Vain Stylist issue no.2°- ITA

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ACCADEMIA COSTUME E M O DA formazione e opportunità concrete.

VITUSSI Borse creative.

STYLIST VS HAIRSTYLIST un fashion show di successo.

New MAURIZIO GALANTE






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Indice


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Indice ACCADEMIA COSTUME E MODA P.11 ROMA: FORMAZIONE E OPPORTUNITA’ CONCRETE P.24 DA RAGAZZA DI PROVINCIA A FASHION STYLIST P.27 SCUOLA DI RICAMO P.28

SARAH JESSICA PARKER P.38

MAURIZIO GALANTE P.41 STYLIST VS HAIRSTYLIST P.52 VITUSSI P.59


www.harim.it




By Angelica Grittani

ACCADEMIA COSTUME E MODA DI ROMA

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a cinquant’anni l’Accademia Costume & Moda di Roma presenta al mondo della moda e del costume giovani talenti. Essi sono testimoni di un’esperienza culturale oltre che formativa, difatti portano avanti lo stile e il nome della loro scuola. Il Direttore Lupo Lanzara da quattro anni dirige l’Accademia e ci spiega come l’offerta formativa, unica nel suo genere, porti a grandi possibilità nel mercato della moda dopo il percorso accademico. La creatività, la passione e la serietà degli alunni della scuola, possono rendere questi giovani ragazzi dei veri professionisti del settore.

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DIRETTORE ACCADEMIA COSTUME & MODA LUPO LANZARA

Quest’anno l’Accademia Costume e Moda di Roma, compie 50 anni dalla sua fondazione. Che cosa significa aver raggiunto un tale traguardo? Cosa vuol dire per Lei dirigere questa scuola? Aver raggiunto questo traguardo è un grande onore e una grande responsabilità. L’Accademia è un’istituzione storica che offre un’esperienza formativa di altissimo livello, in continuo aggiornamento, motivo per il quale è da 50 anni che siamo attivi. L’Accademia fu fondata da mia nonna, Rosana Pistolese nel 1964 e portata avanti da mia madre Fiamma Lanzara, che ne è l’attuale Presidente. Io sono entrato a far parte del gruppo di lavoro 4 anni fa e rappresento insieme a mio fratello Furio Francini, Amministratore Delegato, la terza generazione. Come dicevo è una responsabilità, ma anche una grande soddisfazione poter far si che questa struttura continui a splendere di luce propria attraverso la passione con cui operiamo nel supportare i nostri ragazzi all’entrata nel mondo del lavoro. L’Accademia è sempre stata un punto di riferimento per i professionisti del settore e per i giovani creativi che cercano un ambiente adatto per ampliare le loro tecniche e conoscenze in materia di moda e costume. Quali sono gli elementi che caratterizzano l’Accademia? Come si colloca nel panorama internazionale? Il nostro è il binomio tra Moda e Costume. Quello che vogliamo offrire ai nostri allievi è un insegnamento non soltanto pratico e progettuale, ma anche culturale, teorico e personale. Lo studente è il centro e noi tutti lavoriamo intorno a lui per fare in modo che possa crescere, maturare ed essere pronto per operare nel mondo del lavoro. La nostra intenzione è quella di sostenerli nella ricerca della loro identità attraverso la sperimentazione, così che ognuno di loro possa riuscire, secondo le sue esperienze di vita e le competenze acquisite durante l’Accademia, ad interpretare gli stili delle aziende per cui lavoreranno o, come a volte accade, sviluppare le proprie linee. Noi offriamo un’esperienza tecnico progettuale ma anche culturale, non solo per la particolarità dell’offerta formativa, come dicevamo, ma anche perché l’Accademia si trova in una città come Roma, snodo di culture, culla della civiltà e città ricchissima di storia e di arte. Riteniamo questo il contesto ideale per sfruttare la propria creatività e per avvicinarsi all’arte in ogni sua forma. Il nostro obiettivo non è solo quello di trasferire competenze di disegno e progettazione, ma anche quello di insegnare a pensare.


PH Gerardo Gaetani



L’offerta formativa dell’Accademia è molto interessante, dal momento che è l’unica in Italia a proporre un corso di laurea che unisce moda e costume. In che modo si riesce a coniugare queste due materie? Abbiamo un’ampia offerta formativa, partiamo dal Diploma Accademico di I Livello in Costume e Moda, 180 cfa, (Triennale – DM Luglio 2011 n. 94), ai Master di I Livello (60 CF), ai Corsi Professionalizzanti di Alta Formazione che sono in partecipazione con importanti aziende del Sistema Moda, ai Corsi Intensivi in formula weekend fino alla Summer School. Il Diploma Accademico in Costume e Moda è l’unico in Italia in cui la formazione procede di pari passo per le aree Moda e Costume all’interno di uno stesso iter formativo. Il costume fa parte della moda, della società culturale ed è un binomio imprescindibile. Moduli come Storia del costume, Storia del Teatro, Storia della moda mettono a dura prova i nostri allievi i quali concludono gli studi presso la nostra Accademia con una doppia professionalità, un valore aggiunto da poter sfruttare nel mondo del lavoro. Una frase che spiega bene questo dualismo la scrisse il fondatore dell’Accademia, Rosana Pistolese: “Abbiamo sempre considerato la moda come costume, come cultura e umanità e questa umanità del costume spiega anche come ogni civiltà esprima sempre il proprio stile con carattere simbolico e significante e sempre attraverso l’arte che è opera dell’uomo. Il costume è allora l’insieme delle mode che mutano, è la stessa evoluzione umana, è la sensibilità e la misura di ciascuna epoca e di ciascuna cultura.” Il costume non va inteso come storia di un’antichità ma come storia di società, costume di società che caratterizza le tendenze attuali. È necessario conoscere gli stili e le usanze passate, ma soprattutto si devono evidenziare i caratteri della società in cui viviamo, attraverso l’arte, come espressione della cultura, con lo studio dell’Arte contemporanea così come dell’Arte Antica. Che consiglio darebbe ai giovani talenti che puntano ad avere una carriera nella moda? Quello di avere un approccio serio e rispettoso, di essere curiosi, di avere voglia di mettersi alla prova, conoscersi, di non mollare mai. La determinazione è fondamentale. È un mondo molto competitivo quello nel quale lavoreranno e devono abituarsi sin da subito ad allenare la loro volontà.

