PieMonti giugno-luglio 2011

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Poste Italiane S.p.A. - Sped. in Abb. Post. - D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 nº 46) art. 1, comma 1, DCB/CN - Registrazione Tribunale di Torino n. 5500 del 18.04.2001

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PERIODICO D’INFORMAZIONE DELLA DELEGAZIONE PIEMONTESE Uncem

GIUGNO • LUGLIO

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In questo numero Il valore economico del sapere La montagna in Parlamento Cal, la voce degli enti locali Il nuovo sindaco di “Torino città delle Alpi” Green economy: la montagna al centro del sistema piemontese Monsignor Nosiglia: “Unità per lo sviluppo” www.vinidimontagna.it, il sito internet per i nostri vini Romana Maceri: tecnologia Italia per produrre energia dalle biomasse Demochange: a Monastero Bormida la Mid-term Conference

Al centro

Europa dell’

Terre Alte protagoniste dello sviluppo. Nuovi progetti dell’UE per la montagna del Piemonte


Sommario

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PRIMO PIANO 3 6 9 9 10 11 12

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INCHIESTE Un patrimonio edilizio da riscoprire

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CULTURA “Ti tengo per mano”, una grande storia di montagna Recensioni A sinistra di Cavour

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PROGETTI EUROPEI Esperienze da due aree pilota del ClimAlpTour Re-Turn e il ritorno dei migranti La storia di Maurizio

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NOTIZIE DALLE COMUNITÀ Maira Acqua Futuro “Tagli alla scuola insostenibili” Baite patrimonio da valorizzare Un migliore accesso al parco La nuova Giunta Certificazione Emas: un altro grande traguardo La Formazione con il Formont Ritorna “Mormorii della foresta” A fianco dei lavoratori contro la crisi Demochange: verso la Mid-term Conference Pro-Mont per gli studenti A settembre c’è Cheese

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AZIENDE IN PRIMO PIANO Romana Maceri: tecnologia italia per l’energia dalla legna Acsel, la produzione dei rifiuti in Valle Susa Stihl, al servizio dei boscaioli Agrindustria, la natura è servita

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DCB /CN -

ATTUALITÀ Internet e Facebook, rivoluzione interattiva Se clicchi su “Mi piace”... Reti energetiche per lo sviluppo Chi è Silvia Barbero Monsignor Nosiglia: “Unità per lo sviluppo” Le Terre Alte sul piccolo schermo Voci dei luoghi Nasce il sito dedicato ai vini delle terre alte Turismo della terza età in montagna Viaggi d’istruzione per le scuole A settembre la nuova edizione del catalogo Uffici postali: assurdo ridurre le aperture L’Uncem e i social network Irta e le ricerche sulla montagna

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Il valore economico del sapere Non ci siamo dimenticati della montagna Cal, la voce degli enti locali I sindaci eletti Piero Fassino, il nuovo sindaco di “Torino città delle Alpi” Carlo Riva Vercellotti presidente della Provincia di Vercelli Green economy, la montagna al centro del sistema economico

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GIUGNO • LUGLIO 2011 Editore: UNCEM Delegazione Piemontese Via Gaudenzio Ferrari n. 1 – 10124 Torino Tel. 011 861 3713 – fax 011 861 3714 e-mail: uncem@provincia.torino.it www.uncem.piemonte.it Direttore responsabile: Giovanni Bressano Condirettore: Filippo Grillo Coordinamento redazionale: Marco Bussone Redazione: Bruno Mandosso, Marialaura Mandrilli, Alex Ostorero Hanno collaborato: Silvia Barbero, Livio Berardo, Lorenzo Boratto, Emanuela Dutto, Chiara Genisio, Gianni Giacomino, Erich Giordano, Ambra Lazzari, Davide Micheletti, Nuria Mignone, Luigi Piccitto, Laura Sansalone, Elisa Sola, Chiara Viglietti Allestimento grafico, produzione e stampa AGAM - via R. Gandolfo, 8 - 12100 Madonna dell’Olmo (CN) tel. 0171.411.470 - fax 0171.411.714 - direzione@agam.it - www.agam.it Fotografie: AFPT A. Vettoretti, Archivi delle Comunità montane, Marco Bussone, Archivio Consiglio regionale del Piemonte, Archivio Cai Piemonte, Sergio Beccio, Alessandro Lenzi, Costantino Sergi Disponibili a riconoscere eventuali e ulteriori diritti d’autore. Stampato su carta ecologica clorofree. Questo numero è stato chiuso in tipografia il 30 luglio 2011 Poste Italiane S.p.A. – Sped. in Abb. Post. – D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 nº 46) art. 1, comma 1, DCB/CN Registrazione Tribunale di Torino n. 5500 del 18.04.2001


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Il valore economico del sapere L’intervento di Lido Riba alla cerimonia di conferimento delle lauree alla Facoltà di Economia e Commercio, nella sede di Cuneo, mercoledì 20 luglio

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ono particolarmente lieto dell’opportunità di intervenire in questa assemblea dedicata alla consegna, da parte dell’Università, di un nuovo gruppo di giovani preparati alla comunità del lavoro, delle professioni e al futuro. Ringrazio il professor Giuseppe Tardivo che con grande competenza, passione e lungimiranza governa i corsi universitari della sede di Cuneo della facoltà di Economia e Commercio.

Il valore del sapere La prima questione su cui mi voglio soffermare è il “sapere”, ingrediente fondamentale e primario dello sviluppo e della crescita economica e sociale, in ogni campo, in ogni situazione. Di qui la centralità della scuola e, soprattutto, delle Università come fabbriche di un prodotto – il sapere appunto – il cui indice di disponibilità (e penso anche alla ricerca che sposta continuamente

in avanti la frontiera della conoscenza) misura direttamente la forza propulsiva dei diversi Paesi. La vostra conquista della laurea è stata un lungo percorso, difficile, impegnativo, verso l’arricchimento individuale e collettivo di questo nuovo bene vitale per il futuro, ben più di quanto lo siano state o lo siano tuttora le risorse materiali pur così determinanti nella storia dello sviluppo economico. Quello che si conquista con la laurea, il suo contenuto di informazioni, di conoscenze e di capacità creativa non è quindi un fatto “privato” soltanto: è un bene collettivo. In America si parla molto dei beni collettivi, la professoressa Elinor Ostrom, dell’Università dell’Indiana, ha ricevuto il premio Nobel proprio per la ricerca sui beni collettivi. Un quotidiano, lunedì scorso, citava il termine beni collettivi tra quelli in ascesa nel lessico italiano. Questa del sapere e delle conoscenze è una de-

clinazione fondamentale dei valori e dei beni comuni o collettivi. Mi sembra opportuno sottolineare un altro significato fondamentale del “sapere” ed è il suo contenuto di libertà. Un’espressione abbastanza comune è: conoscere per decidere. Chi sa è in condizione di valutare, di scegliere, dispone dei punti fondamentali di orientamento, può emergere. Chi non dispone di questa risorsa è molto spesso subalterno, esposto all’arbitrio, intrinsecamente debole.

Giovani protagonisti Il sapere è la strada maestra di quella che si può ancora chiamare emancipazione. È vero che oggi si pone sempre più un problema di utilizzo del sapere, di capacità cioè della comunità nazionale di assorbire e immettere nel ciclo economico i laureati e soprattutto di utilizzare le capacità intellettuali della ricerca e

di Lido Riba

Primo Piano


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dell’insegnamento. Non voglio in questa sede deviare sugli aspetti politici del problema: è però un fatto che mentre alcuni Paesi addirittura importano risorse intellettuali, ne sono importatori netti, l’Italia ne è un grande esportatore. Pensate a quanti docenti italiani insegnano economia in America e in Inghilterra. Valgono per la preparazione, il sapere, la conoscenza, per il patrimonio intellettuale le considerazioni che si possono fare a proposito delle materie prime: i Paesi intelligenti le sfruttano, quelli ricchi le comprano, i Paesi del terzo mondo le vendono. Non vorrei che l’Italia prendesse a comportarsi come un paese del terzo mondo con il risultato di avere già oggi un indice di crescita pari alla metà dei paesi trainanti dell’Europa. Questo aspetto che riguarda i limiti del nostro “sistema Paese” richiama un’altra grande questione: quella relativa alla responsabilità delle classi dirigenti. E parlo di responsabilità in senso sia materiale che in senso etico e di classe dirigente (una classe alla quale voi come laureati già appartenete naturalmente) nel senso più

Elinor Ostrom

Giuseppe Tardivo

ampio del termine comprendendo, cioè, il mondo intellettuale, produttivo, sindacale, mass-mediatico. Richiamo due soli fatti che riguardano la storia dei nostri 150 anni di Unità d’Italia: nel Risorgimento le classi dirigenti seppero costruire il Paese; sessant’anni dopo, ormai decadute e amorali, queste forze anziché rispondere con lungimiranza ai bisogni della gente che, stremata dalla guerra chiedeva solo pane e lavoro, consegnarono l’Italia al fascismo e sapete come è finita… e cosa ciò ha significato per il nostro Paese. Quindi io auspico che voi giovani sappiate scegliere come valore forte del vostro futuro impegno nella società l’etica della responsabilità che vuol dire onestà, lealtà e impegno per lo sviluppo so-

stenibile ed il progresso della comunità!

Questione di sviluppo A questo proposito vorrei ragionare brevemente sul significato dei due termini, spesso accostati ma non interdipendenti: sviluppo e progresso. Il termine sviluppo sottintende la crescita materiale, economica, la creazione di ricchezza. Il termine progresso comprende invece l’evoluzione della società, la diffusione delle tutele, della coesione, l’accesso al sapere, la parità e le pari opportunità. Si può dire che una società che sa creare sviluppo genera pro-

gresso nella misura in cui riesce a distribuire equamente fra i suoi componenti i frutti del suo sviluppo medesimo. Molti Paesi importanti come l’India, la Cina, che hanno tassi di crescita fuori dal comune (ma sono gli stessi registrati dall’Italia nel decennio 1950-1960 e anche un po’ dopo…) oggi si pongono fortemente il problema di trasformare il loro sviluppo in benessere. E non è certo di conforto il fatto che noi non avendo sviluppo (i tassi di crescita sono inferiori a quelli dell’inflazione) non abbiamo neanche il problema di come distribuirlo. Vorrei ora collocare le considerazioni finora svolte sul nostro territorio piemontese con particolare riferimento alle caratteristiche delle aree montane che rappresentano il 52% del territorio regionale, quasi il 100% delle attività estrattive e – fotovoltaico escluso – il 100% delle energie rinnovabili. Si tratta di una riserva di 700 Mw/ ora di energia idroelettrica, investimenti per quasi 3 miliardi di euro, produzione


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superiore (ai prezzi attuali) ai 500 milioni annui di euro e circa 1.000 posti di lavoro. La produzione forestale potrebbe consentire una produzione di energia elettrica pari circa a 400.000 euro/anno con almeno 3.000 posti di lavoro nel settore boschivo. L’energia eolica piemontese si concentra essenzialmente nella fascia appenninica. È un generatore altissimo di energia: un solo palo eolico genera una potenza di 5–6 Mw che corrisponde alla capacità produttiva media annua di 3 centrali idroelettriche da 1 Mw!

(Ri)Costruire un territorio Ma perché una capacità produttiva di questa natura non serve a far decollare economicamente questa metà del territorio piemontese che resta tuttora gravemente marginale, con l’ascensore sociale che funziona solo in discesa nonostante – oltre ai beni descritti – la rendita climatica e la grandissima riserva di ambiente, tradizio-

ni e generatori potenziali di flusso turistico? Ritengo si tratti del fatto che è mancata, in montagna, l’accumulazione di sapere necessaria per far funzionare il motore dello sviluppo. Nella competizione sociale gli individui (deboli per la mancanza di sapere adeguato) sono stati trasformati in semplici componenti della produzione fordizzata delle grandi aree urbane. Le comunità sono state dissolte dalla emigrazione, le materie prime derubate e tutto questo senza che si generasse un pur minimo senso di resistenza. La sofferenza è rimasta un fatto individuale, non ha neanche determinato una coscienza collettiva. Ho citato la montagna perché l’avvento poderoso dell’epoca delle energie rinnovabili trasforma oggi le montagne in un’economia esordiente dove si stanno indirizzando vasti interessi di investitori e si possono aprire conseguenti ed anche consistenti opportunità occupazionali. Ma questo processo che può riguar-

Lido Riba con l’assessore regionale agli Enti Locali Elena Maccanti

dare direttamente la nostra provincia e la nostra regione avrà bisogno, soprattutto, di energie intellettuali. Per una sfida che è anche molto attraente perché si tratta di costruire un percorso economico-sociale destinato a eliminare una delle più grandi contraddizioni del nostro sistema che – e questo ha sempre stupito gli interlocutori delle altre aree montane del mondo – vede la presenza di zone abbandonate, ancor più che depresse, a meno di 50 Km dai luoghi tra i più evoluti del pianeta. Voglio concludere con le

più sincere congratulazioni a tutti per la conquista della laurea che è un grandissimo risultato per voi individualmente. Ma voglio anche ringraziarvi perché il vostro sapere, la preparazione, il risultato complesso del percorso accademico che vi ha richiesto dedizione, perseveranza e determinazione, tutto questo è un grande contributo per consolidare i fondamentali dello sviluppo e del progresso della nostra provincia e del Paese.

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“Non ci siamo dimenticati ” della montagna I deputati piemontesi evidenziano idee e progetti per le Terre Alte, tra nuovi disegni di legge e necessità di confronto con Comunità montane e Comuni di Chiara Genisio

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erre alte: terra usurpata o valorizzata? Quale modello di economia montana si sta sviluppando in Piemonte? Come guarda al sistema montagna la politica con la P maiuscola quella che si dibatte nelle aule parlamentari? E ancora, è un’utopia o un progetto per-

seguibile la semplificazione normativa, una maggiore chiarezza, una politica che sostenga in concreto i territori più fragili? Su questo dibattito che da tempo coinvolge forze politiche, amministratori locali, cittadini, associazioni intervengono alcuni parlamentari portando il loro contributo. Hanno visioni comuni, come la volontà di non abbandonare al loro destino di “decadenza” le aree più in difficoltà vittime di un lento e costante spopolamento. Ma ricette e puntualizzazioni differenti su come rilanciare la montagna e di chi sono le responsabilità. “La montagna deve essere sicuramente vista come una grande risorsa per il nostro Paese, che deve essere valorizzata attraverso provvedimenti legislativi che vadano nella direzione di un mantenimento della popolazione nei territori montani”. Non ha dubbi l’onorevole Roberto Simonetti, uomo a Montecitorio della Lega Nord, e guarda allo sviluppo dell’economia montana anche dall’alto dell’altro suo incarico di presidente

della provincia di Biella. “Io stesso – ricorda – sono stato relatore alla Camera dei Deputati della proposta di legge 41 “disposizioni in favore dei territori di montagna”. Spiega che “le finalità della legge sono la salvaguardia e la valorizzazione delle specificità culturali, economiche, sociali e ambientali dei comuni montani a garanzia di una adeguata qualità della vita dei soggetti residenti e in particolare dei nuclei familiari, allo scopo di evitare lo spopolamento dei territori montani”. Ritiene fondamentali interventi legislativi che prevedano sgravi fiscali che “sono indispensabili per il mantenimento di certi esercizi commerciali in piccoli paesi montani che rappresentano un vero servizio di pubblica utilità per gli abitanti”. Sostiene che la montagna deve essere ricompensata, “pertanto – afferma – di fronte alla realizzazione di invasi si devono garantire opere compensative di grande sostegno alle popolazioni. Non dobbiamo dimenticare che l’aumento degli abitanti è legato al lavoro,


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Roberto Simonetti

Valter Zanetta

Luigi Bobba

Osvaldo Napoli

per cui se le imprese si insediano di conseguenza c’è richiesta di manodopera e si crea un circolo virtuoso”. Il senatore Pdl Valter Zanetta,. punta sul disegno di legge in discussione alla Commissione Bilancio del senato, di cui lui è primo firmatario. Testo nel quale si ribadisce il sostegno alle attività prima ancora che quello agli enti locali. “Ad esempio – spiega – con una fiscalità differenziata per chi nei comuni montani mantiene un esercizio pubblico soprattutto in quelle aree, ed è questa la novità che speriamo di riuscire ad introdurre, in difficoltà che dovranno essere indicate come marginali”. Un disegno di legge (n.2668), che il senatore auspica diventi legge entro l’inizio del prossimo anno, e che come obiettivo ha proprio quello di salvaguardare, valorizzare e tutelare i territori montani, allo scopo di compensare il “gap” esistente rispetto ai territori definiti “non montani”. Prevede l’individuazione dei Comuni montani ad alta marginalità (in Piemonte già individuati) e una serie di interventi a sostegno dei paesi diretti a limitare gli squilibri economici e sociali. Tra i criteri fondamentali anche una delega al Go-

verno per l’emanazione del codice della legislazione in materia della montagna. Istituisce il Fondo nazionale integrativo per i Comuni montani, si occupa anche di sanità con facilitazioni rivolte a favorire la fornitura di servizi sanitari adeguati anche nei territori montani. Affronta tutti gli ambiti, dalle detrazioni fiscali per i figli a carico di chi vive nelle terre alte alle regole per le scuole di montagna allo scopo di impedirne la scomparsa e il sostegno all’associazionismo sociale. E sul versante finanziario prevede il ripristino del fondo nazionale per la montagna portandolo a 150milioni. Questo è il futuro, per il passato il senatore rivendica azioni positive che “il Parlamento ha comunque messo in atto a favore della montagna”. “Non si può dibattere sulla promozione dello sviluppo economico della montagna (che produce comunque il 16% del Pil nazionale), come strada maestra per arrestare lo spopolamento della stessa, senza tener conto delle significative diversità di trattamento esistenti attualmente tra territori montani aventi le stesse caratteristiche”. Esordisce il vercellese onorevole Luigi Bobba, Pd. Elemento imprescindibile,

secondo Bobba, per sviluppare un ragionamento serio sulla montagna è quello del “sovraccosto” per la produzione dei servizi nei territori che, per conformazione morfologica e configurazione geografica, corrispondono alle cosiddette “Terre alte”. “È del tutto evidente – sostiene – che organizzare un qualsiasi servizio in aree scarsamente antropizzate, con vie di comunicazione limitate dalle asperità del territorio, soprattutto in inverno, presenti costi ben più elevati di un analogo servizio organizzato in città. Tale principio, che è stato riconosciuto anche nell’ordinamento europeo, deve essere tenuto in considerazione in tutte le iniziative che possono essere intraprese a favore della montagna”. Ritiene che le Comunità Montane debbono puntare molto sull’esercizio associato di funzioni e servizi comunali. “Un modo concreto – evidenzia – per rispondere ai bisogni dei piccoli Comuni che, anche in funzione del “falso federalismo” voluto dalla Lega Nord, rischiano la bancarotta e, soprattutto, per aiutare le persone che vivono in montagna, le quali sempre in termini di parità di condizioni di accesso a “servizi elementari”, sono

fortemente penalizzate nei confronti di coloro che vivono in altre realtà geograficamente diverse del nostro Paese”. Per Osvaldo Napoli, deputato del Pdl successore di Sergio Chiamparino alla guida dell’Anci in attesa del prossimo congresso “un adeguato piano di intervento per l’ambito montano non può non essere connesso ad un’attenta e puntuale analisi del territorio di tutta la Regione Piemonte. Questo implica innanzitutto una stretta sinergia fra tutti gli Enti che a vario titolo partecipano per il benessere delle popolazioni”. Individua fra le opzioni attivabili per la salvaguardia del territorio la monitorizzazione costante sullo stato dei luoghi, lo sviluppo dell’economia turistica, il mantenimento delle eccellenze artigianali ed agricole. “Occorre precisare che qualsiasi decisione che apporti delle migliorie in termini di sviluppo e di servizi deve sempre tener conto – rimarca – del rispetto della natura ed una soluzione ideale per evitare ogni tipo di problematica non può non prescindere da questi elementi: rispetto, conoscenza del territorio, operatività delle amministrazioni in sinergia fra loro e collaborazione con


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Marco Calgaro

Giorgio Merlo

Agostino Ghiglia

le istituzioni superiori quali Provincia e Regione”. Suggerisce che che attraverso “l’integrazione tra differenti settori dell’economia locale, l’uso di nuove tecnologie e di servizi innovativi, le popolazioni delle aree rurali possono promuovere percorsi di sviluppo che vengono stimolati mediante azioni di mantenimento e creazione di nuove attività, valorizzazione delle risorse ambientali e culturali, miglioramento della qualità della vita, la cooperazione tra i territori, la costituzione di reti per divulgare le esperienze”. Auspica la collaborazione fra enti che permette di portare avanti una politica di salvaguardia del territorio piemontese. “Gli amministratori comunali – ricorda – sono coloro che vivono costantemente l’ambito locale e che possono davvero contribuire, attraverso il monitoraggio costante e la sinergia, a fornire a Provincia e Regione gli input necessari per operare scelte lungimiranti, che favoriscano il benessere e la qualità della vita degli abitanti”. Rivendica che la “Regione Piemonte ha attuato una serie di azioni finalizzate a monitorare le situazioni di eventuale disagio e ha provveduto

ad agire con proprie risorse laddove ha individuato criticità e necessità, intervenendo per garantire il benessere dei residenti e di chi si reca nelle zone montane per lavoro, per turismo e per altre attività”. “Concordo totalmente sul fatto che l’unica modalità organizzativa utile, affinché le Comunità Montane svolgano un servizio vero, è quella di configurarle come vere e proprie agenzie di sviluppo del territorio alpino, – è invece la posizione di Marco Calgaro, torinese deputato dell’Udc – e che si qualifichino come soggetti realmente specializzati in questo campo. È vero che in Piemonte molte comunità montane svolgono egregiamente questa attività, ma è altrettanto vero che in molti casi è possibile fare di più e meglio e che se si tiene conto della situazione nazionale il quadro è meno roseo”. Anticipa che sta lavorando ad una proposta di legge che prevede sgravi fiscali rilevanti per chi gestisce attività commerciali in zone montane disagiate e insieme ad altri sta ragionando sui criteri da inserire nella proposta, in quanto il problema, soprattutto in queste fasi di ristrettezza economi-

ca, è quello di scoraggiare i furbetti, non ampliare eccessivamente la platea dei fruitori e fornire un servizio vero allo sviluppo dei territori montani. E invita “se qualche amministratore mi può dare dei buoni consigli gliene sarò grato. Penso che più che sui trasferimenti bisogna ragionare su una serie di servizi di base come scuole, ospedali di comunità, scuolabus, uffici postali multiservizi, asili che possano essere cofinanziati dallo stato dopo presentazione di progetti ad hoc che rispettino parametri di efficienza e di utilità naturalmente commisurati alla situazione particolare cui sono destinati e ad una precisa progettualità”. Anche per Giorgio Merlo, deputato Pd di Pinerolo “La politica della montagna rientra tra i temi della politica nazionale e delle nuove politiche dell’Unione Europea che mira a salvaguardare con interventi determinanti a difendere l’ambiente, le attività produttive della montagna e le comunità che vivono ancora sui territori montani”. Riferisce che all’ordine del giorno dell’attività legislativa della Camera ci sono in atto provvedimenti, disegni di legge, risoluzioni che vogliono af-

frontare alcuni temi essenziali per il mantenimento e la sopravvivenza dell’habitat della montagna. Elenca quali sono gli orientamenti a cui si richiamano: 1) difesa e tutela dei comuni montani sia sollecitando l’unione tra gli stessi sia sostenendo con finanziamenti particolari le modeste risorse dei bilanci comunali; 2) la legge sui piccoli comuni, che è in una fase approvativa, prevede moltissimi interventi per i comuni montani soprattutto per quanto riguarda i servizi e le politiche di alleggerimento del carico fiscale per i cittadini residenti in quelle comunità; 3) bisogna semplificare la legislazione vigente e avviare ed aggiornare le legge sulla montagna per evitare sovrapposizioni e confusioni di interventi. “La montagna e i comuni montani – conclude – hanno bisogno di essere riconosciuti centrali in una politica di sviluppo e di rinascita delle aree più fortemente vulnerate dalla geomorfologia dei territori”. Agostino Ghiglia, Pdl, torinese deputato, suggerisce di avere maggior fiducia nelle popolazioni montane, e dare loro la facoltà di gestirsi. “Mantenere dei servizi decentrati, di eccellenza e gestiti con criterio, – afferma – talvolta costa meno che non spostare tutto nelle metropoli. Occorre usare il gettito fiscale prodotto nelle “terre alte” a favore esclusivo di dette terre, purché l’utilizzo di detti fondi, sia vincolato a servizi”.

