La via speciale pasqua 2015

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LA VIA

s p e c i a l e Pa s q u a 2 0 1 5

IL MIRACOLO DEL PERDONO



LA VENDETTA DISARMATA DAL PERDONO Don Umberto Non è stato semplice scegliere il tema Anche ESSERE PERDONATI non è unificante di questo numero speciale de così facile e immediato. Richiede auten“La Via” di Pasqua. tica umiltà ricevere il perdono, ancor E non è facile neppure parlarne o scri- più chiedere perdono. verne senza rischio di retorica. A volte permane l’ambiguità che quel Perdonare è un gesto difficile, ma auten- perdono che ci viene dato sia un modo ticamente cristiano. elegante per disfarsi di noi, per allontaPerdonare è un atto straordinario ma simile ad un uomo che cammina sul crinale di una montagna: il rischio di scivolare è alto, altissimo. Il perdono ha bisogno di una sua purezza, di una sua limpidezza che consenta di viverlo senza ambiguità e che permetta di declinarlo almeno in tre forme: perdonare, essere perdonati, perdonarsi. Per PERDONARE occorre una forza interiore, una fiducia in Dio e nella vita che controbilanci il rancore e il desiderio di vendetta che senIl ritorno del figliol prodigo. Rembrandt, tiamo sorgere in noi dopo una offesa narci, per mettere una pietra sopra ad Il perdono sgorga come esito da questa un brutto episodio, piuttosto che il tenlotta e tanto più è autentico quanto più tativo vero di ricostruire una relazione. la lotta dentro di noi è stata reale. E poi c’è il tema del PERDONARSI. Per scivolare dal crinale basta poco: un Chiunque ha un minimo di sensibilità perdono formale, dato a cuor leggero, di cuore prima o poi sente sorgere anche un perdono senza i suoi presupposti di una voce che lo accusa di sbagli, errori, giustizia e di verità sarebbe ben poca peccati. cosa. E quando si è incapaci di perdonare se

stessi ci si condanna ad una esistenza infelice, a tratti tormentata, certamente nevrotica. Si può far finta di non ascoltare questa voce, ma è una rimozione che non porta alcun frutto. Arrivare a perdonare se stessi è una grazia. Ma evidentemente anche un rischio. Qui il crinale della montagna è molto scosceso: comporta una caduta ingannevole nella auto-assoluzione, nel giustificarsi sempre, nel non sentirsi mai in colpa. C’è un egoismo narcisistico in agguato, sia in chi non si perdona mai, sia in chi , con troppa facilità, è indulgente con se stesso. Per chi crede, solo Dio è la sorgente del vero perdono; solo la relazione con Lui ci fa sentire perdonati e capaci di perdonare. La resurrezione di Gesù che olio su tela. a Pasqua celebriamo ci conferma in tutto questo: Dio Padre, perdona l’umanità e le restituisce il figlio crocifisso, nella potenza del suo amore. Davvero una bella prospettiva con cui vivere questa festa. Buona Pasqua a tutti.


ESSERE TESTIMONI DI UMANITA’ E SANTITA’ Il volto del perdono incontrato in chi è riuscito a donarlo. Perdonare. La grammatica italiana ci insegna essere un verbo transitivo che indica cioè un’azione che passa direttamente da chi la compie a chi la riceve. L’etimologia della parola ci suggerisce che significa “concedere un dono”. La derivazione greca della parole “perdono” si traduce invece con “liberare, lasciar libero”. Ora, non voglio assolutamente fare alcuna lezione di lingua italiana, dato che non ne ho le competenze, ma credo sia importante concentrarsi su ciò che ogni parola porta con sé. E’ solo riconoscendo il valore delle parole che comunemente utilizziamo nei nostri dialoghi che riusciremo a trasmettere messaggi appropriati affinché chi ci ascolta o legge possa comprendere al meglio. Non è facile compiere l’azione del perdonare, figuriamoci riuscire a scriverne. Proveremo a farlo però assieme a due figure, molto note entrambe, che hanno sperimentato e vissuto il profondo significato del termine. Proponiamo dunque un’intervista doppia al “nostro” Marco Vallisa – e mi permetto di usare l’aggettivo possessivo “nostro” perché è diventato una parte di ciascuno di noi – e a Monsignor Joannes Zakaria, vescovo di Copti Cattolici di Luxor (Egitto) che annualmente torna a visitare la nostra Parrocchia. Il primo è stato vittima di un lungo sequestro in Libia, costretto ad una prigionia disumana. Il secondo è alla guida di una diocesi di cristiani vittime di continue persecuzioni.

Come si può credere nella pace e nella riconciliazione quando ci si trova di fronte ad integralisti fanatici che continuano a perseguitare, sequestrare e uccidere innocenti? Mons.Zakaria: «Proprio di fronte al terrorismo e alla persecuzione, come cristiani abbiamo bisogno di aprire i nostri cuori al dialogo e alla riconciliazione. Dobbiamo infatti ricordare che questi nostri fratelli integralisti sono vittime di una falsa formazione religiosa, di un lavaggio del cervello e di un inganno politico costruito per servire l’agenda di alcuni servizi segreti e gli interessi di pochi individui. Questo spiega il perché della loro alta organizzazione e della loro moderna e ricca dotazione di armi. Di fronte a tale situazione, noi cristiani dobbiamo cercare di camminare nella via della pace, attraverso il dialogo e riconciliazione. Non è bene combattere il male con il male, proprio come ci insegna San Paolo dicendo: "Non lasciarti vincere dal male, ma vinci con il bene il male" (Romani 12:21)».