Qual è il rapporto tra i docenti e gli allievi dell’Accademia? I nostri docenti non sono insegnanti in cattedra, sono dei professionisti che lavorano insieme agli allievi, condividendo le proprie esperienze, attraverso uno scambio costante di opinioni. Una formazione di tipo partecipativo. Quali sono i vantaggi per chi frequenta l’Accademia Costume e Moda? Il sistema moda è ricco di opportunità, ma è molto competitivo, per cui tocca agli alunni dell’Accademia di dimostrare di avere una marcia in più. Noi diamo loro la possibilità di entrare a far parte di un gruppo, di una “famiglia”, che ha un solo obiettivo: prepararli al mondo del lavoro.


RESPONSABILE UFFICIO STAMPA ACCADEMIA COSTUME & MODA OLIVIER DI GIANNI Su cosa è improntata l’attività di ufficio stampa dell’Accademia Costume & Moda di Roma? Il lavoro dell’ufficio stampa si divide in due attività: il rapporto con i media, giornali, televisioni, riviste, blogger che utilizziamo per comunicare novità, eventi e notizie sia inerenti la scuola, sia per quanto concerne collaborazioni esterne con i grandi nomi della moda. A questo si aggiunge un lavoro di Pr, che durante eventi e concorsi, serve a coltivare i rapporti già esistenti con la stampa e a crearne di nuovi. La seconda attività dell’ufficio stampa è la comunicazione promozionale che viene fatta sui nostri social network, Facebook, Twitter, Instagram, Pinterest, Google+ e Tumblr: attraverso questa visibilità noi decidiamo di dare alla scuola, agli allievi, la possibilità di farsi conoscere, di esprimere se stessi e il lavoro di stilisti. Inoltre c’è l’advertising di Google, la cartellonistica con campagne outdoor, la partecipazione ai saloni dello studente, fiere di settore, etc. Come ufficio stampa e addetto alla comunicazione dell’Accademia mi occupo anche di incrementare la Brand Awareness, per attribuire maggiore impatto anche alla reputazione e al nome della scuola. In che modo si raggiungono i potenziali allievi? C’è una sorta di talent-scouting? Gli alunni che decidono di iscriversi, vengono a conoscenza della nostra scuola tramite i diversi canali di comunicazione. C’è la possibilità di partecipare agli Open Day, dove invitiamo i ragazzi a frequentare dei laboratori didattici e a sperimentare la vita in Accademia. Facciamo anche attività di orientamento nelle scuole. Alla fine del percorso accademico organizziamo delle sfilate, chiamate Talents, dove una giuria di professionisti del mondo couture, molto variegata per avere un’ampia visione, selezionerà i progetti migliori. Nell’ultima edizione erano presenti giurati di altissimo livello, talent scout, editori di riviste e direttori creativi di maison di moda, nonché la Camera nazionale della Moda Italiana, in occasione del Cinquantenario dell’Accademia. Per i nostri ragazzi questo evento rappresenta il banco di prova per il mondo del lavoro, e già in questa occasione alcune case di moda richiedono ai designer interessati di fare un colloquio in azienda. Durante il percorso accademico facciamo partecipare gli allievi dell’Accademia a diversi concorsi, sia nazionali che internazionali: per loro significa avere un primo contatto con il mondo del lavoro, una risposta e una valutazione critica del loro stile. In questo modo possono avvicinarsi al mercato e ai desideri dei clienti, consapevoli di ciò che può piacere o meno.


PH Gerardo Gaetani


Quali sono gli eventi più importanti a cui partecipate? Mittelmoda Fashion Award presieduto da Matteo Marzotto, la London Graduate Fashion Week (una vera fashion week per tutte le scuole di moda), Riccione Moda Italia; per le collezioni di pellicceria c’è Remix, organizzato dall’International Fur Federation, l’ITS (International Talent Support), un grande concorso con sponsor come Diesel, concorsi che offrono ai giovani talenti sicuramente un’occasione per farsi conoscere. Nel 2013 la Regina della Malesia tramite AltaRoma ha invitato una delegazione di stilisti italiani, tra cui Renato Balestra e come scuola di Roma ha scelto la nostra scuola, per un evento Charity per i bambini malati di cancro. Per noi è stato un onore partecipare e poter contribuire alla raccolta fondi. Quali sono i rapporti con le altre scuole di moda? La relazione che si stabilisce con le altre scuole di moda, come lo IED Moda, la Koefia, la Marangoni e la Naba, che sono tutte nostre competitors, è in ogni caso quella di rispettare il lavoro degli altri, consapevoli di avere stili diversi oltre che un’offerta formativa personale. Ci sono tanti studenti stranieri nell’Accademia? Sicuramente il richiamo forte di una città come Roma si fa sentire. Negli anni ’90 si era perso l’appeal verso la nostra città d’arte e moda da parte degli studenti stranieri, mentre oggi c’è un rinnovato interesse verso Roma come destinazione per studiare e la nostra Accademia ha l’offerta formativa più completa. A livello di comunicazione stiamo facendo un’opera di internazionalizzazione, partecipando ad incontri che si tengono nei Paesi emergenti come Dubai, Russia o Cina, per far conoscere le realtà formative italiane all’estero. Per gli studenti stranieri l’incontro con la forma mentis italiana, con la nostra cultura e il nostro modo di lavorare può essere importante per la loro crescita professionale e culturale, mentre per i nostri ragazzi trovarsi a confronto con altre culture è uno stimolo a migliorare, a confrontarsi in maniera creativa. La vita accademica è molto interattiva, ci sono le lezioni, le ore di laboratorio, affiancate a lectures e a diversi incontri con ex allievi, attori, costumisti e stilisti che vengono a condividere la loro esperienza con i nostri allievi.

Che qualità ci vogliono per riuscire a intraprendere questa strada? Spirito di sacrificio, perché entrare in questa scuola e iniziare questo lavoro è impegnativo e non c’è un momento in cui la mente non lavori, ma anzi deve sempre essere stimolata e attiva, pronta a creare. La motivazione è essenziale, una passione vera può essere la giusta spinta per dare il meglio e per non stancarsi o abbattersi lungo il percorso. La curiosità, la passione e l’ispirazione sono importanti mezzi di valutazione per capire se i nuovi talenti, i potenziali allievi dell’Accademia, possono entrare nella scuola. A questo proposito prima dell’inizio dell’anno accademico, facciamo una selezione delle richieste tramite un colloquio motivazionale proprio per valutare le reali intenzioni che spingono questi giovani ragazzi verso l’Accademia.







