Giorgio Diritti.

n cinema che guarda alla realtà senza filtri e racconta ciò che vede cercando di puntare sulla qualità, restituendo, nelle storie che narra, il rapporto autentico tra l’uomo e il territorio in cui vive. Cresce attorno a questo presupposto l’opera di Fredo Valla, che con pluripremiati filmdocumentari ambientati nella cornice delle Valli occitane si è guadagnato l’appellativo di “regista montanaro”. Dal 1985, Fredo Valla vive a Ostana, in alta Valle Po, dove sono concentrati i suoi progetti più cari. Il prossimo anno, parallelamente alla costruzione del centro polivalente e della foresteria in borgata Sant’Antonio, partirà il progetto “L’AURA”, ideato in collaborazione con l’amico regista Giorgio Diritti e la sua casa di produzione Aranciafilm. Ostana si trasformerà in un luogo d’incontro, riflessione e insegnamento intorno all’opera cinematografica e alla scrittura in particolare. Fulcro del progetto sarà infatti la Scuola di Scrittura Cinematografica che durante l’anno programmerà appuntamenti con stage didattici, organizzati e diretti dagli stessi Valla e Diritti, in collaborazione con personalità del mondo del cinema, della letteratura e del giornalismo, chiamate ad intervenire per contribuire alla formazione di figure professionali di alto spessore, attraverso una dimensione di dialogo, di scambio di idee e di energie, in un luogo nel quale si discuterà di cinema, lavorando. «La scelta di creare un progetto culturale nel comune di Ostana non è casuale – spiega Valla – Questo luogo ha ispirato le storie raccontate ne “Il vento fa il suo giro”, primo film di Diritti di cui sono stato cosceneggiatore e il cui titolo in

occitano è proprio “L’aura fai son vir”. Inoltre miriamo alla rivalorizzazione di un territorio paesaggisticamente tra i più belli d’Italia e di grande interesse anche sul piano storico e culturale, quello della Valle Po, di cui Ostana è tra i borghi più caratteristici». Si tratta di una sorta di sfida, un’imprudenza in qualche modo paragonabile a quella di un monaco cistercense che parte da un’isola del Mediterraneo per fondare un convento sulle Alpi. È questa la suggestiva storia che lo sguardo vivo e profondo di Fredo Valla ha raccolto tra le montagne di una piccola borgata nel comune di Bagnolo Piemonte. Il suo ultimo film documentario “Sono gli uomini che rendono le terre vive e care”, è ambientato a Pra d’ Mill, piccolo borgo abbracciato dai monti in cui, nella metà degli anni Ottanta del Novecento, Padre Cesare, allora maestro dei novizi nel monastero di Saint Honorat sull’isola di Lérins, nel mare di Cannes, fondò il Monastero Dominus Tecum. L’autore racconta che l’incontro con il priore e la comunità monastica di Pra d’ Mill ha rappresentato un momento importante della propria ricerca personale, in un cammino di esperienza e spiritualità raro in un’era di confusione e di grande inquietudine: «La prima volta che sono arrivato a Pra d’ Mill sono arrivato a piedi, d’inverno e con la neve. È stata un’emozione fortissima, perché a Pra d’ Mill si percepisce uno stato di grazia di una forza straordinaria, che può confortare tutti coloro che cercano faticosamente una strada in questi tempi sbandati». La storia del monaco che parte da un’isola del Mediterraneo per dar vita a un monastero sulle Alpi diventa dunque una metafora del “viaggio dell’anima”


di chi, smarrito nell’oscurità della modernità, cerca la via. L’immmagine della borgata e del monastero innevati ispira inequivocabilmente la scelta del bianco e nero per il film. «Il bianco e nero ha una potenza espressiva che il colore non ha e che è l’unica capace di restituire quella sensazione di essenzialità e di scarna bellezza che ti colpisce quando arrivi a Pra d’ Mill». Il bianco della neve, il nero delle rocce e degli alberi spogli offrono un paesaggio ideale per essere drammatizzato, in perfetta sintonia con la vita monastica. «La vita dei monaci è scandita da un tempo che scorre, senza dover “scattare”. A Pra d’ Mill si prega, si lavora e si canta e in questo modo di vivere senza fronzoli, lento e metodico, si riescono a toccare molte corde sensibili dell’animo umano». A questo si aggiungono gli elementari insegnamenti che si traggono vivendo in montagna, a incominciare dalla lezione che si deve avere l’umiltà di scendere per salire, fino ad arrivare al valore della povertà, intesa come consapevolezza che quello che serve è davvero poco e a portata di mano. Il messaggio cinematografico ed esistenziale di Fredo Valla, insomma, arriva forte e chiaro, come le parole dei montanari: sempre equilibrate nella loro essenzialità e mai fuori luogo. A noi tutti il compito di farne tesoro. Il Dvd de “Sono gli uomini che rendono le terre vive e care” è disponibile in lingua italiana e inglese. Per tutte le informazioni si può scrivere all’indirizzo fredovalla@libero.it.

