San Marino University Design 01
Tre anni dopo Three years on
Gaddo Morpurgo
Nel marzo del 2004 iniziano i primi incontri per valutare la possibilità di avviare a San Marino un Corso di laurea in disegno industriale. Programmi di fattibilità, progetti, riunioni, sopralluoghi per trovare una sede idonea, ancora incontri fino al 7 ottobre dello stesso anno quando i due rettori, dell’Università degli studi della Repubblica di San Marino e dell’Università IUAV di Venezia, firmano, insieme al Segretario di stato per l’Università, la convenzione che istituisce il nuovo corso di laurea congiunto che inizia ufficialmente le proprie attività il primo ottobre del 2005. Tre anni dopo è certamente prematuro fare un bilancio articolato ma è possibile riflettere sulla direzione che ha preso quel progetto, cercando di documentare le prime cose fatte e individuare le linee prioritarie dello sviluppo del nostro lavoro. L’interesse che questa iniziativa ha avuto, nei confronti sia di studenti di varie regioni italiane, che hanno scelto di iscriversi e risiedere a San Marino, sia di importanti designer e studiosi internazionali che hanno accettato di insegnarvi, è gia un primo segnale della validità del progetto che abbiamo perseguito in un particolare settore dell’istruzione universitaria come è il design. Tra le ultime discipline che, definendosi, hanno dato vita ad autonomi corsi di laurea, il disegno industriale rappresenta infatti un caso in parte anomalo rispetto alla tradizionale organizzazione degli studi universitari. Lo stretto intreccio che lega attività progettuali e sapere teorico, sapere scientifico e sapere umanistico, capacità tecnico operative e creatività, fa del corso di laurea in disegno industriale un modello formativo fortemente caratterizzato dalla continua sperimentazione delle possibili relazioni tra sapere e saper fare. Un saper fare che, anche se spesso negli ultimi anni viene riduttivamente inteso come mera professionalizzazione, deve confrontarsi con la ricchezza e complessità anche teorica del progettare. L’esperienza maturata in questi anni ci ha permesso di mettere a punto un programma formativo che consente a ciascun studente di costruirsi un percorso triennale che, pur valorizzando le aree di maggior interesse personale, non si chiude immediatamente in una scelta di indirizzo tematico professionale. Una proposta, in questo, sostanzialmente diversa da ciò che avviene in molte delle offerte didattiche attualmente presenti in Italia dove, prima di iscriversi, gli studenti devono scegliere tra design del prodotto, grafica, comunicazione visiva, multimedialità, interni, moda e così via. Nel modello formativo che abbiamo applicato, gli studenti possono frequentare laboratori progettuali diversi in ciascun anno accademico e, pur indirizzando i propri studi verso i due principali settori del design,
4
5
quello del prodotto o della comunicazione visiva, possono valorizzare anche l’intreccio tra questi ambiti per adeguarsi alle trasformazioni del mercato che, in questi “confini”, dovrà sempre più immergersi per realizzare reali innovazioni di prodotto. Ma avviare un nuovo corso di laurea, una nuova scuola, pur nella continuità con le esperienze fin qui maturate, non ha significato una mera scelta organizzativa di materie, laboratori e docenti: ha significato anzitutto lavorare per la costruzione di un programma culturale e di ricerca che permetta di caratterizzare la specificità del nostro corso di laurea. In una scuola di design lo scopo non è solo quello di formare dei giovani ma di fare anche ricerca insieme, considerando gli studenti come dei collaboratori. Non una scuola quindi che si limita a “trasmettere” sapere, ma un luogo dove insegnare anche per continuare ad imparare. E in una università, come nel caso del disegno industriale, formata prevalentemente da un corpo docente di professionisti (grafici e designer), è fondamentale intendere l’insegnamento non come un puro trasferimento dei propri “segreti del mestiere”, ma come un modo per fare ricerca e occasione per riflettere insieme sui continui cambiamenti. Un luogo di discussione didattica. Una discussione che già in questi primi anni si è notevolmente arricchita tramite il ciclo Incontri sul design che ha visto ogni mese la presenza di importanti autori come: Alberto Meda, Aldo Drudi, Carlo Gaino, Giulio Iacchetti, Sebastian Bergne e Piero Castiglioni sul design del prodotto, e Andrea Rauch con Gianni Sinni, Guido Scarabottolo, Renzo di Renzo, Giorgio Camuffo, Francesca Ghermandi, Stefano Massari e Marzia Corraini sulla comunicazione visiva, Andrea Zani sulla fotografia e Michele Serra sulla creatività. Incontri, aperti anche a un pubblico non studentesco e che permettono di rafforzare i momenti di confronto, uscendo da una rigida divisione di corsi, insegnamenti e anni di studio. Le occasioni di dialogo tra docenti e studenti, ma anche tra docenti e docenti e tra studenti iscritti ai vari anni di studio, sono forse il momento di maggiore “originalità” del nostro programma, per cercare di ostacolare la “deriva liceale” che sta trasformando la formazione universitaria soprattutto in Italia. L’obiettivo è di rendere più ricca e coinvolgente l’università come luogo di studio per rafforzare le sue potenzialità di luogo di socializzazione, di confronto e crescita culturale. Parallelamente abbiamo cercato di arricchire l’offerta didattica con l’organizzazione di brevi workshop di laboratorio, come quelli sulla modellistica tenuti da Tommaso Lucinato e quelli sulla ceramica tenuti da Elisabetta Di Bucchianico. Una didattica che tende non a un mero design degli oggetti, ma al rapporto fra l’uomo e le funzioni. Il problema non è imparare per poi progettare ma progettare per imparare guardando a tutto l’esistente, in quanto “progettato” o “progettabile”, tenendo presente le realtà sociali che sono in continua, costante evoluzione anche nel campo del progetto, del prodotto e del consumo. Significa anche valorizzare le diversità degli studenti – le differenti culture, aspettative e obiettivi – e fare di tutto perché queste diversità restino, si rafforzino e si raffinino.
6
Non si tratta infatti di formare studenti che abbiano un alfabeto comune riconoscibile come alfabeto di una scuola, ma che acquisiscano una mentalità progettuale che permetta di capire perché, che cosa, dove e per chi progettano, superando il formalismo, elegante ma molto spesso edonista, che caratterizza molto dell’attuale design. Una mentalità progettuale che consenta di guardarsi intorno fino a individuare i nuovi temi dell’esistente, i nuovi problemi, e proporre inedite, possibili soluzioni. Guardando con attenzione a ciò che accade nel mondo ma sapendo anche confrontarsi criticamente con la rapidità accelerata dei tempi moderni. In questa direzione vanno segnalati i risultati dei lavori realizzati in occasione della prima edizione di San Marino Settembre Workshop dove quaranta studenti coordinati da quattro progettisti – Marco Ferreri, Giulio Iacchetti, Alessandro Pedron e Nicola Ventura –, si sono confrontati con il tema dell’utenza ampliata dando risposte sia ai problemi della disabilità, sia a quelli dell’estensione dei mercati. Con questa prima edizione di San Marino Settembre Workshop abbiamo anche avviato il collegamento con alcune industrie del territorio coinvolgendo nell’impostazione dei progetti importanti aziende come Colombini, Fratelli Guzzini, Teuco e Curvet. Il rapporto tra università, territorio e mondo produttivo, importante per l’intero sistema universitario, diviene fondamentale per un corso di laurea in disegno industriale non solo perché consente di migliorarlo costantemente, garantendo titoli realmente spendibili sul mercato del lavoro, ma perché permette alle imprese di sviluppare il rapporto con l’università per essere facilitate nella ricerca e in nuove sperimentazioni, sempre più necessarie per superare la carenza di innovazione di molti settori produttivi. Proprio nell’ottica di rafforzare le attività di ricerca, indispensabili per costruire una reale dimensione universitaria degli studi, abbiamo avviato il programma San Marino Design Lab finalizzato a sperimentare delle esperienze di progettazione che si confrontano con temi ed esigenze che emergono all’esterno dell’università. In questo logica si sono mosse le iniziative realizzate da Omar Vulpinari che, legando l’attività didattica con la ricerca, ha portato alla realizzazione di una serie di francobolli celebrativi del centenario della nascita di Bruno Munari che vengono prodotti dall’Azienda autonoma di stato numismatica e filatelica di San Marino. L’allestimento di Dario Scodeller della mostra Un tesoro goto nella Repubblica di San Marino, svolta a Strasburgo nel Palazzo dell’Europa – che rappresenta una prima collaborazione tra il Corso di laurea e le Segreterie di stato della Repubblica di San Marino – così come il progetto di Riccardo Varini per una nuova sala di lettura per la Biblioteca dell’Università, dimostrano le potenzialità che possono nascere dal rafforzamento di un centro di ricerca e progettazione verso cui si muove il programma San Marino Design Lab. Un programma che nei prossimi anni verrà rafforzato, con il coinvolgimento sempre più esteso di docenti e collaboratori alla didattica, per divenire anche occasione di esperienze lavorative e di approfondimento culturale per i laureati.
7
Presentando nel 2005 ai futuri studenti le ragioni per iscriversi nella nostra università avevamo sottolineato il valore di “studiare e vivere a San Marino godendo dei benefici di un ‘piccolo Stato’ dalla millenaria tradizione di autonomia, libertà e ospitalità”. Credo che in questo senso le ipotesi, o le speranze, iniziali si stiano realizzando e le piccole dimensioni della più antica repubblica del mondo si stiano dimostrando come condizioni favorevoli per ottenere un grande risultato: fare dell’università non un luogo di rapido consumo di cultura ma un ambiente dove una comunità di studenti, docenti e personale amministrativo, confrontandosi, possa crescere. In March 2004 the first meetings were held to discuss the possibility of setting up an Industrial Design degree course at the University of San Marino. There were feasibility studies, plans, meetings, and on-site inspections looking for the perfect location. Still more meetings were held, until on October 7 th of that same year, the two Chancellors of the Universities of Venice IUAV and The Republic of San Marino met to sign an agreement with the Secretary of State for San Marino for a new affiliated degree course which would officially start life on October 1st 2005. Three years on, it is, of course, too soon to come to any full conclusions about the project, but it is possible to look at the direction we are taking, to document our initial achievements and ask ourselves what our future priorities should be as the project develops. The interest that the course has attracted, both among students from all over Italy who have chosen to move to San Marino to enrol, and among the many important designers and design academics now teaching there, is already a highly encouraging sign of the validity of the approach taken in such a highly specialised degree subject as Design. After much re-evaluation Industrial Design is now recognised as a subject in its own right, at last earning the right to its own degree course. It is an unusual degree subject compared with those traditionally offered by Universities. With a course content linking theory and practice, inextricably marrying practical knowledge to a knowledge of scientific and humanist theories, and again to technical and creative skills, this makes the Industrial Design degree a unique training ground. The degree is strongly characterised by constant experimentation, dabbling with all the possible variations of knowing how and why things work, and being able to put this into practice. This creates the kind of know-how that in recent years might have been dismissed as merely a professional training, and yet it equips students with a far greater understanding of the richness and complexity of design even at its most theoretical levels. The experience gained over the years has made it possible to put together a degree course which, over the three years of study, offers students the chance to choose options according to their own personal interests, whilst at the same time not immediately closing off other areas of study, forcing them into one direction career - wise. In this sense the course is quite different from many others in Italy,
8
where, even before they enrol, students are forced to choose between product design, graphics, visual communication, multi-media, interior design, fashion and so on. In this degree course, each academic year students are given the chance to take part in different types of design workshops, so that while they study the two main areas of design, product design or visual communication, they can also see how the two areas fit together. This makes them better able to appreciate and adapt to market transformations and recognise that it will always be necessary to plunge in between the narrow “confines” of these two worlds to come up with truly innovative products. Setting up a new degree course however, at a new university, even with the benefits of continuity offered from past experiences, was not merely a question of deciding how to organise the syllabus of subjects, workshops and teaching staff: above all, it was vital to work on building a cultural research programme which could make this degree stand out with its own characteristics. In a Design school the aim should not be simply that of training young people, but also that of carrying out research together, thinking of students as partners in research. It is not the job of any school to simply “transmit” knowledge, but rather, a school should be a place where teaching becomes an ongoing learning process. What is more, at University, as in the case of Industrial Design, where the teaching staff is predominantly made up of working professionals (graphic designers and designers), it becomes of vital importance to realise that teaching should not be a mere question of simply transferring one’s own “trade secrets”, but rather, it should represent an opportunity to carry out research and to take time to consider the many changing realities together. It should be a place of learned debate. Such debate has already been greatly enriched in these first years by the cycle of lectures Incontri sul design (Design Lectures) which have been organised each month with various important guest lecturers: Alberto Meda, Aldo Drudi, Carlo Gaino, Giulio Iacchetti, Sebastian Bergne and Piero Castiglioni on the subject of product design, and Andrea Rauch with Gianni Sinni, Guido Scarabottolo, Renzo di Renzo, Giorgio Camuffo, Francesca Ghermandi, Stefano Massari and Marzia Corraini talking about visual communication, as well as Andrea Zani lecturing on photography and Michele Serra on the subject of creativity. Lectures which were also open to members of the public and not just students, making them the ideal forum for comparing their views, helping students to see beyond the confines of any one subject, course, or year. The opportunities afforded to students and teaching staff to talk to one another, and likewise teaching staff and students from one year to the next, exchanging ideas, are moments that give this particular course its own special “originality” breaking away from “the high school mentality” which seems to be taking over our Universities especially in Italy. The aim is to make the University experience richer and more stimulating, making it a place not just of study but one which is able to offer the social and cultural exchange of ideas, nurturing growth.