C O S T U M E

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ROMA: FORMAZIONE E OPPORTUNITÀ CONCRETE. By Cristina Giannini

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l talento e la passione sono come radici per i progetti, ma ci vuole anche una giusta formazione per buttarsi nel mondo del lavoro con le giuste basi. Per preparare i giovani ad affrontare il mondo della moda vi sono molte accademie e istituti, nati per formare il carattere e accrescere la creatività, dare allo studente opportunità e voglia di mettersi in gioco. Tra le varie scuole, a Roma vi è l’Accademia di Moda e Costume. Nato nel 1964, questo istituto parte dal costume, conferendogli una base culturale e sociale e traendo ispirazione dall’arte, tutto per poter permettere di esprime il proprio stile attraverso caratteristiche simboliche. È una scuola che da anni forma molti alievi, dando loro fantastiche opportunità e proiettandoli da subito nel mondo nel lavoro. In occasione della settimana della moda di AltaRoma 2014/2015, la medesima Accademia ha istituito nel proprio edificio una mostra per i cento anni dalla nascita della nota giornalista Irene Brin. Questo evento è nato con l’intento di celebrare questo personaggio fondamentale del fashion dell’Italia del dopoguerra, vista dalla scuola come esempio di vita, di moda e di costume e strettamente collegato alla consegna del “Premio Irene Brin”, istituito nel 1969 proprio dall’Accademia di Moda e Costume. Questa onorificenza è per i giovani stilisti che nei vari anni si sono distinti per la loro creatività, portando innovazioni nel campo della moda. Durante la settimana della moda romana, quindici studenti dell’Accademia di Moda e Costume hanno presentato le loro capsule. Matteo Marzotto, come giurato, ha consegnato il Premio Irene Brin alla ex alieva Roberta Andreetti, attualmente designer per le calzature Gucci. Questa scuola ha saputo unire formazione, educazione e selezione, dando giorno dopo giorno agli studenti la voglia di dare sempre il massimo e di puntare a realizzare i proprio sogni. La formazione è un concetto fondamentale per accrescere le nostre opportunità, non dovrebbe mai essere sottovalutata.

M O D A

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DA RAGAZZA DI PROVINCIA A FASHION STYLIST: LA FORMAZIONE ADATTA A PER IL MONDO DELLA MODA.

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By Enza Volpe

l mondo della moda da sempre attira molti giovani che vogliono intraprendere una carriera in quest’ambito. Anche se può sembrare un mondo frivolo ed effimero, in realtà richiede tanta creatività, competenza e passione. Per intraprendere la carriera di stilista è necessario un buon percorso formativo. Ogni stilista che si rispetti ha creato il proprio

impero anche grazie ad uno studio professionale in giovane età. Al giorno d’oggi, le scuole importanti per la moda si trovano in tutto il mondo come per esempio la “Parsons The New School For Design” di New York, famosa per il noto programma televisivo Project Runways, oppure la “Central Saint Martins” di Londra, dove ha studiato il noto stilista Inglese Alexander McQueen, e per citarne una Italiana l’Istituto “Marangoni” di Milano. Queste accademie si occupano dell’acquisizione di competenze specifiche quali disegno, modellistica, storia del costume, storia dell’arte e ricerca di nuove tendenze. Esistono anche delle scuole superiori professionali ad indirizzo moda che si occupano di fornire il primo approccio a questi studi: sono migliaia le ragazze che cercano di entrare in questo mondo, molte di loro ci riescono proprio grazie all’ottima formazione data da queste scuole. Per fare un esempio, si potrebbe citare Gaia Torchia, in arte Audrey, una ragazza delle Marche di 20 anni. Diplomata come Fashion Designer, Graphic Designer e Tecnico dell’Abbigliamento e Della Moda, apre il suo Blog “ The Black Blog Of Style“ nel luglio del 2010. Gaia in poco tempo riesce a far crescere la notorietà del suo blog proponendo Outfit dal retrogusto Rock, Grunge e Alternative e acconciature dai colori stravaganti, tingendosi i capelli di rosa e diventando per

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un periodo una sorta di Lady Barbie dai toni moderni. Mano a mano che la sua notorietà cresce, viene contattata per numerose collaborazioni, invitata a party come quello di Luisa-

ViaRoma, e inizia anche a scrivere come giornalista di moda, collaborando con produzioni come Fashion Stylist. Non sazia delle proprie competenze come stilista, ha voluto approfondire la sua conoscenza con il corso di fashion styling all’istituto Marangoni, studiando

materie come Fashion Writing, Graphic Design e Styling Analysis. Gaia è una ragazza esuberante e originale: una delle tendenze che ha cercato di lanciare è proprio l’abbinamento

di pattern diversi quali strisce, stampe floreali o stampe animalier; tutto in un unico outfit, proprio come mostrato nelle immagini.


K O U Z M I N A

K A T E R I N A

Intervista a Katerina Kouzmina SCUOLA DI RICAMO By Cristina Giannini

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al 2006 la scuola di ricamo è l’unica in italia per tipologia e insegnamento. Qual è la missione di questa scuola in particolare? La missione è di diffondere quest’arte che è anche un lavoro, un settore molto ampio e sconosciuto soprattutto tra i giovani. Si pensa che il ricamo, per esempio, sia solo punto croce, o ricamo classico, si pensa che sia un lavoro da vecchi, ma nell’alta moda ho scoperto che molti giovani si interessano e lo vogliono promuovere, non solo come hobby ma anche creando nuove imprese proprie.

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Dirigere questa scuola che importanza e valore ha? Per me è importantissimo: studio ricami dalla mattina alla sera, è la mia vita. C’è un legame tra l’Italia e la disciplina del ricamo? Ovviamente le aziende più grandi che fanno alta moda sono per lo più italiane e francesi, anche se recentemente stanno emergendo molti stilisti libanesi. L’italia però resta importante, tant’è che i miei studenti desiderano rimanere nel suo mercato, nel made in Italy, che è un punto di forza. Ci può dare un consiglio per i giovani che vogliono orientarsi in questo mondo? I consigli sono molto personali. Per prima cosa ai miei studenti dico: “decidi chi sei e cosa vuoi; questo ti servirà per capire dove vuoi lavorare”. Vi sono più campi di competenza e bisogna capire dove si vuole agire per la propria vita. Le persone arrivano alla scuola con le idee confuse, senza competenze pratiche, così cerco di spiegare il mondo del lavoro, come per esempio le aziende presenti in Italia e all’estero, i rami, i settori per i professionisti di Alta Moda. C’è bisogno di qualità particolari per intraprendere questi corsi? No, chiunque può intraprendere questa professione. I gruppi sono molto misti: c’è chi sa disegnare bene e chi non sa attaccare un bottone. I corsi sono strutturati per tutte le persone e per tutte le fasce di età, bisogna fare pratica ed avere passione. Le persone che acquisiscono queste manualità devono procedere ad un secondo step: cosa vuoi fare nella tua vita? A livello scolastico quanto durano i corsi? Che rapporti intercorrono tra studenti e docenti? Noi cerchiamo sempre di creare corsi particolari e strettamente pratici. Ci sono nicchie di mercato non ancora riempite dalle aziende, perciò tentiamo di inserire nei piani di studi le materie pratiche che mancano alle università italiane, che possono dare subito sbocchi lavorativi agli studenti, che potrebbero essere aggiornamenti per stilisti oppure tutto ciò che può aiutare chi parte da zero. Poi ovviamente scegliamo insegnanti giovani, con tanta esperienza e con molta passione per coinvolgere gli studenti; gli artigiani più anziani spesso o non sono aggiornati, o sono poco avvezzi a trasmettere passione perché hanno poca emozione. Come si svolge una lezione tipo,? Le lezioni sono sempre pratiche, con una parte teorica che da allo studente la panoramica di ciò che si svolge. È una base per un micro buisness plan. Le tecniche possono essere imparate anche attraverso tutorial sul web, tuttavia il coinvolgimento non può essere che dato da una persona appassionata e dal vivo. Che rapporto c’è tra la scuola e le aziende? Noi abbiamo degli standard così come richiedono le aziende: istruiamo i nostri studenti per quello che effettivamente si richiede nel lavoro. Molte aziende propongono stage ai nostri studenti, ed essendo corsi di nicchia siamo molto richiesti. Io consiglio che stage fare e propongo studenti che so essere adatti a determinate aziende. Do i nominativi delle aziende alle quali proporsi, dico come vestirsi e quale tipo di book portare, spesso capita che trovino un lavoro e che aprano aziende, anche persone giovanissime. Diamo anche consulenze post corso.



