San Marino University Design 02
Oltre quel 10% Beyond that 10% Gaddo Morpurgo
San Marino Design Week 2007 Nella primavera di quest’anno un’importante mostra organizzata al Cooper-Hewitt National Design Museum di New York, Design for the other 90%, ha messo chiaramente in evidenza come la comunità dei designer focalizzi la quasi totalità della propria azione progettuale per il solo 10% più ricco della popolazione mondiale. Il restante 90% degli abitanti di questo pianeta non ha semplicemente le risorse per permettersi di acquistare alcun tipo di prodotto. Il 90% degli abitanti significa l'enorme cifra di 5 miliardi e 800 milioni di persone che non hanno accesso a quello che noi consideriamo del tutto normale: una casa, acqua pulita, cibo. Questo secondo numero di San Marino University Design esce in occasione del convegno Design oltre i confini dello sviluppo, convegno che il nostro corso di laurea organizza per guardare proprio oltre quel 10% e riflettere sulle potenzialità culturali del design per invertire la logica prevalsa in questi anni. A due anni dall’avvio del Corso di laurea in disegno industriale, visto l’interesse sollecitato da questa nuova iniziativa dell’Università degli Studi della Repubblica di San Marino, sia nei confronti di studenti di varie regioni italiane, che hanno scelto di iscriversi e risiedere a San Marino, sia nei confronti di importanti designer internazionali, che hanno accettato di insegnarvi, si è ritenuto utile avviare un primo programma di iniziative culturali che: > rafforzino il ruolo di San Marino come nodo attivo di una rete internazionale di scuole, professionisti, istituzioni e aziende che operano nel campo del design, > costruiscano una precisa identità della scuola come centro di formazione e ricerca, che riconosce la priorità del design e della creatività “responsabile” al servizio del miglioramento sociale locale e globale, > valorizzino le potenzialità di San Marino come luogo di incontri, costruendo le premesse per realizzare degli appuntamenti internazionali stimolando l’impegno verso quel design che ha come scopo il miglioramento dell’ambiente, la società e la salute delle popolazioni più deboli. Avendo chiari questi precisi obiettivi si è scelto di organizzare il primo San Marino Design Week proponendo come tema di riflessione il “Design oltre i confini dello sviluppo”. La scelta di un tema, ma anche una scelta di campo, che nasce da alcune considerazione sull’attuale stato della riflessione sul design e sul ruolo che una istituzione pubblica come, vale la pena ogni tanto ricordarlo, è un’Università di Stato, deve avere nell’attuale contesto culturale oltre che produttivo. In estrema sintesi possiamo sostenere che l’ultimo decennio, almeno in Italia, è stato quasi totalmente egemonizzato dalla difesa del “made in Italy” nell’affannata rincorsa ai processi di globalizzazione in atto. Una globalizzazione che, a seconda delle caratteristiche e della dimensione delle aziende, è stata vista come: “pericolo giallo”, possibilità di risparmio
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delocalizzando o positiva apertura di nuovi mercati. Parallelamente, e in stretta relazione con questa centralità del problema “made in Italy”, abbiamo assistito ad una progressiva tendenza a trasferire le regole, e i ritmi, della moda, del fashion design, a vari settori del design del prodotto. Da cui: una sempre maggiore contrazione dei tempi del progetto; scadenze stagionali per presentare nuove collezioni; ricerca affannata di “novità” da offrire ad un mercato frastornato dalla quantità di prodotti. Da cui: una riduzione della ricerca in “innovazione di prodotto” intesa come mera variazione sul tema per aggredire un mercato sempre più saturo. Cina e India sono diventati il riferimento di ogni riflessione sul design portando ad una chiusura nella logica nazionale coincidente con l’esigenza di valorizzare un “made in Italy” dove moda, design del prodotto e gastronomia varia, ormai, si confondono in un'unica operazione di marketing per l’esportazione dei prodotti del bel paese. Questa logica: noi contro tutti, o i nostri prodotti per tutti, ha portato a ridurre ulteriormente la già poca attenzione che la cultura del design ha verso quelle parti del mondo, l’altro 90%, dove, come si è ricordato, il problema non è acquistare beni, più o meno di lusso, ma migliorare le misere condizioni di vita se non puramente sopravvivere. Sembra ancora attuale l’interrogativo che Maldonado poneva già nel 1976: ”Se, e in quale misura, il disegno industriale può eventualmente assumersi un ruolo attivo in un’economia in procinto di decollare. E non solo a decollo avvenuto.” Partendo dalle esperienze più significative realizzate negli ultimi anni, in vari paesi del sud del mondo, da istituzioni internazionali, associazioni non governative e singoli designer, il convegno ha l’obiettivo di identificare le tematiche, e le procedure più idonee, per valorizzare il contributo del design allo sviluppo dell’economia locale con la duplice esigenza di individuare le tipologie più innovative per dare risposta alle esigenze primarie delle popolazioni locali e al miglioramento di ambiente, società e salute, e rivalutare le produzioni locali per agevolarne una commercializzazione più ampia. L’articolazione data al convegno cerca di dare spazio alla diversità di questi problemi. Per quanto concerne il design del prodotto si è preferito suddividere i contributi in due sessioni: “design e prodotti per il sud del mondo” e “design e prodotti dal sud del mondo” per poter approfondire le diverse iniziative che operano nei confronti delle esigenze locali. Per quanto riguarda la grafica, la sessione “comunicazione visiva ed ecologia umana” sviluppa una tematica che ha visto la nostra scuola già fortemente impegnata, sin dal primo anno di attività, con il ciclo di incontri su “grafica e responsabilità sociale” curato da Omar Vulpinari. San Marino University Design n°2 Il materiale pubblicato in questo secondo numero di San Marino University Design è un contributo alle tematiche che saranno affrontate nel convegno, e negli workshop che inizieranno dopo il convegno. Tale materiale nasce dall’esperienza realizzata in questi ultimi sei anni da un gruppo di lavoro, inizialmente avviato presso l’Università Iuav di Venezia
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e che, in questi ultimi anni, ha esteso il proprio impegno, nella didattica e nella ricerca, presso l’Università degli Studi di San Marino. Risultati di laboratori didattici, tesi di laurea e missioni di ricerca come quella realizzata in Vietnam, documentano l’impostazione di un lavoro, avviato in collaborazione con il Consorzio Botteghe Della Solidarietà, finalizzato ad esplorare le potenzialità dei materiali naturali nell’individuazione di nuove tipologie di prodotti realizzabili con le capacità produttive locali. Questi lavori, già presentati nelle mostre IUAVietnam a Venezia, Milano e SUDesign a Venezia, Roma, Cosenza e San Marino, mettono in evidenza le caratteristiche dell'impostazione che è stata data alla ricerca e gli sviluppi emersi dalla missione nel Vietnam del Nord che, con la collaborazione della Craft Link di Hanoi, ha permesso di approfondire lo studio delle tecniche di lavorazione del bambù nel distretto Bac Ninh. Una metodologia di ricerca, basata su un approccio sperimentale, che si è confrontata con la riappropriazione del lavoro manuale nel processo di definizione e costruzione degli oggetti. Una impostazione che ha trovato una risposta immediata da parte di una generazione di giovani progettisti che guarda con attenzione, e interesse, alle esperienze di autoproduzione, che hanno sviluppato in tutta Europa uno stimolante neo-artigianato creativo. I prodotti sono realizzati con estrema economia di mezzi e utilizzano tecnologie artigianali facilmente accessibili anche nel contesto in cui se ne prevedeva la produzione. Sono esperimenti di trattamento del bambù, che possiamo anche considerare come giochi col materiale, tentativi tecnici e formali di confrontarsi con quello che Munari ricordava essere "un profilato con nodi interni che la natura ci offre gratis, in qualunque dimensione, già verniciato”. Un lavoro di estrema riduzione compositiva e materica, un'operazione sottrattiva volta a rifunzionalizzare il profilato naturale secondo linee di ricerca formale che hanno portato ad una ricca diversificazione merceologica dimostrando come, lavorando con le fibre vegetali, sia possibile superare il dualismo cesteria-sedute individuando nuove tipologie di prodotti. L'estensione della gamma dei prodotti emersi da queste esperienze, oltre ad essere conseguenza dei diversi percorsi di ricerca dei singoli autori, si è confrontata con uno dei problemi centrali che in questi ultimi anni ha investito il commercio equo e solidale nella sua costante crescita: le possibili strategie dell'ingresso di questo settore in nuove aree merceologiche per estendere la propria presenza nel mercato europeo e poter sviluppare nuovi progetti nel sud del mondo. Sullo sfondo di questo lavoro ci sono i problemi, complessi e aperti a contraddizioni non sempre facilmente risolvibili, che nascono ogni volta che operiamo innesti tra tradizioni locali del sud del mondo e cultura del nord "sviluppato”. Problemi sintetizzati nel concetto di "glocale", il termine composito creato per esprimere un processo culturale analogo all'innesto botanico, ibridando il design globale con le culture locali. Sullo sfondo ci sono le culture locali non più intese come mere fonti di ispirazione ma come occasioni di confronto, di conoscenza di ciò che è comune ma anche di ciò che è differente. L'idea di una globalizzazione dal basso, basata sul principio di cooperazione anziché di concorrenza, non ha solo in questi ultimi anni guadagnato sempre
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maggiore legittimità, ma ha anche aperto nuove strade da percorrere per costruire un nuovo, e diverso, ruolo del progetto. Anche questo è uno dei modi per accogliere la sfida di superare il concetto di design legato al singolo prodotto, cercando di lavorare maggiormente su un progetto globale, all'interno del quale ci sia spazio per i singoli prodotti, ma con un atteggiamento etico fondato sulla coscienza di un ruolo del design che non si riduca puramente a nutrire di novità quotidiane il mercato. A questi lavori riferibili alla tematica “design e prodotti dal sud del mondo” si affiancano i risultati di un laboratorio sul trattamento e trasferimento dell’acqua, e su tecniche di cottura che utilizzano l’energia solare, che esemplifica invece alcuni dei possibili percorsi di ricerca riferibili al “design e prodotti per il sud del mondo”. Queste esperienze, di seguito illustrate, hanno permesso di avviare una prima riflessione, e verifica progettuale, su molte delle tematiche che con il convegno “Design oltre i confini dello sviluppo” vogliamo approfondire, ma superare i confini dello sviluppo oggi tende ad acquistare anche un significato più esteso. Significa interrogarsi se è ancora credibile parlare di sviluppo nei termini in cui fino ad oggi è stato affrontato questo problema. Significa domandarsi se davanti alla continua estensione del consumo delle risorse della terra sia ancora pensabile prevedere uno sviluppo che possa estendere ad altri gli attuali privilegi del 10% della popolazione. Le risposte a questi interrogativi, formulate da sempre più estese aree della ricerca scientifica, tendono a dimostrare che non solo tutto ciò è impossibile ma che anche molti modelli del così detto “sviluppo sostenibile” rischiano di essere illusioni di mantenere quei privilegi. Il problema va sempre più urgentemente posto nei termini del ripensamento della crescita e di progettazione della decrescita. Come ci ricorda Gilbert Rist: “Lo sviluppo è simile ad una stella morta di cui ancora percepiamo la luce, anche se si è spenta da tempo, e per sempre.” Tutto ciò sembra estraneo alle riflessioni che caratterizzano la comunità dei designers ed evidenzia l’esigenza sempre più urgente di un diverso ruolo attivo della cultura e dell’Università, che della cultura dovrebbe rappresentare la punta più responsabile ed avanzata. Design beyond development borders Last spring an important exhibition organized at the Cooper-Hewitt National Design Museum in New York, “Design for the other 90%”, has clearly put in evidence how the community of designers devotes almost the whole of its own designing activity to the richer 10% of the world population. The remaining 90% of the inhabitants of this planet simply can not afford any type of product. The 90% of the inhabitants represents the enormous figure of 5 billion and 800 million people who do not have access to what we consider as basic, such as a house, clean water, food. This second issue of the San Marino University Design is published on the occasion of the conference Design beyond the development borders, a conference that our university course organizes precisely to look beyond this 10% and to think over the cultural potentialities of the design to reverse the logic that has prevailed these years.