Valentina Paderni

Marco: «In queste attuali condizioni sembra quelli che ho conosciuto io, con l’idea che tutessere impossibile. La nostra civiltà stride ti coloro che si trovano al di fuori di questa completamente con gli integralisti, con cui “gabbia” siano nemici da eliminare. Sono tonon c’è possibilità di dialogo. Ci troviamo a talmente strumentalizzati e condizionati. Per che fare con persone allevate come anima- questo non si possono odiare, non posso averli in gabbia, all’interno di pseudo caserme cela con loro che sono le vere vittime di un militari che in realtà sono scuole coraniche, meccanismo malsano. Se tu ti salvi dalla loro secondo cui la morte è la miglior soluzione crudeltà, riesci a riprendere la tua vita. Loro per raggiungere la parte più importante del- invece sono rovinati per sempre: non saranla vita, quella nell’aldilà. Non c’è possibilità di no mai liberi, non potranno mai usare la loro confronto con chi è fortemente radicato nel testa, non costruiranno mai una propria vita. proprio pensiero. Possiamo credere in una ri- Sono schiavi di un modo di pensare, di un’iconciliazione solo se si sceglie di lavorare sulle deologia a cui vengono inculcati fin da picnuove generazioni che coli. Chi li strumentavivono in Medio Orienlizza, invece, lo fa solo te. Ciò significa chiudeper fini economici. Il re le caserme-scuole loro agire è intenzionacoraniche e bombardale, è una scelta, hanno re d’istruzione e cultucome proposito quello ra. Un’azione che deve di creare morte e diessere svolta dalla postruzione. E solo perpolazione locale a cui ché sono figli del dio noi dobbiamo insegnadenaro e del dio potere a farlo. E’ un progetre. Chi manovra queto a lungo termine, ma sti ragazzi, poi uomini Marco Vallisa l’unica via d’uscita perche diventano carneficorribile. Dobbiamo far capire loro, e ci, sono coloro che guadagnano con in questo i mass media non aiutano, che noi il commercio di armi, droga, schiavi, gli stesoccidentali non siamo i “cattivi”, anzi, siamo si che investono nelle borse occidentali. Con quelli che usiamo sì gas e petrolio del territo- questi “pochi” è difficile parlare di perdono. rio ma perché siamo in grado di trasformar- Loro passano sopra tutto e tutti, non hanno lo in tecnologia e benessere. Senza il nostro scrupoli. Sono da fermare, non da perdonalavoro, le nostre capacità, in quei luoghi non re. Quando il faro che guida la “manovalanza” ci sarebbero impianti di depurazione, non ci sparirà, questi saranno persi, non sapranno sarebbero ospedali, insomma avrebbero solo più cosa fare». sabbia e risorse energetiche che non sapreb- Mons.Zakaria: «La fede cristiana si distingue bero come utilizzare. Fatta questa “inversione dalle altre fedi con il vero senso del perdono. culturale” per cui noi siamo i “buoni” e non Infatti nei libri del Vecchio Testamento e nel i “cattivi invasori”, dobbiamo restituire a que- Corano dei musulmani troviamo spesso i versti popoli istruzione, solo così ci potrà essere bi “ricordare e vendicare” mentre rarissimo è dialogo». il verbo “perdonare” o l'invito ai fedeli di perdonare gli altri. Invece nelle pagine dei libri Perché perdonare chi commette tali atroci del Nuovo Testamento troviamo soprattutto il crimini, dimostrando di non aver alcuna verbo “perdonare” e il costante invito a perdoumanità e nessuna volontà di pentirsene? nare gli altri. Noi crediamo che Dio è amore, per questo lo invochiamo pregando: “Rimetti a noi i nostri debiti come noi li rimettiamo ai Marco: «E’ importante fare una distinzione nostri debitori”. Imitando l'esempio di Gesù tra “la manovalanza”, ossia chi esegue i crimiche prima della sua morte prega il suo Padre ni e le “teste di guida”, ossia i mandatari. Ecco per perdonare i suoi carnefici: “Padre, perquindi che non puoi provare odio o rancore donali, perché non sanno quello che fanno”, verso quei ragazzi, presi da piccoli, inseriti in e imitando anche l'esempio di Santo Stefano scuole coraniche dove tutto ciò che possono che chiede il perdono dei suoi lapidatori: “Sileggere è il Corano e dove vengono catechizzagnore, non imputar loro questo peccato”, noi ti in un certo modo. Sono praticamente tenuti per vivere veramente le parole del Vangelo in gabbia e non possono ribellarsi altrimensiamo invitati a perdonare gli altri senza nesti verrebbero puniti. Crescono così: lontano suna condizione. Con questo nostro perdono dalle donne per cui non conoscono l’altra la grazia di Dio potrà entrare nei cuori di quemetà dell’essere umano, tutti scapoli, come