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CAL, la voce

degli enti locali

Il 15 luglio, sono stati eletti i primi cinque componenti del Consiglio delle Autonomie locali del Piemonte (Cal), che si insedierà a settembre

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inque presidenti di Comunità montane, entrano a far parte del Cal, il nuovo Consiglio delle Autonomie Locali: Ugo Boccacci, presidente Comunità Montana Alpi del Mare (Cn), Andrea Coucourde, presidente Comunità Montana Valli del Pinerolese (To), Giovanni Francini, presidente Comunità Montana Valli d’Ossola (Vco), Sergio Primosig, presidente Comunità Montana Langa astigiana-Val Bormida (At), Paola Vercellotti, presidente Comunità Montana Valle Sessera, Valle Mosso, Prealpi biellesi (Bi). Hanno ricevuto voti anche Giovanni Pietro Nani, presidente Comunità Montana Appennino Aleramico Orbetengo (Al), Paolo Marchesa Grandi, presidente Comunità Montana Due Laghi, Cusio Mottarone e Val Strona (Vb) e Maurizio Piatti, presidente Comunità montana Valle del Cervo-La Bursch (Bi). “Il Consiglio delle Autonomie locali – ha spiegato il presidente del Consiglio regionale Valerio Cattaneo – è un organismo di raccordo e consultazione importante che, fin dai prossimi mesi, assumerà un ruolo fonda-

mentale in vista dell’attuazione del federalismo fiscale, affinché i provvedimenti della Regione vengano calibrati sulle esigenze del territorio”. Il Cal è composto dai presidenti delle Province della Regione, i sindaci dei Comuni capoluogo di Provincia, 5 presidenti di Comunità montane, 2 presidenti di Comunità collinari, 13 rappresentanti di Comuni con popolazione superiore a 5mila abitanti, di cui almeno 3 rappresentanti di Comuni montani, 20 rappresentanti di Comuni con popolazione inferiore a 5mila abitanti, di cui 11 rappresentanti di Comuni montani e 9 rappresentanti di Comuni non montani, i presidenti regionali delle associazioni rappresentative degli enti locali. “Il Cal è un organo importantissimo per dare voce agli enti locali piemontesi – commenta il presidente dell’Uncem Piemonte, Lido Riba – Devo ringraziare, a nome dell’Uncem che rappresenta le 22 Comunità montane piemontesi e 553 Comuni montani, il presidente del Consiglio regionale Valerio Cattaneo che sin dall’inizio del suo impegno alla guida dell’Assemblea ha stretto un intenso legame

con gli enti. Il proficuo dialogo costruito finora con il Consiglio regionale e con la Giunta guidata dal presidente Roberto Cota, troverà ulteriori importanti spazi nel Cal. Sarà questo il luogo naturale in cui affrontare le grandi sfide, le problematiche e approntare nuove progettualità per il territorio. Il territorio montano, con i suoi rappresentanti (5 presidenti di Comunità Montane e 14 amministratori di Comuni montani) sarà esprimere concrete proposte volte allo sviluppo delle Terre Alte, per costruire, con il sistema istituzionale regionale, nuove filiere di crescita socio-economica”.

di Bruno Mandosso

Primo Piano

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I sindaci eletti

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el Cal, lunedì 25 luglio, sono stati eletti anche 14 sindaci. Per i Comuni montani con meno di 5.000 abitanti, fanno parte dell’assemblea Elvio Rostagno, sindaco di Usseaux (To), Giacomo Lombardo, sindaco di Ostana (Cn), Enrico Borghi, sindaco di Vogogna (Vb), Roberto Colombero, sindaco di Canosio (Cn), Vincenzo Caprile, vicesindaco di San Sebastiano Curone (Al), Marina Carlevato, sindaco di Colleretto Castelnuovo (To), Pierangelo Carrara, vicesindaco di Boccioleto (Vc), Renato Chinea, sindaco di Garessio (Cn), Rodolfo Corda, sindaco di Crodo (Vb), Mauro Guglielmetti, consigliere di Locana (To), Roberto Veggi, vicesindaco di Alagna (Vc). Per i Comuni montani con più di 5.000 abitanti, eletti Claudio Corradino, sindaco di Cossato (Bi), Celeste Martina, assessore di Luserna San Giovanni (To), Moreno Minacci, assessore di Villadossola (Vb).


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Piero Fassino

Il nuovo sindaco di “Torino città delle Alpi”

Eletto sindaco di Torino, al primo turno, lo scorso mese di maggio con quasi il 57 per cento delle preferenze, Piero Fassino è nato 62 anni fa ad Avigliana, in valle Susa di Luigi Piccitto

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orino città delle Alpi” si affermò alla vigilia delle Olimpiadi. Una capitale circondata dalle montagne. Il progetto non decollò, ma oggi, la montagna cerca un nuovo patto con la città, con le realtà urbane, che la aiutino a superare forme di colonizzazione delle risorse, avvenute in passato, e tagli di servizi per motivi di popolazione. Quali possono essere secondo lei i cardini di questo patto? I numeri dicono che, negli ultimi anni, Torino ha scalato molte posizioni nella graduatoria delle città italiane più visitate. Un successo sul fronte dell’industria turistica che il capoluogo piemontese deve sicuramente condividere con la montagna e del quale, anche grazie alle positive ricadute dei Giochi olimpici del 2006, hanno beneficiato entrambe. Certo, non si vive solo di turismo.

Le sinergie tra città e montagna possono dare ancora di più. Per questo motivo credo che Torino e le sue Alpi debbano rilanciare, insieme, quel patto che consentì cinque anni or sono di creare le condizione per organizzare un evento, le Olimpiadi invernali, la cui eredità in termini di immagine e attrattività del territorio costituisce oggi una delle risorse più preziose su cui possono contare Torino e il Piemonte. Oggi e negli anni a venire credo che si possa lavorare insieme per potenziare le infrastrutture di comunicazione, la rete dei trasporti, che si possano progettare e sviluppare servizi in grado di attirare investimenti e favorire l’insediamento di nuove imprese e centri di ricerca. Si può collaborare in iniziative finalizzate alla salvaguardia dell’ambiente, così come promuovere le eccellenze dei territori, dai tesori storico-artistici della

città alle bellezze naturali della montagna. Ecco cosa si può fare: un patto tra territori fondato sulla collaborazione a 360 gradi. Il territorio montano sopporta il carico di grandi opere necessarie allo sviluppo economico del Paese: autostrade, ferrovie, elettrodotti, che comportano anche un “consumo” di ambiente. Ritiene opportuno possa esistere un’ adeguata compensazione, che nasca dagli introiti delle opere, e che sia destinata allo sviluppo del territorio montano? Alla montagna e al suo ambiente sono spesso richiesti grandi sacrifici. Mi pare però riduttivo pensare di risolvere la questione della compensazione ambientale esclusivamente da un punto di vista finanziario. Anche sotto questo profilo certo, ma non solo. Penso che occorra soprattutto lavorare sulla sostenibilità degli interventi e


Carlo Riva Vercellotti Il nuovo presidente della Provincia di Vercelli

operare in modo da soddisfare le esigenze di sviluppo economico, salvaguardando al contempo l’ambiente e i diritti di chi vive e lavora nei territori alpini. La montagna da anni non chiede “elemosina” a Regione e Governo ma il diritto allo sviluppo. L’esempio classico è l’acqua, sia per usi potabili sia per usi idroelettrici: la montagna deve avere un giusto riconoscimento per quanto mette a disposizione, non crede? Un modo per non chiedere continuamente “assistenza” e per garantire un reale sviluppo con le risorse del suo territorio Dal governo nazionale, a quello regionale e fino agli amministratori locali, dovrebbero tutti preoccuparsi di garantire ai territori montani quelle risorse finanziarie necessarie allo sviluppo delle attività economiche. Sono d’accordo sul principio che la montagna non può essere costretta a chiedere continuamente “assistenza” ad altri enti, ma deve invece essere messa nelle condizioni di trovare anche da sé le risorse per far crescere le imprese insediate nel suo territorio. Servizi come scuole, ospedali, uffici postali, esercizi commerciali sono stati fortemente ridimensionati sulla base dei numeri della popolazione. Non sempre è un criterio corretto e così, in mancanza di servizi, la montagna continua a spopolarsi: secondo la sua grande esperienza politica e amministrativa, come si

Vercellotti, attivo in politica dal 1997, quando fu assessore del Comune di Gattinara con deleghe a cultura, sport, formazione, lavoro, volontariato e sociale, nelle elezioni provinciali del 1999 ha ricevuto molti consensi e un assessorato con deleghe simili. Tra i suoi impegni per la montagna: nel 2001 e nel 2002 l’arrivo in Valsesia dei Campionati europei e mondiali di canoa, e nelle Olimpiadi invernali del 2006 decine di milioni per il rifacimento degli impianti di risalita e di innevamento di Alagna e dell’alpe Mera, giunti a fine corsa, più altre opere minori realizzate nella cultura, come il sostegno al mondo walser. Eletto sindaco di Gattinara, nello stesso 2006 lasciò l’amministrazione provinciale, per poi tornarvi lo scorso maggio, scaduto il mandato in Comune, in veste di presidente. Dal 2008 è anche presidente della società di gestione delle aree industriali gravitanti sul territorio tra Biella e Vercelli. Una riflessione sulle problematiche della montagna in Provincia e qualche progetto? Per la nostra Provincia la montagna è importante, specie la Valsesia, che fa la parte del leone nel nostro turismo. Ad Alagna, Scopello e Mera abbiamo dato sostegno massiccio al turismo invernale, anche grazie al collegamento con la Val d’Aosta, ma vogliamo lanciare anche quello religioso a Varallo e quello estivo dovunque ci siano bei posti da valorizzare, tipo col trekking. Altri progetti, sempre per lo sci, a Mera e ad Alagna, hanno un costo elevato, e in questi momenti di magra sono difficili da realizzare. Seguire la montagna con la massima attenzione resta però una priorità. L’alto Vercellese del resto è ben rappresentato in Provincia, con il presidente, il vice, un assessore con deleghe importanti e altri due consiglieri; quindi il peso politico della nostra montagna è significativo, anche se non dimentichiamo che il Vercellese è anche pianura. Nella sua giunta l’assessore a Montagna, risorse idriche, energia e turismo è il vicepresidente della Comunità montana Valsesia Angelo Dago. Che contributo potrà dare? Grandissimo. Certo la bacchetta magica non l’ha nemmeno lui, ma Dago è un elemento attento e attivo, e lavora tempo pieno ai problemi della montagna. Tanto per dare un’idea dell’uomo: quando i pendolari avevano un problema di trasporti sulla tratta in pullman Alagna-Vercelli, egli, assessore ai trasporti nella giunta precedente, ha preso il mezzo alle 5 del mattino, ha verificato il problema, e in sette giorni l’ha risolto insieme all’Atap. Mi aspetto molto però anche dagli altri colleghi, quasi tutti giovani tra i 34 e i 45 anni, provenienti da esperienze amministrative locali.

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possono affrontare questi problemi? Si possono pensare criteri diversi per ridimensionare i servizi e individuare anche delle particolari leggi ad hoc,

da finanziare con misure specifiche? Negli ultimi anni le crescenti difficoltà della finanza locale hanno imposto sacrifici a tutti. Condizione che i co-

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muni di montagna pagano in modo particolare con, come lei ha ricordato, un ridimensionamento dei servizi sulla base dei numeri che fanno riferimento alla popolazione. Un metodo per misurare il bisogno di risorse che, a mio avviso, è corretto solo apparentemente e che può avere conseguenze devastanti per le comunità. Credo sia bene ricordare sempre che la montagna è fonte di ricchezza, economica, culturale, sportiva, solo se è popolata. Tagliare la spesa pubblica e creare città fantasma non porta vantaggi a nessuno e, a conti fatti, neppure alle casse dello Stato. Serve grande attenzione e non si può troppo generalizzare, per cui non escludo che possa essere utile adottare in alcune situazione anche leggi mirate. Cosa può chiedere il sindaco di Torino ai sindaci di altri 1.205 Comuni piemontesi – 314 sono quelli della sola Provincia di Torino – di cui il 90 per cento piccoli o piccolissimi? Si possono pensare forme nuove di dialogo, confronto, analisi dei progetti di sviluppi in corso? Chiedo agli altri sindaci di fare squadra e, insieme a Torino, di mettere in campo le risorse di cui ogni comunità e ogni territorio dispone. Sono convinto che, insieme, possiamo fare di Torino e del Piemonte una delle aree italiane ed europee più capaci di attrarre investimenti e, con essi, garantire lavoro e benessere ai nostri cittadini.

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Green Economy

la montagna al centro del sistema economico piemontese e italiano

Comunità montane e Comuni protagonisti dello sviluppo del territorio. Chiusa la prospettiva nucleare, si apre nuovo percorso. Con le Terre Alte pronte a fare la loro parte di Marco Bussone

Primo Piano

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a green economy torna al centro del sistemaItalia e del sistema-Piemonte. “I risultati dei quesiti referendari riferiti ad acqua ed energia nucleare – spiega Lido Riba – aprono un nuovo percorso democratico in cui la montagna si trova a giocare una partita fondamentale della sua storia. Perché è nelle Alpi e negli Appennini che si trova il naturale bagaglio di risorse che garantiranno il futuro stesso del Paese e del Piemonte. Nelle Terre Alte si trovano i nostri “pozzi di petrolio”, dal legno all’acqua. Biomasse, fotovoltaico, idroelettrico, eolico sono i settori che vedranno direttamente impegnate le Comunità montane che la Regione ha voluto collocare come “Agenzie di sviluppo del territorio montano”, riconoscendole

titolari di funzioni in materia di energia e patrimonio forestale”. L’Uncem non si stancherà di ripeterlo: molte iniziative di aziende più o meno grandi, negli ultimi vent’anni, hanno considerato troppo poco gli interessi veri della montagna. “Abbiamo spesso denunciato le campagne di saccheggio delle risorse presenti nelle vallate alpine e appenniniche – prosegue il presidente della Delegazione piemontese dell’Unione dei Comuni, delle Comunità e degli Enti montani – Dalle operazioni speculative, nate anche grazie ai meccanismi nazionali di incentivazione della produzione elettrica da fonti rinnovabili, non sono quindi nati processi di filiera, di cui abbiamo bisogno per creare sviluppo e nuovi posti di lavoro. Oggi vogliamo invertire questa tendenza”. Non a caso l’Uncem ha lanciato a marzo il “Bando energia” al quale hanno risposto 25 aziende del settore energie rinnovabili, interessate a fa-

re investimenti sul territorio montano mettendo in primo piano il territorio, per il quale è previsto un adeguato “ritorno” economico capace di garantire sviluppo e posti di lavoro. L’Uncem Piemonte sottoscriverà con le imprese accordi di collaborazione per la diffusione di impianti di produzione energetica rinnovabile nelle aree montane piemontesi. I fronti aperti dall’Uncem con le 22 Comunità montane piemontesi sono molteplici. In primo piano ci sono le biomasse. In Piemonte ci sono 900mila ettari di foreste, la maggior parte in montagna, di cui due terzi gestibili per lo sviluppo della filiera legno. La Relazione programmatica sull’energia della Regione Piemonte stima una disponibilità massima di circa 2 milioni di tonnellate l’anno di legno, ovviamente rispettando i criteri di massima sostenibilità per il territorio e l’ambiente (non si tratta di taglio incontrollato, ma di corretta gestione forestale).


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In media, ogni ettaro di superficie forestale può produrre circa 3 tonnellate di legno l’anno, nell’ambito di un piano di gestione forestale di 15 anni. Le recenti evoluzioni tecnologiche nei processi di valorizzazione energetica dalle biomasse, permettono di pagare la biomassa anche 80 euro la tonnellata, grazie agli incentivi che portano il prezzo dell’energia a 0,28 euro al chilowatt. Questo valore può ragionevolmente prevedere un rapido sviluppo di filiere locali. Già disponibili le tecnologie (le migliori in Europa) con impianti di piccola taglia (sotto il megawatt elettrico), ottimali a 200 o 400 chilowatt elettrici di potenza. L’obiettivo è sempre portare gli impianti alle biomasse. Recenti stime effettuate dall’Ipla dimostrano che, in ambiente montano, con l’energia prodotta da biomasse, si crea un posto di lavoro nella filiera del legno ogni quaranta chilowatt di potenza installata (dieci utenze domestiche) in un impianto a biomasse di nuova generazione (cogenerazione, con produzione di energia elettrica e termica). Sull’idroelettrico si gioca l’altra grande partita, in cui è necessario bloccare le pericolose spirali in cui sono venuti a trovarsi Comuni e Comunità montane nel corso degli ultimi vent’anni, troppo spesso saccheg-

giate della risorsa idrica per grandi o piccoli impianti che solo in qualche caso hanno garantito uno sviluppo pluriennale del territorio. La capacità ancora insediabile in Piemonte è di 1.000 megawatt, un quarto dell’esistente (3.500 megawatt nel 2007). La produzione idroelettrica vale oltre 1 miliardo di euro l’anno in Piemonte, per i proprietari degli impianti che vendono l’energia. Al territorio, Comuni e Comunità montane, finora tornano solo 16 milioni di euro l’anno (attraverso il meccanismo dei sovracanoni). Cifre che l’Uncem ha denunciato come degne della peggiore “economia coloniale”. “Sono molte le società che sono pronte a impegnarsi su numeri ben diversi, che valorizzino la risorsa acqua, nel massimo rispetto ambientale, e che riportino al centro il valore del territorio montano. Perché, se è vero che l’acqua è di tutti, la forza di gravità è solo della montagna. Nelle logiche di sviluppo idroelettrico – precisa Riba – devono essere tenuti alti i valori della società civi-

le e il ruolo della comunità nella gestione dei commons, i beni comuni da governare secondo modelli nuovi. Elinor Ostrom, premio Nobel per l’Economia, ci spinge a promuovere nuovi sistemi di gestione, in cui l’esproprio delle risorse – da parte di soggetti pubblici, piuttosto che di aziende private – va condannato e bloccato”. Per il fotovoltaico, i calcoli Ipla ci presentano 100 mila i metri quadrati di tetti esposti sugli edifici pubblici dei Comuni montani. Un tetto, in montagna, può produrre 150 chilowatt di energia, pari a 57 euro per metro quadrato. Un tetto con una normale superficie esposta di 200 metri quadrati consente un incasso di 11.400 euro. Il prezzo è garantito per vent’anni. Gli impianti si possono realizzare al prezzo, chiavi in mano, di 2.800 euro per chilowatt installato pari a circa 350 euro per metro quadrato. Per un tetto di 200 mq, si tratta di 70mila euro con un’incidenza anche per l’ammortamento, calcolato su vent’anni, di 3.500 euro. Ma è ne-

cessaria una programmazione complessiva, integrata, con un’offerta più vantaggiosa possibile per i Comuni, attraverso l’attività di coordinamento delle Comunità montane. E per l’eolico, l’Uncem Piemonte ha già avviato la mappatura di luoghi idonei all’installazione di impianti piccoli (in molti casi singoli pali alti meno di dieci metri, con potenza inferiore al megawatt), in cui si sfruttano le continue correnti d’aria della montagna. “Questi dati confermano l’importanza del lavoro che le Comunità montane stanno svolgendo, con il diretto supporto dell’Uncem, configuratosi come “sindacato del territorio montano” – afferma il presidente Lido Riba – La montagna acquisisce oggi un nuovo ruolo in quanto “produttore” di risorse e anima della nuova green economy. Solo così si valorizzano i beni naturali, sanciti dal referendum come pubblici nella proprietà e nelle forme di gestione. Con la Giunta e il Consiglio della Regione Piemonte continuiamo un dialogo proficuo attorno a queste grandi opportunità di sviluppo che sapremo valorizzare nel modo migliore a vantaggio dell’intera collettività. Questo è il nostro grande impegno, che confermiamo oggi: viviamo per lo sviluppo della montagna”.


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Internet e Facebook,

rivoluzione interattiva

Dopo l’evoluzione in agenzie del territorio, le Comunità montane piemontesi si rifanno il look. Partendo dal web, il mezzo più innovativo per comunicare.

di Elisa Sola

Attualità

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ono molte le Comunità che negli ultimi mesi hanno deciso di creare un nuovo sito internet, o di rifare quello vecchio. E in questa fase di restyling, di costruzione di una nuova immagine, per molti amministratori gli obiettivi sono diventati due. Dare servizi e informazioni pratiche agli utenti che hanno bisogno di interagire con le Comunità, aiutandoli a districarsi con la burocrazia, ma anche – e questa è la novità – trasformare i portali in strumen-

ti di promozione delle proprie terre per attrarre turisti di tutte le età. Il sito internet come specchio e raccoglitore di ciò che una valle può offrire. Dalla natura allo sport, dai prodotti tipici alle manifestazioni culturali, dalle offerte di lavoro alla ricettività. Andrea Coucourde, presidente della Comunità montana del Pinerolese, ha deciso di puntare sul concetto che oggi il turismo ha più facce. “Il nostro sito www. cmpinerolese.it – spiega – è stato rifatto recentemente, con elementi nuovi, in base all’accorpamento delle precedenti comunità. È utile perché la nostra comunità ha delle vallate, un territorio e un ambiente da valorizzare e da salvaguardare. Quindi serve per catturare l’attenzione dei turisti. Il nostro è un turismo variegato: la nostra zona attira appassionati di mountain bike, amanti del trekking, per-

sone che scelgono alberghi per rilassarsi. Abbiamo due parchi regionali e due provinciali. Ecco, il web aiuta non solo a disporre di molte informazioni ma anche ad avere una visione d’insieme del nostro patrimonio naturalistico”. Il sito ha il traduttore automatico in inglese e francese e la versione accessibile per gli ipovedenti. Molto utile, sulla fascia sinistra, l’elenco dei comuni che aprono alle pagine delle varie realtà locali. Particolarmente ricca la sezione delle Valli Chisone e Germanasca, con i settori “Dove mangiare e dormire”, “Andare in vacanza con i bambini”, “L’escursionismo e le attività invernali”, “Il folklore”, “Gli sport invernali e la guida alle località turistiche”. Giovanni Francini, presidente della Comunità montana Valli dell’Ossola, ha deciso di puntare sul web a 360 gradi. Migliorare il sito istituzionale, www.cmvo.it e “attivare un punto internet a Santa Maria”. Un luogo accessibile a tutti per navigare gratis in mezzo alla natura. “Abbiamo deciso di riaprilo – racconta – passando al


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wireless. Sarà pronto per il mese di agosto e aperto a tutti i visitatori, turisti e cittadini che vorranno connettersi gratuitamente e navigare sul web. Basterà registrarsi compilando un modulo e il servizio sarà accessibile”. Il portale delle valli dell’Ossola è semplice e ben organizzato. In evidenza la situazione, in tempo reale e all’insegna della massima trasparenza, degli appalti e dei bandi di gara, con descrizione e termini di scadenza. Vicino alla cartina geografica dell’area della comunità, c’è la web cam sulle principali località. Anche in questo caso molto spazio dedicato al turismo, con le sezioni “Guida”, “Ricettività”,

Maurizio Piatti

“Cultura”, “Natura e sport”, “Ospitalità”: E ancora l’area “Benessere e relax”, tutte le informazioni utili per un soggiorno alle Terme di Premia, Crodo e Bognanc, e “Bellezze della natura”, con i collegamenti ai parchi Alpe Veglia Devero, alle Cascate del Toce e all’Oasi naturale

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ono quelle delle Valli Orco e Soana e delle Valli dell’Ossola le Comunità montane più interattive del Piemonte. Oltre al sito istituzionale infatti, hanno deciso di aprirsi al mondo dei social network aprendo una pagina su face book. La prima ha una pagina che piace a 798 persone. C’è anche il collegamento a Orso tv, la prima e unica web tv creata da una Comunità montana piemontese, anch’essa dotata di una propria pagina face book. Ricca la bacheca, con tutti gli appuntamenti e le notizie più importanti taggate, con i commenti degli amici del web. Bella la photogallery, con le immagini dei paesaggi e quelle delle manifestazioni più importanti. La Comunità montana Valli dell’Ossola ha 762 amici, tra l’altro molto attivi nel segnalare iniziative e problemi pratici. “Perché la Comunità montana non sollecita l’Anas a pulire un po’ la superstrada che da Gravellona toce porta a Domodossola??” chiede per esempio Paolo Rigotti, un utente. Molti i ringraziamenti “per l’amicizia”. Anche alcuni presidenti di Comunità si sono “lanciati” su facebook iscrivendosi personalmente. Sandro Plano della Val di Susa, con 931 amici, Roberto Colombero della Valle Grana e Maira (422 amici), Paola Vercellotti delle Valli Sessera, di Mosso e Prealpi biellesi (276 amici) e Sergio Primosig della Langa astigiana e Val Bormida (61 amici).