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Two years after the start of the university course of industrial design, and given the interest provoked by this new initiative of the University of the San Marino Republic to students of various Italian regions, who have chosen to enroll this course and to reside in San Marino, as well as to important international designers who have accepted to teach there, it seemed useful to start a first program of cultural initiatives which would: > improve the role of San Marino as the active centre of an international network of schools, professionals, institutions and firms operating in the field of design, > build a precise identity for the school as a training and research center, that acknowledges the priority of design and “responsible” creativity to serve local and global social improvement, > highlight the potentialities of San Marino as a meeting place, building the conditions to realize international meetings stimulating the commitment towards this design which aims at the improvement of the environment, of the society and the health of the weakest populations. Having clear these precise objectives, it was chosen to organize the first San Marino Design Week offering the idea of “Design beyond the development borders” as a main theme. The choice of a theme, but also a choice of field, that is born out of some considerations about the current state of the reflection on design and on the role that a public institution such as - and it is worth remembering it every now and then - a Public University, has to have in the current cultural and productive context. As an extreme synthesis, we could assert that the last decade, at least in Italy, has almost totally been under the hegemony of the defense of the “made in Italy” in the complex chase after globalization processes. A globalization that, according to the characteristics and to the dimension of the firms, has been seen as the “yellow danger”, this possibility of saving money by delocalizing or as a positive opening of new markets. In parallel, and in close relationship with this central problem of the “made in Italy”, we have witnessed a progressive tendency to transfer the rules and the rhythms of the fashion design to various sectors of the product design. As a result, the contraction of the different times of the designing process is always greater, we have seasonal terms to present new collections, the frentic search for “novelty” to offer to a market made dizzy by the great quantity of products. As a result, there is a reduction in the research in the field of the “product innovation” intended as mere variation on the theme to attack a market which is more and more saturated. China and India have become the reference point for every reflection about design leading to a closure in the national logic coinciding with the demand to give value to a “made in Italy” where fashion, product design and various gastronomy are now mixing up into one single marketing operation for the export of the "belpaese" products. This logic of we against all the others or our products for all, have already led to reduce subsequently the already little attention that the design culture gives to those parts of the world, the other 90% of the population, where, as it was remembered before, the problem is not to buy goods, more or less luxurious, but to improve the terrible conditions of life, if not purely to survive. The question that Maldonado already asked in 1976 still seems relevant:
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“Can, and to what extent, industrial design possibly assume an active role in an economy that is going to take off, and not only in an already developed economy”. Starting from the most meaningful experiments achieved in the last years in various countries of the south of the world by international institutions, non-governmental associations and designers, the objective of the conference is to identify the themes and to find the most adapted procedures to give value to the contribution of design to the development of the local economy, with the double need to define the most innovative typologies in order to respond to the primary needs of the local populations and the improvement of environment, society and health, and to revalue the local productions to make their wider commercialisation easier. The articulation of the conference tries to give space to the diversity of these problems. As far as the product design is concerned, the contributions were divided in two sessions called “design and products for the south of the world” and “design and products from the south of the world”, to be able to deepen the different initiatives that operate with the local needs. As far as graphics is concerned, the session called “visual communication and human ecology” develops a theme in which our school has already been deeply involved since the first year of activity, with the cycle of meetings entitled “graphics and social responsibility” by Omar Vulpinari. San Marino University Design n°2 The material published in this second issue of the San Marino University Design is a contribution to the theme that will be dealt with in the conference and in the workshops which will follow it. Such a material was born out of the experience acquired in these last six years by a work group, which had initially been started by the Venice Iuav University and that, in these last years, has extended its own involvement in the didactics and in the research by the University of San Marino. The results of didactic laboratories, of thesis and research missions such as the one realized in Vietnam, testify of the setting of a work, started in collaboration with the Consorzio Botteghe della Solidarietà (Consortium Shops of Solidarity), aimed at exploring the potentialities of natural materials to define new typologies of products which can be produced with local capacities of production. These works, already shown in such exhibitions as IUAVietnam in Venice and Milan and SUDesign in Venice, Rome, Cosenza and San Marino, underline the characteristics of the meaning that has been given to the research and the developments that emerged from the mission in Northern Vietnam which has allowed to deepen the study of the techniques of workmanship of the bamboo in the Bac Ninh district thanks to the collaboration of the Craft Link of Hanoi. The research methodology was based on an experimental approach confronted with the reappropriation of the manual work in the process of definition and construction of objects. A formulation that has found an immediate answer from a generation of young designers who look with attention and interest at the experiments of autoproduction that have developed a stimulating
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creative new craftsmanship in Europe. The products are produced with very little and also use easily accessible handicraft technologies in the context in which the production was planned. They are experiments of bamboo treatment that we can also consider as a way to play with the material. They can be understood as technical and formal experiments to be put in parallel with what Munari reminded us as being "a section with internal knots that nature freely offers to us, in whatever dimension, already varnished.” A work of extreme compositive and material reduction, a subtractive operation aimed at giving new function to the natural section according to the logic of formal research that have led to a rich diversification of the market which shows how the fact of working with vegetable fibers can be a way to overcome the dualism baskets/seats and to define new typologies of products. Not only is the extension of the range of products that emerged from these experiments the consequence of the different research paths taken by different independent authors, but it also confronted itself to one of the central problems that has entered the constantly growing world of fair trade: that is to say the possible strategies for the entry of this sector in new commercial areas to extend its own presence on the European market and to be able to develop new projects in the south of the world. At the background of this work, there are complex problems, open to contradictions which are not always easy to resolve, which appear every time we do grafts between local traditions of the south of the world and northern culture. These problems are synthesized in the concept of "glocal", a composite term created to describe a cultural process comparable to the botanical graft, creating a hybrid of global design and local cultures. At the background there are also the local cultures, which are no longer understood as mere sources of inspiration but as opportunities to compare and to learn what is common but also what is different. The idea of a globalization starting from the bottom, based on the principle of cooperation rather than of competition has not only gained more and more legitimacy in the past years, but has also opened new roads to cross to build a new and different role for design. This is also one of the way to face the challenge to overcome the concept of design linked to the products, trying to work mostly on a global project, in which there would be space for single products, but with an ethical attitude based on the conscience of a role of design that would not be reduced to feeding the market with daily novelty. To these works, related to the theme of “Design and products from the south of the world” are added the results of a study made by a laboratory on the treatment and the transfer of water and on cooking techniques based on solar energy. This study exemplifies some of the referable possible research paths related to the “Design and products for the south of the world”. These experiments enabled to start a first reflection and a verification on many of the themes we want to deepen with the conference called “Design beyond the development borders”. But the idea of going beyond the development borders today also tends to get a more extended meaning. It means to wonder if it is still credible to speak
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about development in the same terms that have been used up to now to face the problem. It means to wonder whether or not, in front of the constant extension of the earth resources consumption, it is still possible to imagine a development which can extend to others the current privileges of the 10% of the global population. The answers to these questions, asked by more and more extended areas of the scientific research, tend to show that not only all this is impossible but also that many models of the so-called “sustainable development” could be illusions to maintain those privileges. The problem is more and more urgently to be faced in terms of the rethinking of the growth and the planning of decrease. As Gilbert Rist reminds us: “Development is similar to a dead star of which we still perceive the light, even if it has been dead for a long time, and will be so forever”. All of this seems far from the thoughts shared by the community of designers, and it underlines the necessity, always more urgent, of a different active role for culture and University, this latter having to represent the most responsible and advanced point of culture.