Cultura

49


Cultura

50

I Celti: più attraversatori che abitatori delle Alpi di Livio Berardo

N

on sono molti i toponimi celtici reperibili nella montagna piemontese e molti di loro sono controversi. Ad es. il nome di Bellino, in alta valle Varaita, potrebbe essere collegato con quello della divinità Belenos, l’Apollo dei Galli. Ma sarebbe un nome per antifrasi. Il sole più che una presenza costante sarebbe, come provano le innumerevoli meridiane sette-ottocentesche, un auspicio, un’aspirazione, mentre il collegamento con il latino belluinus, um, luogo abitato da animali selvatici, rende conto anche della doppia elle. Oulx dovrebbe derivare da Ulkos, nome di un re dei Salassi. Ora a parte il fatto che storicamente i Salassi risultano occupare la valle dell’altra Dora, esistono forti dubbi sulla loro appartenenza al gruppo celtico anziché a quello ligure-mediterraneo. Abbiamo invece molte località di pianura o di collina che sono di sicura

I lineamenti dei Galli colti in un scultura greca del II sec. a.C. Resti di un villaggio fortificato in Irlanda

derivazione gallica: e quali! Milano, Torino, Bologna… Milano proviene da una combinazione dell’aggettivo latino medius (di origine indoeuropea, greco mésos, germanico mittel/middle, sanscrito madhyah come il nome di uno dei tre stati indiani Pradesh, quello di mezzo appunto) e il celtico lanum, pianura (come abbiamo già ricordato, nelle parlate celtiche la p iniziale cade, mentre rimane in latino, planus, in greco, platys, dal cui femminile derivano platea e piazza, nelle lingue germaniche si aspira: flat). Torino e Bologna prendono il nome dai popoli che le fondarono, i Taurini e i Boi (ma per Boionomia c’è anche l’ipotesi bona, equivalente gallico di oppidum). I Taurini, di origine gallica, si erano però fusi con il sostrato ligure e si sentivano poco legati alle altre tribù calate in Italia nel IV secolo: gli Insubri, i Cenomani, i Boi, i Lìngoni e i Sénoni. Quando questi nel 218 a C. si allearono con i Cartaginesi, i Taurini rimasero neutrali, se non ostili agli invasori, e il loro principale villaggio fortificato, Taurasia o Torino che dir si voglia, dovette patire l’ira di Annibale. Al di là delle Alpi troviamo toponimi simili. Una parte dei Lìngoni ai tempi di Cesare si trovava ancora nel nord est della Francia, dove ha lasciato traccia nel nome della città di Langres, la patria di Diderot. I Boi sono addirittura alla radice del nome Boemia (con suffisso germanico hem/hom, casa). Dunque i Celti sono stati grandi migratori, hanno percorso l’Europa in lungo e in largo (oggi è buffo trovare i più accaniti nemici dei migranti fra i loro sedicenti discendenti). Quando maturava un eccesso di popolazione a cui non si riusciva a fare fronte con la caccia e un’agricoltura poco efficace nel tempo perché basata sulla pratica del debbio (concimazione del suolo con la cenere delle foreste bruciate), a


primavera una tribù o una sottotribù, 200-300 mila persone, raccolta attorno un condottiero o “brenno”, si metteva alla ricerca di nuovi territori, pronta a scacciare con le armi i vecchi abitanti. I Romani, che con gli Etruschi nel 390 erano stati travolti dai Sènoni e tre secoli dopo avevano avuto problemi con i Tigurini (= zurighesi) aggregatisi ai Cimbri nell’invasione della Provenza, nel 58 a. C. scatenarono la “guerra preventiva”. Il “bellum Gallicum” di Cesare scatta non appena gli Elvezi accennano a voler lasciare le loro sedi e scendere lungo il Rodano. Continuamente in movimento, i Galli hanno attraversato le Alpi, muovendo dalla primigenia valle del Danubio a quelle del Reno, del Rodano e del Po. Ma tendenzialmente hanno puntato verso le pianure. Gli Elvezi scalpitano, perché “undique loci natura continentur: una ex parte flumine Rheno latissimo atque altissimo; altera ex parte monte Iura altissimo; tertia lacu Lemanno et flumine Rhodano” (Caes., De bello Gallico, I, 2). Si sentivano come in gabbia (his rebus fiebat ut minus late vagarentur). Solo in pianura i Galli potevano utilizzare i loro mezzi di trasporto preferiti. Erano grandi costruttori di carri. I Romani, pragmaticamente, ne hanno recepito la tecnica e terminologia, a partire dalla parola carro (l’originario termine latino era currus): benna e cisium, veicoli leggeri a due ruote, essedum, alto carro da guerra (poi da combattimento nell’anfiteatro), petorritum, carro a quattro ruote (petor=quattuor), reda, cocchio da viaggio ecc. Eporedia (Ivrea) è la cittadella consacrata alla dea dei cavalli, Epona (solita trasformazione della labiovelare q in labiale, per cui epos=equus). La parola magos, pianura, ricorre spesso nei toponimi celtici. Ad es. Novio-magus, è composto da un aggettivo che significa nuovo (latino novus, greco neos, slavo novy, germanico new) e magos appunto (irlandese magh). Esistevano nove località note con questo nome. Sei si trovavano in Francia, tra cui le attuali Noyon, nell’Oise, Nijon nei Vosgi e Nyons nella Drome. Fuori della Francia sono Nimega nei Paesi Bassi (Ulpia Noviomagus Batavorum), Neumagen in Renania e Spira (Noviomagus Nemetum) nel Palatinato, Noviomagus Reginorum, oggi Chichester, nel West Sussex, Noviomagus Cantiacorum o Crayford nel

Cultura

51

Un carro a quattro ruote da parata Un essedum, ricostruito nel museo di Zurigo

Kent. E in Piemonte? Lungo il Po si trovavano Bodincomagus (basata sul nome ligure del Po, ribattezzata dai Romani Industria, odierna Monteu) e Rigomagus o “campo del re”, odierna Trino (l’equivalente gallico di rex, regis è rix, rigis, il capo degli Elvezi era Orgeto-rìx, quello degli Arverni Vercingento-rìge, quello dei moderni nostalgici del mondo celtico… Asterìx, re degli astri o meglio degli asterischi). Predatori, i Galli cercavano rifugio su alture fortificabili, dove nascondere il bottino e difendersi. Per indicare quelli che i Romani chiamavano “oppida”, compaiono due termini (è difficile distinguere la posizione naturale dai rinforzi artificiali): briga, che a volte rasenta la confusione anche con la radice “briva” o ponte, e dunum. La prima radice si trova in bricco, Bricherasio, Brich-erasco e Brixia (Brescia, la capitale dei Cenomani), ma anche in Briga, valle Roya, Brig nel Vallese, Brixlegg in Austria. Brianza, da Brigantia, non significa altro che insieme di alture o paese abitato da “collinari”. Parte dai 150 metri di altitudine alle porte di Milano e arriva a un massimo di 800. Ma anche gli insediamenti di Briga, Brig e Brixlegg, tra i più elevati per le abitudini dei Celti, sorgono rispettivamente a 748, 917 e 548 metri sul livello del mare. Non proprio altissima montagna. Pure quando parlavano di valli i Celti si riferivano a piccole vallette di bassa montagna:

loro il termine “cumba”, da cui deriva anche il nome di un possibile corso d’acqua “cumbàl”. Che però si trattasse di piccoli avvallamenti lo prova il fatto che i Romani, premessovi un prefisso greco che significa giù, lo usarono per indicare le cavità che si formano nei terreni tufacei del Lazio: le cata-combe divenute famose, perché luogo di riunione clandestina dei primi Cristiani. L’altra parola che indicava collina o fortezza, dunum, si ritrova in toponimi gaelici (Dundalk, Dunrobin). C’era una Singi-dunum, la slava Belgrado, in Serbia. Era frequente in Francia: Lug-dunum (Lione), Viro-dunum (Verdun). Ma vicino ad Alba sorge ancora Verduno, l’equivalente della città francese, passata alla storia per i massacri della Grande Guerra. In Gran Bretagna il termine celtico è stato spesso sostituito dal latino castrum, castra, Camulo-dunum è divenuto Colchester e Brano-dunum Brancaster. Ma l’inglese usa come vocaboli comuni town (con rotazione consonantica) e la preposizione down, equivalente del greco katà (senza rotazione). E in Olanda, a parte Leida (altra Lug-dunum), il vocabolo è passato a indicare le collinette di sabbia in riva al mare: le dune, appunto (Dun-kerque, benché oggi in territorio francese vuol dire chiesa tra le dune).


Cultura

52 Recensioni a cura di Ambra Lazzari

S’

intitola “Tracce di Resistenza” il CD audio + bonus DVD realizzato dalla compagnia teatrale “Accademia dei Folli” su incarico del Comitato Resistenza e Costituzione del Consiglio Regionale del Piemonte. Un documento sonoro e visivo finalizzato alla documentazione e promozione della rassegna teatrale

Tracce di Resistenza È uscito “Tracce di Resistenza”, il nuovo CD di “Accademia dei Folli” prodotto dal Comitato Resistenza e Costituzione del Consiglio Regionale del Piemonte

“Voci dei Luoghi. Guerra e Resistenza 1940/1945”, un’esperienza straordinaria, con la rilettura, la musica e l’interpretazione teatrale, delle parole e delle storie delle valli e degli uomini che, sessantotto anni fa, impegnandosi nella Lotta di Liberazione, costruirono il terreno da cui sono nate la Repubblica e la Costituzione Italiana. Oltre alle suggestive riprese degli spettacoli e alle interviste che illustrano le finalità della rassegna (del Vicepresidente del Consiglio Regionale, Roberto Placido, del Presidente dell’Uncem piemontese, Lido Riba e della consigliera provinciale di Torino, Caterina Romeo) sono 13 le canzoni che spaziano da alcune versioni di “Bella Ciao” a “Pietà l’è morta”, da “La pianura dei sette fratelli” alla celeberrima “Guerra di Piero” di Fabrizio De Andrè. (a cura di Carlo Roncaglia, Tracce di Resistenza, 2011, CD audio + bonus DVD)

Matrimoni e patrimoni in una valle alpina Il sistema dotale in Valsesia nei secoli XVIII e XIX Sabrina Contini è un’archivista professionista che collabora attivamente con l’Archivio delle Donne in Piemonte

I

(Sabrina Contini, Matrimoni e patrimoni in una valle alpina. Il sistema dotale in Valsesia nei secoli XVIII e XIX, 2011, ed. Associazione Culturale Zeiscu Centro Studi, pagine 320)

l volume ricostruisce in dettaglio le dinamiche caratteristiche della società alpina e le mille soluzioni adottate per risolvere il problema della scarsità di risorse analizzando, con un incrocio di molte fonti documentarie, le comunità, le famiglie e gli individui della Valsesia tra la fine del Settecento e i primi anni dell’Ottocento. Tali dinamiche passavano soprattutto attraverso il ricorso all’emigrazione e il controllo delle principali variabili demografiche: la fecondità in primo luogo, e poi la nuzialità. Proprio studiando le doti, ma facendo emergere a partire da esse le scelte, le strategie e i comportamenti delle famiglie, l’autrice Sabrina Contini mostra tutta la ricchezza e la varietà di quella società, smentendo lo stereotipo di un’entità rigida e uniforme, costretta nella marginalità da una scarsità di risorse strutturale. Una scarsità, invece, che sembra aver stimolato l’inesauribile capacità dell’uomo di trasformare quasi ogni cosa in beni per la propria sopravvivenza. All’interno del volume oltre 140 fotografie dell’epoca.


