Politiche e dispositivi per la gestione attiva del Patrimonio Unesco: Il caso di Edimburgo

Politiche e dispositivi per la gestione attiva del Patrimonio Unesco:

Il caso di Edimburgo

a cura di

Francesco Berni

Indice

Introduzione .........................................................................................................3 Il caso studio.........................................................................................................7 La struttura amministrativa e la pianificazione territoriale in Scozia ....................9 Forma e sostanza del Piano di Gestione .......................................................... 13

Focus .................................................................................................................15 Ruolo del Edinburgh World Heritage I meccanismi attuativi di implementazione del piano Il rapporto con la pianificazione territoriale La questione della “buffer zone”

L’efficacia del piano: casi studio di trasformazione* ..........................................19 Well Court - Dean Village Coinyie House Close Gilmour’s Close Lyndoch Place Scotsman Steps

Conclusioni ........................................................................................................31

Bibliografia essenziale ......................................................................................34

* I casi studio sono stati elaborati dell’Arch Chiara Ronchini (EWH Edimburgh World Heritage)

Politiche e dispositivi per la gestione attiva del Patrimonio Unesco:

Il caso di Edimburgo

“Beauty in things exists in the mind which contemplates them” David Hume

I centri storici possono sfuggire a un destino di omologazione funzionale, degrado fisico e abbandono evolvendosi verso un modello virtuoso che tuteli il patrimonio della città senza impoverirlo o banalizzarlo? E ancora, quali strumenti possono essere messi in atto dalle amministrazioni per valorizzare e tutelare la città antica in modo da riprodurne il senso e le qualità fisiche, sociali ed economiche che la connotano?

Le questioni sollevate sembrano acquistare sempre più interesse nel dibattito generale sul futuro della città storica, stimolate anche dall’attività portata avanti dall’Unesco per i centri dichiarati “Patrimonio Mondiale dell’Umanità” con le esperienze relative ai Piani di Gestione.

Il riconoscimento nella lista dei siti protetti Unesco, in certi contesti territoriali, ha comportato un deciso cambiamento verso la ricerca di paradigmi innovativi nella gestione dei tessuti storici oltre alla sperimentazione di nuovi strumenti operativi. Edimburgo ne è un esempio ricoprendo da un decennio a questa parte un ruolo di primo piano nella rinascita artistica e culturale della Scozia.

La città patria dell’Illuminismo Scozzese assume oggi le vesti di centro all’avanguardia mondiale nella finanza, nell’architettura, nella difesa del patrimonio insediativo e nella promozione di un turismo di qualità. La sfida portata avanti da Edimburgo pone al centro il suo patrimonio storico e artistico protetto dall’Unesco sin dal 1995. Esso rappresenta il motore di uno sviluppo intelligente che poggia le basi su risorse durevoli come il tessuto urbano storico appunto, il cui senso è reinterpretato rispetto a un contesto globalizzato. L’esperienza della città scozzese parte da lontano e percorre una strada costruita nel tempo attraverso profondi cambiamenti legislativi, procedurali e culturali. Per capire questo percorso non basta limitarsi a leggere lo strumento di gestione del sito Unesco ma è opportuno cogliere i processi attuativi che lo alimentano inquadrando il tutto rispetto al vasto programma di ammodernamento che la Scozia ha avviato dalla metà degli anni novanta.

L’analisi del caso Edimburgo e del suo piano di gestione ho portato all’approfondimento puntuale di alcune tematiche stringenti che ne caratterizzano la rilevanza e che possono al contempo rappresentare un base di riflessione per il modello italiano e la città di Firenze. L’intenzione di fondo è quella di compiere una prima analisi orientata a introdurre l’esperienza della città scozzese come stimolo verso una cooperazione virtuosa tra Edimburgo e Firenze nella difesa e valorizzazione dei propri siti patrimonio mondiale dell’umanità, rafforzando al contempo, il profondo legame tra le due realtà sancito da un gemellaggio voluto dal sindaco fiorentino Giorgio La Pira.

La prima parte di analisi contiene una descrizione sintetica del sito patrimonio Unesco di Edimburgo. La presentazione tenta di cogliere gli aspetti specifici che connotano il contesto locale volgendo lo sguardo alla complessa struttura amministrativa e politica Scozzese, assunta come fattore decisivo per la comprensione del caso studio. La lettura del Piano di Gestione è legata imprescindibilmente alle riforme politiche e amministrative attraverso cui importanti competenze territoriali dal Regno Unito sono state devolute verso la Scozia, Galles, Inghilterra e Irlanda del Nord. Il decentramento ha scosso profondamente la Scozia che risvegliata da un lungo torpore ha ritrovato un deciso impulso riformista modificando in prima istanza la sua struttura istituzionale e successivamente intervenendo nel campo della pianificazione urbanistica come nelle pratiche di

protezione e valorizzazione del proprio patrimonio storico insediativo. Lo spirito di tutela e valorizzazione dei segni del passato come le città ad esempio, mostrano il bisogno di mantenere viva la propria identità collettiva richiamando forse quel desiderio di indipendenza da tempo latente nella società civile scozzese.

La parte centrale è dedicata all’analisi dei contenuti generali del Piano seguita da quattro approfondimenti tematici su argomenti chiave che caratterizzano il caso studio: il ruolo del Edinburgh World Heritage (Ente incaricato della stesura del PdG), i meccanismi di implementazione del piano , il rapporto tra lo strumento di gestione e la pianificazione urbanistica e la delicata questione della “buffer zone”cioè la fascia di tutela da attribuire ai siti Unesco al fine di garantirne una protezione considerando le relazioni visive, funzionali e ambientali che essa stabilisce con il suo intorno.

Nella terza parte, lo studio propone una riflessione sulla reale efficacia e attuabilità del piano attraverso la presentazione di alcune esperienze progettuali riassunte sottoforma di schede analitiche. In particolare, sono stati selezionati cinque casi di trasformazione urbana che hanno visto il coinvolgimento dell’Edinburgh World Heritage.

Il caso studio La Scozia è caratterizzata da un territorio prevalentemente montuoso con una rete di città principali localizzate all’interno di aspre insenature che si aprono dalla frastagliata costa atlantica come punti d’accesso strategici verso le aree interne del paese. Il 65% della popolazione è concentrata nelle regioni urbane di Edimburgo e Glasgow che si sviluppano in posizione speculare affacciate rispettivamente verso la costa orientale e occidentale della Scozia. La città di Edimburgo è situata lungo la riva meridionale del Firth of Forth, un fiordo che la protegge dalle potenti correnti del Mar del Nord (fig1). La città storica si sviluppa lungo il Royal Mile, matrice insediativa che connette l’imponente castello di Edimburgo arroccato su una rilievo basaltico con il palazzo di Holyroodhouse un tempo residenza dei sovrani della Corona Scozzese. La strada storica è l’elemento ordinatore dello spazio urbano a cui si attestano tracciati secondari (Close). Essi sono disposti a pettine rispetto alla viabilità principale e organizzano l’edificato generando piccole corti interne all’edificato. Parallelamente alla Old Town, si sviluppa la Prince Street che integra il tessuto medievale con la nuova parte settecentesca della città, che si presenta come una realtà urbana distinta che fu oggetto di un notevole intervento unitario progettato da James Craig nel 1767. Questa parte detta New Town venne costruita per sopperire al sovraffollamento della città Vecchia e reinterpretando quasi la struttura dell’impianto medievale, connette con la monumentale George Street , le piazze di Charlotte e St. Andrew. Sulla George St. si affacciano splendidi palazzi in stile neoclassico che stabiliscono un’atmosfera elegante e distinta. Il sistema insediativo consolidato è inserito in un’estesa regione urbana di superficie pari a 259 km2 composta da una serie di nuclei urbani storici ormai saldati il cui limite è segnato da una cintura verde.