9
In parallel with the main courses we have also broadened the nature of courses on offer, organising short practical workshops, like Tommaso Lucinato’s model making course and Elisabetta Di Bucchianico’s ceramics course. Teaching which is not simply about designing objects but which aims to look at the relationship between users and functions. The question is not one of simply learning and then designing, but rather, learning to design while taking account of everything that already exists, whether this is already “designed” or is something “design-able”, always keeping in mind the continually changing social realities and developments in the areas of design, products and usage. Teaching also means bringing out the potential in different students – with different backgrounds, aims and expectations – and doing so in order that such differences remain, gain strength and become ever more refined. For it is not simply a question of teaching students so that they all come out of school reading off the same easily recognisable page, they need to learn to think about design for themselves so that they can understand why, what, where and who they are designing things for, reaching beyond the mere formalism that characterises much of today’s design, which, while it is elegant, is often needlessly hedonistic. This approach to design makes it possible to take a good look at our surroundings, picking out new themes, with new questions to be resolved with original new possibilities. Carefully examining what is happening in the world today whilst also gaining critical hands-on insight into the accelerated rapidity of these modern times. This was the thinking behind the first edition of the San Marino September Workshops, with forty students working with four designers – Marco Ferreri, Giulio Iacchetti, Alessandro Pedron and Nicola Ventura –, who guided them through themes related to different types of use, finding answers to different problems, ranging from users with disabilities, to the need to broaden consumer markets. This first edition of the San Marino September Workshops also gave us the chance to break the ice with some of the manufacturers present in this territory, inviting leading companies like Colombini, Fratelli Guzzini, Teuco and Curvet to give us their input on the production process. The relationship between a University, the area it stands in, and its local manufacturing industry is important for any University, but becomes of fundamental importance in a degree like Industrial Design. This is not only because it makes it possible to ensure that the course content is continually subject to fine tuning, so that its qualifications are those really needed in the workplace, but because it also allows local industries to develop a working relationship with the University, making it easier, in turn, to carry out the research and experiments so vitally needed by them to overcome a lack of truly innovative ideas in so many areas of manufacturing. Again with a view to reinforcing research activity, so vital in establishing the University’s design research credentials, we also set up the San Marino Design Lab programme, with the aim of creating a space where designers could try out their first designs, getting to grips with themes and needs from outside of the University.
10
This was the idea behind various initiatives which have taken place. Omar Vulpinari has linked his teaching activity to his research to come up with the graphics for a set of commemorative stamps honouring a hundred years since the birth of Bruno Munari. These are produced by San Marino’s Autonomous Numismatic and Philatelic Company. (L’ Azienda Autonoma di Stato Numismatica e Filatelica di San Marino.) Dario Scodeller has organised the project for the layout of the exhibition Un tesoro goto nella Repubblica di San Marino (a Goth treasure in the Republic of San Marino) which took place in Strasbourg at the Palais de l’Europe – and represents one of the first instances of collaboration between this degree course and the Secretaries of State for the Republic of San Marino –, as does Riccardo Varini’s design for a new reading room for the University library. All are examples which demonstrate the great potential to be found in strengthening the San Marino Design Lab Centre and its programme for research and design. This is a programme sure to gain strength from year to year, as more and more members of the teaching staff and their research assistants become involved, giving our graduates the chance to broaden their knowledge and gain vital work experience. In 2005 telling future students why they should enrol at our University we stressed the advantages of “studying and living in San Marino, enjoying the benefits of a ‘small State’ with an age-old tradition of autonomy, liberty and hospitality”. I believe that in this sense our initial hopes and projections are now coming to fruition, and the tiny dimensions of the world’s oldest republic are proving to be the ideal place for great results: so that the University becomes not a just quick fix joint for rapid cultural consumption, but rather, a place where a community of students, teachers and administrative staff can exchange ideas and truly grow.
11
Il Corso di laurea in disegno industriale a San Marino Industrial Design at San Marino Alessandra Bosco “Le società prospere saranno quelle che sapranno credere nella conoscenza” (J. Rifkin) Con il Corso di laurea in disegno industriale, l’Università degli studi della Repubblica di San Marino, l’Università di studiosi, volta alla preparazione di eccellenze mediante corsi di specializzazione ad alto livello, ha proposto a San Marino una nuova realtà: un corso di laurea di primo livello, l’università di studenti. Una sfida? Un’esperienza. Il Corso di laurea triennale propone a San Marino il percorso formativo sperimentato, ormai da dodici anni, nell’analogo Corso di laurea IUAV in disegno industriale con sede a Treviso. Il titolo, laureato in disegno industriale, rilasciato congiuntamente dalle due Università pubbliche, Università degli studi della Repubblica di San Marino e Università IUAV di Venezia, ha valore legale a San Marino come nella Comunità europea. Porsi come obiettivo la formazione di un designer significa organizzare un percorso didattico articolato tanto in lezioni teoriche quanto in laboratori, seminari, workshop, tirocini, esperienze in cui lo studente si possa confrontare con il mondo esterno. Nel percorso formativo l’attività progettuale, l’esperienza del progetto, peculiarità del programma didattico, è sostenuta e integrata dall’apporto di discipline teoriche. Studiare storia del design, storia delle comunicazioni visive, semiotica, storia dell’architettura, storia dell’arte contemporanea contestualizza a livello storico-critico l’intuizione del giovane progettista relazionandola al quotidiano. Studiare economia e organizzazione aziendale, brevetti e gestione dell’innovazione dei prodotti rende noto al progettista da un lato meccanismi e funzionamento del mercato e dell’impresa e dall’altro le possibilità e le modalità di tutelarsi dallo stesso mercato per mezzo di brevetti e copyright. La geometria, la fisica, la scelta dei materiali, se correttamente applicati, danno all’artefatto coerenza e integrità. Ed infine, studiare discipline di supporto alla progettazione come disegno, modellistica, modellazione digitale, web e multimedia design, ergonomia, fotografia conferisce allo studente strumenti nel campo della rappresentazione e della progettazione di artefatti. Accanto alle più tradizionali lezioni teoriche ex-cathedra, si propongono laboratori di progetto nei quali teoria e pratica, lezioni ed esercitazioni si integrano in un tutto inscindibile in cui lo studente sperimenta allo stesso tempo la magia e la fatica del progetto. Il progetto è insieme idea e regola, creazione e metodo, riferimento e innovazione, intuizione e ripensamento, ma soprattutto è “qualcosa di tuo” da verificare con altri. Ed il confronto, che in università avviene tra compagni di studi e tra studente e docente, non è che l’anticipazione di quello che in futuro sarà la gestione del progetto tra committenza, progettista e produzione.
12
13
Il designer, il laureato in disegno industriale, opera nella realizzazione di “artefatti industriali”, che si tratti sia di prodotti, sia di comunicazione su carta o su web. Il processo è complesso e si articola in differenti fasi: l’ideazione, prima verifica attraverso l’uso dello schizzo di quello che fino a questo momento è risieduto esclusivamente nella nostra mente; la progettazione dell’artefatto, effettuata mediante rappresentazioni bidimensionali e tridimensionali; la verifica della gestione dell’artefatto in produzione, tramite la redazione di disegni esecutivi; la comunicazione dello stesso mediante la definizione di immagini fotorealistiche, ambientazioni e animazioni. Progettare, comunicare, produrre, questi gli ambiti che un designer si trova a gestire sia che decida di svolgere la libera professione, sia che si impieghi in strutture, pubbliche o private, presso studi o società di progettazione o, ancora, presso imprese e aziende dedite alla produzione di artefatti industriali. Posta l’esistenza di strette relazioni interdisciplinari tra gli ambiti della comunicazione e del prodotto, la proposta didattica del Corso di San Marino non impone allo studente alcuna scelta preliminare di indirizzo. Lo studente, approfondendo nei tre anni le tematiche relative al disegno industriale, potrà in un secondo tempo decidere di occuparsi di grafica o di prodotto proseguendo i suoi studi frequentando un corso di laurea magistrale, piuttosto che decidendo l’ambito lavorativo nel quale impiegarsi. Questo, senza considerare l’importanza che il designer conosca e abbia basi in entrambi i settori: come potrà il grafico che non si è mai confrontato con il mondo del prodotto, con lo studio dei materiali, scegliere con strategia e criticità i punti forti del progetto per esaltarli con una campagna promozionale? O, ancora, come potrà il progettista, che non conosce gli strumenti cui lavora abitualmente il grafico, occuparsi della promozione dei prodotti da lui progettati o, più semplicemente, concordare con quale tecnica e secondo quale logica dovrà essere impostata la promozione del prodotto senza inutili sprechi di denaro e competenze? Se prodotto e comunicazione sono ambiti estremamente correlati, ancor più stretto è il rapporto tra progettazione e produzione in entrambi i settori. Il progetto funziona quanto più il progettista riesce a rendersi interprete delle necessità della produzione e del mercato che lo circonda. Affermava Vico Magistretti: “Qual è il mio sforzo? Quello di indurre chi realizza l’oggetto a dire ciò che fa comodo a lui e non a me. Sono io che devo capire cosa lui preferisce e allora vedrò di disegnare qualche cosa che lui possa facilmente produrre, che costi poco, che costi il meno possibile. Perché altrimenti quelli che li realizzano sono talmente bravi che sono in grado di proporti qualsiasi soluzione, però a un costo maggiore e allora il progetto non funziona. Questa è una grande differenza tra architettura e design, perché la struttura di una casa la realizzi una volta sola, mentre una sedia magari la produci in centomila esemplari all’anno, quindi l’eventuale errore che puoi commettere si moltiplica per centomila e uno stampo costa carissimo”.