Mariena Scassellati La bella Italia possibile di Valter Giuliano

«P

rofeta storica dell’assistenza sociale»: così l’ha chiamata il presidente dell’Università La Bicocca di Milano. Mariena Galetti Scassellati è stata la prima a inventare un servizio sociale territoriale in Italia. Giovanissima, appena diplomata, arriva da Torino in Val Pellice, alla Manifattura Mazzonis. Siamo intorno al 1952 e si trova subito a dover mediare tra le maestranze e il padrone, con un medico di fabbrica a busta paga. Nel 1964, arriva, improvvisa, la crisi del Cotonificio: 1500 lavoratori licenziati, famiglie in ginocchio. Sta loro vicina, si adopera per l’assistenza e il ricollocamento. È così che prende corpo una vocazione che la vedrà spendersi, per una vita intera, a fianco del prossimo: i meno fortunati, le persone in difficoltà economica, fisica, psicologica Sette anni di precariato, poi l’assunzione da parte dell’appena nata Comunità montana che, con lungimiranza ne ha apprezzato l’impegno profuso per il Consiglio di Valle guidato dall’avvocato Ettore Bert. Partirà così un’esperienza pioniera che farà scuola in tutta Italia e che prosegue tuttora, ponendo al centro i bisogni del territorio montano, quello che, sotto il profilo della marginalità, richiederebbe certamente maggiori attenzioni. Fino alla fine del 1992 Mariena Scassellati Galletti è direttore del servizio della Comunità montana. L’anno successivo un seminario di aggiornamento le rivela il concetto di domiciliarità, che da allora diventerà il suo impegno principale: uno strumento ben diverso dall’assistenza domiciliare, che serve a sostenere le persone a casa loro, nel contesto in cui desiderano continuare a vivere.

Mariena Scassellati

Mariena Galetti Scassellati è stata la prima a inventare un servizio sociale territoriale in Italia Da lì prende corpo la “Bottega del possibile”. Parola d’ordine: fare l’impossibile perché il possibile sia sempre più a lungo praticabile. Obiettivo: sostenere le persone nella loro interezza, compreso l’ambiente che le circonda a partire da quello affettivo «È l’intero e l’intorno della persona – spiega Mariena –. Fa bene alla salute poter restare nella propria casa con sostegni adeguati. Nei casi più difficili si può trovare una integrazione con le strutture residenziali specializzate». Ad esempio per i pasti o per la vita sociale pomeridiana, salvo poi tornare a dormire a casa propria. A volte è poi addirittura possibile che l’ospitalità avvenga in un’azienda agricola ed allora l’anziano può continuare le sue attività agricole ed

esercitare mente e saperi, per riceverne il cibo che consumerà. È il progetto dell’orto terapia, agricoltura sociale, che ha coinvolto le organizzazioni professionali agricole che hanno aperto le aziende a numerose persone in difficoltà. Frutto, anche quest’ultimo, di quarant’anni di lavoro che hanno creato una rete solidale per «prendersi cura, prendere in cura». Tutto ciò è possibile grazie alla generosa presenza di assistenti, donne e uomini, che danno sollievo a persone rimaste sole e che grazie alla “Bottega del possibile” non vengono sradicate dal bisogno di casa, un senso di appartenenza che già di per sé le fa sentire meglio: «La casa cura, rassicura». Vale anche per chi ha problemi di salute. Il progetto “Rondini – Il ritorno a casa” si propone di sostituire all’ospedalizzazione l’assistenza presso il proprio domicilio, per garantire sostegno in un ambiente conosciuto e rassicurante. Si ottiene, con ciò, una migliore qualità della vita ma anche una riduzione dei costi. «Nonostante la mia età spero di avere ancora davanti a me tanti anni di vita attiva. Ci sono tantissime cose da fare e finché sarò lucida mi ritengo al servizio degli ultimi, che purtroppo aumentano di giorno in giorno. Intanto sono contenta mi circondino tante altre persone di buona volontà, a cominciare dal mio vicepresidente Salvatore Rao che ogni settimana parte da Ivrea per venirci ad aiutare». È l’Italia della solidarietà, che reagisce a quella degli egoismi e della difesa dei piccoli privilegi. Un’Italia bella che ci dà la fiducia che si possa ripartire. Insieme, con senso di solidarietà. È possibile.

Cultura

53


Progetti europei

54

L’Europa e Alp-Water-Scarce di Emanuela Dutto, Nuria Mignone

L’Uncem piemontese alla Conferenza Finale del progetto europeo Alp-WaterScarce, che si è tenuta presso la Vecchia Università di Graz tra il 20 e il 22 settembre

I

l progetto giunge al termine del percorso dopo tre anni di attività attraverso le quali i 17 partner provenienti da tutto l’arco alpino hanno operato al fine di creare a livello locale Sistemi di Allarme Precoce e strumenti di mitigazione contro la scarsità dell’acqua nello spazio alpino. Il problema della gestione dell’acqua a breve termine (su scala annuale) e a lungo termine è stato affrontato ipotizzando scenari futuri basati su modelli e applicazioni di cambiamenti climatici e scenari antropici. In questo senso l’aumento della consapevolezza e il coinvolgimento diretto dei portatori di interesse locali (abitanti, associazioni,

Il tavolo dei relatori a un incontro organizzato dall’Uncem Piemonte a Varallo Sesia per presentare il progetto Alp Water Scarce. Da sinistra, il sindaco di Varallo Sesia Gianluca Buonanno; i due tecnici che hanno lavorato al progetto, gli ingegneri Anna Pascariello e Maurizio Rosso; il presidente della Comunità montana Valsesia Pierangelo Carrara; la responsabile del progetto per l’Uncem, Nuria Mignone

enti pubblici, imprese…) hanno rappresentato una parte importante dell’identificazione del problema, della partecipazione al progetto, della disseminazione dei risultati e dell’ideazione di nuovi approcci. Gli interventi alla conferenza finale sono stati numerosi e hanno permesso di riassumere il grande numero di nuove conoscenze maturate sulla questione idrica nelle Alpi durante il progetto. La situazione piemontese e italiana è stata presentata dal professor Maurizio Rosso docente del Dipartimento di Idraulica, Trasporti e Infrastrutture Civili del Politecnico di Torino, il quale ha sottolineato come negli ultimi 50