Pierpaolo Varrone

Bosco Tenso. Molto innovativo il progetto della Comunità montana Valle Grana e Maira. Il presidente, Roberto Colombero, ha deciso di investire su un bando di gara per fare un signor sito, unificando i due precedenti delle ex Comunità. “Subito dopo l’estate – spiega – il portale sarà pronto. Ma oltre a quello istituzionale puntiamo molto su un sito dedicato alla sentieristica. Pensiamo di fare altri bandi per questo progetto. Il sito istituzionale serve a dare visibilità ai comuni e ai servizi. Dev’essere molto sobrio e semplice da usare per essere davvero funzionale. Per investire sul turismo invece, puntiamo sul secondo portale cercando di fare

Giuseppe Boasso

Vincenzo Caprile

vetrina. Quello della sentieristica sarà il vero sito della valle, dedicato all’escursionimo. Non solo immagine ma anche e soprattutto strumento pratico per chi fa cammina”. Maurizio Piatti, presidente della Comunità montana Valle del Cervo-la Bursch pensa ad aprire “un portale di tutta la valle”.“Con i comuni – specifica – la comunità montana, le pro loco, ogni ente con la sua parte ma tutti insieme. Per fornire in un’unica realtà web le informazioni più utili soprattutto per il turismo. Penso alle varie manifestazioni per esempio. Per ora comunque, iniziamo il restyling del nostro sito istituzionale (www.vallecervo.it), che è in

Andrea Coucourde


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fase di allestimento, anche se tutte le informazioni di servizio sono comunque accessibili”. Permettere ai navigatori di interagire direttamente con gli organizzatori di iniziative sportive e culturali è l’obiettivo del nuovo portale della Comunità Valle Stura (www. vallestura.net). “Il sito è stato rivisto con un taglio di comunicazione più rivolto alla promozione dell’ambiente – specifica il presidente Pierpaolo Varrone – e della natura. Molte quindi le informazioni sulle camminate, sull’escursionismo, lo sci per l’inverno. Ultimamente puntiamo molto sull’iniziativa Bici in valle Stura. L’utilità del sito è che bus e navette per partecipare sono prenotabili online. Anche la sezione ricettività ha le foto, gli indirizzi e i contatti di hotel e bed and breakfast”. Ben fatta parte rivolta allo sport, divisa in alpinismo, arrampicata su ghiaccio, canoa, equitazione, mountain bike e pattinaggio sul ghiaccio. E ancora rachette da neve, sci alpinismo, sci alpino sci nordico e trekking. Ci sono tutte le informazioni dei percorsi e le indicazioni per percorrerli. La Comunità montana Terre del Giarolo ha messo in piedi un progetto di rinnovamento del sito sfruttando le idee dei più giovani. “Abbiamo quasi finito il lavoro – racconta il presidente Vincenzo Caprile – cerchiamo di implementare le novità facendoci aiutare dai ragazzi della Consulta giovani della

Comunità montana. Abbiamo capito che sul web si deve puntare e il nuovo portale sarà ancora più innovativo del precedente. comprende la parte della promozione del territorio, dei prodotti tipici, dell’ospitalità e del turismo. Anche su facebook apriremo un a pagina con la Consulta giovani e sia sul sito che lì ci sarà spazio per la discussione interattiva con gli utenti”. L’interattività è un concetto che ha colto anche la Comunità montana Alto Tanaro, Cebano e Monregalese. Nel nuovo portale, ancora in costruzione (www.vallinrete. org/) campeggia sulla fascia sinistra un test per i navigatori. Li si invita a rispondere alla domanda “Quali informazioni ritieni ti siano state più utili?” e a scegliere tra le varie sezioni del sito. Un modo per “farsi aiutare” in modo costruttivo nella realizzazione del nuovo portale. “Abbiamo fatto un nuovo sito – spiega Giuseppe Boasso, presidente della Comunità – primo per accorpare le tre realtà precedenti ante-riforma. Da qui si è partiti con un progetto pensato per un’utenza larga e all’altezza dei tempi. Oggi oltre che fornire servizi, un sito serve per catturare l’attenzione. Se la comunità montana è agenzia del territorio allora lo scopo online è sviluppare all’esterno le offerte che il territorio dà. Turismo, manifestazioni ma anche offerte di lavoro. Informazioni sui comuni. Dalle prime risposte il lavoro piace. Ora penseremo anche a facebook”.

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Reti energetiche per lo sviluppo Teoria (design Sistemico) e pratica (casi di studio) combinate in un’analisi trasversale per la progettazione e la cornice lavoro di test per aumentare la produzione di bioenergia. Intervento di Silvia Barbero, tratto dalla tesi del Dottorato di Ricerca in Sistemi di Produzione e Design Industriale; relatore, il professor Luigi Bistagnino

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o sviluppo economico è strettamente legato al settore energetico, perché l’energia è sia un bene comune, che è condiviso dall’intera società, sia un diritto individuale, che aumenta le capabilities personali (Sen, 2005). In questo senso, l’energia fornisce la possibilità di auto-accrescimento personale, ma anche di sviluppo locale a livello regionale e di (in)dipendenza geopolitica a livello nazionale. Quindi, la vita degli individui e le sue aggregazioni, come, per esempio, quelle aziendali e i loro scambi interni ed esterni, sono pervase dall’uso di energia, che ne determina in modo preponderante il loro impatto sull’ambientale (Mirata, 2005). L’approccio sistemico indaga i flussi in modo olistico per definire le connessioni nascoste tra gli elementi (Capra, 2002) e per trasformare output in input con benefici economici, sociali e ambientali (Pauli, 1996). Il design può assumere come proprio questo innovativo approccio di progetto dei flussi di materia e di energia indagando

le trasformazioni positive nei processi produttivi e diventare così Design Sistemico (Bistagnino, 2009). La produzione di energia è cruciale per lo sviluppo economico e l’intento di questa tesi è la progettazione e verifica di un modello che permetta di incrementare i suoi benefici nel rispetto dei principi etici di responsabilità, precauzione e soprattutto di beneficialità (Sgreccia, 2007). Le fonti che rispondono a questi principi sono quelle rinnovabili (biomasse...) e perpetue (sole, acqua...), tra le quali solo quelle rinnovabili possono applicare il principio del Design Sistemico per il quale l’output di un sistema diventa input per un altro. In conclusione, è stato progettato un modello e testato in un’azienda cuneese (Agrindustria snc), attraverso una participatory research che ha migliorato il modello teorico attraverso la sua applicazione. In questo modo i risultati sono stati sia sul piano teorico, con un modello di produzione di energia verde flessibile e diffu-

so sul territorio, sia sul piano pratico, con un progetto pilota replicabile. E ‘dimostrato che questo tipo di produzioni con impianti di piccole dimensioni e distribuiti sul territorio hanno benefici ambientali (utilizzo di risorse rinnovabili), economici (indipendenza) e sociali (nuovi posti di lavoro). Quando le relazioni tra i materiali, l’energia, le persone e le loro conoscenze sono mappati in modo chiaro, si possono progettare flussi efficienti e percorsi verso la sostenibilità.

di Silvia Barbero

Attualità

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Chi è Silvia Barbero

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ottore di ricerca in Sistemi di Produzione e Design Industriale presso il Politecnico di Torino, Silvia Barbero si è laureata in Design del Prodotto Ecocompatibile nel 2004 e ha conseguito il Mater Internazionale di II livello in Systems Design. Nell’attività professionale e nella didattica coniuga gli interessi personali verso l’ecodesign e la sostenibilità ambientale. Dal 2005 è docente di requisiti Ambientali del Prodotto Industriale nel Corso di Laurea in Progetto Grafico e Virtuale (Facoltà di Architettura 1, Politecnico di Torino). Collabora con Agrindustria snc di Cuneo e l’International Labour Organization (ILO – ONU), per l’applicazione del paradigma sistemico alla produzione industriale. La sua peculiarità è quella di usare un approccio integrato per coordinare gli aspetti sociali, ambientali, economici e le nuove tecnologie nel campo dell’energia rinnovabile in economie locali distribuite. Nel giugno 2010 è socia fondatrice di Plug, associazione culturale no-profit, che ha l’intento di far emergere gli aspetti etici sociali e l’ambientali nel mondo della grafica.


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Monsignor Nosiglia: “Unità per lo sviluppo” Dall’Arcivescovo di Torino in visita nelle Valli di Lanzo, parole incoraggianti per valorizzare i territori montani, evitando la crisi del lavoro e dei servizi sanitari e scolastici di Marco Bussone

Attualità

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na grande azienda messa in liquidazione, un piccolo ospedale a rischio per i ridimensionamenti dell’assetto sanitario piemontese, un sistema scolastico con numeri troppo ridotti per sopravvivere ai piani di taglio approntati a docenti e personale, a livello nazionale. Le Valli di Lanzo soffrono oggi non solo per la congiuntura economica negativa in tutto il Paese, ma, come in altre aree montane piemontesi, patiscono le ferree regole dei numeri e vedono i loro principali servizi – lavoro, scuola, assistenza sanitaria – messi in discussione. A rischio. Pro-

blemi che non hanno lasciato indifferente monsignor Cesare Nosiglia, da otto mesi arcivescovo di Torino. E così, dopo molteplici incontri con i sacerdoti e anche con gli amministratori locali, Nosiglia ha scelto di salire nelle Valli per conoscere di persona situazioni e problematiche che si sono abbattute sui residenti nelle montagne più vicine a Torino, da sempre meta di quel “turismo di prossimità” che ha soppiantato la leggendaria villeggiatura di inizio Novecento. L’appello dell’arcivescovo è stato netto: fare squadra. Ricercare l’unità, anche quando le prospettive e le idee sono diverse. Con dei punti fermi. “Nella razionalizzazione dei servizi – ha detto sabato 9 luglio a Lanzo, di fronte a centro amministratori locali, di Comunità montana e Comuni, ma anche ai rappresentanti di Regione Piemonte e Provincia di Torino – vanno tenute presenti le specificità delle montagne, che permettano di evidenziarne al meglio le risorse culturali, sociali, civili, religiose, fa-

vorendo le condizioni affinché la popolazione resti qui, a beneficio del territorio provinciale e regionale. Per questo dal prossimo anno imposteremo anche una strategia di sostegno per le parrocchie della montagna. I preti qui sono molto generosi. Parrocchie, Comuni, scuola e tutte le realtà sociali devono unirsi”. “Avvieremo concreti tavoli operativi di dialogo. La Chiesa farà la sua parte – ha concluso Nosiglia – Alzando anche la voce se necessario e non dimenticando l’impegno per la giustizia e il progresso della società. Recuperando la cultura del bene comune. Dio scrive in grande ciò che noi scriviamo in piccolo. Crediamoci insieme”. “Parole incoraggianti”, secondo Lido Riba, presidente dell’Uncem, e molti sindaci presenti. “Siamo pronti a unirci per valorizzare i territori montani. Nosiglia ha ragione e lancia un appello che sicuramente non faremo cadere”. Tra i malati dell’ospedale, tra i lavoratori della cartiera di Germagnano, con i genitori


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e le famiglie che ogni giorno mandano i figli a scuola in uno dei plessi delle Valli. “La scuola è una realtà educativa fondamentale per il progresso culturale. Serve un’alleanza – ha spiegato Nosiglia – una corresponsabilità educativa che veda presenti le famiglie, gli oratori, le associazioni”. “Il nostro è un caso emblematico quando si parla di tagli alla scuole di montagna – ha sottolineato Marisa Bianco, una mamma, all’Arcivescovo, seduto nella sala della Comunità montana a Lanzo – Qui l’istituzione scolastica non dà solo formazione, ma un contributo fondamentale all’identità culturale”. Una forma aggregativa indispensabile in quindici Comuni con meno di mille abitanti, sparsi in tre diverse vallate. Alla cartiera di Germagnano, i rotoli bianchi sono ancora attaccati ai rulli. Fermi. Non girano da mesi le grandi macchine della fabbrica lungo la strada che dal paese si arrampica verso le Valli di Lanzo. Aggirarsi nei capannoni passati di mano tra grandi gruppi imprenditoriali italiani ed esteri, mai riusciti a rilanciare l’impianto, oggi fa impressione. “Per noi, la Cartiera è come la Fiat per Torino”, ha spiegato Sergio Geninatti Togli, assessore del Comune di Lanzo, al vescovo e all’assessore regionale al Lavoro Claudia Porchietto. “Abbiate coraggio e

speranza – ha detto Nosiglia rivolto ai lavoratori – Restate uniti tra voi. La chiusura di questo impianto sarebbe molto negativa per le Valli. La montagna soffre di più rispetto ad altre realtà e la diretta conseguenza della perdita di posti di lavoro, è lo spopolamento. Unito a tanti altri problemi”. Le parole di monsignor Nosiglia, Arcivescovo di Torino, pronunciate a Lanzo, sono particolarmente incoraggianti e chiedono a tutte le istituzioni un nuovo sforzo per organizzare lo sviluppo socio-economico dei territori montani. “Nosiglia ha evidenziato come sia importante uno sforzo da fare oggi con tutti gli enti locali, Comuni, Comunità montane, Provincia, con la Regione Piemonte, con le parrocchie, con i sindacati, con le istituzioni e le associazioni di volontariato, ma anche con chi vive e opera nelle Terre Alte per

trovare insieme le soluzioni a molteplici e complesse problematiche che queste Valli, come molte altre aree montane del Piemonte, si trovano ad affrontare”, evidenzia Riba. La visita spinge a individuare strategie economiche e politiche capaci di dare risposte al naturale bisogno di servizi nelle aree montane, frenando lo spopolamento e permettendo un rilancio economico che guardi in primo luogo alle risorse – naturali e umane – messe a disposizione dal territorio. Un progetto che è puntuale e complesso, a cui l’Uncem lavora da molti anni e che, con la rinnovata unione di intenti e di lavoro auspicata da monsignor Nosiglia a nome della Chiesa torinese e piemontese, trova nuovo slancio. Nosiglia ha centrato le problematiche che riguardano servizi sanitari, scolastici, domanda di lavoro. I criteri per eventuali ridimensio-

Monsignor Nosiglia esce dall’Ospedale di Lanzo. In alto, con i sindaci; a sinistra, con i lavoratori della cartiera di Germagnano.

namenti non possono essere gli stessi nelle aree montane rispetto alle aree urbane. Riconoscere la specificità delle Terre Alte, come lo stesso Arcivescovo di Torino ha invitato a fare, è la grande sfida per permettere ai cittadini della Comunità montana Valli di Lanzo, Ceronda e Casternone e di altre aree montane, di non sentirsi di “serie B”, rispetto a chi vive in città. La difesa e lo sviluppo dell’ospedale di Lanzo – come quelli di Cuorgnè, Ceva, Avigliana -, di una grande azienda come la cartiera di Germagnano, il mantenimento dei plessi delle scuole nei piccoli Comuni di montagna, sono indispensabile affinché territori – troppo spesso considerati marginali – tornino al centro del sistema produttivo. “In Piemonte vi sono 553 Comuni montani e 22 Comunità montane, che rappresentano un milione di abitanti e il 55 per cento del territorio della regione. Sono una grande potenzialità ed è qui che, valorizzando le risorse endogene del territorio, come quelle connesse alle energie rinnovabili, possono nascere decine di nuovi posti di lavoro. In questa direzione – prosegue Lido Riba – andrà la piattaforma che presenteremo nei prossimi giorni con le prospettive occupazionali nel breve e nel medi periodo nelle vallate alpine e appenniniche piemontesi”.

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Le Terre Alte sul piccolo schermo L’Uncem Piemonte sostiene l’iniziativa lanciata da Telecupole con Alp Channel per creare un canale dedicato alla montagna e all’agricoltura di Marialaura Mandrilli

Attualità

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a promozione dei territori montani è uno dei grandi obiettivi a cui gli enti locali e l’Uncem stanno lavorando. Lo sviluppo delle Terre Alte passa anche dalla capacità di mostrare all’esterno, attraverso i media, il lavoro di ogni giorno, i progetti e le azioni sul territorio coordinate da Comuni e Comunità montane. La Giunta dell’Uncem ha dato il pieno sostegno al progetto lanciato da Telecupole (www.telecupole.com) con AlpChannel (www.al-

pchannel.it), per la nascita di un nuovo canale televisivo al servizio della promozione dell’Arco alpino piemontese. Partner dell’iniziativa sono Telecupole, Alp Channel, Tv8 Mont Blanc, Télé Locale Provence, Tele Grenoble e Blink. Si tratta di una piattaforma bilingue – in italiano e francese – che nasce nell’ambito della collaborazione europea e transfrontaliera. L’esperienza di precedenti progetti ha dimostrato il grande valore della diffusione incrociata di servizi e reportage prodotti dall’Italia e dalla Francia. Il palinsesto del nuovo canale sarà costruito attorno ai temi dello sviluppo dei territori e all’attualità: turismo, economia e produzioni locali, vita e lavoro sulle Alpi, culture della montagna, ambiente e natura, sport e avventura, green economy ed energie rinnovabili. Le produzioni verranno trasmesse sulla rete digitale terrestre, sulla web tv Alp Channel, su un nuovo canale digitale tematico di Telecupole, interamente dedica-

to alle terre Alte e al mondo agricolo e rurale. Ampio spazio potranno trovare i progetti di Comuni montani e Comunità montane piemontesi, con iniziative, calendari di manifestazioni, cronache di eventi e presentazione di progetti socioeconomici. L’Uncem ha scelto di promuovere il progetto e ha chiesto a tutti i presidenti delle Comunità montane e a tutti i sindaci dei 553 Comuni montani piemontesi di diffondere la petizione per la nascita della tv transfrontaliera, vettore di promozione sociale, economica e culturale dei territori. Presso le sedi degli enti, potranno firmare tutti gli amministratori pubblici degli enti locali, i dipendenti, i collaboratori e i nostri concittadini. Nel periodo estivo non mancheranno occasioni di incontro con un gran numero di persone, a cui sottoporre la petizione. Un alto numero di firme certificherà l’importanza del progetto e sarà la base per il massimo sostegno da parte degli enti pubblici superiori.

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Voci dei luoghi

La memoria della Resistenza, tra musica e teatro, va in scena nei Comuni montani del Piemonte, sino al 28 agosto

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opo gli spettacoli nel mese di luglio, prosegue sino al 28 agosto la quinta edizione della rassegna teatrale “Voci dei luoghi: Guerra e Resistenza 1940-1945. Lettura e Musica” che in due mesi porta 25 spettacoli nelle piazze di 24 Comuni piemontesi. La manifestazione è organizzata dal Consiglio regionale attraverso il Comitato Resistenza e Costituzione, in collaborazione con l’analogo comitato della Provincia di Torino, l’Uncem Piemonte e le compagnie teatrali Assemblea Teatro, Accademia dei Folli, Tekhné e Compagnia 3001. “Con questa rassegna – spiega il presidente del Consiglio regionale Valerio Cattaneo -tocchiamo tutto il territorio regionale e conserviamo la memoria storica della Resistenza: è un dovere del Consiglio regionale. La pagina resistenziale è fondamentale per il Paese ed è un bene che queste iniziative siano rivolte soprattutto ai giovani». Renzo Sicco, direttore artistico di Assemblea Teatro, a nome delle quattro compagnie teatrali coinvolte evidenzia come “in questi cinque an-

ni di lavoro, noi compagnie abbiamo raccolto talmente tanto materiale per gli spettacoli di Voci dei Luoghi, da diventare noi stesse archivi storici sulla Resistenza”. Il calendario degli spettacoli ad agosto prende il via martedì 2 alle 21, con lo spettacolo di Assemblea Teatro a Frossasso (Cm Valli del Pinerolese), in piazza Donatori di Sangue. Venerdì 5 alle 21, spettacolo di Tékhné a Vesime (Cm Langa Astigiana Val Bormida), in piazza Vittorio Veneto. Domenica 7 alle 15 Assemblea Teatro ad Alto (Cm Alto Tanaro, Cebano Monregalese) in località Madonna del Lago. Mercoledì 10 alle 21, Tékhné a Ostana (Cm Valli Po, Bronda, Infernotto e Varaita) nella sala consigliare del Comune. Giovedì 11 alle 21 Tékhné ad Alpette (Cm Valli Orco e Soana), nel teatro comunale. Sabato 13, alle 21 Accademia dei Folli a Boccioleto (Cm Valsesia) in via Zali. Martedì 16 alle 21 a Vinadio (Cm Valle Stura) Tékhné nel Parco del Forte di Vinadio. Mercoledì 17 alle 21 Tékhné a Valgioie (Cm Valle

Susa e Valsangone) in Borgata Chiappero. Giovedì 18 agosto alle 21, Tékhné a Oulx (Cm Valle Susa e Valsangone) nel parco Comunale Jardin dla Tour. Venerdì 19, alle 21, Accademia dei Folli a Formazza (Cm Valli dell’Ossola) nella Dorf Platz di Frazione Ponte. Sabato 20 alle 21, Accademia dei Folli a Cannero Riviera (Cm del Verbano), al Lido di Cannero. Sempre sabato 20 alle 21, spettacolo di Tékhné ad Armeno (Cm Due Laghi Cusio Mottarone), nell’area Tonella. Altro spettacolo sabato 20 alle 21 a Torre Pellice (Cm del Pinerolese) con Assemblea Teatro. Domenica 21 agosto alle 21 Accademia dei Folli a Berzano di Tortona (Cm Terre del Giarolo) in piazza Caduti della Libertà. Venerdì 26 alle 21, Accademia dei Folli a Montechiaro d’Acqui (Cm Appennino Aleramico Obertengo) in piazza Cesare Battisti. La grande conclusione domenica 28 agosto alle 21 a Usseglio (Cm Valli di Lanzo, Ceronda e Casternone) con lo spettacolo dell’Accademia dei Folli davanti al municipio in via Roma.

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di Alex Ostorero

Attualità

La conferenza stampa di presentazione di “Voci dei luoghi”. In alto, un momento dello spettacolo.


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Nasce il sito dedicato ai vini delle terre alte di Davide Micheletti

L’Uncem lancia il “Manifesto” per la difesa della viticoltura eroica. Parte la collaborazione con ristoranti ed enoteche. Supporto ai produttori per migliorare i loro vini di montagna

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ww.vinidimontagna.it, il nuovo portale web interamente dedicato alla produzione enologica delle Terre Alte piemontesi, è on line. Un patrimonio tutto da scoprire, con storie di produttori, piccoli appezzamenti, grande fatica: elementi di quella viticoltura

eroica sinonimo di qualità che dalle Comunità montane si apre all’Italia e all’Europa. Sgravare i piccoli produttori di montagna dalla burocrazia tra le vigne. Garantire un’efficace produzione alle bottiglie che nascono tra i terrazzamenti, in terreni con

Brindisi con produttori ed enologi alla presentazione del sito internet www.vinidimontagna.it

pendenze superiori al 35 per cento, in territori oltre i 500 metri sul livello del mare. Sono questi i due fronti del lavoro dell’Uncem illustrati nel corso della presentazione del sito internet www.vinidimontagna.it, realizzato dall’Uncem Piemonte, con il contributo della Regione. I testi sono di Gianpiero Gerbi, Michele Fino e Alex Ostorero. 130 produttori, 18 Doc, 22 Comunità montane, più di 500 Comuni. Numeri che descrivono il valore quantitativo dei vini di montagna, a cui si unisce un valore qualitativo sempre più importante. “Investiamo da anni in un campo prestigioso e complesso – ha spiegato Lido Riba aprendo l’incontro che si è tenuto mercoledì 20 luglio nella sala Carpano di Eataly, a Torino – In un prodotto di cantina bisogna inserire sempre sapere ed esperienza che si trasforma in qua-


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lità del vino. Se non possiamo essere uguali, possiamo essere migliori. È questa la nostra filosofia, concreta e da realizzare. Una linea di riferimento, una via maestra da seguire, che vogliamo percorrere con i produttori, quelli che ogni giorno salgono a piedi, senza molti mezzi meccanici, tra le vigne delle nostre montagna”. Primo obiettivo dell’Uncem, la promozione. Con il sito internet, con il canale YouTube e la pagina Facebook Vini di Montagna del Piemonte. E per fare incontrare la domanda e l’offerta, richiesta da tutti i produttori, l’Uncem ha lanciato ufficialmente stamani il progetto di valorizzazione delle etichette in tutti i ristoranti e nelle enoteche del Piemonte: con un acquisto di cinquanta bottiglie da uno o più produttori, entro il 2011, l’Uncem offrirà gratuitamente uno spazio pubblicitario sulla rivista PieMonti e la speciale vetrofania con il logo del sito e la scritta “Qui si servono i vini di montagna del Piemonte”. “I vitigni di montagna – spiega Lido Riba – se opportunamente curati con tecniche appropriate, pos-

sono diventare una risorsa importante dell’agricoltura e dell’economia montana, da utilizzare come complemento nell’offerta enogastronomica e turistica della nostra Regione”. Le vigne di montagna ospitano una grande varietà di produzioni esclusive, sia per l’impiego di uve autoctone, come l’Avanà della Val di Susa, sia con forme di coltivazioni particolari e uniche, come i topion di Carema e del Cavanvese. I vini di montagna presentano caratteri di qualità del tutto particolari, per la ricchezza di sfumature, l’equilibrio tra vista e olfatto, il gusto spesso sorprendente perché tutt’altro che omologato. I produttori conservano gelosamente frammenti di terra coltivabile abbarbicati sulla roccia, fecondati dal calore che la pietra conserva quando esposta al sole, ricchi di una storia enoica che non ha nulla a che fare con il calcolo, il mercato, la convenienza. “Il vino può essere il volano di una nuova economia montagna – ha spiegato Vincenzo Gerbi, docente alla Facoltà di Agraria dell’Università di Torino – Questi vitigni possono

incontrare un segmento di mercato particolare dove il consumatore che per la prima volta compra per curiosità, poi si lascia conquistare dalla passione. Oggi il vino di montagna si fa moltiplicando i vitigni autoctoni e infrastrutturando un sistema che dia servizi alla viticoltura di montagna. È certo che nel supporto ai produttori, non si può impostare un protocollo di sostegno uguale a quello di collina. Serve un vero progetto, parola chiave affinché il vino abbia successo. Il vino si sceglie per piacere, nasce da un progetto di design che va costruito con elementi forti”. Enrico Zola ha presentato l’azione svolta del Cervim, il Centro studi, ricerche e valorizzazione per la viticoltura di montagna, del quale è vicepresidente. “In Piemonte ci sono 48mila ettari di superficie viticola – ha spiegato Zola – di questi 900 hanno pendenze superiori al 30 per cento e 300 sono sopra ai 500 metri sul livello del mare. Una viticoltura estrema, che valorizza il paesaggio, recupera la biodiversità, garantisce vantaggi per la collettività, valorizza l’ambiente.

