VERO SPORT MAGAZINE N3

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A T I U T A GRA

COPI VERO SPORT MAGAZINE 03

SARA Ambasciatrici VS ANNA

QUANDO LO SPORT VESTE DI ROSA muscoli e mira

LARGO AL

BIATHLON mezza maratona

FANGO & PASSIONE

CORSA

UN CUORE

In questo numero parliamo di salto in alto golf biathlon shiatsu tiro a segno mtb sci montagna maratona

Aspettando il Lessinia Tour i centauri delle ruote grasse scaldano i pedali

VERONA VA DI

VS - VERO SPORT MAGAZINE ANNO 2 - NUMERO 3 / FEBBRAIO 2012

2 RUOTE

Distribuzione gratuita - Free Magazine Pubblicazione trimestrale registrata presso il Tribunale di Verona N. 1924 R.S.

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Per uno stile di vita corretto


DIRETTORE ZENO DELAINI

VS - VERO SPORT MAGAZINE ANNO 2 - NUMERO 3 / FEBBRAIO 2012 Pubblicazione trimestrale Pubblicazione trimestrale registrata presso il Tribunale di Verona N. 1924 R.S.

L’EDITORIALE Rivoluzioni in corso

Edizioni Mediaprint Srl San Giovanni Lupatoto - Verona Direttore responsabile Zeno Delaini Progetto grafico e impaginazione UNIT|ADV Contributi Maria Cristina Caccia Matteo Campa Zeno Delaini Fabio Fraccaroli Massimo Lenotti Enzo Lonardi Carmen Santi Stampa e distribuzione Mediaprint Srl Sede Operativa di San Giovanni Lupatoto Via Brenta, 7 – 37057 Verona tel. 393 5248677 lorenzo@mediaprint.org Pubblicità e spedizioni Mediaprint Srl Lorenzo Recchia tel. 393 5248677 lorenzo@mediaprint.org

On line! V E RO S P ORT è S BARCATO S U L W EB AL L’IN DIRIZZO WW W.VEROS P ORT.IT N AV I GATE E DITE L A VOS TRA S C R IVEN DO AL L’IN DRIZZO posta@ verosport.i t

Come fosse un sito web dove c’è scritto under construction nella homepage, questo pazzo mondo sembra immerso in enormi lavori in corso: la terra trema, la neve copre tetti e strade, la società muta velocemente e diventa sempre più esigente. Il posto fisso è diventato monotono (è una citazione). Intanto c’è da pagare la benzina, le bollette, il mangiare del cane (probabile bene di lusso) e, a pensarci bene, la terra è sospesa nel vuoto, rendendoci tutti precari. Infilatevi un paio di scarpe da corsa, inforcate la bicicletta, sfilate gli sci dalla custodia e buttatevi in ciò che amate fare: il vostro sport. Immersi nella natura o al chiuso di una palestra/rifugio. Non importa. Date vita alla vostra personalissima ora di rivoluzione.

Infilatevi un paio di scarpe da corsa, inforcate la bicicletta, sfilate gli sci dalla custodia e buttatevi in ciò che amate fare: il vostro sport

Una sola regola, quella che ci insegna Franco Zomer, insieme a tanti altri suoi ‘colleghi’, portando a correre ragazzi speciali che da soli non potrebbero farlo: non dimentichiamoci di chi ha bisogno. Sono le persone che ci insegneranno e daranno di più, aiutandoci a capire che i ‘poveri’ siamo noi. Leggete la rubrica Cavoli a Merenda e capirete che lo sport non è solo divertimento, ma principio delle regole che ci siamo dati per vivere nella società civile. Osservate il sorriso di Sara Simeoni e di Annabianca Albertini, che dello sport rappresentano un mondo meraviglioso: quello declinato al femminile. E ancora scopriremo quanta passione si annida tra le due cicloruote, come direbbe il nostro amico Luca Poltronieri, con schiere di centauri pronti a sfidarsi col sorriso sulle labbra nella prossima Lessinia Tour o la forza d’animo di chi ai pedali preferisce i piedi e impara a non arrendersi durante una maratona. Prendete parte alla gara più difficile di sempre: quella con la quotidianità con allegria e spirito sportivo. Con giusto una pausa per leggerci, buon sport a tutti.


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IN QUESTO NUMERO

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SOMMARIO 03 S TART 6 Quello che le donne dicono

EX TREME 45 Sudore e rabbia

S PRIN G 12 Quando lo sport è di vino

MANGIOERGOSONO 46 L’orologio interno

CON TROCORRE N TE 15 Il cuore di ghiaccio del biathlon ALTERN ATIVE 16 Io per te 18 Uno sport per la vita VS KIDS 24 Baby in discesa F OTOS TORIA 28 MTB PERCORS I 31 Un amore di montagna 34 Per forza e per amore APPU N TAMEN TI 36 Born to run 40 PEDALATE GENTE PEDALATE

Oversize T utti gli sport sono stupi di , ma i l gol f, se lo guardi spass i onatamente , è i l pi ù stupi do di tutti . P eter Alli s*

RU OT E SC AL ZE 20 Chiedi alla polvere CAVOL I A MERENDA 22 Stretching... VE RSUS 48 Chilometri di vita U LTIMO MET RO 50 I numeri del pianeta golf

36 * golfista, presentatore e commentatore televisivo inglese


S TA R T

Focus

ALBERTINI E SIMEONI

S ara S i m eoni e Annabi an c a Al b ert i n i , non si erano mai i n c ontrate pri ma. hanno a cc ettato volent i er i la sfi da d i prom uovere i nsi eme i veri valori dello sport

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FOTO Riccardo Bidello

QUELLO CHE LE DONNE DICONO.

TESTO ZENO DELAINI

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STAR T S IM E O NI / ALB ERTINI

Sara Simeoni e Annabianca Albertini hanno tante cose in comune: sono donne, sono atlete, entrambe hanno le iniziali di nome e cognome che coincidono ed hanno iniziato a fare sport partendo dalla passione per la danza. Si raccontano a VS in un duetto tutto al femminile.

L’

appuntamento è fissato sotto l’orologio di Piazza Bra a Verona, per le dieci e trenta di un giovedì mattina in cui il cielo lascia presagire che cadrà altra neve. Ma a rischiarare l’atmosfera ci pensano i sorrisi di Sara Simeoni, indimenticata campionessa di salto in alto, e Annabianca Alberitni, giovane promessa del golf scaligero. Hanno accettato di fare due passi sul Liston, chiacchierando di sport e d’introni. Come è iniziata la passione per lo sport? SS Amavo molto la danza, ma sono cresciuta troppo, ad un certo punto mi hanno detto che ero troppo alta per ballare, almeno per gli standard che imponevano. Allora mi sono avvicinata all’atletica perché mi sembrava un bell’ambiente, divertente, eravamo poche ragazze e ci si divertiva. Ero già grandicella, poi mi sono appassionata al salto in alto. AA Ho iniziato con la danza a 4 anni, che è e rimane la mia più grande passione, poi verso i 10 anni ho provato il golf perché lo praticano i miei genitori e dato che mi riesce bene, sto insistendo. Se dovessi scegliere? Direi la danza, se potessi starei tutto il giorno a ballare ascoltando musica. Diciamo che l’ideale sarebbe giocare a golf ascoltando musica con le cuffiette. Cosa ti ha insegnato lo sport? SS Mi ha insegnato a stare attenta. So che può sembrare non positiva come immagine, ma

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in buona parte è così. Spesso i valori positivi che vengono sbandierati, soprattutto oggi, nello sport non trovano una reale concretezza, sono un discorso di immagine. Mi riferisco al mondo degli atleti professionisti. Ma temo, con ragionevolezza, che anche nei settori giovanili sia così. Quando io ero atleta ho scelto di stare alle regole, di essere corretta, non mi sono mai schierata da questa o dall’altra parte. Non ci pensavo, facevo il mio dovere di atleta in modo pulito e corretto. Negli anni a venire, poi, ho capito tante cose, conosciuto dinamiche spiacevoli, tanto che mi hanno tagliata fuori da tutto. Sono stata tra le prime a volermi dedicare ai giovani: ho girato l’Italia dalle Alpi alla Sicilia, per promuovere una vera cultura sportiva, con ottimi risultati, ma ad alcuni questo non andava bene. Io sono certa che sarebbero arrivati anche i campioni e invece oggi tanti ragazzi vengono ‘bruciati’ inutilmente. Auguro ai giovani di dare spazio alla loro passione e di riuscire in ciò che vogliono, ma anche di stare molto attenti, di essere prudenti. Io sono stata cacciata dal mondo dello sport senza un minimo di spiegazioni. AA Mi ha insegnato a dare sempre il massimo, la concentrazione: se sbagli di pochissimo a colpire la pallina rischi di tirarla chissà dove, l’onestà nel segnare i punti, mi riferisco al golf dove ogni colpo va segnato su un registro apposito. Anche a studiare, perché ci sono manuali di regole che non finiscono più e bisogna impararle bene. Mi ha aiutato nelle relazioni, ho imparato a stare con gli altri senza timore, a partecipare, che vittorie e sconfitte non riguardano mai solo il singolo ma sempre una squadra che può essere composta dagli allenatori, dai genitori, dai compagni. Le sensazioni più ricorrenti? SS Quando gareggiavo ero sempre felice, anche nell’allenamento. Ci sono valori, se lo sport è fatto davvero con passione e purezza, che non si dimenticano più: lo spirito di sacrificio, l’impegno, la volontà di allenarsi tanto, la costanza, la perseveranza, la fiducia in se stessi costruita giorno per giorno. Io ho lavorato tanto per riuscire, non sono mai stata una di quelle che studiava cinque minuti prima della lezione e gli andava dritta, io ero di quelle che il libro doveva leggerlo tutto.

Flash IL 4 A G O STO 1 9 7 8 , A B R ESCI A , NO N C’ER A N O LE TELEC A M ER E D ELLA R A I A R I P R EN D ER E I L R ECO R D D EL M O N D O D I SA R A SIMEO NI (1,7 8 CM ). U N FI LM ATO , G IR ATO D A U N ’ETMI TTEN TE LO CA LE , F U D IFF U SO SO LO TR EN T’A N N I D O P O . FO TO G R A FA I L Q R C O D E E V ED I IL V I D EO D EL P R IM ATO

Salto in alto Parafrasando il gesto che l’ha resa famosa, Sara Simeoni gioca con la giovane golfista Annabianca Albertini, che per una volta prova a immedesimarsi nei panni di una... primatista del salto al femminile!


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C H I E D I L A

all’ITALIANA

s a l i c e o c c h i a l i . i t

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S IMEON I / A LBE RTI N I STA RT

La golfista che ama la danza Annabianca Albertini ha 15 anni e gioca a golf da quattro. Ma la sua grande passione rimane il ballo. Di golf si parla anche a pagina 50.