14
È proprio questa complementarietà tra progetto e produzione a portare il Corso di laurea ad avere grandi contaminazioni con l’esterno. Organizzati mensilmente, gli Incontri sul design, richiamano a San Marino noti professionisti. Sono soprattutto progettisti che propongono ragionamenti su materiali, tecniche e processi di realizzazione dei prodotti; sono visual designer che raccontano di grafica e responsabilità sociale. Esperienze diverse, diversi impatti emotivi, un unico obiettivo: comunicare la passione per il progetto. Se con gli Incontri il Corso di laurea si apre al mondo del progetto è con workshop e tirocinio che propone agli studenti il confronto con il progetto in prima persona. I workshop: una full-immersion di una settimana in cui svolgere un tema dato, seguiti da un noto designer, utilizzando materiali e processi di lavorazione proposti dall’azienda coinvolta. Il tirocinio: concordato con un colloquio preliminare il settore e l’azienda d’interesse, con il tirocinio lo studente ha modo di vivere presso uno studio di progettazione o un’azienda il primo impatto con il mondo del lavoro potendo contare sulla presenza di un tutor a tutela e verifica della qualità dell’esperienza. Lo svolgimento del tirocinio, presso importanti industrie, è tra l’altro favorito dal ricco e articolato tessuto produttivo dell’intorno sammarinese, romagnolo e marchigiano. Se, infatti, lo studente che studia a San Marino può vivere un’università e un luogo a misura d’uomo, dove l’isolamento tipico della piccola comunità tende a favorire concentrazione e studio, a breve distanza si trovano vivaci centri urbani come Rimini, Ancona, Bologna. Un’università in cui inoltre l’offerta programmata di 120 studenti l’anno offre agli studenti la possibilità di vivere un confronto diretto con docenti e personale, e ai docenti la possibilità di collaborazioni e contaminazioni tra corsi che rendano il più possibile coerente e integrato il percorso di studi, evidenziando temi trasversali comuni. Attivo da tre anni, il Corso di laurea può già contare su un alto standard di servizi. All’interno del Monastero di Santa Chiara antico e nuovo, passato e futuro trovano occasione di dialogo. La struttura, completamente restaurata, ospita un laboratorio modelli, una sala di posa fotografica, un laboratorio informatico; strutture che, quando libere dalla didattica, sono a disposizione degli studenti. Come a disposizione degli studenti sono le aule studio, le aule informatiche realizzate all’interno delle celle delle monache e un secondo laboratorio informatico con quindici postazioni. Se laboratori e programmazione didattica distribuita su quattro giorni settimanali tendono a stimolare lo studente nell’organizzazione individuale del proprio tempo, la presenza nel piano di studi di 14 crediti liberi da conseguire al di fuori degli esami, responsabilizza lo studente nelle sue scelte. Partecipare a concorsi, effettuare viaggi di studio, seguire seminari e workshop, collaborare a gruppi di lavoro è facoltativo. La scuola deve dare strumenti, favorire autonomia; lo studente progetta parte del suo percorso, e il progetto è scelta.
15
“Societies which prosper will be those that place their belief in knowledge” (J. Rifkin) The University of the Republic of San Marino, the Academics’ University, which generally offers top level specialist post-graduate courses, by choosing to run a degree in Industrial Design now finds itself dealing with a whole new reality: an undergraduate course, so that it has now become an undergraduate university. Something of a challenge? It is certainly an experience. The three year degree offered at San Marino will follow along similar lines of the already consolidated degree course which has been up and running for the last twelve years at the affiliated Treviso IUAV degree course in Industrial Design. Graduates will finish with a degree in Industrial Design which is jointly awarded by the two State Universities, The University of Studies of the Republic of San Marino and the IUAV University of Venice, this degree has equal validity in both San Marino and in rest of Europe. Given our aim of training fully versed designers we have organised the course to include the whole range of theory and practical lessons including design laboratories, workshops, seminars, and internships which will give students the chance to test themselves in a real working environment. In this degree course, design activity, offering a hands-on experience of design, which is one of the special features of this programme, is also backed up with the integration of courses in design theory. The study of the history of design, visual communication, architecture, and contemporary art as well as semiotics, gives young designers a critical historical context in which to finely tune their own daily perspectives. Whilst the study of economics and company organisation, patents and the management of innovative designs helps designers on the one hand to understand the workings of the industrial market, and on the other to better protect their own interests in this same market through patenting and copyright. Then there is the study of geometry, physics and material selection, which, when correctly applied, gives coherence and integrity to finished designs. And, last of all, the study of complementary design subjects such as design, model making, digital model making, web and multimedia design, ergonomics, and photography all of which equip students with the necessary tools to represent and design their work. Alongside traditional lectures, there are also various design workshops offering a mix of theory and practice, with lectures and practicals blending together to give students hands-on experience of both the trials and joys of bringing designs to life. Design is about putting together ideas and rules, creating whilst using the application of method, reference, innovation, intuition and re-thinking, above all, it is about making “something of your own” which can be shared with others. It is also the exchange of ideas which, at University, takes place between fellow students and between students and their lecturers, which constitutes the first step towards what will later become fundamental in managing relationships between clients, designers and manufacturers. The designer, a graduate in Industrial Design, works to create “industrial artefacts”,
16
whether these are products, or graphic communications set down on paper or designed for the web. This is a complex process which can be broken down into many steps: from coming up with the idea, trying out the initial idea as a sketch; drawing up the design in a 2-D or 3-D rendering; checking how it works when it is made, or drawing up new designs for its production, to the communication of product by deciding which pictures to use, and whether these are realistic photos, renderings or they are other graphic representations. Design, communication and production are all areas today’s designers need to know how to move in, if they want work, whether they are freelance or work for large or small companies, whether these are public or private small design studios or companies, or even companies specialising in manufacturing industrial goods. Given the close relationship of affinities between the world of graphic and product design, the San Marino undergraduate course does not force its students to opt for one or the other at the start of the degree. Students are able to make their minds up as they broaden their understanding of subjects relating to each discipline over the three year degree course, and can decide to focus more specifically on graphics or product design should they decide to take a subsequent post-graduate degree, rather than going into one area of work immediately. More to the point, it is also worth considering that today’s designers should know about and have a grounding in both sectors: how can graphic designers with no knowledge of the world of product design come to decisions about strategy or find ways to highlight the strengths of a design in an advertising campaign? Or, turning it around, how can designers without no knowledge of the everyday tools of graphic designers take charge of campaigns to promote their designs, or even simply come to an agreement on what would be the best technique or logic to use to promote their goods without wasting valuable time and resources? If communication and product design are essentially linked as sectors, the link between the initial design and production are even closer in both areas. A design can only really be said to work when its designer meets the needs of both its manufacturer and its intended market. As Vico Magistretti put it: “What am I trying to do? I want to make whoever is producing my design say what he wants to say, not what I want him to say. I am the one who needs to understand his preferences so that I can design something that is easy for him to manufacture, something cheap to make, costing as little as possible. Because otherwise the people making designs are so good at their jobs that they are able to come up with any solution, which might cost even more and then the design will not work. That is the big difference between architecture and design, you set the foundations of a house and its structure only once, whereas with a chair you might produce hundreds and thousands of copies a year, so any mistake you might make will be multiplied a thousand fold and one mould can become very expensive”. It is this extremely close interaction between designs and their manufacture which makes it so important to create a degree that
17
is highly receptive to external influences. For our monthly cycle of lectures Incontri sul Design, we have invited well-known professionals to give talks at San Marino. Among them we have heard above all from designers talking about materials, techniques and manufacturing processes and graphic designers on the subject of social responsibility. Each talked of different experiences, stirring different passions, all had one aim: sharing a real love of design. While this series of lectures has seen the degree course opening its doors to the world of design, it is with our workshops and internships that students are given the chance to try out a truly hands-on approach to design. The workshops: one week’s course of intensive study exploring a specific theme, guided by a well known designer, using materials and manufacturing processes provided by the companies taking part. Internships: after a preliminary interview with companies in areas compatible with the students’ main interests, students will have the chance to work as interns, and to get a real feel for the experience of working in a design studio or manufacturing company, with a tutor in charge of checking for an adequate standard of work. Internships will be available in leading companies, taking advantage of the rich fabric of industrial wealth on offer in the near by areas of San Marino, Emilia Romagna and the Marches. What is more, it is worth remembering that although students living in San Marino can take advantage of the University’s campus style dimensions, where the city’s relatively small size helps them to really focus and concentrate on their studies, they are only a short distance away from lively cities such as Rimini, Ancona, and Bologna. Studying at a University with a course open only to 120 students a year means that students have the chance to really get to know the administrative and teaching staff, and, equally, the teaching staff have a chance to get together to exchange and borrow ideas from one another, working together to integrate their courses with cross-contamination, high-lighting key areas across the board. Now in its third year, this degree course already offers an extremely high level of services. Within the faculty housed in the Santa Chiara Monastery old and new worlds, past and future, enter into a continual dialogue. The building, which has been completely renovated, houses a model making laboratory, a photography studio, a computer lab; all rooms which are available to students for use in their own time when lessons are not being held there. Equally, students also have free access to study rooms, and computers which have been set up in the rooms of the monastery’s cloisters as well as a second computer lab with another fifteen places available. Whilst the various laboratories and lessons timetabled across four days of the week motivate students to plan their own study time, the need for students to accumulate a further 14 credits in addition to those from fixed exams, allows students to take responsibility for their own study choices. Entering competitions, taking study trips, following seminars and workshops, working in study groups are all optional. University needs to provide the tools for autonomous study; students should design their own path of study, design is about choices.