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Lavorazione del bambù e della ceramica. Workmanship process of bamboo and ceramic.
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Le canne raccolte vengono prima affumicate, poi raddrizzate in una serie di passaggi fino ad essere pronte per i prodotti finiti. The collected reeds are first smoked, then are straighten in a series of passages until they are ready for the final products.
Il programma SUDesign: a partire dal materiale The SUDesign program: starting from material Riccardo Varini
Oggi sopravvive un progettista artigiano che, essendo portatore di ogni ragione tecnica ed espressiva, è ancora considerato dall’imprenditore come la propria mano abile, in quanto maestro di artifici. Per questo conserva quella autorevolezza che gli consente di contrattare la dignità del buon progetto. Enzo Mari, Progetto e passione, 2001 Losari, Giava Indonesia 1998 Ho appena offerto un pacchetto di sigarette kretek a Untung, maestro d'ascia che a partire da un tronco di bangkirai di 2 metri, oggi ha già scolpito i montanti dell'infisso. Mister Purba, Project manager del Resort, s'infuria. Destabilizzo i ruoli gerarchici, le sigarette se le devono guadagnare... Venezia, IUAV Architettura 1999 In via sperimentale all'interno di corsi di Laurea in architettura, affianchiamo alle esercitazioni sul riciclo e riuso di rottami e rifiuti, una serie di indagini progettuali sul prodotto a partire dai materiali in fibre vegetali, in particolare in bambù. Considerando l'allora esigua presenza nel nostro mercato di oggetti di design in fibre vegetali, limitata agli arredi in rattan e midollino, le esercitazioni incentrano la ricerca sul materiale focalizzandone le potenzialità innovative, formali e funzionali. Strategicamente decontestualizziamo il bambù dall'immagine di elemento strutturale o componente meramente architettonica per riposizionarlo nell'ambito del design del prodotto. Venezia, IUAV 2001 Linda Garland, presidente dell'EBF, ci illustra un'opera colossale di André Heller per la baia di Hong Kong: un gigante in bambù che brucia sull'acqua. Treviso, IUAV 2002 Il taglio dato alla ricerca individua nel progetto del prodotto artigianale un alto contenuto di innovazione e non si rivolge più solo ed esclusivamente al prodotto industriale. La scelta di campo risulta in controtendenza, coraggiosa. Si modella la materia con gli strumenti più adatti, macchinari e tecniche di lavorazione proprie dell'arte applicata. Si realizzano non tanto modelli in scala quanto prototipi, che costituiscono in sè il punto di verifica della ricerca teorica e tecnica e materializzano un repertorio di più di 2.500 oggetti. Oltre che idee e progetti anche prodotti e linee d'arredo. Treviso, Made in PvS 2003 Il programma prende forma, si concretizza e disegna contenuti e obiettivi disciplinari. “Finalizzare la creatività di giovani studenti di design per valorizzare le capacità produttive del sud del mondo” diviene obiettivo primario. Insieme si ampliano le aree di approfondimento intrecciando alle indagini su categorie e tipologie di prodotti in fibre vegetali, riflessioni intorno al termine etnico e al trasferimento degli stessi prodotti da una nicchia di “mercato equo e solidale” al “mercato moda”. Il percorso di valorizzazione dei prodotti investe la progettazione di un nuovo format per i punti vendita per il commercio equo e solidale. Apparati e strutture fondazionali assunti quali Valori costituiscono un riferimento dichiarato: sostenibilità, interesse per lo studio delle forme tradizionali
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Il programma SUDesign The SUDesign program 15
di lavorazione, attenzione verso radici culturali, economie marginali e tradizioni. L’uomo di nuovo al centro. Martellago Feltre, BDS 2003 IUAV e consorzio delle Botteghe Della Solidarietà definiscono una convenzione assunta quale protocollo. IUAVietnam costituisce la prima applicazione del Programma che individua in una decina di prototipi degli studenti (* nell’elenco), scelti in base a originalità, fattibilità e rispetto dei modelli culturali, la selezione da produrre in Vietnam. Un contratto privato tra studente e struttura commerciale regolamenta tempi e modi del progetto, il riconoscimento della proprietà intellettuale e di royalties e l'istituzione di un fondo finalizzato a finanziare le attività di ricerca dei Laboratori di progettazione universitari coinvolti. Vietnam del Nord, Hanoi 2004 Superstite a nord del lago Hoan Kiem, si svela il quartiere artigianale della città antica. La configurazione di ogni fronte strada rispecchia e conserva una suddivisione tematica delle botteghe per tipologia specifica di produzione. La via Hang Thiec è la”città di latta”, Hang Vai ospita gli artigiani del bambù... Tale suddivisione si riscontra, alla scala territoriale, quale immagine pianificatoria unitaria. L'organizzazione del lavoro del paese è distinto per distretti e province, i cui villaggi vivono di una produzione artigianale differenziata e monomaterica. La nostra indagine conoscitiva di “arti e mestieri” tradizionali diviene dunque fluida ed efficace. Lan Trâ`n Tuyê`t, direttrice di Craft Link, insieme alla designer Huong Dinh sono il nostro contatto in loco. La società partner del BDS in Vietnam, divisa in due rami operativi, CLDevelopment e CLBusinnes, in collaborazione con il Museo etnografico del Vietnam, si occupa del controllo di qualità dei prodotti, promuove conoscenza, valorizzazione e offre sostegno ai gruppi etnici e popolari coordinando ricerche, pubblicazioni, esposizioni, esibizioni e workshop artigianali, non solamente quindi per mezzo della vendita ed esportazione dell’artigianato tradizionale. Coordina per tre anni i progetti con gli artigiani al fine di costituire una struttura autonoma e autogestita. Provincia di Bac Ninh, Xuân Lai Gia Bình 2004 Gli artigiani di Mây Tre ci illustrano il ciclo di affumicatura del bambù costituito da stagionatura, rettifica del fusto, levigatura, esposizione in forno in argilla e lucidatura finale. Sedute, comò e tavoli così prodotti son già venduti dalle nostre Botteghe del Mondo. Negli uffici, accanto ai prodotti inviati da Venezia, vengono disposti i prototipi al grezzo realizzati in loco. L’imitazione senza interpretazione del maestro di artifici ha posto i nostri quali modelli da copiare perfettamente. Non essendo nota all'artigiano la funzione finale del prodotto, non sempre scontata o d’uso comune, i prototipi sono stati eseguiti in maniera talmente fedele da averne riportato persino le imperfezioni. Bat Trang 2004 Uno dei villaggi che per secoli ha prodotto ceramiche da sempre esportate e molto apprezzate all’estero, merce di scambio per il saldo dei debiti dello Stato. Il partner in loco è Superceramics, che annovera circa 100 impiegati. In questo contesto assistiamo alla lavorazione della ceramica, le cui tecniche e processi produttivi non si discostano da quelli a noi conosciuti. I prodotti da segnalare perché tipologicamente innovativi presentano l’abbinamento di una struttura in terracotta parzialmente celata da un rivestimento in listelli nastriformi in bambù. Tecniche di lavorazione tradizionale si fondono in un unico manufatto che talora assume l’aspetto di un oggetto dal design contemporaneo, grazie anche alle sinergie operate da Craft Link. Ha Tay 2004 Il gruppo artigiano Van Tinh ci espone e spiega la lavorazione tradizionale per realizzare un elemento
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troncoconico in bambù a partire dallo sfibramento dei listelli, nonché la successiva tecnica di lavorazione della lacca. In questi contesti si evidenziano alcuni elementi di criticità posti su piani e livelli differenti, tecnici e sociali, potenzialmente superabili se affrontati attentamente e per tempo. Alla base del problema la distanza tra un progetto artigianale e l'intervento del designer nell'idea. Di carattere strutturale e di competenza degli apparati, commerciali e finanziari a monte e in loco, la mediazione progettuale che deve essere maggiormente incisiva per quanto concerne l'indottrinamento e preparazione dell'interlocutore-partner-produttore. Il tentativo di costruire condizioni di modernità non solo nell'ambito delle infrastrutture produttive, ma anche e soprattutto in quello dell'organizzazione sociale, andrebbe meglio concretizzato. Venezia Roma Cosenza, SUDesign 2005 I prototipi vengono commercializzati in un numero limitato, presentati alla stampa ed esposti in un seminario. Al bambù si affiancano altri materiali, come la ceramica, ed una maggiore attenzione viene data all'intreccio di diverse fibre vegetali in previsione dell'avvio di una collaborazione con gli artigiani del Bangladesh. Ai progetti dal sud del mondo si affianca un progettare per il sud del mondo, sulla spinta di quanto constatato durante la missione in Vietnam con una presa di coscenza formatasi sul campo. San Marino, SUDesign 2006 Allestiamo una mostra con oggetti realizzati durante l'intero programma. Numerose prospettive d'indagine rimangono ancora aperte e da sondare. Tra le altre, ad esempio, i contributi progettuali al miglioramento dei sistemi di trasporto non automatizzato di elementi pesanti nel ciclo produttivo della ceramica, la produzione in serie di stampi per la manifattura derivata dalla lavorazione dei listelli in bambù, l'innovazione nella progettazione dei nodi anche con l’ausilio di componenti industriali in materiale artificiale. In quest'ambito, molto florido di filoni di ricerca, alcuni documenti quali l'“Indagine sulla sostenibilità culturale e compatibilità ambientale delle tecniche di lavorazione della lacca nel villaggio Ha Thai in Vietnam nel rispetto di norme e principi di sicurezza e salute dei lavoratori ” a cura di Bruno C. Winter e le tesi di laurea illustrate nella pubblicazione, offrono risposte rilevanti e concrete.