Il sito realizzato dall’Uncem Piemonte è un esempio per far conoscere questa viticoltura, da tutelare e valorizzare”. Michele Fino, da cinque anni al lavoro con l’Uncem per la promozione dei vini di montagna, ha lanciato l’appello alla Regione Piemonte, affinché “si faccia carico di un provvedimento per sgravare i vignaioli di montagna dalla burocrazia. E aggiungo, i veri vignaioli, della vera montagna”. Fino ha fatto riferimento alla possibilità di escludere la montagna dai diritti di reimpianto e ad altre azioni concrete. “C’è una burocrazia inutile – ha proseguito Fino – che va eliminata. Il lavoro culturale avviato dall’Uncem fa sicuramente crescere la pressione su chi ha possibilità di intervento. Togliere la burocrazia permetterebbe ai viticoltori di montagna di pensare maggiormente alle loro produzioni e alle iniziative per promuovere i loro vini, con il sostegno importante dell’Uncem che attraverso il sito internet www. vinidimontagna.it fa uscire dal Piemonte e dall’Italia un settore in forte crescita che conquisterà nuove aree di mercato”.

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www.vinidimontagna.it


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Turismo della terza età in montagna di Laura Sansalone

Attualità

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ulla scia della fortunata iniziativa “Aria di Montagna”, proposta dalla Regione Piemonte per l’anno 2008 e 2009 per incentivare il turismo della terza età nei territori montani regionali, la delegazione piemontese dell’Uncem intende promuovere al massi-

mo questa tipologia di turismo, mettendo a punto pacchetti fatti su misura per le persone al di sopra dei 60 anni. Un progetto sostenuto dall’assessore regionale al Turismo Alberto Cirio. Per il presidente Lido Riba, si tratta di “un asse di intervento che presenta notevoli potenzialità, concentrandosi su un potenziale numero di fruitori di oltre 500.000 unità solo in Piemonte”. Oggi l’anziano rappresenta sicuramente una categoria sociale che, per consistenza demografica e caratteristiche socio-economiche, tende ad essere sempre più incisiva nei destini politici, economici e sociali del nostro paese. Il vecchio stereotipo dell’anziano debole, indifeso e inattivo non ha più senso, come dimostra la crescita esponenziale del turismo over 60, anche rispetto a quello giovanile. Viaggiare, conoscere, scoprire, ma anche rilassarsi, ritemprarsi sono i motivi principali che portano ogni anno milioni di anziani in vacanza. Il progetto del turismo montano dell’Uncem ha ben chiara questa situazione e mostra molteplici valenze e obbiettivi. Non solo permettere agli anziani che vivono in città e in pianura di

trovare sollievo dall’afa e dalla calura del periodo estivo, usufruendo di soggiorni in montagna, ma offre loro preziose occasioni di svago e socialità in un contesto spesso percepito come familiare. Senza dimenticare l’importante occasione di lavoro che viene così offerta alle strutture alberghiere di montagna nei periodi dell’anno solitamente meno frequentati. Le Terre alte sono una risorsa preziosa, che può e deve essere sfruttata al meglio durante tutto l’anno, nel segno di uno sviluppo turistico capace di rispondere alle esigenze di target specifici. “In quest’ottica – spiega Riba – l’Uncem ha individuato alcuni tour operator qualificati, per sviluppare in collaborazione con le Comunità montane aderenti all’iniziativa la creazione di proposte turistiche ad hoc. Pensiamo a soggiorni della durata di una settimana, in pensione completa, con animazione, visite e trasporti inclusi, da trascorrere nel periodo di giugno e luglio 2012”. I pacchetti tengono conto del fatto che la disponibilità di tempo libero e il desiderio di fare scoperte culturali (circa 50%), assieme alla possibilità di conoscere nuove di-


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mensioni umane e sociali (circa 29%) sono le ragioni che stanno alla base delle scelte turistiche degli anziani. Le proposte così formulate verranno raccolte in un catalogo dedicato, che sarà distribuito in modo capillare presso l’Università della terza età, le circoscrizioni, i sindacati pensionati, le asl e i centri per anziani delle principali città piemontesi. Parallelamente, l’iniziativa sarà pubblicizzata attraverso siti internet istituzionalizzati e altri media. Naturalmente è

Albero Cirio, assessore al Turismo della Regione Piemonte

necessario che il mercato si adatti alle esigenze di questo nuovo target e che si adoperi per offrire servizi e soluzioni in grado di fronteggiare

tutte le eventuali situazioni che dovessero presentarsi. Le strutture idonee ad accogliere l’iniziativa si trovano in aree montane tra i 700 e i 1500 metri s.l.m., in un buon contesto paesaggistico e naturalistico. Devono necessariamente essere prive di barriere architettoniche, mentre è richiesta la presenza di un’area esterna o di un giardino, oltre ad ambienti comuni adatti alla socializzazione dei turisti. “Abbiamo chiesto alle Comunità montane un elenco delle

strutture più idonee al turismo per anziani – continua Riba – stabilendo il rispetto di alcuni parametri, come la collocazione geografica, l’assenza di barriere architettoniche, la categoria non inferiore alle due stelle, l’offerta del servizio “pensione completa” ad un prezzo massimo di 300 euro a settimana in camera doppia con bagno e la capacità di ospitare nella stessa località, anche in più di una struttura alberghiera, un minimo di 30 persone”. Al momento, hanno

Viaggi di istruzione in montagna per le scuole elementari e medie

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el corso dell’anno scolastico che si è appena concluso, ben diecimila studenti sono andati in gita in montagna, scegliendo uno dei 102 pacchetti di viaggio proposti dall’Uncem Piemonte nel catalogo “A scuola di montagna”. Un risultato molto importante, che testimonia l’interesse crescente per l’iniziativa e mette a segno un aumento del 10 per cento rispetto al 2010. Non solo, alla sua terza edizione, il progetto ha recentemente vinto il premio “Interage”. Il concorso, promosso da Arco Latino, spazio di cooperazione degli enti locali del Mediterraneo formato dalle province e dalle amministrazioni locali di secondo livello di Spagna, Francia, Italia e Portogallo, aveva come obiettivo la diffusione e la valorizzazione delle relazioni intergenerazionali. “Favorire l’incontro tra le generazioni – afferma il presidente dell’Uncem Piemonte, Lido

Riba – è il grande obiettivo dell’Uncem attraverso il progetto A scuola di montagna. Stiamo lavorando alla quarta edizione del catalogo che sarà ancora più ricca di itinerari, in tutte le vallate alpine e appenniniche piemontesi”. Come sempre, la forza delle nuove proposte turistiche risiederà nei territori montani: luogo naturale dove imparare divertendosi, a costi ridotti e a pochi chilometri dalle sedi scolastiche. Senza dimenticare l’impegno delle 22 Comunità montane piemontesi pronte a organizzare eventi e mettere in evidenza le loro principali attrazioni per conquistare un target turistico specifico e potenzialmente molto importante, e il sostegno della Regione Piemonte, che per l’anno scolastico appena concluso ha garantito un bonus economico a tutte le scuole che si sono recate in gita sulle montagne piemontesi.

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risposto con grande entusiasmo le Comunità Cuneesi, prima fra tutte la Comunità montana Valli Grana e Maira, ma anche le Alpi del mare, la Valle Stura e l’Alto Tanaro Cebano Monregalese, che hanno segnalato diversi alberghi desiderosi di entrare a far parte del progetto. Un forte interesse è venuto anche dalla Comunità montana Valsesia e dal suo presidente Carrara, che dichiara di reputare molto utile l’iniziativa. Lo stesso atteggiamento propositivo si registra per le Valli dell’Ossola e per il Biellese, che ha risposto all’appello

con la Comunità montana Val Sessera, Val di Mosso e Prealpi Biellesi. Una volta terminata l’individuazione degli alberghi più idonei, le Comunità montane daranno un importante contributo ai Tour operator nell’organizzazione di tutto quello che riguarderà le attività di animazione sul territorio: escursioni e visite turistiche, partecipazione a spettacoli ed eventi già programmati sul territorio, fiere e mercati. “Al fine di garantire il successo dell’iniziativa, e per rendere maggiormente concorrenziali i pacchetti turistici, – sottolinea

ancora Riba – è importante che la Comunità montana si impegni a collaborare nell’organizzazione dei trasporti interni, verso gli attrattori oggetto delle escursioni, nonché nell’organizzazione dell’animazione

A settembre la nuova edizione del catalogo

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l catalogo “A Scuola di montagna” ha proposto 102 pacchetti dedicati al turismo scolastico. Sempre vantaggiosi i costi dei pacchetti per un giorno di “viaggio”: da 10 a 30 euro, con molte occasioni di degustare i prodotti enogastronomici tipici dei territori, acquistarli e portarli a casa alle famiglie. La destinazione più scelta dell’anno 2010- 2011 è stata Entracque, nella Comunità montana Alpi del Mare, con il suo percorso “Dall’acqua all’energia”, che ha accolto ben 910 studenti. Tra le mete più gettonate dell’anno vi sono stati poi il Museo del Gusto di Frossasco, con 374 presenze la gita a Vernante su Pinocchio (357), le escursioni nel Parco delle Alpi Marittime e quelle inerenti la preistoria nel Canavese (420). I pacchetti “Liutaio per un giorno” e “Lo spaventapasseri un amico da costruire”, entrambi nella Comunità montana Valli Po, Bronda, Infernotto e Varaita hanno registrato rispettivamente 600 e 461 studenti, mentre il pacchetto “Un viaggio al 100% H2O” nella Comunità montana Alto Tanaro, Cebano, Monregalese ha avuto 430 presenze. Da segnalare, il successo delle gite con le racchette da neve in tutte le località alpine piemontesi e le escursioni al Parco del Gran Paradiso.

e dell’accompagnamento sul territorio”. Gli anziani, intanto, stanno già pianificando le proprie vacanze e non tarderanno a dare il loro importante giudizio sul catalogo, sui luoghi visitati e sull’ospitalità ricevuta.

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Uffici postali: assurdo ridurre le aperture

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sindaci dei territori montani piemontesi, con l’Uncem Piemonte, alzano la voce contro i nuovi tagli dei servizi da parte di Poste Italiane in moltissime vallate. Proprio con l’inizio dell’estate – che porterà nelle Terre Alte decine di migliaia di turisti e dunque aumenteranno i potenziali utenti – risulta ancora più assurdo ridurre gli orari di apertura degli uffici postali nei piccoli paesi. Almeno cento quelli interessati dalle decisioni di Poste, rimbalzate senza alcun preavviso nei Palazzi comunali. Le tipologie più frequenti dei disservizi postali che sono state a oggi riscontrate sono la riduzione dell’orario di ufficio, la riduzione del servizio di distribuzione della posta e, ancor peggio la chiusura degli uffici postali. In seguito anche al black-out informatico verificatosi nei giorni scorsi, che ha bloccato gli uffici postali in tutta Italia, in montagna si sono rilevati ancora di più disagi. “La riduzione dell’orario di ufficio e del servizio di distribuzione della posta, per non parlare della chiusura, comportano spesso un calo incolmabile della qualità del servizio che, rientrando nel cosiddetto “servizio universale”, dovrebbe essere garantito a tutta la cittadinanza – spiega il presidente dell’Uncem Piemonte, Lido Riba – Invece a pagare le conseguenze di tutto ciò sono soprattutto i residenti delle aree montane, considerati dalle aziende come Poste Italiane, di “serie B”, capaci dunque di sopportare ogni taglio di servizi”.


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L’Uncem e i social network Terre Alte del Piemonte protagoniste sul Web2.0. In arrivo anche il nuovo sito www.uncem.piemonte.it

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uperata quota mille “fans” per la pagina Facebook Uncem Piemonte. Continuano a crescere gli utenti del social network che seguono le attività della Delegazione, ciccando su “Mi piace” e commentando le notizie inserite. Molte le foto, i link a siti internet, i video per promuovere il territorio montano piemontese. Su Facebook è nata anche la pagina Re-Turn dedicata al progetto europeo di cui Uncem Piemonte è partner, che partirà nei prossimi mesi. Senza dimenticare i gruppI A scuola di montagna! e Amici della montagna. Anche il nuovo sito internet dell’Uncem www.uncem.piemonte.it, sarà sempre più innovativo; è infatti in corso il restyling, che verrà lanciato a settembre: ancora più ricco di contenuti e possibilità di interazione. Il portale della Delegazione piemontese sarà collegato con Twitter (http://twitter. com/uncempiemonte), su cui sono presenti le notizie della Delegazione alla pagina UncemPiemonte, e con YouTube (www.youtube.com/user/uncempiemonte), il più grande portale video della rete.

Irta e le ricerche sulla montagna

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uali sono i soggetti che studiano le terre alte in Piemonte e che tipo di ricerca fanno? Su quali temi si concentrano? Quali i filoni di studio sulla montagna piemontese più “battuti”? Quali i punti di forza e di debolezza della ricerca sulla montagna in Piemonte? È per rispondere a queste e altre domande simili che Dislivelli (www.dislivelli.eu) ha realizzato il progetto Irta. Attraverso il lavoro di Matteo Puttilli, durato oltre un anno, ha raccolto e sistematizzato la gran mole di materiale prodotto dalle realtà piemontesi dedite allo studio e alla ricerca sulla montagna. Tra queste, anche l’Uncem Piemonte. Oggi, tutto questo materiale, grazie alla collaborazione con l’Ires Piemonte, viene messo disposizione di tutti gli interessati attraverso un sito dedicato: www.irespiemonte.it/irta. Il lungo lavoro di ricerca e sistematizzazione dei materiali, portato avanti con l’appoggio dei principali ricercatori in tema di montagna, vuole essere un solido punto di partenza dell’inventario della ricerca sulle terre alte, al quale chiunque può apportare il suo contributo. Il progetto infatti, e il sito dedicato, sono realtà aperte all’implementazione di materiali, vecchi e nuovi, che gli interessati possono segnalare ai ricercatori.

Le foto più belle dell’Uncem – di convegni, progetti, conferenze stampa, seminari – da oggi sono anche sulla galleria fotografica Flickr. Netlog (http:// it.netlog.com/UncemPiemonte) e Bebo (www.bebo.com/ UncemP) sono gli ultimi due social network su cui è nata la pagina dell’Uncem Piemonte.

Attualità

Frontiere del Web 2.0 – l’insieme di tutte quelle applicazioni online che permettono uno spiccato livello di interazione tra il sito e l’utente – da percorrere e da scoprire, innovative e coinvolgenti, capaci di richiamare l’attenzione del “popolo della rete” sulle politiche di crescita e rilancio delle Terre Alte.

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Tecnologia italiana

per produrre energia dalla

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ante volte andiamo in giro per il mondo a ricercare tecnologie e competenze per risolvere le problematiche che ci poniamo al fine di migliorare la nostra condizione di vita e sono poche le volte che ci accorgiamo che vicino a noi esiste una azienda che si è

Azienda in primo piano

L’impianto a biomasse da 199 Kw elettrici realizzato a Cuneo dalla Romana Maceri Centro Italia.

legna

già posta i nostri interrogativi e li ha risolti. In questo caso è proprio così. La Società Romana Maceri srl di Civitella di Val di Chiana, provincia di Arezzo, già nel 1999 aveva iniziato a pensare come ricavare energia elettrica e termica dalla

legna senza bruciarla. Per capire il perché di questa sua necessità bisogna entrare nella storia dell’azienda. La Romana Maceri Centro Italia è una società a responsabilità limitata costituita nel 1990 con un oggetto sociale riguardante attività connesse ai rifiuti, quali la raccolta, il trasporto, lo smaltimento ed il trattamento inteso come trasformazione dei rifiuti per il loro riutilizzo, la rigenerazione, il recupero e l’innocuizzazione dei medesimi. In una prima fase l’attività si è sviluppata per la raccol-


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ta dei rifiuti e lo stoccaggio provvisorio, cernita, ricondizionamento volumetrico, disidratazione, miscelazione dei rifiuti con relativa riclassificazione degli stessi, e successivamente, alla luce delle evoluzioni del settore di riferimento, la compagine sociale ha sviluppato forti interessi nell’impiego del materiale raccolto per il riutilizzo dello stesso mediante impianti tecnologicamente innovativi (con brevetti di proprietà) finalizzati al recupero, anche energetico, di materiali di scarto e rifiuti provenienti da attività industriali, commerciali, agricole e dei servizi pubblici e privati. Nel 1999 viene realizzato il primo prototipo per la gassificazione della legna, i primi risultati si ottengono nel 2001 con un reattore in grado di produrre del syngas con un potere calorifico sufficiente a far funzionare un generatore endotermico da 70 kW elettrici con una resa di 1,5 kg di legna secca per 1 kWe. La ricerca viene sospesa in quanto la valorizzazione dell’energia elettrica non incentivata non permetteva un ritorno dell’investimento. Nel 2001 la Romana Maceri C.I. decide di intraprendere il percorso di generare energia elettrica e termica dallo smaltimento degli oli esausti di friggitoria alimentare ed arriva a mettere in servizio e ad allacciare alla rete Enel nel 2003 il primo generatore in Italia funzionante a oli di friggitoria. Questo impianto produce 1,25 MW/h di energia elettrica usufruendo degli incentivi CIP 6 ar-

I rappresentanti della Romana Maceri Centro Italia Romano Fontana e Claudio Vit con il presidente dell’Uncem Lido Riba.

rivando a funzionare per diversi anni oltre le 8.500 ore all’anno. Alla scadenza del CIP 6, nel 2010 è stato acquisito un nuovo generatore da 999 kWe e messo in funzione sempre ad oli vegetali usufruendo della tariffa omnicomprensiva. Durante lo svolgimento di questo progetto sono stati affrontati e risolti tutti i problemi legati al trattamento dell’olio carburante, del rumore ed delle emissioni inquinanti. Nel contempo il management della società e i tecnici della Romana Maceri avevano già iniziato da tempo la ricerca e la sperimentazione di un prototipo per smaltire gli pneumatici a fine vita tal-quali senza consumare energia elettrica nella frantumazione. Mettendo insieme le esperienze acquisiti nella gassificazione e nella gestione del generatore ad oli alimentari viene realizzato il primo reattore prototipo da 500 kg di pneumatici, poi il secondo da 1500 kg e infine il terzo da 3000 kg a ciclo, impianto totalmente industrializzato. Molte sono le innovazioni di questo processo a partire dal

fatto che il pneumatico a fine vita viene inserito nel reattore intero, senza dover effettuare la triturazione, tutto il processo avviene a bassa temperatura (inferiore a 200 °C) non generando diossine ma bensì un vapore che viene condensato in olio e gas i quali, opportunamente trattati vanno in un cogeneratore per produrre energia sia elettrica che termica. Nel 2006 è stato realizzato un impianto industriale presso il centro di smaltimento rifiuti di Arma di Taggia con 6 reattori in grado di smaltire da 18 a 24 ton. di pneumatici a fine vita al giorno. Nel 2007 la Romana Maceri C.I. srl acquisisce l’ordine per la gestione delle caldaie della società Del Tongo nota produttrice di cucine componibili. Anche per questa nuova commessa le esperienze maturate precedentemente nella gestione della combustione e nel trattamento della biomassa legnosa, porta nel 2010 la Romana Maceri Centro Italia alla realizzazione di una caldaia il cui progetto è stato realizzato interamente da

Romana Maceri C.I. srl per una potenza di 6 MWt Nel 2008 la Romana Maceri C.I. ha deciso di riprendere il progetto della gassificazione della legna sfruttando le esperienze maturate nel frattempo.Viene costruito un nuovo gassificatore da 200 Kwe con l’obbiettivo di ridurre la produzione dei catrami nel gas, dannosi per il generatore, e per migliorare il rendimento dell’impianto. Con l’evoluzione e le migliorie apportate al sistema si è arrivati alla situazione attuale dove il gas praticamente non contiene catrami e il rendimento medio complessivo è inferiore a 1 kg di legna secca per 1 kW elettrico. Una cosa importante da dire è che questi progetti sono sempre stati realizzati in autofinanziamento e per utilizzo proprio ed è per questo che nella costruzione degli impianti viene usato prevalentemente acciai speciali, motori tutti uguali per facilitare la ricambistica, motori sotto inverter per diminuire gli autoconsumi ed altri accorgimenti di cui il cliente si renderà conto solo durante l’utilizzo. Nell’autunno del 2009 la Romana Maceri Centro Italia inizia una collaborazione per la fornitura di motori con la società Birdys srl la quale, presa visione delle tecnologie della Romana Maceri C.I., si convince che tale tecnologia possa riscontrare un grosso interesse nel mercato e quindi inizia la commercializzazione dei suddetti impianti L’impegno della Ro-


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mana Maceri Centro Italia ha portato ad ottenere importanti riconoscimenti per il suo operato dalla Regione Toscana con il “Premio Toscana Ecoefficiente” 2005 per la realizzazione di un “Sistema ecologico per il recupero e la valorizzazione energetica dei pneumatici fuori uso”, e il riconoscimento da parte della Regione Toscana del “Premio Toscana Ecoefficiente 2008” per la realizzazione di “Generatore di gas per gruppi elettrogeni per l’utilizzo della biomassa vegetale come risorsa energetica.” Tutta l’attività di Romana Maceri C.I. srl è supporta-

ta da autorizzazioni rilasciate dalla Provincia di Arezzo o dalle varie Province e Regioni dove le iniziative sono promosse e cosa più qualificante è la proprietà del Brevetto della tecnologia che va ad installare. L’operato e gli sforzi di ricerca della Romana Maceri Centro Italia s.r.l. sono andati ben oltre e sempre rivolti alla diffusione di modelli e meccanismi di sostegno ad uno sviluppo equilibrato e sostenibile del territorio, basato sull’accesso a forme di energia pulita, sicura, rinnovabile, economicamente competitiva con le forme di energia tradizionale derivan-

Il reattore dell’impianto. In alto, il sistema di caricamento della biomassa legnosa.

ti dall’uso dei combustibili fossili. Le tecnologie sviluppate nel corso degli anni sono visionabili all’interno della nostra struttura operativa: – Depolimerizzatore (valorizzazione energetica dei pneumatici); – Motori Endotermici per una potenza totale di 3.100 kWe (utilizzo biomassa liquida); – Impianto di gassificazione alimentato a biomasse vegetali accoppiato a un gruppo di cogenerazione a combustibile multiplo della potenza di 400 kWe; – Caldaia per produzione di Energia Termica 6 MWt (da Biomassa legnosa); – Impianto Fotovoltaico (40 KWp); – Biocella che utilizza la parte termica del motore endotermico; – Sistema di depurazione Idroponico.

Cogenerazione con motori endotermici Produrre in maniera combinata Energia Elettrica ed Energia Termica comporta una serie di vantaggi che si traducono in benefici tec-

nico-economici molto interessanti. Un impianto convenzionale di produzione di energia elettrica ha una efficienza globale di circa il 40%, mentre il restante 60% viene disperso sotto forma di calore; con un impianto di cogenerazione, invece, il calore prodotto dalla combustione non viene disperso, ma recuperato per altri usi. In questo modo la cogenerazione raggiunge una efficienza prossima al 90% e questo permette di: diminuire i costi; risparmiare energia primaria; diminuire le emissioni di CO2; salvaguardare l’ambiente. In una centrale di cogenerazione i gas di scarico del motore per la produzione di energia elettrica hanno livelli termici elevati e di conseguenza possono essere utilizzati per trasferire calore ad olio, acqua o aria (utilizzi in processi industriali, teleriscaldamento, ecc.), direttamente (fumi utilizzati per l’essiccamento), oppure per produrre una ulteriore quota di energia elettrica (ciclo combinato). Non ci sono dubbi sui vantaggi, in termini di rendimento energetico, che la cogenerazio-


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ne ha rispetto alla produzione separata di energia elettrica e termica. Proprio perché questi vantaggi sono originati da una produzione combinata, è necessario che l’energia termica disponibile possa essere utilizzata nel ciclo produttivo dello stabilimento in cui essa si colloca. Ciò comporta la localizzazione degli impianti di cogenerazione in prossimità delle aree produttive; questo consente inoltre di evitare costi di trasporto, perdite ed accise. Seguendo la filosofia di rispetto dell’ambiente che ci ha spinto nello sviluppo di nuove tecnologie, abbiamo messo a punto impianti di cogenerazione con gruppi elettrogeni a syngas alimentati a fonti rinnovabili. Un

Tabella 1. Composizione Chimica Elementare di alcuni tipi di biomassa legnosa

Gruppo di Cogenerazione a syngas è un sistema di cogenerazione che ha la capacità di utilizzare il syngas prodotto dall’impianto di gassificazione della biomassa legnosa. Nello scenario delle fonti rinnovabili abbiamo sviluppato un impianto di cogenerazione modulare con potenzialità che vanno dai

200 kW a 1000 kW e con una produzione di energia elettrica tra gli 1.500 MWh/ anno e gli 7.500 MWh/anno; per valutare l’entità di tale produzione elettrica, si osservi che ogni famiglia consuma mediamente in Italia circa 3,5 MWh/anno; ne consegue che la produzione elettrica dell’impianto potrà coprire il fabbisogno di cir-

ca 2.000 famiglie come soglia massima. La modularità dell’impianto è caratterizzata, oltre dal range di potenze istallate che permette di coprire, anche dalla versatilità nel poter accettare la biomassa in ingresso a vari livelli di prettrattamento, a partire dalla sua forma tal quale, e sottoporla alle restanti lavorazioni


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necessarie per il suo utilizzo al fine di produrre energia elettrica e termica. Motore Endotermico I motori idonei all’utilizzo nei nostri impianti possono essere di tipo leggero (High Speed) o di tipo pesante (Low Speed), ad accensione spontanea o a scoppio. I motori leggeri si caratterizzano per un minor costo d’acquisto, ma hanno un maggior costo di manutenzione e di consumo specifico, i motori pesanti, a fronte di un maggior costo unitario, sono meno sensibili alle impurità del gas ed hanno costi di manutenzione ridotti e buone performance di durata.