UTILIZZI IDRICI EUROPA Produzione energetica Agricoltura Usi civili Industria

46% 30% 14% 10%

ITALIA Agricoltura Industria Usi civili Produzione energetica

49% 21% 19% 11%

anni la frequenza di periodi di siccità è cresciuta in Piemonte e nel nord Italia, soprattutto dopo il 1980. L’esempio più eclatante è senza dubbio il 2003, anno in cui le precipitazioni segnarono una diminuzione di oltre il 40% rispetto alla media annuale e addirittura di oltre l’80% considerando i dati del primo semestre. Un altro dato molto significativo compara la diversità di utilizzo della risorsa acqua a livello europeo e italiano. Come si può vedere dalla tabella, il divario più evidente si registra a livello di produzione energetica: in Europa il 46% delle risorse idriche sono impiegate nella produzione di energia, mentre in Italia siamo fermi all’11%. In tempi di riflessione e dibattito sulle energie rinnovabili e sui costi crescenti (in termini ambientali ed economici) delle energie “tradizionali” appare necessario riflettere sulle potenzialità di risorse in larga parte non sfruttate. Indubbiamente nella situazione italiana


Progetti europei

55

non mancano importanti problemi di gestione: restano numerose le perdite e gli sprechi dovuti all’inquinamento o all’inefficienza della rete distributiva e, sebbene negli anni recenti non siano mancati sforzi a livello governativo verso una semplificazione del corpus di normative che regolano la protezione e la gestione delle risorse idriche, la situazione appare ancora caratterizzata da un insieme complesso e stratificato di normative nazionali e regionali, spesso in contraddizione tra di loro. Con la Legge n. 36/1994, nota come Legge Galli, iniziò in Italia un

profondo processo di modernizzazione e riorganizzazione del settore idrico, reso indispensabile dall’estrema frammentazione di regole e operatori coinvolti. Le innovazioni principali della legge furono l’introduzione del principio dell’acqua come bene pubblico e dell’importanza della sua preservazione come eredità da consegnare alle generazioni future, la priorità assegnata all’utilizzo umano rispetto ai settori agricolo e industriale secondo un principio di solidarietà, la creazione degli ATO (Ambiti Territoriali Ottimali), territori nei quali sono

La sede della Comunità montana Valsesia, area pilota del progetto

organizzati i servizi pubblici integrati. Tuttavia molto rimane ancora da fare: soprattutto la priorità dell’utilizzo umano rispetto agli altri è stata negli anni fonte di contrasti in parte irrisolti. Ad esempio, durante la già citata crisi idrica del 2003 molti siti industriali e agricoli avrebbero dovuto interrompere le derivazioni idriche per garantire la disponibilità di acqua per scopi civili: tuttavia, ciò non avvenne a causa delle numerose eccezioni garantite da enti pubblici a livello nazionale e locale. Questo esempio mostra che, in realtà, molti passi devono ancora deve essere fatti a livello nazionale e alpino verso una gestione ottimale e quanto più possibile equa della risorsa idrica. I referendum dello scorso giugno hanno confermato la sensibilità della popolazione al tema dell’acqua come risorsa pubblica, ma è indubbiamente necessario procedere con una semplificazione delle leggi di gestione dell’acqua, soprattutto nell’ottica di una ulteriore diminuzione della risorsa negli anni a venire. Inoltre occorre ridurre rapidamente lo spreco di acqua causato da cattive abitudini o da infrastrutture inadeguate. Per questo la sfida continua anche oltre il progetto AlpWater-Scarce: gli interlocutori delle Alpi, serbatoio idrico di una grande porzione del territorio europeo, possono porsi come soggetti principali di un percorso impegnativo ma cruciale per gli anni a venire.


Le raccomandazioni finali del progetto N

el corso della conferenza finale sono stati presentati alcuni documenti finali del progetto, tra i quali appare particolarmente interessante il riepilogo delle Raccomandazioni per i gestori delle risorse idriche e per gli amministratori elaborate nel corso del progetto. Il primo punto affrontato riguarda naturalmente una corretta definizione del problema. I termini “siccità” e “scarsità d’acqua” dovrebbero essere definiti tenendo conto delle caratteristiche locali/ regionali. Una concezione comune di questi termini potrebbe migliorare l’efficacia delle misure di attuazione necessarie, soprattutto se si tiene conto delle sensibili diversità in termini di disponibilità idrica che caratterizzano l’arco alpino. Uno dei dati più sorprendenti emersi dalle analisi quantitative e qualitative effettuate dall’Uncem nell’area pilota della Valle Sesia, ad esempio, evidenzia come i problemi di gestione dell’acqua nella vallata non derivino tanto dalla scarsità della risorsa, quanto piuttosto da conflitti tra le molteplici attività che ne prevedono l’utilizzo. Anche in quest’ottica, tra i numerosi spunti emersi, alcuni appaiono di particolare importanza per l’Uncem, che osserva sempre con grande attenzione le potenzialità e le problematiche che possono scaturire dall’utilizzo delle risorse naturali. Nel documento sulle Raccomandazioni ci si sofferma, ad esempio, sul problema della protezione delle risorse idriche per garantire una gestione sostenibile per il futuro. A tal proposito, due

questioni devono essere prese in particolare considerazione: come si evolveranno le risorse idriche in futuro, tenendo anche conto dell’impatto dei cambiamenti climatici? Come si evolverà in futuro la domanda d’acqua? La stima di entrambe le variabili potrebbe permettere ai manager che operano sulle risorse idriche di prendere le misure necessarie per soddisfare la domanda d’acqua preservando la risorsa. È necessario, tuttavia, promuovere la condivisione dei dati e l’integrazione tra i diversi settori, tra le regioni, tra gli enti, per monitorare l’effettivo fabbisogno di acqua e svolgere una ri-analisi della domanda d’acqua in passato (includendo informazioni sulla stagionalità della domanda, dati socio-economici, ecc.). Inoltre si dovrebbero implementare misure per adeguare le strategie di gestione dell’acqua considerando la possibilità di fronteggiare scenari sulla disponibilità di acqua in mutamento (ad esempio lo sviluppo di cambiamenti strutturali a lungo termine per il risparmio idrico in agricoltura. In tal senso vengono proposte alcune soluzioni possibili per mitigare possibili episodi di scarsità idrica. Le soluzioni tecniche proposte comprendono l’aumento dell’efficienza della rete di alimentazione per minimizzare le perdite di acqua, l’ottimizzazione delle tecniche di irrigazione, il ripristino degli ecosistemi alluvionali per migliorare la resa dell’acqua, il miglioramento della