Come scuola organizzate concorsi o eventi? In passato si, ma ora arrivano richieste di partecipazione a varie fiere sia professionali che hobbistiche che commerciali. Abbiamo molte possibilità quindi chiedo agli studenti se vogliono partecipare anche in gruppi. È infatti importante che gli alunni si conoscano per poter poi creare qualcosa anche insieme. La scuola e l’estero. Come vi rapportate e collocate nel panorama internazionale? Per ora restiamo in italia, ma vi sono studenti anche esteri, spesso russi, ma già qui in Italia c’è molto da approfondire. A livello di comunicazione come vi pubblicizzate? Spesso i giornalisti ci trovano perché abbiamo buona visibilità su Google. In passato abbiamo partecipato a molte fiere di hobbistica e ricamo, questo ci ha resi più conosciuti. Siamo presenti sui vari portali di Internet, ma quello che da soddisfazione è il passaparola: ci da la conferma che i corsi sono apprezzati. Che durata hanno i corsi? Generalmente sono brevi, il programma dura 4 giorni consecutivi nel fine settimana, in modo che anche chi lavora possa partecipare chiedendo due giorni di ferie prima del weekend. Come vedi la riscoperta della rinascita del ricamo nel made in Italy? Nonostante la crisi bisogna adattarsi ai tempi in cui si vive. Faccio capire che nell’alta moda si possono creare abiti veramente a basso costo ma comunque di grande effetto, perciò insegno che si possono sì creare abiti che costano tanto, ma anche tecniche che possono abbattere i costi per il mercato d’oggi. Per esempio al posto di un atelier di riparazione si può creare un atelier pret a porter dove si può creare un vestito a pochissimo, ricamarlo oppure rimodificarlo in modo che diventi veramente couture.

Vi occupate anche di marketing. Come? Un conto sono i corsi per le persone che vogliono ricamare a casa per passione ed hobby, un conto sono i corsi per chi vuole entrare nel mercato dell’alta moda, che vogliono creare aziende o che vengono da aziende chiuse, appena laureati magari. Ovviamente voglio insegnare tutto ciò che conosco oltre al ricamo. L’impresa è un servizio per il cliente, io non lavoro per me stessa, ma per il mio cliente. Ovviamente prima vengono gli alunni, analizzo cosa vogliono dal corso e dalla vita in generale per saper dare loro ciò che serve. I nostri studenti che vogliono lavorare nel mondo della moda arrivano tutti con età media 22/23 anni, con tante aspettative. Le università spesso sono troppo teoriche o calcano troppo sulla creatività, perciò durante i nostri corsi cerchiamo di dare un’infarinatura su ciò che è la realtà che li attende: conoscere il mercato è molto importante. Vi sono progetti futuri per la scuola? Vorrei creare dei corsi anche per persone con disabilità, e per ragazzi da 13 anni in su che possono e vogliono imparare un hobby o un lavoro. Ovviamente dovrà essere approfondito e studiato, per dare una speranza alle persone interessate. In Italia ci sono diversi campi dove i disabili possono trovare lavoro, ma non mi risulta vi sia altrettanta facilità nel campo della moda e del ricamo.





MAKE UP MAKE UP MAKE U

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IL MAKEUP ANDROGINO E IL LOOK “ACQUA E SAPONE” By Serena Secco

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l concetto di Bellezza è in costante evoluzione. Uno dei campi in cui possiamo notare ciò è sicuramente quello della Moda. In ogni nuova collezione ci vengono proposti nuovi trend, nuovi colori must, nuove lunghezze e forme. Anche solo guardando agli anni ’80 o ’90, stupiscono “quegli stracci” che allora consideravamo abiti da “grand soirée”. Le passerelle ci mostrano nuovi stili da seguire, negli abiti come anche nel Make-up. Le tendenze degli ultimi tempi vedono affermarsi soprattutto due tipologie di trucco: il primo è il make-up androgino. Questo termine deriva dal greco e indica un aspetto non ben definito tra il maschile ed il femminile. Naturalmente questa tipologia di trucco si adatta bene alle modelle con un viso dai tratti ben marcati, soprattutto con mento e zigomi ben pronunciati. Tuttavia, l’aggettivo “androgino” ha perso parte della sua connotazione iniziale e si sta sempre più spostando ad indicare un trucco più naturale, che magari enfatizza un solo dettaglio del viso della modella e lo rende molto più marcato e deciso. Solitamente dopo aver perfezionato la pelle con un fondotinta full coverage si va a sottolineare un solo aspetto del volto: possono essere sopracciglia ultralucide, labbra messe in risalto con un colore vivace oppure zigomi ben sottolineati con un contouring molto scuro. Chanel ha di recente utilizzato questo make-up nelle sfilate parigine autunno-inverno, proponendolo nella versione pelle chiara e sopracciglia folte. Molto diversa, invece, è stata la scelta di Alexander Wang e Marc Jacobs, che fanno quasi sparire le sopracciglia e sottolineano gli occhi con grafismi ispirati agli anni ’60.