Fig.1

La Old e la New Town sono state dichiarate Patrimonio Mondiale dell’Umanità dall’Unesco nel 1995 e la gestione del Sito è affidata ad un piano la cui stesura è di competenza del Edimburgh World Heritage, un associazione no-profit finanziata dal Governo Centrale Scozzese e dalla Municipalità di Edimburgo con la quale collabora attivamente per la protezione e difesa del sito stesso. Il Piano di Gestione si trova in una seconda fase di sperimentazione dopo l’approvazione del primo dispositivo avvenuta nel 2005. L’Edimburgh World Heritage ha avviato infatti il processo di revisione del piano che verrà approvato nel 2011. Si ritiene opportuno precedere con la lettura dei contenuti specifici del Piano con una riflessione rispetto ai recenti cambiamenti in atto nella struttura amministrativa scozzese e nella disciplina urbanistica da cui derivano ovviamente delle implicazioni nel campo della protezione e difesa delle aree dichiarate patrimonio Unesco.

Fig.2

La struttura amministrativa e la pianificazione territoriale in Scozia La Scozia dal 1996 gode di un ampia autonomia politica con l’istituzione di proprio parlamento nazionale che esercita funzioni in materia di trasporti, urbanistica, sanità, sviluppo economico, politiche fiscali e Istruzione. Il processo di decentramento avviato nel Regno Unito risulta disomogeneo ed asimmetrico con diverse sfumature tra le quattro nazioni costitutive. La Scozia si presenta come un caso di forte devolution contrapposto all’Inghilterra dove il potere è ancora molto accentrato nelle mani del Governo Centrale del Regno. La devolution ha spinto il nuovo governo locale verso la rivalutazione ed il recupero delle tradizioni culturali e un’attenta valorizzazione del patrimonio storico insediativo delle città scozzesi. La struttura amministrativa è costituita da un Governo Centrale e 32 Unitary Authority (fig.2) con competenze in ambiti territoriali locali detti Council Area semplificando notevolmente la complessa organizzazione precedente. Edimburgo e la sua regione urbana sono amministrate dal City of Edinburgh Council (Unitary Authority) che esercita competenze in materia di pianificazione urbanistica, housing, trasporto, parchi e sviluppo economico locale.

La protezione del patrimonio storico e culturale in Scozia è garantito in primis dal sistema della pianificazione territoriale e da un apparato normativo specifico che tutela le bellezze artistiche e monumentali come particolari aree di interesse storico. Le normative nazionali di rilievo nel campo della protezione del patrimonio sono: Planning (Listed Buildings and Conservations Areas) (Scotland) Act 1997, Ancient Monuments and Archaeological Areas Act 1979, Town and Country Planning (Scotland) Act 1997, Planning etc. (Scotland) Act 2006, Protection of Wrecks Act 1973 e Protection of Military Remains Act 1986.

I principi generali della pianificazione territoriale sono contenuti nella legge Town and Country Planning (Scotland) Act del 1997 integrata nel 2006 dal Planning (Scotland) Act che ha apportato interessanti modifiche introducendo nuove competenze e pratiche gestionali in materia. A prescindere dal ruolo svolto dai vari enti territoriali, la pianificazione scozzese è strutturata secondo due macro-categorie: Development planning che raccoglie le procedure, i meccanismi e gli strumenti dedicati allo sviluppo, tutela e trasformazione del territorio con dispositivi orientati a definire scelte territoriali di scala vasta di lungo respiro il cui carattere strategico viene approfondito a livello locale con piani urbanistici e programmi complessi di natura attuativa.

Development management che si compone di processi e dispositivi dedicati alla gestione e al controllo delle operazioni di trasformazione urbana e territoriale. In particolare, riassume le procedure di planning application, vale a dire i meccanismi e le regole per il rilascio di concessioni edilizie per interventi sollevati da parte dei soggetti proponenti.

Le due sfere della pianificazione relative alle strategie di sviluppo spaziale e loro controllo fisico e gestionale sono legati dispositivi e strumenti normativi di natura regionale e piani urbanistici locali che spesso sono affiancati da altre tipologie di documenti come le supplementary planning guidance. Queste posso avere valore legislativo – statutory power – o rappresentare un puro riferimento orientativo per enti pubblici, developer e singoli cittadini. Rispetto agli strumenti urbanistici ufficiali, il Piano di Gestione può porsi in diverso modo in base al volere dell’amministrazione pubblica locale che ha la facoltà di decidere se attribuirgli valore normativo – statutory power – o indicativo nel caso in cui esso venga adottato come materiale di corredo al piano sotto forma di supplementary planning guidance . Questa stessa considerazione può verificarsi per studi analitici, ricerche e linee guida che l’amministrazione comunale può decidere o meno di portare al rango di documento con valore normativo. La decisione può avere importanti ricadute nella fase di Development management. Pertanto, se venga presentata da un soggetto privato una proposta di intervento su sito Unesco, questo è tenuto a rispettare non solo le indicazioni degli strumenti della pianificazione

ordinaria ma deve necessariamente seguire i contenuti presenti nei documenti integrativi come il Piano di Gestione. Al contrario, se il documento mantiene una forma non cogente, esso assumerà una funzione di guida. Per cui un soggetto, seppur non obbligato come nel primo caso, sarà orientato a seguire i contenuti dello strumento gestionale in modo da garantirsi l’approvazione del suo intervento. Per tutti i piani territoriali compreso quello di Gestione, la costruzione del dispositivo deve essere accompagnato dalla valutazione strategica ambientale (VAS) per stimare i possibili effetti del piano sul contesto ambientale interessato e per garantire una certa coerenza con gli altri strumenti di governo del territorio.

La pianificazione territoriale è svolta a livello nazionale e locale a cui si aggiunge, per le quattro città più importanti della Scozia, un ulteriore ente “regionale” costituito da diverse Unitary Authority che collaborano per governare processi d’area vasta. A livello nazionale, il Governo Scozzese detta i criteri della pianificazione attraverso la promulgazione di politiche generali - Scottish Planning Policy (SPP) - rivolte ai strumenti urbanistici locali e regionali. Le SPP, pubblicate nel febbraio del 2010, hanno valore statutario e orientato gli enti territoriali alla protezione dei siti patrimonio Unesco (World Heritage Sites) da forme di sviluppo urbano inappropriato ponendo come obiettivo la riproduzione del valore unico e universale che qualifica il sito stesso.

“The authorities should protect World Heritage Sites and their settings from inappropriate development, including relevant policies in the development plan and setting out the factors that will be taken into account when deciding applications for development proposals which may impact on a world heritage site. The immediate setting of a World Heritage Site, important views, and other areas which are important to the site and its protection, should be protected from inappropriate development”.