“Quando gareggiavo ero sempre felice, anche nell’allenamento” S. SIMEONI “l’ideale? giocare a golf ascoltando musica con le cuffiette” A. ALBERTINI Questi valori, oggi, li rivedo in tante società sportive amatoriali o dilettantistiche, dove si respira aria buona. Quando ero atleta non mi rendevo conto che se avessi fallito sarei entrata nell’occhio del ciclone, benché so che il risultato non è mai solo tuo, è sempre frutto di una condivisione nel bene e nel male, spesso c’è una tendenza pericolosa a costruire e distruggere atleti come fossero prodotti commerciali, non è questo il senso dello sport. AA La sensazione di liberazione che provo a fine gara. Il golf è uno sport di disciplina e concentrazione, rigoroso. Fino alla fine non ti puoi distrarre minimamente. Cerco sempre di dare il massimo, perché quando ho finito mi sento bene se ho dato il cento per cento. Vada come vada. Se vinco, tanto meglio. Il ricordo più bello? SS L’affetto degli appassionati, è invariato da anni. Dico grazie per questo. Io ho fatto l’atleta in modo serio e pulito, l’ho fatto per passione, con volontà e sacrificio. Mi sono impegnata e ho la coscienza apposto. Ho vinto e oggi dico che sono stata proprio brava. Sono contenta di come sono stata, di come sono e di quello che ho ottenuto nello sport e nella vita. AA La prima gara. Ero molto tesa e impaurita. Mi sembrava impossibile ricordarmi tutto: regole, insegnamenti, posizione, concentrazione. Mi tremavano le gambe. Poi quando ho cominciato, tutti è diventato più naturale, più semplice. Un ricordo bellissimo.

LE COMPONENTI DI UN RECORD Abbiamo chiesto alla campionessa veronese di descriverci il ‘cocktail’ che l’ha portata al salto perfetto.

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5 25

50%

Sul tetto del mondo Quattordici volte campionessa italiana, Sara Simeoni ha detenuto il primato italiano per 36 anni dal 12 agosto 1971 all’8 giugno 2007, quando le fu strappato da Antonietta Di Martino

50% Allenamento 25% Passione 20% Spirito di sacrificio 5% Talento 0% Fortuna

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S PRI N G

QUANDO LO SPORT è DI VINO Carlo Nerozzi, presidente del Consorzio Tutela Vino Custoza, racconta del suo amore per lo sport e per il vino in un serrato (e ironico) botta e risposta.

foto zanetti

TESTO ZENO DELAINI

Bibliosport Alfred Jarry Acrobazie in bici Bollati Boringhieri, collana Incipit, 2011 Nei primi anni del Novecento lo scrittore e drammaturgo francese Alfred Jarry definì la bicicletta un prolungamento minerale del sistema osseo in grado di consentire il massimo spostamento sulla base della forza impiegata. La bicicletta, infatti, è un perfetto traduttore dell’energia metabolica; con questo scheletro locomotore ricavato sul prolungamento geometrico della propria anatomia l’uomo supera in efficienza, non solo qualsiasi macchina, ma anche tutti gli altri animali che si spostano sulla terra. Agli occhi di Jarry (che fu anche un autentico pioniere delle due ruote e certamente uno dei primi a far sfrecciare un velocipede da corsa tra i sanpietrini della capitale francese) quella della bicicletta non appariva semplicemente come una geniale invenzione tecnologica ma, piuttosto, come una vera e propria chance evolutiva, in grado di proiettarci oltre l’umano. (…) Il ciclista, inoltre, coniugando velocità e desiderio, volontà e battito cardiaco, percezione e calcolo sensuale delle distanze, si rende protagonista, con modalità spesso abitudinarie e inconsce, di una straordinaria pratica creativa automatica. Ancorato a un tempo ciclico (la ruota che gira, il mulinare della pedivella) “il ciclista afferma giustamente Nicolas Martin nella prefazione alla raccolta di scritti di Jarry Acrobazie in bici - può in realtà spezzare il moto perpetuo e fuggire verso altre dimensioni del tempo”. Sfuggire dal tempo senza perdersi questa raccolta di argute prose spassose di Jarry pubblicata da Bollati Boringhieri che tolti da un altrimenti colpevole oblio possono aiutare a ri-pensare radicalmente il quasi naturale artificio chiamato ciclismo. Fabio Fraccaroli

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c hic c he impe R d ib il i o Ind imentic a b il i Classic i c he se a mate lo sport N O N potete N O N leggere


Presidente, quando e come nasce la passione per le due ruote? Nel 1965 quando andai ad abitare in una zona di Verona alle pendici delle colline, le Torricelle, dove si poteva passare agevolmente dall’asfalto alla campagna e ci si divertiva con gli amici della prima elementare. Nella vita, lei, si occupa di vino, se le chiedessi di abbinare un vino ad un campione della bicicletta che nome farebbe e perché? Mi viene in mente Francesco Moser, un vero campione, uomo di montagna e produttore di vino; un artigiano del pedale che credo sia scolpito nella mente di molti appassionati per la stoffa e la semplicità. Cosa le ha insegnato pedalare che le sia valso anche nella vita e nel lavoro? La vita è una strada fatta di momenti che richiedono partecipazione attiva, come nel pedalare e nel vedere che lo sforzo è funzionale alla dinamica del percorso e al raggiungimento della meta. Le colline di Custoza sono più adatte a fare il vino o andare in bici? Le colline moreniche del Custoza, piacevoli in superficie e ricche di minerali come la Dolomia nel sottosuolo, sono splendide da gustare in bicicletta come l’ottimo Custoza che si identifica perfettamente nella qualità del proprio territorio. Sia il vino che lo sport, sono due mondi fatti di impegno, lavoro, attese e preparazione. Ma allo spettatore/fruitore devono soprattutto regalare emozioni. Quali sono le emozioni che le suscitano questi due mondi? Innanzitutto sono emozioni che nascono da valori legati alla persona e al suo rapporto con la terra, ma anche con la tecnologia. Le definirei emozioni intelligenti. Tanto in un individuo, quanto in un territorio che in un vino, conta l’identità, lo

sport in cosa l’ha fatta crescere come persona, come uomo? Mi ha sicuramente aiutato a comprendere me stesso, a stimolare le mie potenzialità, ma anche ad accettare i miei limiti. La ricetta della felicità? La felicità è un momento che nasce al termine di un percorso, come il premio alla fatica che si prova, raggiunta la sommità della collina, nell’osservare l’armonia del paesaggio.

“Sia il vino che lo sport, sono due mondi CHE definirei emozioni intelligenti”

MAGLIA ROSA

Il Custoza riparte da una donna: ha, infatti, affidato la responsabilità dell’area tecnica a Chiara Turazzini. Trentasei anni, tre figli, una laurea in scienze agrarie conseguita col massimo dei voti, Chiara Turazzini è una profonda conoscitrice della realtà del Custoza, avendo incominciato la propria collaborazione con il Consorzio di tutela già nel giugno del 2002 come tecnico di campagna, con una parentesi presso una delle maggiori società italiane di certificazione, dove si è occupata del piano dei controlli per varie doc venete e lombarde. A lei è affidata la responsabilità dei contatti con la filiera produttiva del Consorzio del Custoza, che associa 500 produttori di uve e una cinquantina di cantine, con 1200 ettari complessivi di vigneto sulle colline tra Verona e il Garda e 12 milioni di bottiglie prodotte ogni anno.

In the name of wine Il Consorzio di tutela ha deciso di adottare esclusivamente il nome Custoza, invitando tutti i soci, le aziende del territorio e agli enti a correggere la denominazione sui siti web e ad aiutare il Consorzio a far crescere questa nuova denominazione. Molti imbottigliatori hanno già favorevolmente accolto l’iniziativa, ora ci si auspica che questa pratica si ampliasse, come sottolinea Nerozzi: “Alla luce del nuovo percorso di valorizzazione e promozione della nostra denominazione che il Consorzio ha iniziato, sarebbe fondamentale che l’intera filiera riuscisse a proporsi con un unico termine identificativo, al fine di avere una comunicazione univoca ed evitare fraintendimenti”.

Pedalando verso iVinitaly 2012 Anche il Consorzio Tutela Vino Custoza sarà presente a Vinitaly, dal 25 al 28 marzo 2012 presso Agrifood Club, padiglione C postazione n 43

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Photo © Agence Zoom

AMAZING WORLD CHAM PION

RADICAL SI 130

C.INNERHOFER E IL NUOVO RADICAL 9GS

Lo sci da slalom gigante. Il Radical 9GS è utilizzato dai nostri atleti durante i principali eventi del circuito internazionale. “Uno sci aggressivo e performante.” Queste le parole di Christof Innerhofer, Campione del Mondo di Super G, vice campione in Discesa e medaglia di bronzo in Combinata ai Mondiali 2011. Preciso e dinamico, il 9GS soddisfa le esigenze di sciatori esperti che ricercano emozioni e potenza. facebook.com/SkiRacingCommunity

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C ON TROC ORRE N TE

IL CUORE DI GHIACCIO DEL BIATHLON In particolare il funzionamento del nervo vago, responsabile dell’attività parasimpatica e definito tono vagale, è estremamente reattivo nei biatleti di alto livello: basti pensare che in gara, nell’approcciarsi alla stazione di tiro dopo la strenua fase muscolare di fondo, la loro frequenza cardiaca massima relativa allo sforzo decresce inizialmente di più del 5%, per poi “crollare” del 60-70% una volta che l’atleta si è posizionato sulla linea di tiro. Curiosamente, la frequenza cardiaca si riduce ulteriormente se l’atleta deve sparare prono e ciò a causa di variazioni pressorie legate alla postura.

Alla scoperta dei segreti di uno sport dove allo Yang dinamico e muscolare dello lo sci si affianca una Ying, completamente opposta, statica ed introspettiva come il tiro al bersaglio TESTO MASSIMO LENOTTI Ogni volta che mi è capitato di seguire una gara di biathlon alla TV, la mia curiosità (guidata per altro dalla mia non competenza in tale sport) è sempre stata stimolata dai due aspetti così contrastanti ma così armonicamente fusi in questo sport: la componente di endurance dello sci di fondo ed il tiro al bersaglio. Un riferimento alla filosofia taoista (che amo) in chiave sportiva, assieme al seguente quesito, si sono quindi insinuati nella mia mente: quali risposte fisiologiche vengono messe in atto per ottenere il massimo risultato e la minor discrepanza in un’attività cosi Yang, dinamica e muscolare come lo sci ed una Ying, completamente opposta, statica ed introspettiva come il tiro al bersaglio?

Lo stupefacente operato del sistema nervoso mi ha cosi suggerito un’analogia, essendo anch’esso costituito da due componenti antitetiche: quella yang, simpatica, che nell’esercizio fisico induce vasodilatazione, aumento del battito cardiaco ed afflusso sanguigno alla muscolatura, alle aree del cervello deputate alla raccolta di stimoli sensoriali e ritenzione idrica (ma non solo); quella yang, parasimpatica, che subentra al termine dell’esercizio, con normo tono vasale, diversione del sangue dai muscoli agli organi interni, riduzione del battito e del flusso sanguigno (ma non solo). L’attività opposta di questi due settori del sistema nervoso e la loro armonica coordinazione mi sono parse singolarmente evidenti nel biathlon. Biatleti d’elite, come altri sportivi professionisti di endurance, possiedono grande capacità vitale (V02 max) ed una frequenza cardiaca assai ridotta a riposo, segni tipici di adattamento fisiologico indotto dal costante allenamento. Tuttavia, diversamente dalle altre discipline dove attività simpatica e parasimpatica si manifestano rispettivamente l’una in modo predominante durante lo svolgersi della gara e l’altra immediatamente dopo la conclusione della gara stessa e per le successive ventiquattro ore, il biathlon è unico nello stimolare le due componenti nervose vicendevolmente durante l’intera prestazione.