vece analizzare a valutare le cose come sono. Quando i miei sequestratori ragionavano tra di loro, e discutevano di uccidere anche quei musulmani che non erano integralisti, ossia coloro che avevano abbandonato la “stretta Cosa vuol dire perdonare? Dimenticare il via” suggerita dall’insegnamento coranico, mi ero permesso di far notare loro che si stavano male subito? sostituendo a Dio nel giudicare. Avevo insinuato loro un dubbio a cui non sapevano dare Mons.Zakaria: «Perdonare significa vivere risposta. “Tu che uccidi – avevo detto loro – secondo l’esempio di Gesù che ha perdonasei sicuro di raggiungere il Paradiso?». Tutto to tutti gli uomini. Perdonare significa cociò che erano capaci di ripetere era: “InshAlnoscere ed accettare la nostra debolezza e la lah” (tradotta: se il Dio lo vorrà). Poi dovevo debolezza degli altri essere umani. Perdonare tornare nel silenzio perché sarebbe stato perisignifica vivere il senso vero della preghiera, coloso continuare. Ho però capito che basta e in modo particolare la porgli poche domanpreghiera del Padre Node per mandarli in stro, quando preghiamo confusione. Non sono dicendo: “Rimetti a noi capaci di pensare con i nostri debiti, come noi la propria testa. Quinli rimettiamo ai nostri di capire e analizzare debitori”. Perdonare non la situazione, ti persi limita solo al gesto del mette di abbandonare perdono ma richiede un ogni possibile sentiprofondo amore e una mento negativo e di sincera preghiera verso i perdonare». nostri fratelli, come ci inMons. Zakaria Mons.Zakaria: «E' segna Gesù: “Ma io vi dico: amate i vovero che non tutti possono perdostri nemici e pregate per i vostri persenare, prima bisogna chiedere questa grazia al cutori”. Solo attraverso l'amore e la preghiera Signore per rafforzare la voglia del perdono possiamo dimenticare il male e guardare con dentro di noi. Io come cristiano cerco semfiducia ai nostri fratelli». pre di ricordare con immensa gratitudine e Marco: «Ho perdonato i miei sequestratoriconoscenza che il mio Signore mi ha perdori ma non dimentico. Quanto mi è accaduto nato, per primo, le mie tantissime colpe e gli mi rimarrà sempre dentro. Ma non mi lascio chiedo di perdonarmi ogni volta, attraverso il condizionare negativamente. Non provo odio sacramento della Confessione. Ma per vivere o rancore. Vado a letto tranquillo, mentre se bene questo perdono divino, il mio Signore qualcuno di questi ragazzi, che torturano e chiede a me peccatore di perdonare i miei uccidono, dovesse avere un contatto con la fratelli. Gesù dice: “Se voi infatti perdonereciviltà e si rendesse così conto di ciò che ha te agli uomini le loro colpe, il Padre vostro fatto, ecco sì loro avrebbero grosse difficoltà celeste perdonerà anche a voi; ma se voi non ad addormentarsi la sera. Io invece la rabbia perdonerete agli uomini, neppure il Padre vol’ho smaltita convivendo con queste persone stro perdonerà le vostre colpe”. I sentimenti di quattro mesi e mezzo. Loro hanno una visiorancore e di rabbia non danno nessuna pace ne del mondo distorta e limitata: sempre naall’uomo, anzi moltiplicano il malessere e la scosti, segregati, senza donne, senza famiglia, tristezza, solo quando l’uomo perdona sentirà senza avere legami, correndo il rischio di mola vera pace e la vera felicità. Nell’agosto 2013, rire perché alla ricerca della morte. Non conogli estremisti islamici hanno bruciato più di scono sport, arte, cultura, politica, esiste solo cento chiese egiziane, molte case e negozi che il Corano, ma non possono andare in moappartengono ai copti, e hanno ucciso molti schea perché non devono essere identificati e persone cristiane. Nonostante questi disastri, quindi, anche le preghiere, si vivono via internon è stato registrato nessun atto d’odio o di net, attraverso gli smartphones. Loro sono e vendetta da parte dei cristiani copti contro i saranno vittime per tutta la vita. Non posso fondamentalisti. Quando sono andato in viavercela con loro, per questo li ho perdonati sita alle rovine delle chiese bruciate ho notaancor prima che mi liberassero». to la presenza di alcuni cartelli, installati dai cristiani che dicevano: “Noi perdoniamo e preghiamo”, “Amate i vostri nemici e pregate Non tutti sono capaci di donare perdono. per i vostri persecutori”, “Rimetti a noi i nostri Come si può insegnare a farlo? debiti come noi li rimettiamo ai nostri debitori”, “Non cadete nell’ira, perché l’ira tiene in Marco: «Per perdonare bisogna essere realisti pugno gli ignoranti”. In un’intervista trasmese pragmatici. Non bisogna farsi sopraffare da sa sul primo canale della televisione egiziana, sentimenti di vendetta e rabbia. Bisogna in- una donna di 60 anni, semi analfabeta, madre sti nostri fratelli estremisti, com’è entrata nel cuore di Saulo, il grande San Paolo, che era fra coloro che approvarono l’uccisione di Santo Stefano».

di due martiri dei 21 decapitati recentemente in Libia, a cui è stato chiesto cosa avrebbe fatto se avesse incontrato il carnefice dei suoi figli, ha risposto, con le lacrime agli occhi: “Non resisterò dal prenderlo fra le mie barcacce e ringraziarlo per essere stato il motivo che ha condotto i suoi due figli al Paradiso Celeste”. E ha aggiunto: “Figliolo ti perdono e per favore non commettere questo errore un’altra volta”».

Marco, sei riuscito a perdonare chi ti ha fatto del male lasciandoti segni indelebili sul corpo e nell’anima. Se qualcuno dovesse fare del male alla tua famiglia, saresti capace dello stesso perdono? «Sai che il fuoco brucia solo quando lo hai toccato. Quindi, non ti so rispondere a questa domanda. Posso però capire che per chi non ha vissuto la mia esperienza, e quindi non ha gli elementi che ho io per conoscere a fondo le dinamiche su cui si basa un gruppo non di uomini ma di macchine create in laboratorio e controllate anche a distanza da pochi, possa essere più complicato perdonare. Questo per dire che il perdono, secondo me, nasce da una consapevolezza interiore che ti permette, una volta analizzato quanto ti è successo, di liberarti dal risentimento. Non a caso oggi posso dire che dalla prigionia ho ricevuto un insegnamento. Cosa posso farmene della rabbia? Nulla. Ho invece sperimentato che quello che pensavo fosse il mio limite, in realtà non lo era, e oggi vedo le cose secondo un’altra prospettiva. Quando scendi all’inferno, e riesci a tornare vivo dall’inferno, i parametri con cui valuti la tua esistenza cambiano nettamente. Ciò che prima era un problema ora lo guardi con distacco, lo rendi razionale e lo affronti con lucidità». Monsignore, «Dio perdona tutto» – è un in-

segnamento della Chiesa. Come dobbiamo interpretarlo? Il Dio dei cristiani è un buonista e ammette che tutto possa accadere, anche il male, dato che poi è comunque capace di perdonare ugualmente?

«Prima bisogna capire il perché Dio perdona tutto e a tutti. Il motivo è uno solo: Dio è Amore. L’amore di Dio, verso l’intera umanità, è così profondo e così alto che supera il nostro pensiero. L’amore e il perdono di Dio sono la risposta alla nostra fragilità, alla nostra debolezza e i nostri peccati. Dio non vuole che noi commettiamo dei peccati così che Lui dopo li perdoni. Ci invita piuttosto alla santità e alla perfezione, e nel cammino verso la perfezione se noi cadiamo nella tentazione, Lui ci aiuta, con il suo amore e il suo perdono, a rialzarci, proprio come ogni mamma è sempre pronta ad intervenire per aiutare i suoi figli».


L’ISLAM

Dialogo, fondamentalismi e perdono.