Impianto di gassificazione Quando si parla di biomassa si intende qualunque tipo di sostanza organica derivata direttamente o indirettamente dall’attività fotosintetica delle piante. Già questa definizione racchiude al suo interno la prima grossa distinzione che si è soliti fare

Consumo di Cippato (20% umidità) Impianto GSFR 200 kW

1,1 kg/kWe(lordi)

Consumo Orario Complessivo di Cippato

220 kg/h

Consumo Annuo Complessivo di Cippato

1.650 t/anno

Produzione Acqua di Condensazione (Cippato al 5% di contenuto di umidità)

70-80 mc/anno

Produzione Acqua di Condensazione (Cippato al 20% di contenuto di umidità) 120-130 mc/anno Produzione di Carbone

90 t/anno

Produzione di Segatura da manutenzione filtri

3 t/anno

in seno alle biomasse, quella tra: biomassa vegetale,che insieme all’ossigeno costituisce il prodotto della fotosintesi clorofilliana delle piante e pertanto rappresenta la biomassa che deriva direttamente da questo tipo di attività; biomassa animale, che invece rappresenta quella quota di biomassa che, attraverso le catene alimentari degli animali, passa dal mondo vegetale al mondo animale, costituendo pertanto la biomassa derivata indirettamente dalla fotosintesi clorofilliana. L’origine della biomassa, dunque, sia essa animale o vegetale, è in stretta correlazione con il più generale ciclo del Carbonio, o meglio con il ciclo biologico

del Carbonio, che costituisce uno degli elementi base per il metabolismo e la anabolismo di tutti gli organismi viventi. Tale elemento entra nel ciclo sottoforma di anidride carbonica (CO2) e, grazie alle piante ed alla loro attività fotosintetica, viene fissato in composti più complessi di natura organica che fungono da materiale di base per la loro crescita e sostentamento. Il ciclo del Carbonio è un ciclo chiuso, nel senso che tutta la CO2 atmosferica fissata attraverso le reazioni di fotosintesi viene interamente recuperata alla chiusura del ciclo, con la decomposizione di tutto il materiale organico prodotto.

La visita dei Presidenti delle Comunità Montane all’azienda Agrindustria di Cuneo dove è in funzione un impianto realizzato dalla Romana Maceri Centro Italia. In alto, il motore.

Classificazione delle biomasse La biomassa utilizzata a fini energetici consiste in tutti quei materiali organici che possono essere utilizzati come combustibili ovvero trasformati in altre sostanze, solide, liquide, gassose, di più facile utilizzo negli impianti di conversione. Sinteticamente rientrano in questa categoria: prodotti delle utilizzazioni forestali (legna da ardere, assortimenti di scarso valore); residui delle utilizzazioni forestali (scarti di legname, foglie, ramaglie, residui della pulizia del sottobosco); residui e sottoprodotti dell’agricoltura: paglia; sarmenti di vite; potature di piante da frutto; stocchi e tucoli di mais; pulla; lolla; residui di trebbiatura; vinacce esauste, farine di vinaccioli residui di frutta e simili; sanse esauste e prodotti affini; coltivazione erbacee destinate alla produzione di biocombustibili (colture energetiche); coltivazioni arboree a ciclo breve per la produzione di biomassa combustibile; scarti dell’industria agroalimentare; scarti dell’industria del legno; residui di lavorazione del mobile; residui delle cartiere: lignina (50%); residui


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tessili di filatura e tessitura; deiezioni e residui animali. Vantaggi della cogenerazione da biomasse L’ampio spazio riservato alla cogenerazione da biomasse, sia al livello normativo che bibliografico, testimonia il grande interesse nei confronti di questa tecnologia, in virtù di numerosi vantaggi che è possibile conseguire con la sua implementazione. Essi possono essere divisi in: vantaggi propri di tutte le fonti rinnovabili: sostenibilità ambientale; sicurezza nell’approvvigionamento; minore dipendenza dall’estero; diversificazione delle fonti energetiche; vantaggi propri delle biomasse: bilancio zero di emissioni di anidride carbonica; ampia disponibilità sul territorio; possibilità di sfruttamento di residui difficili e onerosi da smaltire; vantaggi propri della cogenerazione: possibilità di combinare produzione di energia elettrica e calore.

Biomassa Vegetale Legnosa Caratteristiche Chimiche Dal punto di vista energetico, le biomasse possono essere considerate come energia radiante, trasformata dalle piante in energia chimica e stoccata sotto forma di molecole complesse (polimeri) ad alto contenuto energetico, grazie al processo di fotosintesi. I principali polimeri delle biomasse forestali sono la cellulosa,

l’emicellulosa e la lignina. Riguardo alla sua composizione elementare (Tabella 1), il legno – anche se vi sono variazioni tra i diversi tipi – è composto quasi interamente da tre elementi: carbonio (49-51%), ossigeno (41-45%), idrogeno (5-7%). A differenza di altri combustibili (quali, ad esempio, il carbone), esso contiene relativamente basse quantità d’azoto, tracce di zolfo ed altri elementi minerali che vanno a costituire le ceneri (0,5-1,5%). Caratteristiche Fisiche Le caratteristiche fisiche del legno che svolgono una certa influenza sui processi di conversione energetica sono l’umidità e il peso specifico. L’umidità assume una significativa importanza perché, oltre ad agire sui meccanismi di combustione, ha un’influenza sulle caratteristiche chimiche del legno e sul suo peso specifico. La quantità d’acqua nel legno è estremamente variabile: al momento del taglio può assumere valori diversi in funzione della specie, dell’età, della diversa parte della pianta, della stagione. La densità rappresenta il più comune indicatore di qualità del combustibile legnoso. Infatti, il potere calorifico del legno è direttamente proporzione ad essa. La densità

è la massa per unità di volume e si misura in kg/m3. Il peso specifico si definisce, invece, come il rapporto tra la densità basale del legno e la densità dell’acqua a 4°C. Di conseguenza esso è indipendente dal sistema di misura. La densità basale del legno varia da 0,3 a 0,7 kg/m3 in funzione delle condizioni stazionali, della specie, dell’età, della parte della pianta, della forma di governo boschivo e gestione e di altri fattori ancora.

Reazione di Gassificazione Il reattore di Gassificazione è in grado di prendere in carico biomassa vegetale legnosa vergine, di pezzatura variabile dai 2 cm ai 7 cm, con umidità minore o uguale al 20%. “Gassificazione” è un termine che indica un processo termochimico attraverso il quale il combustibile sopra descritto viene convertito in un gas di sintesi (syngas) attraverso una parziale ossidazione con aria. Il processo nel complesso è formato concettualmente da tre fasi: una prima fortemente esotermica di combustione, una seconda di pirolisi ed infine la conversione del carbonio in gas (CO, H2, CH4; gassificazione propriamente detta). Con il termine Pirolisi si in-

tende la decomposizione per via termica di un combustibile in assenza di apporto di ossigeno (tranne quello eventualmente già presente nel combustibile), con la finalità di produrre tre composti principali: CHAR, un agglomerato di natura complessa, costituito principalmente da carbonio, ceneri, composti sulfurei e idrocarburi volatili, e partecipa al processo di gassificazione; TAR, Composti carboniosi condensabili, che partecipa al processo di gassificazione solo in determinate condizioni termodinamiche; GAS.

Impianto di Gassificazione L’impianto di gassificazione ha una modularità tale che consente il recepimento di qualunque tipo di biomassa legnosa vergine, con qualunque contenuto di umidità, e con qualunque grado di lavorazione meccanica subita (quindi dalla ramaglia di bosco, alla potatura tal quale, a legna già cippata con pezzatura variabile dai 2 ai 7 cm circa). Nella configurazione completa la sezione di recepimento/carico della biomassa è costituito da: – TRAMOGGIA DI CARICO: in grado di recepire biomassa legnosa già cippata; – ELEVATORE A TRASPORTO PNEUMATICO: per il carico della biomassa all’interno del silos di stoccaggio/essiccazione e costruito in lamiera zincata – SILOS DI STOC-


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CAGGIO/ESSICCAZIONE: l’essiccatore può essere alimentato con aria calda a circa 170 °C proveniente dal recupero calore fatto sui fumi di scarico del motore, mediante installazione di uno scambiatore a fascio tubiero fumi/aria, oppure direttamente con i fumi di scarico del motore, e permette l’essiccazione di biomassa con contenuto inferiore al 10%. L’essiccatore è stato sovradimensionato rispetto all’esigenza oraria di alimentazione del gassificatore al fine di utilizzare tutta l’energia termica recuperata dal motore per l’essiccazione di biomassa eventualmente destinata ad altri usi (vendita, produzione di pellet...) L’essiccatore è dotato di un ventilatore di estrazione aria/condensa. Costruito in pannelli sandwich modulari, in lamiera preverniciata 6/10, con spessore materiale isolante (poliuretano) da 50 mm; il fondo sarà realizzato in lamiera nera da 50/10 verniciato. – COCLEA DI ESTRAZIONE: per il trasporto della biomassa essiccata e alimentazione dell’elevatore a trasporto pneumatico per il carico del reattore di gassificazione, completa di griglia per la separazione delle frazioni fini. – ELEVATORE A TRASPORTO PNEUMATICO: per l’alimentazione del caricatore in testa al gassificatore e costruito in lamiera zincata; – DOSATORE: per un prestoccaggio della biomassa

prima dell’alimentazione del reattore di gassificazione. Costruito in lamiera nera di grosso spessore verniciato con antiruggine e smalto, – SISTEMA DI VENTILAZIONE: per l’alimentazione del sistema di trasporto pneumatico della legna cippata costituito da due ventilatori. Il circuito di trasporto pneumatico della biomassa cippata è di tipo chiuso con tubazione di mandata e ritorno del flusso di aria utilizzato. – REATTORE DI GASSIFICAZIONE: di tipo downdraft con carica della biomassa nella parte superiore e aspirazione aria dalla parte inferiore. Il reattore è dotato di sistema di raffreddamento ad aria con recupero della stessa aria calda per l’alimentazione del gassificatore. Inoltre il reattore è dotato di celle di carico per il monitoraggio in continuo della quantità di biomassa utilizzata. Il reattore è realizzato in acciaio, rivestito internamente con materiale refrattario resistente alle elevate temperature raggiunte in fase di gassificazione e pari a circa 1300 °C. – COLONNA DI LAVAGGIO/CONDENSATORE: per il lavaggio in controcorrente ad acqua del syngas e successivo ulteriore raffreddamento del syngas stesso; – DEMISTER: per la separazione delle particelle d’acqua eventualmente trasportate in sospensione nella corrente di syngas; – DOPPIO FILTRO A SEGATURA: realizzato in ac-

ciaio, per ulteriore fase di filtrazione del gas. – CICLONE: realizzato in acciaio, per la rimozione di eventuale materiale particellare trascinato dopo l’attraversamento del precedente filtro. – VENTOLA DI ASPIRAZIONE: della potenzialità di 500 mc/h, con range di funzionamento compreso tra -100 mbar e +50 mbar. Il funzionamento è sotto inverter per tenere in condizioni di depressione l’impianto. – MOTORE ENDOTERMICO: di potenza elettrica 200 kWe e di potenza termica dei circa 400 kWth. Autoconsumi Gli autoconsumi, cioè l’energia elettrica utilizzata dall’impianto per il suo funzionamento in rapporto a quella prodotta, si attestano in un range compreso tra l’8% e il 10% per un impianto da 200 kWe per modularità superiori si riduce al 4–5%. Limiti Emissivi L’impianto in oggetto con cogeneratore in grado di produrre energia elettrica in ragione di una potenza di 200 kWe non necessità di autorizzazione alle emissioni, come dal comma 14, art.269, PARTE V del D. Lgs. 3 Aprile 2006, n.152.

Logica di Funzionamento di impianto IMPIANTO DI GASSIFICAZIONE (200 kWe) Di seguito è descritta la logica di funzionamento di un impianto di gassificazione da 200 kWe con immissione dei fumi di scarico del motore direttamente all’interno dell’essiccatore: 1. I gas di scarico del motore entrano costantemente all’interno dell’essiccatore tramite il ventilatore M5, al fine di garantire l’essiccamento della legna all’interno dell’essiccatore stesso; 2. La condensa formatasi all’interno dell’essiccatore durante la fase di essiccazione della legna viene estratta dal ventilatore M7. Questo è l’unico punto emissivo di processo dell’impianto in oggetto. non è necessario un sistema di abbattimento delle polveri; 3. All’interno dell’essiccatore si hanno livelli di massimo e minimo che comandano il funzionamento del trasporto pneumatico della legna dalla tramoggia di carico all’essiccatore stesso (M6) e la relativa valvola stellare (VS1); 4. Il reattore di gassificazione è posizionato su celle di carico. Attraverso la variazione di peso vengono impostati i livelli di massimo e minimo della legna all’in-


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terno del reattore. I segnali azionano la coclea C1 per l’estrazione della legna dall’essiccatore, la coclea C2 per il trasferimento della legna nella valvola stellare VS1, la valvola stellare VS2 e il ventilatore M6, al fine di garantire il caricamento pneumatico della legna all’interno del dosatore di carico (D1) e quindi all’interno del reattore di gassificazione. La presenza del dosatore è necessaria al fine di garantire la perfetta tenuta all’interno del reattore di gassificazione stesso; 5. All’interno del reattore avviene la reazione di gassificazione con produzione di gas e carbone. L’unico organo in movimento all’interno del reattore è la griglia G1; 6. Nella parte inferiore del reattore si ha l’estrazione del carbone attraverso le coclee C3, il cui funzionamento è preimpostato all’interno del PLC. Lo scarico carbone all’interno dell’accumulo è comandato dal sensore di livello massimo presente all’interno del mini silos di stoccaggio del carbone ed avviene attraverso la coclea C4. 7. Il gas in uscita dalla parte superiore del reattore di gassificazione attraversa il depolveratore per l’asportazione delle particelle carboniose più fini che vengono scaricate e raccolte attraverso le coclee C5; 8. Il gas subisce un processo di lavaggio con acqua iniettata in controcorrente al flusso di gas. Questo processo permette l’asportazione di eventuale materiale particel-

lare che il gas si trascina dal processo di gassificazione. Il sistema di lavaggio è dotato di valvole pneumatiche, alimentate dal compressore K1, per l’iniezione di acqua nella corrente di gas, e di circolatore P4 per la movimentazione dell’acqua di lavaggio. 9. L’acqua di lavaggio si accumula nella parte inferiore del sistema. L’acqua di lavaggio subisce i seguenti processi: Filtrazione: la pompa e il circolatore P5 permettono il passaggio dell’acqua attraverso apposite calze “filtranti”; Raffreddamento: tramite gli aerodispersori M8 e il circuito di raffreddamento con movimentazione dell’acqua di raffreddamento da parte della pompa P6; 10. Il gas attraversa il demister e il filtro a segatura; 11. Tutto il processo di gassificazione avviene in depressione, garantita dal ventilatore

M9 posto in coda all’impianto. Il ventilatore di processo tiene in depressione la sezione di gassificazione e genera una leggera pressione positiva in modo da alimentazione il motore endotermico.

Servizi offerti dall’azienda Al fine di soddisfare al meglio le esigenze dei propri clienti, la Romana Maceri Centro Italia offre i seguenti servizi: Analisi Energetica, punto di partenza essenziale per avere un Audit Energetico dell’azienda in esame e quindi proporre soluzioni tecniche su misura; Progettazione e Istallazione delle soluzioni tecniche individuate; Prove Sperimentali sugli impianti presso la nostra sede al fine di validare le soluzioni tecniche individuate, con produzione, su richiesta di relazioni tecniche

riguardanti: Monitoraggio in continuo di composizione, portata e temperatura del syngas prodotto dall’impianto di gassificazione; Analisi Energetica dell’impianto di cogenerazione policombustibile nelle varie configurazioni richieste dal cliente; Analisi delle prestazioni del motore endotermico, anche con motori terzi, in termini di consumo specifico in configurazione normale con vari tipi di combustibile e in configurazione dual fuel. L’obiettivo della Romana Maceri Centro Italia è quello di soddisfare al meglio le esigenze del cliente, che sono necessariamente dipendenti dalla tipologia di azienda e di processo produttivo. Per questo motivo, ai fini dei servizi sopra elencati, verranno valutati preventivi di intervento al momento.

BIRDYS SRL Claudio Vit Via Bisalta 14 12100 Cuneo Tel. 0171 290082 cell. 346 4249397 e-mail: claudio.vit@birdys.eu

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La produzione dei rifiuti in Valle Susa N Notizie dalle aziende

ei Comuni della Valle di Susa (da Caselette – Avigliana fino a Sestriere) nei primi 6 mesi del 2011 si sono raccolte le seguenti quantità di rifiuti: - Rifiuto indifferenziato: 12.561 tonn di cui 7.771 tonn in bassa valle e 4.789 tonn in alta valle - Raccolta differenziata: 10.839 tonn di cui 8.667 tonn in bassa valle e 2.172 tonn in alta valle La percentuale di raccolta differenziata raggiunta è stata pari al 45,70% complessivamente, di cui quasi il 52% in bassa valle ed il 30% in alta valle. Di rilevante importanza è il fatto che alcuni nostri Comuni sono premiati a Roma da Legambiente all’interno dell’iniziativa “Comuni Ricicloni 2011”; i Comuni sono Almese, Caselette, Mompantero e Sant’Am-

brogio di Torino. Nei primi 6 mesi del 2011, proprio in quest’ultimo comune, si sono installate le isole interrate di raccolta rifiuti, caratterizzate da contenitori interrati di volumetria pari a 5 mc (3 mc per il vetro) che permettono di migliorare sia il decoro urbano che la gestione della raccolta rifiuti in zone critiche (centro storico) per carenza di spazi in cui tenere le at-

trezzature ed alta concentrazione di utenze. In seguito alla partecipazione ad un bando regionale ed all’ammissibilità a finanziamento, nel secondo semestre 2011 anche nei comuni di Bussoleno, Condove, St Antonino, Susa si installeranno le medesime attrezzature.

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Al servizio dei boscaioli L

a Andreas Stihl Spa è la filiale italiana del noto marchio tedesco che, dal 1926, opera con successo nel settore della progettazione e realizzazione di attrezzature per la cura del verde. Da oltre 85 anni la Stihl persegue lo stesso obiettivo: facilitare il lavoro dell’uomo che lavora per prendersi cura della natura. Soltanto le tecnologie che hanno dimostrato la loro concreta utilità nell’impiego pratico, nel rispetto della salute e dell’ambiente, vengono adottate e introdotte col marchio Stihl. Non a caso Stihl è dal 1971 la marca di motoseghe più venduta al mondo. Nel corso degli anni la gamma dei prodotti è stata notevolmente ampliata arrivando ad includere anche i prodotti del marchio Viking, acquisito al 100 per cento Il gruppo Stihl sviluppa, produce e distribuisce attrezzature a motore per la gestione forestale e per la cura di paesaggi e giardini. A oggi i prodotti Stihl e Viking vengono distribuiti in più di 160 Paesi da una rete di 35mila rivenditori specializzati.

In tutti i processi di lavorazione del gruppo vengono messi al centro il ridotto impatto ambientale e la tutela della salute dei dipendenti e degli utilizzatori. Il gruppo è attivamente coinvolto anche in numerosi progetti a favore dell’ambientale, in Italia Stihl è Corporate Golden Donor e sponsor tecnico delle celebrazioni del verde del Fondo Ambiente Italiano. Tra le novità 2011 più interessanti in tema di motoseghe possiamo citare: Il freno catena QuickStop Super a beneficio della sicurezza dell’operatore. Consente di attivare rapidamente il freno catena

semplicemente rilasciando l’impugnatura posteriore. La catena si blocca in meno di un secondo. Nel trasporto della motosega questo freno catena è sempre inserito automaticamente, rendendo quindi superfluo l’inserimento manuale del freno catena anteriore. Il nuovo sistema M-Tronic regola in modo preciso ed elettronico il punto di accensione e la quantità di carburante in ogni condizione di funzionamento considerando fattori esterni come: temperatura, altitudine e qualità del carburante. Il sistema M-Tronic regola in continuazione la quantità di carburante durante l’uso e la adatta

elettronicamente. Perciò regolazioni manuali del carburatore, mediante le apposite viti, non sono più necessarie. Neppure in caso di variazione delle condizioni esterne, come sbalzi di temperatura, altitudini differenti e cambiamenti della qualità del carburante. Il sistema M-Tronic memorizza le regolazioni dell’ultimo utilizzo in un chip elettronico e le richiama quando si riavvia la motosega. Perciò ad ogni nuovo avviamento con le stesse condizioni si può subito disporre delle piene prestazioni del motore, senza alcuna necessità di cambi di regolazione o di adattamenti.

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Agrindustria

la natura è servita

Una PMI dinamica, sempre in evoluzione, con forte capacità di adattamento ai cambiamenti del mercato

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a volontà di innovare e di garantire un futuro duraturo all’azienda ha portato a puntare sui giovani, che affiancati a persone con esperienza decennale apprendono il knowhow aziendale e lo rinnovano. Per l’azienda Ricerca & Sviluppo risultano essere la linfa vitale che porta a continue sperimentazioni e collaborazioni, con esperti di settori differenti (agronomi,...), con enti di ricerca (ad esempio la Fondazione ISI) e con università (Politecnico di Torino – Facoltà di Architettura 1, Università degli Studi di Genova – Facoltà di Ingegneria, Università degli Studi di Torino -Facoltà di Economia e Facoltà di Farmacia). Agrindustria nasce 26 anni fa con lo scopo di valorizzare, trovare le applicazioni ai prodotti vegetali secondari del territorio, preparare ingredienti e materie prime per le industrie che, sempre di più, esigono prodotti su specifica Agrindustria snc nasce nel 1985 con lo scopo di valorizzare i sottoprodotti dell’agricoltura. Individuate le biomasse si mettono a punto prodotti su richiesta delle singole aziende, tramite svariati processi produttivi (macinazione, micronizzazione, setacciatura, to-

Giuseppe Tecco, fondatore e amministratore dell’Azienda

statura, disidratazione, essicazione). In ventisei anni di esperienza, Agrindustria valorizza molteplici prodotti vegetali (tutoli di mais, gusci di nocciola, legumi, erbe aromatiche, bucce di vario tipo, argilla) per destinarli in campi d’applicazione il più svariati e il più specializzati possibile: alimentari zootecnici; prodotti alimentari per uso umano; semilavorati per la farmaceutica; prodotti per le industrie chimiche (bioplastiche, biocariche); substrati per terreni di coltura; prodotti per le industrie meccaniche (trattamenti per le superfici). Osservando i prodotti è possibile comprendere qual è stato lo sviluppo, la crescita e l’evoluzione, quali le strategie dell’azienda,

quale la sua attenzione verso la Natura. Agrindustria cresce fino ad arrivare a 19 dipendenti; esternalizza lavoro per circa 10-15 lavoratori (trasporti, montaggi, officine esterne) Attualmente Agrindustria occupa una superficie coperta di circa 7.000 metri quadrati con piazzali di servizio di circa 20.000 metri quadrati. L’apertura dell’azienda a chiunque voglia approfondire la conoscenza di Agrindustria rispecchia la volontà di essere trasparenti e di operare nel pieno rispetto dell’uomo e della natura. Oltre a preparare una serie di prodotti di nicchia per i settori più disparati, basi per cosmesi, abrasivi vegetali per la sabbiatura soffice, granuli per la vibro finitura delle superfici dei metalli, cariche vegetali per il settore plastiche e biopolimeri, pellet idroassorbenti per il settore verde pubblico e privato, Agrindustria Cuneo si è attivata 4 anni fa per installare un moderno impianto di produzione di pellet da segatura di abete e resinose per le stufette e le centrali termiche. Con tale innovazione si è creato un circolo virtuoso sul territorio evitando importazioni.

