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UNICUSANO FOCUS Università degli Studi Niccolò Cusano - Telematica Roma

ALLEGATO AL NUMERO ODIERNO DEL

I.P. A CURA DELL’UNIVERSITà NICCOLò CUSANO e di SpoRTNETWORK MARTEDì 15 marzo 2016 www.corrieredellosport.it

Settimanale di Scienza, Industria e Sport a cura della Cusano

Neurologia Quanto è importante il fattore tempo

Calcio Bomber Tranchitella se il gol è umiltà

Aziende Un contest a tutta energia

> A PAGINA III

> A PAGINA V

> A PAGINA VII

paralimpiadi

> Ballo, atletica e un’inesauribile tenacia:

Il sogno-Rio del sitting volley azzurro

Nicole Orlando

identikit di una stella

> A PAGINA IV

premiazioni

Irene mondiale il campione è “special”

> A PAGINA VI

fantastica

nicole

> A PAGINA II

IL PUNTO

Ancora una volta, la Bce e Mario Draghi si sono dimostrati assoluti protagonisti dello scenario economico e hanno rassicurato i mercati. Il Presidente ha annunciato una serie di misure di stimolo monetario senza precedenti per fronteggiare il netto peggioramento del quadro macroeconomico dell’eurozona e ha difeso le azioni della Bce dalle critiche tedesche, affermando che se si fossero seguite le indicazioni della Germania - che ha sempre negato la positività degli interventi – si sarebbe già piombati in una disastrosa deflazione. Innanzitutto, si è stabilita la diminuzione del tasso di riferimento dallo 0,05% allo 0%. Le altre decisioni maturate nell’ultima riunione della Bce dello scorso 10 marzo hanno confermato e superato le attese stabilendo: l’ulteriore incremento del tasso già negativo sui depositi delle altre banche, dal -0,30% al -0,40%; l’affinamento quantitativo e qualitativo del Quantitative easing; la possibilità di at-

Avanti tutta con Super Mario e Bce tuare una nuova serie di operazioni di rifinanziamento a lungo termine delle banche (TLTRO II), che partirà da giugno 2016 e avrà la durata di quattro anni. La riduzione del tasso di interesse applicabile sui fondi depositati presso la Banca centrale da altre banche ha l’evidente finalità di rendere ancora più onerosa tale tipologia di operazioni con la speranza che si producano effetti significativi, in termini di maggiori risorse che, non essendo depositate presso la Bce, rimarranno a disposizione delle banche per erogare – potenzialmente – nuovo credito a imprese e famiglie. L’affinamento quantitativo del Quantitative easing consiste nell’aumento da 60 a 80 miliardi di euro al mese della liquidità da destinare agli

acquisti di titoli con relativa immissione di liquidità sui mercati; ciò consentirà, ci si augura, di combattere adeguatamente i nuovi focolai deflattivi e, più in generale, di contribuire al necessario potenziamento delle capacità di crescita e sviluppo dei sistemi economici europei. Quello qualitativo scaturisce dall’assoluta novità costituita dalla possibilità di diversificare gli acquisti che, pur concentrandosi ancora sui titoli pubblici, per la prima volta potranno riguardare obbligazioni non bancarie; quest’ultimo elemento è di fondamentale importanza, in quanto origina una rivitalizzazione del mercato delle obbligazioni e consente il finanziamento diretto delle imprese che potranno far ricorso al mercato dei capitali con

maggiori prospettive di vedere sottoscritti i titoli emessi. Le operazioni di rifinanziamento a lungo termine destinate alla concessione di prestiti a imprese e famiglie (TLTRO II) hanno destato sorpresa e compiacimento per la loro portata: 1700 miliardi di euro - di cui circa il 20% per il sistema bancario italiano - contro i 400 miliardi della precedente manovra; le banche, inoltre, sono incentivate a erogare credito perché all’aumentare dello stesso – nell’ambito di regole ancora da definire (benchmark di riferimento) – i finanziamenti potranno avere un tasso negativo fino al -0,40%. Nel complesso, quindi, l’insieme delle decisioni della Bce dovrebbe contribuire ad aumentare la concessione di cre-

dito e a favorire il superamento della deflazione che, negli ultimi tre mesi, ha cominciato a riaffiorare nell’Unione europea e in Italia. Le mosse dell’Eurotower hanno comportato inizialmente una reazione molto positiva da parte dei mercati finanziari, soprattutto di quello italiano; poi però, nel corso della seduta, per effetto di altri fattori come la solita e manifesta contrarietà della Germania e la discesa del prezzo del petrolio, hanno perso terreno per chiudere con segno negativo: il giorno dopo, invece, la positività ha avuto il sopravvento con rialzi generalizzati, tra cui è spiccato quello del FTSE MIB con +4,80%. Al di là di ogni considerazione e a prescindere dagli effetti che si produrranno, è ne-

cessario ricordare e ribadire che qualunque manovra di politica monetaria può costituire un rimedio solo temporaneo alla situazione di difficoltà originata dalla debolezza della crescita e dello sviluppo, sia in Italia che nell’Unione Europea; è necessario accelerare in modo netto e rapido il processo di integrazione europea, attuando nei singoli Stati membri riforme sostanziali e di grande respiro, indirizzate al miglioramento della situazione interna e proiettate verso gli obiettivi comuni. Già dai prossimi giorni, in particolare oggi e domani, quando si riunirà la Fed, potremo avere un’idea delle possibilità di successo dei provvedimenti della Bce che indubbiamente è legata ai comportamenti delle altre banche centrali, in primo luogo di quella statunitense. Fabio Fortuna Magnifico Rettore Università Niccolò Cusano


II unicusano focus CORRIERE DELLO SPORT / STADIO

martedì 15 marzo 2016

ricerca

l’impresa

il riconoscimento

Exploit in Sudafrica in azzurro

La citazione di Mattarella a Capodanno

L’exploit di Nicole in Sudafrica, nei Mondiali IAADS, rimarrà negli annali paralimpici. L’Italia è tornata con 18 medaglie d’oro, 7 d’argento e 2 di bronzo : solo Nicole ha conquistato quattro ori e un argento.

Nel suo discorso di fine anno, il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella ha citato Nicole Orlando tra le donne che hanno dato lustro all’Italia durante il 2015, grazie alle medaglie vinte in Sudafrica.

Nicole Orlando sport e danza tutte le mie sfide Caparbia e determinata, è tra i protagonisti del programma “Ballando con le stelle”. E fissa nuovi obiettivi da atleta «Amo mettermi in gioco e far vedere chi sono Il mio motto? Non mollare mai»

«A luglio a Firenze ci saranno i Trisome Games Mi sto allenando per vincere ancora»

Ventidue anni, quattro medaglie d’oro, «un cromosoma in più». Nicole Orlando è una giovane campionessa. Una campionessa con la “c” di costanza («mi alleno due volte a settimana e mi impegno tanto»), di caparbietà («voglio andare lontano»), di cuore («dedico i miei successi a mia nonna, non c’è più ma so che mi segue sempre»). Ai campionati del mondo per atleti con la sindrome di Down che si sono disputati in Sudafrica a novembre, Nicole è stata protagonista assoluta: ha conquistato quattro medaglie d’oro (100 metri, salto in lungo, staffetta 4 x 100 e triathlon, dove ha battuto il record del mondo) e una d’argento. Record, medaglie, applausi e non solo. Nicole con la sua spontaneità e simpatia ha conquistato tutti: il mondo dello sport, il web, la tv. Il presidente della Repubblica Sergio Mattarella nel discorso di fine anno l’ha citata al pari di Fabiola Gianotti e Samantha Cristoforetti, il premier Matteo Renzi su Facebook

cevo basket, tennis e tiro con l’arco. Ora, nuoto e ping pong. “Ballando” per me rappresenta un’esperienza nuova, che mi ha dato la possibilità di conoscere bellissime persone. Ho fatto amicizia con tutti, sono simpatici e carini con me. Ho instaurato fin da subito un buon rapporto con il mio maestro Stefano Oradei. E’ bravo e dolce: siamo una grande coppia. Non è la prima volta che ballo e mi piace tantissimo. Certo non perdo la mia natura d’atleta; all’inizio mi sono cimentata in molte discipline, ginnastica e nuoto su tutte, poi sono approdata definitivamente all’atletica leggera».