Mi sono dimenticato di accennare ad un fatto non trascurabile: la permanenza nella stazione di tiro è inferiore ad un minuto! Una variazione fisiologica cosi repentina e drastica in uno spazio di tempo così ridotto non può che avvenire in soggetti estremamente adattati ai ritmi che caratterizzano il biathlon. In riferimento a quest’ultimo dato, poi, alcuni fisiologi si sono chiesti se tale variazione possa nascere da un consapevole sforzo mentale; ciò, come sempre, concede spazio a posizioni contrastanti. Sembra tuttavia che alcuni neuroni nella corteccia insulare sinistra del cervello provochino una riduzione del battito cardiaco in risposta ad uno stimolo psicologico e che quindi il tono vagale possa essere considerato più che una mera funzione involontaria. Ultima considerazione, quasi a sottolineare una sorta di complicità tra il biatleta e l’ambiente che lo circonda e con esso interagisce durante la gara: la temperatura rigida, spesso sotto lo zero, espone il viso dell’atleta a raffreddamento soprattutto nella fase di tiro; le terminazioni nervose facciali e nasali nella cute inviano cosi impulsi elettrici al cervello il quale ordina al cuore di rallentare ulteriormente. Questi ed altri innumerevoli prodigi del corpo umano che si rivelano nella pratica sportiva dovrebbero, a mio avviso, ricordarci che abbiamo risorse immense e che l’elisir di lunga vita non si compra in farmacia perché ci è accessibile potenzialmente in ogni momento.

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A LT ER N AT IV E

Io per te (E L’UNIVERSO DELLO SHIATSU)

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Nella pratica di un trattamento shiatsu si sviluppa un’amorevole attenzione all’individualità del ricevente, ogni mossa è personalizzata, nulla è standardizzato. Ne abbiamo parlato con Lidia Ceccato TESTO ZENO DELAINI

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urante un trattamento shiatsu si crea una forte sinergia tra operatore e ricevente. Ce lo racconta in quattro risposte, Lidia Ceccato che dal 1991, esercita a Verona.

Cos’è lo Shiatsu? Lo shiatsu è una tecnica corporea basata su pressioni mantenute e perpendicolari eseguite dall’operatore sul corpo del ricevente e, in particolare, lungo il tragitto dai canali energetici: i cosiddetti meridiani. Inoltre, prevede delle pressioni con vari ‘strumenti’ del corpo come il pollice, il palmo, il pugno. Che finalità persegue? L’operatore può effettuare degli sblocchi energetici utilizzando tecniche di stretchings e mobilizzazioni su specifiche aree del corpo. Lo shiatsu considera l’essere umano come espressione di un insieme di funzioni energetiche, fisiche e psichiche, che interagiscono tra di loro. Risultati? Il trattamento migliora la circolazione energetica, aiutando il ricevente a ritrovare armonia con se stesso e con ciò a cui si relaziona e non si limita a un’esecuzione tecnica. L’operatore sviluppa un’amorevole attenzione all’individualità del ricevente, all’unicità della sua struttura attraverso l’indagine percettiva e utilizza metodologie di valutazione energetica e strategie di intervento. Nel corso di una seduta di shiatsu la persona deve arrivare a percepire il proprio corpo. Non si chiacchiera come dall’estetista (sorride Lidia, ndr) ma ci si concentra sul proprio organismo, già questo, di per sé, è un miglioramento della propria condizione. Cerco sempre di dare degli strumenti che possano servire anche a casa. Lo shiatsu può davvero essere inteso come uno strumento capace di fornire un profondo miglioramento energetico. Si tratta di un lavoro individuale, premuroso e attento all’individualità. Qual è la peculiarità dello Shiatsu? Quello che può fare la differenza tra un trattamento eseguito secondo canoni occidentali, è la forte sinergia che si crea tra

operatore e cliente, soprattutto tramite la regolarizzazione del respiro. Cerco di ottenere una respirazione sincronizzata con il ricevente, naturalmente non è una pratica rigida ma si tratta di un esercizio elastico. Ciò aiuta il rilassamento del cliente e dura anche una volta finito il trattamento. Durante la seduta di shiatsu, l’operatore accompagna inoltre il ricevente nel favorire una respirazione dolce e profonda in modo da poter percepire maggiormente il lavoro su di sé e raggiungere un livello di rilassamento profondo. Il ricevente diverrà sempre più consapevole e partecipe attivamente nella ricerca di una migliore condizione di equilibrio e benessere.

IDENTIKIT Lidia Ceccato è operatrice Shiatsu dal 1990, in seguito al Corso di Formazione Triennale e Biennio di perfezionamento all’Istituto di Ricerche e Terapie Energetiche di Milano (I.R.T.E); iscritta all’Albo professionale della F.I.S. (Federazione Italiana Shiatsu) come professionista (n°96). Lo shiatsu è una tecnica di trattamento che affonda le sue radici nella filosofia e nei principi dell’antica Medicina Tradizionale Cinese e si è, in seguito, evoluto in Giappone, in diversi stili appartenenti a diverse scuole. Si è sviluppato in Italia a partire dagli anni ‘70 seguendo vari filoni di ricerca. Per saperne di più: www.lidiaceccatoshiatsu.it


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A LT ER N AT IV E

TIRO A SEGNO UNO SPORT PER LA VITA

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a gara è iniziata. Per gli Allievi, Juniores e Giovanissimi del Tiro a Segno di Verona inizia il divertimento, ma anche un nuovo percorso, in cui, a dare il ritmo, saranno 5 gare regionali che li vedranno gareggiare, oltre che a Vicenza (lo scorso 21 e 22 gennaio), a Vittorio Veneto, Treviso, Padova e a Verona, dove a fine giugno verranno dichiarati i campioni regionali per ogni disciplina, che parteciperanno successivamente ai Campionati Nazionali. E con la prima manche, quella vicentina, il Tsn scaligero è già in vantaggio, con 32 medaglie vinte (12 oro, 9 argento, 11 bronzo), staccando di gran lunga le concorrenti Treviso, con 26 medaglie, e Padova, con 16. Risultati convincenti per i giovani veronesi, che partono con il piede giusto.

Il tiro a segno è uno sport che impone una rigida preparazione e disciplina, acuendo doti come la concentrazione e avendo un alto valore formativo. Ne scopriamo i segreti con Luciano Brunelli, Presidente del Poligono di Ponte Catena TESTO CARMEN SANTI

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Parliamo dei giovani, non dei senior, perché in questa sede vorremmo anche parlare di sport ed educazione, oltre che di risultati. Per farlo ci siamo radunati nella sede del Poligono di Ponte Catena, attorno al tavolo del Presidente, Luciano Brunelli, con alcuni di loro, giovani ragazzi che amano uno sport che per loro, e per molti, è fonte di formazione, disciplina oltre che di divertimento. Tra i più piccini, che stanno già facendo risultati, Martina Coviello, undici anni, spara con la pistola ad aria compressa, in gergo agonistico P10, solo da 8 mesi, eppure lo scorso anno, ad un mese di distanza dall’inizio di questa attività, si è classificata terza ai Giochi del Veneto che si sono tenuti a Bardolino. A Vicenza si è classificata prima, invece, con 166 punti. Nicolò Braggio spara invece di Carabina, ha 12 anni, e si allena già da un anno e mezzo. Arrivato primo nella categoria Allievi di Carabina a Vicenza, vanta anche un secondo posto nel Campionato Interregionale, che si è tenuta lo scorso anno a Napoli, nella categoria Giovanissimi. Ma non finisce qui, Camilla Veronesi, 14 anni, arrivata al terzo anno di Carabina, giunta quasi per caso a questa disciplina attraverso alcune amiche, è stata l’unica di loro a rimanere e a portare a casa risultati

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importanti. Si parla di ben due primi posti nella categoria Ragazzi nelle prima gara regionale di quest’anno, uno in carabina e l’altro in carabina a tre posizioni. Sempre per quanto riguarda la carabina, troviamo tra le giovani promesse veronesi, in categoria Juoniores donne, Altea Bertin con i suoi 16 anni e un fresco primo posto in C10 con 379 punti. Gareggia in tre specialità di carabina, CS 3p, CST e, appunto C10 e ha guadagnato il podio anche ai campionati italiani assieme a Beatrice Strina, contribuendo, assieme alle sue compagne, a far rientrare la squadra di carabina femminile anche agli Interregionali di Napoli, dopo tanti anni di assenza, conquistando un quarto posto, ad un solo punto dal podio. Ultima dei presenti, ma di certo non ultima per merito, Maddalena Prassini, 19 anni, spara di pistola da tre anni e ha vinto i Campionati Italiani che si sono tenuti a Milano lo scorso settembre, classificandosi prima nella sua Categoria. Attualmente è nella squadra Nazionale Juniores, allenata dal campione olimpico Roberto Di Donna e, di ritorno dalle gare di Pilsen (Repubblica Ceca) e di Monaco per la qualificazione agli europei, si è già guadagnata il primo posto alle regionali di Vicenza. Il presidente Brunelli non nasconde il fatto che il Tsn di Verona ha su di lei grandi aspettative. Questi i ragazzi con i quali ci siamo confrontati, assieme al loro allenatore di pistola, Marco Cinquetti, poiché volevamo capire cosa significa per loro dedicarsi a questa disciplina, sfatando il falso mito di una disciplina pericolosa e poco costruttiva. Il primo ad alzare la voce, contro questo pensiero, è Nicolò, che ci tiene a ribadire che chi decide di fare questa attività alla fine si trova a sparare contro un foglietto di carta, il bersaglio, e che, a dispetto di altri sport, questo è anche meno pericoloso. Da qui prende le mosse la discussione con l’intervento di Altea che precisa che per tirare di carabina vengono anche fatti esercizi fisici di preparazione, ci sono veri e propri allenamenti settimanali e che si deve imparare a gestire situazioni mentali di prova, cosa che, in effetti, prepara pure alla vita.