Today survive a craftsman-designer who is still considered by the entrepreneur as the skilled hand, for he is the vehicle of every technical and expressive consciousness. For this reason, he keeps this authority to discuss the dignity of a good design. Enzo Mari, Progetto e passione, 2001 Losari Java, Indonesia 1998 I've just given a kretek cigarette pack to Untung, a skilled craftsman who, from a bangkirai trunk of two meters has already obtained the main elements of the frame. Mister Purba, Project manager of the Resort, is getting angry. I'm troubling the hierarchy, they have to deserve the cigarettes. Venezia, IUAV Architecture 1999 In an experimental way during the lessons of the Degree in architecture, we are adding to the existing experiments on recycling and reusing wreckage and rubbish a series of studies on design with vegetal fibres, with bamboo in particular. Considering the few objects designed with vegetal fibres present in our
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market, limited to the furniture in rattan, the experiments on the material are focused on the analysis of the innovative formal and functional potentialities of this raw material. We are strategically decontextualizing the bamboo, going from its merely structural and architectural role to relocate it into the design field. Venice, IUAV 2001 Linda Garland, president of the EBF, presents a colossal work by André Heller for the bay of Hong-Kong. A giant made of bamboo which burns on the water. Treviso, IUAV 2002The research adds a high innovative aspect to the hand-made product and does not focus only on the industrial design anymore. The choice of field goes bravely against the trend.The test is made on prototypes rather than on models, shaping the material with the most adapted tools. The work is developed confronting it with machinery and techniques proper to applied arts. The prototypes are themselves the test of the theoretical and technical research of the program and they contributed to the production of a list of more than 2.500 objects. As well as ideas and projects, products and furniture collections were designed. Treviso, Made in PvS 2003The Program grows up and trace disciplinary contents and goals. “ To direct the creativity of young design students to improve the productive capacities of the south of the world” becomes the goal. The reflections have been extended to the concept of “ethnic” and to the transfer of the same products from the niche of the fair trade to the one of fashion. To give value to products we re-designed the way of showing and selling them, giving a new style to the fair trade shops. Elements such as endowed institutions, sustainability, interest for the study of the traditional types of craftsmanship, attention to the cultural roots and tradition, improvement of life conditions in areas which are still in the outskirts of a more and more globalized world are understood as Values and they are what we are working for. The Man goes back to the center. Martellago Feltre, BDS 2003The Program started with the IUAVietnam project and was the result of an agreement between fDA-IUAV and the consortium Botteghe della Solidarietà. Some ten products (spotted by *) have been selected for their originality, their producibility and their respect of cultural models to be produced in Vietnam. The partnership consists in several elements: a private contract between student and commercial structure which would settle the conditions of the project, the recognition of intellectual property rights and of royalties, the raising of funds to finance research in the university laboratories. North-Vietnam, Hanoi 2004The town division depends to tematic craftmanship areas and determine the different productions in villages. Craft Link is our contact there. The director Lan Trâ`n Tuyê`t works together with Huong Dinh, one of the six hired designers. The society - which is in the partnership with BDS in Vietnam - is divided in two arms: CLDevelopment and CLBusiness which assists producers in marketing their produtcs for three years. In fact, the society aims at, besides selling and exporting traditional craftsmanship, promoting knowledge, improvement and support to the ethnic groups through the coordination of research, publications, exhibitions and workshops in collaboration with the Ethnographic Museum of Vietnam. Bac Ninh Province, Xuân Lai Gia Bình 2004 The craftsmen of Mây Tre show and explain to us the smoking process
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of bamboo. In the offices we could see our products made in Venice next to the copies made on the spot. They had copied them in such a faithful way that they even presented the same imperfections. It seemed that our models had to be copied perfectly, in that they attributed to us the role of masters they have to imitate without interpretating. It is remarkable that the craftsman did not know the use of the product. Bat Trang 2004 It is a villages in which for centuries have been produced the best ceramics of Vietnam. The partner there is Superceramics, which employs 100 people. In this context we can observe the workmanship of ceramics which use the same techniques and productive processes as the ones we know. Some products are to be noted for their innovative typology based on the combined use of clay partially hidden by a bamboo coat. Traditional manufacturing techniques are combined - thanks to the mediation operated by Craft Link and make the object look like an object of contemporary design. Ha Tay 2004 The Van Tinh group of craftsmen shows and explains the traditional manufacturing technique for the production of a truncated cone of bamboo, as well as the subsequent varnishing technique. The mission in Vietnam made us realize that there were critical elements on different levels which can be overcome if faced with attention and time. The distance between the hand-made product and the designer's idea is the basis. The local commercial superstructure has to be more incisive as far as the preparation of the interlocutor / partner / producer. An attempt at building the conditions of modernity not only to improve the infrastructures of production but also and especially to improve the social organization. Venice Rome Cosenza, SUDesign 2005 The prototypes are commercialized in a limited number, presented to the press and shown in a seminar. Other materials such as ceramic are added to the bamboo, and a major attention is given to the weaving of several vegetal fibres for a future collaboration with craftsmen from Bangladesh. The human and social problems we noted made a new project start: the design for the south of the world. San Marino 2006There was an exhibition of the objects produced during the whole program. Numerous possibilities of study still remain open. Amongst which, for example, the projects designed to the improvement of non-automated transport systems for heavy elements of the production cycle of ceramics; the production of a series of moulds for the manufacture of bamboo; the innovation of structural connection and vegetal fibres made furniture. In this flourishing area of research veins, are to be mentioned some documents such as the one entitled “Study on the cultural sustainability and environmental compatibility of manufacturing techniques of lacquer in Ha Thai in Vietnam, in the respect of health and safety norms for workers” by Bruno C.Winter and some thesis presented subsequently. Con With Lan Trâ`n Tuyê`t Craft Link, Sandro Salviato e Massimo Renno Consorzio BDS, David Cambioli AltraQualità, Francesca Basaldella, Andrea Boschi, Massimo Brignoni, Filippo Mastinu, Alessandro Pedron, Dario Scodeller, Michele Zannoni IUAV Gaddo Morpurgo scientific responsible
Il programma SUDesign The SUDesign program 19
SUDesign
Bruno Carl Winter | “Barcode” Barcode è un cestino ottenuto senza scarti da un'unica canna di bambù le cui dimensioni dipendono da quelle della canna: ogni cestino è un pezzo unico, personalizzabile dalla scelta del colore del foglio interno in plastica biodegradabile. Il sacchetto di plastica viene messo tra il bambù ed il foglio interno. Riempiendosi l'oggetto subisce
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una metamorfosi senza perdere stabilità. Per il trasporto riprende la forma della canna iniziale. From a single bamboo cane multiple »Barcode« dust-bins of different dimensions are obtained without producing leftovers. The customer is given the choice between unique and individual pieces and can further pick the colour of the biodegradable plastic
sheet attached on the inside. A plastic bag is fixed between the two parts of the »Barcode« and while the garbage accumulates this dustbin weirdly transforms its shape without losing its stableness. For transportation the »Barcode« collapses back into a seamingly intact cane of bamboo.
Design dal sud del mondo Design from the south of the world Massimo Brignoni
“...un bastoncino di bambù. Bellissimo e flessibile, lungo circa un metro”...“ogni dieci centimetri circa aveva un nodo e all'ultimo nodo in alto aveva legato una cordicella. Era una frusta ”...“Se legavo questa estremità della cordicella alla estremità in basso del bastoncino di bambù, questo diventava un buon arco sufficientemente flessibile per lanciare le frecce”...”potevo slegare di nuovo la cordicella e attaccarle un amo per andare a pescare. Potevo togliere la funicella e avevo così un bastoncino da passeggio che mi serviva per toccare e muovere qualcosa per terra, come una prolunga di un mio dito.” (Bruno Munari, Giochi e grafica, catalogo della mostra omonima, 1990). La natura fornisce da sempre ad artigiani e designer la materia prima per sperimentare nuove forme e soddisfare bisogni funzionali ed estetici. Riuscire a cogliere le caratteristiche tecniche e le potenzialità di un materiale naturale ci spinge ad indagare nuove possibilità compositive e progettuali. E’ solo toccando con mano, segando, tagliando, piallando ed incollando che ci avviciniamo piano piano alla nostra idea di progetto, accorgendoci che in fondo la forma era già contenuta tutta nel materiale, come se la natura sapesse già cosa avevamo in mente. Gli studenti approcciando i diversi materiali naturali come il bambù, il midollino, la juta, hanno sperimentato le varie possibilità che questi offrono sia dal punto di vista della lavorabilità, sia della loro capacità di essere trasformati in oggetti delle più svariate categorie merceologiche. I progetti che seguono sono totalmente autoprodotti dagli studenti e dimostrano come le varianti di trasformazione del materiale originario siano pressochè infinite; l’unico limite è rappresentato dalla nostra capacità di comprendere la natura.
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“... a bamboo stick. Very beautiful and flexible, about a meter long”... “every ten centimeters there was a knot and at the upper knot was tied a twine. It was a whip”... “If I tied this end of the twine to the bottom end of the bamboo stick this became a good bow, flexible enough to shoot arrows”...” I could untie again the twine and attach a hook to go fishing. I could remove the twine and then I had a walking stick that I used to touch and to move something on the ground, as an extension of my finger.” (Bruno Munari, Games and graphics, catalog of the homonym show, 1990). Nature has always given to craftsmen and designers the raw material to experiment new shapes and to satisfy functional and aesthetical needs. To manage to gather the technical characteristics and the potentialities of a natural material encourages us to search for new compositive and design possibilities. It's only by touching with the hand, by cutting, planing and gluing that little by little we get closer to our idea of design, realizing that after all the shape was already contained in the material, as if nature already knew what we had in mind. Through their approach of the different natural materials as the bamboo, the rattan or the jute, the students have experimented the various possibilities that these offer, in terms of the workability and of their capacity to be turned into objects fitting in the most varied commercial categories. The following projects are totally home-made by the students and they show how the possibilities of transformation of the raw material is nearly endless; the only limit is represented by our ability to understand nature.