18
La sede: l’antico Monastero di Santa Chiara The faculty premises: the Old Monastero di Santa Chiara
Localizzato all’estremità nord del centro storico di San Marino, l’antico Monastero di Santa Chiara sede del Corso di laurea in disegno industriale risale ai secoli XVI e XVII. “È un grande edificio costruito in pietra arenaria, caratterizzato da una struttura complessa ed articolata che comprende il monastero, una chiesa e i giardini interni. Dalla porta della Rupe, dove poggia su uno sperone roccioso, si estende per una lunghezza di circa ottanta metri, seguendo il livello del terreno e l’andamento della contrada. Due ingressi si aprono sul lato che si affaccia sulla stretta via Omerelli: il primo, di forma rettangolare, immette nel Museo dell’emigrante; il secondo, al centro dell’edificio, ha la forma di arco a tutto sesto e conduce alla parte retrostante del convento. Qui, sotto una loggetta situata nel corpo centrale dell’edificio, si trova l’ingresso al monastero. L’interno è suddiviso in numerose sale e in spazi di ampiezza diversa. La parte posteriore del complesso si sviluppa in modo articolato su tre lati e racchiude i giardini che, disposti su diversi livelli e delimitati da storici muretti a secco, sono percorsi da camminamenti e collegati fra loro per mezzo di scalette. Nella parte alta, esiste tuttora un vecchio pozzo quadrangolare, coperto da una tettoia, con la vera in pietra e una vasca per la raccolta dell’acqua. In fondo a destra, proprio in un angolo del giardino, sorge una piccola cappella. Al convento è collegata la chiesa dedicata a Santa Chiara, alla quale si accede sia dall’interno, sia esternamente per un’ampia e ripida gradinata. La facciata ha un portico costituito da quattro colonne di pietra, che sostengono tre archi a tutto sesto. L’ interno ha una sola navata con il soffitto a crociera e lunette laterali affrescate. Il catino dell’abside circolare è decorato a forma di conchiglia. La prima parte del monastero fu quella edificata a ridosso del ciglio del monte e della porta della Rupe. Nel 1565 ebbe inizio la costruzione delle muraper la clausura. I lavori, lasciati incompiuti, vennero ripresi nel 1580, quando si procedette alla costruzione della chiesa, dell’infermeria e dei dormitori. Il convento fu inaugurato nel 1609. Per oltre tre secoli, nel monastero si svolse la vita della comunità religiosa. Le suore clarisse, che vivevano isolate dal mondo esterno, si dedicavano alla preghiera e al lavoro. Nel 1968, lo Stato di San Marino acquistò tutta la struttura dell’antico monastero e, tre anni dopo, le religiose si trasferirono in un nuovo edificio costruito a Valdragone. Nel corso dei secoli, il convento è stato progressivamente ampliato a seconda delle esigenze della comunità, senza un preciso progetto unitario. Verso la fine del Settecento, fu costruito l’ultimo piano del monastero. Nel 1980 ebbero inizio i lavori di restauro e di rifacimento dell’intero complesso” (da Beni culturali, scheda di documentazione, 13).
21
Perched in the top North corner of San Marino’s city centre stands the old Monastero di Santa Chiara, a monastery which dates back to the sixteenth and seventeenth centuries, home to the Faculty of Industrial Design. “It is a large building built in sandstone, with characteristically complex and distinctive features including the monastery rooms, church and internal gardens. From its cliff-face door, which juts out over a rocky promontory, it stretches out over another eight metres, following the lie of the land and the ups and downs of the street. Its two main side entrances open out onto the narrow street of via Omerelli: the first, a rectangular doorway, leads to the Museum of Emigration; the second, which stands in the middle of the building, takes the form of an ogival arch and leads to the back of the monastery. Here, beneath a tiny balcony at the building’s centre, is the main entrance to the monastery. Inside, the building divides up into different rooms and spaces of varying sizes. The back of the monastery opens out on three sides, surrounding its inner gardens, which spread out on different levels and are walled in by traditional dry stone walls with delightful walkways that are joined together with little runs of steps. At the top the covered quadrangular well is still standing, with a stone well-curb and a bucket for drawing water. A tiny chapel stands right in a corner of the garden, at the bottom to the right. The church of Santa Chiara is connected to the monastery, which can be reached both from the inside and the outside, with the outer entrance standing at the top of a broad steep staircase. The façade has a portico built on four stone columns which support three ogival arches. Inside the church there is only one nave with a cross vault ceiling and lunettes frescoed onto its walls at the side. The round basin of its apse is decorated with shells. The first part of the monastery was originally built on the cliff face with its promontory door. In 1565 the walls for cloistering the complex began. The work, which had been left unfinished, was taken up once again in 1580, with new work building the church, infirmary and dormitories. The monastery opened its doors in 1609. For over three centuries, the monastery, [or convent in English] was an active religious community. The nuns devoted to Santa Chiara, who lived in total seclusion from the outside world, dedicated their lives to prayer and work. In 1968, the State of San Marino bought up the whole complex of the monastery and, three years later, the nuns moved into a new building in Valdragone. Over the centuries the monastery has grown and been gradually modified to fit the needs of each community, without ever being subject to a single unified design. Towards the end of the eighteenth century the top floor of the monastery was built. In 1980 work on the renovation and restoration of the whole complex began”.
22
23
Incontri sul design The design lectures
Incontri sul design [dal 27 ottobre 2005 al 15 marzo 2007] The design lectures [from October 27th 2005 to March 15th 2007] Aldo Drudi, Alberto Meda, Francesca Ghermandi, Sebastian Bergne, Piero Castiglioni, Stefano Massari, Michele Serra
La rassegna di conferenze, organizzata nella sede del Corso di laurea in disegno industriale di San Marino, si colloca all’interno di un programma di iniziative mirate a offrire un confronto con autori di notorietà internazionale che operano nel campo del design e in ambiti affini. Aperti anche al pubblico non studentesco, questi incontri vogliono accrescere le possibilità di relazione tra il mondo universitario, il territorio e chi si occupa quotidianamente e concretamente delle problematiche più attuali e avanzate del settore, facendo dell’università un luogo di dialogo, di ricerca, di studio, di socializzazione e soprattutto di crescita culturale. In due anni si sono alternati i confronti con designer impegnati nella progettazione del prodotto come Alberto Meda, Aldo Drudi, Carlo Gaino, Sebastian Bergne, Giulio Iacchetti, Piero Castiglioni, della fotografia come Andrea Zani e della creatività come Michele Serra, ai progettisti della comunicazione visiva più attenti all’aspetto etico della professione, riuniti nel ciclo Grafica e responsabilità sociale che ha visto interventi di Andrea Rauch e Gianni Sinni, Guido Scarabottolo, Renzo di Renzo, Giorgio Camuffo, Francesca Ghermandi, Stefano Massari e Marzia Corraini. La scelta di far raccontare agli stessi protagonisti le proprie storie professionali, le ispirazioni, l’approccio, i processi e gli sviluppi dei loro progetti, le difficoltà incontrate o i successi e le personali passioni, fa emergere, fra l’altro, una peculiarità di queste discipline: l’importanza della testimonianza diretta delle esperienze per la trasmissione delle conoscenze. Assieme alla necessità per il progettista di sviluppare un approccio critico, capace di tener conto e di mettere a confronto molteplici aspetti e punti di vista, proprio perché nella definizione di un artefatto concorrono svariati soggetti legati alle vicende della progettazione, della produzione, della comunicazione o del consumo, ma su di esso si ripercuotono anche le trasformazioni dei contesti ambientali, economici, sociali e culturali. The cycle of lectures, run by the San Marino Industrial Design Course, is part of a programme to give people the chance to hear important guest lecturers talk about design and other related fields. These are also open to those from outside the University, offering an ideal opportunity for the University to open its doors to the public, helping it to really get in touch with those living close by so that it can exchange ideas with people who in their daily lives have to get to grips the real-life problems of working in an ever-advancing trade. In this way the University effectively becomes a place of dialogue, research, study, socialization, and, above all, of cultural growth. In the last two years we have heard from product designers Alberto Meda, Aldo Drudi, Carlo Gaino, Sebastian Bergne, Giulio Iacchetti, Piero Castiglioni, photographer Andrea Zani, and, on the subject of creativity, Michele Serra, as well as hearing lecturers on the subject of ethics in visual communication under the heading of Grafica e responsabilità sociale ( Graphics and social responsibility ) with talks given by Andrea Rauch and Gianni Sinni, Guido Scarabottolo, Renzo di Renzo, Giorgio Camuffo, Francesca Ghermandi, Stefano Massari and Marzia Corraini. The idea of getting the professionals themselves to talk about their work, inspirations, the approaches they take, and the developmental stages each given project goes through, not to mention any difficulties they come up against, as well as their personal triumphs and pet hates or passions, has also uncovered one of the most unusual features of this degree subject: the importance of real accounts of personal experience passing on a wealth of personal expertise. Equally, it is important for designers to develop a critical approach to their work, so that they can keep this in mind, looking at their work from many different angles. This is especially true when you consider that in the definition stages of any product, there are many different ways of approaching its design and production, communication and final use, and any product may also be subject to numerous transformations, owing to various environmental, economic, social and cultural factors.
Incontri sul design The design lectures
29
Incontri sul design The design lectures
2005 27 ottobre / October Alberto Meda Industrial designer
10 novembre / November Aldo Drudi Graphic designer
16 marzo / March Renzo di Renzo Creative Director of Fabrica
18 maggio / May Carlo Gaino Industrial designer
14 novembre / November Piero Castiglioni Industrial designer
15 dicembre / December Michele Serra Journalist, writer and scriptwriter
2007 1 dicembre / December Sebastian Bergne Industrial designer
2006 2 febbraio / February Andrea Rauch Graphic designer Gianni Sinni Graphic designer
23 febbraio / February Guido Scarabottolo Illustrator and graphic designer
30
26 maggio / May Giorgio Camuffo Graphic designer
29 giugno / June Giulio Iacchetti Industrial designer
24 ottobre / October Andrea Zani Photographer
2 febbraio / February Francesca Ghermandi Cartoonist and illustrator
1 marzo / March Stefano Massari Deputy Creative Director at Saatchi & Saatchi Rome
15 marzo / March Marzia Corraini Publisher
Incontri sul design The design lectures 31
Bruno Munari Una lezione di design A lesson in design
Nel centenario della nascita, il Corso di laurea ha reso omaggio a Bruno Munari pubblicando un DVD che ripropone integralmente, senza tagli né montaggi, un incontro avvenuto il 7 marzo 1992 all’Istituto universitario di Architettura di Venezia, nell’ambito di una serie di riflessioni con i maestri del disegno industriale sul significato dell’insegnamento del design nelle università. Munari – che sapeva insegnare ai bambini e amava ricordare agli adulti che “chi ascolta dimentica, chi vede ricorda, chi fa impara” –, ripercorrendo il suo lavoro, affronta molti temi del progetto contemporaneo con un’apertura culturale e un’onestà intellettuale straordinarie. The industrial design degree course has released a DVD to celebrate Bruno Munari’s centenary with an un-cut version of a meeting which took place on the 7 th March 1992 at the Venice IUAV, as part of a series of lectures held by famous designers on what it meant to teach Design at University. Munari – who knew how to teach children loved to remind his adult students “those who listen forget, those who see remember, those who do learn” –, he talked of his work, touching on many subjects related to contemporary design with both an extraordinary cultural broadmindedness and a strong intellectual honesty.