Bersaglio centrato Le immagini in queste pagine sono state scattate al Poligono di Vicenza e vedono in azione i ragazzi del Tiro a Segno di Verona

I 32 (!) podi veronesi della gara regionale A vicenza Tiratore Scandola Giovanni De Mori Diego Miglioranzi Alessandro Marazio Giovanni Frasson Marianna Del Pozzo Damiano Maurina Giacomo Marchi Stefano Malacarne Francesco Malacarne Francesco Ambrosi Enrico Mattei Elia Bertin Altea Zanoni Laura Strina Beatrice Prassini Maddalena

Punteggio 384 378 376 369 387 373 378 353 436 296 342 350 379 369 365 370

Classifica e categoria 2° Uomini A 2° Uomini A 3° Uomini A 3° Uomini B 1° Donne Super A 2° Juniores Uomini 1A 1° Juniores Uomini 2B 3° Juniores Uomini 2B 1° BM10 1° BMM 3° Juniores Uomini 1B 2° Juniores Uomini 2B 1° Juniores Donne 2A 2° Juniores Donne 2B 3° Juniores Donne 2B 1° Juniores Donne 1A

Tiratore Azzalin Cristina Rossi Michela Poiana Jasmine Veronesi Camilla Migliorini Andrea Menini Daniele Veronesi Camilla Migliorini Andrea Contorno Valentina Braggio Nicolò Coviello Martina Coviello Giuseppe Fiorin Silvano Fiorin Silvano Bonato Omero Melani Mauro

Punteggio 357 354 310 371 368 364 283 280 279 166 166 159 385 284 366 369

Classifica e categoria 2° Juniores Donne 1A 2° Juniores Donne 1B 3° Juniores Donne 2B 1° Ragazzi 2° Ragazzi 3° Ragazzi 1° 2° 3° 1° Allievi 20Colpi 1° Allievi 20Colpi 3° Allievi 20Colpi 1° BM Master 1° BMM Master 3° Master 1 3° Master 2

E tutto ciò viene detto in un’atmosfera davvero famigliare e goliardica, dove a far da papà oltre che al presidente, c’è anche Marco Cinquetti, che ci dà qualche informazione specifica su cosa significhi in effetti avvicinarsi a questa disciplina. Innanzitutto è necessaria preparazione mentale e questa avviene attraverso il trasferimento di informazioni costruttive, che vengono date un po’ alla volta, quasi in modo impercettibile, utilizzando sempre la forza del gioco e del divertimento. Questo serve affinché vengano trasferiti insegnamenti importanti senza mai esasperare. Ma cosa significa nello specifico? “Vuol dire insegnare a governare situazioni di stress innescando soluzioni di comportamento positive – spiega Cinquetti -. Significa insegnare cose importantissime come l’autocontrollo, l’autostima, l’accettazione anche delle debolezze e della sconfitta. Cose che tutti dovranno prima o poi affrontare nella vita, ma alle quali dovranno reagire per riprendere con la loro performance”. Durante la gara ci possono essere infatti dei momenti di confusione e viene insegnato a spostare l’attenzione in modo che il cervello vada a pescare le informazioni costruttive date durante gli allenamenti in modo da superare la difficoltà. Ma la gara non è la cosa più importante. Quello che conta è che la formazione e le informazioni che vengono dati al Tiro a Segno insegnano anche un comportamento di vita: danno un metodo per affrontare le sfide che si troveranno per strada, a scuola, oggi, domani nel lavoro. E la cosa bella è che questo modus operandi viene insegnato attraverso il gioco, il divertimento, ma sempre all’insegna della disciplina. E chi esce dal Tiro a Segno ha con sé un bagaglio di responsabilità nell’utilizzo di questo strumento agonistico. “I ragazzi – spiega Brunelli – prendono immediatamente coscienza dello strumento che hanno tra le mani, poiché vengono date informazioni precise di comportamento. Le famiglie affidano volentieri i ragazzi ai nostri istruttori, che, oltre a Cinquetti, comprendono anche Gianfranco Zevilonghi, per la pistola, e Kristina Delia per la carabina, poiché si tratta di persone professioniste, che sanno fare il loro lavoro con serietà, ma facendo divertire e insegnando il giusto spirito della competizione. Anche per questo il vivaio veronese sta crescendo forte e numeroso e ci tiene a far sapere a tutti che aspetta sempre nuove leve, da introdurre a questo sport differente, interessante, formativo e sicuro”.

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RUOTE SCALZE DI LUCA POLTRONIERI

Chiedi alla polvere

Focus I L L E S S I N I A TOUR d i venta un c i rc ui to . DE I S U O I P R O TA GON IS TI SI PA R LA A PA G IN A 4 2 C O N i m m agi ni e i l calendari o c ompleto delle gare

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Salve ciclofili e non solo, traggo spunto dalla presentazione del Lessinia Tour, per offrirvi una riflessione: è da diverso tempo che girovagando per strade, stradine e ‘stradelle’; malghe e contrade, tra mucche, ciottoli, sassi, scorci e squarci (una selce contro un copertone e il gioco è fatto), che un pensiero continua a farmi da RPM, singolo colpo di pedale in ‘ciclogergo’. Non c’è andatura che lo spenga. Sempre acceso, un chiodo fisso e più il luogo attraversato è suggestivo e più alto si leva il pensiero. Finalmente il Lessinia Tour, inteso come teatro di sport, mi permette di ‘recitarvelo’. Come si può recitare un pensiero? In fondo, se lo si riesce a pedalare... si riuscirà anche a recitarlo! Detto terra terra, per l’appunto con ruote scalze, è l’essere più a contatto con noi stessi, è la voglia di condividere la fatica/soddisfazione di organizzare questa ‘transumanza umana’ di sportivi/pedalatori, con voi partecipanti. Chi indossa un pettorale, ancor prima del suo personale risultato atletico, gode del condividere con gli altri: luoghi incantevoli, fiatone, sudore e polvere. Ecco, desidero urlare ai ‘quattro venti sportivi’ (e non solo) che dietro questa rete di tratturi definite gare o Gran Fondo, brevi o extreme, ci sono anni di fatica appassionata e anonima di altrettanti appassionati e, purtroppo, anonimi ‘faticanti’. Persone che con immenso senso civico, hanno dedicato e stanno dedicando il loro tempo

in qualsiasi momento del giorno e dell’anno, e per anni (anche a venire) affinché questa magia si rinnovi. Persone anonime che, in silenzio, pedalando spesso lenti e ‘gonfi’ di responsabilità, ma ebbri di felicità nel tenere sempre accesa la fiamma della nostra/vostra passione, tracciando e ritracciando percorsi, scrivendo e riscrivendo programmi, sbagliando e correggendo, perdendo e ritrovando entusiasmo in ogni progetto sportivo. Proprio come se tutto ciò fosse un percorso ciclistico interiore dove allenare continuamente l’entusiasmo di far felici gli altri: questo è senso civico e altruismo puro. Espresso in questo caso nello splendido progetto del Lessinia Tour, conferma di una intuizione nata a valle, che finalmente ha trovato consenso sui monti. Questo sforzo caldo e intenso, sudato spinto/respinto mai tradito, vorrei lo sentiste anche voi, cari partecipanti. La montagna severa ci ha aperto le porte e con un senso civico altissimo, dopo poche edizioni, ha dato fiducia ai nostri sbuffanti transiti, aprendo piazze di paese, strade ‘nuove’ e tratturi di ‘una volta’. L’eco dei ciclofiati rimbalzando a ritmo di pedale, di bosco in cengia, è una bella musica per i cuori che sentono e i muscoli che spingono. Al senso civico dei sindaci, al senso civico dei volontari che ci sono sempre, anche se piove e tira vento, o il freddo taglia la pelle, al senso civico degli organizzatori che non mollano mai, lo molli un figlio? Rispondono secchi all’avanzare dell’altrui perplessità. E voi, che date VITA, con la vostra partecipazione, a questo grande progetto di sport, sano e bello come il territorio che lo ospita, ecco, anche Voi metteteci il vostro senso civico (tutti ne abbiamo) con un colpo di pedale, in nome di tutte queste persone. Viva il Lessinia Tour e buone pedalate a tutti.


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CAVOLI A MERENDA DI FABIO FRACCAROLI

STRETCHING, o del come fare una partita di rugby con un filosofo Una chiacchierata virtuale con Emanuale Isidori, docente di Pedagogia generale e di Filosofia dello sport e dell’educazione olimpica presso l’Università degli Studi di Roma “Foro Italico”, la prima università in Italia dedicata alle scienze motorie e sportive. Che cosa è la filosofia dello sport? In particolare secondo la precisa genealogia che lei, altrove, ha tracciato e che avrebbe, fra gli altri, all’origine di tale ramo del sapere filosofico, prezioso iniziatore di questa vitale disputa, il giornalista saggistafilosofo spagnolo Ortega y Gasset? “La filosofia dello sport è la filosofia specialistica che riflette sullo sport in senso critico per ricavarne potenzialità di miglioramento per l’uomo”. Poi - a causa del tipico inevitabile ritardo fra chi parla e chi riceve in una telefonata via internet che non permette, rapidi scambi di battute o interruzioni - Isidori parte all’attacco come un esperto rugbista con un lungo sprint (che non oso interrompere sia per le suddette ragioni tecniche ma in vero perchè rapito dai molti stimoli). Così mi delinea in quattro quattro otto le origini di tale riflessione filosofica sullo sport. “Osservando la storia dello sport già in Grecia, le olimpiadi nascono per celebrare l’uomo in tutti gli aspetti positivi (dal punto di vista religioso, politico e sociale)… la stessa parola Agon (da cui deriva agonismo) è connessa alla radice dell’incontro, lo stare assieme e alla parola Agorà (la piazza, il mercato, dove le persone discutono) il cuore della vita sociale, pubblica antica… c’era quindi un forte legame fra i due ambiti (fra questi due luoghi d’incontro)… e lo stesso de Coubertin, malgrado i diversi errori, i fraintendimenti culturali [e la molta retorica, ndr] voleva riportare in auge questi valori, questi legami impliciti che fondavano la democrazia antica….ma anzi se ci si pensa, e ci sono studi al riguardo, la sport agonistico è più antico della democrazia, infatti abbiamo la prima olimpiade nel 776 a.C. mentre la forma di propria

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della democrazia, quella ateniese nasce addirittura dopo, nel sesto, quinto secolo a.C. …non stupisce che ci siano studiosi che abbiano messo in evidenza come lo sport abbia creato o posto le basi per la democrazia, non viceversa… Uno studioso come l’archeologo Stephen Miller ha messo in evidenza come alcuni valori dello sport [antico, ndr] abbiano probabilmente influenzato i caratteri della nascente democrazia. Ad esempio l’essere giudicati davanti alla stessa legge tutti in modo uguale (a prescindere da quale polis - città-stato - si appartenga) è una concetto che deriva proprio dall’agonismo come già lo si praticava all’epoca. Quello che tecnicamente si chiamerebbe: isonomia cioè la possibilità per tutti i cittadini d’essere considerati uguali davanti alla legge, come avviene rispetto alle regole di uno sport e isegoria cioè la possibilità per tutti i cittadini di partecipare alle scelte-decisioni, similmente come tutti possono partecipare, volendolo, ad una competizione sportiva”. Come un impassibile front line in un agguerrito match, Isidori corre per completare il senso prezioso del suo discorso, meta cruciale da raggiungere prima di guardare criticamente il presente. E aggiunge: “Ortega y Gasset - filosofo madrileno, sarà meglio precisare nuovamente, penso io, onde evitare lo si prenda per una marca di cronometri per il fitness, ndr - nel suo scritto “Dos prólogos. A un tratado de montería. A una historía de la filosofía”(Due prologhi. A un trattato sulla caccia. A una storia della filosofia) dice sostanzialmente che la cultura umana si è originata dallo sport”. Bene, rincariamo la dose, quindi: lo sport non solo come ispirazione primaria della nascente democrazia (filosofia politica) ma anche più in generale e più in profondità come origine della uomo come animale culturale (antropologia filosofica o anzi filosofia tout court). “Ricostruendo l’etimologia della parola sport che verrebbe dall’origine latina attraverso il provenzale