Nicole Orlando sul palco del Festival di Sanremo con Carlo Conti

ha scritto che è «la più brava di tutti», Carlo Conti l’ha ospitata al Festival di Sanremo e ora Milly Carlucci l’ha volu-

ta nel cast dell’undicesima edizione di “Ballando con le stelle”: «Ho un po’ paura ma devo farcela».

Il ballo è per te una nuova passione? «Il ballo è uno sport e io amo lo sport. Lo scorso anno fa-

A proposito. C’è un’altra sfida che ti attende: quella dei Trisome Games. Come ti stai preparando? «Mi alleno duramente e lo farò da qui fino a luglio (l’evento è organizzato dal Comitato Italiano Paralimpico e dalla Fisdir - Federazione Italiana Sport Disabilità Intellettiva - ed è in programma dal

Nicole con Stefano Oradei, suo partner nella trasmissione “Ballando con le stelle” iwan palombi

15 al 22 a Firenze, ndr) per affrontare la prima edizione assoluta di una manifestazione mondiale dedicata a chi, come me, ha un cromosoma in più ma tante abilità da dimostrare. Ci saranno oltre mille atleti come me. E che come me inseguono un sogno». Cosa suggerisci a un gio-

vane atleta? «Di crederci, di non arrendersi mai. Di combattere e guardare avanti. Senza avere paura». La foto scattata da Mauro Ficerai in Sudafrica è diventata immediatamente di dominio pubblico: la tua storia ha fatto il giro dell’Italia e del mondo. Cosa

provi rivedendola? « Mi emoziono ancora. Quell’immagine mi fa capire che devo mettermi in gioco, lasciarmi andare e far vedere a tutti chi sono. Mi aspettano nuove gare, nuove sfide: come atleta e non solo. Io sono pronta: non voglio mollare. Non voglio mollare mai». © Copyright Università Niccolò Cusano

salute femminile, parla l’esperta

«Impariamo ad ascoltare le nostre pazienti» Alessandra Graziottin dirige il Centro di Ginecologia del San Raffaele Resnati di Milano «La medicina moderna sta subendo una deriva tecnologica, ma le terapie devono essere personalizzate» La professoressa Alessandra Graziottin

Per segnalazioni, commenti, informazioni, domande alla redazione dei contenuti del settimanale Unicusano Focus – Sport & Ricerca, potete scrivere all’indirizzo: ufficiostampa@unicusano.it

L’attenzione alla salute, in particolare quella femminile, che passa attraverso l’ascolto della propria paziente, o del proprio paziente. Ne ha parlato la professoressa Alessandra Graziottin, direttore del Centro di Ginecologia e Sessuologia Medica - Ospedale San Raffaele Resna-

ti di Milano, intervenuta ai microfoni di Radio Cusano Campus, durante la diretta di Genetica Oggi. Professoressa Graziottin, possiamo dire che è fondamentale recuperare il valore del dialogo con il proprio paziente per riportarlo in questo modo al centro del processo di cura? «Da un sondaggio internazionale i medici dedicano solo un minuto e tredici secondi all’ascolto del proprio paziente. Questo tempo così ridotto è contrario alla buona medicina perché la prima cosa è ascoltare in modo attivo, non solo dunque con l’emisfero sinistro che è quello che conserva il sapere dal punto di vista scientifico e clinico, ma ascoltando anche con il destro quello delle emozioni. Emozioni che vanno ascoltate e che il paziente porta con sè e comunica

ziente ha bisogno di quella declinazione anche della scelta terapeutica che faccia sentire che il medico ha proprio pensato a lui, o lei, mentre faceva la prescrizione. L’ascolto dunque è essenziale, senza ascolto c’è massificazione e non c’è personalizzazione della terapia».

con i gesti, la mimica del volto, la postura e il tono di voce. Tutto questo perché molto spesso le informazioni più importanti vengono percepite grazie all’emisfero destro». Tutto questo senza dimentica-

re la propria formazione. «Naturalmente. In quanto professionisti si darà una risposta coerente con il nostro sapere scientifico ma è importante non dimenticare anche l’emotività e il dolore che le persone portano in fase di visita con il proprio me-

dico. Il mio ruolo di ginecologa, e non come dico sempre di “uterologa”, mi porta a pensare a un progetto di salute cucito sulla paziente come un abito su misura e che presento spesso non solo alla donna ma anche alla coppia. Questo perché ogni pa-

La medicina moderna è pronta a una sfida del genere? «Purtroppo la medicina moderna ha una deriva tecnologica che ha portato da tempo a perdere di vista il paziente. Ascoltiamo sempre meno, non solo le parole, ma anche il corpo. Spesso sono davanti a pazienti che si sorprendono quando le visito in modo completo. Il corpo dice tantissimo se il medico sa ascoltare, anche con le mani. Bisogna ripensare alla medicina in questi termini». © Copyright Università Niccolò Cusano


martedì 15 marzo 2016

RICERCA e cultura

neurologia fattore tempo determinante Il professor Provinciali: «Improvvise o progressive le patologie vanno curate nel momento giusto» Il presidente della SIN è intervenuto a Radio Cusano Campus nel format “Genetica Oggi”

«Nell’Alzheimer si ha una perdita graduale della consapevolezza di se stessi» «I nuovi farmaci per le malattie del sistema nervoso sono una sfida per la ricerca» lare competenza in fase di diagnosi, e successivamente è necessaria per la realizzazione di un progetto di terapia che possa garantire benessere per gli anni a venire, fino a giungere a una fase di cura quando il paziente è nella fase più avanzata della sua condizione. Pensiamo alla palliazione neurologica che consiste di controllare al meglio una serie di sintomi tipici di una condizione in cui si sta perdendo autonomia. è importante non lasciare soli i pazienti». In che direzione sta andando la ricerca in questo settore? «Come è facile intuire i nuovi farmaci per le malattie del sistema nervoso rappresentano una sfida importante, proprio per l’elevato numero di pazienti affetti. La neurologia è un settore che sta facendo molto, si pensi che negli ultimi anni sono stati sperimentati molti farmaci contro l’Alzheimer, talvolta con esito non favorevole, altre volte con risultati incoraggianti. Tanti i farmaci in commercio per la sclerosi multipla e per la cefalea o l’ictus».

Fino a domenica la settimana del cervello: «Vogliamo educare i giovani alla prevenzione» è in corso la Settimana mondiale del cervello, che si chiuderà domenica 20 marzo, sostenuta in Italia dalla Società italiana di neurologia (Sin). Ne ha parlato il professor Leandro Provinciali, presidente della SIN, intervenuto ai microfoni di Radio Cusano Campus, la radio dell’Università Niccolò Cusano, durante la diretta del programma “Genetica Oggi”. Professor Provinciali, il tema di quest’anno è il Tempo: “Tempo è Cervello”. Perché questa scelta? «Perché il tempo è molto significativo in termini personali e sociali. Il fattore tempo è cruciale in medicina e, in particolare, in ambito neurologico. Il neurologo lotta contro il tempo per limitare i danni al cervello, nel vero senso della parola. C’è bisogno di dare una risposta adeguata alle malattie