32
San Marino Settembre Workshop The San Marino September Workshops
le visite in azienda dove gli studenti prendono contatto con le realtà produttive sono parte integrante dell’esperienza dei workshop an important feature of these workshops is the fact that students can see the manufacturing processes for themselves on visits to companies
I workshop intendono offrire agli studenti un’esperienza progettuale integrativa ai corsi istituzionali, intensa e concentrata nel tempo – la durata è di otto giorni –, basata sulla presenza contemporanea di designer con differenti orientamenti, esperienze, provenienze e approcci progettuali. Diventano anche uno dei modi per consolidare ed estendere i rapporti dell’università con il sistema produttivo, unendo la freschezza progettuale degli studenti con l’esperienza di progettisti che operano sulla scena internazionale. L’edizione 2006 svolta dal 14 al 22 settembre ha coinvolto 40 studenti, guidati da 4 noti designer (Marco Ferreri, Giulio Iacchetti, Alessandro Pedron, Nicola Ventura), in collaborazione con 4 aziende del settore (Colombini, RSVP – gruppo Curvet, Fratelli Guzzini e Teuco). Dopo la visita negli stabilimenti produttivi, dove gli studenti hanno potuto rendersi conto soprattutto della complessità del processo che porta alla realizzazione di un’idea, i temi scelti sono stati declinati dai gruppi in relazione alle specificità e alle caratteristiche delle produzioni aziendali. I risultati sono concept e progetti dedicati all’oggettistica in lastra piana di vetro, ai casalinghi in materiali plastici, ai sistemi componibili destinati a case per studenti, alle attrezzature da spiaggia. Sono concepiti nell’intenzione di migliorare ciò che esiste ma anche di ipotizzare nuove e futuribili funzioni per tali oggetti, prestando una speciale attenzione nel rispondere alle esigenze comuni del maggior numero di persone possibile, anche studiandole in situazioni di disabilità: da quella temporanea a quella dovuta all’età, alle condizioni fisiche o mentali disagiate, a volte poco considerate nella progettazione dei prodotti che tutti noi utilizziamo quotidianamente. I lavori conclusivi sono stati presentati in una mostra aperta al pubblico nella sede del Corso di laurea. Workshops have been set up to give students the chance to integrate their studies with some intensive practical experience. The courses last just eight days, and are based on the simultaneous presence of designers from different places, with different backgrounds and approaches to design. The workshops also offer not only a means of consolidating the work carried out during the year but also the chance to build bridges between the University and industries working nearby, linking the fresh new ideas of young students to those of seasoned designers with international experience in the design world. The 2006 edition was held from the 14th to 22nd of September with 40 students, all working under the guidance of 4 well-known designers (Marco Ferreri, Giulio Iacchetti, Alessandro Pedron, and Nicola Ventura), in collaboration with 4 manufacturing companies (Colombini, RSVP – Curvet Group, Fratelli Guzzini and Teuco). After visiting each company’s manufacturing plants, where students were able to see for themselves some of the complexities of the production process that goes towards turning ideas into reality, each group was asked to interpret a given theme in keeping with their project company’s own specific needs and possibilities. The resulting project groups came up with various ideas, from concepts and designs working with sheet glass, household objects in plastic materials, modular systems destined for use in student homes, and equipment for the beach.The ideas were conceived with the aim of improving existing products and also coming up with new ideas for future functions and objects, paying special attention to meeting the needs of as many consumers as possible, including the differently able: from those with temporary disabilities to those hampered by old age, or mental or physical conditions, conditions often not taken account of by designers making pieces used by all of us in our daily lives. The final designs went on display at the open day when the degree course opened its doors to members of the public. Fiorella Bulegato
34
San Marino Settembre Workshop The San Marino September Workshops 35
Ampliare l’utenza Broadening the body of consumers Marco Ferreri con / with Riccardo Gatti Azienda / Company: Fratelli Guzzini
Enrico Cigolla maniglia ausiliare all’impugnatura delle posate con un’anima metallica flessibile rivestita di silicone a forma di trombetta per facilitare l’inserimento di più tipi di posata bendy cutlery handle extension with silicone covered flexible metal core. Trumpet shape affords ease of cutlery insertion
36
Per svolgere il tema abbiamo fatto nostra la definizione di disabilità data dall’Organizzazione mondiale della sanità nei due documenti: International Classification of Impairments, Disabilities and Handicaps (ICIDH) e International Classification of Functioning, Disability and Health (ICF). In questi testi viene proposta la distinzione fra menomazione (impairment), come “perdita o anormalità a carico di una struttura o di una funzione psicologica, fisiologica o anatomica”, e i termini disabilità (disability), come “qualsiasi limitazione o perdita (conseguente a menomazione) della capacità di compiere un’attività nel modo o nell’ampiezza considerati normali per un essere umano”, e handicap, come la “condizione di svantaggio conseguente a una menomazione o a una disabilità che in un certo soggetto limita o impedisce l’adempimento del ruolo normale per tale soggetto in relazione all’età, al sesso e ai fattori socioculturali”. Non ci si riferisce più a un disturbo, strutturale o funzionale, senza prima rapportarlo a uno stato considerato di “salute”, e si sostituisce a impairment, disability e handicap che indicano qualcosa che manca per raggiungere il pieno “funzionamento” con le classificazioni delle funzioni. Questa suddivisione del “malfunzionamento” coinvolge potenzialmente qualsiasi persona e ci ha portato a scegliere il titolo Ampliare l’utenza. Per meglio accordarsi con il sistema di catalogazione degli oggetti per disabili abbiamo adottato la classificazione ISO e considerata l’azienda abbiamo ristretto il campo di intervento alle zone della mano e della vista. Nello sviluppo dei lavori è stata determinante la simulazione del malfunzionamento progettuale – “vissuto” cioè per sei ore –, preliminare alle fasi legate alla scelta di materiali e tecnologie e all’elaborazione digitale finale.
To write this brief we sourced key references on disabilities from two main documents published by the World Health Organisation: International Classification of Impairments, Disabilities and Handicaps (ICIDH) and International Classification of Functioning, Disability and Health (ICF). In these texts a distinction was drawn between impairment, which could be defined as the “loss or abnormality of a structure or a psychological, physiological or anatomical function”, and the terms disability which could be defined as “any type of limit or loss of the ability to carry out an activity in the fullness of manner considered normal for human beings”, and handicap, as a “condition of disadvantage as a result of an impairment or of a disability which, in a given subject, limits or prevents them from carrying out a role deemed normal for that subject with view to their age, sex and other socio-cultural factors”. It is no longer possible to refer to a structural or functional “disturbance” without first putting this into context against a general state of “health”, and the text replaces the terms impairment, disability and handicap which indicate that something is missing from the fully “functioning” state with a list of functions. This subdivision of types of “malfunction” could potentially involve almost anyone, which is why we chose the title Ampliare l’utenza. In order to find a better way of listing the pieces we designed for the disabled we used ISO lists and, bearing in mind the company we asked students to make goods concerned with interventions relating to difficulties of manual dexterity and vision. The six hours spent by students role-playing these disabilities, was a vital stage of the preliminary design process before moving on to choose materials and technologies and complete the final digital elaborations.
San Marino Settembre Workshop The San Marino September Workshops 37
Annalisa Muccioli presina in silicone resistente al calore per afferrare e sollevare pentole pesanti, ricoprendo la maniglia e utilizzando l’avambraccio come punto di appoggio heat-proof silicon pot holder for improving lift and grip of heavy pots, for covering pot handles and using forearms as levers
38
Marco Paolini piatto che garantisce più punti e tipi di presa per adattarsi alle differenti patologie: il bordo rialzato da una parte permette di raccogliere più agevolmente il cibo e di afferrare il piatto da sotto easy-grip plate with raised edge on one side to help lift food also sticks to surface well
Angelica Mascella grattugia da utilizzare con una sola mano con piatto di raccolta in materiale ad alta aderenza per contrastare lo slittamento grater for one-handed use, with special grip food collection tray in non-slip material
Erica Capicchioni spremiagrumi da utilizzare con una sola mano con palpebra siliconica che schiacciando genera un effetto ventosa per ancorare l’oggetto alla superficie juice squeezer for one-handed use, silicone folds act as a suction pad upon squeezing for strong surface grip
San Marino Settembre Workshop The San Marino September Workshops 39
Il design della trasparenza Designing Transparency Giulio Iacchetti con / with Odoardo Fioravanti Azienda / Company: RSVP - gruppo Curvet
Che non si sarebbe trattato di un workshop a cuor leggero lo si capiva da subito mentre si arrancava in automobile su per i tornanti che portano a San Marino. Una certa idea di separatezza, ritiro dal mondo e vita comunitaria per 10 giorni 10 era di default, se poi ci aggiungiamo che la sede dell’università era già stata frequentata, in secoli passati, da monache di clausura, tutto tornava in modo mirabile: ora et labora! ...E così fu. Affiancati e introdotti ai segreti del vetro da Alceo Serafini dell’azienda RSVP, importante produttore di complementi d’arredo in vetro, abbiamo dato vita a un laboratorio che, partito dall’acquisizione di informazioni utili al progetto (proprietà fisiche e tecnologiche del materiale, costi di produzione e lavorazione, target e dna dell’azienda) è giunto alla definizione di progetti “possibili” cioè oggetti potenzialmente riproducibili dall’industria e compatibili con le aspettative strategiche e tipologiche di RSVP. È stata una grande soddisfazione raccogliere le parole più che incoraggianti del rappresentante dell’azienda a riguardo dei dieci progetti esposti, espresse durante la giornata finale del workshop. Parole che hanno lasciato trapelare l’eventualità di una prototipazione dei progetti presentati. Parole che hanno ripagato gli studenti per un lavoro compiuto con un impegno commovente che, nella notte vigilia della presentazione finale, ha toccato punte di eroismo stakanovista! Chi ha resistito al sonno lo può testimoniare! Lasciandomi alle spalle il Monte Titano mi accorgevo di come la percezione di San Marino fosse cambiata in me, non più solo souvenir, strani francobolli e lustri palazzi neogotici, ma la solida convinzione di una sincera scuola di design, con la testa fra le nuvole, certo, ma con i piedi ben piantati nel terreno.
40
Something told us that this was not going to be just another workshop the minute we clambered into the car and sped up the winding road taking us to the top of San Marino. There was the idea of a certain seclusion, cutting ourselves off from the rest of the world and living in a community for 10 days, and then, when you realised that the design faculty was housed in a building that had once been the home, centuries ago, of cloistered nuns, the whole idea seemed to fit perfectly: ora et labora! ...and that is how it was. Helping us on our mission and initiating us into the secrets of glass was Alceo Serafini of the leading glassware company RSVP, with his input we set up a workshop based on what we had learned (everything from the material’s physical properties and technical details, production costs and manufacturing processes, to the target users and company DNA) and, using this, we came up with a definition of “possible” designs i.e. objects which could reasonably be industrially manufactured which were also in keeping with RSVP’s company strategies and product types. It was with great satisfaction that we listened to our mentor’s enthusiastic reception of the 10 designs for the company on display, during the final workshop open day. Words that hinted at the possibility of taking the designs a step further in the future, testing them out as prototypes. Words that repaid the students for all their hard work and commitment, working so late the night before that some of the students had their first taste of heroic workaholism! Those who managed not to fall asleep can confirm this! Leaving the Monte Titano behind me I realised that my view of San Marino had changed forever, it was no longer just a place for souvenirs, strange stamps and shining Neo-Gothic buildings, but home of a solid new school of design, with its head in the clouds maybe, but with its feet planted firmly on the ground.