“A statement of outstanding universal value is adopted by UNESCO when a site is inscribed, which provides the basis for the effective protection and management of World Heritage Sites. World heritage site management plans should be prepared which summarise the significance of the site

and set policies for the protection and enhancement of the site”.

Il Governo Scozzese in accordo con le politiche generali di pianificazione (SPP) stabilisce inoltre indirizzi strategici di lungo periodo per l’intero territorio nazionale – National Planning Framework (NPF) del 2008 - sulla base di uno scenario di riferimento al 2030. Le strategie puntano alla riorganizzazione spaziale del territorio coordinando politiche in campo economico, infrastrutturale, ambientale, energetico orientando gli enti locali verso forme di sviluppo votate alla sostenibilità ambientale e alla riduzione delle emissioni di CO2. Il patrimonio Unesco di Edimburgo è riconosciuto dalle NPF come elemento importante per garantire un elevata qualità della vita delle popolazioni e risorsa per il benessere economico attraverso il turismo, la cultura, l’educazione e il marketing. Il Governo centrale Scozzese pertanto promuove e supporta la protezione dei siti come la loro gestione.

Il sistema della pianificazione ai successivi livelli territoriale è in una profonda fase di revisione con gli strumenti vigenti ancora legati al vecchio apparato normativo e parzialmente adeguati al Planning Act del 2006. Nell’area metropolitana di Edimburgo è attualmente in vigore uno piano d’area vasta – Edinburgh and the Lothians Structure Plan 2015 - approvato dal Ministero scozzese nel giugno del 2004. Il piano riorganizza la struttura della “regione urbana” come un sistema policentrico di città dove garantire la massima accessibilità infrastrutturale attraverso il potenziamento del trasporto pubblico collettivo e al contempo sviluppare progetti di rigenerazione del tessuto insediativo. Lo strumento definisce quattro aree strategiche di sviluppo tra cui il centro storico di Edimburgo dove intervenire prioritariamente con interventi di trasformazione tutelando comunque il valore storico e culturale della città e in particolare il sito patrimonio Unesco.

Nell’area coperta dallo Structure Plan sono vigenti due piani locali: l’Edinburgh City Local Plan (ECLP) e il Rural West Edinburgh local Plan (RWELP) . Questi verranno sostituiti da una nuova generazione di strumenti: i Local Development Plan di cui è stato pubblicato il documento d’avvio - Development Local Scheme - che contiene il programma di revisione del piano ECLP pubblicato nel 2010. L’Edinburgh City Local Plan attualmente vigente (fig.3), contiene politiche urbane orientate al recupero del tessuto insediativo storico con particolare riguardo al ripristino dei close, al restauro degli edifici, delle strade e degli spazi pubblici centrali.

Gli interventi di trasformazione non devono alterare il carattere identitario dei luoghi cercando di esprimere un’alta qualità nella progettazione urbana che tenga conto delle morfologie urbane esistenti, dei coni visivi, dei Landmark , dei materiali e delle altezze . Il Piano demanda la verifica di questi principi al sistema di controllo della pianificazione – development management - che può intervenire efficacemente nel rilascio delle concessioni edilizie . Le trasformazioni che insistono nel perimetro del Sito Patrimonio Unesco sono orientate principalmente alla riqualificazione dello spazio pubblico urbano e alla pedonalizzazione di alcune parti della città localizzati sia nella Old che nella New Town mentre è previsto un progetto di sviluppo urbano con la realizzazione di nuovo quartiere nei pressi della stazione centrale. Rispetto alle previsione dello ECLP, il Piano di Gestione si pone in un’ottica di piena integrazione – almeno negli obiettivi – senza contare che l’associazione Edimburgh World Heritage contribuisce attivamente alla stesura dello strumento di governo locale e alle linee guida che possono interessare le sue competenze.

Forma e sostanza del Piano di Gestione Il piano di gestione sviluppa i suoi contenuti disciplinari intorno al concetto di “Outstanding Value” dichiarazione statutaria che esprime il valore unico e i caratteri essenziali di ciascun sito basandosi sul riconoscimento dei suoi elementi identitari. Per la città di Edimburgo esso è incentrato sulla forte integrazione tra due importanti fenomeni urbani: la crescita organica del tessuto medievale della Old City e l’espansione settecentesca della New Town [9].

“Edinburgh’s unique coupling of medieval Old Town and classical New Town, each of enormous distinction in its own right, has created a town of extraordinary richness and diversity, without parallel anywhere in the world. Its aesthetic qualities are high, it had a profound influence on town planning in Europe and beyond in the eighteenth and nineteenth century and it is generally recognised to be a major centre of thought and learning. Moreover Edinburgh retains most of its significant buildings and spaces in a better condition than most other historic cities of comparable value”.

La finalità principale del Piano è garantire la riproduzione del valore unico del sito attraverso politiche e azioni per la sua valorizzazione e tutela. Dalla lettura del caso studio emerge un principio costante del piano che punta dritto ad una gestione imperniata sulla coerenza tra il tessuto storico ed i nuovi interventi di trasformazione urbana. L’integrazione manifesta una visione “aperta” nella difesa del patrimonio storico che rifiuta approcci troppo conservatori promuovendo, al contrario, un elevata qualità progettuale in modo da far convivere equilibratamente vecchio e nuovo, antico e contemporaneo. Il valore unico di Edimburgo si traduce nel suo impianto urbano, nell’architettura, nel paesaggio cittadino come nella tradizione culturale e intellettuale della città, elementi che sono considerati dal piano come inseparabili e utili a definire il suo carattere unico e universale.

Metodologicamente, il dispositivo gestionale organizza i suoi contenuti attraverso la scomposizione analitica del “Outstanding Value” articolato secondo diversi elementi peculiari descritti come “individual values”. L’interpretazione delle singole componenti valoriali è accompagnata da una successiva valutazione dei rischi potenziali a cui esse posso essere soggette. I rischi potenziali diventano il supporto per la definizione di politiche e azioni di conservazione e valorizzazione.

Il Piano di Edimburgo individua tre macro elementi valoriali come base per la valutazione dei rischi potenziali e la successiva definizione delle politiche gestionali [10].

Landscape setting Il piano riconosce i caratteri morfologici e paesaggistici in cui il sito è inserito come elementi di importante valore. I potenziali rischi sono riconducibili ad uno sviluppo edilizio invasivo capace di alterare le forme del paesaggio e compromettere le relazioni visive tra il tessuto urbano e il contesto territoriale limitrofo. Il ragionamento è esteso anche ai vuoti in ambito urbano con particolare riferimento alla Waverley Valley, fascia verde che integra il tessuto medioevale e settecentesco della città. Le politiche individuate dal Piano prevedono pertanto il rispetto delle principali visuali panoramiche città-territorio, il rispetto del contesto urbano e territoriale in cui si inseriscono gli interventi di nuova edificazione e una riflessione complessiva sulla “buffer zone” che non può limitarsi alla mera perimetrazione zonale del sito.