Lan Trâ`n Tuyê`t, in occasione dell’incontro organizzato dallo IUAV di Venezia con la Craft Link di Hanoi ed il Consorzio Botteghe della Solidarietà. Realizzazione dei modelli nel laboratorio Alias, IUAV, Venezia. Laboratorio di fotografia, IUAV, Venezia.
Lan Tran Tuyet, on the occasion of the meeting organized by the Venice IUAV university with the Craft Link of Hanoi and the Consortium Shops of the Solidarity (BdS). Prototypes realization in the Alias workshop, IUAV, Venice. Phographic workshop, IUAV, Venice.
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Elisa Sbrogiò porta arance orange stand Giorgio Farinazzo portafrutta fruit stand Anna Zandanel portafrutta fruit basket
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Diana Colmagro, Laura Dal Maso, Roberta Tacchin portafrutta fruit bowl
Omar Carraro, Silvia Volpato, Anna Zandanel portafrutta* fruit bowl*
Nicoletta Grumelli portafrutta fruit dish
Leonardo Guadagnin portafrutta fruit dispenser
Marco Serena portafrutta fruit bowl
Marlene Kettner portafrutta fruit bowl
Roberto Volpe portafrutta fruit tray Alessia Basso dispenser noccioline peanut dispenser Marlene Kettner cesta trasformabile trasformable basket
Giuseppe Cosmai, MariaLucia Malara, Monica Pastore porta agrumi* agrumes dispenser*
Leonardo Guadagnin portafrutta fruit bowl
Francesco Albanese dispenser noccioline peanut dispenser
Giuseppe Cosmai, MariaLucia Malara, Monica Pastore dispenser noccioline* peanut dispenser*
Marlene Kettner cesta estensibile extensible basket
Giovanni Crosera portabocce* bowls holder*
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Laura Favaretto borsa bag
Vania Pepe borsa estensibile extensible bag
Anna Zandanel borsette - pochette purse - pochette
Margherita Lisoni borsetta handbag
Emanuele Scurria borsetta handbag
Chiara Bassetto, Lorella Munari, Serena Osto borsetta bag
Marco Cargnello borsa / zainetto* bag / rocksack*
Diana Colmagro, Laura Dal Maso, Roberta Tacchin borsa hand bag
Maddalena Mometti borsetta handbag
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Silvia Orlando borsetta bag
Natascia Breda, Federica Flora, Giulia Padovan borsetta handbag
Alessandra D’Assié borsa estensibile extensible bag
Elisabetta Antonucci, Silvia Comino, Efrem Zoccatelli borsetta handbag
Laura Favaretto borsa bag
Alessandra D’Assié borsetta purse
Elisabetta Antonucci, Silvia Comino, Efrem Zoccatelli borsetta handbag
Emanuele Basso tavolo table
Marie Claire Bizzarro pouf portaoggetti seat/container
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Umberto Mezzasoma sgabello stool Marianna Longo sgabello stool Marie Claire Bizzarro chaise longue long chair
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Matteo Bacelle, Lisa Cecchelero, Eleonora Bado sgabello basculante rocking stool Emanuele Teobaldo chaise longue long chair Stefano Quaresimin seduta pieghevole folding chair
Chiara Rizzo sgabello stool
Anna Nolani appendiabiti* clotheshorse*
Marco Citton seduta pieghevole folding chair
Anna Nolani appendiabiti clotheshorse
Paolo Robazza scala pieghevole folding ladder
Claudio Marchese radio radio
Erika Cunico, Alice Maddalena, Alberto Valerio appendiabiti clotheshorse Silvia Orlando portacinture* belt holder* Fabrizio Cettina carrello portaspesa shopping carrier
Elena Beraldo appendiabiti clotheshorse Fabio Riccato gruccia dress hanger Andrea Rognoni, Francesco Silvestri, Filippo Armellin bamb첫 sonori rattling bamboo
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Emilio Antinori contenitore spezie spices cans
MariaLucia Malara portasalviette napkin holder
Elisa Biacoli olio + aceto + sale + pepe oil + vinegar + salt + pepper
Marco Serena grattugia + tagliaverdure grater + vegetables cutter
Erika Cunico, Alice Maddalena, Alberto Valerio zuccheriera + sale/pepe sugar + salt&pepper pots
Mauro O. Paialunga set da the tea set
Ilenia Pilotto portabottiglia bottle rack
Marie Claire Bizzarro, Marco Citton, Giada Lucchese portaposate cutlery tray
Laura Favaretto portabottiglia bottle rack
Valentina Scapin portabottiglie bottle rack
Ilenia Pilotto portabottiglia bottle rack
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M.C.Bizzarro, M.Citton, G.Lucchese scolapiatti e posate drying rack
Fabrizio Cettina, Stefano Quaresimin, Laura Pattuzzi portarotoli kitchen roll holder
MariaLucia Malara portarotoli kitchen roll holder
Marco Serena scolaposate cutlery rack
Omar Carraro, Silvia Volpato, Anna Zandanel portaposate cutlery rack
Luca Zampolli ceppo portacoltelli knife block
Luca Zampolli portaposate cutlery rack
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Fabrizio Cettina, Stefano Quaresimin, Laura Pattuzzi posate da cucina* cooking cutlery*
Ilenia Pilotto tagliaverdure vegetable cutter
Andrea Cero lampada lamp
Leonardo Guadagnin, Franco Innocenti, Umberto Pascarella lampada lamp
Simone Bellan lampada lamp
Francesco Albanese lampada lamp
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Elisa Pavan, Sara Piasentin, Cristina Reolon portauovo, grattugia, contenitore egg holder, grater, container Carlo Busolin lampada lamp Andrea Bezzon lampada lamp
M. Baratto, T. Bazzanella, F. Saviane, B. Zecchinato lampada lamp Luca Castellani lampada lamp Tullia Lombardo lampada lamp
Bruno Carl Winter lampada lamp Walter Bellon, Luigi Benozzi, Sebastiano Marchio lampada da giardino garden lamp Cristiano Cecconi, Andrea Sciff lampada porta cd cd rack lamp
Cecilia Marin, Laura Zambon, Alessandro Fortuna lampada lamp Nicola Cereser lampada lamp Uberto degli Uberti lampada lamp
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Elena Micich lampada lamp
Catia Rosso lampada lamp
Elisa Biacoli lampada lamp
Salvatore De Matteis culla rocking-cradle
Salvatore De Matteis cavallo a dondolo rocking-horse
Roger Zanon maniglia handle
Filippo Forzato lampada lamp
Roberto Bosi torcia torch
Cecilia Marin, Laura Zambon, Alessandro Fortuna portacandele candle holder
Barbara Baldan portafoto photo holder
Gabriele Mezzato portafoto photo holder
Marta Bragantini leggio lectern
Bruno Carl Winter portacandele* candle holder*
Claudia Savi portaombrelli umbrella stand
Silvia Zauli occhiali glasses
Fabrizio Luchetti portaocchiali glasses case
Maria Sole Bresolin vassoio tray
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Chiara Baggio portaombrelli umbrella stand
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Progetti per il sud del mondo Projects for the south of the world
Chiara Rizzo puzzle puzzle
Irene Santin portagioie jewel case
Maddalena Mometti braccialetto bracelet
Silvia Zauli portasapone soap case
Emilio Antinori portaoggetti da bagno tray
Francesco Marchese stuoia portaoggetti mat/container
Fabrizio Cettina set da giardinaggio gardening set
Marco Torresan tubocubo cube tube
Elisabetta Di Bucchianico, Tommaso Lucinato, Dario Oggiano sistema di connessioni connection system
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Design per il sud del mondo Design for the south of the world Mauro O. Paialunga
Progettare per il sud del mondo implica una presa di coscienza diretta delle problematiche e dei diversi contesti nei quali molte popolazioni si trovano prive dei mezzi per soddisfare bisogni primari come cibo ed acqua. Proprio sul problema dell’acqua, declinato nei suoi diversi aspetti, dal recupero al trasporto alla potabilità, si sono concentrati la maggior parte dei progetti di seguito presentati. La traslazione del target di utenti dal primo al terzo mondo, dal “nostro”10% al restante 90%, implica un cambiamento radicale della progettazione, un processo di inversione di rotta, un ritorno all’essenzialità, alla forma che segua la funzione, una creatività al servizio della semplificazione. Cambiando le esigenze è quindi cambiato anche l’approccio e la mentalità con la quale sono stati affrontati i problemi: in primo luogo si è presa visione di una realtà distante, non immediatamente comprensibile, fuori da preconcetti e lontana dagli stereotipi superficiali creati dai media. Capire che “la povertà non è stata creata dai poveri”, come dice il premio Nobel Muhammad Yunus, significa infatti analizzare le cause in modo approfondito abbandonando l’idea di irreversibilità dei problemi capendoli e cercando soluzioni realizzabili ed attuabili grazie alla metodologia di lavoro propria del progettista, imperniata sulle reali possibilità di esecuzione degli oggetti sviluppati. In quest’ottica si vedrà come i progetti seguano logiche di producibilità estremamente economica, alcuni realizzabili in loco, facilmente trasportabili, riutilizzabili o derivati dal riuso, oggetti che assumono duplice funzione. La progettazione ritrova finalmente la sua forma originale, da vezzo torna ad essere e rappresentare un servizio.