Lorenzo Falasconi contenitore multiplo per fiori e altri oggetti ottenuto dall’intersezione di piani multi-function container for flowers and other objects made by intersecting trasparent sheets
Tommaso Alessandrini portacandele formato da un reticolo di piccoli parallelepipedi candle holder with grid using tiny parallelepipeds
Giorgia Montalti piccolo espositore con quinte di profondità diversa small showcase with varying shelf depths
Alessio Devanna svuotatasche / specchio key and coin holder / mirror
San Marino Settembre Workshop The San Marino September Workshops 41
Sistema di componenti d’arredo per stanze in case per studenti Modular system for user - friendly rooms in student accommodation Alessandro Pedron con / with Francesco Tincalla Azienda / Company: Colombini
Ilaria Montanari contenitore per fiori che riduce la complessità produttiva utilizzando elementi ripetuti che formano il vaso e due manici per sollevarlo vase with simplified production using repeated elements to make vase, complete with two lifting handles
42
Maurizio Guelfi scatola “cinematica” che cambia la disposizione spaziale con semplici movimenti, invitando il fruitore a misurarsi con il divertimento di tramutare una scatola chiusa in una aperta “cinematic” box which can change the shape of the space by simply moving the pieces around, so user can have fun experimenting with the open and closed versions
Il tema del workshop – il progetto di stanze agevoli in un’ipotetica casa per studenti – è stato affrontato in gruppo tentando di far ragionare gli studenti sulle situazioni problematiche che vivono quotidianamente. Assieme è stato deciso di progettare un sistema di pareti divisorie con elementi accessori (attrezzatura per le pareti), le componenti più private (situate all’interno della stanza), le componenti di uso comune (disposte nel soggiorno). Tutto è stato coordinato dalla definizione di un sistema di moduli, a cui si è giunti attraverso una serie di ricerche sulle misure minime per persone con problemi di mobilità, limitando la disabilità al caso di persone costrette su sedia a rotella o comunque con difficoltà motorie. L’adozione di un tracciato modulare ha permesso di pensare spazi flessibili e modificabili nel tempo, legati alle trasformazioni delle esigenze, quindi di offrire anche soluzioni adatte a tutti i possibili utenti. La stanza per studenti e i relativi spazi comuni sono stati scomposti e ricomposti con i componenti disegnati. La parete è diventata così una parete attrezzata, con cavi luce e telefono, dove si agganciano dei contenitori a forma di cubo e dei piani di lavoro. Le componenti di uso privato (letto, scrivania, spogliatoio) sono state raggruppate e attestate sul blocco dei servizi, offrendo la possibilità di essere variate e posizionate diversamente: un blocco trasparente quindi costruito su un telaio aggregabile in più modi. Le componenti di uso collettivo sono state invece risolte con pezzi modulari di gommapiuma rivestita che, assemblate in maniera differente, permettono di costruire sedute e sofà, sono raggruppabili sotto i tavoli e le sedute “classiche”. Alcuni di questi fungono anche da contenitori e sono utilizzabili individualmente quando portati negli spazi privati.
The theme of this workshop – a brief to come up with user-friendly rooms for imaginary student accommodation – was given to the whole group so they could pool ideas based on the issues that effect them in their daily lives. The group decided as a whole to design a system of partition walls with accessorised parts (equipment for the wall units), units for private areas (to be located inside the room), and units for communal use (to be located in the living room). Everything linked together as a system of modular units, to which an added consideration was that of researching in detail the needs of those whose movement might be impeded, limiting the examples chosen to the problems found by wheelchair users, or those with only limited mobility. By using a modular layout the group was able to think of flexible spaces which could be modified, to suit the needs of any given situation, hence offering a maximum number of solutions, for every type of user. The student area and relative communal areas were taken apart and put back together again using the same components. Hence the room partition could take on the function of a wall unit, complete with electric cables and a phone line, a unit you could fit with box cupboards and work tops.The units for private use (bed, desk, changing room) were grouped together and housed in a single service block, so that these could be moved about and positioned in many different ways: this was a transparent block with a frame so it could be reassembled in various different versions. The furniture for communal use on the other hand was mainly created by a collection of modular pieces of fabric covered foam rubber which could be arranged in different ways to make comfortable seating either as sofas, or placed under tables for more “traditional” seating. Some of these pieces could also be used for storage and could be adapted for individual use and carried into the private areas.
San Marino Settembre Workshop The San Marino September Workshops 43
Lorenzo Antonini Marco Cervellini Giulia Gengotti Daniela Giampaolo Matteo Lazzari Serafina Magnifico Alessandro Mauri Amina Methnani Raquel Pedrali
44
sistema di componenti d’arredo per stanze in case per studenti modular system for user-friendly rooms in student accommodation
San Marino Settembre Workshop The San Marino September Workshops 45
Design per il tempo libero Design for free time Nico Ventura con / with Riccardo Furini Azienda / Company: Teuco
L’Università di San Marino e la Riviera romagnola: design per il tempo libero. Teuco, azienda di attrezzature per il bagno e per il benessere, e la spiaggia: giochi con l’acqua. Progettati da designer, quelli che giocano con l’immaginazione. Il gioco, da Aristotele a Kant, “è un’occupazione per se stessa piacevole e non abbisogna di alcun scopo” contrapposta al lavoro che è “una occupazione di per se stessa spiacevole e che attrae soltanto per il risultato che promette”. Schiller va oltre: “l’animale lavora se il movente della sua attività è la mancanza di qualche cosa; gioca se il movente della sua attività è la pienezza della sua forza, se lo stimola all’attività un’esuberanza di vita”. Siamo ormai vicini al superamento della contrapposizione attraverso l’estetica. Marcuse: “operando attraverso un impulso fondamentale – l’impulso del gioco – la funzione estetica abolirebbe la costrizione, e metterebbe l’uomo, sia moralmente che fisicamente, in uno stato di libertà. Essa armonizzerebbe sentimenti e affetti con le idee della ragione, libererebbe le leggi della ragione dalla coazione morale e le riconcilierebbe con l’interesse dei sensi (…) Al di là del bisogno e dell’angoscia, l’attività umana diventa libero gioco – libera manifestazione di potenzialità”. Questo modello di libertà, lanciato dal 1968, si misura oggi con il modello di razionalità, “secondo cui l’essenza del gioco sarebbe quella di avere determinate regole” (N. Abbagnano). Lavoro, gioco, estetica: i termini del designer. Assieme a simpatia, “la ricerca del diverso mediante un processo che lo fa apparire amichevole” (R. Sennet), curiosità, “per soddisfare certe fondamentali aspirazioni umane che la stabilità non soddisfa” (B. Chatwin), impegno sociale, “il gioco è libertà, ma la libertà non è un gioco” (F. Melotti).
46
The University of San Marino and the Adriatic Riviera: design for free time. Teuco, a company specialising in equipment for bathrooms and well-being, and the beach: water games. Created by designers, the kind who play with imagination. Play, from Aristotle to Kant, “is an activity which is in itself enjoyable, and needs no other purpose” as opposed to work which “is an activity which is far from enjoyable, whose sole attraction is that of a promised outcome”. Schiller went even further: “animals work if the reason for activity is that something is missing; they play if the reason for activity is the fullness of their strength, or if the stimulus for activity is the joy of life”. Today we have almost found a way round this problem, overcoming the pull between the two with aesthetics. Marcuse: “acting on an instinctive impulse – the instinct to play – the aesthetic function abolishes a sense of constriction, freeing us in both moral and physical terms. Play helps attune feelings and emotions with reason, freeing the laws of reason from moral constraints and reconciling these with our senses (…) Beyond need, beyond anxiety, human activity becomes a free game – freely manifesting our potential”. This model of freedom, put forward in 1968, can be measured against today’s model of rationality, “according to which the essence of play is that of following a set of rules” (N. Abbagnano). Work, play, aesthetics: designers’ terms. Together with likeability, “the search for otherness in a process making one seem friendly” (R. Sennet), curiosity, “to satisfy certain fundamental human aspirations which stability can never satisfy” (B. Chatwin), social commitment, “games give us freedom, but freedom is no game” (F. Melotti).
Donato Giannese Maurizio Brancato Intervallo, dalla spiaggia al mare, un guado dall’alto interval, from the beach to the sea, a ford from high above
Vittoria Tausani uomolavaggio, un tunnel per andare rincorrendosi con i getti d’acqua. manwash: a water spraying tunnel in which to chase and be chased through
San Marino Settembre Workshop The San Marino September Workshops 47
Workshop di laboratorio Laboratories and Workshops
Fabiano Sammaritani girotondo, le pareti si muovono per appartarsi e/o condividere insieme una doccia roundabout: walls move and separate to provide isolation so you can shower alone or with someone else
48
Donato Giannese Maurizio Brancato stele, il supporto della rete beach volley pretende dignitĂ e concede fresco sollievo alla fatica stalks: the support of a net for beach volleyball calls for dignity and offers a little fresh respite from the fatigue
Workshop Laboratorio modelli Model Making Workshop Tommaso Lucinato
Gli studenti che entrano per la prima volta nel laboratorio modelli trovano ad accoglierli seghe circolari, tranciatrici, saldatrici, forni, legnami, lamiere, plastiche, gomme e argilla. Alcuni si sentono subito a proprio agio; ad altri potrebbe sembrare di avere imboccato distrattamente l’entrata di una falegnameria o dell’officina di un fabbro e, dopo una breve visita, li osservi ritirarsi puntando la porta d’uscita. Ebbene, proprio da questi ultimi, durante gli workshop, si ottengono spesso risultati inaspettati. Gli incontri al laboratorio (in inglese workshop), hanno come prima finalità mettere in condizione di vivere tranquillamente un ambiente insolito. Questo comprende nozioni in merito ai dispositivi di protezione personali e al corretto comportamento in relazione alle strumentazioni presenti. Si inizia quindi ad analizzare con lo studente un progetto dato o scelto, ascoltando le sue preferenze e proposte. La riproduzione di un classico oggetto di design, gli arredi per la zona caffè dell’università, una scatola, degli stencils, sperimentazioni con le lamiere metalliche, con la saldatura, con il legno curvato o tornito. Ogni oggetto è realizzabile tramite pochi utensili, la cui progressiva dimestichezza sviluppa delle abilità che, durante i lavori, gli studenti si trasmettono reciprocamente. Ma i progetti non sono un pretesto alle tecniche. Anche loro hanno un ruolo, per nulla secondario. Diventa tangibile, all’atto pratico, come si attribuiscano a progetti storici delle soluzioni tecniche dozzinali, dove è in queste, spesso più dell’impatto estetico, che risiede la longevità del prodotto. Realizzando il più possibile modelli di dimensioni reali, vengono svelati quegli artifici prima poco chiari, e si fa fede che certe attenzioni, uscendo dal laboratorio, siano conservate nell’esperienza scolastica e quotidiana dello studente.
50
When students are first given a chance to get into the model making lab they are greeted by a selection of tools and materials; round saws, shearing and welding equipment, kilns, blades, plastics, woods, rubbers and clay. Some of them make themselves at home; others look more like they have stumbled into a carpentry workshop or an ironmongers and, after a cursory visit, you can see them furtively making their way out. The funny thing is, it is these students who often come up with the most unexpected results. The first aim of these workshops is to give students a chance to get used to working in this setting. This includes teaching basic safety rules so that students can protect themselves and use tools correctly. One of the first things to do, is to get students to analyse the design they have been given or have chosen, listening to each student. Their task could be anything from making a design replica of a classic design, or furniture, or perhaps just a box, or some stencils, experimenting with metal sheets, welding, or working to curve or lathe-turn some wood. Each piece can be made using a minimum of tools, so that students can gradually get used to using them, and, pass on their new skills to one another. Each project, however, is not merely an excuse to perfect techniques. The projects also have a secondary function. Hands on experience gives students a concrete idea of how the designs they have studied in history came up with what might have seemed like ordinary technical solutions, showing them that often these features, more than any clever aesthetics which result in a given product’s true ability to last. By making models which, are built to scale, students discover tricks which otherwise might not have been clear, and learn to pay attention to certain details once they have left the model making lab, so that the experiences gleaned here can be carried through into both their academic and daily lives.