Urban form and Landscape La lunga tradizione anglosassone dedicata all’analisi della città e al townscape – per usare una dizione alla Gordon Cullen – riaffiora in questa parte di Piano dedicata alla tutela della forma e del paesaggio urbano, considerati elementi cardine delle politiche di valorizzazione del sito. I rischi potenziali sono connessi alla perdita dei caratteri distintivi di ciascuna centralità urbana [11] a

causa di forme insediative diffuse, inappropriate operazioni di recupero urbano o da elevati impatti antropici legati al traffico veicolare. A questo si aggiunge il progressivo impoverimento della qualità del paesaggio urbano generato da interventi fuori scala rispetto al contesto di riferimento o dalla compromissione delle relazioni visive città-territorio. Il dispositivo di gestione invita pertanto alla predisposizione di studi analitici dedicati alla comprensione della struttura storica urbana assicurando al contempo l’integrazione dei nuovi interventi con il disegno morfologico della città, il corretto utilizzo dei materiali tradizionali e la riduzione degli impatti antropici attraverso la promozione di forme di mobilità ciclo-pedonale.

History and heritage Il piano considera al pari delle strutture fisiche e morfologiche della città anche le manifestazioni culturali e le tradizioni locali come aspetti importanti da tutelare in quanto segni di appartenenza della comunità al proprio spazio. Di particolare rilievo risultano le politiche dedicate al mantenimento della vivibilità e vivacità del sito patrimonio Unesco che puntano a rafforzare la presenza della communità locale all’interno del tessuto storico attraverso la calmierizzazione dei prezzi degli affitti, la realizzazione e recupero di immobili da dedicare a social housing o il mantenimento di funzioni importanti in ambito urbano.

Le politiche contenute nel Piano sono state costruite dal EWH con il contributo di vari stakeholders e il supporto di un gruppo decisionale costituito da: City of Edinburgh Council, Historic Scotland, Scottish Executive Planning Division. Il gruppo ha prodotto un draft plan sottoposto a un estesa consultazione pubblica svolta durante l’autunno del 2004. Il piano modificato è stato poi approvato nel 2005 dall’Historic Scotland e dal City of Edinburgh Council. L’implementazione del dispositivo, pensata per un arco temporale di medio periodo (5 anni), è affidata all’Action Plan – strumento attuativo annuale - che mette in atto progressivamente le diverse azioni strategiche. L’attuazione è affidata operativamente ai soggetti pubblico e privati [12] indicati nel Piano di Gestione. Gli obiettivi e le politiche del piano sono soggette ad una progressiva ricalibratura in base alla fase di monitoraggio che, come vedremo di seguito, non è stata mai effettuata come non sono mai stati predisposti gli Action Plans.

Focus Ruolo del Edinburgh World Heritage Il soggetto incaricato della stesura del Piano di Gestione è l’Edinburgh World Heritage (EWH) un’organizzazione senza scopo di Lucro – charitable company limited by guarantee – prevista dalla norma quadro Charities Act del 2006.

L’EWH è stata creata nel 1999 dalla fusione tra la Old Town Renewal Trust e la New Town Conservation Committee e riceve finanziamenti pubblici sia dalla municipalità della città di Edimburgo - City of Edinburgh Council – che dall’agenzia governativa scozzese Historic Scotland. L’Organizzazione è coordinata da un direttore generale, Adam Wilkinson, che lavora con un giovane team composto da otto professionisti specializzati nel campo della pianificazione urbanistica, dell’analisi urbana, del recupero architettonico e della gestione delle procedure e pratiche di trasformazione.

La struttura si occupa principalmente di questioni tecniche inerenti il sito patrimonio Unesco, la redazione del Piano di gestione e le attività di sensibilizzazione dei cittadini. L’organo operativo è affiancato da un consiglio di amministratori fiduciari composto da 35 membri presieduti dal prof.

Charles McKean. Il consiglio definisce la direzione strategica dell’organizzazione e la gestione dei fondi.

La sua attività non si limita soltanto alla formazione ed attuazione del piano ma prevede anche azioni di sensibilizzazione istituzionale e sociale legate alla difesa del patrimonio Unesco considerato come giacimento identitario e fonte di sviluppo economico per la città. L’Organizzazione esercita un ruolo importante di Advisor nei confronti del Council per quanto concerne le procedure di natura urbanistiche che interessano il sito protetto come la valutazione di progetti di recupero urbano, restauro edilizio o il rilascio di permessi a costruire. Inoltre sostiene interventi di qualificazione e tutela le patrimonio edilizio esistente concedendo prestiti ai proprietari degli immobili interessati oltre a finanziare direttamente il restauro di monumenti e spazi pubblici d’interesse storico e culturale.

L’Organizzazione offre ai cittadini oltre al sostegno economico anche quello tecnico per il restauro degli immobili privati ad esempio con la pubblicazione di linee guida e altri documenti conoscitivi che orientano il proprietario alla corretta scelta dei materiali o degli elementi di dettaglio nelle operazioni di recupero.

La forza dell’EWH consiste in una compatta struttura interna fatta di poche unità multidisciplinari fortemente integrate e da una fisionomia giuridica dell’organizzazione molto flessibile che le permette ampi spazi di manovra nelle procedure amministrative e gestionali rispetto ad un normale ente pubblico. Questo aspetto è piuttosto evidente nelle procedure di trasformazione dove l’EWH funge da collante tra i vari soggetti coinvolti nei vari progetti. L’obiettivo è quello di influenzare e guidare i processi sensibilizzando gli attori coinvolti rispetto alla tutela del Patrimonio, a partire dai rappresentati politici e tecnici del Council, piuttosto che imporre o forzare soluzioni. Si cerca pertanto di diffondere la conoscenza, stimolare interventi coerenti sul Patrimonio e far dialogare settori pubblici e privati nei progetti di trasformazione. L’azione di sensibilizzazione politica e istituzionale rivela allo stesso tempo la debolezza del EWH stesso, la cui sopravvivenza dipende molto dalle scelte dell’amministrazione comunale che stabilisce “il peso” dell’Organizzazione nonché il suo grado di coinvolgimento e di supporto nelle procedure di pianificazione che interessano il sito Unesco.

I meccanismi attuativi di implementazione del piano L’EWH tutela il sito Unesco attraverso l‘attuazione di politiche di gestione contenute nel piano, mediante progetti diretti di recupero in co-partecipazioni con altri enti pubblico-privati o erogando finanziamenti di sostegno per le opere di trasformazione. Nel primo caso, Il Piano di Gestione prevede politiche di medio periodo che vengono progressivamente implementate attraverso uno

strumento attuativo annuale: l’Action plan.

Le politiche sono costruite con il coinvolgimento di vari soggetti pubblici e privati che assumono ruoli e impegni diversi garantendo l’attuazione delle azioni stabilite. Nel secondo caso, l’Organizzazione partecipa direttamente alla progettazione e realizzazione di interventi di recupero urbano o edilizio collaborando anche come organo consultivo per il Council [13] e svolgendo ricerche e studi per la scelta di soluzioni architettoniche conformi e integrate con le caratteristiche storiche del contesto urbano. L’aspetto di maggiore interesse è sicuramente il ruolo di “incubatore” nei processi di rigenerazione svolto dall’EWH che eroga finanziamenti mirati a stimolare interventi di conservazione e qualificazione fisica della città storica.