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rito critico, evitando quell'approccio accomodante “che dice si a tutto per evitare problemi”. Infatti troppe volte mi è capitato di sentir parlare di “dialogo interreligioso” solamente perché sono parole che vanno di moda, in realtà la mia generazione (giovani nati fra gli anni 80 e i primi anni 90) è cresciuta nella diffidenza, nella paura e talvolta nell'odio verso tutto ciò che è diverso. La nostra religione non è uguale all'Islam. Ci sono moltissimi punti di scontro, è inutile negarlo, ma proprio per Per quanto mi riguarda, l'unica risposta questo motivo conoscerci reciprocache mi sento di dare a queste domande mente può aiutare a smussare ognuno le è composta da una sola parola: ascolto. proprie ottusità e chiusure mentali. Può sembrare banale ma in realtà è una delle azioni più difficili che un credente Nel dialogo con le altre religioni è quinpossa compiere nei confronti di chi pro- di necessario ripartire da noi stessi, dai fessa una religione diversa dalla propria. fondamenti della nostra fede. Solamente “Ascoltare” presuppone l'essere attivi, in questo modo, saldi ognuno nella provuol dire capire veramente ciò che ci pria identità, si potrà crescere insieme. viene detto analizzandolo con uno spi- Inoltre potremo realmente praticare la ’Islam e il suo rapporto con le altre religioni sta purtroppo ritornando un tema di scottante attualità a causa dell’ascesa del fondamentalismo religioso in varie parti del mondo. Noi, come giovani cristiani, come dovremmo comportarci rispetto a quanto sta succedendo? Com’è possibile che nella comunità musulmana possano convivere moderati e fondamentalisti guidati dalla stessa Parola e uniti sotto lo stesso Dio? Come si può perdonare di fronte a tali atrocità?

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uest’anno la sesta edizione della Settimana di Mondialità, si svolgerà a Ibilin, in alta Galilea, dal 26 luglio al 2 agosto, presso il Meei, Mar Elias Educational Istitutiones, gestito dal nostro ormai amico vescovo Chacour. Il tema conduttore che animerà l’esperienza educativa sarà il perdono: ma cosa significa perdonare? E ancora siamo capaci di perdonare? Ritengo prima di tutto che perdonare sia un gesto d’amore; un atto d’affetto profondo capace di coinvolgere nella totalità la persona che ha subito uno sgarbo, un torto, un’offesa. Chi perdona infatti diventa protagonista di una nuova relazione le cui fondamenta sono la ferita, in procinto di essere rimarginata, e una percentuale d’investimento relazionale per ripristinare un dialogo, una vicinanza che senza ombra

Pietro Saccarini

misericordia e il perdono perché saremo in grado di compatire, nel senso più profondo del termine cioè “soffrire insieme”, i nostri fratelli musulmani. In conclusione, il modo migliore per combattere gli estremismi è con le armi che la nostra fede cristiana ci mette a disposizione: l'ascolto, il dialogo quello vero e da ultimo proprio il perdono, che come Gesù stesso ci insegna, deve essere donato “non fino a sette, ma fino a settanta volte sette”. Tutto ciò distrugge la propaganda che questi esseri spregevoli ogni giorno cercano di inculcare nelle menti di tanti giovani musulmani e non, perdonare anche quando sembra impossibile ci distingue da loro e ci fa capire che se il loro è un Dio che vuole la guerra e la morte, allora non è lo stesso che guida noi cristiani, che ama ed è misericordioso.

MONDIALITA’ 2015

Paola Gemmi

di dubbio avrà tratti completamente differenti da quella procedente. Può sembrare un percorso un pò complesso che rischia di ridursi al solo riconoscimento della vittima e del danno. In realtà perdonare è ben altro: un entusiasmante percorso di libertà. Questo perché io perdono o decido di perdonare solo nella misura in cui io riconosco, dò un nome, legittimo, l’esperienza che ho vissuto e la rileggo alla luce della vita di tutti i giorni, individuandone in profondità i tratti per cui vale la pena rimettersi in gioco. Perdonare è un percorso di libertà che però non tutti decidono di intraprendere. Può sembrare contraddittorio ma se la libertà suscita gioia, felicità dall’altro essere liberi è una condizione umana che richiede molto impegno, serietà e molta responsabilità.

Perdonare è un andare oltre, facendo memoria di quanto ci è accaduto, rileggendo il presente per tracciare i passi di un futuro. Tutto questo non è un’operazione impossibile o qualcosa di riservato solo agli addetti ai lavori! Può succedere anche a noi come è successo a Hudo Sürer, che il prossimo 11 aprile avremo l’enorme piacere di avere tra noi. Non un semplice incontro ma una preziosa testimonianza, all’interno del percorso di formazione che il gruppo dei giovani e degli educatori stanno svolgendo in preparazione della settimana di mondialità. Avvocato bavarese, di origini tedesche, Hudo ha scoperto in Toscana l’amara verità su suo padre, sottufficiale nazista responsabile degli eccidi più orribili


perpetrati dalle SS in Lunigiana. Di fronte alla profonda incredulità dei fatti, dopo aver indagato a fondo sul passato di suo padre e dopo aver avuto conferma dei crudeli gesti compiuti, Hudo ha intrapreso un vero e proprio percorso di perdono e di riconciliazione nei confronti dei parenti delle vittime e della comunità di Fivizzano nella

Lunigiana. In un articolo pubblicato di recente Sürer rilascia al giornalista: “E’ stato terribile, ma anche una catarsi. Io non avevo e non ho colpe, certamente. ... Però sentivo e sento ancora oggi su di me la responsabilità di ciò che è accaduto e dunque ho deciso di fare qualcosa”. E’ di questa responsabilità e di questa volontà a “fare qualcosa” che ci parlerà

Hudo. L’invito è quindi quello di partecipare sabato 11 aprile alle ore 20,45 presso il Centro Parrocchiale di Roveleto di Cadeo. Il mio augurio è che la luce di questa nuova Pasqua possa riconsegnare ad ognuno di noi il Suo gesto d’amore e di incondizionata misericordia.