UNICUSANO FOCUS III CORRIERE DELLO SPORT / STADIO

del sistema nervoso: tanto nel caso di quelle che si presentano in condizione di urgenza, tanto per quelle che hanno un decorso più lento, ma comunque progressivo nel tempo. Spesso con patologie come l’Alzheimer assistiamo a questa “perdita del tempo”, a una perdita di consapevolezza dell’orientamento temporale. Non ci si rende conto del momento che si sta vivendo perché

si è persa la traccia del proprio vissuto». Con una età media che nel nostro paese aumenta sempre di più. Le sfide più grandi che la medicina dovrà affrontare saranno proprio in ambito neurologico. Si è pronti a tutto questo? «è vero, in termini sociali abbiamo bisogno di un atteggiamento preventivo perché il nostro paese ha l’invidiabi-

le primato della longevità. Un dato che non esclude il fatto che le ultime decadi della sopravvivenza possano essere caratterizzate da una situazione di disabilità e di perdita della propria efficienza e dell’autonomia. Tutto ciò è espresso da molte malattie neurologiche che si manifestano in età avanzata, Alzheimer e Parkinson su tutte. Le patologie neurodegenerative richiedono una partico-

La Società Italiana di Neurologia prevede un programma specifico per questa Settimana? «Certamente, è prevista l’organizzazione sul territorio nazionale di incontri divulgativi, convegni scientifici e attività per gli studenti delle scuole elementari e medie. Il dettaglio delle iniziative italiane della Settimana mondiale del cervello è consultabile online, all’indirizzo www.neuro.it. Il messaggio che si vuole portare ai giovani è principalmente legato alla solidarietà. L’altro aspetto è non perdere le speranze nei confronti di una medicina che, anche se non sempre può curare, può fare comunque molto contro la malattia». © Copyright Università Niccolò Cusano

l’analisi

Primarie americane queste sconosciute

Proprio in questi giorni, il percorso delle primarie presidenziali degli Stati Uniti sta giungendo al giro di boa e anche il pubblico nostrano si schiera: tutti ne parlano, ma pochi ne conoscono i meccanismi. Primarie americane e italiane sono due cose molto diverse. COSA SONO. Partiamo dalle basi. Le primarie sono un metodo di selezione dei candidati che dovranno poi concorrere per acquisire cariche istituzionali monocratiche, cioè quelle cariche che pongono il potere esecutivo nelle mani di una sola persona. Ovviamente, le primarie che attirano le luci della ribalta sono quelle relative alla selezione dei candidati per la presidenza. Nascono poco tempo dopo la fine della guerra di Secessione americana (1861-1865) in alcuni stati del sud degli Stati Uniti nei quali era rimasto un unico partito e, pertanto, occorreva trovare qualche accorgimento per rendere più competitiva la selezione dei candidati all’interno dell’unico partito rimasto e impedire un eccessivo accentramento di potere all’interno delle direzioni locali. Da allora a oggi, molta acqua è passata sotto i ponti e il sistema di selezione delle primarie si è esteso a quasi tutti gli stati. Ma con quali caratteristiche? LE REGOLE. In primo luogo, essendo gli Stati Uniti uno stato federale, ogni stato ha le proprie regole: ci sono molti modelli che variano da stato a stato. Questo è anche il motivo per cui si vota in date diverse nei 50 stati, in un periodo di tempo di circa sei mesi. Alcuni elementi tuttavia sono validi per tutti: le primarie americane, ad esempio, sono un fatto pubblico e non privato, sono regolate da leggi statali e non sono quindi lasciate alla discrezione dei singoli statuti dei partiti, come in Italia. Ciò significa, per esempio, che i loro risultati sono vincolanti per legge. Un altro elemento distintivo è quello della registrazione presso le liste di un partito, da non confondere con l’iscrizione a un partito. La registrazione in un partito non ha (necessariamente) implicazioni finanziarie o ideologiche e avviene contestualmente alla

registrazione nelle liste elettorali. E quindi è regolato dalle leggi statali e non dagli statuti partitici. Chiariamo che tale registrazione non incide sulla segretezza e la libertà di voto. Ci si può “registrare” come repubblicani, ma votare, al momento delle elezioni, per il candidato democratico o per un indipendente se si preferisce così. IL CONFRONTO. La registrazione alle liste elettorali, e contestualmente al partito, è un elemento che può apparire molto strano per un europeo. In molte nazioni europee non votare è un reato e ricordiamo che la nostra stessa Costituzione descrive il voto come un «dovere civico», (art. 48 C.I.). Negli Stati Uniti il voto non è considerato un dovere, e per tale motivo il cittadino che voglia esercitare questo diritto deve registrarsi; questo è anche visto come uno dei motivi che induce una bassa partecipazione al voto e per contrastare tale fenomeno in molti stati si incentiva la registrazione, associandola all’apertura di una pratica amministrativa come, per esempio, la richiesta di esame per la patente. Le primarie possono essere fatte in una varietà di modi che rende quasi ogni stato un caso a sé. Si va dai Caucus, molto simili ad assemblee provinciali di partito in cui i membri del partito (attivisti o “iscritti”) ascoltano pro e contro sui diversi candidati e poi si esprimono con un voto per alzata di mano, alle primarie vere e proprie che sono svolte in cinque diverse modalità: per semplificare possiamo distinguerle in primarie chiuse (partecipano solo coloro che sono registrati come elettori del partito), e primarie aperte nelle quali sono accettati elettori di tutti gli schieramenti. In ogni caso, primarie “chiuse” o “aperte” che siano, il singolo elettore può votare solo una volta, cioè partecipare alle primarie di un solo partito. Non proprio quello che avviene nell’esperienza italiana (o europea).

Roberto De Rosa Docente di Scienza politica e Sociologia dei Fenomeni politici Università Niccolò Cusano

l’anniversario, 172 anni fa

L’insurrezione popolare fallita dei fratelli Bandiera vo moto insurrezionale. Era questa l’idea dei fratelli Attilio ed Emilio Bandiera, due giovani militari veneziani della marina austriaca che avevano aderito alla Giovine Italia di Giuseppe Mazzini, i quali nel giugno del 1844 sbarcarono in Calabria assieme a una ventina di uomini, con lo scopo di far insorgere le masse contadine contro il governo borbonico.

Attilio ed Emilio giunsero in Calabria nel 1844 per tentare di rovesciare il governo borbonico A mancare fu proprio l’appoggio della popolazione locale e i due vennero fucilati Il 15 marzo del 1844, a Cosenza, due giovani patrioti cosentini, Nicola Corigliano e Francesco Salti, diedero l’inizio a un tentativo insurrezionale che aveva come finalità la liberazione del territorio calabrese dal controllo borbonico. La Calabria, come le altre realtà dell’Italia meridionale, era parte del Regno delle Due Sicilie, uno degli stati più arretrati della penisola italiana. Uno Stato dove le

IL TENTATIVO. I fratelli Bandie-

Attilio ed Emilio Bandiera in un ritratto

istanze riformiste risultavano completamente assenti e dove le condizioni di vita, soprattutto della popolazione contadina, erano assai complesse. L’insurrezione, tuttavia, non ebbe l’esito sperato: la partecipazione popolare fu alquanto ridotta e la

polizia locale riuscì a sedare sul nascere il moto, dando vita a una cruenta repressione nella quale persero la vita gli stessi organizzatori. La situazione in Calabria, tuttavia, restava alquanto fluida: pareva, dunque, essere possibile lo sviluppo di un nuo-

ra avevano interiorizzato le dottrine mazziniane ed erano convinti che l’Italia dovesse nascere attraverso una rivoluzione popolare. Solo così si sarebbe instaurata una repubblica fondata sulla sovranità popolare, sull’uguaglianza e sulla fratellanza. Il tentativo insurrezionale, tuttavia, si concluse con l’arresto di tutti i suoi protagonisti. La popolazione locale risultò alquanto indifferente ai progetti rivoluzionari dei Bandiera, non considerando opportuno

La fucilazione dei Fratelli Bandiera in una stampa dell’epoca

partecipare al moto. Anche in questo caso la repressione borbonica fu cruenta: otto furono le fucilazioni, comprese quelle dei fratelli Bandiera.