Workshop di laboratorio Laboratories and Workshops
51
Workshop Ceramica Ceramics Workshop Elisabetta Di Bucchianico
La lavorazione dell’argilla è una delle prime tecniche messe a punto dall’uomo per migliorare la qualità della propria vita. Grazie alla facile reperibilità dell’argilla e alla sua intrinseca malleabilità, la ceramica è stata uno dei primi terreni di sperimentazione del design e di evoluzione dei processi produttivi, dalla produzione seriale delle manifatture Wedgwood fino alle applicazioni in campo aerospaziale. Il senso di un workshop sulla ceramica all’interno di un Corso di laurea in disegno industriale è la volontà di stimolare gli studenti a una presa di coscienza sul sistema dei vincoli legato alla realizzazione di un progetto, che sia esso a dimensione artigianale o industriale, imposto da un materiale complesso, ancora oggi oggetto di una viva ricerca nei settori più insospettabili. Tema centrale della fase operativa del workshop è un approccio sperimentale che parte dal processo: laminare, con l’utilizzo di strumenti di facile reperibilità, sfoglie d’argilla di spessore costante che poi, con la massima libertà, possono essere tagliate, forate, fustellate, curvate, piegate, arrotolate, giunte e, come direbbe Munari, sensibilizzate con l’impressione di texture; un’esplorazione multisensoriale del materiale alla scoperta delle sue potenzialità e dei limiti tecnici legati a foggiatura, essiccazione e cottura. La cottura è il “battesimo”, il punto di non ritorno, che lega il gesto creativo alla responsabilità di farsi portatori di messaggi durevoli nel tempo, nel momento in cui un materiale corruttibile come la terra si trasforma in un prodotto in grado di conservarsi per millenni. Nonostante la diversità degli approcci, ciò che emerge da questa esperienza è un atteggiamento comune a tutti i gruppi di lavoro che va ben oltre l’interesse del creativo nei confronti del materiale: lo stupore nel riconoscere il potenziale progettuale, il nuovo in qualche cosa che c’è sempre stato.
52
Working with clay was one of the first techniques perfected by man to improve his quality of life giving him the means to record and build things. Thanks to both the ease with which clay can be found and its highly malleable nature, ceramic work was one of the first areas of design experimentation, soon developing its own production processes, from mass produced Wedgwood pottery to new applications today in aerospace. The reason for offering Industrial design degree course students a ceramics workshop is to better their understanding of the limits and permutations of physically creating designs, when working with this complex material which, is still alive and well today, thriving on research being carried out in the most unlikely sectors. One of the key themes in this practical workshop is taking an experimental approach to manufacturing processes: laminating, using tools which are easy to come by, taking thin leaves of evenly sliced clay which can then be freely cut or manipulated in any in way, drilling and punching holes, bending or rolling or even joining the pieces, in the words of Munari, raising students’ awareness teaching them its texture; this multisensory exploration of the clay material is a way of finding out about the potential and limitations of techniques used in moulding, drying and firing. Firing is the moment a piece is first “baptised”, a point of no return, one which ties the act of creation to the responsibility that comes with creating a piece destined to carry a lasting message, so that the transient unfixable material earth can be transformed into a piece able to span thousands of years. What comes out of these workshops is a common ground which manifests itself in every tutorial group, going beyond a mere creative interest in this material: the excitement at of discovering the true potential of design, seeing something new in something that has always existed.
Workshop di laboratorio Laboratories and Workshops
53
San Marino Design Lab
54
La compresenza di attività didattiche e di ricerca è uno degli aspetti prioritari che caratterizza la dimensione universitaria degli studi distinguendola dalle altre proposte di formazione come molte delle iniziative private che operano nei confronti del design. Se questa caratteristica appare scontata nelle facoltà umanistiche e scientifiche dove la tradizione degli studi si accompagna a una ricca attività di ricerca è molto più problematica nelle facoltà di design, o in generale del progetto, dove i confini tra ricerca e libera professione sono più labili. Questa situazione viene ulteriormente aggravata dalla ridotta presenza di personale strutturato che condiziona molti dei corsi di laurea in disegno industriale istituiti negli ultimi anni. Nell’avviare il progetto che ha portato all’attivazione del corso di laurea a San Marino abbiamo, sin dall’inizio, considerato questi aspetti cercando di individuare le forme più opportune per far crescere dei primi nuclei di attività di ricerca. Nell’ottica di rafforzare tali attività abbiamo pertanto avviato il programma San Marino Design Lab finalizzato a sperimentare degli interventi progettuali che, confrontandosi con esigenze emerse sia all’interno sia all’esterno dell’università, permettano di verificare le potenzialità del corso di laurea consolidando il rapporto con il territorio in cui è inserito. In questo logica si è mossa l’esperienza realizzata da Omar Vulpinari che, legando l’attività didattica con la ricerca, ha portato alla definizione di una serie di francobolli celebrativi del centenario della nascita di Bruno Munari, realizzati dall’Azienda autonoma di stato numismatica e filatelica di San Marino. Per il 2008 è prevista l’uscita di una seconda serie sul tema Anno Internazionale del Pianeta Terra 2008 proclamato dalle Nazioni Unite. Il progetto di Dario Scodeller per l’allestimento della mostra Un tesoro goto nella Repubblica di San Marino curata da Paola Bigi dei Musei di stato, che si è tenuta a Strasburgo nel Palazzo dell’Europa, rappresenta invece una prima collaborazione tra il corso di laurea e le Segreterie di stato della Repubblica di San Marino. Con l’innovativo progetto per una nuova sala di lettura per la Biblioteca dell’Università, realizzato da Riccardo Varini si è cercato di partecipare con proposte concrete allo sviluppo dell’Università degli studi di San Marino risolvendo uno dei maggiori problemi che la presenza del nuovo corso di laurea ha determinato: l’insufficienza degli spazi per studiare a disposizione degli studenti. Il programma San Marino Design Lab nei prossimi anni verrà rafforzato, con il coinvolgimento sempre più esteso di docenti e collaboratori alla didattica, per divenire anche un’opportunità di ricerca e crescita professionale per i nostri laureati e nell’intento di definire una rete di partnership con cui sviluppare progetti sperimentali.
One of the most important features to set this degree course apart from others, especially private design training courses, is the joint presence of both teaching and research activity, lending the course appropriate academic weight. Whilst this might be taken for granted in humanities or scientific faculties, where such studies have always traditionally been accompanied by a good deal of research, in a faculty of Design or Design related subjects, the problem is more far more taxing, given that the boundaries between research and professional activity are far less clear cut. The situation is further complicated by the reduced number of tenured teaching staff which is hitting the many Industrial Design courses which have been set up in recent years. When planning the original project in the lead up to the new San Marino degree course, right from the start we tried to take account of this by asking ourselves what the most effective way to nurture research activity would be. It was with this idea in mind that we came up with the San Marino Design Lab programme, which aims to give space to research and experimental design considerations arising from needs found both in class and outside of the University, so that the potential of the course can be put to the test and measured against the realities of the working world in and around the University territory. It was with this logic that Omar Vulpinari gave his teaching a practical application, giving a brief to his course students
56
to designa set of commemorative stamps to celebrate 100 years since the birth of Bruno Munari, the best of these were later selected and issued by San Marino’s Azienda autonoma di stato numismatica e filatelica. A similar brief in 2008 promises to result in a new set of stamps to honour the fact that the year 2008 has been proclaimed International Year of Planet Earth by the United Nations. Dario Scodeller ‘s layout design for the exhibition Un tesoro goto nella Repubblica di San Marino curated by Paola Bigi of San Marino’s state museums, which took placein Strasbourg at the European Palace, represents one of the first instances of collaboration between this degree course and the Secretaries of State for the Republic of San Marino. Riccardo Varini’s innovative design for a new reading room for the University library has offered a tangible solution to one of the main problems created by the course’s new influx of students at the Universtiy: the lack of adecquate study space for students. The San Marino Design Lab programme is sure to gather momentum over the next few years, ideally involving input from more and more of the teaching staff and their research assistants, so that the University becomes a place able to offer its graduates opportunities for research and professional growth, and, at the same time, can attract a network of partners with whom to develop these exciting new research projects.
San Marino Design Lab 57
La nuova sala lettura della Biblioteca dell’Università The new reading room for the library at the University progetto Riccardo Varini con / with Isotta Predieri e Francesco Tencalla
Il tema prestigioso della collocazione di una nuova sala lettura nell’ottocentesco Palazzo Valloni presuppone l’individuazione di criteri e scelte progettuali che coniughino la necessità di conservare i caratteri intrinsechi del luogo e le nuove esigenze funzionali. Il sito in cui si attua l’intervento è interno alla città murata, a ridosso dei bastioni lungo Contrada delle mura. Il fronte edificato a nord cela la vista verso il Titano, il valore architettonico prevalente è il volume in pietra, intervallato da parterre e giardini. A sud lo spazio continuo del percorso è definito dal ritmo dei merli e dall’orizzonte delle colline. In questo luogo, elegante e discreta, la corte della biblioteca sottrae massa ai corpi dei palazzi, scava e intaglia un solco quale virtuoso spazio vuoto il cui disegno poligonale dona unitarietà al tutto. Nel rispetto dei rapporti tra pieni e vuoti esistenti e delle gerarchie spaziali metriche e percettive consolidate, il progetto individua in un unico gesto riconoscibile ma non impositivo le proprie strategie compositive: il disegno di una figura geometrica pura, rettangolare che accoglie la sala e dialoga in pianta e alzato con la forma irregolare del perimetro della corte. La collocazione del nuovo corpo determina uno sfalsamento rispetto all’esistente, strumentale alla realizzazione di un filtro climatizzato che connette la sala agli attuali accessi della biblioteca e si apre verso la Contrada fungendo da uscita di sicurezza e accesso per gli utenti diversamente abili. Questo scarto definisce le gerarchie dell’intervento, cuce e divide ad un tempo e delinea una fascia neutra in vetro opalino a soffitto e un trattamento materico differenziato a terra. Lo spazio dedicato alla lettura è dunque circoscritto da un volume parallelepipedo, definito da un’ossatura e da una pelle interamente trasparenti in vetro a triplo strato, un organismo unitario chiuso che conserva
58
l’atmosfera di un esterno e si attesta sul margine parallelo alla Contrada. La disposizione degli arredi ricalca l’orientamento geometrico dell’edificio ed è pensata per avere da tutte le postazioni una vista libera verso la valle. Al contempo il trattamento superficiale della copertura e delle pareti in vetrocamera consente un’accurata protezione dal sole. Il pavimento flottante ispezionabile accoglie il sistema di climatizzazione e gli impianti elettriciprincipali. Il controllo metrico dell’intervento è reso da un tracciato che precisa i rapporti modulari in pianta e alzato e ordina lo spazio parallelamente alle mura di cinta. L’unità di misura è impostata in piedi da 31,60 cm. La sala è racchiusa in una superficie di 100 mq e può accogliere fino a 70 posti a sedere oltre a eventuali attrezzature per la consultazione a scaffale aperto. The prestigious brief to design a new reading room to be set in the nineteenth century Palazzo Valloni has meant carefully examining design criteria and choices to ensure that these are in keeping with the building’s original character, as well as meeting the new needs of this room. The prospective site stands within the city walls, against the ramparts running along the Contrada delle Mura [literally the street by the walls]. The building’s North-facing façade hides a view of Mount Titano, while its strongest architectural feature is the solid mass of stone broken up at intervals by areas of parterre and garden. To the South the flowing space is further defined by the evenly spaced merlons set against a backdrop of rolling hills in the horizon. In this sophisticated yet unassuming setting the library courtyard seems to absorb some of the mass of the buildings, digging and carving out a furrow like a virtuoso empty space with a polygonal design that unifies the whole. In keeping with the ratio of full
to empty spaces and with the scale of values of the perceived and measured spaces, the design aims to make its mark with a strong look whilst never imposing its composition strategies: by designing a pure geometrical figure, the rectangle embraces the room while keeping open a dialogue in both its flat and raised areas with the irregular shape of the courtyard perimeter. The positioning of this new body is staggered against the original building, and is instrumental to the addition of an air-conditioning filter that connects the reading room to the current library entrances, opening out onto the Contrada and providing both fire exits and disabled access to the building. This staggered dimension defines the scale of the design, acting both to unify and separate the two parts which are outlined by both the neutral band of Opal glass stretching up to the ceiling and the different treatment of the flooring material. The reading space is thus circumscribed by a parallelepiped, defined by a skin
and bones frame of three layers of glass, which act as a sealing and unifying element, conserving the atmosphere of an exterior which is consolidated against the parallel borders of the Contrada. The choice of furnishings for the room acknowledges the building’s geometric leanings and has been designed to ensure that every reading position faces out towards the hill view. At the same time the surface treatment of the roof and double glazed walls afford maximum protection from the sun. The raised floor provides easy access to and hides the airconditioning system and electric mains below. The measurements for this operation are carefully controlled using a plan which gives exact modular ratios for both the flat and raised parts ordering the space in parallel with the city walls. The unit of measure is set in feet at 31,60 cm. The room has a surface of 100 m2 and can seat up to 70 readers and also allows extra space for any equipment necessary for consulting its open shelves.