Alcuni dei documenti finali di progetto Alp-Water-Scarce

capacità di infiltrazione aumentando la complessità delle reti di acque superficiali, l’aumento dell’efficienza dell’uso dell’acqua per la produzione industriale, l’utilizzo dell’infiltrazione o della ricarica artificiale delle acque freatiche invece della deviazione delle acque superficiali. Il Consorzio Alp-Water-Scarce conclude che dovrebbe essere istituito un “comitato alpino di gestione dell’acqua”, composto da gestori delle risorse idriche, ricercatori e rappresentanti dei settori interessati, con la finalità di sviluppare ulteriormente gli strumenti ideati nel corso del Progetto Alp-Water-Scarce al fine di evitare e superare periodi di carenza idrica e di raggiungere l’obiettivo di una strategia di lungo termine nella gestione integrata della risorsa idrica nell’intero Arco Alpino.


Eventi e iniziative delle nostre Comunità a cura di Marialaura Mandrilli

COMUNITÀ MONTANA DUE LAGHI, CUSIO, MOTTARONE, VALLE STRONA

Territori in cucina

D

iciotto appuntamenti con il gusto, da settembre 2011 a marzo 2012 per conoscere la Comunità montana Due Laghi, Cusio Mottarone e Valstrona, tra le province di Novara e del Verbano Cusio Ossola. Ritorna in tavola, per la seconda edizione, la rassegna enogastronomica “Territori in Cucina” promossa dalla Comunità montana guidata da Paolo Marchesa Grandi, Nei menù serviti nelle baite, nelle taverne, nei ristoranti, nei circoli che hanno aderito all’iniziativa, si potranno gustare piatti con prodotti del territorio, secondo la stagionalità. Al risotto ai lamponi e alle ortiche o ai gnocchetti alla toma potranno essere accostati formaggi come il Bettelmatt o i salumi, magari serviti con la bagna caoda; di tappa in tappa si potrà passare dalle carni, di cervo, capriolo, cinghiale, al pesce di lago, come il luccioperca o il persico; e poi lardo, stracotto, sformati, carciofi, zucca, pane di Coimo. Tutti i piatti abbinati ai vini che meglio si sposano con le scelte degli chef. Tutte le date e i menu si possono trovare sul sito Internet www.cmduelaghimottaronestrona.it.

COMUNITÀ MONTANA VALLI DI LANZO, CERONDA E CASTERNONE

Turismo accessibile: Terre Alte a portata di tutti

I

l Gruppo di Azione Locale Valli di Lanzo Ceronda e Casternone ha aggiunto un nuovo tassello al progetto che mira a rendere accessibili e fruibili alcune aree delle Valli da parte di persone disabili. Sono state “collaudate” le due palestre di arrampicata su roccia outdoor di Balme e Cantoira appositamente studiate per una fruizione da parte di persone con disabilità, le prime (e fino ad oggi uniche) di questo genere nel panorama piemontese. Grazie alla professionalità delle guide alpine della Scuola Valli di Lanzo, due ragazzi con disabilità intellettive (sindrome di down), Giovanna e Alessandro, hanno provato l’emozione di scalare per la prima volta una vera parete di roccia, circondati dalle bellissime montagne delle valli di Lanzo. “È stato un test importante per verificare le vie di arrampicata e per cominciare a far scalare i ragazzi – affermano le guide – già nella prossima estate attiveremo dei corsi di arrampicata, in collaborazione con il Gal,

per insegnare a tutti, anche a chi ha qualche difficoltà in più, ad arrampicare”. Anche al baby-snow park del Col del Lys, Livio Barello, gestore del rifugio, ha realizzato una fune tirolese accessibile da persone in carrozzina, prima nel suo genere in tutta l’area montana piemontese. E così Luca Paiardi, assistito dallo staff tecnico del park, ha potuto provare l’ebbrezza di lasciare la carrozzina e lanciarsi nel vuoto per 110 metri di discesa; all’arrivo, uno speciale braccio lo ha riposizionato sulla sua carrozzina e, grazie al tapis roulant, è ritornato

comodamente al punto di partenza. “Siamo molto soddisfatti del lavoro che abbiamo svolto fino ad oggi – afferma Mario Poma, direttore tecnico del Gal – stiamo costruendo un sistema di offerta turistica innovativo, sia per le nostre valli che per l’area montana della provincia di Torino. La strategia e gli obiettivi sono ben impostati, passo dopo passo stiamo costruendo delle nuove possibilità di fruizione turistica, grazie anche alla disponibilità e alla determinazione di alcuni operatori turistici. E comunque, vedere il

sorriso di questi ragazzi al termine dell’arrampicata o della discesa con la fune tirolese, ci ripaga già del lavoro fatto”. Inoltre, le richieste di soggiorno che già cominciano ad arrivare dalle famiglie che hanno figli e parenti con disabilità e dalle varie associazioni, “ci confermano che siamo sulla strada giusta”, spiega il presidente del Gal, Claudio Amateis. Il progetto di sviluppo del turismo accessibile ha visto l’importante contributo finanziario dell’Assessorato alla Montagna della Provincia di Torino, grazie al quale si sono potute allestire e attrezzare le due palestre di arrampicata fruibili dalle persone con disabilità. Prosegue inoltre il rapporto proficuo con la Consulta per le Persone in Difficoltà (CPD) di Torino, che supporta il Gal a 360 gradi su tutti i livelli di progetto e con Turismo Torino e Provincia, che in questi giorni ha realizzato delle riprese video insieme ai ragazzi finalizzate alla realizzazione di un video promozionale sul turismo accessibile.