CONVERSAZIONI Gabriele Ziliani

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' attore Pietro Sarubbi, al termine del monologo teatrale-conversazione "Seguimi", che lo ha visto protagonista il 15 marzo sul palco del teatro del centro parrocchiale di Roveleto, si è rivolto così ai numerosi presenti -"Se voi pensate che questo incontro sia stato bello, la prossima volta che vi propongono un incontro così, se avete un amico o un'amica che ha il cuore un pò sottosopra, ditegli: vieni con me, fidati, vieni con me, o se preferite ditegli: seguimi!".

biente accogliente ha fatto sì che i protagonisti abbiano sempre condiviso con generosità le loro esperienze e che spesso si sia creato un clima di empatia veramente intensa. Non di rado si sono stabiliti contatti e rapporti personali e con la nostra parrocchia che continuano nel tempo. È inutile ora ricordare i nomi degli ospiti. Senza spostarci da Roveleto, abbiamo potuto ascoltare idee e confrontarci sui temi più vari, dalla spiritualità alla musica, dallo sport alla cuPenso non ci potescina, dalla cronaca se essere invito più all’ arte, dalla danza semplice ma sentito alla disabilità. a partecipare e a E, tema trasversale, far conoscere i tanin tutti gli interventi ti appuntamenti di c'è stata l' attenzione "Conversazioni", il all'uomo e alla sua ciclo di incontri con dignità in tutti gli autori e protagonisti ambiti: nel lavoro, della vita sociale ornell' economia, ganizzato dalla nonel gioco, nelle stra parrocchia con difficoltà, il patrocinio del Comune di Cadeo pres- nel dolore. so il nostro centro parrocchiale. Si Abbiamo cercato insieme a questi ormai tratta di incontri accuratamente selezio- nuovi amici famosi di interrogarci sul nati con personaggi di rilievo e dall' senso e sulla bellezza della vita. elevato spessore spirituale e culturale. Gli ultimi due appuntamenti sono stati Il pensiero non può non andare, come quelli di questa Quaresima 2015. in una carrellata di voci e di volti, ai Mentre "La Via speciale Pasqua" era già tanti ospiti che in questi anni ( la rasse- in stampa, don Claudio Burgio ha gna si svolge dal 2012) ci hanno presentato lo spettacolo teatrale "Non arricchito con la loro presenza. L' am- esistono ragazzi cattivi", messo in

scena dalla compagnia composta da giovani della comunità Kayròs: le loro drammatiche storie vissute al carcere minorile Beccaria di Milano, ma anche la forza di vivere, la fierezza e la speranza e il coraggio di una grande avventura educativa. Qualche settimana prima si è esibito il già citato Pietro Sarubbi. L' attore, che vanta importanti trascorsi cinematografici e televisivi, ci ha raccontato con sincerità la sua vita in costante e disordinata ricerca e la sua conversione, avvenuta anche grazie alla sua partecipazione, dieci anni fa, al film "La Passione di Cristo" di Mel Gibson, nel ruolo di Barabba. Sarubbi, nella conversazione e nel monologo "Seguimi", in cui sul palco è Pietro che rievoca la sua vita con Gesù, ci ha fatto un grande regalo: ci ha ricordato la sovrabbondanza dell' amore di Gesù. Sovrabbondanza di amore per Pietro il pescatore, per Pietro l' attore convertito e per te e per me. La sproporzione dell' amore di Gesù rispetto alla fragilità del nostro amore per Lui, ci pone di fronte alle nostre mancanze e tradimenti, ma ci apre alla speranza del Suo perdono e della gioia certa in Lui. Per non perdere i prossimi appuntamenti del ciclo Conversazioni consulta il foglio parrocchiale settimanale La Via o vai sul sito della parrocchia :

www.upcadeo.altervista.com.

Sul sito potrai trovare anche tutte le registrazioni e i video degli incontri già avvenuti.


"Nel disegno della provvidenza ogni cosa ha un suo posto, come le nostre pietre sul grande mosaico". A tu per tu con Maria Stella Secchiaroli, membro del Centro Aletti di Roma.

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ui si vede come il vivere insieme, il conoscersi, l’affrontare approfondimenti comuni, sia una via regale nella ricerca di una più profonda comunione fra le Chiese", sono le parole di San Giovanni Paolo II che il 12 dicembre 1993 lo inaugurò. E' il Centro Aletti, il centro di studi e ricerche che si affianca alla missione che la Compagnia di Gesù svolge al Pontificio Istituto Orientale, uno spazio primariamente rivolto a studiosi e artisti di ispirazione cristiana del centro ed est Europa, dove si vive quotidianamente l'incontro tra artisti "di Oriente e di Occidente", un luogo dove si coltiva la convivenza di ortodossi, cattolici di rito orientale e latino, nell’ottica della crescita di ciascuno nella propria Chiesa, nella carità dell’unico Cristo. Qui opera l'equipe del Centro: gesuiti e religiose, specializzati in teologia orientale e in altri studi, utili a promuovere e svolgere l’attività e la riflessione teologico-culturale del Centro. Undici i membri che affiancano Padre Marko Rupnik, tra questi vi è Maria Stella Secchiaroli, che in un'intervista rilasciata a La Via si racconta, tra arte, fede e grandi guide spirituali.

ra per cambiare! Io da sempre ho amato disegnare, dipingere, ma per tanti anni ho fatto tante altre cose che mi sembravano più utili al mondo, alla Chiesa, fino a quando un giorno ho capito che l’arte era la mia “via”, un pensiero che Dio stesso aveva su di me. Solo allora è divenuta la mia“passione” perché era la mia vocazione e c’è parecchia differenza tra il fare l’artista per realizzare esprimere te stesso o diventarlo perché ti apri ad una ispirazione, per essere tu una ”via” per l’incontro con l’altro, con il volto del Padre. Così sono arrivata al Centro Aletti e ho trovato il luogo che cercavo, dove fare arte per la Chiesa in modo “ecclesiale”.

