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unicUSANO LAB - INGEGNERIA E RICERCA

I.P. A CURA DELL’UNIVERSITà NICCOLò CUSANO e di SpoRTNETWORK

Il tempo non passa per l’Alfa di Nuvolari

L’Unicusano Lab mette a fuoco le caratteristiche della 6C 1750 Gran Sport del 1930 che si è aggiudicata la 90esima edizione della mitica Mille Miglia

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o scorso 21 maggio si è conclusa a Brescia la 90esima edizione della Mille Miglia, la “gara più bella al mondo”, come amava definirla il patron dell’automobilismo italiano Enzo Ferrari. A tagliare vittorioso il traguardo di Viale Venezia è stato l’equipaggio numero 74, formato da Andrea Vesco, 29 anni di Sarezzo (Val Trompia-Brescia), e Andrea Guerini, 38 anni di Marcheno (Brescia), a bordo di un’Alfa Romeo 6C 1750 Gran Sport del 1930. Un trionfo tutto azzurro che assume una connotazione particolare, in quanto ha visto come protagonista una vera e propria icona dell’automobilismo sportivo, la “Millesettecinquanta” dell’Alfa Romeo. A detta di molti, se si dovesse racchiudere la storia della Mille Miglia in una sola vettura, probabilmente sarebbe questa. Evoluzione della precedente “6C 1500”, il cui motore, progettato da Vittorio Ja-

no, è un sei cilindri in linea di 1500 cm3 di cilindrata, la “6C 1750”, avente cilindrata aumentata a 1752 cm3, entrò in produzione negli stabilimenti milanesi dell’Alfa Romeo nel 1929 e rimase in produzione fino al 1933, dominando le corse del tempo. Erano gli anni eroici della coppa delle Mille Miglia, nei quali l’Alfa Romeo vantava piloti del calibro di Campari, Nuvolari, Varzi, Borzacchini, Trossi, Pintacuda e Biondetti. La straordinaria fama della “6C 1750” è da attribuire alla vittoria del fuoriclasse del volante Tazio Nuvolari nel 1930. Quest’ultimo, insieme a Guindotti, coprì per la prima volta i 1600 chilometri superando la media dei 100 km/h (100,430 km/h per l’esattezza!) e che riuscì a superare l’avversario Varsi poco prima della fine con un celebre sorpasso a luci spente. Da allora la vettura è stata ribattezzata “l’alfona di Nuvolari” e con questo nome è passa-

ta alla storia. Condurre tale vettura, dal valore inestimabile, ruggente allora come lo è oggi, è stato certamente per i piloti bresciani un onore e un onere. I due formidabili ragazzi da corsa hanno affrontato quattro giorni di guida con tanto sole ma anche tratti sotto la pioggia, 40 ore al volante con brevissime pause per il pranzo, hanno attraversato 200 comuni, 7 regioni e la Repubblica di San Marino. Poi nel pomeriggio di domenica 20 maggio sono arrivati a Brescia, accolti da una folla di appassionati, provenienti da ogni parte del mondo. Un esito straordinario per i due alfisti made in Italy, che per il secondo anno consecutivo si aggiudicano il podio, e per la casa automobilistica di Arese, la Alfa Romeo, che ha visto il suo rosso brillare dopo 87 anni. Ing. Martina Carlino Dottorando in Ingegneria Civile Università degli studi Niccolò Cusano


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