Il fallimento delle insurrezioni calabresi mise in seria difficoltà le istanze dei patrioti democratici, i cui tentativi insurrezionali non riuscivano

a coinvolgere le masse contadine, soprattutto nelle regioni meridionali. Come ha sottolineato Giuseppe Parlato in un saggio del 2012, “Risorgi-

mento e antirisorgimento”, nonostante quello borbonico fosse un governo insensibile alle istanze rurali, i contadini erano completamente impermeabili agli sforzi patriottici finalizzati alla nascita di uno Stato italiano indipendente e repubblicano. Una dimostrazione di ciò si sarebbe avuta ancora del 1860, quando l’impresa garibaldina dei Mille vide l’iniziale appoggio delle masse contadine della Sicilia solo dietro la promessa di una immediata riforma agraria. Quando gli stessi contadini compresero che tale riforma non si sarebbe realizzata, il loro sostegno venne meno e molti furono i casi di insubordinazione all’autorità di Garibaldi. A Bronte, molti di loro vennero giustiziati proprio dal braccio destro di Garibaldi, Nino Bixio. Silvio Berardi Professore associato di Storia contemporanea Università Niccolò Cusano


IV UNICUSANO FOCUS CORRIERE DELLO SPORT / STADIO

martedì 15 marzo 2016

sport, disabilità e cultura

è come la pallavolo il sogno olimpico ma si gioca da seduti del Sitting volley le regole

Le differenze tra le due discipline sono poche Ma dopo Rio si valuteranno alcune modifiche

L’azzurra Sara Cirelli: «In Cina disputeremo il primo vero torneo internazionale». La vincente andrà in Brasile Dal 17 al 23 marzo la nazionale femminile affronterà Slovenia, Egitto, Russia, Olanda e Giappone ad Anji Dal 17 al 23 marzo ad Anji, Huzhou, in Cina, l’Italia femminile di sitting volley tenterà l’assalto alla qualificazione per Rio 2016. L’impegno non è affatto semplice, perché questa disciplina si sta diffondendo solo ora nel nostro paese, la nazionale azzurra è quasi al debutto internazionale e le avversarie – da affrontare con girone all’italiana – sono tutte molto rodate: Slovenia, Olanda, Russia, Giappone, Egitto. Sara Cirelli, una delle azzurre convocate dal commissario tecnico Guido Pasciari, è pronta per l’impegno. E per lei, come per le sue compagne, sarà un successo a prescindere dal risultato. Parte il torneo di qualificazione per Rio. Quali sono le vostre aspettative? «Sono di farci valere, perché siamo consapevoli che non sarà affatto facile. L’Italia è una squadra nuova e ci sono nazionali che giocano insieme da 30 anni. Il massimo che possiamo sperare è di fare bella figura. Noi atlete siamo molto realiste e pun-

La sfida tra Stati Uniti e Cina ai Giochi Paralimpici di Londra 2012

La nazionale italiana femminile di sitting volley. La prima atleta in piedi da destra è la pisana Sara Cirelli

tiamo a buon piazzamento». Come ti sei avvicinata al sitting volley? «La mia storia con questo sport è iniziata circa un anno fa, insieme a Giulia Bellandi, mia compagna di club e in nazionale. Io avevo smesso di giocare a pallavolo sei anni fa. Roberto Marangone, responsabile tecnico della Dream Volley Pisa, la squadra in cui entrambe giochiamo, ci ha convinte a provare. Inizialmente eravamo titubanti, poi ci siamo innamorate». Che tipo di impegno richiede nella tua vita? «Di base sono due sere a settimana, a cui si aggiungono

ritiri e partite. È un impegno costante che non mi impedisce però di proseguire il mio percorso universitario. Sto studiando ingegneria biomedica» Da un punto di vista tecnico, quali sono le differenze principali con il volley? «Senza dubbio lo spostamento. Muoversi con le braccia richiede un grande impegno muscolare, tanto per le braccia quanto per le spalle». E da quello ludico e competitivo dà le stesse soddisfazioni? «Sì, sono due discipline quasi identiche. Le sensazioni sono le stesse, infatti per me tornare in campo è stata una grande

emozione, la stessa che provavo giocando a pallavolo». Qual è la situazione del sitting volley in Italia? «È a un punto dove c’è tanto da lavorare. Non abbiamo tanta esperienza, soprattutto a livello internazionale. Se escludiamo le partite contro Slovenia e Croazia, possiamo dire che il torneo di qualificazione per Rio è di fatto la nostra prima competizione ufficiale internazionale. Sul campo ci manca qualcosa, ed è fisiologico, perché l’esperienza si costruisce solo diventando degli habitué di queste partite. Sarà una bella prova, un test importante e soprattutto un trampolino di lancio:

è il nostro momento zero». C’è qualcosa che vuoi dire alle potenziali nuove atlete per spingerle ad avvicinarsi a questa disciplina? «Certamente: non devono avere paura di iniziare questa avventura. Come succede in tutte le cose che non conosciamo, non possiamo buttarci, quindi comprendo le resistenze iniziali. Ci tengo però a sottolineare che il sitting volley è uno sport bello, divertente, un’opportunità unica per le persone con disabilità di giocare provare un nuovo sport. Dare un senso sportivo alla vita è fondamentale, e a me ha cambiato la vita». © Copyright Università Niccolò Cusano

In Italia è quasi uno sport sconosciuto, eppure in Europa e nel resto del mondo è una disciplina popolare, uscita molto rafforzata in termini di appeal dalle Paralimpiadi di Londra 2012. Il sitting volley è la variante “da seduti” della pallavolo, da cui si differenzia sostanzialmente in tre regole (secondo l’attuale regolamento emanato dalla Fivb, a cui fa capo, valido per il quadriennio 2013-16). VARIANTI. La prima, in ordine di importan-

za, è la regola da cui questo sport prende il nome: nella pallavolo da seduti, al momento di toccare la palla l’atleta deve mantenere il contatto col pavimento con una qualsiasi parte del suo busto (normalmente, appunto, le natiche). La seconda non è inserita nel regolamento del sitting volley per differenziarlo dalla pallavolo, ma è rimasta inalterata da quando, all’inizio degli anni Ottanta, la Fivb la abolì dal regolamento indoor: è possibile murare la battuta avversaria. La terza, al pari della la precedente, è il mantenimento di una regola abolita dalla Fivb: nel sitting volley c’è la cosiddetta “palla contesa”, cioè se la palla rimane bloccata sopra la rete tra

le mani di due giocatori avversari, l’arbitro assegna un doppio fallo e lo scambio dovrà essere ripetuto. MISURE. Differenti anche le “misure” del gioco.

Il terreno di gioco passa da18x9 metri a 10x6 metri; giocando da seduti, la rete è inevitabilmente abbassata a 1,15 metri da 2,24 metri; la linea d’attacco è a 2 metri da quella mediana (nel volley è a 3 metri); sulla lista di gara possono essere inseriti al massimo 12 giocatori, compresi i due liberi. Inoltre la posizione dei giocatori in campo è stabilita da quella della loro seduta e non dalle gambe, che possono invadere il campo avversario o il campo di gioco durante la battuta senza correre il rischio di commettere un fallo di invasione. FUTURO. Per quanto riguarda ulteriori modi-

fiche del regolamento, la Paravolley World ha deciso di rimandare al prossimo quadriennio, subito dopo Rio 2016, le decisioni circa l’inserimento delle nuove regole volute dalla Fivb, come il primo tocco di squadra o invasione a rete. © Copyright Università Niccolò Cusano

la testimonianza

Giulio Regeni, la ricerca della verità è un obbligo per la comunità Come cittadino italiano e docente universitario sono rimasto profondamente colpito dalla morte di Giulio Regeni. Oltre a provare un sentimento di angoscia nell’apprendere delle circostanze in cui essa si è verificata – per i ripetuti atti di tortura subiti dal nostro giovane connazionale e per il crescente senso di smarrimento che ne ha accompagnato le ultime ore di vita prima della scomparsa – mi ha molto turbato il fatto che Regeni sia stato torturato e ucciso per via dell’attività di ricerca che stava conducendo in Egitto. Forse

