UNICUSANO LAB - INGEGNERIA E RICERCA
I.P. A CURA DELL’UNIVERSITÀ NICCOLÒ CUSANO E DI SPORTNETWORK
ECCO CHE FINE FANNO LE GOMME FUORI USO L’analisi di Unicusano Lab sul recupero dei PFU: le varie fasi di lavorazione e la loro destinazione, dai cementifici all’energia
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AMBIO GOMME! MA CHE FINE FANNO GLI PNEUMATICI FUORI USO (PFU)? Quando un pneumatico non garantisce più una prestazione sicura ed efficiente diventa un rifiuto. La normativa prevede che i produttori di pneumatici siano obbligati a provvedere, singolarmente o in forma associata, alla gestione di un quantitativo di PFU pari a quello immesso sul mercato nazionale. In Europa, nel 2011, sono stati generati di circa 3,2 milioni di tonnellate (t) di PFU, di cui il 5% è stato destinato al riuso, il 4% esportato e il 9% ricostruito. Dei restanti 2,6 milioni di t, il 95% è stato avviato a recupero. In Italia la produzione di PFU è pari a 400.000 t all’anno, di cui il 13% viene avviato a ricostruzione, il 12% a recupero di materia ed il 26% a recupero di energia.
Gli pneumatici oggi in commercio sono composti principalmente da tre diverse componenti: gomma elastomerica, acciaio, fibra tessile. Il recupero dei PFU passa attraverso diverse fasi. La prima è la stallonatura, cioè la rimozione, per mezzo di specifici macchinari, dell’anello in acciaio posto in corrispondenza della porzione del pneumatico che aderisce al cerchione (tallone), successivamente recuperato. In seguito, il PFU viene inviato alla prima fase di frantumazione e ridotto in frammenti di dimensioni comprese tra 5 e 40 mm. Tali frammenti, che contengono gomma, particelle tessili e metalliche possono essere avviati al recupero energetico o essere sottoposti ad una seconda fase di frantumazione e suddivisione, mediante procedimenti fisici o meccanici, nei tre componenti principali di cui sono composti i PFU:
gomma (polverino o granulo), acciaio e fibre tessili. La gomma recuperata trova svariati usi per la produzione di asfalti modificati, campi in erba artificiale e piste da atletica, elementi di arredo urbano, ecc. L’elevato potere calorifico dei materiali recuperati dai PFU, simile a quello del carbone, rende estremante interessante il loro utilizzo in cementifici e impianti che producono energia elettrica. In Italia è predominante il recupero energetico nei cementifici (60.000 t) e per la produzione di energia elettrica (45.000 t). Infine esistono numerose proposte di processi innovativi basati sulla pirolisi del gomma da PFU per la produzione di oli combustibili. Lidia Lombardi Professore associato in Sistemi per l’Energia e l’Ambiente Università degli Studi Niccolò Cusano