Notizie dalle Comunità

57


Notizie dalle Comunità

58 COMUNITÀ MONTANA ALPI DEL MARE

Conservazione della biodiversità nelle Alpi Liguri

”C

onservazione della Biodiversità nelle Alpi Liguri mediante il Recupero e la Gestione Innovativa di Habitat Minacciati” è il titolo del progetto Life+ presentato dall’Ente di gestione dei Parchi e delle Riserve Naturali cuneesi, con le Comunità montana Alpi del Mare, Alto Tanaro Cebano Monregalese, il Comune di Cuneo, la Coldiretti, il Politecnico di Torino, la Regione Piemonte, la Provincia di Cuneo, l’Università del Gusto di Pollenzo, il Gal Valli Gesso Vermenagna Pesio e il Gal Mongioie. Le attività comprese nel progetto – che durerà quattro anni a partire dal giugno 2012 – riguardano il contenimento delle specie esotiche invasive che si diffondono a partire dai corridoi ecologici lungo i torrenti Gesso e Stura e lungo la ferrovia Cuneo-Limone Piemonte, con conseguente perdita di biodiversità in corrispondenza degli assi di diffusione e nelle aree adiacenti. Previsto il recupero dei terrazzamenti montani (a Boves e a Peveragno) e “alpini” (nel comune di Briga Alta) abbandonati e colonizzati dalle specie invasive. La sistemazione dei terrazzamenti, realizzata anche con la collaborazione degli agricoltori, permetterà di coltivare specie autoctone destinabili alla trasformazione agroalimentare e artigianale. Verranno prodotte piante per uso alimentare (aromi per formaggi e birre), per uso tintorio e cosmetico,

per la rivegetazione delle aree sensibili e delle superfici degradate in precedenza occupate dalle invasive esotiche. Verrà altresì sperimentata contestualmente la produzione di materiale di propagazione proveniente dalla raccolta di semente nei prati da sfalcio adiacenti ai terrazzamenti, ancora ricchi di biodiversità. Particolarmente innovativo sarà l’impiego sperimentale di tecniche come la micorizzazione e la moltiplicazione in vitro delle piante, al fine di potenziare la competitività delle specie locali. Nel progetto Life+ è compreso anche il ripristino delle aree umide di sorgente poste a bassa quota e delle sorgenti e delle torbiere dei piani montano e “alpino”; in questo secondo caso si prevede anche la realizzazione di un impianto innovativo per la fitodepurazione in alpeggio (prototipo) con l’impiego di specie erbacee autoctone. Determinanti per la riuscita del progetto saranno la sensibilizzazione e il coinvolgimento diretto degli imprenditori agricoli a favore della biodiversità, sia per la realizzazione degli interventi di sistemazione ambientale sia nell’ambito delle attività produttive. La partecipazione al progetto valorizzerà la multifunzionalità dell’azienda agricola e darà origine a positive ricadute economiche grazie allo svolgimento di attività ecosostenibili.

COMUNITÀ MONTANA VALSESIA

Spazio per aziende agricole a Doccio

H

a aperto al pubblico il 16 ottobre, lo spaccio interaziendale di Doccio. Nell’ambito del progetto integrato “2004 - Sottoprogetto V.A.D.” (Villaggio Albergo Diffuso) finanziato da Regione Piemonte e Comunità Montana Valsesia, è stato programmato nel Comune di Quarona un intervento di riqualificazione di un’area situata a bordo della Sp299 da destinare a punto informativo promozionale per la valorizzazione delle produzioni agricole e artigianali della Valle. Con deliberazione di Giunta la Comunità Montana Valsesia ha affidato al Consorzio Valsesia la gestione della struttura. “La principale finalità di questa iniziativa – spiega il presidente della Comunità montana Pierangelo Carrara – è consentire ai produttori agricoli della Valsesia la vendita diretta dei propri prodotti mettendo a disposizione una struttura prefabbricata in legno”.

COMUNITÀ MONTANA VALLI DEL PINEROLESE

Educazione ambientale, un censimento

“V

illaggio educativo per la sostenibilità nelle Alte Valli” è uno dei sei progetti di cooperazione transfrontaliera che la Comunità Montana del Pinerolese sta realizzando in collaborazione con i diversi partners Francesi ed Italiani che compongono l’Associazione della Conferenza delle Alte Valli: Comunità montane e Comuni situati sul territorio della Maurienne, del Brinçonnais, delle Valli di Susa, Sangone e del Pinerolese, che da più di dieci anni sono attive nella progettazione dei fondi dell’Unione Europea Alcotra Interreg e Fesr. “Villaggio educativo” offre alle collettività locali l’opportunità di creare un insieme organico delle iniziative che i territori svolgono sul tema della sostenibilità e delle buone pratiche di rispetto per l’ambiente e risparmio energetico. Il censimento è mirato alla creazione di una rete transfrontaliera di soggetti che operano nel campo dell’Educazione Ambientale, al fine di promuovere lo scambio di buone pratiche e metodologie didattiche, organizzare iniziative comuni e di gestire congiuntamente la realizzazione delle azioni previste dal PIT. La creazione di una “carta interattiva” sarà lo strumento attraverso il quale saranno rappresentate le molte risorse e le opportunità che i territori offrono. Il censimento è proposto a scuole, associazioni, enti pubblici e privati, agriturismi, strutture ricettive che svolgono attività didattiche nel campo dell’educazione ambientale sia in modo prevalente che parziale. Per informazioni: www.cmpinerolese.it.


