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unicUSANO LAB - INGEGNERIA E RICERCA

I.P. A CURA DELL’UNIVERSITà NICCOLò CUSANO e di SpoRTNETWORK

Ferrari 312 T, riviviamo la nascita del mito UnicusanoLab ripercorre le tappe che hanno caratterizzato la progettazione e lo sviluppo della monoposto del Cavallino, campione del mondo nel 1975

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iamo a metà degli anni Settanta e sono trascorsi ormai 10 anni da quando la Ferrari ha conquistato il suo ultimo titolo mondiale di F1 con la 158 pilotata dall’inglese John Surtees. La 312 B3 del 1974 è sicuramente una buona base di partenza per iniziare lo sviluppo della vettura per il campionato del 1975, il suo propulsore 12 cilindri boxer, sotto la guida dell’ingegnere Mauro Forghieri, viene ulteriormente migliorato dai tecnici del Cavallino e alla fine riuscirà a erogare 495 CV a circa 12000 giri, superando così l’agguerrita concorrenza degli 8 cilindri Ford-Cossworth. Archiviata la questione della potenza, bisogna lavorare sia per raggiungere il bilanciamento ottimale della vettura, sia per accorciarne il passo al fine di migliorarne la maneggevolezza, ma con il cambio lungo e pesante della B3 è praticamente impossibile centrare questi obiettivi: non resta che pro-

gettarne uno nuovo. Sarà proprio il nuovo cambio a cinque rapporti l’elemento più rivoluzionario della nuova 312, per la prima volta infatti viene montato trasversalmente, ragione per cui anche il nome della monoposto viene modificato, diventando 312 T. L’aerodinamica è il terzo punto di forza della 312 T. A Maranello, infatti, non ancora soddisfatti delle novità introdotte, si decide di sfruttare la galleria del vento per ottimizzare il passaggio dell’aria in ogni parte della carrozzeria, quasi come se si trattasse di un caccia militare. Sul musetto compare un unico alettone che non viene sporcato dal flusso della carrozzeria, come avviene nelle altre monoposto che montano due “baffi” separati. Anche le prese d’aria anteriori vengono disegnate in modo da minimizzare la resistenza aerodinamica. Caratteristica inconfondibile della 312 T è la grossa presa d’aria che com-

pare sopra la testa del pilota, tecnicamente definita snorkel, con la funzione di portare l’aria ai carburatori, permettendo così al motore di respirare correttamente. Infine, la vettura viene progettata in maniera tale da essere scomponibile in tre pari separate che possono essere sostituite in maniera indipendente: anteriore, centrale e posteriore. Questa novità rappresenta un grosso vantaggio per i meccanici che in caso di incidente hanno meno lavoro da svolgere. Il campionato del 1975 sarà esaltante e al suo termine la Ferrari riporterà a Maranello sia il titolo Mondiale Piloti, vinto dall’austriaco Niki Lauda, sia quello per Costruttori. La 312 T correrà e vincerà anche le prime gare del campionato del 1976, dopodiché uscirà dalla scena per lasciare spazio alla 312 T2. Mirco Uras dottorando in Ingegneria Meccanica Università Niccolò Cusano


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