erroneamente si è portati a ritenere che la ricerca universitaria, come pura attività intellettuale, consenta a coloro che la svolgono di mantenersi facilmente al riparo da forme di violenza. Un’attività che si esercita per lo più nel chiuso delle biblioteche o dei laboratori e che non mette in pericolo nessuno, né chi la fa, né le persone a cui essa è destinata, perché, in fin dei conti, si tratta “solo” di idee e non di azioni concrete in grado di interferire con gli interessi di chicchessia. La morte di Giulio ci mette di fronte a una realtà

diversa, nella quale la ricerca scientifica travalica il semplice esercizio intellettuale e diviene una testimonianza di verità, che trasforma lo studioso in intellettuale e lo espone a un rischio concreto per la sua incolumità, specie in un contesto politico incerto e privo di garanzie democratiche come quello egiziano odierno. Ed è ovviamente inaccettabile pensare che un ragazzo di soli 28 anni debba aver sopportato – consapevolmente o meno – il peso di tale rischio. Non si sa ancora se le responsabilità per la mor-

te di Giulio siano da attribuirsi al “tradimento” di persone a lui vicine o alle false accuse di spionaggio mosse dalle autorità o dai servizi segreti egiziani, né se abbia avuto un peso, sia pur minimo, la superficialità dei suoi referenti nella sottovalutazione dei rischi connessi all’oggetto della sua ricerca. Nonostante i ripetuti appelli del nostro governo, infatti, le indagini da parte della magistratura egiziana proseguono a rilento. Anche il Parlamento europeo, con una risoluzione dell’8 marzo scorso, ha richiesto a lar-

ghissima maggioranza che l’Egitto contribuisca a far luce sulle circostanze della morte di Giulio Regeni, denunciando l’elevato numero di sparizioni ed esecuzioni sommarie che si verificano da mesi nel Paese. Da cittadino e da universitario ritengo, tuttavia, che tutto questo non sia sufficiente. Il governo italiano deve farsi carico fino in fondo e con tutti gli strumenti diplomatici e giudiziari a sua disposizione, dell’accertamento definitivo delle responsabilità legate a questa drammatica vicenda, perché – come i

genitori di Giulio Regeni hanno dichiarato – «la ricerca della verità sulla morte di Giulio non è la vicenda privata di una famiglia, ma l’obiettivo di una comunità che si chiama Italia». Un obiettivo che chiama in causa la stessa dignità costituzionale, prima ancora che internazionale, del nostro Paese. Nicola Colacino Professore associato di Diritto Internazionale Università Niccolò Cusano


martedì 15 marzo 2016

Unicusano FOCUS V CORRIERE DELLO SPORT / STADIO

industria, disabilità e cultura

Francesco bettella

andrea borgato

Michela brunelli

stefania chiarioni

silvia ciarrocchi

michele ferrarin

ezio luvisetto

xenia francesca palazzo

francesca porcellato

annalisa rosada

davide dalla palma

renè de silvestro

nadia fario

I 13 atleti paralimpici veneti in lizza per le quattro “Borse di Sport” messe in palio da Ascotrade www.facebook.com/MiPiaceDiCuore

energie positive per volare a rio

Contest di Ascotrade per sostenere gli atleti paralimpici Concorrenza leale, onestà, integrità, correttezza e buona fede, nel rispetto degli interessi legittimi dei clienti, dipendenti, azionisti, partner commerciali e finanziari e delle collettività in cui la società è presente con le proprie attività. Ascotrade, la società per la fornitura di gas naturale ed energia elettrica del Gruppo Ascopiave, si è dotata di un codice etico che la pone come un punto di riferimento nel territorio veneto.

A disposizione quattro premi per finanziare la missione olimpica Si vota su Facebook fino al 30 aprile Il Gruppo è un punto di riferimento nella distribuzione del gas e dell’elettricità in tutto il nord-est

SPORT. In questa stessa ottica, l’azienda ha lanciato la terza edizione contest “Mi Piace di Cuore – Rio anch’io”, in collaborazione con i comitati regionali di Cip e Coni, a favore dello sport paralimpico veneto. Quest’anno il contest è ovviamente dedicato alle Paralimpiadi di Rio de Janeiro in programma dal 7 al 18 settembre. I 13 atleti paralimpici veneti, che si stanno preparando a questo grande evento, sono stati selezionati da

Ascotrade è uno dei maggiori player nel settore energetico

Beatrice Vio, la campionessa di scherma paralimpica è testimonial dell’iniziativa

Cip Veneto e attraverso “Mi piace di Cuore” mirano a ottenere una delle quattro Borse di Sport, del valore di 5mila euro ciascuna, messe in palio da Ascotrade. L’importo servirà a finanziare le spese necessarie alla preparazione atletica in vista della partecipazione alle Paralimpiadi. Le schede degli atleti che partecipano al contest sono inserite nella pagina Facebook “Mi Piace di Cuore”, dove è possibile votare con un Like (sono già 8mila al momento) il proprio atleta preferito. Tredici protagonisti dello sport paralimpico veneto dai 17 ai 53 anni, impegnati in diverse discipline, dal nuoto al tennis tavolo, dal lancio del peso al ciclismo. Il contest rimarrà aperto fino al 30 aprile. I like ottenuti non saranno l’unico metodo di valutazione. Una commissione, composta da membri del Cip Veneto e

da Beatrice Vio, campionessa mondiale di scherma paralimpica e madrina dell’iniziativa, valuterà le schede, i requisiti tecnici e i risultati ottenuti e decreterà i quattro vincitori. «Crediamo che lo sport in generale, e in particolar modo quello paralimpico, sia un generatore di energia positiva – afferma Stefano Busolin, presidente Ascotrade – Consideriamo l’operazione “Mi Piace di Cuore” non come una semplice donazione di denaro, ma un’iniziativa che aiuta il mondo dello sport in maniera concreta, attraverso progetti che vengono poi realizzati». LA STORIA. Ascotrade nasce il primo gennaio 2003, a seguito del processo di liberalizzazione del gas naturale, dalla storia e dall’esperienza di un Gruppo che affonda le sue radici nella realtà economica e

sociale del territorio. In poco tempo diventa uno dei maggiori player nazionali del settore energetico: oggi è una società giovane, ma già ricca di esperienza, affidabilità e professionalità. Ad Ascotrade è affidata la gestione commerciale dei clienti finali: famiglie, piccole e medie imprese e aziende per un totale di oltre 350mila clienti tra Veneto, Lombardia, Friuli VeneziaGiulia ed Emilia Romagna. L’azienda propone un servizio di vendita e post vendita con 20 negozi commerciali, una rete vendita diretta, un call center interno e offerte sul mercato libero. A questi si aggiungono i servizi online AscoClick e l’applicazione AscoApp, che danno ai clienti la possibilità di gestire in completa autonomia le proprie forniture e le attività di contrattualizzazione. © Copyright Università Niccolò Cusano

biorobotica

Nasce la protesi che restituisce il tatto Sant’Anna di Pisa e Politecnico di Losanna hanno creato un dito bionico connesso all’arto amputato Si accelera il percorso verso nuove protesi bioniche, potenziate con la capacità di restituire il tatto in tempo reale e in maniera del tutto simile alla percezione delle persone che non hanno subito amputazioni. Per la prima volta al mondo una persona amputata, il danese Dennis Aabo Sørensen, ha riconosciuto la texture utilizzando un dito bionico connesso a elettrodi che gli sono stati impiantati sul braccio, sopra il moncone, in maniera chirurgica. Den-

L’interno del dito bionico testato da Sørensen

nis Aabo Sørensen ha distinto le superfici ruvide rispetto a quelle lisce nel 96 per cento delle prove sperimentali. Il risultato è stato raggiunto da scienziati italiani dell’Istituto di BioRobotica della Scuola Superiore Sant’Anna di Pisa e dell’École Polytechnique Fédérale de Lausanne, ed è stato descritto nell’articolo pubblicato sulla rivista scien-