“deportate, deportar” significherebbe “l’andar fuori” precisamente l’uscire fuori dalle mura, andar fuori mura, che era sia dove c’erano i campi ma anche, più in generale, come spazio d’evasione, di svago, secondo Ortega deportare dovrebbe anche essere inteso come andare di porto in porto, quasi ad immaginare i marinai che andando di porto in porto, portassero anche la cultura, parlando, dialogando, conversando. In tal modo è possibile capire come lo sport nel mondo antico fosse collegato (già nella parola) al dimensione intellettuale, all’idea di fare cultura, come filosofia o arte. Attraverso questa etimologia il filosofo spagnolo si mette in linea con l’importante riflessione dello storico olandese Johan Huizinga autore del decisivo Homo ludens, testo fra i primi nell’epoca contemporanea a riportare entro la discussione filosofica la questione dello sport. In questo senso lo sport è qualcosa in più della dimensione meramente (di gara) fisica, non a caso nelle olimpiadi antiche venivano anche organizzate delle vere e proprie gare letterarie. Tanto è vero che lo stesso de Coubertin rifacendosi all’idea olimpica antica, aveva previsto si disputassero anche degli agoni letterari oltre che sportivi. Se da subito Isidori ci è sembrato un deciso attaccante che in una partita di rugby anzitutto sa dove vuole arrivare, nel provare a risponderci si mostra altrettanto abile a smarcarsi, rovesciando quello che ci aspettavamo di sentire, apparentemente confondendoci può riprendere a corre nuovamente verso un lunga quanto appropriata svalutazione dei valori per poterli effettivamente ri-apprezzare, valutare pienamente per quel che sono, o dovrebbero essere. “Con lo studio dell’origine dello sport, dei suoi valori, ed in generale con il tentativo di fare una filosofia o una pedagogia dello sport non si vuole semplicemente elogiare dei presunti valori universali che si troverebbero innegabilmente nelle vari pratiche sportive. Al contrario si vuole


cartotecnica piuttosto dimostrare come negli sport diversi valori siano stati sempre presenti e siano stati valori relativi all’epoca in cui gli sport si praticavano. Si prenda il presunto valore originario dello sport olimpico espresso nel motto di de Coubertin: l’importante non è vincere ma partecipare. Tale idea, totalmente moderna, era probabilmente quanto di più distante ci potesse essere dal modo in cui lo sport veniva vissuto nell’antica Grecia. In quell’epoca nessun avrebbe dubitato che l’unica cosa importante era proprio vincere, non necessariamente in senso egoistico, ma comunque come unico effettivo riconoscimento dell’essere in quel occasione il migliore, Non a caso Pindaro, [poeta della antica Grecia cantore delle competizioni agonistiche del suo tempo] cita sempre solo il nome dei vincitori delle olimpiadi.” In altre parole ogni epoca ha saputo immettere nello sport i suoi propri valori o disvalori, se capisco bene… “Certo, lo sport può al massimo trasmettere dei valori che non sono mai ne del tutto positivi ne del tutto negativi - penso io, neutri - veicola dei valori che se presi interpretati con misura possono essere buoni ma anche, se esasperati diventano cattivi, sbagliati (come dei valori polari, vorrei dire, che da positivi se estremizzati diventano negativi). Si pensi a due esempi: la mercificazione - commercializzazione dello sport e lo sport come benessere. Se è vero che l’aver reso commerciale lo sport, con l’avvento degli sponsor non è stato più possibile vedere lo sportivo come colui che al limite faceva un lavoro come un altro, ma lo si è trasformato piuttosto in un privilegiato che ha moltiplicato i suoi guadagni grazie alla pubblicità, e altrettanto innegabile che la commercializzazione, la sponsorizzazione ha reso gli sport realmente come un qualcosa alla portata di tutti, facendo finalmente di quasi ogni sport potenzialmente un vero e proprio fenomeno di massa.” E quindi solo questione di come si voglia interpretare il valore dell’aver reso lo sport merce per tutti: da un certo punto di vista questo aspetto può essere visto negativamente da un’altra ottica può essere visto come positivo. “Qualcosa di simile potrebbe essere detto per il benessere fisco che ricaviamo dallo sport. Il suo valore è ambiguo, perché se interpretato con moderazione e senza esasperazioni può migliorare la nostra salute e farci stare meglio anche fisicamente [e non solo], ma diventa disvalore quando è benessere ad ogni costo, vedendo solo la maniacale cura del proprio corpo, e cura narcisistica della propria persona. Anche in questo caso, è solo questione di come scegliamo di far evolvere i valori che sono presenti in modo neutro nello sport…” L’ARTICOLO COMPLETO è DISPONIBILE SUL SITO WWW.VERSOPORT.IT

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VS K ID S

CRESCERE CON LO SPORT

BABY IN DISCESA

Il casco è obbligatorio! Non può esserci vero divertimento senza la sicurezza. Per questo, Sci Club Veronesi ha coniato anche un motto: ‘Col Casco Caschi Meglio’

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Divertimento ma anche regole. Gioco ma anche impegno. Si può sintetizzare così, il ‘senso’ dello sci per Roberto ‘Bebo’ Girelli, Presidente dello Sci Club Veronesi. Con lui siamo andati alla scoperta del mondo dei piccoli sciatori TESTO VERA TOMELLERI

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asta vederli scendere sulla pista, concentrati e attenti, soddisfatti e felici, per capire che lo sci ha effetti benefici sui bambini. Diventa il mezzo con cui formare una attenta disciplina e un buon rapporto con l’ambiente, sviluppare fiducia in se stessi e rispetto delle regole. Ne parliamo con Giuseppe ‘Bebo’ Girelli, presidente dello sci Club Veronesi.

Perché scegliere lo sci? Prima di tutto, per la montagna stessa, che significa aria pulita e un ambiente nuovo, dove imparare a rispettare la natura e ad affrontare pericoli come neve fresca, crepacci, ostacoli, condizioni meteo sfavorevoli. Per quanto riguarda l’aspetto tecnico, lo sci favorisce in particolare lo sviluppo e l’affinamento dell’equilibrio e dei riflessi. A partire dall’elemento basilare, cioè la frenata, lo spazzaneve insomma: la prima cosa che si insegna ai bimbi e il fondamento stesso dello sci. A che età si può cominciare? Intorno ai 4 anni, quando i bimbi acquisiscono la capacità di coordinare velocità e frenata e, cosa più importante, di obbedire a determinati ordini. Il primo, fondamentale, è quello di rimanere sempre dietro al maestro: è lui a condurre, ad indicare velocità e direzione. Questa è una regola importantissima. Mai consentire ai bimbi di stare davanti, cosa che capita spesso quando sciano assieme ai genitori: un comportamento da evitare perché, in caso di pericolo, l’adulto non è in grado di frenare il piccolo. Come dovrebbe essere l’approccio di un bambino a questo sport? Un approccio improntato soprattutto su gioco e divertimento. Ma attenzione, si tratta comunque di un gioco ‘impegnativo’, ‘serio’: sciare non è certo come giocare in cortile! Lo sci comporta infatti un’organizzazione precisa, a partire dagli spostamenti verso la montagna: noi li organizziamo con i pullman dell’APT, con i nostri autisti di fiducia.

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VS KI DS

Sport e agonismo Per i ragazzi è importante non esasperare mai l’agonismo, un aspetto fondamentale dello sport che va però gestito con buonsenso ed equilibrio

I MINICORSI IN 4 DOMANDE 1 A chi si rivolgono i corsi? I corsi ’Biancaneve’ sono aperti a tutti i bambini e le bambine tra i 4 e i 14 anni 2 Quanti sono attualmente gli iscritti? Abbiamo un centinaio tesserati,. 3 Quanto costa un corso completo? Un corso di 7 sabati con trasporto, maestro, skipass, merenda costa 320 euro (270 euro + 50 euro per la tessera di assicurazione) 4 Che tipo di attività proponete, oltre ai corsi? Organizziamo fiaccolate e ciaspolate, puntando soprattutto su mete vicine, per riscoprire e rivalutare zone poco ‘rinomate’ ma bellissime. Ma andiamo anche oltre lo sci, proponendo rafting, bicicletta, uscite in montagna durante l’estate, anche per ‘confrontare’ il paesaggio invernale con quello estivo. Poi c’è l’aspetto dell’abbigliamento, fondamentale per affrontare il freddo delle piste: tutti, e i bimbi in modo particolare, devono essere adeguatamente attrezzati, e si insegna loro a vestirsi bene e a non dimenticare nulla. A questo proposito, inculchiamo da subito l’importanza del casco, che è un elemento dell’abbigliamento ma soprattutto un accessorio fondamentale per la sicurezza (tra l’altro obbligatorio fino ai 16 anni): non a caso, il nostro motto è ‘Col Casco Caschi Meglio’. Anche l’alimentazione è un fattore importante: ai piccoli insegniamo a nutrirsi nel modo corretto, per avere le giuste energie senza però ‘appesantirsi’ prima delle discese o dei viaggi in pullman. Sciare significa insomma rispetto per le regole, saper aspettare il proprio turno, e poi implica pazienza, impegno, serietà. Concetti che iniziamo a trasmettere ai piccolissimi di 4 anni e che non ci stanchiamo mai di ribadire, di continuo, neanche ai ‘grandi’ di 14 anni. Quanto contano l’aspetto educativo e il divertimento nello sci? Direi 50 e 50. Nello sci come in qualsiasi sport non può esserci solo disciplina, altrimenti i bimbi si annoiano e spesso, alla fine, mollano. A volte infatti vengono portati all’esasperazione, ‘spremuti come limoni’: nella mia esperienza ho visto ragazzini di 12 anni perdere l’amore per lo sci perché troppo stressati... Non mi stanco mai di sottolineare come sia importante lasciare sempre un margine di gioco e divertimento in

quella che definisco la ‘spremuta agonistica’. Ad esempio, a febbraio noi organizziamo sempre per i piccoli sciatori una festa degna dei veri campioni, con il podio, le bandiere, i premi, l’inno nazionale: il tutto però all’insegna del gioco, del ‘facciamo finta’, insomma in una ‘dimensione’ a misura di bambino. Che cosa, secondo lei, dovrebbero insegnare lo sci e più in generale lo sport? Prima di tutto, a rispettare determinate regole. Ma anche a sapersi comportare in base alle proprie abilità, a non ‘fare i furbi’ rischiando di farsi del male. Fondamentale poi l’aspetto della socializzazione, a cui noi teniamo in modo particolare proprio perché il nostro è uno sport individuale. Nei corsi i bambini vengono appunto riuniti in gruppi: in questo modo si divertono di più e, al tempo stesso, imparano il rispetto per i compagni. Quale consiglio darebbe ai genitori di un bimbo che si avvicina allo sci? Riallacciandomi al tema appena affrontato poco fa, il consiglio che darei è appunto quello di non esasperare mai l’agonismo, un aspetto fondamentale dello sport che va però gestito con buonsenso ed equilibrio. Insomma, ‘spingere’ sì, ma entro un certo limite e senza mai dimenticare gioco e divertimento. Soltanto così si può parlare di agonismo ‘sano’, importante per crescere e migliorarsi.

L’INAUGURAZIONE DELLA NUOVA SEDE È stato un 2011 davvero speciale, per lo Sci Club Veronesi: si tratta infatti del 60° anniversario di iscrizione alla F.I.S.I., la Federazione Italiana Sport Invernali. Per celebrare la ricorrenza, lo Sci Club ha colto l’occasione per inaugurare la nuova sede di via Aurelio Saffi 3, con una grande festa che si è tenuta sabato 26 novembre 2011. Neve permettendo, si attende un grande 2012.