L’ attrice britannica Tilda Swinton deve il suo successo ai tratti particolarmente androgini del suo viso; non a caso il film del 1992 “Orlando”, in cui lei interpreta l’omonimo androgino che nasce uomo e nel corso di varie epoche storiche diventa donna, è il film che le ha dato fama mondiale. In seguito ha interpretato altri ruoli simili, come l’arcangelo Gabriele in “Constantine”. Di recente è stata scelta come testimonial dell’ultima campagna pubblicitaria per la collezione Rouge Passion di Pomellato, celebre azienda orafa milanese, campagna che la vede sfoggiare un trucco davvero basic con pelle ultra luminosa e labbra rosso fuoco. L’ altro trend che si sta sempre più affermando nelle Fashion Week, parallelamente al makeup androgino, è il look “Acqua e Sapone”. In questo caso si mira a esaltare una bellezza naturale, i volti appaiono molto luminosi e con un contouring molto naturale, perfino gli occhi sembrano quasi struccati. Naturalmente è solo un’illusione: le modelle indossano molti prodotti, specialmente primer, correttori e fondotinta per avere una pelle perfetta, illuminanti per dare freschezza al volto e spesso gli occhi sono truccati con diversi toni naturali sfumati alla perfezione per accentuare la profondità e l’intensità dello sguardo. Una Casa di Moda celeberrima che utilizza da sempre questa tipologia di trucco per le proprie testimonials è di sicuro Dior. La bellissima Jennyfer Lawrence, protagonista della collezione Miss Dior, è stata immortalata con un trucco molto naturale ma che allo stesso tempo le conferisce un aspetto molto maturo. Sempre parlando di testimonials, Versace ha voluto Lady Gaga per la nuova collezione primavera-estate, e sin dalle anteprime che sono apparse in internet abbiamo potuto ammirare il suo viso abbronzato e luminosissimo con sopracciglia bionde quasi invisibili e labbra color corallo. Parlando di un evento più recente, durante la cerimonia degli Oscars 2014 tra le stelle che si sono avvicendate sul red carpet Anne Hathaway si è fatta notare con un trucco estremamente semplice ma che esaltava i suoi occhi da cerbiatta, una scelta coraggiosa per un evento che tradizionalmente presenta lustrini e look esagerati. Ultimamente tutto sembra suggerire che in fatto di Make-up il motto “Less is More” sia la scelta migliore.


Sarah Jessica Parker sica Parke

SARAH JESSICA PARKER UN’ICONA PER LA DONNA By Veronica Giomini

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a sempre le scarpe sono state un forte elemento di sensualità, hanno contribuito ad evidenziare caratteristiche forti delle donne, come eleganza, femminilità e seduzione. Se inizialmente le scarpe avevano un significato più funzionale che estetico, con il passare del tempo hanno influenzato anche il modo di camminare, di muoversi ed il portamento di tutte le donne, diventando decisive, inevitabilmente affascinanti. Icona di stile per tante ragazze e donne è stato sicuramente il personaggio “Carrie Bradshaw”, impersonato da Sarah Jessica Parker, questa, con le sue migliaia di scarpe e vestiti, ha fatto sognare moltissime donne, con lo storico marchio “Manolo Blahnik”, pubblicizzato dalla serie “Sex And The City”. La protagonista di questa serie tv, insieme alle sue quattro amiche, è pazzamente innamorata di questo stilista. Queste amiche sviluppano un’ossessione soprattutto per le classiche “Pumps Blu” con gioiello sulla punta, diventate un simbolo della marca. Proprio Sarah Jessica Parker ha appena lanciato una sua collezione personale di scarpe, ispirata al suo personaggio e alle quattro amiche più famose del grande schermo, realizzata insieme a George Malkemus, il presidente di Manolo Blahnik America, che con il suo aiuto ha supportato l’attrice con questo nuovo progetto. La sua collezione è composta da infiniti modelli: sandali dal mood vintage, tacchi con cinturini alla caviglia, espadrillas platform, sandali piatti e peep toe, insomma tanti modelli per fare sentire le donne delle vere e proprie principesse. Queste bellissime scarpe sono già disponibili in esclusiva da Nordstrom e sullo shop online, hanno la caratteristica speciale di avere un nome di persona ogni modello. Non stupirà coloro che seguono la serie, che il modello a punta si chiama Carrie.

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MAURIZIO GALANTE La bellezza, frĂ sogno e realtĂ By Olivier Di Gianni

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in dal primo incontro con Maurizio Galante, ho percepito subito una tangibile concretezza volta alla ricerca della bellezza e del sogno, in un olistico equilibrio di armonie fra le cose e le persone. La prima domanda, infatti, che gli rivolgo è sul dualismo della sua formazione.

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ODG“Maurizio, hai frequentato contemporaneamente l’Accademia di Costume e di Moda e la facoltà di Architettura a Roma. Come conciliavi i due percorsi?” MG: L’Accademia era il sogno mentre studiare Architettura rappresentava il contatto con il mondo concreto. Ho sempre voluto dare un senso a quello che faccio, ponendomi come missione la costante ricerca dell’equilibrio. È una scelta ben precisa quella di “mischiare” continuamente, da qui il fatto di unire Moda, Design, Architettura e gioielleria. ODG: (interruzione, ndr) a proposito di Moda, tu crei esclusivamente Haute Couture e non prêt-à-porter. È un tuo “capriccio artistico” o una scelta ben precisa…? MG: faccio Haute Couture perché è la commistione perfetta fra artigianato e realtà. L’artigianato è l’essenza della cultura di un popolo e della sua storia, della sua memoria e una società, degna di essere chiamata tale, è basata sulla memoria. Sono convinto che chi ha memoria ha più potere! ODG: continuando a parlare di Moda, tu non sfili ogni stagione ma una volta l’anno, come mai? MG: sì, è vero! è un passaggio importante della mia vita e sono dedito, oltre che alla moda, anche al Design e all’Architettura perché sono il mio personale linguaggio. In questo momento lavoro su alcuni prodotti per il Salone del Mobile, l’allestimento di un ristorante - e non per fare lo chef (risata di entrambi, ndr) – senza tralasciare mai l’Haute Couture! ODG: alla tua ultima sfilata nel 2013 hai fatto sfilare tre delle tue muse ispiratrici, Simonetta Gianfelici, Violetta Sanchez e Amalia Vairelli. Ci spieghi come mai loro e non modelle attuali? MG: tutte e tre sono amiche, donne realizzate, alcune anche madri oltre che essere state modelle di punta e di ispirazione per Yves Saint Laurent, come Violetta e Amalia. Rappresentano un mondo diverso, teatrale e hanno un approccio giocoso. La mia moda è in fondo un mondo di scambi e di emozioni, il rispetto per il corpo e per le persone che indossano abiti, il tutto nell’ambito di un’architettura morbida.


