UNICUSANO LAB - INGEGNERIA E RICERCA
I.P. A CURA DELL’UNIVERSITÀ NICCOLÒ CUSANO E DI SPORTNETWORK
GUZZI 500, FAVOLA A OTTO CILINDRI
È stata una grande protagonista del motociclismo degli anni ‘50 e il suo arrivo sul mercato segnò l’inizio di una nuova epoca
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EL LONTANO 1955, DURANTE LE PROVE DEL GP DEL BELGIO A SPA, SCESE IN PISTA UNA GROSSA MOTO DI 500 CC DI CILINDRATA CHE PORTAVA SULLA SUA AVVOLGENTE CARENATURA A CAMPANA IL CONOSCIUTISSIMO STEMMA DI UNA GRANDE CASA ITALIANA: LA MOTO GUZZI. All’esterno il bolide non presentava alcuna novità sensazionale, ma appena si mise in moto i più esperti tra i presenti drizzarono le orecchie: nessun motore di motocicletta aveva mai cantato in quel modo. Il motore di quella moto, progettato dall’ingegner Giulio Carcano, con il principale intento di battere la concorrenza agguerrita delle quattro cilindri Gilera e MV Agusta, rappresentava molto più che una novità: era una vera e propria rivoluzione. Infatti, per la prima volta
nella storia del motociclismo, compariva un motore a otto cilindri, ovvero il primo motore per motocicletta costruito secondo una tecnica che fino ad allora era stata adottata solo dai costruttori di grossi motori automobilistici. Il nuovo propulsore 8 cilindri 4 tempi a V di 90 gradi, con distribuzione a due alberi a camme in testa per bancata e due valvole per cilindro, possedeva una cilindrata unitaria di 62,3 cm3 per un totale di 498,5 cm³ (alesaggio 44 mm, corsa 41 mm). Era dotato di raffreddamento ad acqua, accensione a spinterogeno e lubrificazione a carter secco. Otto carburatori Dellorto da 200 mm ne garantivano l’alimentazione. Montato trasversalmente, il possente motore, capace di sviluppare una potenza di 80 CV a 12.000 giri, manteneva molto bassa la velocità lineare del pistone e vantava la disposizione dei pesi di un monocilindrico con un ridotto ingombro trasversale e un invidiabile equilibrio delle masse rotanti. La moto era in grado di raggiungere una velocità massima prossima ai 280 Km/h,
un dato rilevante per quegli anni. Una nota negativa era rappresentata dai problemi di affidabilità, questo perché i materiali non erano ancora adeguati per supportare le nuove tecnologie. La Guzzi 500 8V, che nel 1956 fece il suo ingresso ufficiale nel motomondiale, abbandonò la scena già alla fine del 1957, quando la casa si ritirò definitivamente dalle corse, insieme a Gilera e Mondial. Oggi è soltanto un prestigioso pezzo da collezione, ma la sua comparsa segnò l’inizio di una nuova epoca del motociclismo: costruendo quel “mostro” di motore, si dimostrò che praticamente non c’erano limiti alla fantasia dei progettisti e che niente vietava di usare per le moto soluzioni prese dall’automobilismo o addirittura dall’aeronautica. Mirco Uras dottorando in Ingegneria meccanica Università Niccolò Cusano