In Occidente le verità della fede si spiegano con il ragionamento, mentre con le persone “ottuse” il predicatore si serve di un'immagine per spiegare l'argomento. In Oriente invece nelle Chiese la fede è espressa attraverso le icone, mentre agli “ottusi” il significato teologico va spiegato chiaro e tondo". Sono le Nel Centro Aletti è impeparole che il card.Tomàš Špidgnata nella progettazione lík pronunciò scherzosamente e realizzazione dei diseper spiegare l'impostazione del gni. Quando è nata in lei Centro Aletti. Ci racconta la ricla passione per "l'arte"? chezza di aver collaborato con Leonardo da Vinci dicelui e averlo avuto come memMaria Stella Secchiaroli va che a disegnare posbro del Centro? sono imparare anche gli Certo conoscere padre Špidlík asini, basta esercitarsi. Non so se sia così, e viverci accanto è stato uno dei regali di certo però chi ama disegnare, fare più belli che io abbia ricevuto. Quando arte sul serio, non si stanca mai di farlo. ci parlava dell’arte si esprimeva spesso Tra noi artisti c’è chi dopo la giornata di così: "l’arte è il primo amore della teolootto ore al mosaico, la sera per riposarsi gia, i due devono tornare a vivere insiefa ancora mosaico, magari in miniatu- me!" Se qualcuno gli domandava dove

Erika Negroni

abitasse, lui rispondeva soddisfatto:”abito fra tanti artisti”. Padre Spidlik amava molto l’arte e ogni tipo di espressione davvero artistica, lui stesso era un violinista! Ci ha fatto capire quale ricchezza era per noi questa comunione tra teologi e artisti e tra noi e gli antichi padri della Chiesa; tra la nostra arte e quella del primo millennio, tra noi cristiani di occidente e quelli dell’oriente. Soprattutto ci ha trasmesso che per vivere insieme e lavorare per la chiesa si deve vivere da discepoli e per rimanere nell’amore del Padre si deve vivere da figli. Era un vero padre spirituale. In particolare di lui mi colpiva la sua capacità di fare delle sintesi nella vita e nella storia; di leggere gli eventi secondo una visione e di mettere insieme tutte le cose. Sapeva cioè trovare quel filo rosso che le unisce e alla fine fa sì che tutto diventi bello, o almeno sopportabile, anche il male, perché sta dentro qualcosa che lo include, lo inghiotte. Sì, direi che le parole che mi ha lasciato sono bellezza e speranza che nulla è perduto: nel disegno della provvidenza ogni cosa ha un suo posto come le nostre pietre sul grande mosaico. Lei è stata allieva di padre Zinon di Pskov, uno dei maggiori iconografi russi. "L'icona è patrimonio della Chiesa indivisa, si è formata molto prima dello scisma. Anche oggi, quando è impossibile giungere a un accordo a livello verbale perché le parole hanno perduto la loro primitiva efficacia, l'icona testimonia e predica al mondo contemporaneo", scrive Zinon. Quanto l'essere sua allieva (e il pensiero del maestro) ha influito sulla sua formazione? Un altro degli incontri provvidenziali


per me è stato proprio quello con padre Zinon. Anche lui è un grande padre spirituale oltre che grande iconografo. Mi aveva subito colpito la sua figura ascetica, la grande maestria nel suo lavoro e il suo grande amore per l’unità della Chiesa. Non aveva mai nascosto questa convinzione e proprio attraverso l’arte ne aveva fatto la sua missione. Diceva a proposito della liturgia:“Ciò che ci unisce è più grande di ciò che ci divide, le barriere che i cristiani cercano di mettere qua sulla terra non arrivano fino in cielo, perciò nella liturgia non vi sono separazioni perché lì il cielo scende sulla terra.” Dopo l’incontro con il padre Zinon ho capito che l’arte è una chiamata nella Chiesa: non ci si dichiara iconografi da soli ma si è scelti dalla Chiesa per una missione; che l’amore per l’unità è quello più grande di tutti, perciò può chiedere il sacrificio di se stessi unito al Cristo e solo così darà molto frutto. Il Centro Aletti "un cantiere permanente comunitario". Artisti che vivono, pregano e lavorano insieme. Il risultato? La nascita del mosaico, un'arte di insieme, simbolo di comunione ecclesiale. Ci aiuta a comprendere meglio? Quando devo provare a spiegare come è questa comunione tra noi artisti e cosa comporta nel lavorare insieme, penso sempre che per noi è fondamentale punto di partenza l’incontro con la materia. Il mosaico è fatto di tante pietre e la pietra è proprio il primo incontro che fa un artista quando comincia a studiare il mosaico. Che cosa scopri con la pietra? Che non è cosa morta ma viva, non si sottomette facilmente alla tua volontà, e ti insegna la pazienza, l’umiltà perché fino a quando non accetti di conoscerla e prenderla dal suo verso non riuscirai a tagliarla, a valorizzarla e non conoscerai la sua bellezza. La pietra insegna a tenere conto dell’altro diverso da te, quando poi le mani l’hanno accarezzata, tagliata e limata, la pietruzza troverà il suo posto e non sarà più una pietra come tante ma di-

venterà parte del volto di Cristo, o di un santo oppure vestirà la madre di Dio. Nell’opera del mosaico noi abbiamo la possibilità di vedere l’inizio e la fine di una creazione secondo una determinata visione. E’ un’esperienza bellissima che ci lascia senza fiato e con la gratitudine nel cuore. Alla fine del mosaico sulla parete vediamo che il lavoro di ciascuno, di ciascuna pietra, (grande o piccola, preziosa o povera, intrisa di luce o dai toni neri della notte) è perfettamente dentro un'armonia, una bellezza che suscita commozione, gratitudine e lode a Dio perché esattamente così il nostro Dio opera, crea e ci salva. Ecco, questo è anche quanto succede tra noi che siamo le pietre diverse di questo mosaico: se restiamo fuori dall’armonia siamo pietre solitarie isolate, ma se stiamo dentro e troviamo il nostro posto possiamo gustare e godere della bellezza di questa appartenenza. Questo è far parte della Chiesa. Padre Marko, con molta cura paterna, ci accompagna in questo percorso attraverso una formazione completa, sia teologica che spirituale. Spesso uno arriva come artista “isolato”, quello che scopre pian piano è che non basta essere artisti professionalmente preparati ma che siamo qua per diventare persone della "Comunione". Nella comunione è possibile la Bellezza.