ODG: Nel tuo percorso professionale ti sei occupato anche di Teatro. Penso ai costumi che hai realizzato per la Madama Butterfly al Teatro dell’Opera di Roma. Qual è, per te, la differenza fra la Moda ed il Costume? MG: il mestiere del costumista è più facile rispetto al Couturier, in quanto nel teatro hai già il personaggio ed è ben definito. Nella Moda interpreto ciò che vedo con i miei occhi e con il mio sentire, e non c’è alcun copione di supporto. Vivo nella contemporaneità e credo fermamente che gli abiti siano “pezzi da conversazione”. ODG: sono diversi anni che tu vivi a Parigi, perché? MG: è la città dove mi sono fermato di più, dopo Roma e Milano. Si vive e si lavora bene qui, è semplice e al contempo emozionale, qui posso esprimere il mio pensiero, raccontare me stesso. Roma è stato il punto di partenza. ODG: a questo proposito la Francia ti ha anche riconosciuto in maniera ufficiale, conferendoti, nel 2009, il titolo di “Chevalier de l’Ordre des Art et des Lettres”. Che effetto fa ricevere tale onorificenza? MG: mi sono sentito molto onorato ed ero contento anche perché è un titolo non “militare”! ODG: quando sei tornato in Accademia qualche mese fa mi hai mostrato una collezione di francobolli che hai disegnato. Anche qui c’entra il tuo “essere” per le contaminazioni creative? MG: Le Poste francesi da sempre si sono rivolte agli stilisti, iniziando da Yves Saint Laurent fino a Hermes e nel 2011 mi hanno interpellato e ho accettato. I miei francobolli sono fatti per essere interattivi con il pubblico che li acquista, ovvero possono essere colorati o incisi: personalizzati. ODG: come vedi la moda in questo momento? MG: credo che è un gran momento per la Moda, amo definirlo di grande generosità. La contrapposizione che esiste fra i capi basic e quelli Haute de gamme accentuano ancor di più la spinta creativa, soprattutto a Parigi dove credo ci siano le sfilate più belle per i colori, i volumi e la gioia! La moda, in fondo, rappresenta quello che è il momento; mi spiego non deve guardare né troppo indietro, né troppo avanti, deve essere giusta. Troppo avanti sarebbe visionaria e non avrebbe senso, troppo indietro sarebbe costume o rivisitazione nostalgica senza apportare alcuna innovazione. ODG: per concludere, Maurizio, Moda o Design? MG: La Moda è magica ma il Design è piu forte della Moda. Dico sempre che si passa più tempo con la nostra sedia che utilizziamo tutti i giorni (per esempio a lavoro) che con la persona che ami, quindi bisogna saper scegliere… ODG: Grazie Maurizio!


PH GAUTHIER GALLET


PH. ARNO BANI


PH FRANCESCO SCAVULLO



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LA MODA DEI FASHION TV TALENTS By Gaia Bregalanti

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ietro ad ogni grande e piccolo marchio c’è un enorme lavoro. Per emergere nel campo del fashion bisogna puntare sulla qualità, su ciò che caratterizza quel brand, quella fantastica borsa, quella stravagante scarpa: la rifinitura e la cura ad ogni minimo particolare. Per il fashion designer è quindi fondamentale avere alle spalle una vasta conoscenza per quanto riguarda la realizzazione di un pezzo. Esistono molte scuole di moda che insegnano tutto ciò, e che una volta preso il diploma immettono i giovani nel mercato. Da qualche anno a questa parte, però, i talent show hanno preso sempre più piede in televisione, dal canto al ballo, fino al fashion. Questi reality mettono alla prova le capacità di ogni concorrente, dai numerosissimi provini, alle faticose sfide che lo stesso deve affrontare per cercare di arrivare a fine programma, con la speranza di vincerlo.

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Un altro nuovissimo talent show di moda tutto made in Italy è “Fashion Style”, condotto da Chiara Francini e dai giudici Silvia Toffanin, Alessia Marcuzzi, Cesare Cunaccia, e una persona che cambia da puntata a puntata. Un talent prodotto dalla Colorado Film nella stagione televisiva 2013/2014 su La5, che prevede la partecipazione di sedici concorrenti: quattro modelle, quattro stilisti, quattro make-up artist e quattro hair stylist. Questi, selezionati tra migliaia di aspiranti, sono divisi in quattro squadre, ciascuna formata da un membro di ogni categoria. La squadra che, sfida dopo sfida, riesce a convincere i giudici di aver fatto il lavoro migliore, vince un contratto con un importante marchio di moda. La prima edizione di Fashion Style è stata vinta dalla squadra Magenta, formata da Michele Chiocciolini, Chiara Bonacina, Olga Shuldyk e Lucia Orazi, con la formazione del loro brand “Volking”. Per tutti i fashion designer che vogliono e sono determinati a far parte del duro mondo della moda, questa del fashion tv talent è una grossa opportunità, sia per migliorarsi, che per farsi notare. Armatevi di determinazione e affrontate quei numerosissimi provini, i fortunati potreste essere proprio voi. Il fashion reality più famoso è nato negli Stati Uniti nel 2004 e si chiama “Project Runway”.


Il fashion reality più famoso è nato negli Stati Uniti nel 2004 e si chiama “Project Runway”. La giuria è composta dalla bellissima Heidi Klum (che presenta il programma), dallo stilista Michael Kors, dalla fashion director, prima di Elle magazine e poi di Marie Claire, Nina Garcia, e da un giudice ospite diverso per ogni settimana. I concorrenti gareggiano tra loro per creare i migliori vestiti in un determinato limite di tempo, materiale, budget e tema. Tim Gunn è, invece, il mentore dei ragazzi, li assiste e li supervisiona durante il lavoro in laboratorio. L’eliminazione avviene progressivamente fino ad arrivare alla sfida finale, con “3/4 designer”, che consiste nella realizzazione di una collezione completa di abiti, che sfilerà alla prestigiosa settimana della moda che si tiene ogni anno a Bryant Park, New York. Alcuni dei vincitori sono:Seth Aaron Henderson (7° edizione),Irina Shabayeva (6° edizione), Christian Siriano (4° edizione) e Chloe Dao (2° edizione). Con il 2014, è arrivata anche la versione italiana: “Project Runway Italia”. Il talent è iniziato il 26 febbraio e come per la versione americana, la giuria è composta da Eva Herzigova, Tommaso Trussardi e Alberta Ferretti. Gli stilisti selezionati sono 12, con le 12 rispettive modelle, sono seguiti dal mentore Ildo Damiano.