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F O T OS T O R IA

Nel lontano 1933, negli Stati Uniti, un signore di nome Ignaz Schwinn, produsse e commercializzò una robustissima bicicletta, la Schwinn Excelsior, prevalentemente adoperata dai fattorini che consegnavano i giornali a domicilio. Fu verso la fine degli anni ’70 che in California, un gruppo di bikers (allora non si chiamavano ancora così) si inventò le gare ciclistiche di discesa, la vecchia Schwinn Excelsior si dimostrò l’unica bicicletta abbastanza robusta in grado di sopportarne le sollecitazioni. Gary Fisher, diventato poi industriale del settore, applicò alla sua Schwinn i cambi di velocità, rielaborò la geometria rendendola più rigorosa, migliorò i freni, e cominciò a pedalare anche in salita aprendo così la strada alla moderna Mountain Bike.

Nata per lavorare 28

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Ipse dixit La vita è come andare in b ic ic letta: se vuoi stare in equ il ib r io devi muovert i A LBERT EI N STEI N

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“Ricordo come fosse ieri le prime fotografie scattate sul Monte Baldo, i fiori, le emozioni.” Bruno Leoni

P E RC ORSI

UN AMORE

DI MONTAGNA

TESTO ZENO DELAINI

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BRU N O LE ON I P E RC ORSI

C

apita che nella vita si prenda una strada senza sapere bene dove ci porterà, e, alla fine, ci si ritrova a non lasciarla più, quella strada. A quanto pare, questo, sembra essere ciò che è capitato a Bruno Leoni, ex professore di storia dell’arte presso l’istituto Virgilio di Sona in provincia di Verona. Leoni è divenuto, per passione, un profondo conoscitore della flora e della fauna del monte Baldo che da trent’anni a questa parte frequenta due volte la settimana. “Una passione che mi ha dato grandi gioie e alimentato la mia innata curiosità – precisa il professore – passione iniziata durante l’infanzia e mai più abbandonata”. Infatti tutto accadde quando Bruno è ancora un bambino che il poco tempo libero lo passa nei campi, a giocare e, soprattutto, ad osservare gli animali, racconta:“Erano i miei compagni di giochi, per me era naturale avere confidenza con tutte le bestiole della corte e quelli più o meno selvatici, ci sono cresciuto, avevo, e conservo, un’irrefrenabile curiosità per tutto quel che riguarda la loro vita”. Fu grazie ad una piccola preda che conobbe quello che sarebbe diventato il suo migliore amico. “Le cose andarono più o meno così: cambiai scuola e arrivai nella nuova classe, il professore costrinse un ragazzino a lasciarmi il posto e di conseguenza scontentò il suo compagno di banco che di me non ne voleva sapere. Mi teneva sempre il broncio, non mi parlava. Io vedevo, giorno per giorno, che disegnava di continuo animali, molto bene tra l’altro. Allora una mattina, sotto al banco gli porsi una scatoletta di cartone chiusa. Sorpreso l’aprì e si sciolse in un gran sorriso: dentro c’era un passerotto. La malcapitata preda diede inizio ad una grandissima unione, è con lui che ho scoperto la montagna”. Il tempo scorre e un altro ‘incontro’ imprime un’ulteriore svolta. “Il monte Baldo – spiega –, stavolta le parti sono invertite. Ero io a non considerare il Baldo una vera montagna. Da appassionato alpinista, ero abituato a frequentare i tremila metri del Trentino, montagne impegnative. Forse con un po’ di supponenza non avevo mai frequentato questo paradiso di casa nostra. Ma questa montagna ha saputo conquistarmi allettandomi con una preda, metaforicamente parlando”. Leoni fa riferimento ai camosci che negli anni ottanta furono liberati in un tentativo di ripopolamento. “Trentotto esemplari su un versante e trentotto sull’altro. Così mi decisi ad andare a vedere e scoprii un

“Da appassionato alpinista, ero abituato a frequentare i tremila metri del Trentino, montagne impegnative. Forse con un po’ di supponenza non avevo mai frequentato questo paradiso di casa mia: il Baldo”

mondo fantastico. Ricordo come fosse ieri le prime fotografie scattate, i fiori, le emozioni. Una folgorazione, ne vidi uno in lontananza e fui preso dalla voglia di sapere tutto. Animali meravigliosi, ho impiegato anni a farmi conoscere e accettare dai maschi dominanti che hanno imparato che non sono pericoloso. Hanno vita dura, faticosa, rischiosa. Sono una comunità unita e collaborativa. Si aiutano, si sostengono. Le femmine in maniera particolare: la dominante si assume i rischi per prima, rischia la sua vita per il branco. Essere leader è un vantaggio e un onere. In caso di morte di una madre le altre femmine si occupano dei cuccioli. Avremmo da imparare molto dagli animali.”

riconoscere i minimi rumori, poi, alle prime luci dell’alba, capita di fare degli incontri. Galli forcelli, caprioli, poiane, l’aquila e le marmotte. Ho imparato a conoscere i camosci, oggi mi permettono di avvicinarmi. Dopo tanti anni provo ancora emozione nel vederne uno da vicino. Il maschio dominante, quando è vecchio, passa il testimone a quello più giovane, in un rituale, e va a morire nella vallata su cui ha sempre dominato. C’è una poesia incredibile in tutto questo”.Poesia che il professore buono, come lo chiamano i suoi ex alunni, cerca di trasmettere anche ai più giovani. “Da diversi anni organizzo escursioni con i ragazzi delle scuole medie, il monte Baldo offre la possibilità di vivere un’avventura incredibile che si fissa come ricordo indelebile negli adolescenti, la montagna diventa esperienza di vita, un valore positivo che li accompagnerà per sempre”.

Ogni martedì e venerdì Bruno Leoni si appresta ad un’escursione sul Baldo. “Un’avventura sempre diversa, il bosco buio inquieta e protegge, insegna a rispettare il silenzio, a

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P ER C O R S I

PER FORZA

E PER AMORE TESTO ENZO LONARDI

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ichele Cordioli, vicepresidente della Paluani e ideatore di PaluaniLife, racconta la sua passione per lo sport che nella sua vita si è indissolubilmente legata all’attività professionale. Cordioli, la sua vita è costellata di sport, casa e bottega non ci si scappa… Per forza e per amore. Rubo tempo a famiglia e lavoro per andare in bici. Poi è cosa nota che Paluani sia proprietaria del

importante, però, che sia praticato a partire da una condizione fisica il più ottimale possibile. Passa? Sì, perché non siamo solo noi a dirlo. PaluaniLife ha avviato una collaborazione con Luca Landi, medico odontoiatra, responsabile regionale del progetto “Stili di Vita” promosso dalla Società Italiana di Parodontologia, per far conoscere le regole necessarie per uno stile di vita corretto. Quindi meno privazioni a tavola e più volontà nello sport…

“Lo sport è un’occasione di crescita sia mentale che fisica; è importante, però, che sia praticato a partire da una condizione fisica il più ottimale possibile” Michele Cordioli ChievoVerona, una delle realtà più sorprendenti della serie A. Da quest’attenzione per lo sport è maturata, con il tempo, la consapevolezza dell’importanza dell’attività fisica, non solo per chi è professionista, ma per tutti coloro che intendono avere cura della propria salute. Non solo praticando calcio, ma qualsiasi sport. È stato per portare il lavoro a casa o lo svago sul lavoro? Difficile a dirsi (sorride, ndr). Ormai non gli scindo più. Direi, però, che è proprio per questo che nasce PaluaniLife: un progetto che vuole promuovere il mantenimento della salute e del benessere attraverso il miglioramento del proprio stile di vita, una equilibrata alimentazione e l’esercizio fisico. In che modo cercate di far passare un messaggio che è sacrosanto ma spesso ignorato? Avvalendoci dei consigli di grandi campioni, professionisti e non, vogliamo essere uno stimolo per tutti coloro che vogliono praticare lo sport in maniera corretta e divertendosi. Lo sport è un’occasione di crescita sia mentale che fisica; è

Il concetto di una corretta alimentazione viene spesso ed erroneamente associato solo a quelle situazioni dove vi siano problemi evidenti di sovrappeso o in cui si desideri una perdita del peso corporeo a puri fini estetici. Un concetto fuorviante, come ci ha insegngato Landi, in realtà, riguarda il fabbisogno energetico di ciascun individuo, in base alle caratteristiche individuali come sesso, età, condizioni di salute generali, grado di attività fisica e così via, prevedendo un’assunzione di calorie equilibrata attraverso la dieta”. Insomma, è una pratica che richiede buon senso ed equilibrio, valori, purtroppo, non sempre così diffusi. La sfida più difficile? Correggere gli stili di vita poco salutari risulta senz’altro più difficile rispetto all’adottarli in modo naturale fin da piccoli. Ne risulta, di conseguenza, che una notevole componente sia l’educazione, come potrebbe chiarire meglio il profesor Landi, abbiamo pensato, quindi, all’importanza dello sport come momento di crescita psico-motorio, ma anche come possibilità di prevenire abitudini dannose e scorrette quali il

fumo, la sedentarietà, l’eccesso di alimentazione. Fare attività motoria aiuta a eliminare le calorie che assumiamo con il cibo. Per esempio, una merendina con un apporto medio di 125 Kcal, può essere smaltita pedalando per 10 minuti o camminando una mezz’ora abbondante. Ma se mangiamo la stessa merendina senza abbinare alcuna attività fisica ecco che per consumare le calorie ci vogliono ben due ore. Qual è la strada da percorrere? È necessario educare le persone a conoscere i principi basilari di una equilibrata alimentazione che le aiuti a riconoscere cibi qualitativamente migliori e ad integrare la pratica sportiva come momento irrinunciabile nella propria vita.

UNA COMMUNITY PER GLI SPORTIVI è stato creato il portale www.paluanilife.tv, ricco di video e commenti, dove vengono dispensati consigli su come praticare i vari sport in modo corretto, senza rinunciare al divertimento. Si può avere una vita sana e felice senza rinunciare alla qualità e al piacere delle cose buone. Il protagonista principale, quindi, è lo sport qualsiasi esso sia. Inoltre, per gli appassionati di sport invernali esiste un progetto che coinvolge alcuni dei più noti comprensori sciistici italiani quali Alta Badia, Civetta, Folgaria, San Giorgio grazie al quale potrete sciare o camminare in posti incantevoli. Inoltre, per gli appassionati di bicicletta, è stata creata la prima community, cosiddetta, dei “Salitomani!”. Un luogo dove vi verranno proposti percorsi di salite “leggendarie” in posti sempre diversi per arricchire il vostro curriculum sportivo. PaluaniLife e Cicloturismo, rivista leader in Italia, hanno creato un concorso con favolosi premi dove vince chi manda il resoconto della sua impresa ciclistica più bella corredato da foto e per questo basta iscriversi sul sito PaluaniLife (le modalità per inserire il proprio racconto e le istruzioni sul concorso sono sul sito). Oppure se volete vedere solamente le vostre foto sportive pubblicate sul sito PaluaniLife basta inserirle su Flickr e saranno pubblicate e visibili in tutto il mondo e a tutti coloro che accedono al nostro sito.