Hillary Sanctuary

tifica eLife, diretta dal premio Nobel Randy Schekman. TECNOLOGIA. Lo studio ha di-

mostrato come, per la prima volta al mondo, un amputato sia stato capace di percepire superfici lisce o rugose in tempo reale, con un dito artificiale connesso a elettrodi inseriti in maniera chirurgica nei nervi del braccio. Anche i

nervi di persone non amputate possono essere stimolati per percepire la rugosità, senza bisogno di intervento chirurgico: pertanto, la ricerca sul “tatto bionico” e sulla tecnologia da utilizzare nelle protesi può essere sviluppata in sicurezza anche nelle persone che possiedono l’arto, prima di passare dell’impianto chirurgico in persone amputate. «Percepivo la stimolazione quasi come quella che avrei potuto sentire con la mia mano – ha spiegato Dennis Aabo Sørensen a proposito del dito artificiale – e ancora sento la mia mano mancante, è come se avessi il pugno chiuso. Con il dito artificiale ho sentito le sensazioni sulla punta del dito indice della mia mano fantasma». © Copyright Università Niccolò Cusano

fumetti

Una storia vera fra sogno e allucinazione è il 1943. Giovanni Dardini, dopo essere stato ferito in guerra, viene spedito a fare il cuoco su una nave ormeggiata in un canale del nord. La nave era stata completata poco prima dello scoppio della guerra e conseguentemente rifiutata dalla Svezia, a cui era destinata. Una volta a bordo, scopre che la situazione è molto più intricata di quanto non sembri: il capitano sta conducendo un gioco pericoloso per rivendere al mercato nero il contenuto della nave bloccata, e in più ospita a bordo sua figlia all’oscuro di tutto l’equipaggio. dialogo con il passato. Anni

dopo, un Giovanni ottantenne, su un letto di ospedale, ricorda la sua avventura fra sogno e allucinazione, e trova la forza di slanciarsi di nuovo e tentare, come un tempo, l’impossi-

bile. Una storia dal forte impatto emotivo, che scorre in un dialogo costante tra due linee temporali quella raccontata da Walter Chendi, nella sua ultima graphic novel, “Maledetta Balena” edita da Tunué, in libre- ria e fumetteria dallo scorso febbraio. Chendi, autore triestino, già premio Gran Guinigi nel 2010 con “La porta di Sion”, è intervenuto a Radio Cusano Campus nel corso del format “Giochi a Fumetti”. «Tutte le storie

nascono da spunti biografici o da quel che si legge in giro – ha spiegato Chendi - In questo caso, il racconto nasce dalla storia di una nave che non ha mai viaggiato, costruita nel 1939 a Monfalcone e rimasta a Trieste per 5 anni, perché era scoppiata la guerra. Ho immaginato che a bordo di questa nave ci fossero sentinelle, marinai e qualcuno che doveva tenerla in buone condizioni. Poi ho incrociato degli aneddoti della vita da marinaio di mio padre, della mia ed è nata tutta la sto-

ria». Nella sua biografia Chendi scrive di aver scoperto il fumetto a 40 anni dopo aver smesso di fumare. «Forse è stato proprio un modo per compensare, tra fumo e fumetti. L’ho scoperto perché ho cominciato a raccontare storielle ai miei figli per farli addormentare. Nella mia vita ho sempre disegnato e da qui è nata l’idea di tentare la strada del fumetto. Ognuno trasforma poi a suo modo quello che pensa e quello che vede, nella sua maniera. Per me questo processo avviene come per una pellicola cinematografica, immagino il racconto come se fosse un film. La trama poi si costruisce da sola, si aggiungono mattoni al progetto iniziale. In un caso specifico l’entrata in campo di un personaggio ha ribaltato tutto il racconto». © Copyright Università Niccolò Cusano


VI unicusano focus CORRIERE DELLO SPORT / STADIO

martedì 15 marzo 2016

sport, disabilità e cultura

l’oro degli special olympics

La ginnasta Irene Luigini ha rappresentato l’organizzazione agli Italian Sportrait Awards «Lo sport crea rapporti veri e ogni traguardo è un’iniezione di fiducia», racconta la madre di fiducia che ne rafforza l’autostima. Lo sport rappresenta un’occasione di incontro, socializzazione e confronto, non solo per gli Atleti ma anche per noi familiari. Rapporti veri, consolidati nel tempo, che oggi vanno al di là degli eventi sportivi».

La 26enne atleta ha ricevuto il premio per le medaglie dei 101 azzurri ai Giochi Mondiali Insieme a lei, al Teatro centrale di Roma, tutti i campioni che si sono messi in luce per i loro successi nel 2015 Un premio dato da tutti gli italiani a chi ci ha fatto sentire fieri di esserlo. Un riconoscimento a chi ci ha fatto commuovere o anche a chi semplicemente ci ha provato con tutta la propria energia, buttandosi anima e corpo verso l’inseguimento di un sogno. Un premio, il primo in Italia, che non pone alcuna differenza tra atleti, con e senza disabilità, perché lo sport è unico, come uniche sono le emozioni che trasmette. Questi i presupposti fondanti degli Italian Sportrait Awards che, giunto alla sua quarta edizione, ha riconosciuto, durante la serata di ieri al Teatro Centrale di Roma, l’impegno, la determinazione e i successi della delegazione italiana Special Olympics che, l’estate scorsa, ha partecipato ai Giochi Mondiali Estivi di Los Angeles. PROTAGONISTA. Insieme a Fla-

via Pennetta, Roberta Vinci, Gregorio Paltrinieri, Tania Cagnotto, Bebe Vio, Federica Pellegrini, Valentina Vezzali e tanti altri campioni dello sport italiano, era presente la ginnasta Special Olympics Irene Luigini, vincitrice a Los Angeles di una medaglia d’argento e due medaglie di bronzo. A lei l’onore di ricevere un riconoscimento in rappresentanza di tutta la Delegazione Italiana Special Olympics che, composta da 101 Atleti con e senza disabilità intellettiva, ai Giochi Mondiali di Los Angeles ha conquistato 85 medaglie: 25 d’oro, 29 d’argento e 31 di

Irene Luigini, prima da sinistra, insieme alle compagne della squadra azzurra di ginnastica ritmica

LA CRESCITA. Irene è una ragazza curiosa che è sempre stata aperta alla conoscenza di cose nuove. Una vita intensa, la sua: gli studi, la passione per il computer, lo sport e diverse attività sociali che la introducono nel mondo del lavoro. Ha fatto l’assistente agli anziani, così come per i bambini, all’interno di un asilo nido, e da circa due anni lavora presso un supermercato. «Irene è una vera forza della natura - racconta il papà Marcello – l’attività sportiva le ha dato una carica in più, le sue giornate sono piene di attività, un impegno anche per noi certo, ma vederla felice e soddisfatta di tutto quello che porta avanti, peraltro con ottimi risultati, ci ripaga di ogni sacrificio, ed è per noi un motivo di grande orgoglio». IL SOGNO. Irene è stata per la

Irene Luigini ha vinto tre medaglie ai Giochi di Los Angeles

bronzo. Gli Italian Sportrait Awards rappresentano una meravigliosa iniziativa, ideata proprio per promuovere e rendere sempre più concreta una cultura sportiva nei giovani. Una cultura che si fondi sul rispetto e sull’inclusione, in grado di abbattere, attraverso la condivisione ogni genere e forma di pregiudizio, accogliendo le differenti abilità come una risorsa, per tutti.

lantico per partecipare a Los Angeles ai Giochi Mondiali Estivi Special Olympics. A incoraggiarla e sostenerla in questa sua nuova avventura, l’hanno raggiunta mamma Gloria e papà Marcello, che raccontano la sua storia, il suo percorso di crescita attraverso lo sport e la voglia di vivere, con entusiasmo, nuove esperienze.

Forte e determinata, Irene, 26 anni di Roma, è un Atleta Special Olympics nella ginnastica ritmica che ha volato sopra l’At-

smesso di rincorrere i propri sogni, Irene, che nel 2007 ha conosciuto Special Olympics e ha iniziato a praticare ginnastica ritmica: «La convocazio-

NESSUN LIMITE.