Natura e qualità è quindi un binomio fondamentale per quest’azienda, che opera nel rispetto del mondo vegetale, prendendolo come modello. Senza modificare i cicli naturali ed i loro risultati: dal seme al frutto, dal germoglio alla buccia secca; Agrindustria guarda la natura e da essa impara, per creare prodotti tanto semplici quanto pratici, utili e positivi in applicazioni alimentari, industriali, artigianali e domestiche. Agrindustria fornisce prodotti particolari di origine vegetale ed una serie di servizi: farine alimentari precotte, abrasivi vegetali soffici, basi per cosmesi, supporti per l’industria farmaceutica e chimica, materiali e cariche vegetali per molteplici utilizzi. Oltre alla vasta gamma di prodotti vengono forniti anche servizi come la macinazione, la micronizzazione, la tostatura e la cottura. L’azienda punta in particolare su prodotti di nicchia, con la cura e la serietà di una realtà artigianale. La passione per il mondo naturale, e in particolare quello vegetale, è lo stimolo per la ricerca e lo studio di nuove applicazioni. Tra i nuovi impianti che hanno permesso di rendere più efficienti i flussi di materia e di energia di Agrindustria c’è una linea per


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la produzione di pellet, un carburante vegetale autoctono di alta qualità per le stufe domestiche e centrali termiche, e una linea per la produzione di biocariche per il wood plastic composite, un compound ecocompatibile formato da plastica e cariche vegetali per aumentare le prestazioni meccaniche e migliorare quelle ambientali. Il rispetto per la natura, ha portato l’azienda a migliorarsi sempre più, fino alla tensione verso l’obiettivo più difficile: lo scarto zero. Ultimo investimento: un impianto a biomasse piccolo (199 kwe) diventato un esempio in Piemonte e in Italia per la valorizzazione della filiera legnoenergia La dimensione del gassificatore è di 200 chilowatt elettrici e più del doppio di termico, per un funzionamento medio di 7500 ore all’anno. L’impianto di gassificazione di biomassa adotta una tecnologia di combustione della biomassa basata sulla gassificazione del combustibile mediante l’utilizzo di un reattore di gassificazione ed è costituito dai seguenti componenti: alimentatore per il trasferimento del materiale dal macinatore all’essicatoio; essicatoio da 50mc con estrattore; elevatore per il trasferimento dall’essicatoio al “polmone di riserva” per il gassificatore; reattore di gassificazione che consuma 1 kg/kWe di biomassa (cippato) avente pezzature 2-15 cm e umidità inferiore o uguale al 7%; sistema a coclea di estrazione carbonella (biochar) per una quantità di circa 4%; sistema di depurazione e filtraggio gas costituito da colonna di lavaggio ad acqua in controccorrente e filtro a sega-

tura; ventola di aspirazione per mantenere in depressione tutto l’impianto; strumentazione: sistema elettro-strumentale completo con quadro comando e software di gestione in automatico dell’impianto. Ultimissimo interesse di Agrindustria e del suo titolare Giuseppe Tecco: dare disponibilità all’Uncem e all’Ipla e al territorio Piemontese per far decollare veramente la filiera legno in modo da favorire l’economia dei territori montani Con l’Uncem e l’Ipla si può far partire una filiera delle biomasse legnose veramente redditizia e che può garantire un sicuro approvvigionamento alle centrali a biomassa che si possono collocare sul territorio in modo appropriato per poter sfruttare anche il calore residuo per il teleriscaldamento. Considerando le varie economie di scala che subentrano nell’utilizzo del territorio, il cantiere di esbosco, il rendimento elettrico della centrale, la realizzazione e gestione della rete bisognerà valutare quali, quante e di quali dimensioni possono essere insediate delle micro-centrali a biomassa. Agrindustria, grazie ai poli di Innovazione della Regione Piemonte, porta avanti progetti di ricerca che sono utilissimi da subito per conoscere nuove realtà produttive, nuove aziende e in un secondo tempo per sviluppare nuovi progetti produttivi negli anni a venire vivacizzan-

do un’altra volta il territorio. La visione sistemica che sottende tutti gli interventi aziendali prevede l’installazione e la creazione di impianti nuovi interni all’azienda e anche l’attivazione di collaborazioni esterne per uno sviluppo integrato col territorio. La volontà di rendere l’azienda aperta e laboratorio educativo è intrinseca nella filosofia stessa di Agrindustria. La scelta di partecipare ai Poli di Innovazione porta ad essere all’interno di tavoli di lavoro con competenze diverse ma obiettivi chiari e definiti con altre aziende e organismi di ricerca del territorio. Agrindustria da anni collabora con il Politecnico di Torino per meglio programmare i processi produttivi in modo da fare come la natura: uno scarto di

un ciclo diventa imput per un altro. L’ampia portata del progetto che coinvolge Agrindustria e il Politecnico di Torino (Disegno Industriale) genera nuovi scenari produttivi e territoriali garantendo l’autonomia energetica e l’annullamento degli scarti produttivi, perché ogni scarto è studiato per diventare nuovo input. L’approccio del mondo produttivo cambia e non sarà più un agire “lineare”, ma un procedere per “interconnessioni” attingendo soluzioni da una “cultura nuova” veramente interdisciplinare. Dalla sperimentazione di questo concetto in ambito industriale si è potuto osservare che le attività produttive possono rispecchiare i principi di metabolizzazione della natura, una realtà che non produce scarti.

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AGRINDUSTRIA

di Giuseppe Tecco Via Valle Po, 350 fraz. Roata Rossi 12100 Cuneo


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Un patrimonio edilizio da riscoprire

di Lorenzo Boratto

Inchiesta

Paola Vercellotti

Riscoprire le terre alte partendo dalle abitazioni. Per utilizzare in modo consapevole ed ecologico un patrimonio edilizio antico e – spesso – integrato nell’ambiente, fatto di decine di migliaia di case, baite, appartamenti, ricoveri, vecchie fortificazioni, stalle

S

ono 260 mila le seconde case in Piemonte: quasi due terzi si trovano in montagna (si stimano 190 mila abitazioni), per lo più utilizzate dagli stessi proprietari, con una permanenza media di oltre 100 giorni l’anno. Non solo, sempre secondo le stime più recenti, ci sono 5 mila borgate alpine: significa almeno altre 15-20 mila case che possono essere recuperate con interventi più o meno radicali. Ma sono da considerare le dinamiche del mercato, ossia domanda e offerta, che ancora sta subendo le conseguenze della recente crisi internazionale. Renato Vianelli, vicepresidente regionale della Fimai (federazione italiana mediatori e agenti immobiliari), spiega: “Il mercato immobiliare, in generale, ha subito un for-

te rallentamento negli ultimi anni di crisi economica. Senza alcun dubbio la “seconda casa” ha visto, in particolare, un arresto delle trattative, dovuto ad un forte calo della domanda. Sul nostro territorio è calata circa del 20%. Anche perché il potere d’acquisto è fortemente diminuito: oggi più che mai la seconda casa è vista come un bene di lusso, a cui solo una piccola parte dell’utenza è in grado di avvicinarsi. In relazione a questo, molti costruttori piemontesi, in questa fase di tranquillità di mercato, hanno ridotto le nuove iniziative sul fronte turistico, anche perché il settore è fortemente inflazionato”. Restano però differenze rilevanti e non facili da quantificare, a seconda delle località scelte. Da una parte le mete importanti dei grandi

flussi turistici estivi o invernali, dall’altra centinaia di borghi grandi e piccoli delle Alpi, che stanno attraversando una fase di lenta ma inesorabile riscoperta. Prosegue Vianelli: “Alcune località, particolarmente rinomate, in grado di richiamare il grande turismo invernale, come Limone, Sestriere, Bardonecchia e non solo, sono riuscite a mantenere buone quotazioni nel tempo e un mercato relativamente dinamico. Da tener presente come vecchi borghi di montagna, anche di piccole dimensioni ma di sicuro fascino, riescono a mantenere vivo un interesse immobiliare, nel momento in cui vengono riqualificati completamente, purché posizionati in punti strategici. Se è lenta la ripresa del mercato immobiliare nei grandi centri urbani del Piemonte, possiamo imma-


ginare che lo sarà ancora di più per il mercato della seconda casa. Non escluderei, nel perdurare della crisi, un ulteriore ribasso delle quotazioni. Ma resta indubbio che conviene investire in baite e acquistare immobili, anche da ristrutturare, in montagna: il loro valore è destinato a mantenersi”. I prezzi più bassi e i tempi più lunghi per le transazioni stanno anche favorendo nuove dinamiche, come la rivitalizzazione dei centri minori, ora diventati appetibili. Nel 2010 le quotazioni delle abitazioni nelle località turistiche di montagna sono rimaste stabili. Ma con differenze abissali: si va dai prezzi al metro quadro delle località più prestigiose coma Claviere (oltre 4.500 euro in media), Bardonecchia e Limone (sopra i 4 mila euro) fino a località con prezzi 6 o 7 volte inferiori (come i centri più piccoli del Biellese e del Verbano, ma diffusi in tutte le Alpi, che non hanno ad esempio impianti sciistici di grande richiamo). Numeri di massima, da analizzare con cautela: a Bardonecchia per esempio le abitazioni possono arrivare nel nuovo a 6.400 euro al metro quadro (secondo l’Ufficio studi Tecnocasa, dati 2010), ma si possono trovare anche appartamenti a prezzi che sono meno della metà (2.500 per l’“usato economico” nella stessa località). Non tutte i paesi alpini però possono vantare tipologie diverse di immobili e scelta, quindi questi dati vanno

ALCUNE LOCALITÀ ALPINE DEL PIEMONTE A CONFRONTO Prezzi indicativi medi 2010 Prezzo LOCALITÀ Prov. al m2 Claviere 4550 To Bardonecchia 4150 To Pragelato 2850 To Sestriere 3600 To Fenestrelle 1450 To Chiomonte 1200 To Gravere 950 To Limone P.te 4150 Cn Vernante 2500 Cn Pontechianale 1900 Cn Crissolo 1300 Cn Viola 900 Cn Macugnaga 3150 Vco Craveggia 2350 Vco Formazza 2300 Vco Toceno 1450 Vco Premia 750 Vco Biella 1250 Biella Sordevolo 850 Biella Trivero 600 Biella FONTE: www.mercato-immobiliare.info

considerati come puramente indicativi. Si tratta comunque di dinamiche che stanno cambiando. Come avverte Lido Riba: “Le Alpi sono l’unico territorio montano d’Europa dove si registra un aumento della popolazione. Anche di questo si è parlato a fine marzo nel simposio “ClimAlp” a Entracque, nel Cuneese”. Una tendenza che era stata anticipata dagli studiosi di demografia: dopo il declini rapido di popolazione dopo la seconda guerra, durato per decenni, adesso è ripresa una riscoperta delle Terre alte: perché il complesso montano alpino è al centro dell’Europa e dei suoi scambi e perché le Alpi hanno un valore climatico unico. E il costo della vita è in-

feriore alla pianura. Esistono decine di esempi virtuosi, anche in Piemonte. Il più recente è costituito da fondi europei: con la misura 322 del Psr (programma di sviluppo rurale) 2007-2013, è stato favorito il recupero dei borghi abbandonati. La misura “Sviluppo e rinnovamento delle borgate” prevedeva fondi pubblici per 43 milioni di euro per recuperare le “numerose costruzioni private, pubbliche e di uso collettivo, che sono state abbandonate o sottoutilizzate negli ultimi decenni”. Il testo della misura recita: “sono interventi integrati per il sostegno delle attività (produttive, culturali, ambientali, di servizio) esercitate nell’ambito delle borgate oggetto di intervento, nonché al recupero architettonico e funzionale”. I risultati nei 2 anni in cui il finanziamento è stato lanciato e promosso, sono stati positivi. E i primi effetti si stanno concretizzando in diversi centri piemontesi. Come a Ostana (nella foto in basso), in alta valle Po, dove si è scelto di investire sulla borgata di Sant’Antonio (“Miribrat” in

lingua occitana). Il sindaco Giacomo Lombardo spiega: “Siamo arrivati quinti su 74 progetti ammessi, da tutto il Piemonte. È stato un iter molto lungo e per certi versi non ancora concluso. A fine marzo abbiamo presentato la progettazione preliminare”. Nella borgata oggi vivono una decina di persone in modo stabile: la misura permetterà investimenti di circa 2 milioni di euro. Di questi 600 mila a fondo perso, altri 1,4 milioni dai privati, ma finanziati al 40% con soldi dell’Unione europea a tasso zero. Saranno ristrutturate case, sia per uso privato sia per attività (per il momento si tratta di un’affittacamere). Aggiunge Lombardo: “Ma gli aspetti più interessanti di questo progetto sono le attività collaterali, sorte non direttamente da questo bando. A Sant’Antonio si prevede anche la realizzazione di un piccolo caseificio, oltre all’apertura di uno spaccio con i prodotti locali, dai piccoli frutti agli ortaggi. Si venderanno marmellate, prodotti della terra, formaggi”. Si è saputo creare quindi un ritorno


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positivo legato al finanziamento pubblico, ma indipendente da esso. Ad esempio c’è chi ha già detto di volersi trasferire per dedicarsi all’agricoltura e alla pastorizia: coltivare mirtilli selvatici, allevare mucche e asine (il cui latte è utilizzato anche per realizzare ricercati prodotti cosmetici). Si sono detti interessati a questa opportunità di risparmiare ristrutturando persone del paese e della valle, ma anche privati, alcuni da fuori regione. Con il bando sarà realizzata una struttura pubblica e centro polifunzionale: ci sarà una foresteria e sarà installato un miniosser-

vatorio astronomico, per vedere le stelle senza inquinamento luminoso, ma anche (grazie a un cannocchiale) vedere gli animali sull’altro versante della montagna. Ancora il sindaco Lombardo: “Il più lontano che ha espresso la volontà di trasferirsi nella borgata è un fiorentino che vuole aprire un ufficio. Lavora da tempo con le associazioni che difendono le lingue minoritarie, come la Chambra d’Oc da noi. Ha preso una casa e vuole sistemarla anche come ufficio. Non solo: una studio grafico di Saluzzo vuole aprire uno studio a Sant’Antonio e c’è anche una signora che

svolge consulenze aziendali a Torino che si trasferirà realizzando, anche nel suo caso, una casa-ufficio. Tutte iniziative sono utili perché si sta riscoprendo da un lato l’agricoltura della gente di montagna, cioè la vecchia vocazione delle terre alte. Era una delle leve principali e una delle questioni più urgenti: ripristinare un minimo di attività agricola serve per ricominciare a tenere pulite le zone. Un tempo la montagna era un giardino, oggi trionfa ancora l’abbandono”. Un ritorno alle origini che sfrutta altri vantaggi della “modernità”. Ormai il gap delle infra-

strutture si sta (lentamente) colmando. Sia per internet, sia per i collegamenti telematici, ma anche per l’agibilità delle strade: ormai le differenza tra Alpi e pianura si sono assottigliate e anche le nevicate più abbondanti non impediscono più, per settimane, l’accesso ai centri isolati della Alpi. L’esempio del paese della valle Po non è isolato. Come il Comune di Callabiana, nel Biellese, dove negli ultimi cinque anni la popolazione è passata da 120 a 150 residenti. Ci vive Paola Vercellotti, che è anche presidente della comunità montana Valle Sessa, Mosso

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e Prealpi Biellesi (31 Comuni, 63 mila abitanti): “Alcuni Comuni si stanno muovendo con incentivi: si tratta di pochi euro, ma che possono far scegliere di risistemare la casa della nonna e magari andarci a vivere. Sono incentivi all’insediamento (se si cambia residenza) e alla ristrutturazione: uno stimolo per i privati e anche un miglioramento urbanistico e ambientale. Negli ultimi anni si sono trasferite molte coppie con bambini: ecco perché dell’aumento della popolazione”. In genere: si tratta di coppie che frequentavano il centro prima di sposarsi, magari per le ferie estive, poi dopo il matrimonio lo scelgono: prezzi bassi, migliore qualità della vita. Ancora Vercellotti: “Certo queste dinamiche, per ora, vanno bene solo per centri che non sono troppo distanti da città più grandi, che offrono una gamma più ampia di servizi. Poi ci sono molte seconde case, che nel Biellese attirano tanti residenti dalla zona di Milano e dalla Lombardia in genere. Nella mia comunità montana quasi tutti i paesi vivono i “disagi” delle ferie estive, quando utenze e servizi raddoppiano. L’obiettivo per noi è uno solo: riuscire a essere anche più accoglienti, far sì che la permanenza sia stabile, anche durante la settimana, magari utilizzando incentivi economici. Ce ne sono di pronti per insediamenti di attività produttive, come quelle artigianali”. Il vicepresidente dell’Un-

cem regionale è Giovanni Francini, presidente della Comunità montana valli dell’Ossola. “C’è la necessità di andare verso il recupero delle borgate abbandonate – dice -: i provvedimento come la legge urbanistica regionale 56 dovrebbe prevedere incentivi sostanziosi, che generano ricadute positive. I contributi consentirebbero di ricostruire migliaia di casali e baite abbandonati o vicini a crollare. Ho una proposta: l’ente pubblico, magari coordinandosi a vari livelli, dovrebbe dare un contributo pari agli oneri di urbanizzazione che il privato paga per la ristrutturazione”. Importante in questo senso anche l’attività culturale e di promozione. Nel piccolo centro di Crevoladossola, ogni anno a giugno, l’associazione “Canova” organizza un incontro con 4 architetti provenienti da diverse parti del mondo: un momento informale di scambio e insieme la presentazione delle esperienze professionali per attirare l’attenzione sulla salvaguardia del patrimonio storico architettonico locale”. Fausto Mulattieri, membro della Giunta Uncem e sindaco di Pamparato, nella co-

munità montana Alto Tanaro, Cebano e Monregalese: “Da noi, dal rifugio dei Vernagli, sopra i mille metri, nel Comune di Montaldo, c’è un agriturismo che ormai tiene aperto tutto l’anno, malgrado ci vogliano 8 km di strada sterrata per raggiungerlo. Ci vive una famiglia, con il figlio trentenne: hanno effettuato un recupero edilizio a mano, con la pietra, seguendo le antiche tecniche. Ma oltre a questo hanno portato molte iniziative in montagna”. Da poco, infatti sono stati realizzati posti tappa per trekking a cavallo ed è iniziato il recupero dei sentieri turistici, organizzando iniziative come “Arte in borgata”: si portano pittori a esporre quadri nella borgate abbandonate. Un modo per rendere un insediamento anche un luogo di aggregazione, turismo, cultura, ricchezza. L’Uncem vuole continuare a ragionare sul vero valore del “patrimoni” delle costruzioni alpine. Si sta infatti attuando una progressiva acquisizione di questi immobili, che hanno finalmente un valore commerciale. È ancora Lido Riba a spiegare come ruderi fino a pochi decenni fa non considerati,

adesso sono tornati appetibili. Dice: “Si pensi a Limone nel Cuneese: oggi la metà dei residenti è originario di altre parti d’Italia ma tutti si sentono “limonesi”. È il luogo dove sorge una casa che ridà la cultura al territorio. Il recupero delle borgate sta proseguendo anche su altre mete meno attraenti rispetto a Limone. Il primo bando per il recupero delle borgate aveva dei costi organizzativi importanti, perché si partiva da zero, era una delle prime iniziative del genere in Europa, sicuramente la più strutturata. Adesso questo bando va ripetuto”. Le iniziative dell’Uncem Piemonte sono altre ancora: si sta lavorando per realizzare una “borsa delle opportunità” per le terre alte, in modo da accompagnare il crescente interesse per un mercato che prima non esisteva. Un modo per far incontrare domanda e offerta per quelli che un tempo erano considerati “ruderi”, mentre adesso stanno acquisendo un valore commerciale. Una vocazione che deve essere rafforzata per diventare stabile. In modo da trasformare queste case, che sembravano destinate all’estinzione per abbandono, in un patrimonio.

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“Ti tengo per mano”

una grande storia di montagna Il regista Carlo Alberto Pinelli a Torino: “Un film di finzione che sfida il documentario”. Nei cinema a Natale

di Gianni Giacomino

Cultura

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a storia di “Ti tengo per mano” ci porta indietro di un secolo, ma metaforicamente ci mostra come le situazioni drammatiche vissute da molti bambini nel nostro Paese all’inizio del secolo scorso, siano purtroppo oggi attuali in altre parti del mondo. Penso all’Afghanistan e ad altri Stati in cui vengono negati i diritti dell’infanzia”. Carlo Alberto Pinelli, ha concluso nei giorni scorsi le

riprese del suo nuovo film “Ti tengo per mano” (Bambini in affitto) e svela l’emozionante potenza narrativa del soggetto. Con grande entusiasmo il regista ha intrapreso l’avventura cinematografica presentata a Torino venerdì 17 giugno nella sede dell’Uncem Piemonte (l’Unione dei Comuni, delle Comunità e degli Enti montani), partner del progetto. La troupe guidata da Pinelli, dopo due settimane di lavoro nelle vallate alpine del

cuneese a giuglio, si è trasferita in Francia, nel parco del Mercantour. La sceneggiatura, firmata anche da Giovanni De Feo (supervisione di Tullio Pinelli), ha ottenuto il finanziamento della Direzione Generale dello Spettacolo del Ministero degli Affari Culturali, di Eurimages, della Film Commission Torino-Piemonte, della Film Commission PACA. “L’idea di questo film – spiega Pinelli – mi venne suggerita, molti anni fa, dallo studioso di tradizioni popolari Nuto Revelli. Si basa su una vicenda realmente accaduta, intorno alla quale, insieme allo sceneggiatore Giovanni De Feo, ho imbastito un intreccio di pura fantasia, ricco di colpi di scena. Nei decenni a cavallo tra la fine dell’800 e gli inizi del ‘900 l’estrema miseria costringeva spesso i montanari delle valli del Cuneese a offrire i propri figli in affitto ai più ricchi contadini della pianura, o addirittura ai malgari del versante francese delle Alpi Marittime. Malgari a volte molto duri. Il film narra la fuga di due pastorelli


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dalla tirannia dei padroni francesi e la loro avventurosa traversata della catena alpina per ritornare nelle valli natie”. Una storia che non poteva essere raccontata, secondo Pinelli, con un documentario (ne ha curati oltre 120 nel corso della sua carriera), ma con un film di finzione. “Per vent’anni ho ragionato su come raccontare questa storia e negli ultimi tre anni abbiamo costruito il progetto”, ha evidenziato. Accanto al regista, i due bambini protagonisti (selezionati tra 600 partecipanti ai casting), Francesca Zara, 7 anni e mezzo, di Valdengo (Biella) e Stefano Marseglia, 9 anni, di Torino. Lido Riba mette in luce il grande valore della storia narrata nel film. “Una vicenda che per chi come noi

si occupa di montagna – afferma – fa parte dell’atlante storico che non si può ignorare mentre stiamo lavorando alla costruzione di nuove politiche di sviluppo delle Terre Alte. La testimonianza e la vicenda reale del film, portata sul grande schermo, apre un percorso che ancora mancava nella storia cinematografica”. Entusiasta l’assessore ai Piccoli Comuni e alle Pari opportu-

Il regista Carlo Alberto Pinelli con i due bambini protagonisti. In alto, i partecipanti alla conferenza stampa.

nità della Provincia di Cuneo, Anna Mantini Griva: “Siamo orgogliosi dell’importante attenzione al territorio dimostrata con questo film – spiega – Il film porterà al grande pubblico la nostra storia. E richiamerà l’attenzione su determinate condizioni sociali e sulle grandi lotte per la conquista dei diritti. Oggi, i diritti dei bambini in molti Paesi non vengono rispettati. Anche in questa spinta alla riflessione sta la grande importanza del film”. Con l’assessore, alla conferenza stampa di presentazione hanno preso parte il sindaco di Vinadio Angelo Giverso e il consigliere di Valdieri, Manuel Toselli. Da Davide Bracco, direttore della Film Commission Torino-Piemonte, il plauso alla “torinesità” del film, anche con attori protagonisti piemontesi. Ugo Adilardi sottolinea l’importante impegno della società di produzione Paneikon, da lui diretta, che ha stretto un importante legame con il regista e con le persone che stanno lavorando al film. “Legame proficuo – spiega Adilardi – in grado di dare risultati positivi”. Nel corso della presentazione è stato letto anche il

messaggio inviato al regista da parte di Gian Luigi Rondi, presidente del Festival Internazionale del Cinema di Roma: “Carissimo Carlo Alberto – scrive Rondi – le faccio i miei auguri più vivi per questo suo bel film che oltretutto mi è particolarmente caro perché è stato l’ultimo impegno al quale si è dedicato il suo compianto grande padre Tullio. Sono certo che avrà un meritato successo che le consentirà di proseguire sul cammino già intrapreso con intelligenza, impegno e fortuna”. Il film è stato riconosciuto dal Ministero dei Beni Culturali come opera di interesse culturale nazionale, si avvale della collaborazione della Film Commission Torino-Piemonte, del Parco delle Alpi Marittime, delle Comunità montane Valle Stura, Valli Grana e Maira, Valli Po, Bronda, Infernotto e Varaita, Alpi del Mare e dell’Uncem Piemonte. Lo producono due società cinematografiche italiane (Paneikon e Metafilm) e una società cinematografica francese (Takami Productions), finanziata in parte dalla Film Commission dell’Alta Provenza (Paca).

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Baita dei Pin Susanna Tamaro, nata a Trieste nel 1957, per dieci anni ha lavorato per la televisione realizzando documentari scientifici. È una delle scrittrici italiane più conosciute e amate nel mondo.

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uesto brevissimo racconto uscì all’interno della collana “I Corti di Carta” allegata al Corriere della Sera. Si tratta di pubblicazioni da lettura lampo, che non richiedono più di mezz’ora, e si avvicinano molto alla velocità di lettura a cui ormai ci ha abituati il web. Dopo oltre quarant’anni trascorsi insieme nello stesso appartamento di città, Ugo ed Eleonora decidono di trascorrere il resto della propria vita tra le montagne che tanto amano e che fino a oggi hanno frequentato soltanto nei weekend, alla ricerca di pezzi di legno adatti a dare sfogo alla passione di Ugo per l’intaglio. Con un po’ di sacrifici riescono a trasferirsi lassù, nella Baita dei Pini, giusto al momento della pensione. Ugo ha finalmente un vero e proprio laboratorio artigianale e i primi mesi trascorrono tra la meraviglia e lo stupore per le piccole cose: la rugiada del mattino, gli scoiattoli, il sapore dei mirtilli appena raccolti, la neve e il disgelo… Proprio al culmine di quella che sembra la Felicità, una ruspa che avanza lentamente in salita verso il loro terreno rumorosamente interrompe l’idillio, trascinandoci in una storia ben più amara. “Baita dei Pini” è una favola nera ed ecologista, con la quale Susanna Tamaro torna alle tematiche di impegno sociale affrontate nei racconti di “Per voce sola”. (Susanna Tamaro, Baita dei Pini, 2007, ed. Corriere della Sera, pagine 59)

Recensioni

Storia di Neve

a cura di Ambra Lazzari

Mauro Corona (Erto,1950) è uno scrittore, alpinista e scultore italiano, ormai frequentatore abituale di queste pagine.