L’Organizzazione infatti riceve fondi dal Governo Centrale e dalla municipalità di Edimburgo, in parte collocati nel “Conservation founding program” un programma di cui l’80% delle risorse è dedicato all’erogazione di “Repayable Grants” contributi rimborsabili per proprietari di beni immobili all’interno del perimetro del sito Patrimonio Unesco su cui intendano effettuare opere di restauro e conservazione. Il restante 20% del programma è previsto per i “Project Funding” interventi di recupero per edifici, spazi e monumenti di valore storico e artistico. In questo caso, lo scopo del EWH è quello di incentivare azioni di recupero attirando finanziatori e donazioni per sostenere questo tipo di opere sul patrimonio storico e artistico pubblico utili a coprire l’intero ammontare dei costi.

Per la tipologia di fondi “Repayable Grants” gli interventi possono essere obbligatori per il proprietario se il Council ritiene necessaria la riparazione urgente dell’edificio [14] o volontari per operazioni di iniziativa privata. In questo caso, i proprietari interessati compilano una domanda di ammissione presentando un progetto preliminare di recupero del proprio immobile con l’ausilio di professionisti qualificati, che illustra come le migliorie apportati dall’intervento comportino benefici allargati anche al contesto urbano di riferimento.

L’Organizzazione valuta l’ammissibilità del progetto e stende un report diretto ad una commissione che stabilirà i progetti meritevoli di fondi. Nello specifico, le risorse sono ripartite su tre livelli in base a quote percentuali di finanziamento sull’intervento. Le quote sono restituibili con la possibilità di estinzione sino alla vendita dell’immobile. La scelta dei progetti avviene soprattutto per priorità d’intervento in funzione del grado di rischio a cui è sottoposto l’immobile privato. Il primo livello di finanziamento prevede l’erogazione di circa il 70% dei costi per edifici a rischio. Qualora siano rimasti dei fondi residuali nel primo livello, questi saranno devoluti in favore di altri proprietari con una copertura pari al 50%. Se l’operazione di restauro è ordinata dal Council, il prestito erogato sarà pari al 20% del’importo totale.

Il rapporto con la pianificazione territoriale I siti “Patrimonio Mondiale dell’Umanità” sono pienamente tutelati nel comparto legislativo Scozzese a partire dagli indirizzi nazionali per la pianificazione Scottish Planning Policy (SPP) e dagli strumenti urbanistici in dotazione alle autorità regionali e comunali. Nel caso di Edimburgo, l’EWH collabora attivamente con gli uffici tecnici del Comune nelle procedure di natura urbanistica rivestendo il ruolo di esperto nei processi di tutela e qualificazione della città storica.

L’Organizzazione rappresenta gli interessi di molti cittadini e partecipa pertanto, in modo attivo, alla costruzione del Piano Urbanistico della città. Il rapporto tra questo strumento e il Piano di Gestione è di piena integrazione anche se il “peso” del secondo nel processo decisionale dipende molto dal volere dell’Amministrazione locale. A tal proposito, le Scottish Planning Policy (SPP) consigliano al Comune di acquisire come Supplementary Planning Guidance (SPG) allegate allo strumento urbanistico, il Piano di Gestione: “Planning authorities should consider incorporating the management plan into the development plan as supplementary guidance”.

Per quanto riguarda Edimburgo, il Comune non ha formalmente provveduto ad inserire il Piano di Gestione nella sua “cassetta degli attrezzi” e lo strumento pertanto non ha un rilevante valore normativo. L’Organizzazione tuttavia svolge un’attività di continuo supporto e collaborazione nelle procedure di tutela e conservazione del tessuto storico protetto che sono affidate prevalentemente al sistema della pianificazione ordinaria.

La questione della “buffer zone” Il limite del Sito Unesco di Edimburgo e la sua fascia di rispetto sono contenuti nel Piano di Gestione che perimetra la zona del centro storico e del quartiere settecentesco della New Town.

La fragilità della soluzione è piuttosto evidente e lascia intravedere un modo di tutelare il patrimonio a macchia di leopardo a discapito di un approccio sistemico e organico di lettura della città.

Le relazioni estetiche, funzionali, storiche, che la città consolidata stabilisce con il suo intorno non possono essere così governate ma è necessaria una complessa riflessione metodologica sul tema. Questa considerazione è pienamente condivisa dal EWH che ha avviato una sperimentazione sulla buffer zone, cosciente della limitata funzionalità dell’attuale perimetro che risulta poco coerente con la morfologia e la complessità del contesto locale di riferimento.

Al momento, l’Organizzazione ha intrapreso due percorsi di ricerca dedicati allo studio di esperienze europee sull’argomento e alla collaborazione con il Council per la stesura di linee guida dedicate alla protezione dei coni visivi e panoramici della città. Il documento definisce le visuali chiave della città e i coni da tutelare a partire dai principali Landmark che disegnano lo skyline urbano di Edimburgo interessando non solo il centro storico ma anche i tessuti periferici della città.

L’efficacia del piano: casi studio di trasformazione Il Piano di Gestione di Edimburgo si trova in una seconda fase di sperimentazione dopo l’approvazione del primo dispositivo avvenuta nel 2005. L’Edinburgh World Heritage ha avviato il processo di revisione del piano che verrà approvato a fine 2011. L’esperienza del primo Management Plan ha portato ad un profonda riflessione sull’efficacia dello strumento e la revisione di certi nodi critici che non hanno trovato attuazione. In particolare, l’approvazione Management Plan 2005 non ha seguito la conseguente pubblicazione dei relativi Action Plan nell’arco temporale dei cinque anni in cui lo strumento è stato in vigore come invece era stato stabilito.

L’Action Plan rappresenta uno documento attuativo previsto nella struttura metodologica del Piano di Gestione che avrebbe dovuto stabilire misure ed interventi a breve termine sulla base della Visione strategica quinquennale. La mancata attuazione sembra in parte dovuta ad uno scollamento dei vari stakeholders che in partnership hanno collaborato alla costruzione del piano. Tutto ciò è anche da valutare rispetto alla crisi globale che ha colpito dal 2009 l’intero sistema economico mondiale portando pesanti ricadute anche nelle operazioni trasformazione e rigenerazione urbana.

Il mutuare delle condizioni a contorno dovrebbe portare lo strumento di gestione verso una ridefinizione più flessibile delle procedure che siano adattabili al mutuare delle variabili economiche e sociali in gioco. Seppur non siano stati pubblicati gli Action Plan come stabilito dall’architettura attuativa del piano, interessanti progetti operativi sono stati portati a termine dall’Organizzazione.

Questo dimostra la buona dose d’efficacia dello strumento stesso che ha mantenuto di fatto l’integrità e la tutela complessiva del sito valorizzandolo con interessanti interventi progettuali.

Well Court - Dean Village

Il complesso di Well Court s’inserisce nella cornice storica del Dean Village, nell’estremità nordovest del Sito Patrimonio Mondiale. In epoca medievale, il Dean Village era un villaggio industriale di mulini e fornaci situato sul fiume Water of Leith, completamente separato dalla città di Edimburgo. Il Dean Village mantiene, quindi, qualità e caratteristiche architettoniche distinte da quelle della Old Town o della limitrofa New Town.