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A PP UN TA M E N TI MAR ATO NA

BORN TO RUN TESTO MARIA CRISTINA CACCIA

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a “Love Run”, così soprannominata in ossequio ai celebri amanti scaligeri Giulietta e Romeo, si snoda lungo un percorso che, dal Palazzetto dello Sport di Verona, attraversa il cuore della città, offrendo alle migliaia di partecipanti un panorama d’eccezione. Il primo giro, lungo 14,2 km, porterà gli atleti a transitare, già nei primi chilometri, al fianco dell’anfiteatro romano (attorno al km 5) per poi proseguire nell’inedito passaggio all’interno di Porta Vescovo attorno al km 7 fino ad arrivare, passando vicino alla Cattedrale, a Porta San Zeno, cuore del Carnevale Veronese, sede del Comitato Benefico del “Bacanal Del Gnoco” in pieno fermento perché, da oltre 500 anni, organizza il carnevale più antico d’Italia: sono ben 482 le edizioni storiche! A tal proposito, considerando la ricorrenza del Venerdì Gnocolar (festa della tradizione popolare veronese) il 17 febbraio, a tutti i runners è stata data la possibilità di correre in maschera, per dare ancora più colore all’evento. Storia, arte e cultura circondano questa magica competizione in cui migliaia di persone si gettano, puntando al risultato finale, con la determinazione di chi vive questo momento con attesa, preparazione e una mentalità sportiva vincente, sempre al di sopra di qualsiasi risultato. Alla griglia di partenza pronti anche i pacemakers che il Comitato organizzatore metterà a disposizione dei runners. Si tratta di atleti esperti che hanno il compito di percorrere i 21 chilometri del tracciato ad una velocità costante e sono in grado di raggiungere il traguardo in un tempo stabilito fin dalla partenza. Un modo davvero originale di arrivare all’ultimo chilometro, letteralmente spaccando il minuto. Anche i ragazzi sono coinvolti in questo importante avvenimento, fatto di numeri, classifiche, ma,

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Tanti. Appassionati. Sono gli atleti pronti a indossare le loro scarpe da running per correre la Giulietta&Romeo Half Marathon attesa per il 19 febbraio. Un appuntamento che registra numeri da record, sfiorando i 5.000 iscritti per una presenza visitatori stimata di quasi 10.000 persone

Playlist 3 CA N Z O N I D A aSCO LTA R E P R IM A D I METTER SI A C O R R ER E


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A PP UN TA M E N TI

Info U n evento nell’evento la Mezza Maratona d i V erona, c he , per l’ed izione 2 0 1 2 , c orre tutta sola, mentre la grande Maratona è stata progra mmata per il 7 ottob re , con arrivo trion fale in A rena. PIù I N F O R M A Z I O N I A L SI TO www.verona marat hon .it /

Parallelamente alla Mezza Maratona si correrà la AGSM Duo Half Marathon, staffetta in coppia non competitiva e cronometrata, cui possono iscriversi tutti, tesserati e non tesserati, lungo il medesimo percorso di gara dei top runners della Giulietta&Romeo. Al 14°km, al Palazzetto dello Sport, avverrà il passaggio di testimone con il secondo podista che percorrerà gli ultimi 7 km prima di arrivare in Bra. È un’occasione imperdibile per condividere l’emozione di una gara in compagnia di un amico o di un parente nel cuore di una delle più belle città del mondo, resa ancora più speciale dall’entusiasmo e dalla passione di chi corre non soltanto per vincere, ma per sfidare se stesso, per divertirsi e per scoprire di poter superare i propri limiti.

Verona va di corsa Superate le 2.000 iscrizioni nei primi giorni dell’anno, la Giulietta&Romeo Half Marathon ha visto omologarsi ufficialmente il percorso che attraverserà il cuore della città scaligera

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foto giulia filippi

soprattutto, di persone, grazie al progetto “School Run”, realizzato da VeronaMarathon Eventi in collaborazione con il Comune di Verona, Atletica Insieme e il M.I.U.R. U.S.R.V. (Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca/ Ufficio scolastico regionale per il Veneto/Ufficio XII-Ufficio Scolastico di Verona) in cui sono coinvolte le Scuole Secondarie di I grado della provincia di Verona. Questa importante iniziativa intende avvicinare gli alunni ad uno sport sano e pulito, coinvolgendoli in un evento partecipato da veri campioni, regalando loro l’emozione di esserci e di vivere l’entusiasmo di una gara, con impegno, determinazione e spirito di squadra. I ragazzi correranno sull’ultimo tracciato della Mezza Maratona, con passaggio anche per loro in Arena e arrivo in Piazza Bra.


Caseificio Menegazzi Via Corte Bernardi 12 37020 Erbezzo VR T / F +39 045.7075008 caseificiomenegazzi@c-point.it

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Realizzato con il contributo della Regione del Veneto

di Lavarini Giuseppe e Roberto e C.

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A PP UN TA M E N TI MTB

PEDALATE GENTE PEDALATE TESTO ENZO LONARDI

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A PP UN TA M E N TI MTB

LESSINIA TOUR Torna la leggendaria Lessinia Tour 2012 che l’anno passato ha raccolto 7mila partecipanti. Il cuore dei bikers scalpita per la partenza immininte. Schiere di centauri dalle ruote grasse e dalle divise multicolore, ciascuno con la sua storia, ciascuno con la sua passione. Questo è Lessinia Tour: uno degli appuntamenti più importanti del Nord Italia per quanto riguarda la mountain bike. Un viaggio attorno al massiccio roccioso delle Piccole Dolomiti, a cavallo tra Veneto e Trentino: il Lessinia Tour attraversa il Parco naturale della Lessinia, toccando alcune delle più belle perle naturalistiche e culturali del territorio. Una full immersion nella natura e nello sport. Chilometri di emozioni da vivere in sella alla propria mountain bike. I numeri del 2011 parlano di oltre 7mila bikers. Nel 2012 il Lessinia Tour, grazie a diverse novità, diventerà un vero e proprio circuito. Ma ciò che più conta è lo spirito di questa manifestazione: la spasmodica attesa che sfocia nel grande entusiasmo dei partecipanti, pronti a lanciarsi nella mischia, ognuno secondo al sua vocazione e preparazione. Manca poco più di un mese al primo grande appuntamento della stagione in programma il prossimo 25 marzo nella Val d’Illasi che nella scorsa edizione ha raccolto 2mila adesioni e si è guadagnato il titolo di secondo evento italiano per importanza. Cinque appuntamenti tra i più rappresentativi del Nord Italia. Cinque grandi manifestazioni nell’incontaminato comprensorio della Lessinia.

Le tappe in calendario Granfondo Tre Valli Trofeo Lex Italia 25 marzo 2012 - Tregnago (Vr) www.grandfondotrevalli.it Granfondo del Durello 29 aprile 2012 - San Giovanni Ilarione (Vr) (prova nazionale Fci) www.asbasalti.it Divinus Bike Clivus 20 maggio 2012 - Monteforte d’Alpone (Vr) www.hellasmonteforte.it/divunusbike 15a Lessinia Legend Lex Italia 27 maggio 2012 - Velo Veronese (Vr) www.lessinialegend.it Soave Bike 10 giugno 2012 – Soave (Vr) www.soavebike.it

XC VERONA Si ripete nel 2012 con l’intento di fornire ulteriore impulso alla disciplina del cross country sul territorio veronese con un programma di 7 gare. Alcune conferme, altre new entry, tutte le gare sono improntate nella disciplina olimpica del ciclismo fuoristrada con tracciati di buon profilo e contenuti tecnici. Maggiorni informazioni le potete trovare sul sito ufficiale www.xcverona.com Le tappe in calendario 1° Trofeo Città di Tregnago 4 Marzo 2012 – Tregnago 2° Trofeo Cerro Veronese 10 Giugno 2012 - Cerro Veronese Prova valida per l’assegnazione del titolo di Campione Regionale Veneto Nonsologarda night race 15 Giugno 2012 - Colà di Lazise 7° Trofeo S.Vincenzo 17 Giugno 2012 - S.Giorgio in Salici (VR) Paluani Cup – Trofeo Città di Verona 24 Giugno 2012 - Verona Cross Country Top class giovanile (esordienti e allievi + Giovanissimi G5 e G6) 2° Trofeo Città di Castelnuovo 16 Settembre 2012 - Castelnuovo d/G (VR) 5° Trofeo Castello di Montorio 30 Settembre 2012 - Montorio (VR)

IN EDI CO LA!

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PEDALA CON NOI DOVE NON AVRESTI MAI PENSATO ! MAURITIUS: 6 - 14 NOVEMBRE 2011 THAILANDIA/PHUKET: 22 NOVEMBRE - 6 DICEMBRE 2011 CUBA/TOUR DI CUBA: 28 GENNAIO - 12 FEBBRAIO 2012 EGITTO/SHARM: 18 - 25 MARZO 2012 SINAI: 25 MARZO - 1 APRILE 2012

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E XTRE M E

SUDORE E SABBIA TESTO Matteo Campa

FOTOGRAFA IL QR CODE A FIANCO PER VEDERE LA VIDEO GALLERY DELLA SAHARA MARATHON 2011

4 NOME NADIA COGNOME TOSI SPORT MARATONA CITTà RIMINI

2 chilometri e centonovantacinque metri, tutti corsi sotto il cocente sole dell’Hammada, il Giardino del Diavolo, la zona più arida del Sahara algerino. È la Sahara Marathon, giunta quest’anno alla sua dodicesima edizione. Una corsa massacrante, una maratona per veri superatleti che unisce, all’aspetto sportivo, un importante significato sociale: la Sahara Marathon è nata, infatti, come movimento sportivo di protesta contro l’occupazione illegale del Sahara Occidentale da parte dell’esercito marocchino. Ed, infatti, è proprio qui, in questo territorio arso dal sole, privo d’acqua e nel quale sopravvivono stentatamente solo sparute acacie che sono sorti, ormai trentasette anni fa, i Campi profughi saharawi, nei quali vivono circa centocinquantamila esiliati, scacciati dalla loro terra. Un’esperienza umana, quindi, la Sahara Marathon, ma anche sociale: “Il problema non è stata la distanza – spiega la ventinovenne ultramaratoneta riminese Nadia Tosi, che ha partecipato all’edizione del 2011 classificandosi come quarta assoluta e seconda di categoria tra le donne –, ma il caldo opprimente del Sahara, unito all’asperità del territorio, fatto di dune di sabbia, in cima alle quali l’orizzonte si apre per chilometri senza un confine visibile: sono riuscita a completare i poco più di quarantadue chilometri in quattro ore, venti minuti e trentuno secondi”. Esperienza non solo sportiva, si diceva: “Certo – prosegue Nadia –: per una settimana ho vissuto a stretto contatto

con i Saharawi che vivono qui, nei Campi profughi, dormendo nelle loro tende, mangiando il loro cibo, soprattutto carne di cammello, datteri ed arance, e partecipando alla cerimonia del tè. Sì – racconta con enfasi, divertita di fronte alle nostre espressioni interrogative –, i Saharawi considerano il tè alla stregua della nostra birra: lo servono caldo, dolce e ricoperto da un denso strato di schiuma, risultato della particolare mescita ‘a caduta’ e della resina di acacia. Rappresenta la convivialità, definisce il rapporto familiare, rimanda alle antiche tradizioni beduine. Vivere a stretto contatto con loro è stata un’esperienza umana incredibile: un’esperienza che fa riflettere e capire quali siano le cose realmente importanti della vita”. E per quanto riguarda la gara? “È stata una gara bellissima – esplode di slancio Nadia –, bella e durissima: una corsa contro me stessa, contro la fatica e contro il caldo: la prima cosa da fare era quella di cercare di sopravvivere. È stata dura – prosegue trasognata –, anche perché al trentesimo chilometro ho dovuto abbandonare la cintura con le borracce dell’acqua che stavano diventando troppo pesanti”.