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eve Corona Menin venne al mondo nel tempo cattivo dell’inverno. Era il giorno dell’Epifania del 1919”. Mentre tutti si preoccupavano di scaldare quella bambina nata in un gelo da castigo, lei non solo non dava segni di sentire il freddo e non piangeva mai, ma allontanava da sé le fiamme del fuoco come un soffio di gelo. Già dai primi giorni di vita i genitori compresero, con un certo timore, che era una creatura misteriosa, dotata di poteri straordinari, un dono mandato da Dio per far del bene. E di lì a poco il padre iniziò a vedere nella figlia l’occasione per arricchirsi: organizzò una serie di finti miracoli, che attirarono schiere di malati pronti a pagare per avere la grazia della piccola santa, e innescò una spirale di ricatti, violenza e delitti. Sullo sfondo di quella che sembra la versione noir della vita di Remedios la Bella di Garcia Marquez, traspare tutta la quotidianità del vissuto e del parlato di paese, scandito dall’immutabile succedersi delle stagioni. Corona condisce l’epopea di Erto con pari dosi di trascinante vitalità e nera crudeltà. Intanto, negli occhi di chi legge, rimangono scolpite le idilliache pagine sulla natura.

(Mauro Corona, Storia di Neve, 2008, ed. Mondadori, pagine 817)


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L’altro tartufo del Piemonte A cura di Elio Archimede, Cetta Berardo, Mauro Carbone, Mario Palenzona, Sergio Maria Teutonico.

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utto quanto è necessario conoscere per partecipare a una nuova entusiasmante stagione della gastronomia autentica del Piemonte. Contiene 110 ricette d’autore.” È un libro didascalico, per informare, documentare, stimolare l’uso e la diffusione del Nero Piemonte che, in quanto tartufo nero pregiato, è tutt’altro che il fratello povero del bianco, il ripiego di bassa stagione. È un libro in evoluzione, quasi un almanacco di cultura gastronomica, partecipata dal popolo come dall’artigiano di lusso. Promuove un’inedita strategia di territoriale di sviluppo delle aree marginali, basata sulla coltivazione di piante micorizzate in alta collina e bassa montagna, là dove sembra ormai impossibile fare agricoltura a buon valore aggiunto. In queste pagine potrete quindi scoprire le origini del mito, osservare i volti compiaciuti dei trifolau che mostrano orgogliosamente il proprio bottino, conoscere le condizioni in cui il tartufo nasce e cresce così come le diverse tipologie, ma anche la letteratura “al tartufo” e 110 ricette (non solo antipasti e primi, ma anche secondi e dolci!) per assaporarne il magnifico gusto.

(AAVV, L’altro tartufo del Piemonte, 2011, ed. Sagittario editore, pagine 316)

Cento salite in Val Susa e Val Sangone Con la bici da corsa

Mario Franchino, nato a Torino nel 1956, laureato in Ingegneria Civile e Scienze e turismo alpino, vive a Villar Dora dove lavora come libero professionista. È da sempre appassionato di bici e montagna.

N

ella guida, sono presentati ben 100 itinerari in salita nelle valli di Susa e del Sangone, percorribili con la bici da corsa. Il volume è suddiviso in 12 capitoli corrispondenti ad altrettante zone, con una sintetica indicazione cartografica dei percorsi. Complessivamente le salite descritte presentano oltre 900 km di lunghezza e più di 55.000 metri di dislivello: difficile trovare un altro luogo delle Alpi dove si possa incontrare un tal numero di salite concentrate in un’area così ristretta. Per ciascuna salita sono riportate le informazioni tecniche generali con dati desunti da rilievo dettagliato effettuato con GPS, il profilo altimetrico con colorazioni dei settori a diversa pendenza e, accompagnata da immagini fotografiche significative, la descrizione del percorso non solo dal punto di vista ciclistico ma anche da quello paesaggistico e delle emergenze storiche e artistiche. Si va dai brevi percorsi della bassa valle, affrontabili anche nel periodo invernale, agli alti colli alpini percorsi da Giro e Tour, come il Moncenisio o il Finestre, passando per classiche come il Lys, il Braida e Prarotto o per salite ai più sconosciute ma spesso di grande impegno per dislivelli e pendenze. Salite che in quanto a difficoltà ben poco hanno da invidiare ai più famosi Zoncolan o Mortirolo. (Mario Franchino, Cento salite in Val Susa e Val Sangone. Con la bici da corsa, 2011, Fraternali

editore, pagine 196)


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A sinistra di Cavour

Riccardo Sineo e gli altri deputati della valle Po negli anni del Risorgimento

di Livio Berardo

Cultura

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a valle Po a metà Otto- tre scuole pubbliche, magicento contava più di 40 strati “inamovibili”, membri mila abitanti: Barge era di camere di commercio, disui novemila, Bagnolo sui rettori di comizi agrari, uffisei, Paesana sui sette, Crisso- ciali dell’esercito e impiegati lo e Oncino superavano i mil- civili a riposo con una penle, Ostana li sfiorava. Dunque sione superiore alle 1.200 lila valle Po aveva diritto nel re annue). I collegi in cui il Parlamento subalpino, quello regno di Sardegna fu diviso previsto dallo Statuto carloal- comprendevano da un minibertino del 1848, a due depu- mo di 200 a un massimo di tati. Questi venivano scelti in 400 elettori ciascuno. due collegi uninominali, detti Le prime elezioni si tennero di Sanfront e di Barge. Nel- il 27 aprile 1848, quando la la nostra zona gli altri col- situazione politica internalegi erano quello di Saluzzo zionale era ormai precipitache comprendeva i manda- ta e Carlo Alberto, dopo gli menti (preture) di Saluzzo e ennesimi tentennamenti, si Costigliole, e quello di Vena- era deciso per la dichiaraziosca che includeva, i manda- ne di guerra all’Austria. Nel menti di Venasca, Sampeyre collegio di Sanfront risultò e Verzuolo. L’incrocio Co- eletto l’avvocato e docente stigliole-Verzuolo era “cu- universitario Michelangelo rioso”, ma aveva l’unico fine Tonello, in quello di Barge il di uguagliare il numero degli consigliere d’appello a ripoabitanti, o meglio il numero so Bernardino Signoretti. Todegli elettori. Erano infatti nello, originario di S. Seconammessi al voto cittadini con do di Pinerolo, era un sincero più di 25 anni liberale, esperto che pagassero di diritto canoun censo annuo nico e come tale di almeno 40 lispesso ascoltato re (che però si da Cavour e dai riduceva nei picsuoi successocoli paesi), nori (Lamarmora, bili e proprietari Lanza) per le insomma, oltre difficili trattatialle persone forve con la Santa nite di determisede. Gli incanate “capacità” richi ricevuti gli (professori di crearono qualRiccardo Sineo università e alche incompati-

bilità, cosicché i pochi mesi della I legislatura videro gli elettori dell’alta valle Po recarsi quattro volte alle urne. Quanto a Signoretti, costui, ormai anziano non lasciò molti segni di sé. Alla II legislatura (gennaio 1849) il seggio passò al dottor Bernardino Bertini, per un certo tempo preside della facoltà di medicina a Torino, esponente di una influente famiglia bargese, il quale batté niente meno che Gustavo Ponza di San Martino. I Bertini erano ricchi proprietari e professionisti, nel cui seno non erano mancati a inizio Ottocento rivoluzionari e notabili filofrancesi. Occuparono ininterrottamente quel seggio di Barge dal 1849 al 1872. Quando il dottor Bernardino morì il 23 aprile 1857, gli subentrò il figlio del fratello Alessandro, l’avv. Giovanni Battista, che rimase in carica fino al 1872, allorché si dimise per ragioni di età, finendo però ripescato al Senato. Alessandro e Giovanni Battista Bertini furono protettori della Società operaia di Barge, di orientamento moderato, come prova la partecipazione nel 1861 al Congresso di Asti, anziché a quello di Firenze, dove prevalsero gli orientamenti repubblicani. Ciononostante l’on. G. B. Bertini a palazzo Carignano, quindi a Montecitorio sedet-


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te “a sinistra”, anche se “parlò poche volte”, preferendo il lavoro di commissione. Lo stesso “profilo basso” aveva consentito allo zio Alessandro di passare attraverso le altalenanti svolte a “destra” e a “sinistra” dell’opinione pubblica fra il 1848 e 1857. Ad es. il prestigioso collegio di Saluzzo nelle prime tre legislature era stato conquistato dalla sinistra, quella che faceva capo ai cosiddetti democratici e al giornale “La Concordia”. I leader della sinistra saluzzese gli avvocati Bonaventura Buttini e Vincenzo Cattaneo (entrambi consiglieri provinciali) vi avevano portato uno dei leader “nazionali” della fazione, l’avv. Riccardo Sineo. Per la verità questi fu eletto anche nei collegi di Alba, Castelnuovo Scrivia e Monforte (dove con 349 voti a 246 sconfisse il proprietario della tenuta di Grinzane, il conte Camillo Benso di Cavour), poi optò per il collegio di Saluzzo il 23 maggio 1848. Nato a Sale vicino a Tortona nel 1805, ancora studente Sineo aveva partecipato in Torino ai moti del ’21, quindi aveva avuto un ruolo particolare nella delegazione popolare che trattò con Carlo Alberto la concessione dello Statuto. Facendogli posto a Saluzzo, Buttini salì in valle, dove a gennaio del 1849 si levò lo sfizio di battere un vescovo, Andrea Charvaz, già precettore del principe ereditario Vittorio Emanuele e ora dimissionario dallo scranno di Pinerolo per protesta contro la legge del 30 ottobre 1847 che introduceva la censura statale sui

Il Senato di Palazzo Madama

testi liturgici, teologici e catechistici, da lui ritenuta una limitazione all’insegnamento dei vescovi. Sineo, nei due dicasteri a maggioranza democratica, presieduti rispettivamente da Vincenzo Gioberti e da Agostino Chiodo, fu chiamato a ricoprire la carica di Ministro dell’interno (16 dicembre 1848-17 febbraio 1849) e di grazia e giustizia (17 febbraio-26 marzo 1849). La sinistra, allora guidata da Urbano Rattazzi, era stata la più determinata a volere nella primavera del ’49 la ripresa della guerra contro l’Austria. La sconfitta di Novara le si abbatté addosso come un macigno. Ciononostante alle elezioni di luglio, pur perdendo alcune posizioni, mantenne un peso tale da impedire la ratifica di un trattato di pace, come quello imposto dal maresciallo Radetzky al nuovo re Vittorio Emanuele II, considerato vergognoso. Per uscire dallo stallo il sovrano sciolse la Camera ed emanò da Moncalieri un minaccioso proclama: se gli elettori non avessero dato la maggioranza ai moderati o comunque a deputati disposti ad approvare le pesanti indennità di guerra richieste dall’Austria, egli avrebbe anche potuto revocare lo Statuto.

Il ricatto, come noto, funzionò. Gli 80 mila elettori che andarono ai seggi il 9 dicembre 1849 (IV legislatura) diedero una maggioranza di due terzi a moderati e reazionari. Buttini a Saluzzo si immolò a vantaggio del conservatore avv. Felice Gerbino, il collegio di Sanfront non tradì invece la sinistra: Sineo batté nientemeno che il ministro di Grazia e giustizia Giovan Battista Cassinis e fu rieletto altre due volte, cioè fino a quando esistette quel collegio. Con l’annessione della Lombardia e dei ducati, nella prospettiva di un Regno più vasto e Camera invariata, i collegi vennero ridisegnati. Nella fattispecie quello di Sanfront fu sciolto nel più ampio e moderato collegio di Barge. Sineo si spostò allora in Sardegna, dove fu eletto a Sanluri, poi a Macomer. L’ultima elezione, registrata prima della nomina a senatore nel 1870, avvenne nel collegio di Cherasco. Quando morì nell’ottobre del 1876, l’allora presidente del Senato, Sebastiano Tecchio, l’antico esule vicentino che era stato accolto fin dal 1848 su appello di Angelo Brofferio, nel collegio di Venasca, lo commemorò con queste parole: Riccardo Sineo, nato a Torino nel 1805. Ereditò dagli

avi l’affetto alla libertà. Ebbe dolcissimo il cuore, lo intelletto aperto, copioso il discorso: alle speranze corrivo; né mai, per patite delusioni, sgomento. Studiò nell’ateneo torinese ogni genere di Diritto; peculiarmente il canonico, quando que’ cattedratici propugnavano rimpetto alla curia papale le regie prerogative. Vestì la toga di avvocato. Lo circondò la confidenza, la stima di clienti molti; talora conspicui di nome e di censo. In lui i magistrati ammiravano l’oratore convinto, sincero, arguto. Giovane ancora, fu ascritto ai Decurioni della città di Torino. Dei primi a chiedere le riforme del 1847, che presto fecero la via allo Statuto. Gli elettori lo mandarono sin dapprincipio alla Camera. Si assise tra i più animosi zelatori delle guerre d’indipendenza: né, per tristizia di casi, allentò la sua fede nel trionfo di quella; né punto declinò dalle file degli amici del primo tempo. Vincenzo Gioberti, presidente del Consiglio dei ministri nel dicembre 1848, se lo ebbe innanzi tutto a ministro delle cose Interne, e poco stante a Guardasigilli. Per la bontà dell’indole, per la felicità dello ingegno, fu tenuto in assai pregio anche dai laudatori del vecchio reggimento, ch’ei non si peritava di denunciare alla Camera come gente retriva e infesta al paese. Reputò urgenti, e mise avanti egli stesso (non una volta sola, ma molte) certi suoi articoli di legge sopra la responsabilità dei ministri: negozio irto di difficoltà e di pericoli, e sempremai disconcluso.

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Esperienze da due aree pilota del Climalptour Dall’offerta alla domanda: la ricerca al servizio dello sviluppo di strategie di adattamento ai cambiamenti climatici di Maria Luisa Venuta (Centro di Ricerca Università Cattolica di Brescia) di Marianna Elmi (EURAC)

di Luca Cetara

(Ministro dell’Ambiente del Territorio e del Mare)

Progetti europei

I

l progetto europeo ClimAlpTour (Climate Change and its Impacts on Tourism in the Alpine Space) si sta avviando alla conclusione. In questi tre anni, dall’incontro iniziale tenutosi a Bolzano nell’Ottobre 2008, i 18 partner di progetto si sono confrontati con molteplici attività, con lo scopo di elaborare strategie di adattamento ai cambiamenti climatici per destinazioni turistiche localizzate in tutto l’arco alpino. Accanto ad una serie di attività di comunicazione e sensibilizzazione sulla tematica dei cambiamenti climatici – rivolte soprattutto a operatori locali del turismo e decision – makers – le aree pilota hanno intrapreso una serie di attività di ricerca sul territorio. Due sono stati gli scopi principali di queste attività: da una parte l’analisi della tipologia di domanda turistica presente sul territorio, e la discussione di possibili scenari futuri del turismo nelle aree pilota e di strategie per lo sviluppo di un’offerta turistica di qualità nelle singole aree. Il presente articolo descrive queste attività sia a

livello europeo, sia nelle aree pilota che hanno collaborato con Uncem nell’ambito del progetto ClimAlpTour, ovvero il comune di Entracque e i comuni di Garessio e Viola in Alta val Tanaro.

Il ruolo dell’analisi della domanda per lo sviluppo di strategie di adattamento Al momento della scelta delle opzioni strategiche possibili per il mantenimento o lo sviluppo dell’offerta turistica, le destinazioni turistiche sono chiamate a confrontarsi con dinamiche che proiettano scenari d’incertezza più o meno rilevante per il futuro (non solo il cambiamento climatico, ma anche dinamiche demografiche quali lo spopolamento o l’invecchiamento progressivo della popolazione residente). A questo aspetto va ad aggiungersi la componente della domanda: le preferenze dei visitatori stanno infatti diventando sempre più complesse e differenziate. Ciò è vero per quel che riguarda il turismo a livello internazionale (nell’ambito del

quale le Alpi sono percepite come una singole destinazione), e a livello alpino (nel quale le diverse destinazioni competono). È proprio dalla necessità di analizzare il lato della domanda nella destinazione al fine di ridurre l’incertezza che, nell’ambito del progetto ClimAlpTour, è stata realizzata un’analisi pilota delle preferenze dei turisti. L’analisi è stata promossa dall’Accademia Europea di Bolzano ed è stata condotta sul campo da Uncem Piemonte con il sostegno delle amministrazioni locali (Entracque, e Comunità Montana Alta Val Tanaro, Cebano a Monregalese, in particolare Garessio e Viola) che hanno messo a disposizione e formato un team di intervistatori ed intervistatrici. Lo studio sulle preferenze dei turisti in inverno ed estate è stato realizzato tramite la somministrazione di questionari sul campo. La tecnica utilizzata per l’analisi dei questionari è stata l’analisi conjoint. Questo tipo di analisi si basa sulla premessa che i consumatori (in questo caso i turisti) valutano un prodotto


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complessivo (in questo caso una vacanza) sommando il valore parziale attribuito ai singoli elementi del prodotto – vacanza. L’analisi mira dunque a indagare non tanto i fattori che portano allo sviluppo delle preferenze (quali sono le motivazioni alla base di una scelta da parte del turista), quanto la struttura delle preferenze stesse, evidenziando ciò che ha maggiore importanza per il turista. A questo scopo, vengono mostrati all’intervistato o all’intervistata diversi tipi di vacanza possibile, composti da diversi elementi (ad esempio: attività sportive, wellness, gastronomia). Il compito

dell’intervistato o dell’intervistata è quello di ordinare le diverse vacanze loro mostrate dalla preferita a quella meno apprezzata. La rilevazione sul campo si è svolta nella stagione estiva 2009-2010 e nella stagione invernale 2010 – 2011. Le aree di rilevamento sono state due: il comune di Entracque e l’area della Comunità Montana Alto Tanaro, Cebano e Monregalese. Nella sessione invernale sono stati raccolti 80 questionari nel comune di Entracque e 62 nella Comunità Montana Alto Tanaro, Cebano e Monregalese, mentre nella sessione estiva sono stati raccolti 30

questionari ad Entracque e 26 nella Comunità Montana Alto Tanaro, Cebano e Monregalese. Gli intervistatori e le intervistatrici hanno segnalato la difficoltà a reperire, soprattutto nella stagione estiva, un numero adeguato di intervistati e di intervistati. Ciò perché l’indagine è stata specificamente rivolta a persone che si fermano più di una notte nella località, ovvero a visitatori non occasionali. Il mancato reperimento

di un numero adeguato di intervistati è quindi dovuto non alla mancanza di disponibilità da parte dei turisti presenti nelle zone, ma alla particolare struttura del turismo nelle località esaminate, che vede un’elevata incidenza di seconde case e, di conseguenza, di visite “mordi e fuggi” a scapito di permanenze più lunghe. La presenza di un campione dalla dimensione ridotta rispetto a quella preventiva-


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ta per l’analisi (almeno 100 questionari per area e per stagione), influenza sicuramente l’interpretazione a livello quantitativo dei dati, soprattutto per quel che riguarda la stagione estiva. Nonostante ciò è possibile effettuare una valutazione qualitativa dei risultati emersi, interpretando il dato alla luce del contesto specifico contesto del territorio. Dando innanzitutto un breve sguardo alla composizione dei gruppi di intervistati, si rileva come sia in inverno, che in estate la maggioranza (71%) provenga dall’Italia. Seguono gli intervistati provenienti dalla Francia (11% per l’estate e 17% per l’inverno) e quelli da altre nazionalità. Si verifica una sostanziale equa distribuzione di uomini e donne (in estate, 47,1% di intervistati uomini e 52,9% di donne, in inverno 50% di intervistati uomini e 50% di donne). Infine, per quel che riguarda la tipologia di turista, gli intervistati in estate sono viaggiatori soprattutto in coppia (42%), così come in inverno (43%). È opportuno a questo punto specificare che questi dati non sono rappresentativi della struttura del turismo nelle aree analizzate (che non rappresenta l’obiettivo dell’analisi), ma servono piuttosto a fornire una fotografia di “chi sono” gli intervistati e le intervistate. Per quel che riguarda le preferenze per una vacanza invernale, dall’analisi dei risultati si evince una figura di turista interessato “a tutto tondo”. Mentre, infatti, nelle

analisi condotte in altre aree pilota del progetto (quali le zone sciistiche Stubaital e Wilder Kaiser in Austria), in inverno si riscontra un’importanza predominante delle attività legate alla neve (in primis, lo sci), i valori di importanza aggregati nelle aree piemontesi mostrano un panorama più variegato. I questionari raccolti restituiscono la fotografia di un turista sì sportivo (si vede l’importanza attribuita alle attività legate alla neve e sport alpini), ma non solo: altrettanto importanti risultano, infatti, le offerte di intrattenimento nella destinazione, le offerte di corsi e di formazione e il wellness. Ciò rappresenta un sicuro potenziale per gli ospiti delle aree pilota piemontesi, soprattutto per quelle situate in media montagna e potenzialmente maggiormente esposte agli effetti dei cambiamenti climatici. Per quel che riguarda le vacanze estive, i dati aggregati mostrano un turista interessato soprattutto alla gastronomia locale, alle attività di intrattenimento (quali feste) e visite a luoghi di interesse (sightseeing). Seguono corsi di sport e fitness e corsi legati alla cultura locale, offerte legate al wellness e sport alpini non impegnativi (passeggiate a bassa quota). Anche qui ci si trova davanti ad un turista attento e con interessi distribuiti in diverse direzioni, che non si discosta dalle aspettative individuate dagli studi sulla montagna italiana e sulle motivazioni dei turisti. Una considerazione a parte va fatta per quel che riguarda la

mobilità: gli intervistati, sia in inverno che in estate, hanno evidenziato come la mobilità per e nella destinazione sia un fattore fondamentale. In particolare, la possibilità, almeno in vacanza, di non utilizzare o di utilizzare solo in misura ridotta l’automobile privata, è un elemento che incontra un’elevata preferenza da parte dei visitatori. Questo fenomeno si verifica sia in inverno che in estate ed è condiviso anche da altre aree pilota del progetto nelle quali sono state realizzate le interviste (ad esempio l’area Presolana – Monte Pora in Lombardia). In questo senso, il lasciare l’auto privata a riposo durante la vacanza fa parte della concezione della permanenza in montagna come relax.

Il ruolo dell’offerta e i focus group a livello locale Parallelamente all’analisi della domanda, le attività di ricerca sul territorio si sono concentrate sui risultati dei focus group locali, coordinati dal Ministero dell’Ambiente Italiano in collaborazione con il Centro di ricerche CRASL dell’Università Cattolica – sede di Brescia. Le attività si sono svolte in modo da poter collocare le aree pilota piemontesi nel contesto più ampio delle pratiche internazionali proposte per

le Alpi in risposta agli effetti dei cambiamenti climatici sul turismo montano. Nata in ambito OCSE, la riflessione si è ampliata anche in Italia. L’utilizzo delle tecniche e delle metodologie di focusgroup ha due scopi: informare i partecipanti circa temi poco conosciuti e ricevere indicazioni per quanto attiene la scelta di strategie ed azioni connessi all’argomento affrontato. In questo caso si è affrontato il tema dei Cambiamenti Climatici, verificando come gli abitanti e gli operatori delle aree siano informati circa gli effetti globali dei Cambiamenti Climatici, ma allo stesso tempo si riscontra una difficoltà generale nel porre in relazione questi effetti con le scelte strategiche circa lo sviluppo territoriale locale. Su questi punti si sono incentrati gli sforzi da parte dei facilitatori dei focus group, che hanno supportato i partecipanti nella definizione di strategie complessive sul lungo periodo ed azioni concrete coerenti con le prospettive sostenibili di tipo ambientale ed economico locale. Da questo punto di vista la situazione riscontrata nelle


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aree oggetto delle analisi a livello piemontese è perfettamente in linea con quello che i partner esteri hanno riscontrato nelle proprie aree. Si sono suggerite strategie che fossero coerenti con gli scenari di cambiamento climatico prospettati, che apparissero fattibili, sulla base delle risorse del territorio (ad es. capitale umano, capitale investito in infrastrutture e servizi turistici, risorse ambientali o paesaggistiche) e messe a disposizione dal progetto e di valutazioni sulla facilità di accesso al credito o a capitale di rischio. Inoltre si è cercato un equilibrio con le attese espresse da portatori d’interessi locali (imprenditori, amministratori, associazioni) così come ordinate nell’ambito dei focus group

e si è cercato di scegliere azioni potenzialmente sostenibili nel medio periodo (35 anni). Inoltre, in linea con la prevalente pratica europea, si è ricercata la generazione di benefici concomitanti (c.d. co-benefici) rispetto alle misure di adattamento climatico “puro”– ad es. cercando di valorizzare sistematicamente le risorse distintive dei territori (assets). Delle aree Entracque e si sono valorizzate le complementarità: caratteristiche e limiti simili sono emerse, sul piano organizzativo e gestionale, relativamente a unità territoriali omogenee (es. dimensione geografica di “valle”). Le strategie proposte sono volte a influenzare l’offerta turistica in termini di varietà, facilitarne la comunicazione esterna, aumentare la consapevolezza degli operatori sul potenziale di crescita endogena e dei rischi posti dai cambiamenti climatici al settore del turismo. La domanda di coordinamento, non necessariamen-

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te di mano pubblica, tra iniziative isolate trova risposta nella proposta di un comitato permanente di operatori, che comprenda anche il mondo accademico e autorità di vari livelli, con l’obiettivo di promuovere l’innovazione e la flessibilità dell’offerta rispetto a forze esterne, come i cambiamenti climatici e iniziative di formazione rivolte al territorio. Una prima iniziativa del gruppo di lavoro è una piattaforma “marketplace” che assicuri un’informazione sufficientemente completa sull’offerta turistica territoriale e ne faciliti un certo grado di aggregazione (pacchetti). Con riferimento ai co-benefici, le proposte rispondono a una crisi turistica del territorio più estesa, aggravata dal fenomeno dei cambiamenti climatici e da un passato spesso concentrato sul sistema neve. Si ritiene che solo un’aumentata consapevolezza delle opportunità di crescita in un contesto di cambiamenti globali possa consentire di individuare soluzioni appropriate per i sistemi turistici locali.