Sinergia e collaborazione verso l’obiettivo comune: un fashion show di successo

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By Federica Cimetti

PH FEDERICA CIMETTI

STYLIST VS HAIRSTYLIS

STYLIST VS HAIRSTYLIST



PH FEDERICA CIMETTI

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urante una sfilata di moda lo spettatore non esperto molto spesso crede di esprimere il suo giudizio di merito solo sugli abiti che vede in passerella, mentre gli addetti ai lavori sanno bene che dietro ad un fashion show c’è molto di più. Ogni collezione ha un suo mood ben preciso, che viene espresso dagli abiti e da ogni singolo particolare che compone ogni look: in questo senso le acconciature ricoprono un ruolo fondamentale nell’espressione di un concept, così come il make-up. Mai sottovalutare i dettagli. Quello fra stilista e hair stylist è un rapporto importante: la complicità e la professionalità di queste due figure infatti ha il potere di rendere una sfilata indimenticabile oppure di trasformarla irrimediabilmente in un fallimento. Il direttore dell’orchestra nel backstage resta sempre lo stilista ed è lui che detta legge sugli outfit e le uscite, ma, come in ogni team vincente, sa bene di avere un braccio destro altrettanto importante. L’hair stylist professionista, dal canto suo, è un esperto nel comprendere le esigenze stilistiche del designer, per poterle poi tradurle in acconciatura: una volta visionata la collezione deve essere in grado di offrire la propria interpretazione attraverso styling ogni volta diversi per completare i look proposti in passerella. Durante le sfilate di Milano Moda Donna di Febbraio gli esempi di questa sinergia sono stati molteplici e si sono rivelati vincenti: “Il team Missoni ha creato degli anelli in materiale acrilico nell’ambito della collezione di gioielli, e così mi è venuta l’idea di utilizzarli come elemento dell’acconciatura” - racconta Eugene Souleiman, Global Creative Director per Wella Professionals - “Ho quindi creato delle code di cavallo molto forti e lucenti, realizzate con capelli acrilici, che una volta applicate agli anelli sono state fissate al di sopra della coda di cavallo di capelli naturali come un accessorio vero e proprio. Per Ports 1961 invece ho pensato di creare un’acconciatura che rispecchiasse la sensazione che ho avuto quando ho visto la collezione per la prima volta: gli abiti erano così perfetti da darmi l’impressione di avere davanti agli occhi un’illustrazione, come se fossero disegnati sulla carta. Per questo ho ideato un’acconciatura pulita, senza nemmeno un capello fuori posto, ma che al tempo stesso fosse accattivante e rigorosa”.



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VITUSSI il nuovo concetto di borse senza tempo By Rossella Scalzo

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ntervista a Vito Petrotta Reyes, mente creativa di origini siciliane che, grazie alla sua collezione, ha ridefinito il concetto di borsa facendola diventare espressione di arte da guardare ed ammirare. Cresciuto in un ambiente pieno di creatività, Vito Petrotta Reyes realizza borse che possono essere considerate vere e proprie opere d’arte trasformando la destinazione d’uso di oggetti per assegnare loro una nuova funzione. Oltre alla preziosità e alla bellezza dei tessuti, ogni borsa assume maggior valore grazie al significato, voluto o nascosto, che ognuna di esse racchiude. L’arte del reinventare e l’arte del trasformare sono due caratteristiche che da sempre contraddistinguono le sue creazioni. www.vitussi.com

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Telaio in ottone cromato, saldato ad argento. Fodera interna color prugna. Lavorazione artigianale. Dimensioni: 12 x 14 x 19,4



Chi c’è dietro al brand Vitussi e quali sono le origini di questo marchio? Dietro al brand Vitussi c’è Vito Petrotta Reyes e un team di visionari di buona volontà. La mia famiglia per generazioni si è occupata di attività artistiche: un trisnonno fotografo, un bisnonno con una casa di moda a Parigi, una nonna di origini francesi con un atelier di ceramica a Palermo ed una madre pittrice e insegnante di decorazione pittorica. Per la prima parte della mia vita mi sono però dedicato ad attività di altro tipo: ho intrapreso gli studi per la carriera diplomatica, ho fatto il direttore di una scuola per la carriera diplomatica ed anche l’amministratore di alcune società. Poi, ad un certo punto, è necessario fare i conti con se stessi e tra gli sguardi straniti di molte persone a me vicine, ho deciso di dare spazio alle mie aspirazioni creative. Il primo passo verso una direzione diversa è stato far nascere il Sultanato di Abali, un bed & breakfast, luogo fantastico di gioco, arte e favole. Da lì è nata la collezione di abiti dal Sultano, fatta con tessuti di arredamento che venivano trasformati facendoli diventare abiti. Con i resti dei tessuti sono nate le prime borse e con i negativi del cuoio delle borse ancora dei vestiti in un divertente mescolarsi di materiali. Quanto ha influito sulla tua creatività l’esser cresciuto in un ambiente tra l’arte della lavorazione della creta della nonna Linda Chauffourier e l’arte della pittura di tua madre Fulvia Reyes? Essere cresciuto in un ambiente creativo dove tutto è possibile, dove ci sono delle tele bianche da colorare, delle pareti sulle quali non è vietato disegnare, è stato sicuramente molto importante. La creatività è parte di me. Per un certo tempo si può far finta di nulla ma poi, con un po’ di coraggio, bisogna dare voce alla propria vera aspirazione e lasciarle spazio. Quando sono tornato a Palermo dopo molti anni lontano, vedere il vecchio laboratorio con i forni, gli spruzzatori, i torni, tutti fermi, le balle di creta messe l’una sopra l’altra, molti pezzi pronti ma mai infornati, che stavano lì impolverati da trenta anni, è stato per me un momento di grande impatto e di svolta. Avevo sempre pensato che prima o poi sarei tornato in quei luoghi, e vederli mi emoziona ancora molto. Invece di far lavorar la creta, però, ho deciso di fare qualcosa a me più congeniale.