del disegno definitivo, perché è inutile partire da un foglietto che non sarà mai in grado di reagire con la parete. Perciò si cerca subito di entrare in confidenza con lo spazio, la chiesa, le persone che chiedono il mosaico per entrare nel contesto e cercare di renderlo vivo, e trasferire sulla parete quello che sarà il ritratto della Comunità. Certo disegnare direttamente su dimensioni originali comporta una bella fatica, ma appunto è bella! Si cerca la linea rincorrendo quella giusta, ripetendola più volte e cancellandola di continuo trasformando al momento le figure finché non ci sembrano vive, essenziali nel contenuto e nei gesti che verranno sottolineati in seguito solo dal tipo di sfondo. Il nostro disegno vuole ispirarsi al Romanico, cioè uno stile sobrio senza manierismi o sbavature, non realistico perché quella che andiamo a rappresentare è una realtà spirituale quindi trasfigurata, perché dove lo Spirito Santo passa, trasfigura. E’ una ricerca a cui padre Marko ha dedicato tanti anni della sua vita e sarebbe bello sentirla raccontare da lui stesso in una qualche intervista. Nel disegnare a due mani, contemporaneamente sulla stessa scena, il mio modo femminile e il suo maschile, hanno creato un gioco di armonia tra linee morbide e robuste. Risultato finale: siamo tutti sporchi di carbone fino alle orecchie, il foglio ha ancora visibili mille linee cancellate e non è certo perfetto, ma una sola quella giusta è ben visibile tesa, mai rigida. Anche questa storia del disegno parla di vita, del camLei si occupa della progettazione e della mino, alle volte impervio, che si fa per realizzazione dei disegni a fianco di padre arrivare verso la meta. Rupnik. Come prendono vita? Ma ogni storia è una storia unica: su decine di annunciazioni fatte non ce ne Lavorare accanto a padre Marko è stata è una uguale all’altra, nessun mosaico una grande grazia che ho ricevuto, cre- sarà copia perfetta di un altro. La fine do che Dio lo abbia chiamato a metterci del disegno è solo l’inizio di quel lavoinsieme noi artisti, per fare arte cristiana ro certosino e paziente di chi tra quelle nella condivisione di vita. Lui con molte semplici linee farà spazio a migliaia di grazie e molta generosità ha risposto a pietre, smalti e ori, tra la fatica e la prequesta chiamata! Per quanto riguarda la ghiera a gloria di Dio e per la gioia e la realizzazione del disegno fin dagli inizi bellezza della sua Santa Chiesa. della Redemptoris Mater padre Marko scelse di non fare mai un bozzetto prima


ENTRIAMO NELLA NUOVA CHIESA

L

I poli liturgici

o scorso autunno si sono tenuti uomini convocati a stare alla mensa in parrocchia tre incontri, prose- della Parola e alla mensa eucaristica, cuzione del cammino "Costruire nello stesso modo in cui Mosè stava una chiesa edificare la Chiesa" iniziato davanti al roveto ardente, come luogo l'anno passato, con lo rivelatore di Dio. scopo di accompagnare Così anche noi siamo la comunità verso la nuochiamati a capire il va chiesa, attrezzati dei senso simbolico dei giusti strumenti per una poli liturgici presenti corretta chiave interprenella chiesa, perchè tativa. da queste opere noi Queste poche righe si saremo chiamati a pongono l'obiettivo, non chiederci chi siamo e di fare un resoconto degli dove ci collochiamo incontri, riascoltabili sul nella nostra Chiesa, sito della parrocchia, ma intesa come comunità, di interpretare le scelte è lì che troveremo il che la nostra comunità nostro roveto. sta facendo. Oggi a volte mancano Ambone Confesso che qualall'uomo gli strumenti che anno fa ero scettica verso questo per interpretare il proprio tempo, e la progetto di edificazione, non ne capivo sua vita in questo specifico momento il senso e la necessità. Gradualmente storico. Sarà questa anche l'occasione mi sono fatta illuminare dai docuper chi oltrepasserà la soglia di questo menti conciliari, dagli esempi artistici luogo sacro, non del passato, dalla visione dal vivo dei solo di vedere mosaici di Padre Marko, e dentro di un'opera d'arte me ha cominciato a prendere forma bella, ma sopratla consapevolezza e la necessità di un tutto di interrocambiamento, ed oggi il desiderio di garsi se la fede sia veder realizzato questo edificio. un semplice rito, Chi ha potuto partecipare agli incontri abitudine, per cui credo abbia toccato con mano ciò di cui anche cambiare Altare stiamo parlando, perchè la liturgia è il scenario genera cuore pulsante di una comunità, e se spaesamento, o se invece sia incontro oggi in una società sempre con Qualcuno che è in più individualista, sempre grado di trasfigurare le più atea e materialista, esistenze umane per rivogliamo trovare qualvestirle di Cristo, e dare che spiraglio per dare un all'uomo una nuova fornuovo impulso alla nostra za che viene dall'ascolto fede e a quella di chi si è della Parola. allontanato, è fondamenIn questa chiesa è tale ripartire dal linguagparticolarmente interesgio, per trovare una parola sante il dinamismo che Fonte Battesimale che sappia parlare, comui poli liturgici generano. nicare all'uomo di oggi. L'uomo dalla vita, la piazza, fa ingresso L'arte è uno strumento di comunicazio- nell'aula liturgica, la Chiesa, un amne capace, grazie alla sua forza evocati- biente ovale che rievoca il grembo dove va e simbolica, di raccontare una storia il popolo di Dio è chiamato e forma che parla di salvezza, la nostra, come l'assemblea, passando attraverso un

Maria Elisa Ghedini luogo dove peccato e grazia, vita e morte si incontrano, è il luogo della nostra origine, perchè tutto parte da lì, il fonte battesimale. Zona di penombra, perchè vicino è collocato anche lo spazio della rinascita che avviene con la confessione. É un passaggio obbligato, da una zona più buia, verso la luce del mosaico che fa da sfondo agli altri poli liturgici. Quello centrale, più evidente, è l'altare, in linea con il fonte, imponente e semplice allo stesso tempo, perchè rappresenta Cristo, che è in grado di unire cielo e terra, presente, passato e futuro grazie a quel memoriale di salvezza che è il banchetto eucaristico, che è in dialogo con la mensa della Parola sporgente verso il popolo. Due mense alle quali l'uomo è chiamato a nutrirsi, la Parola che plasma i cuori attraverso l'ascolto, e l'eucarestia che ci rende partecipi del sacrificio di Cristo e ci rende una sola cosa con Lui, con i fratelli, con il cosmo rappresentato dalla forma cubica dell'altare. I singoli poli sono caratterizzati da un elemento comune, tre linee che li avvolgono, ossia la trinità che avvolge il credente e lo conduce verso la vera luce, la verità, rappresentata dal mosaico. Non è casuale il tema della verità, come non è casuale il tema del roveto ardente, che è presente nel tabernacolo, perchè la chiesa è dedicata a Edith Stein che ha fatto del tema della ricerca della verità il centro della sua vita. Anche l'uomo è chiamato a questa ricerca di senso e solo quando si porrà davanti al roveto ardente della Santità potrà ritrovarsi e sentirsi chiamato per nome, capace di ripartire verso il mondo, rivestito di una nuova luce.