Conclusioni Le attività di ricerca realizzate nell’ambito del progetto ClimAlpTour mostrano come unendo l’analisi della domanda e dell’offerta sia possibile proporre delle strategie mirate a ridurre l’incertezza causata dai cambiamenti climatici. Una volta messo in moto questo meccanismo, il lavoro realizzato dagli attori locali si è spinto oltre l’adattamento ai cambiamenti climatici in sé, presentando delle caratteristiche specifiche di progettazione e visione strategica per il turismo complessivo nella destinazione. In questo senso, la creazione di un comitato permanente di operatori, che veda anche esponenti del mondo accademico fra le sue fila, potrebbe favorire un ulteriore approfondimento necessario in due direzioni: da una parte un’analisi più dettagliata della domanda, tramite uno studio ampliato sui flussi turistici e sulle motivazioni dei visitatori, dall’altra un lavoro costante di sviluppo di prodotti basato sulle competenze e i valori del territorio.

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Re-turn e il ritorno dei migranti

Prende il via il progetto Central Europe di cui è partner l’Uncem Piemonte Tutte le notizie sul sito internet www.re-migrants.eu

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Progetti europei

e-Turn – progetto Central Europe di cui è partner anche l’Uncem Piemonte – ha preso ufficialmente il via con il convegno che si è tenuto a Wernigerode, nella regione della Sassonia Anhalt, dal 13 al 16 luglio. All’iniziativa, alla quale hanno preso parte cinquanta persone in rappresentanza dei partner del progetto, sono stati presentati i contenuti di Re-Turn e dello studio del ritorno dei migranti europei nei loro territori d’origine. L’Unione europea ha deciso di approntare misure innova-

La storia di Maurizio

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è chi torna in montagna anche per gestire alberghi e ristoranti. È il caso di Maurizio Vinardi Carot, giovane chef di Coassolo (Comunità montana Valli di Lanzo, Ceronda e Casternone) che dopo 20 anni di esperienza in grandi hotel di Londra, Parigi e Venezia, lo scorso inverno ha rilevato l’albergo Valli di Lanzo a Ceres, storica località turistica del torinese. Grande entusiasmo, determinata intraprendenza e tanta professionalità sono le caratteristiche di Maurizio, un “cervello” tornato.

tive per conservare il proprio capitale umano attraverso questo progetto, approvato nel quadro del programma di cooperazione Central Europe e finanziato dal Fondo europeo di sviluppo regionale con 1,77 milioni di euro. Il titolo del progetto, “Re-Turn”, evoca l’idea centrale sviluppata dai dodici partner – tra cui Uncem Piemonte – che è quella di creare condizioni positive per il mantenimento del capitale umano e per contrastare la “fuga dei cervelli”. L’Unione dei Comuni, delle Comunità e degli Enti montani sceglierà un’area pilota in Piemonte in cui avviare lo studio, che durerà tre anni. “Oggi i cittadini europei hanno il diritto di lavorare in un qualsiasi altro paese dell’Unione europea – spiegano i coordinatori del progetto – possono muoversi in cerca di lavoro nelle aree più competitive del continente. Ciò significa che, spinti da motivazioni economiche, giovani ben istruiti dalle regioni più deboli spesso si allontanano causando gravi processi di fuga di cervelli. È significativo notare come tra il 2003 e il 2007, circa

2,2 milioni di persone si sono spostate dai nuovi Stati membri verso i paesi della vecchia UE”, spiega Nuria Mignone, che coordina la partecipazione dell’Uncem Piemonte ai progetti comunitari. Questo fenomeno colpisce non solo europei dell’Est, ma anche altri cittadini. Infatti, nel 2006, 20mila tedeschi sono emigrati verso la Svizzera e 12.500 in Austria – la maggior parte a causa di opzioni di lavoro migliore rispetto ai Paesi d’origine. Si stima che circa il 50 per cento di questi emigrati dovrebbero tornare nei loro Paesi d’origine entro dieci anni – un enorme potenziale per lo sviluppo regionale grazie alle nuove competenze sociali, culturali e professionali che queste persone hanno acquisito mentre erano all’estero Grazie a Re-turn, università, enti locali, centri di innovazione, di Austria, Repubblica Ceca, Germania, Ungheria, Italia, Polonia e Slovenia si sono uniti per proporre efficaci soluzioni e invertire questa tendenza, creando le condizioni positive affinché le persone che vogliono tornare, possano essere reintegrate.

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COMUNITÀ MONTANA VALLI GRANA E MAIRA

Maira Acqua Futuro

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San Damiano Macra sabato 23 luglio è stato inaugurato l’infopoint Maira Acqua Futuro, il progetto di comunicazione permanente che il Comune di San Damiano Macra e la Maira SpA, in coordinazione con la Comunità Montana Valli Grana e Maira, avviano sul tema della gestione delle risorse idriche. L’info-point si colloca in una parte della piazza del capoluogo comunale, lungo la strada provinciale 422, e si compone di due elementi principali: l’edificio expeso allestito con materiale illustrativo e strumentazione multimediale e il viale pedonale utilizzato per mostre fotografiche a tema. L’arredo esterno con l’installazione

di una girante idroelettrica nel ruolo di “monumento simbolico”, bandiere, aiuole e l’avvenuta riqualificazione delle pavimentazioni ne completano la sistemazione. L’iniziativa si inserisce nella collaborazione tra il Comune di San Damiano Macra e la società-agenzia Maira SpA stabilita attraverso una specifica convenzione e la costituzione a breve di un comitato promotore per lo sviluppo di un progetto idrico in media Valle Maira, basato sull’ipotesi di realizzazione di un invaso artificiale di regolazione stagionale e multiobiettivo delle portate del torrente Maira, integrato con altri interventi minori di valorizzazione idrica ed energetica. I valori di questa

progettualità – identificati e perseguiti con razionalità e sistematicità – risiedono innanzitutto nella prerogativa per cui l’iniziativa parte dal livello territoriale locale per proporsi con spirito partenariale all’esterno, e non viceversa. Inoltre, nel requisito inderogabile di una piena sostenibilità paesaggisticoambientale delle future opere e gestioni. Infine, nella capacità di indurre un percorso di rilancio socioeconomico a vantaggio appunto della comunità locale. La comunicazione, in fasi combinate di corretta informazione e condivisione, è parte fondamentale di questo processo, e l’info-point di San Damiano Macra ne sarà il principale strumento operativo.

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COMUNITÀ MONTANA VALLE STURA

Il presidente della Comunità Montana Valli Grana e Maira Roberto Colombero

Notizie dalle Comunità a cura di Marialaura Mandrilli

“Tagli alla scuola insostenibili”

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a giunta della Comunità Montana Valle Stura, su proposta del Presidente Pierpaolo Varrone, con la delibera del 12 luglio “Approvazione ordine del giorno in merito alla riduzione del personale dell’Istituto Comprensivo Lalla Romano di Demonte”, ha espresso forte preoccupazione per il taglio complessivo di 8 miliardi di euro nel triennio 2009/2012 per il comparto dell’Istruzione deciso dal Governo con la legge 133 del 6 agosto 2008. I tagli provocheranno infatti modifiche nell’assetto organizzativo e didattico delle autonomie scolastiche attraverso l’innalzamento del numero di studenti per classe e la

riduzione oraria delle discipline, in particolare di quelle laboratoriali. “La legge 133 – spiega Varrone – avrà pesanti conseguenze anche per l’Istituto Comprensivo Statale di Demonte “Lalla Romano” in quanto, come si evince dalla pubblicazione degli organici di diritto per l’anno scolastico 2011/2012, si è evidenziata una riduzione di tre docenti per la scuola primaria di primo grado, comportando di conseguenza una riduzione della qualità del servizio scolastico su di un territorio, quello montano, oggettivamente debole a causa della sua posizione periferica e marginale”.

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COMUNITÀ MONTANA VALLI DI LANZO, CERONDA E CASTERNONE

Baite, patrimonio da valorizzare

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ase in montagna: un patrimonio da conservare e valorizzare” è stato il titolo scelto dalla Comunità montana e dal Gal Valli di Lanzo Ceronda e Casternone per il convegno che si è svolto sabato 2 luglio all’interno della Fiera dell’Artigianato, a Cantoi-

ra. All’iniziativa hanno preso parte la presidente della Comunità montana Celestina Olivetti, il presidente del Gal Claudio Amateis, l’assessore regionale al Lavoro Claudia Porchietto, l’assessore provinciale al Lavoro Ida Vana, il segretario della Camera di Commercio di Torino Gui-

do Bolatto, il presidente di Cna Torino Domenico Vaccarino. I temi legati al recupero delle borgate e del patrimonio di baite, ricoveri, stalle diventano priorità per le Comunità montaneAgenzie di sviluppo. “Non è remoto – riflette Lido Riba – mettere sul mercato un intera borgata, chiedendo a privati o imprese di lavorare a un progetto completo di ristrutturazione. Lo possono fare i singoli Comuni, con le Comunità montane e l’Uncem Piemonte pronte a coordinare da subito l’iniziativa. Potremmo partire domani, per creare una vera “borsa delle opportunità”

che permetta l’incontro di domanda e offerta. Sarebbe una delle iniziative più avanzate in Europa, per fare in modo che quelli che oggi sono considerati “ruderi” acquistino un nuovo valore commerciale e possano essere ristrutturati con cifre che vanno dai 300 ai 1.000 euro al metro quadrato. È una vocazione del territorio. Non è più un’illusione di pochi tecnici o amministratori. Una vocazione che diventa stabile e diffusa, così da trasformare le case destinate all’estinzione a causa dell’abbandono, in un patrimonio. Un piccologrande tesoro”.

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COMUNITÀ MONTANA VALLI DELL’OSSOLA

La nuova giunta

COMUNITÀ MONTANA ALPI DEL MARE

Un migliore accesso al parco

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a Giunta della Comunità Montana delle Alpi del Mare – su proposta del Presidente dell’Ente di Gestione Parchi e Riserve Naturali Cuneesi di Chiusa di Pesio – ha approvato il progetto “Servizio di trasporto pubblico in aree a domanda debole – Linea Certosa di Pesio/Pian delle Gorre”, finalizzato ad una migliore fruizione dell’area a Parco nei giorni festivi dei mesi estivi. Per maggiori informazioni è possibile rivolgersi all’Ente Parco presso la sede di Chiusa di Pesio, tel. 0171 734021 – fax 0171 735166 – e-mail: parcopesio@ruparpiemonte.it.

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iovanni Francini, presidente della Comunità Montana delle Valli dell’Ossola, avrà al suo fianco una Giunta unitaria, pronta a lavorare per lo sviluppo del territorio. Il presidente ha confermato assessori Davide Carigi (assessorato agricoltura e foreste), Bruno Toscani (lavori pubblici), Filippo Cigala Fulgosi (sviluppo economico e attività produttive) e Gianni Vicini (servizi associati). Nuovi assessori sono Marco Ga-

Giovanni Francini

gliardini (attività culturali e istruzione) e Bruno Stefanetti (bilancio, turismo, ambiente). “È ora che tutti assieme si lavori per il bene del territorio – hanno ribadito il presidente Francini e gli assessori – L’Ossola da troppo tempo aspetta risposte. Questa è un’occasione importante”.

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COMUNITÀ MONTANA VALLI ORCO E SOANA

Certificazione Emas: un altro grande traguardo

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conclusione di un percoarso iniziato nel 2008, la Comunità Montana Valli Orco e Soana ha ricevuto il 4 Luglio 2011 la comunicazione, a firma del presidente del Comitato per l’Ecolabel e per l’Ecoaudit – Sezione Emas Italia – che, nella seduta del 27 giugno 2011, il Comitato aveva deliberato la registrazione Emas della Comunità Montana Valli Orco e Soana. L’adesione volontaria al sistema comunitario di eco gestione e audit (Eco-Management and Audit Scheme) ha comportato e comporta l’adozione di politiche, programmi e sistemi di gestione volti al miglioramento continuo degli aspetti ambientali diretti ed indiretti. “Dopo l’ottenimento nel 2006 del certificato secondo la norma internazionale Iso 14001, aver conseguito anche la registrazione Emas rappresenta per l’ente montano il riconoscimento di un sistema integrato finalizzato al miglioramento non solo dei processi ma anche delle prestazioni ambientali”, evidenzia il presidente Danilo Crosasso. Recentemente è stata ottenuta la certificazione Pefc delle foreste di Ceresole Reale e Ronco Canavese in conseguenza della gestione, delegata dai predetti Comuni, delle superfici forestali secondo i principi dello sviluppo sostenibile. Nel 2009 la Comunità Montana Valli Orco e Soana aveva ottenuto

il certificato Best 4, rilasciato dall’Ente di Certificazione, Rina Service Spa, attestante che il sistema di gestione della Comunità Montana Valli Orco e Soana era conforme alle seguenti norme tecniche internazionali: Iso 14001 (ambiente), Iso 9001 (qualità), Sa8000 (responsabilità sociale), Bsohsas 18001 (sicurezza sui luoghi di lavoro). A queste attestazioni si aggiunge ora la certificazione Emas che impegna l’ente alla trasparenza, alla comunicazione e al miglioramento delle proprie prestazioni di carattere ambientale. Tra le attività ambientali condotte dalla Comunità montana vi è la costruzione di pannelli fonoassorbenti in legno di castagno e lana di pecora (si stanno individuando i siti per collocare i primi pannelli sperimentali sulle strade provinciali al fine di rilevare i dati circa la riduzione del rumore provocato dalle automobili); l’attuazione del Piano di Manutenzione Ordinaria del Territorio che, nel 2006, ha visto l’assegnazione alla Comunità Montana Valli Orco e Soana della “Bandiera Verde”, da parte di “Legambiente”, per i concreti interventi messi in atto nella cura e nella manutenzione del territorio. Attualmente sono impiegate sul territorio n.34 imprese agro-forestali (coltivatori diretti, imprenditori agricoli e cooperative forestali) per la pulizia dei boschi, dei rii e

per il ripristino di sentieri. La Comunità montana ha redatto per tutti i Comuni membri del piano di zonizzazione acustica e il piano per la prevenzione dal rischio di inquinamento elettromagnetico. L’ente ha promosso lo studio, curato dall’Arpa su incarico della Comunità Montana, della qualità dell’aria nelle Valli Orco e Soana; e si è occupata del recupero, in collaborazione con la Provincia e l’Università degli Studi di Torino, di un castagneto da frutto. Negli ultimi due anni la Comunità montana ha coordinato la costituzione del Consorzio forestale “Reisabosc” finalizzato alla

Danilo Crosasso

riduzione della frammentazione della proprietà fondiaria e, quindi, per consentire una gestione economica e sostenibile delle superfici boscate. L’ente è stato protagonista nella costituzione della Società Energivos srl i cui Soci sono la Comunità Montana Valli Orco e Soana (51%) e la Società Aeg arl di Ivrea (49%) che, tra i propri obiettivi, annovera la realizzazione di due centrali a biomasse nei Comuni di Sparone e Ronco C.se finalizzate anche alla riduzione di Co2; in questa fase si stanno esaminando le migliori tecnologie che il mercato offre nel settore delle energie rinnovabili.

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La formazione con il Formont

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ncem Piemonte e Formont insieme per un innovativo programma di formazione volto al miglioramento dell’efficienza del personale delle Comunità montane e dei Comuni e alla crescita della capacità per guidare una forte politica di sviluppo delle Terre Alte. A fine luglio, il Formont ha presentato i corsi per amministratori e dipendenti, che approfondiscono temi giuridico-amminstrativi, ma anche le nuove filiere economiche legate alle energie rinnovabili e il turismo, nonché gli ambiti di progettazione europea rivolti agli enti. “Le Comunità montane – spiega il vicepresidente del Formont Roberto Vaglio – ci avevano segnalato le loro esigenze e il Formont ha costruito un programma di formazione completo e misurato sugli obiettivi di lavoro delle 22 Agenzie di Sviluppo piemontesi. La formazione, per dipendenti e amministratori, è prioritaria ed è di per sé un’attività di sviluppo”. Per informazioni, visitare il sito internet www.formont.it.

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COMUNITÀ MONTANA VALSESIA

Ritorna “Mormorii della foresta”

Il vice presidente Angelo Dago

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uinta rassegna concertistica nei boschi della Valsesia. Sette concerti dal 30 luglio al 3 settembre a Mollia, Sco-

Il presidente Pierangelo Carrara

pello, Parone, Boccioleto, Varallo, Postua e Serravalle. I concerti partiranno il 30 luglio da Mollia località Grampa (ore 16,30) con un

Quartetto di Saxofoni che si esibirà in un programma estremamente allettante di musiche del ‘900; il 6 agosto a Scopello località Fracchia (16,30) i “Mormorii” tornano con un Concerto per Bandoneòn con la direzione artistica del maestro Giuseppe Scigliano. Il 13 agosto a Parone località San Giuseppe (16,30) un pianista di fama internazionale, Leonel Morales, terrà con i suoi due figli un concerto di alto contenuto virtuosistico; il 20 agosto a Boccioleto località San Marco (ponte Casetti) sarà la volta del pianista

Vincenzo Balzani che offrirà un concerto di “Bis” estremamente popolari eseguiti in una cornice particolarmente suggestiva. Il 23 agosto a Varallo nel Teatro Civico (ore 21), concerto del pianista Alexander Yakovlev. Il 27 agosto a Postua (alle 16,30) un incontro musicale molto particolare e gradevole con le esecuzioni di due arpiste provenienti da Parma, Alessandra Ziveri e Alice Caradente in un’antologia di musiche da “Greenslives” a “Summertime”. Conclusione il 3 Settembre al rifugio alpino di Monchezzola di Serravalle Sesia (ore 16,30), un trio di flautisti milanesi accompagnati al pianoforte dalla pianista Catia Iglesias.

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COMUNITÀ MONTANA VALLE SUSA E VAL SANGONE

A fianco dei lavoratori, contro la crisi

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a Comunità montana Valle Susa e Val Sangone ha varato un programma di iniziative per contrastare la crisi economica e occupazionale che ha colpito il territorio. “Permane – evidenzia il presidente Sandro Plano – la situazione di emergenza che ha determinato il ricorso eccezionale agli “ammortizzatori sociali” per i lavoratori dipendenti, una sensibile riduzione delle assunzioni e un costante incremento del numero dei disoccupati e degli inoccupati iscritti al Centro per l’Impiego e disponibili al lavoro. Sono necessarie azioni aggiuntive, sinergiche e coordinate tra tutti gli attori presenti nel territorio”. La Comunità Montana ha sviluppato, a partire dal 2010, un confronto con le parti sociali e produttive del territorio, attraverso l’istituzione del “tavolo per il lavoro”. L’intervento ha dato impulso alla metodologia concertativa per l’individuazione dei bisogni e degli obiettivi, per la definizione delle strategie operative e la condivisione degli interventi. “La crisi – prosegue il presidente – è diventata un’occasione

per misurarci rispetto alle nostre capacità di costruire politiche attive per il lavoro e opportunità per il mantenimento e lo sviluppo del tessuto economico e produttivo locale”. La volontà Sandro Plano di mantenere e di rafforzare la rete territoriale già attiva e di operare in stretto raccordo con l’attività di programmazione svolta da tutte le Istituzioni del territorio (a partire dagli interventi attivati della Provincia di Torino nei Centri per l’Impiego di Susa e Orbassano, dai Comuni e dalle parti sociali) si sta concretizzando con la realizzazione di azioni puntuali di politiche per il lavoro per incentivare l’occupabilità e per rafforzare le competenze; una regia costante del sistema delle politiche per il lavoro e delle politiche di sviluppo per sostenere la crescita economica del territorio; il monitoraggio costante delle situazioni di emergenze e delle aziende in crisi.

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Pro-Mont per gli studenti COMUNITÀ MONTANA LANGA ASTIGIANA VAL BORMIDA

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Demochange: verso la Mid-Term conference

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l conto alla rovescia è partito. A Monastero Bormida si respira già aria d’Europa. La Comunità montana Langa Astigiana Val Bormida ospiterà dal 14 al 16 settembre 2011 la Mid-term conference del progetto Demochange. Nato nell’ambito del programma Spazio Alpino, il progetto ha come obiettivo lo studio dei fenomeni di cambiamento nelle popolazioni che risiedono e operano all’interno del territorio alpino. La Comunità montana – con i Comuni di Canelli e Cortemilia – è l’area pilota individuata dall’Uncem Piemonte, partner del progetto. La scelta di questo territorio, compreso in larga parte in Provincia di Asti, è stata determinata dalla sua localizzazione “di confine” con le Province di Cuneo, Alessandria e Savona: un ottimo laboratorio per un’analisi reticolare e di ampio respiro. L’appuntamento, in particolare nel pomeriggio di giovedì 15 e nella mattinata di venerdì 16 settembre nelle sale del Castello di Monastero Bormida, metterà a confronto competenze eterogenee ricavate dalle esperienze di responsabili della pianificazione e programmazione territoriale, di esperti di sviluppo locale, di rappresentanti delle amministrazioni locali, di studenti nel campo della programmazione, dell’economia, del lavoro sociale e della geografia. Demochange intende inoltre contribuire a un aumento di consapevolezza del cambiamento demografico nello spazio alpino sia presso le comunità locali. “Quella di Monastero Bormida – spiegano il presidente della Comunità montana Sergio Primosig e il presidente dell’Uncem Piemonte, Lido Riba – sarà un’occasione per promuovere un nuovo modello di sviluppo delle Terre Alte, fortemente sostenuto dalla Regione Piemonte, in cui le condizioni di benessere sociale, la migliore pianificazione territoriale e la presenza di una socialità diversa da quella delle aree urbane, contribuiscono a una crescita economica che riporta le vallate alpine e appenniniche al centro del sistema produttivo”.

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a Facoltà di Agraria e la Facoltà di Lettere e Filosofia dell’Università degli Studi di Torino organizzano per l’anno 2012 un master di primo livello in Scienze e Cultura della Montagna. Il master è organizzato in collaborazione con il Centro Interdipartimentale NatRrisk, il Comune di Ormea, la Mountain Partnership Secretariat Fao, l’Uncem, l’Ecomuseo della Pastorizia (Comunità Montana Valle Stura, Cuneo), il Museo dell’agricoltura del Piemonte, la Sozooalp (Società per lo Studio e la Valorizzazione dei Sistemi Zootecnici Alpini), l’AmAMont (Associazione Europea Amici degli Alpeggi e della Montagna), l’Associazione Dislivelli e la Scuola Forestale di Ormea. Il master si propone di formare competenze anche progettuali che consentano di riconoscere componenti diversificate del patrimonio montano con capacità di organizzare e gestire iniziative di valorizzazione e sviluppo. Obiettivo dell’iniziativa formativa sarà l’inserimento occupazionale di diplomati in grado di proporre le progettualità sviluppate all’interno del master presso organizzazioni di riferimento del territorio montano, in ambito pubblico e privato, enti locali, musei ed ecomusei, consorzi e cooperative, enti parco nazionali e regionali, aree protette, società di gestione e di promozione turistica, privati ed altre categorie di professionisti. La ricchezza e ampiezza di contenuti del Master consentiranno l’acquisizione di elementi per operare, come dipendente o libero professionista, in ambiti professionali diversificati. Per informazioni www.natrisk. org oppure inviare una mail a nfo@natrisk.org.

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A settembre c’è Cheese!

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Uncem Piemonte e le 22 Comunità montane del Piemonte saranno presenti con le loro eccellenze enogastronomiche all’ottava edizione di “Cheese, le forme del latte” che si terrà a Bra da 16 al 19 settembre. L’evento biennale braidese quest’anno illustra e approfondisce la complessità – di sapienze, esigenze, problemi e risorse – legata ai prodotti lattiero-caseari. La manifestazione punta i riflettori sui tre pilastri su cui si regge l’eccellenza casearia: latti, mestieri, territori. Tre declinazioni plurali che possono essere ulteriormente scomposte e avvicinate per analizzare molte delle principali tematiche che riguardano questo settore: dai luoghi che ospitano gli animali, alle tecniche di produzione, all’affinamento. Per info www.cheese.slowfood.it.

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