San Marino Design Lab
59
Serie filatelica Bruno Munari 1907-2007 Bruno Munari commemorative stamps 1907-2007 Omar Vulpinari
Nell’anno accademico 2005-06 il Laboratorio di fondamenti del design bidimensionale, in collaborazione con l’Azienda autonoma di stato numismatica e filatelica ha progettato una serie di quattro francobolli dedicati all’anniversario della nascita di Bruno Munari. Tra i vari progetti realizzati dagli studenti del Laboratorio è stato selezionato quello di Ilaria Montanari che ha proposto come tema il “Compasso d’oro ad ignoti”. Il progetto ha l’intento di celebrare prima di tutto un grande maestro ma allo stesso tempo vuole anche onorare il “vero design”, quello moderno, semplice, funzionale, senza tempo, economicamente accessibile a tutti, quel design che l’università deve avere a cuore. Per questo i francobolli riportano le illustrazioni di quattro oggetti di utilizzo quotidiano, disegnati da ignoti prima che la parola design fosse entrata in uso, ancora oggi validi nelle case e nei posti di lavoro. La gente li compera perché non seguono le mode, non hanno problemi di simboli di classe, sono belli, costano poco e funzionano perfettamente. Questo è il vero design. A questi quattro oggetti, insieme ad altri da lui selezionati, Munari assegnò il suo “Compasso d’oro ad ignoti”, prendendo giocosamente spunto dal premio Compasso d’oro - ADI (Associazione per il disegno industriale), uno dei più importanti premi di design al mondo. I francobolli, che saranno in vendita da aprile 2007, sono il risultato della prima collaborazione tra il Corso di laurea in disegno industriale di San Marino e il territorio sammarinese. L’esperienza è di fondamentale importanza perché dimostra che l’Università può avere un ruolo progettuale innovativo, propositivo e responsabile nello scenario culturale, sociale ed economico della Repubblica.
60
During the academic year of 2005 - 06 the course for Two-Dimensional Design, in collaboration with the Azienda Autonoma di Stato Numismatica e Filatelica (Autonomous Numismatic and Philatelic Company) designed a set of four commemorative stamps celebrating the anniversary of Bruno Munari’s birth. Out of all the designs put forward by course students Ilaria Montanari’s idea for “a ‘Compasso d’oro’ award to unknown designers” was chosen. While the aim of this design is to celebrate, above all, the great man himself, at the same time it also pays tribute to “real design”, design which is modern, simple, functional, timeless, and affordable, the sort of design that the University most prizes. This is why the stamps have pictures of four everyday objects, designed by unknown designers, before the word design had even come into being, objects which even today are still in use in people’s homes and workplaces. People buy them because they are not subject to fashions, they are not status symbols, they look good, and are inexpensive as well as being perfectly functional. This is what real design is all about. The four objects, as well as others, are part of a number of designs by unknown authors selected by Munari when he awarded his “Compasso d’oro ad ignoti”, a prize inspired by the Compasso d’oro - ADI design award [ADI is Italy’s Association for Industrial Design], which is one of the world’s most prestigious design awards. The stamps were issued in April 2007, and are the result of the first project to bring together the Industrial Design Course at San Marino and local industry. It has been a valuable experience and has proved that the University is able to play a key role, offering innovative design, with valid, socially responsible proposals that enrich the cultural, social and economic horizons of the Republic.
San Marino Design Lab 61
Un tesoro goto nella Repubblica di San Marino A Goth treasure of San Marino Strasburgo / Strasbourg Palazzo dell’Europa, aprile / April 2007 Dario Scodeller
La mostra nasce dalla volontà di dare risalto a una recente operazione di archeologia sperimentale che ha permesso la ricostruzione per anastilosi dei gioielli di un tesoro del IV secolo rinvenuto a fine Ottocento a Domagnano (RSM) e oggi disperso in vari musei. La mostra si inserisce nel programma legato al semestre della presidenza di San Marino al Consiglio d’Europa. Lo spazio dedicato alle esposizioni temporanee presso il Palazzo dell’Europa a Strasburgo è un’ampia sala quadrata di 15 x15 m, nella quale è disponibile per la mostra una piccola porzione centrale che corrisponde al percorso che collega lo scalone con la sala del Consiglio. La mostra è composta da una sequenza di pannelli di 125x210 cm che illustrano i contenuti scientifici. L’esigenza di produrre a San Marino, spedire a Strasburgo e montare in tempi molto rapidi, ha indirizzato la scelta su un elemento modulare ripetuto 11 volte. L’idea di utilizzare un pannello accovacciato, anziché verticale, permette di non porsi in contrasto, dal punto di vista visivo, con il controsoffitto degradante della sala e di costruire, pur con elementi modulari, uno spazio espositivo tridimensionale unitario sufficientemente autonomo. La forma dei pannelli espositivi è debitrice di una delle regole di Herbert Bayer sugli allestimenti e consente una lettura agevole e differenziata su superfici con diversa inclinazione dei contenuti grafici. La disposizione dei pannelli ad anfiteatro accompagna il racconto visivo e consente una visione sinottica della sequenza dei contenuti, che termina con il pannello contenente una vetrina con una teca dove sono esposte le riproduzioni dei gioielli. La vetrina è l’unico oggetto che ha un’illuminazione dedicata.
62
The exhibition on the Goth treasure of San Marino aimed to raise the profile of a highly successful recent experimental archaeological operation which has made it possible to reconstruct the 4th century jewellery discovered in Domagnano ( RSM ) at the end of the 19 th century, which is now housed in museums around the world. The exhibition was part of a series of events coordinated during San Marino’s term in office chairing the Council of Europe Committee of Ministers. The space for the exhibition of this temporary show was the Palais de l’Europe in Strasbourg which offered a large square room measuring 15 x15 m. So the available space for the exhibition was reduced to a minimum, leaving just the central walkway leading from the stairs to the Committee Boardroom.The exhibition held a sequence of 125x210 cm panels showing the scientific discoveries. Given that these panels needed to be made in San Marino and then sent on to Strasbourg for rapid assembly, one modular element repeated 11 times over was chosen. The idea of using tilted rather than vertical panels, meant that the panels did not fight for visual attention, competing with the lowered false ceiling of the room and also made it possible to build, a three-dimensional exhibition space which was reasonably unified and autonomous. The shape of the display panels made it possible to read the images more easily since the various graphics and texts are set at different levels on the angled surfaces. Arranging the panels like those of an amphitheatre accompanied the visual storytelling to create a synoptic vision of its sequence of contents.The panels were made of Dibond aluminium sandwich board supported on bent iron tubular bar sled bases. The final panel ending the sequence contained a glass display case holding reproductions of the original jewellery. The glass display case was the only individually lit element.
Mostra promossa dalla Exhibition promoted by Presidenza Sammarinese del Comitato dei Ministri del Consiglio d’Europea in collaborazione con in collaboration with Segreteria di Stato per gli Affari Esteri e Politici e la Programmazione Economica
Curatore scientifico Scientific Curator Paola Bigi Coordinamento Project Coordination Sabrina Zangoli Progetto allestimento Exhibition Layout Design Dario Scodeller
Segreteria di Stato per l’Istruzione e la Cultura, l’Università e gli Affari Sociali
Progetto grafico Graphic Design Sebastiano Girardi
Musei di Stato
Allestimenti Layout Artexpo’s.a. (RSM)
San Marino Design Lab 63
Università degli Studi della Repubblica di San Marino Università IUAV di Venezia Corso di Laurea in Disegno Industriale
Comitato scientifico Faculty Board Members
Medardo Chiapponi Marco De Michelis Tomàs Maldonado Gaddo Morpurgo Giorgio Petroni Nico Ventura Direttore Course director
Gaddo Morpurgo gaddo@iuav.it Segreteria Administrative Staff
Maria Grazia Pasquinelli grazia.pasquinelli@unirsm.sm Emanuela Capicchioni emanuela.capicchioni@unirsm.sm Responsabile Orientamento Student Orientation Tutor
Alessandra Bosco alessandra.bosco@unirsm.sm Responsabile Laboratorio Informatico I.T. Tutor
Pietro Renzi pietro@unirsm.sm Responsabile Laboratorio Modelli Model Making Lab Tutor
Tommaso Lucinato tommaso.lucinato@unirsm.sm
Coordinamento redazionale Editing
Fiorella Bulegato Traduzioni Translations
Alison Bron Progetto grafico Graphic Design
Francesco Messina Polystudio Stampa Printing
Tipografia Sanmarinese Sede The faculty premises
Corso di laurea in disegno industriale Monastero di Santa Chiara Contrada Omerelli, 20 47890 San Marino Città – RSM tel 800 – 411314 disegnoindustriale@unirsm.sm www.unirsm.sm Docenti Lectures
Laura Badalucco Sebastian Bergne Riccardo Blumer Alessandra Bosco Alison Bron Fiorella Bulegato Giorgio Camuffo Giovanna Cosenza Andrea Gasparella Roberto Groppetti Agnes Kohlmeyer Marinella Levi
Corrado Loschi Giorgio Majno Filippo Mastinu Francesco Messina Gaddo Morpurgo Alberto Petroni Ramin Razani Davide Riboli Maddalena Scimemi Dario Scodeller Riccardo Varini Omar Vulpinari Michele Zannoni Collaboratori alla didattica Research Assistants
Daniele Balcon Roberto Bandiera Jessica Bellicchi Sabrina Bianchini Daniela Bigon Matteo Borghi Massimo Brignoni Massimo Casagrande Cristina Chiappini Valentino Concas Alberto de Simone Elisabetta Di Bucchianico Stefano Fariselli Patrizia Ferreri Claudio Melle Dario Oggiano Laura Orsini Irene Pasina Oliviero Pisani Piero Polidoro Elena Ruele Leonardo Tagliente Francesco Tencalla Stefano Turri Carlo Vinti