IO STO CON IL PAPA

N

ell’ultimo anno abbiamo assistito ministero per la Chiesa universale; saltaad un fenomeno curioso: fino a no varie carriere e questo crea malcondue anni fa le contestazioni e gli attac- tento. Una seconda è sullo stile magistechi al papa venivano dall’esterno della Chiesa o da fedeli non impegnati ecclesialmente oppure da fedeli su posizioni dottrinalmente discutibili; in quest’ultimo anno contestazioni e attacchi sono venuti da gruppi di fedeli devoti ed ecclesialmente impegnati (o millantati tali). Il caso più eclatante è costituito dal libro delirante di Socci Non è Francesco (che ho avuto l’onore di sbugiardare sul nostro quotidiano locale). Cosa è successo? Esaminando i documenti magisteriali di riale e di governo di papa Francesco, è papa Francesco (basta guardare le cita- qui che si ha una rilevante discontinuità zioni) si vede che sono saldamenle parole che caratterizzano la vita te ancorati alla Tradizione, alla Dottrina della Chiesa e al Magistero dei papi precedenti; Francesco esercita il mini- rispetto ai predecessori. Sia che insegni stero di Maestro dei fedeli come lo han- sia che prenda iniziative, chiede “per fano esercitato i suoi predecessori. Quello vore”, mi sembra che sia questo a irritare che è cambiato è lo stile pastorale, che maggiormente i suoi critici, perché non si discosta da varie consuetudini, anche si è mai visto il Vicario di Cristo chieinveterate; è bene puntualizzare che tali consuetudini non appartengono alla struttura divina della Chiesa, ma sono elementi umani che, per circostanze di opportunità e funzionalità, possono tranquillamente mutare. Perché allora tali mutamenti provocano tanto turbamento in animi devoti (o millantati tali)? Una prima considerazione che mi viene in mente è di tipo organizzativo istituzionale: cambiando la struttura organizzativa della Curia dere per favore, ma solo sentenziare e Romana saltano gli automatismi attuali ordinare. Pur essendo insignito della che permettevano di avanzare nelle pro- suprema autorità Francesco non vuole mozioni, in avvenire andrà avanti solo imporsi, ma coinvolgere, persuadere pachi merita perché svolge utilmente il suo ternamente, è raro che si imponga con

Don Stefano

forza (finora lo ha fatto solo per fermare carriere sui cui meriti c’era più che qualche dubbio). Si confronta sempre, sia che batta strade sicure, sia che faccia proposte ardite, che lui per primo sa essere opinabili. Papa Francesco sa che in quanto supremo pastore della Chiesa è suo compito custodire la fede e la verità, esse non sono create dal suo magistero, ma solo dichiarate, dichiara quanto la comunità della Chiesa vive nella sua Tradizione. Per questo si confronta e dialoga, perché sa che lo Spirito Santo parla attraverso tutti i membri della Chiesa, e il contributo di tutti è prezioso per aiutarlo a compiere al meglio il suo servizio di governo e insegnamento per la Chiesa buona : tutta. Per questo ad ogni Angelus chiede “per favore ricordate di ( papa Francesco ) pregare per me”. Questo stile, che lo porta a tentare anche strade nuove per cercare di curare le ferite dei cristiani feriti dai colpi del secolarismo e di una umanità travagliata dai mali di questo tempo, turba le coscienze di certi fedeli devoti, che sono anche disposti a gridare il vangelo dai tetti, ma non ad abbandonare abitudini e tradizioni consolidate per scendere tra la sporcizia della strada, dove ci si impolvera e ci si sporca del sangue di una cristianità ed umanità variamente ferite. Per costoro, ma anche per tutti credo sia utile meditare sulla risposta che Gesù diede a chi lo voleva lapidare per bestemmia (Gv. 10, 37-38): “Se non compio le opere del Padre mio, non credetemi; ma se le compio, anche se non credete a me, credete alle opere, perché sappiate che il Padre è in me e io nel Padre”.

GRAZIE, SCUSA, PERMESSO .


VIAGGIO DENTRO

Come comunità cristiana ci vogliamo interrogare sul senso di un evento così importante e al contempo prepararci a viverlo. Il tema dell'expo sarà " NUTRIRE IL PIANETA, ENERGIA PER LA VITA". Noi proponiamo un percorso attraverso diversi impegni che ci porterà fino alla visita all'expo. Ecco in dettaglio: MERCOLEDÌ’ 29 APRILE Ore 21.00 Incontro con il prof. SERGIO MARELLI docente universitario sul tema “CIBO PER TUTTI” VENERDÌ’ 15 MAGGIO Ore 20.45 Spettacolo teatrale “TU POTRAI MANGIARE” Il cibo nella Bibbia SABATO 20 GIUGNO VISITA GUIDATA ALL’EXPO (iscrizioni in segreteria) DOMENICA 21 GIUGNO ORE 18.00 Incontro con lo chef DAVIDE OLDANI ambasciatore EXPO nel mondo

prendinota : 20 APRILE VIAGGIO IN SPAGNA

MAGGIO 17 PRIMA COMUNIONE 24 CRESIME

1 MAGGIO GITA COMUNITARIA MONASTERO DI VALLOMBROSA

6-7 GIUGNO FESTA DELLA FAMIGLIA

8 GIUGNO INIZIO GREST PARROCCHIALE 20 GIUGNO VISITA PARROCCHIALE EXPO MILANO 27 GIUGNO CONCERTO “ THE SUN “

22 LUGLIO MONDIALITA’ IN TERRASANTA

28 AGOSTO PELLEGRINAGGIO GIOVANI IN TERRASANTA

www.parrocchiaroveleto.it Responsabile don Umberto Ciullo via Emilia 144, 29010 Roveleto di Cadeo Pc tel. 0523 509943 www.parrocchiaroveleto.it stampa: Puntodigitale Roveleto di Cadeo


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