L’intervento di conservazione di Well Court intende valorizzare e riportare il complesso residenziale al suo stato originale come concepito dal suo architetto, Sydney Mitchell. I lavori comprendono il restauro della muratura in pietra, della copertura, degli infissi, della torre dell’orologio e la rigenerazione dello spazio semi-pubblico. Nei restauri precedenti era stato impiegato del calcestruzzo, che nel corso degli anni ha accelerato il deterioramento della pietra. La filosofia adottata per il progetto di restauro consiste in interventi minimi basati sulle necessità effettive e con l’impiego esclusivo di materiali tradizionali. Per gli interventi sulla muratura è stata utilizzata una pietra arenaria rossa di proprietà geologiche comparabili all’originale, estratta da una cava del Dumfriesshire. Sono state inoltre impiegate tegole artigianali per la copertura e l’intonaco originale, ancora presente sugli infissi delle scale, è stato fatto analizzare per identificare lo schema delle tonalità cromatiche per l’edificio. Well Court fu costruita tra il 1883 e il 1896 come residenza per gli impiegati del quotidiano The Scotsman. Il progetto dell’architetto Sydney Mitchell (1856-1930) fu commissionato da John R Findlay, proprietario del quotidiano, e fu concepito come un’opera dal forte carattere funzionale e sociale incentrato sulla comunità. I piccoli appartamenti si distribuiscono attorno ad una corte comune centrale mentre la sala comune, sormontata da una torre orologio, veniva usata per matrimoni, feste ed altri eventi comunitari. Edinburgh World Heritage ha sovvenzionato il progetto con 1,1 milioni di sterline in repayable grants, con il contributo finanziario aggiuntivo di 55 diversi proprietari. Il sistema di repayable grants obbliga i beneficiari della sovvenzione a restituire il pagamento al Trust senza interessi accumulati, una volta che la proprietà venga venduta o ceduta. Il Trust può quindi investire nuovamente la somma restituita in altri progetti.

Questo sistema adottato a Well Court è risultato molto complesso. Coinvolgendo diversi attori (i 55 proprietari, il Trust, ecc.), si sono dovute stabilire diverse percentuali di sovvenzione e contribuzione per ciascun proprietario, basati su diversi accordi legali secondo le diverse responsabilità e la diversa cubatura degli appartamenti. Il progetto si è articolato in diverse fasi, partendo dal 2001 con un’iniziale richiesta di intervento da parte di alcuni proprietari. Dopo un lungo periodo di gestazione, nel 2005 i 55 proprietari arrivano a stringere un accordo sotto la guida di Fiona MacDonald, architetto del team EWH, e ricevono la sovvenzione all’interno del Conservation Funding Programme del Trust. I lavori in cantiere cominciano nel 2007 e si concludono nel luglio 2009, con il restauro dell’orologio e della banderuola. Grazie a donazioni da parte del Carr Trust, del Blythe Family Trust e di Ritchie and Sons Clockmakers, l’orologio è stato riportato alla sua doratura originale. Il 20 novembre 2009 i residenti hanno festeggiato il completamento dei lavori nella corte interna, con il contributo di Jonathan Spiers Lighting per l’illuminazione con candele e proiezioni sulla torre dell’orologio. Ian Bell, uno dei proprietari, afferma: “EWH ha permesso che i proprietari venissero ad un accordo e che quindi il programma si sviluppasse...Di fatto, la città ottiene un edificio di cui essere fiera... Senza l’aiuto del Trust il nostro edificio sarebbe entrato in un circolo vizioso di manutenzione frammentaria, principalmente attraverso un processo di Statutory Notices, e avrebbe continuato il suo declino e il suo degrado vertiginoso”.

Coinyie House Close

Ogni anno Edinburgh World Heritage (EWH) conferisce fino a un milione di sterline per progetti di conservazione dello spazio urbano della Old e New Town del Sito Patrimonio Mondiale. Questi progetti variano dalla scala piccola alla più grande, ma sono tutti portati avanti dalla comunità e aiutano a dare un sostegno attivo alla vita nel sito Patrimonio Mondiale dell’Umanità.

I due progetti a Coinyie House Close intendono ridare senso ad un’aree urbana dismessa della Old Town. L’EWH ha lavorato con i residenti e gli alunni della vicina Scuola Speciale Panmure St. Ann per rigenerare il Coinyie House Close, che un tempo accoglieva la sede del vecchio Conio scozzese. I due progetti hanno ricevuto rispettivamente 48 mila sterline (co-finanziato per la metà dal Comune di Edimburgo) e 6.414 sterline da investire nella rigenerazione delle aree comuni.

Il rapporto con i residenti si è concentrato su un ciclo di incontri dedicati alla riscoperta della storia dei giardini, lezioni di orticoltura e workshop d’interpretazione del patrimonio storico. Gli interventi progettuali hanno previsto la creazione di una piccolo giardino che riprende la tradizione dei frutteti scozzesi, dei parterre e degli orti che un tempo ricoprivano le aree lungo il Canongate.

Nel progetto sono previsti spazi dedicati ad orti famigliari, sentieri in ghiaia, siepi (fagus sylvatica) e punti per il compostaggio. Questi elementi hanno creato una cornice flessibile, affinché la comunità venisse coinvolta e s’impossessasse del luogo nello spirito di Patrick Geddes.

Sul lato a sud del close, i ragazzi della Scuola Panmure St. Ann hanno deciso di creare un giardino ‘commestibile’, concepito come spazio privato in cui coltivare ortaggi e erbe, giocare e riposare.

Dal febbraio 2010, 25 alunni hanno partecipato in vari workshop per sviluppare le loro abilità manuali e imparare a fare giardinaggio. Hanno fabbricato vivai in legno per erbe e alberi da frutto. I ragazzi hanno inoltre ideato e dipinto sei murales per segnare il proprio legame con la lunga storia del close e con quella della scuola stessa, che era in passato un istituto industriale per bambini orfani. Gli alunni hanno detto: “E’ stato divertente ed esilarante. Abbiamo usato diversi tipi di strumenti. Abbiamo fatto delle vasche per seminare e dei vivai da giardino”. “Ho aiutato a disegnare e colorare il nostro murale. Non avevo mai fatto niente del genere prima – è stato davvero bello!”.

Grazie alle classi di giardinaggio –che hanno anche attratto membri delle comunità adiacenti a Coinyie House Close- e ai workshop interpretativi e di costruzione, i residenti e gli alunni hanno unito le forze per rigenerare il close, ricoprendo un ruolo attivo nell’ambiente storico e impossessandosi dello spazio circostante. La creazione di uno scenario produttivo per un sito storico talmente importante ha portato grandi benefici per i residenti, gli alunni, le comunità limitrofe e i visitatori. I due progetti hanno avvicinato le due comunità, ridotto i comportamenti anti-sociali e soprattutto promosso la produzione di prodotti locali nella Old Town con conseguente miglioramento della salute.

Inoltre, Coinyie House Close è stato inserito in diversi tour di giardini e ha aggiunto una terza dimensione al turismo culturale di Edimburgo, attraendo visitatori in luoghi meno convenzionali.

Recentemente, il progetto è stato nominato da parte di Cockburn Association per lo Scottish Civic Trust My Place Award.

Gilmour’s Close

Il progetto di trasformazione di Gilmour’s Close è stato portato a termine nel 2009 da Assist Architects per Hillcrest Housing Association in collaborazione con Edinburgh World Heritage, Energy Saving Trust e il Comune di Edimburgo per un costo complessivo di due milioni di sterline.