COMUNITÀ MONTANA VALLI DELL’OSSOLA

Turismo sostenibile, a piedi, in bicicletta, a cavallo

L

a Comunità montana delle Valli dell’Ossola, dopo aver predisposto apposite gare di appalto, ha aggiudicato quattro progetti relativi all’iniziativa “Piano di Sviluppo Rurale 2007/2013 misura 313 azione 1”, “Infrastrutturazione della rete sentieristica regionale per la realizzazione di itinerari escursionistici fruibili a piedi, in bicicletta e a cavallo”. “L’obiettivo degli interventi – spiega il presidente della Comunità montana Giovanni Francini – è incentivare il turismo sostenibile nelle aree rurali, favorendo la fruizione degli itinerari escursionistici inclusi nella Rete regionale del patrimonio escursionistico. Si è voluto privilegiare l’infrastrutturazione dei percorsi, puntando alla creazione di veri e propri prodotti escursionistici di grande attrattività, sia per il loro valore culturale ed ambientale, che per l’alto

grado di organizzazione dei servizi rivolti all’escursionista e dell’informazione sul territorio”. Gli interventi riguarderanno: manutenzione straordinaria e sistemazione di sentieri, realizzazione di guadi e palificate, realizzazione di punti informativi, fornitura e posa di segnaletica direzionale. In particolare, ecco i 4 progetti che partiranno: “Pascoli sotto il cielo” nei Comuni di Craveggia, Toceno e Santa Maria Maggiore; “Stra Granda” nei Comuni di Piedimulera, Calasca Castiglione, Bannio Anzino, Vanzone con San Carlo e Macugnaga; “Strada Antronesca” nei Comuni di Antrona, Viganella, Montescheno e Villadossola; “Strada romana sentiero Stockalper” nei Comuni di Mergozzo, Premosello Chiovenda, Vogogna, Beura Cardezza, Trontano, Bognanco e Domodossola.

COMUNITÀ MONTANA VALLE SESSERA, VALLE MOSSO e PREALPI BIELLESI

Il valore delle eccellenze enogastronomiche del territorio

L

a promozione di un territorio passa anche attraverso la valorizzazione dei suoi prodotti ed, in particolare, di quelli di eccellenza. Lo sanno bene le Comunità montane, nella loro competenza di Agenzie dello Sviluppo per far sì che le specificità, presenti sui loro territori, divengano valore aggiunto da spendere per farsi meglio conoscere, dando origine a nuovi potenziali fruitori. La Comunità montana Val Sessera, Valle di Mosso e Prealpi Biellesi da molti anni si è fatta promotrice di una innumerevole serie di

iniziative di promozione di un formaggio che si produce localmente: il Macagn. Più piccolo del Toma Piemontese, il Macagn, formaggio di latte vaccino, viene prodotto da centinaia di anni sugli alpeggi del Biellese Orientale ed in Valsesia. Le modalità di produzione sono particolari, condivise con altri pochissimi formaggi, ad esempio il Bettelmat ossolano, il Bitto della Provincia di Sondrio, il Fiore Sardo. Il latte, infatti, viene cagliato ancora caldo di mungitura, con gli stessi metodi tramandati da centinaia di anni ottenendo, in tal modo, un prodotto dalle caratteristiche assai spiccate e non comuni. Negli scorsi anni ha ottenuto il riconoscimento di Presidio Slow Food sia per la produzione estiva che per quella invernale, sempre attuata all’interno del territorio delle Comunità montane tradizionalmente interessate alla produzione. Attraverso questo riconoscimento il Macagn ha superato i confini locali di distribuzione, raggiungendo ed oltrepassando quelli

nazionali, assumendo una rilevanza internazionale. Gli interventi attuati nel decennio scorso hanno portato ad un progressivo e costante miglioramento degli standard produttivi, alla formazione di una Cooperativa di produttori, all’attivazione di una struttura di stagionatura collettiva. Tra le tante iniziative realizzate con lo specifico intervento della Comunità montana spiccano la partecipazione alla manifestazione internazionale Cheese a Bra, con grande successo sia di pubblico che di nuovi contatti, attivati dalla Cooperativa dei Produttori e la tradizionale Sagra, l’undicesima, del

Macagn a Valle Mosso, che ogni anno, alla discesa delle mandrie, presenta il top della produzione di alpeggio. In occasione della manifestazione, una giuria di esperti ha valutato le forme prodotte in alpe e ha proclamato il “Miglior Macagn di Alpeggio”. Il premio è stato vinto quest’anno dal giovane produttore Livio Garbaccio, con una splendida forma di Macagn, prodotta all’Alpe Lincèe di Varallo. (Nella foto la moglie di Livio, Manuela, mentre ritira dalla Presidente della Comunità montana, Paola Vercellotti, il premio messo in palio).

Notizie dalle Comunità

59


Ǥ Ǥ

*HVWLRQH LPSLDQWL GL 3LUROLVL GHO OHJQR *HVWLRQH LPSLDQWR D ELRPDVVH DJULFROH

)RWRYROWDLFR H VRODUH WHUPLFR

&DVD&OLPD SHU LO ULVSDUPLR HQHUJHWLFR

6SRUWHOOR HQHUJLD

ttt͘ĂĞŐƌĞƚŝ͘ŝƚ ŝŶĨŽΛĂĞŐĞƌƚŝ͘ŝƚ

/ÙHQHUJLD SXOLWD GHO 3LHPRQWH


Turn static files into dynamic content formats.

Create a flipbook
Issuu converts static files into: digital portfolios, online yearbooks, online catalogs, digital photo albums and more. Sign up and create your flipbook.