Designing for the south of the world implies a clear consciousness of the problematics and the diversity of contexts in which a lot of populations are found themselves unable to satisfy primary needs such as food and water. The major part of the following project focuses precisely on the different aspects of the problem of water. Changing the target, going from the first to the third world, or from “our”10% to the remaining 90%, implies a radical change of the designing process, a flip, a return to the essentials, to the idea that the form follows the function, a creativity dedicated to simplification. The demands having been changed, the approach to the problems as well as the state of mind in which they were considered changed too. First of all, we paid attention to a distant reality, not immediately understandable, far from preconceptions and from the superficial stereotypes created by the media. To understand that “the poverty has not been created by the poor” as Nobel Prize Muhammad Yunus said, actually implies a deep analysis of the causes, giving up the idea of the irreversibility of the problems, by understanding them and looking for achievable and possible solutions thanks to the designer's own working method, a methodology which is linked to the real feasibility of the developed objects. From this point of view, it will be seen how the projects follow extremely cheap manufacturing logics, some feasibility on the spot, easily transportable, reusable or derived from the re-use, objects that assume double function. The design finally goes back to its original form, and from mannerism it goes back to be and to represent a service.
Progettare per il sud del mondo Designing for the south of the world
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Fabrizio Cettina, Stefano Quaresimin Il progetto si fonda sulla tipologia di forno a media efficienza che coniuga principalmente ottima temperatura raggiungibile tramite riflessione solare, con una dimensione esterna che permette la portabilità del tutto senza grandi problemi. Nel caso in cui l’assenza di sole non permetta di cucinare un sistema a fuoco con griglie
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specifiche permetterà comunque la cottura. The project is based on the typology of average efficiency ovens that mainly conbine good attainable temperature through solar reflection, with an external size that gives an easy portability. In case there would be no sun, a fire system with specific grills will enable you to cook anyway.
Marco Citton, Dario Schiavon, Alberto Calzavara Un depuratore semplice da montare destinato a piccoli villaggi o comunità: l’acqua viene immessa (o raccolta, nel caso dell’acqua piovana) nell’imbuto superiore, filtrata da stratificazione di sabbie a densità variabile passando al cono inferiore: qui rallenta il suo flusso in una serpentina nella quale
si riscalda fino a 65°C pastorizzandosi. Infine viene raccolta in un contenitore (un secchio o una tanica). It is a purifier, easy to assemble, designed for small villages or communities: water is introduced (or collected, in the case of rainy water) in the superior funnel, filtered through a stratification of sands of different densities
passing to the inferior cone. Here the water slows its flow down in a serpentine-shaped tube in which it is heated up to 65°C, and gets pasteurized. Finally the water is collected in a container (a bucket or a tank).
Progettare per il sud del mondo Designing for the south of the world
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Sebastiano Bertoldo, Riccardo Crosetta, Maria Mercedes Franco Barrero, Massimo Gattel Una proposta di riutilizzo dei packaging degli aiuti umanitari: i comuni pallet in legno vengono già attualmente sostituiti da altri in materiale plastico, più resistente e duraturo, che con l’aggiunta di ruote, un tappo e un’anima vuota possono diventare una tanica
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riutilizzabile per l’acqua. It is an offer to re-use the humanitarian helps packagings: the common wooden pallets are already currently replaced by others plastic materials, more resistant and lasting. With the addition of wheels, of a tap and an empty core, the plastic pallets can become a reusable tank for water.
Davide Didonè, Emanuele Teobaldo Una comune tanica in materiale plastico, se opportunamente tagliata, può diventare una comoda cassettiera dove riporre oggetti. L’oggetto viene realizzato utilizzando tre taniche: da una si ottiene il contenitore, dalle altre due, opportunamente tagliate, i cassetti già provvisti di maniglie.
A common plastic tank, if properly cut, can become a comfortable chest of drawers to put objects into. Three tanks are used to form the object: out of the first one you obtain the main container, while the other two, if properly cut, give the drawers already provided with handles.
Progettare per il sud del mondo Designing for the south of the world
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Mauro O. Paialunga Un progetto che consente di ottenere acqua distillata, tramite evaporazione, da materiali quali fango, acqua sporca o salata. La calotta in polietilene trasparente (unico materiale che lascia filtrare i raggi UV) crea all’interno del bidone una sorta di effetto serra: l’acqua che evapora viene raccolta nelle bottiglie tramite una canalina interna.
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This project enables to obtain distilled water, through evaporation, from material such as mud, dirty or salty water. The cap, in transparent polyethylene (the only material through which the UV rays can go) creates inside the can a sort of greenhouse effect: the water that evaporates is collected in bottles through an internal eave.
Alex Dalle Mule, Alberto Tonini Il progetto nasce dall’idea di offrire una soluzione al trasporto dell’acqua dai pozzi ai villaggi mantenendo un legame forte con le abitudini preesistenti.Rivolto alle donne, abituate a portare i bambini in apposite imbracature, è realizzato in cuoio e adatto sia a portare bambini che taniche d’acqua.
The project is born from the idea of giving a solution to the problem of the transfer of water from wells to huts mantaining a strong link with existing habits. This object is designed for women used to shoulder babies with apposite body harness; it’s leather made and suitable to carry as babies as tanks full of water.
Progettare per il sud del mondo Designing for the south of the world
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Realizzazione dei modelli in laboratorio. The realization of models in the workshop.
Tesi di Laurea Thesis
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Tesi di laurea nel rispetto dei modelli di sviluppo locale Degree thesis respecting the local development models Riccardo Varini
Nel contesto di sperimentazione di un metodo di lavoro, didattico e di studio, a cura di Gaddo Morpurgo e Riccardo Varini, si segnalano le tesi specialistiche in disegno industriale del prodotto di Mauro Paialunga, Fabrizio Cettina e Sebastiano Bertoldo. Nel rispetto di un modello culturale e di sviluppo locale assumono il carattere autentico della ricerca. Il progetto Naturale come un gioco si pone due obiettivi: la valorizzazione della juta nel Bangladesh e la sua contestuale applicazione nel delicato settore dell'arredo gioco per l'infanzia. Si distingue per l’elevato livello metodologico di analisi e sintesi, da assumere quale protocollo, e la rilevante qualità della linea di prodotti realizzati, innovativi rispetto alle potenzialità del materiale e alle sue tradizionali tecniche di lavorazione. Una puntuale indagine sugli aspetti psicoevolutivi e funzionali dell’interazione tra utente e giocattolo e sulla gestualità imposta dalla dualità gioco-arredo è supportata da un’originale quanto esplosiva sequenza di affascinanti idee progettuali. Un materiale, il tessuto in juta, in genere utilizzato bidimensionalmente o quale contenitore a sacco, viene dotato di carattere e forza autonoma. Il sacco si riempe di contenuti e rende tridimensionale la favola. La narrazione prende un ritmo musicale: il cane, che mangia il gatto, che mangia il topo ... per essere infine mangiato. Il mondo del teatro delle marionette si cela e rivela nel doppio fondo della coperta, in giochi dalle declinazioni infinite. Lo stand modulare in bambù Twig affronta elementi di complessità spaziale alla scala architettonica, arricchendo l’esperienza progettuale di tasselli tipici di altri campi. La flessibilità data dalle iterazioni del padiglione
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In the context of experiments in different methods for work, didactic and study, by Gaddo Morpurgo and Riccardo Varini, the thesis in industrial design by Mauro Paialunga, Fabrizio Cettina and Sebastiano Bertoldo are presented. They represent the genuine aspectof a research made with respect towards a cultural model and towards local development. The project intitled Natural as a game has two objectives: one is the improvement of the use of jute in Bangladesh and its application in the context of the production of children's games. It is remarkable for its high methodological level of analyse and synthesis to be regarded as a model as well as for the quality of its line products. These products are innovative at the level of the potentialities of the material and its traditional techniques of use. The investigation on the psychological, evolutionary and functional aspects of the interaction between the child and the toy and on the gestuality imposed by the duality toy/furniture is supported by an original as well as a series of challenging design ideas. The jute fabric, generally used in two dimensions or for sacking is given character and autonomy. The sack is filled up with objects and gives a third dimension to the tale. The narration takes a musical rythm: the dog eats the cat, the cat eats the mouse...to be eventually eaten. The puppet world hides and reveals itself in the doucble-bottom of the blanket, in infinite variations. The sectional bamboo stand, Twig, faces elements of spatial complexity at the architectural scale, enriching the designing experience with plugs proper to other fields. The flexibility given by the interactions of the pavilion intended as the basic module
base, inteso quale modulo minimo, consente contestualizzazioni non solo in Paesi in via di sviluppo e rende verosimili differenti utilizzi: dimora-rifugio in caso di calamità, punto informativo, espositivo, di vendita o ristoro per un parco pubblico o per una struttura alberghiera. La contaminazione derivata dalle culture architettoniche orientali, dichiarata nell’uso, seppur espressivamente minimale, di elementi strutturali modulari di produzione artigianale in tronco di bambù, pavimenti e tamponamenti in pannelli in fibre vegetali, talora opache e talora trasparenti, si equilibra e ridimensiona nella contestuale collocazione di giunzioni e controventi metallici di produzione industriale. La seduta Vikka in bambù e giunco, rigido e cavo l’uno, flessibile e a sezione piena l’altro, approfondisce le indagini desunte dalla Missione in Vietnam del 2004. Memore della tecnica di lavorazione per sfibramento di listelli di bambù ma anche degli studi di Aalto su tavoli, sgabelli e poltroncine in legno e fibre vegetali, la sperimentazione espressiva e formale delega ad un corpo unitario in bambù la funzione di seduta e schienale. La raffinata soluzione dell’innesto delle gambe, in giunco a doppia curvatura, alla base dell'organismo lenticolare si scontra con il difficile e precario equilibrio dovuto alla caratteristica flessibilità meccanica del materiale. Nervature in profilo piatto di bambù, interne alla sezione longitudinale del rattan, possono consolidare lo scheletro e rendere efficace la coazione dei materiali.
can be used also but not only in developing countries as a temporary refuge, a place to give information, to display or sell products or objects, or for restoration. The minimal contamination from the Eastern culture – the bamboo elements, pavements and panels in vegetal fibres – balances itself using industrially produced junctions and other designing tools. The Vikka chair is made of bamboo and bulrush – one is rigid and empty, the other is flexible and plain – and it does further in the studies already made during the Mission in Vietnam in 2004. Looking at the working techniques consisting in reducing the bamboo cane into fibres, but also at the studies by Aalto on wooden tables, stools and armchairs, the expressive and formal experimentation gives to a single piece of bamboo the function of a seat and of a chair back. The refined solution of the graft of the legs, made of double-bended bulrush, gives a hard and precarious equilibrium because of the natural flexibility of the material. The ribbed profile inside the longitudinal section of the rattan can strenghten the skeleton and improve the co-action of the materials.