Il progetto prevede la realizzazione di 17 appartamenti ad alta efficienza energetica in due tenement del XIX secolo in stato di abbandono di cui 10 appartamenti, sono stati destinati ad alloggio a prezzi calmierati per giovani.

In Gilmour’s Close, conservazione patrimoniale e sostenibilità si complementano a vicenda, attraverso il mantenimento degli elementi architettonici originali e l’installazione di nuovo tecnologie in campo energetiche.

Edinburgh World Heritage ha finanziato direttamente i lavori di conservazione esterni con una sovvenzione di 140.000 sterline per ricostruire i camini in pietra scolpita ripristinando lo skyline originale e restaurando la muratura in pietra dei frontoni a gradini originali.

All’interno del programma di conservazione, è stata data priorità alla rigenerazione degli spazi commerciali storici in disuso che si affacciano sulla piazza del Grassmarket, affinché fossero riaffittati in breve tempo e ottenessero una rendita economica per continuare a sovvenzionare il progetto.

Gli appartamenti sono riscaldati da una pompa di calore geotermica che procura acqua calda, con 14 fori trivellati 70 metri nella roccia di Edimburgo, e che distribuisce calore attraverso un sistema di riscaldamento a pavimento. Gli appartamenti sono coibentati da 100 mm di lana di roccia inserita tra la muratura esterna e un pannello di cartongesso, e da 300 mm di lana di roccia per isolare il sottotetto.

Non potendo sostituire le finestre a ghigliottina originali per motivi di tutela dell’autenticità storica dell’edificio, si è preferito istallare vetri secondari. Sul retro dell’edificio, invece, non essendo soggetto a una regolamentazione di conservazione così severa, sono stati inseriti dei vani di accumulo passivo del calore solare.

Il legno è stato ricavato da fonti controllate, il materiale d’isolamento è stato prodotto con una quantità minima di energia, il rivestimento in alluminio è riciclabile al 100%, e la pietra compatibile e intonaco di coccio pesto sono stati impiegati in tutti i lavori di restauro.

Independent Housing ha premiato il progetto come Sustainable Social Housing Refurbishment Project dell’Anno 2009: la giuria ha sostenuto con entusiasmo questo progetto per l’applicazione di energie rinnovabili nel cuore della Old Town e per aver tenuto in considerazione le qualità e l’Outstanding Universal Value del sito Patrimonio Mondiale di Edimburgo.

I giudici hanno commentato “Questo caso è eccellente considerando gli ostacoli del sito, la tipologia dell’edificio e il patrimonio storico” “Ottimo design per superare ostacoli tecnici” “Questo schema ha preso un edificio storico con diversi problemi e ha trovato ottime soluzioni sostenibili”.

Lyndoch Place

Lo schema più recente d’illuminazione storica è stato ultimato nel 2007 a Lynedoch Place, nella parte ovest della New Town alle porte del Dean Village e del fiume Water of Leith.

Lynedoch Place è stato progettato dall’architetto James Milne attorno al 1823 con giardini sul fronte residenziale e muri bassi sormontati da una ringhiera. Lo stesso architetto ha progettato altre strade della New Town, tra cui Ann Street e Howard Place, che presentano ancora, montati sulla muratura, i lampioni a stelo originali per le lampade ad olio.

La testimonianza d’illuminazione originale ancora oggi esistente in questi due esempi ha quindi ampiamente giustificato la riproduzione e il reinserimento dello stesso dettaglio a Lynedoch Place.

Il progetto ha interessato la rimozione di vegetazione incontrollata e il ripristino delle ringhiere e dei lampioni a stelo originali per ricostituire l’integrità storica dei fronti residenziali. Questi sono stati ricreati dalla fonderia Ballantines di Bo’nes - una delle poche aziende in Scozia ad usare ancora metodi tradizionali - secondo i pattern originali basati sugli studi svolti da Edinburgh World Heritage e da LDNArchitects.

Per la fusione è stato utilizzato uno stampo di alluminio con sabbia, attraverso un processo preciso e laborioso che ha richiesto molto tempo, e che non è cambiato dal 1820. Fortunatamente, Ballantines avevano già uno stampo per riprodurre i lampioni a tutta altezza, di cui i lampioni montati su muratura rappresentano soltanto la sezione superiore.

Sono stati installati nove lampioni montati su muratura e uno a tutta altezza, e le lampade sono state tutte sincronizzate secondo un unico orario.

Al costo di 30.000 sterline per i lampioni e di 33.000 sterline per il ripristino della ringhiera hanno contribuito in parti uguali i residenti, EWH e il Comune di Edimburgo, che ha acconsentito a coprire eventuali spese aggiuntive necessarie.

L’intervento di reintroduzione dell’illuminazione originale e dell’arredo urbano storico ha avuto molto successo per l’eleganza e per la visibilità offerta dalla posizione ottimale su una delle maggiori arterie del centro cittadino.

Il finanziamento di EWH di oltre 20.000 sterline ha permesso di raggiungere un’altissima qualità nei lavori, essenziale per preservare il profilo stradale storico intatto e autentico. Il progetto ha anche consentito di mantenere e sviluppare le tecniche artigianali tradizionali, che sarebbero altrimenti andate perdute. Il progetto ha fondamentalmente aiutato i residenti a reintrodurre dei dettagli essenziali che partecipano a formare il carattere unico dell’area.

Dott. Morris Bradley, residente a Lynedoch Place, afferma: “I lampioni e le ringhiere erano stati rimossi durante la Seconda Guerra Mondiale. Ritengo che la loro reintroduzione abbia valorizzato enormemente l’aspetto della strada. Lo scopo di questo progetto è, appunto, di aver dato qualità alle strade di questa zona della città, e di aver riportato Lynedoch Place al suo splendore originale”.

Scotsman Steps

Nel 1898 John Ritchie & Co, proprietari del quotidiano The Scotsman, acquistarono un vasto terreno sul lato ovest di North Bridge per ospitare la sede del quartier generale del suo giornale.

Gli architetti Dunn & Findlay progettarono la costruzione degli Scotsman Buildings, complesso di edifici che include uffici editoriali e commerciali.

Gli Scotsman Steps sono stati eretti attorno al 1899 come parte integrante di questo complesso. La scalinata a chiocciola, parte essenziale del design, dava accesso diretto ai livelli inferiori dell’edificio e all’ingresso privato del giornale sulla stazione ferroviaria di Waverley.

In anni più recenti, la scalinata è servita come scorciatoia per raggiungere la Old Town dalla stazione. Allo stesso tempo, è stata anche oggetto di atti vandalici e di forte degrado.

In collaborazione con il Comune di Edimburgo, EWH ha inizialmente commissionato un piano di gestione per gli Scotsman Steps, stimando 304.000 sterline per il costo dei lavori di recupero, che termineranno nella primavera del 2011. EWH contribuisce al progetto con una sovvenzione di 70 mila sterline nell’ambito del programma degli EWH projects, che prevede finanziamenti per la rigenerazione dello spazio pubblico all’interno del Sito Patrimonio dell’Umanità.

I lavori includono il restauro e la sostituzione di sezioni della muratura in pietra, la rimozione di graffiti e vernici inappropriate, la pulizia delle piastrelle di epoca vittoriana, il restauro delle finestre e delle porte interne, un nuovo corrimano, illuminazione e l’istallazione di nuovi cancelli decorativi in ghisa per chiudere la scalinata nelle ore notturne.