DETERMINAZIONE. Non ha mai

Un’immagine dell’inaugurazione della rassegna iridata

ne Giochi di Los Angeles non è avvenuta per caso, ma è frutto di un lavoro iniziato tanti anni fa, attraverso i quali – racconta la madre, Gloria – lo sport ha avuto un ruolo determinante nella crescita di mia figlia così come di tutta la nostra famiglia. è iniziato circa 8 anni fa quando dal nulla Irene ci ha detto: “Voglio fare ginnastica ritmica”. Oggi, il riconoscimento di un impegno costante che premia la sua volontà di raggiungere, con forza e determinazione, tutti gli obiettivi che si pone. Da quando si è appassionata alla ginnastica ritmica – continua la madre –

non ha mai smesso di sognare, un giorno, una futura partecipazione a una competizione mondiale». L’OPPORTUNITÀ. Alla fine Ire-

ne ce l’ha fatta, la sua caparbietà, la sua passione e la voglia di esserci ha fatto sì che potesse superare ogni barriera, perché – come evidenzia la mamma - spesso i limiti non sono così invalicabili come si crede. «La forza di Irene è nel suo carattere, è testarda al punto che quando si mette in testa una cosa non si ferma fino a quando non l’ha raggiunta. Ogni traguardo è un’iniezione

prima volta negli Stati Uniti, uno splendido regalo per i suoi 26 anni, festeggiati il 28 luglio proprio a Los Angeles in occasione dei Giochi Mondiali. «La partecipazione a un evento del genere – affermano i genitori – ha rappresentato per nostra figlia la realizzazione di un sogno. Un’opportunità per gioire la conquista di una medaglia, ma ancor più importante, la possibilità di mettersi alla prova prima di tutto con se stessa. è partita da sola con la delegazione italiana, con nuovi compagni e tecnici nazionali. Una prova d’autonomia che l’ha resa ancora più forte. Un’esperienza che difficilmente dimenticheremo anche noi come genitori e che servirà certamente a Irene per affrontare ogni difficoltà con maggiore fiducia e convinzione dei suoi mezzi». © Copyright Università Niccolò Cusano

psicologia, convegno alla cusano

Una giornata per capire l’arte di aiutare La professione di psicologo ha come fondamento del suo agire la relazione con l’altro. Questo profilo così peculiare richiede, oltre alle necessarie conoscenze teoriche acquisite nel percorso di studi, lo sviluppo e l’integrazione di specifiche competenze comunicative e operative che vanno ben oltre una spontanea attitudine a porsi in relazione, per altro connaturata a ogni essere umano. La consapevolezza di sé, l’ascolto attivo e l’accoglienza dell’altro hanno una ricaduta nello sviluppo stesso delle proprie risorse personali e mettono in relazione in modo creativo il Sè con il mondo interno e con il mondo esterno. Per questo motivo abbiamo deciso di organizzare, con il corso di studi di Psicologia, il seminario “L’arte di aiutare” che si svolgerà oggi presso il nostro Ateneo. Questa giornata è destinata agli operatori del settore ma anche, e soprattutto, agli studenti che conosceranno le specifiche competenze operative e relazionali e gli strumenti pratici necessari per poter ge-

stire le varie fasi di un intervento di counselling psicologico. Lo psicologo prende in carico il paziente in vari momenti: dalla gestione del primo contatto all’analisi della domanda, dalla valutazione degli obiettivi alla mobilitazione delle risorse del cliente, dalla verifica dei percorsi alla riformulazione degli obiettivi. Nel pomeriggio, a partire dalle ore 14, sono previsti dei workshop in cui i partecipanti potranno mettersi in gioco e sperimentare in prima persona quanto esposto nel corso della mattinata. Gloria Di Filippo Preside Facoltà di Psicologia Università Niccolò Cusano

integrazione

Disabili, praticare judo per abbattere ogni barriera L’introduzione di protocolli di riabilitazione neuromotoria è sempre più diffusa, attraverso tecniche di meditazione ed esercizi fisici propri delle arti marziali. È sempre più comune la pratica delle discipline quali kung fu, judo, karate fra i diversamente abili. Ne parliamo con il Maestro Giancarlo Celotto, classe 1939, cintura nera 7° Dan di Judo, 4° Dan di Karate, membro del Kodokan di Tokyo, arbitro olimpico e paraolimpico, presidente della Commissione Disabili Fijlkam e formatore tecnico per la disabilità per il Coni, responsabile arbitri Europei Ibsa per i non vedenti. Maestro Celotto, sembrerebbe un paradosso eppure è la realtà osservare disabili sul tatami che praticano arti marziali come il judo?

po che relazionali. Il contatto stretto fra i praticanti, in soggetti che hanno difficoltà nei movimenti, risulta un’esperienza importantissima e in molti casi risolutiva al fine di rimuovere veri e propri blocchi psicologici e impedimenti motori».

Il maestro Celotto, formatore tecnico del Coni per i disabili: «Il tatami aiuta anche psicologicamente» «Il contatto fisico tra soggetti che hanno difficoltà motorie è un’esperienza importantissima» «Sono ormai numerose le strutture che si occupano di disabili e che hanno inserito la pratica del judo non come pratica sportiva ma come parte di un progetto complessivo di recupero e di inserimento, essendogli riconosciute grandi valenze formative e d’apprendimento attraverso gli esercizi sul tatami, sia per il cor-

Judo paralimpico, una risposta ai limiti fisici e psicologici

Ci sono allenamenti, gare, stage dedicati, ma anche strumenti come tatami con segnali sonori o tattili per non vedenti o ipovedenti. Qual è la sua esperienza al riguardo? «Per qualche anno si è sperimentata un’area surriscaldata al bordo del tatami che avvertiva l’atleta di rientrare nello spazio consentito, ma per problemi tecnici, successivamente si è abbandonato tale strumento preferendo un allargamento dell’area di sicurezza e adottando accorgimenti arbitrali specifici. Ad esempio, in

caso dei sordomuti, il giudice di gara indicava le decisioni attraverso la percussione delle mani sul tatami in modo che l’atleta percepiva tali indicazioni attraverso la sensibilità dei piedi». Quale vantaggio può avere un disabile a praticare judo, sia a livello psicologico che fisico? «Viene stimolata l’adattabilità delle risposte motorie con il potenziamento della forza muscolare acquisita nella pratica, mentre il buon lavoro coordinativo produce importanti effetti psicologici». Vi sono cinture nere in questa categoria? «Sì, e debbo dire che non sono inferiori ad altri, anche se qualche tecnica particolare e più pericolosa non viene insegnata loro e per questo la Federazione ha approvato un programma

adattato per l’acquisizione della cintura nera. Da segnalare che nelle competizioni i non vedenti vincono di più degli ipovedenti». Quale valore ha la Nazionale italiana di judo nelle competizioni paraolimpiche? «In passato ha conseguito dei buoni risultati. Per il futuro, un grosso in bocca al lupo». Solo vantaggi e nessun ostacolo, quindi, ci divide nel praticare judo, neanche a tarda età? «Ritengo che il judo lo si possa iniziare a tutte le età, proprio per scoprire i numerosi vantaggi fisici e psicologici, oltre a garantire a chi lo pratica una maggiore autostima e una non trascurabile capacità di difesa personale». © Copyright Università Niccolò Cusano


martedì 15 marzo 2016

unicusano focus VII CORRIERE DELLO SPORT / STADIO

La cusano racconta la serie d

un pezzo da 90 TRA I DILETTANTI

il punto sul girone h

Virtus Francavilla match decisivo con l’UnicusanoFondi

Tranchitella è uno dei grandi bomber della categoria: «Non ho rimpianti, questa è la mia dimensione» na e Castel Rigone». Con entrambe ha ottenuto la promozione tra i professionisti, risultando determinante grazie a stagioni costantemente in doppia cifra sotto il profilo realizzativo.