Tesi di laurea Thesis
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Sebastiano Bertoldo | Vikka La sedia Vikka è un esempio di riqualificazione non solo di un materiale ma anche e soprattutto di una tecnica di lavorazione. Il bambù sfilacciato viene posato in maniera spiraliforme a formare piani concavi leggeri e compatti con una particolare tecnica con la quale da lungo tempo si realizzano piatti e fruttiere. In questo caso la lavorazione viene presa in prestito per realizzare la seduta
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della sedia, di forma avvolgente, laccata sul lato esterno e naturale in quello interno. L’ergonomia è studiata sia sul piano antropometrico che su quello funzionale: l’oggetto può essere facilmente lavato esternamente mentre la parte interna lascia traspirare il corpo con il quale viene a contatto. Le gambe, eleganti ed esili quanto stabili e robuste, sono realizzate in giunco curvato.
Sebastiano Bertoldo | Vikka The chair Vikka is not only an example of requalification of a material, but also and especially of a workmanship technique. The frayed bamboo is placed in a spiral shape, to create light and compact concave plates with a particular technique which have long been used to make dishes and bowls. In this case the technique is borrowed to make the
seat of the chair, of a winding form, lacquered on the external side and left natural on the internal one. The ergonomics is studied both on the anthropometric aspect and on the functional one: the object can easily be washed while the inner part, being natural, gives a pleasant contact with the body. The legs, elegant and slim as well as stable and strong, are made of curved rush.
Tesi di laurea Thesis
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Fabrizio Cettina | Twig Struttura temporanea e modulare ad uso rifugio o stand per la vendita di prodotti. La struttura è realizzata con moduli di bambù assemblati grazie a speciali giunti in acciaio di facile reperibilità e produzione; le pannellature, tramite le quali è possibile alterare l’aspetto dello stand in funzione delle diverse esigenze, sono realizzate in bambù lamellare;
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la copertura è realizzata in IngeoTM, un tessuto riciclabile derivato dal mais. La forma triangolare permette di ottenere diverse configurazioni utilizzando contemporaneamente più stand. Il progetto è stato studiato, oltre che per essere economico e facilmente producibile, anche in funzione della facilità di montaggio, di riparazione e sostituzione delle componenti, di stoccaggio e trasporto.
Fabrizio Cettina | Twig Twig is a temporary and modular structure that can be used as shelter or stand for the sale of products. The structure is realized with modules of bamboo assembled with special steel joints easy available and easy to produce; the panellings, by which it is possible to change the aspect of the stand in function of differents demands, are realized in bamboo;
the coverage is realized in IngeoTM, a recyclable fabric derived by corn. The triangular form allows to get different configurations using contemporarily more stands. The project has been studied, over that to be economic and easy made, also in function of the facility of assemblage, of reparation and substitution of the components, of stocking and transport.
Tesi di laurea Thesis
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Mauro Paialunga | Elementi di gioco/arredo in iuta Una serie di progetti destinati ad essere prodotti in Bangladesh utilizzando come materiale dominante la iuta, principale risorsa del paese. Oltre alle caratteristiche ergonomiche ed agli studi psicologici e pedagogici effettuati si è cercato di progettare tenendo conto del materiale e delle
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tecnologie povere del paese. Iufo è un pouf - tappeto gioco trasformabile, imbottito in pula di grano o di riso, realizzato in iuta cerata interna con fodera bicolore sempre in iuta: presenta solo semplici cuciture e tre bottoni automatici interni. Muttley e Chandler sono due peluche componibili in iuta e velcro, imbottiti in kapok: rappresentano
un cane, un gatto, un topolino e un canarino con i quali ottenere differenti configurazioni. Il fiabolario è infine una coperta formata da due strati in iuta che nascondono al loro interno delle marionette con le quali è possibile raccontare al bambino e con il bambino le favole della buonanotte, incoraggiando l’interazione.
Mauro Paialunga | Jute playable furniture elements A series of projects aimed to be produced in Bangladesh using jute, the principal resource of the country, as a dominant material. Besides the ergonomical, psychological and pedagogical studies that have been done, it was tried to design having in mind the poor material and technologies of the country.
Iufo is a sofa - a transformable carpet game, stuffed with wheat or rice chaff, made in waxed jute inside with bicolored lining in jute: there are only simple seams and three internal automatic buttons. Muttley and Chandler are two sectional plushies in jute and velcro, stuffed in kapok: they are a dog, a cat, a mouse and a canary with which you can get different
configurations. Fiabolario is a blanket made of two layers of jute hiding puppets with which you can tell bedtime stories to children and with children, encouraging the interaction and the “fabulation activity”.
Tesi di laurea Thesis
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San Marino Design Week
San Marino Design Week
Design oltre i confini dello sviluppo Design beyond development borders
San Marino 13 - 21 settembre 2007 con il patrocinio di Segreteria di Stato per l'Istruzione e la Cultura, l'Università e gli Affari Sociali Repubblica di San Marino ADI Associazione per il Disegno Industriale AIAP Associazione italiana progettazione per la comunicazione visiva
Conference
a cura di Gaddo Morpurgo, Riccardo Varini, Omar Vulpinari
Conferenza: Design oltre i confini dello sviluppo
13 – 14 Settembre 2007 Partendo dalle esperienze più significative realizzate negli ultimi anni, in vari paesi del sud del mondo, da istituzioni internazionali, associazioni non governative e singoli designer, la conferenza ha l’obiettivo di identificare le tematiche, e le procedure più idonee, per valorizzare il contributo del design allo sviluppo dell’economia locale considerando la duplice esigenza di: > individuare le tipologie più innovative per dare risposta alle esigenze primarie delle popolazioni locali e il miglioramento dell’ambiente, la società e la salute > migliorare la produzione locale in vista di una sua commercializzazione più ampia.
Conference:: Design beyond development borders
13th – 14th September 2007 Starting from the most meaningful experiences we recently had in many countries of the south of the world, from international institution, nongovernmental associations, and independent designers the conference aims at identifying the themes and the better procedure to improve the contribution of design to the development of local economy, considering two demands: > define the most innovative typologies to answer the primary demands of the local populations and to improve environment, society and healthcare, > improve the local production for a wider commercialization.
14.15
saluti istituzionali
14.30
sessione 1 Design e prodotti per il sud del mondo Design and products for the south of the world
16.30
introduce e coordina
Gaddo Morpurgo Direttore claDIS San Marino
Alberto Meda Bruce Eric Fifield Stephan Augustin
Italy, designer Italy, designer Germany, designer
sessione 2 Comunicazione visiva ed ecologia umana Visual comunication and human ecology introduce e coordina
Omar Vulpinari Membro del Consiglio Direttivo ICOGRADA Docente claDIS San Marino
Kali Nikitas Sophie Thomas Max Bruinsma
California, graphic designer, Chair of Communication Arts Otis College England, graphic designer Holland, critic, editor, curator and editorial designer
Venerdì 14 Settembre
San Marino Settembre Workshop 2007
San Marino September Workshop 2007
14 – 21 Settembre 2007 Continuando l’esperienza svolta nel 2006 con i San Marino settembre Workshop, sui problemi dell’ “Utenza ampliata”, quest’anno verranno organizzati i Workshop su “il Design per il miglioramento sociale”. Più in particolare i 120 studenti partecipanti saranno organizzati in sei gruppi di lavoro, alcuni riguardanti i campi della grafica e comunicazione visiva affronteranno i temi delle campagne di sensibilizzazione promosse da organismi internazionali (ONU, FAO, Amnesty International, etc.) e gli altri, riguardanti il design del prodotto, affronteranno i problemi delle esigenze primarie delle popolazioni locali (acqua, salute, etc.) e la possibilità di valorizzare le capacità produttive locali.
14th - 21st September 2007 Following the experiment done in 2006 with San Marino september Workshops, on the “Enlarged Use”, this year workshops will be organized on the theme of the “Design for social improvement”. The 120 enrolled students will be divided into six work groups, some concerning the field of graphics and visual communication tackle the themes of sensibilization campaign promoted by international organisms (ONU, FAO, Amnesty International, ecc) and others about product design deal with problems of the primary needs of the local populations (water, health, etc.) and the possibility to lay the emphasis on local productive capacities.
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Giovedì 13 Settembre
9.30
sessione 3 Design e prodotti dal sud del mondo Design and products from the south of the world introduce e coordina
Marco Zito Docente claDIS Treviso
Patty Johnson Valerio Vinaccia Angela Lopez Alessandro Guerriero
Canada, designer Italy, designer, "Etno - Handicraft & Design Consulting" Colombia, designer Italy, designer
introduce e coordina
Riccardo Varini Docente claDIS San Marino
Raul Pantaleo Elio Pacilio, Massimo Renno Lorenzo Imbesi,
Italy, architetto Italy, vicepresidente esecutivo di Green Cross Italia Italy, commercio equo e solidale Italy, docente Università La Sapienza, Roma
.
11.30
14.30
sessione 4 San Marino Settembre Workshop Tara Hanrahan Angela Lopez Kali Nikitas Gianni Sinni Valerio Vinaccia Marco Zito
England, graphic designer Colombia,designer California, graphic designer Italy, graphic designer Italy, designer Italy, designer
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Design per il miglioramento sociale Design for social improvement San Marino September Workshop 2007
W1 Non per sole donne Promuovere l’uguaglianza dei sessi e valorizzare le donne. Kali Nikitas con with Mirko Neri
W1 Not only for women Promote gender equality and empower women.