Sotto la supervisione dell’architetto McGregor Bowes, i lavori sono divisi in due fasi: la prima interessa il vano scale e la seconda il percorso e l’entrata su North Bridge. Questo permetterà alla Fruitmarket Gallery di procedere successivamente con l’installazione di una nuova opera d’arte dell’artista Martin Creed, vincitore del Turner Prize.

L’opera d’arte consiste nel rivestire tutti i gradini, che in passato sono stati in parte sostituiti da lastre di calcestruzzo, in diversi tipi di marmo di Carrara per simboleggiare un viaggio attorno al mondo. L’opera d’arte è intesa come intervento in sintonia con le qualità storiche, architettoniche e sociali dell’edificio e come valore aggiunto alla struttura originale della scalinata. Il rivestimento in marmo si andrà ad accostare ai dettagli esistenti di massimo pregio, come le inferriate decorative, la muratura in pietra intagliata attorno l’arco d’entrata e le piastrelle all’interno.

Questo progetto vuole rigenerare un punto di riferimento importante per la città, non solo restaurando un monumento di massimo interesse storico , ma anche ripristinando un importante collegamento pedonale ideato per superare il dislivello altimetrico tra la Old e la New Town.

Gli Scotsman Steps continueranno ad agire come punto di riferimento, a facilitare l’accesso alla stazione dalla Old Town e, grazie anche all’opera d’arte di Martin Creed, a diminuire il degrado che ha causato negli ultimi anni problemi di sicurezza e l’accumulo di rifiuti sulla scalinata.

Conclusioni

Edimburgo rappresenta un caso virtuoso di gestione attiva del patrimonio storico della città.

L’esperienza deve essere interpretata alla luce del programma di ammodernamento amministrativo avviato in Scozia con la Devolution e dalla successiva riforma urbanistica.

Il riconoscimento di Edimburgo come Patrimonio Mondiale dell’Umanità ha dato un grande impulso a politiche ed azioni volte alla valorizzazione e tutela del sito protetto attraverso un nuovo strumento: il Piano di Gestione. Lo strumento gode di una sua riconoscibilità a livello politico-normativo, è richiamato negli indirizzi nazionali del Governo centrale Scozzese e viene costantemente citato nei vari strumenti della pianificazione regionale e comunale. Esso pur avendo un “peso” formalmente dipeso dalla sensibilità politica dell’Amministrazione Comunale, risulta fortemente integrato con le politiche urbane previste dagli uffici del Edinburgh Council e la sua costruzione è sviluppata a partire da un estesa consultazione pubblica da parte dei cittadini.

Un punto forte dell’esperienza di Edimburgo è rappresentata sicuramente dal ruolo svolto dal EWH, Organizzazione no profit incaricata nella gestione del sito patrimonio Unesco. Particolarmente importante risulta la sua attività di supporto e consulenza rispetto alla municipalità di Edimburgo per quanto riguarda le tematiche inerenti il Centro Storico. Nelle procedure di pianificazione collabora alla stesura del piano urbanistico della città, alla predisposizione di linee guida inerenti il patrimonio storico e interviene nelle fasi management planning.

A questo si aggiunge l’operato dell’Organizzazione nel sostenere i processi di rigenerazione urbana intervenendo direttamente nella progettazione e svolgendo la funzione di catalizzatore dei finanziamenti per il restauro di spazi e monumenti pubblici.

I casi studio mostrano il ruolo attivo svolto dall’EWH che oltre a contribuire al recupero fisico del patrimonio edilizio in termini progettuali interviene attraverso una serie di dispositivi economici dedicati alla mantenimento della presenza sociale in città e al conservazione della mixitè funzionale evitando così fenomeni di gentrificazione e processi di omologazione nelle destinazioni d’uso.

A tal proposito, l’intervento nel Dean Village è caso significativo prevedendo il rinserimento in ambito storico di nuovi abitanti attraverso il recupero di alcuni edifici in prossimità del New Town e destinando parte degli alloggi a fasce deboli della popolazione. Un punto chiave è rappresentato dall’azione svolta dall’EWH nei processi di recupero edilizio in quanto l’ente eroga prestiti estinguibili a lungo termine per proprietari che intendono intervenire con operazioni di restauro sui propri immobili presenti all’interno del sito Unesco. L’Organizzazione rappresenta quindi una figura di riferimento sul territorio sia per gli enti pubblici che per i cittadini, contribuendo in vario modo alla rigenerazione della città storica e alla sua valorizzazione.

L’esperienza di Edimburgo mostra pertanto un forte spirito innovativo con interventi diretti e indiretti per la tutela del patrimonio storico, sperimentando dispositivi, strumenti e interventi che seppur presentino qualche lacunea, mostrano tuttavia margini interessanti e spunti di riflessione anche per il caso di Firenze.

Note di riferimento [1] L’acquisizione da parte dello strumento urbanistico comunale del Piano di Gestione come Supplementary Planning Guidance (SPG) è suggerito anche dalle Scottish Planning Policy (SPP) gli indirizzi generali della pianificazione territoriale definiti dal Governo Scozzese: “Planning authorities should consider incorporating the management plan into the development plan as supplementary guidance”; [2] SEA prevista dalla Direttiva Europea 2001/42/CE recepita dal sistema della pianificazione anglosassone; [3] NPF2 p.34; [4] ECLP è stato adottato nel gennaio 2010; [5] RWELP è stato adottato nel 2006; [6] Management Plan, para 3.27 [7] Management Plan, para 3.8 [8] Management Plan, para 3.5 [9] Management Plan, cap 3 [10] Rispetto alle descrizione originali sono state selezionati gli aspetti più significativi ai fini della ricerca.

[11] Old town, New Town, Dean Village [12]Attori del piano a cui sono attribuite specifiche azioni per la gestione del sito identificate attraverso action plan: Edinburgh world heritage (organizzazione per la gestione del sito patrimonio unesco), City of Edinburgh council, historic scotland (agenzia del governo scozzese), Edinburgh city centre management company (organizzazione per lo sviluppo e il miglioramento del centro storico), scottish enterprise Edinburgh and Lothian (agenzia di sviluppo locale), Scottish natural heritage (agenzia governativa scozzese), Residents associations (associazioni dei residenti), proprietari, University of Edinburgh, -national trast for Scotland, the Scottish Civil Trust, the Cockburn association, the architecture heritage society of Scotland, the water of Leith preservation trust and architecture and design Scotland; [13] Progetto Grassmarket 2005; [14] Il Council agisce in qualità di project manager per conto dei proprietari interessati, divenendo il responsabile unico per la valutazione, realizzazione e controllo del progetto; Fig 1 Cartografia Fisica - fonte: Google.maps Fig 2 Struttura Amministrativa Scozzese - fonte: www.scotland.gov.uk Fig 3 Cartografie Edinburgh City Local Plan - fonte: www.edinburgh.gov.uk Fotografie di Francesco Berni e Chiara Ronchini

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Francesco Berni Urbanista e Pianificatore Territoriale Regione Toscana bdesign.24@gmail.com Chiara Ronchini Architetto Energy Efficiency for Edinburgh World Heritage Site ChiaraRonchini@ewht.org.uk