Nato e cresciuto in Svizzera, a Zurigo, ora è alla Colligiana Ha segnato quasi 200 gol in carriera L’attaccante dimostra umiltà: «Se non ho avuto un’occasione tra i Pro è certamente per un mio demerito» Quasi 200 gol in carriera, almeno 150 in Serie D. Un attaccante che non ha il fisico del corazziere ma che, sotto porta, non sbaglia praticamente mai. Dario Pietro Tranchitella, bomber classe 1979 attualmente in forza alla Colligiana di Colle Val d’Elsa, è molto conosciuto tra gli addetti ai lavori, specialmente in Toscana. Del resto, uno che ha vinto spesso e volentieri la Serie D, confermandosi anno dopo anno, non poteva non diventare uno di quei pezzi da novanta a cui le società pensano quando si deve allestire una squadra competitiva. LA SVIZZERA. Nato

a Zurigo nel 1979, Tranchitella è cresciuto in Svizzera. «Sono stato a Zurigo per 14 anni – racconta l’attaccante – Lì frequentavo la scuola e praticavo molti sport. In Svizze-

Dario Pietro Tranchitella ha firmato 13 reti nel girone E con la maglia della Colligiana

ra, infatti, non c’è soltanto il calcio. Ti spingono a praticare attività diverse. Diciamo che il calcio non era la priorità, anche se la passione, ovviamente, l’ho sempre avuta». Poi lo spostamento in Italia, al sud. «Ho iniziato a giocare a Villa d’Agri, in provincia di Potenza. Mentre facevo il settore giovanile, ho partecipato a un torneo in Toscana. Venni notato dalla Staggia Senese, società che ha un settore giovanile importante, molto conosciuta in Toscana». Da lì è iniziata la vera storia calcistica di Tranchitella. «La prima esperienza tra i dilettan-

ti l’ho avuta col Poggibonsi, poi sono stato a Locri». LA SECONDA CASA. Tranchitel-

Tranchitella, classe 1979

la ha girato l’Italia ma la sua vita è cambiata nettamente quando è arrivato in Toscana. Il bomber non si è praticamente più mosso da una delle regioni più belle del paese, dove ha raccolto grandi soddisfazioni. «Non riesco a trovare un anno che sia stato più importante di un altro. È ovvio che le esperienze da ricordare siano molte: posso dire che le due società che mi hanno dato di più, anche se poi sono stato bene ovunque, sono state Colligia-

unicusanofondi

diverse occasioni da rete. La Juniores nazionale tornerà a giocare sabato, a Rieti, nella prima di quattro partite che saranno determinanti per la qualificazione ai play off, mentre gli Allievi torneranno in campo dopo Pasqua, e ricominceranno il loro cammino con il recupero del derby con il Formia, inizialmente in programma sabato scorso.

© Copyright Università Niccolò Cusano

Juniores nazionali

In campo solo i Giovanissimi Che vittoria per i Provinciali Weekend a metà per il settore giovanile dell’UnicusanoFondi. Su quattro squadre, solamente le due formazioni dei Giovanissimi sono scese in campo. Largo il successo dei Provinciali, che contro il Real Sabaudia (7-0) hanno infilato la quinta vittoria stagionale in casa, mentre i Regionali sono rimasti a bocca asciutta contro il Pomezia, pur disputando un’ottima gara e creando

OPPORTUNITÀ. Conoscendo il giocatore e vedendo il suo score, appare difficile capire come mai non abbia avuto, nel calcio, una maggiore notorietà: «Non ho rimpianti, assolutamente. Posso dire che, probabilmente per un mio demerito non sono riuscito ad andare oltre determinate categorie. Evidentemente, nonostante i gol, sono un giocatore da Serie D. Credo che nella vita, alla fine, i conti tornino sempre. È quello che mi son meritato». Magari, se avesse fatto un’altra carriera, Tranchitella non avrebbe potuto godere tante altre cose: «Alla fine ho vissuto specialmente tra Perugia e Siena. A Perugia ho creato la mia famiglia. Colle Val D’Elsa, invece, è come se fosse la mia seconda casa. È una zona bellissima, tranquilla, dove si vive bene: sono fortunato». La Colligiana si trova a metà classifica e la salvezza è ormai dietro l’angolo: «L’obiettivo è quasi raggiunto, attraverso il gioco. Abbiamo fatto un anno molto bello, divertendoci. Manca pochissimo per tagliare il traguardo».

I Giovanissimi provinciali dell’UnicusanoFondi

CLASSIFICA Pt Trastevere 43 Ostia Mare 39 UnicusanoFondi 38 Aprilia 38 Albalonga 37 San Cesareo 37 Viterbese 36 Rieti 29 Astrea 28 Cynthia 21 Serpentara Bellegra 11 Flaminia 9 Isola Liri (- 1 ) 2 Lupa Castelli Romani -

Un momento della sfida d’andata tra Virtus Francavilla e UnicusanoFondi Gianni di campi

Sette giornate intense, tutte da vivere e che scriveranno i destini del girone H di Serie D. Messo da parte il primo di due ravvicinati turni di riposo (il prossimo è in programma per fine mese, in occasione delle festività pasquali), i motori si riaccendono per entrare nella fase finale del torneo. A contendersi la promozione tra i professionisti sono tre squadre: la Virtus Francavilla capolista, il Nardò che insegue a due punti e il Taranto, tornato in ballo con una dimostrazione di grande solidità e che insegue la prima della classe a quattro lunghezze.

Sfida di cartello tra la capolista e il club dell’Ateneo romano Nardò e Taranto pronte a sfruttare il turno

ca prossima, alla ripresa, la Virtus Francavilla sarà impegnata sul campo dell’Uni-

cusanoFondi, lontano ormai dieci punti dalla vetta ma fortemente motivato a conservare e migliorare la propria posizione, quel quinto posto che è l’ultimo valido per i play off. Gli universitari hanno nel mirino il Francavilla, che sarà anche il prossimo avversario in Coppa Italia, ma devono guardarsi dagli attacchi degli inseguitori. I biancocelesti in testa al girone avranno quindi l’impegno più difficile tra quelli delle prime tre in classifica. I ne-

allievi provinciali

giovanissimi regionali

LA VIRTUS A FONDI. Domeni-

CLASSIFICA Pt UnicusanoFondi 48 Monte San Biagio 36 SS. Cosma e Damiano 36 Don Bosco Gaeta 35 Formia 1905 32 Mondo Calcio Formia 32 Vigor Gaeta 23 Don Bosco Formia 14 Virtus lenola 14 Insieme Ausonia 6 Briganti Itri 4 A.V. Scauri 3

CLASSIFICA Pt La Selcetta 51 Aprilia 50 Sermoneta 50 Albalonga 46 Virtus Nettuno 33 UnicusanoFondi 31 Podgora 30 Pomezia 28 Anzio 26 Calcio Sezze 24 Unipomezia 22 Agora 19 Pontinia 16 Sabotino 12 Don Bosco Gaeta 7 Priverno -

retini, infatti, saranno di scena a Potenza, mentre l’undici tarantino ospiterà l’Aprilia, la cui situazione in classifica è molto compromessa. ZONA PLAY OUT. I laziali sono penultimi insieme al Picerno, davanti al solo Gallipoli, ormai isolato in fondo al gruppo, e si trovano a fare i conti anche con una forchetta di punti troppo ampia dalla sestultima piazza (dove ci sono San Severo e Isola Liri) per sperare di disputare i play out. Situazione non semplice anche per il Serpentara, in quartultima posizione ma che ha dimostrato di avere le carte in regola per risalire la china e provare a ottenere la salvezza senza passare per gli spareggi di fine stagione. © Copyright Università Niccolò Cusano

giovanissimi provinciali CLASSIFICA Pt Borgo Faiti 2004 41 UnicusanoFondi 38 Monte San Biagio 35 Nuova Circe 26 Palluzzi Priverno 29 Hermada 22 Città di Sonnino 22 Vodice 14 Real Sabaudia 3 Bassiano -



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