Le storie personali e le influenze esterne delineano la nostra posizione nel mondo. Come progettisti abbiamo le potenzialità per cambiare in modo significativo il modo in cui le persone vivono un avvenimento, acquisiscono conoscenze e sviluppano una coscienza politica. Qualcuno potrebbe dire che per meglio raggiungere successo professionale e personale occorre guardare a loro per il messaggio e al loro scopo nella vita per il pubblico. Il ruolo del designer nella società è in rapida espansione. Gli studenti non saranno ancora a lungo motivati a studiare design solo per trovare un lavoro: le loro aspettative sono giustamente maggiori. Questa professione è sempre maggiormente riconosciuta parte integrante di comunicazione e miglioramento del nostro mondo. Il vantaggio di uno studente è che ha una speranza illimitata e sconfinata. Questo workshop focalizzerà su ogni individualità portandola alla collettività del workshop stesso. Il risultato finale potrà essere identificato solamente comprendendo chi vive nella collettività e come ragiona.
Personal histories and outside influences shape our position in the world. As designers, we have the potential to make significant changes in how people experience an event, acquire knowledge, and develop a political position. One can argue that in order to achieve the greatest success professionally and personally, one must look first to themselves for the message and to their purpose in life for their audience. The role of the designer in society is expanding rapidly. No longer are highly motivated students simply studying design to find a job. Their expectations are much greater, rightly so. Everyday the world recognizes this profession as integral to communication and improving our world. The advantage of a student is that they have unlimited and boundless hope. This workshop will focus on each individual bringing themselves to the greater community of the workshop. The final outcome can only be determined when we realize who lives in the community and how they think.
W2 La vita di oggi è spazzatura! Assicurare sostenibilità ambientale Tara Hanrahan con with Roberto Bandiera
W2 Modern life is rubbish! Ensure environmental sustainability
Obiettivo: cosa vorresti cambiare nel modo in cui viviamo la nostra vita? Come vorresti persuadere, smuovere, sorprendere ed ispirare
Brief: what would you change about the way we live our lives? How would you persuade, agitate, surprise and inspire the public
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il pubblico a comportarsi differentemente? Come designer hai la personale responsabilità di chi ti circonda e una competenza che può essere usata per fare molto più che vendere semplicemente un prodotto. Vogliamo che tu metta alla prova le prospettive individuali e globali del vivere sostenibile: preparati alla propaganda! La questione: “Vivere su un pianeta come se intendessimo rimanerci”. Crispin Tickell “Dobbiamo essere il cambiamento che vorremmo vedere nel mondo”. Mahatma Ghandi.
to behave differently? As a designer you have a personal responsibility to those around you and a skill that can be used to do more than just sell a product. We want you to challenge individual and global perspectives on sustainable living get ready to campaign! The issue: ‘Living on the planet as if we intended to stay.’ Crispin Tickell ‘We must be the change we want to see in the world.’ Mahatma Gandhi
W3 Lo spazio analfabetico Promuovere l’educazione primaria universale. Gianni Sinni con with con Daniele Balcon
W3 The alphabetic space Promote universal primary education.
La finalità del workshop sarà quello di realizzare una campagna di sensibilizzazione a favore dell’alfabetizzazione di tutti i bambini del pianeta. L’alfabetizzazione rappresenta un elemento basilare per la crescita e la prospettiva di miglioramento delle proprie condizioni di vita, così come costituisce il fondamento dell’intero mondo della comunicazione. Un paradigma della responsabilità sociale del designer. Il workshop partirà da ricerche e riflessioni per inquadrare il tema e si svilupperà attraverso la progettazione grafica degli elementi costitutivi della campagna, quali il marchio, la composizione tipografica, le immagini. Il coordinato dovrà essere anche coerente con il tema sociale trattato e si individueranno pertanto tutte le strade per la produzione di un design sostenibile, economico, ecologico e riciclabile. Le elaborazioni del workshop
The goal of the workshop will be to realize a sensibilization campaign for the literacy of all the children of the world. The literacy represents a basic element for the growth and the improvement of life conditions, as in the same time it is the groundwork of all the world of communication. It’s a paradigm of the social role of the designer. The workshop will start from the researchs and thoughts to target the theme and it will develop into the graphic design of the constitutive elements of the campaign such as brand, typographic composition, and images. The corporate identity has to be consistent with the social theme we will work on, focusing on the production of sustainable, cheap, ecological and recyclable design. What will be done during the workshop will also be used, if possible, by unconventional means and spaces (guerrilla graphics).
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potranno essere utilizzate, dove possibile, anche per azioni di sensibilizzazione del pubblico attraverso mezzi e spazi non convenzionali (guerrilla graphics).
W4 Design della differenza parallela Sulle possibilità di valorizzare le capacità produttive locali oggi. Angela Lopez con with con Francesco Tencalla
W4 Parallel difference design About the current possibilities of give value to local productive capacities.
Obiettivo: il workshop pretende sensibilizzare gli studenti sugli interventi di design in realtà produttive fortemente condizionate per l'ambiente fisico, con predominio dell'energia umana e di tecnologie semplici in contrapposizione ad una realtà di alta tecnologia e consumo. Metodologia: attraverso la presentazione di cinque case-study dove si rivelano necessità comuni (dormire, trasportare, cucinare...) e risposte proprie di ogni estremo dello sviluppo, si lavorerà su nuove proposte ispirate dai principi fondamentali che reggono ogni realtà.
The goal: the workshop wants to sensitize students about design intervention into productive realities strongly contioned by phisical environment, with the predominance of human energy and low-tech conflicting with our hi-tech and consumption. Methodology: we will work on new proposals inspired by the fundamental principles holding every reality - presenting five case-study that focus on common needs such sleeping, trasporting, cooking...
W5 Design Democratico, che promuove l’analisi delle culture materiali originali come punto di partenza per lo sviluppo di nuove tipologie d’oggetti. Valerio Vinaccia con with Andrea Krüger
W5 Democratic Design, that promotes the analysis of the original material cultures as starting point for the development of new typologies of objects.
L’obiettivo è riscoprire e preservare tecniche, espressioni e tradizioni locali, partendo da un’idea di design come azione democratica che permette a comunità senza disponibilità economica di accedere alla consulenza gratuita e volontaria di esperti internazionali. L’attività di design attraverso laboratori creativi rompe così l’isolamento classico delle comunità artigianali, le mette a contatto tra di loro, fra le nazioni vicine e con persone di tutto il mondo, rendendole visibili e quindi “difendibili” (comunità scompaiono ogni anno senza che nessuno se ne accorga). Il progetto si sviluppa attraverso una ricerca iconografica che identifica espressioni e peculiarità della
The goal is to rediscover and to preserve techniques, expressions and local traditions starting from an idea of design as a democratic action that allows poor communies to access to free and voluntary consultation of international experts. The activity of design through creative workshops goes beyond the classical isolation of the handicraft communities making possible a comparison between them, the surrounding nations and with the people of the whole world, making them visible and therefore “defensible” (communities disappear every year and nobody knows).The project develops through an iconographic research that identifies
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cultura in questione, per poi tradurle in un materiale base bi e tridimensionale, sulla base del quale si svilupperanno le proposte.
expressions and peculiarity of the culture at stake, to translate them in a bi-dimensional and three-dimensional basic material, on the base of which the propositions will develop.
W6 Acqua, 2 atomi di idrogeno e 1 di ossigeno Marco Zito con with con Simone Bellan
W6 Water,2 atoms of hydrogen and 1 of oxygen
Almeno un miliardo e mezzo di persone non hanno neppure la razione necessaria per bere, cucinare e lavarsi. Nel mondo vengono imbottigliati 100 miliardi di litri d’acqua all’anno. Il 40% della popolazione mondiale non può avere acqua potabile pura, già 26 paesi sono in condizioni di «deficit idrico» , la consapevolezza che l’acqua è una risorsa non infinita suscita reazioni opposte : da una parte la possibilità di «sfruttare l’affare» dall’altra la spinta democratica a distribuire equamente un bene necessario alla sopravvivenza. Ogni uomo necessita, per sopravvivere, di una quantità d’acqua pari a 3 litri al giorno ma nei paesi industrializzati il consumo pro-capite arriva a 500 litri. Nel 1992 numerosi atti ufficiali hanno sancito che l’acqua è sempre meno naturale e sempre più un bene di consumo disponibile per pochi. Se si considera l’acqua come un bisogno primario è necessario trattarla come un diritto incondizionato. Tale diritto «negato» apre una serie di temi progettuali che cercano di rispondere sul campo: trasportare, raccogliere, depurare, educare al consumo. Il mondo del disegno industriale può intervenire in modo intelligente nel controllo della risorsa grazie alla potenzialità educativa di prodotti innovativi per un mercato evoluto e civile.
At least one and half billion people do not have enough water to drink, cook and wash. In the world are bottled 100 billion litres of water a year. The 40% of world population can not have clear water, 26 countries already are in a condition of “hydric deficit”, the awareness that the water is not a unlimited resource provoke two different reactions: the overuse of the “business” and, on the other hand, the democratic thrust to fairly distribute a good that is necessary to survive. To survive, everyone needs at least 3 litres of water a day but in the industrialized countries the average consumption per person is of 500 litres. In 1992 many official acts ratified that water has become less and less clear and more and more a consumer good, available to few people. If we consider water as a need we have to consider the water as an inalienable right. This « denied » right opens to a series of designing themes aimed to solve many problems: transfer, collection, purification, education for a responsable consumption. The field of industrial design can intervene in an intelligent way controlling this resource through the educative potentialities of innovative product made for a civic and developed market.
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