Nata nel 2000 come evento sportivo e sociale, ora la Sahara Marathon ha raggiunto la sua dodicesima edizione: un percorso unico, in mezzo al deserto, una sfida contro se stessi, ma anche un invito a non dimenticare il dramma del popolo saharawi, che qui vive da 37 anni

“La pista – scriveva Alberto Moravia sulle pagine del Corriere della Sera – può essere ufficiale, nota e scontata, oppure inedita e nuova, può portare a luoghi previsti o al nulla, può perdersi nel deserto oppure no, viene scelta, intuita creata”… tratteggiando, di fatto, la metafora di questa corsa in mezzo al Sahara, ma anche della vita umana: l’allegoria di un popolo che, nonostante tutto, qui ha imparato a vivere.

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MA N G IO E R G O SONO

Ritmi circadiani l’orologio interNO che scandisce i tempi giusti Il corretto equilibrio dei ritmi circadiani è condizionato enormemente da quello che si mangia e dall’ora nella quale vengono ingeriti i cibi.

TESTO Marcello Vendramin*

Per una dieta corretta vanno rispettati i ritmi che ci impone il nostro organismo. La scelta degli alimenti dovrà quindi essere finalizzata alle reali necessità fisiologiche. Ecco una breve guida ai cibi da privilegiare in base all’orario 46

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l nostro organismo è regolato naturalmente nelle sue funzioni biologiche e metaboliche dal ritmo giorno-veglia/ notte-sonno, o ritmo circadiano. Con il ritmo circadiano, la cui periodicità è di 24 ore, si regolano molti fenomeni dell’organismo, come il ritmo cardiaco, le secrezioni ormonali, la pressione sanguigna o l’escrezione renale. L’alternarsi del giorno e della notte ha un effetto diretto sui ritmi circadiani, per cui al mattino si prova benessere e forza, la temperatura corporea aumenta e diminuisce quella delle estremità; alla sera aumenta la stanchezza e si abbassa la temperatura delle parti interne. Anche le funzioni dell’uomo hanno bisogno di questa ciclicità regolare: dormire e stare svegli, mangiare e digiunare, riposare e fare attività fisica, bere e sudare.

Distribuire i cibi nell’arco della giornata Il sistema digestivo è quindi programmato per ricevere e assimilare alcuni alimenti piuttosto che altri, in base all’orario di assunzione. Poco dopo il risveglio, il nostro organismo esegue un check-up del livello di zuccheri disponibili nel sangue, allo scopo di stabilire se c’è energia sufficiente per affrontare la giornata a pieno regime, oppure se è necessario ridurre i consumi al minimo e risparmiare energia. Dal punto di vista nutrizionale, il modo migliore di cominciare la giornata è quello di assumere a colazione carboidrati complessi e frutta, abbinati a una piccola quantità di proteine. Colazione cereali integrali o pane integrale a lievitazione naturale; frutta a scelta, cotta o cruda; latte scremato o yogurt magro o latte di soia. Assumendo una colazione del genere, il glucosio nel sangue si attesta a un livello più che sufficiente per far fronte nel migliore dei modi alla giornata che ci attende. Durante la mattinata è buona cosa assumere uno spuntino a base di frutta o barrette di cereali e frutta o cracker senza grassi, possibilmente a basso contenuto di sale. Il pranzo è il pasto in cui i carboidrati devono avere un ruolo preponderante, abbinati a una modesta quantità di proteine e verdure. Il pranzo così impostato consente di dare al corpo una buona dose di energia sino al pomeriggio inoltrato, momento in cui è nuovamente consigliabile assumere uno spuntino come quello indicato per la mezza mattina, allo scopo di non costringere mai l’organismo ad attingere dalle proprie riserve. Pranzo pasta o riso o farro o patate o


legumi; uovo o prosciutto crudo o formaggio magro o tofu; verdure a scelta La cena sarà invece costituita prevalentemente da proteine di prima qualità, verdure e una moderata quantità di carboidrati. Cena pollame o bovino o equino od ovino o pesce o tofu; verdure a scelta; mezzo panino integrale

indicazioni per la distribuzione oraria e la composizione dei pasti, per esempio in casi di turni lavorativi notturni, onde garantire a ognuno un’alimentazione completa ed equilibrata.

Come prepararsi al sonno L’organismo, durante le prime ore di sonno notturno, promuove la rigenerazione dei tessuti, tra cui quelli muscolari; per questo motivo ha un bisogno maggiore di proteine. Il nostro corpo è quindi predisposto a digerire e assimilare con più facilità gli alimenti di cui ha necessità in quel preciso momento. Infatti risulterebbe sconveniente assumere un pasto prevalentemente proteico a pranzo, obbligando l’organismo a degradare le proteine per ottenere il glucosio di cui ha bisogno. Al contrario, un pasto ricco di carboidrati a cena interferirebbe con le normali funzioni fisiologiche, riducendo il recupero muscolare e disturbando il riposo notturno. In relazione allo stile di vita del soggetto preso in esame, può diventare necessario modificare le

“Il sistema digestivo è quindi programmato per ricevere e assimilare alcuni alimenti piuttosto che altri, in base all’orario di assunzione”

* ARTICOLO gentilmente concesso DA L’Altra medicina magazine, n. 3/2011

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VERSUS ATLETI CONTRO

Chilometri di vita essere membri attivi ed esempio per la comunità.

Pierpaolo, Alessandro, Margherita, Edoardo, Matilde e Michele: ragazzi “speciali”, aiutati da persone “speciali”, gli ultramaratoneti dell’Associazione dilettantistica sportiva di Prato, i Maratonabili, impegnati ad accompagnare i diversamente abili alle Maratone d’Italia, spingendoli sulle loro ‘speciali’ carrozzine. Ancora vivo il ricordo della prima grande loro sfida alla Maratona di Firenze nel 2009, che registrò un successo strepitoso e la gioia dei ragazzi e delle loro famiglie ancora scolpita nei sorrisi di questi giovani coinvolti in un’avventura che si ripete di anno in anno, di città in città. Saranno dei nostri alla Giulietta&Romeo Half Marathon con 20 spingitori e tanta voglia di correre e vivere il loro momento in compagnia dello sport che più amano. “Una gara è sempre una battaglia; chi corre con noi, chi spinge, chi viene spinto, combatte con il cuore per dare sempre il massimo, non per una medaglia o per vantarsi di un bel risultato, ma per una causa più grande: dimostrare a tutti che anche le persone con disabilità, fisica cognitiva, possono

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Essere differenti è normale, anche nello sport”, questo è quanto sostengono gli ultramaratonabili impegnati a regalare esperienze di vita e di splendida normalità a questi ragazzi. A ribadire il concetto di quanto sia bello e importante fare sport ci pensa Franco Zomer, osteopata e presidente dell’Associazione dilettantistica sportiva di Prato che spiega, nonché spingitore di lungo corso: “Noi vogliamo

Ciò che vogliamo è contagiare ed abbattere i muri, far sì che più nessuno nasconda questi ragazzi alla vita, che neghi loro la possibilità di vivere e gioire. essere visti, volgiamo farci notare, facciamo un gran casino perché tutti devono conoscere le problematiche di questi ragazzi che sono normali, in quanto parte della vita, tutti quelli che ne hanno la possibilità devono dedicare un chilometro della loro strada/vita a chi ha bisogno”. Sarà per l’accento toscano, benché trentino di nascita, sarà per l’entusiasmo che Franco emana che ci si sente contagiati:- “È proprio ciò che vogliamo: contagiare ed abbattere i muri, far sì che più nessuno nasconda questi ragazzi alla vita, che neghi loro la possibilità

di vivere e gioire. A partire dalle famiglie e per arrivare alla società intera”. Sport nel senso più puro. Divertimento, stare insieme, sorridere e gioire. “A questo proposito – riattacca Franco – voglio ricordare che a Verona ribadiremo il gemellaggio già sancito a Firenze nel 2009 con l’Associazione di Diego di Treviso che opera con i nostri stessi intenti, più siamo meglio è”. L’ultimo pensiero Franco Zomer, lo rivolge ai ‘suoi’ ragazzi:-“Sia a quelli che spingono che a quelli che stanno sulla carrozzina, sono straordinari, perché al di là delle capacità,o dalle possibilità, danno sempre tutti il massimo, facendo così tutti, cambierebbero tante cose”. TESTO Maria Cristina Caccia FOTO GIULIA FILIPPI


In questo numero parliamo di: Il tuo bambino non sta mai fermo? L’omeopatia ti può dare una mano! Natrum sulphuricum: un rimedio che va ben oltre le aspettative… Displasia dell’anca nel cane: l’omeopatia è la scelta vincente Il tuo omeotipo. Scopriamo il rimedio Calcarea carbonica Facciamo il punto sull’uso delle erbe contro i tumori Ci salverà un fiore. Usciamo dalla spirale dell’invidia con l’aiuto dei fiori di Bach Impariamo il rilassamento fai da te Dai spazio al potere della musica. Cuore e cervello ti ringrazieranno Lo zucchero che fa bene lo trovi solo nei cibi vegetali naturali Il cucchiaino d’argento. Come rendere piacevole e costruttivo il momento del pasto Scoperte in soffitta. La storia dell’acqua tonica Sulle ali di Psiche. Bambini prodigio? Meglio di no Il giramondo. Un giretto nel giardino di casa Bach

E poi, il Dossier: Mal di schiena: prevenzione e cura senza farmaci Scopri come affrontare uno dei disturbi più diffusi del nostro tempo in modo naturale. I consigli dell’omeopata, dell’agopuntore, del fitoterapeuta e dell’esperta in posturologia

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ULTIMO METRO

il numeri del pianeta golf

Il golf è sempre più considerato parte integrante dell’offerta turistica italiana. Secondo i dati diffusi dal Ministero del Turismo (aprile 2010), il giro d’affari legato al golf sarebbe, per il nostro Paese, intorno ai 350 milioni di euro di introito diretto, prodotto cioè dalle attività dei circoli, che raggiunge i 50 miliardi in Europa con stime di crescita del 10% annuo su scala mondiale e del 5% su quella nazionale.

golf club lungo lo stivale 378

Numero buche ideale 18

Durata media partita 4/5 ore

Superficie 15 km quadrati Consumo medio per 4/5 ore di gioco 1200 calorie

iscritti alla FIG 100 mila (erano 13.000 nel 1980 e 52.000 solo otto anni fa) uomini 71 mila donne 29 mila

L’Italia attualmente occupa la quarta posizione nella classifica delle principali destinazioni internazionali dopo Francia, USA e Spagna. Secondo l’Enit, i golfisti in vacanza possono spendere il 70% in più rispetto ad un turista ordinario

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