Telaio in ottone cromato color canna di fucile, saldato ad argento. Lavorazione artigianale. Fodera interna colore fucsia. Dimensioni: 12 x 12 x 19,4


In pelle cavallina decorata color verde su fondo beige. Telaio in ottone placcato in oro, saldato ad argento. Fodera interna color fucsia. Manico con due rubinetti in ottone dorato, con tubo di plexiglass pieno d’acqua. Lavorazione artigianale. Dimensioni: 14 x 14 x 22,6


Anche se, come hai già detto, i tuoi studi si discostano totalmente, pensi che la tua formazione abbia comunque influito su quello che realizzi adesso? Se la mia formazione universitaria non ha avuto influenza sulla parte creativa, ha avuto un ruolo molto importante sotto l’aspetto del marketing. Vitussi è una piccola impresa che per crescere ha bisogno di relazioni, di contatti, di organizzazione e i miei studi in questo mi hanno di certo aiutato. Di contro, la mia formazione scolastica ha avuto una grande importanza. Sin da piccolo ho frequentato una scuola che definirei “illuminata”, diretta da un grande educatore, il professore Greco, che si ispirava alla filosofia di Rousseau, alla massima libertà per il bambino e nella quale avevamo l’ora di ceramica e l’ora di giardinaggio e ancora uno zoo, uno spazio per le arti applicate e il giornalino della scuola dove tutti scrivevamo. Dalla tua biografia si legge che dopo molti anni in giro per il mondo hai deciso di tornare a Palermo nel laboratorio di famiglia. Come mai questa scelta e perché hai deciso di ritornare proprio a Palermo? Ho deciso di tornare a Palermo perché è la mia città e con tutte le sue contraddizioni, la sento davvero mia. Il laboratorio, che sta nella vecchia casa dove sono cresciuto, è un luogo fantastico, con la gabbia dei leoni, la stanza di Barbablù, il pensatoio, le finestre con i baffi disegnati dalla pioggia e con tanti alberi. La casa è situata a Mondello, un piccolo borgo marinaro vicino alla città, mi attirava e mi aspettava. Scegliere di tornare non è stato facile, soprattutto lasciando attività molto interessanti da un punto di vista lavorativo come quelle che svolgevo a Milano. Ma ad un certo punto bisogna capire cosa è importante nella propria vita, se fare carriera all’interno dei sistemi ufficiali oppure cercare la pace, la gioia e la serenità che può darti l’ideazione e la creazione di un oggetto. Prima di realizzare la tua linea di borse, hai lavorato alla collezione del Sultanato di Abali trasformando meravigliosi tessuti d’arredamento in capispalla, cappotti, giacche e gilet. Come mai hai deciso di lasciare questa strada per far posto alla realizzazione di borse? I cappotti che abbiamo realizzato si ispiravano ad uno stile tra le “mille e una notte” e la “Corte di Re Sole”, erano volutamente lussuosi e ironici, eccessivi nei colori e nei modelli, avevano dei costi molto alti ed erano davvero impegnativi da indossare. É stata una bella esperienza, fine a se stessa, per il piacere di farla, una provocazione senza veri scopi commerciali. Adesso questa collezione sarà destinata ad un mercato diverso, a Londra o Parigi, dove i capi saranno dati in affitto per delle occasioni particolari.


Telaio in ottone cromato, saldato ad argento. Fodera interna color prugna. Lavorazione artigianale. Dimensioni: 12 x 14 x 19,4


Come definiresti le tue borse e a quale tipo di donna si rivolgono? Direi che sono delle borse da guardare oltre che da portare, create per una donna che non ha paura di essere ammirata, che ha un carattere abbastanza forte da poter reggere gli sguardi. Sono destinate ad un mercato di nicchia per la scelta dei materiali, per la lavorazione artigianale, per il tipo di incontro tra il metallo prezioso, le pelli e il ficodindia. Le borse Vitussi si rivolgono ad una donna che vuole dare un tocco di colore al suo abbigliamento, che ama il nero, il grigio e i tipici colori invernali ma che vuole regalarsi un elegante e talvolta ironico raggio di luce. Da dove nasce l’idea di realizzare delle borse che sono il risultato dell’unione di materiali così differenti e in contrasto tra loro come l’ottone e la pelle cavallina o la trama di ficodindia? Nasce da una ricerca e se vogliamo da un gioco, dall’ideazione che avviene in un laboratorio dove tutto è possibile e dove ci sono fogli di carta, matite, compassi, forbici e ancora metallo, pelli, tessuti, e mille altre cose a prima vista slegate tra loro. Nasce dai miei viaggi in giro per il mondo. É stata una scelta voluta quella di realizzare qualcosa di totalmente nuovo rispetto al mercato esistente. Le borse sono fatte utilizzando l’ottone con la galvanica in oro o in argento per la cornice e materiali preziosi come la cavallina traforata al laser per il rivestimento esterno. Proprio sui materiali stiamo facendo un interessante lavoro di ricerca, in particolare sul ficodindia dal quale estraiamo la fibra legnosa che sostiene la pala ed è quindi molto resistente. Questa retina viene pulita, seccata, sovrapposta e resinata con un lungo lavoro e diventa un bellissimo supporto che può anche essere colorato.

Con la tua collezione di borse scrigno “senza tempo” hai ridefinito il concetto di borsa come semplice porta oggetti. Da dove nasce questa idea e quali sono le borse che meglio la rappresentano. Condivido la ricerca del “nuovo” come evoluzione di un percorso ma allontano con forza l’idea della “nuova collezione” a tutti i costi, che ha come suo significato nascosto la certezza che, dopo poco, sarà già “vecchia”. Ci hanno costretto ad un sistema dove tutto diventa obsoleto nell’arco di poco tempo e ce l’hanno fatto credere giusto. Non è vero e per questa ragione, ho definito la collezione Vitussi, “senza tempo”, affinché i pezzi che ne fanno parte, unici o semi unici, possano essere affiancati da altre creazioni ma continuando a buon diritto loro storia. Come è capitato per i cappotti, nei quali il tessuto ha visto cambiare il suo destino e si è trasformato, allo stesso modo la borsa diventa un oggetto da guardare o da portare, anche se può servire per portare qualcosa. Da questa idea nasce la parte più artistica della collezione. La borsa, come base, viene sormontata da un manico che diventa espressione di creatività e unicità. Nella serie dedicata all’acqua, ed in particolare nel bauletto “Il ciclo infinito”, si rappresenta il ciclo dell’acqua attraverso un manico circolare in plexiglas, dentro cui l’acqua idealmente gira, e alla cui base della circonferenza vi è un rubinetto, un passatore dalle forme antiche, che non deve essere mai chiuso perché altrimenti il movimento svanisce. Nel bauletto “Acqua o Champagne?” vi sono due rubinetti colati nell’oro, posizionati come se fossero due cavallini rampanti e uniti da un tubo di plexiglas dove l’acqua o lo Champagne ci sono davvero per dare l’idea della vita, del gioco, dell’ironia. In questa serie, i rubinetti perdono la loro funzione primaria o quella normalmente utilizzata e diventano altro. In realtà, mi sono sempre chiesto se effettivamente non è questa la loro funzione vera e solo successivamente sono stati utilizzati come strumento per far sgorgare l’acqua. E questo concetto, del diverso utilizzo rispetto a quello comunemente accettato, lo ritroviamo anche nella “Iron bag”, dove un ferro da stiro è stato strappato alla sua vita normale monotona di tutti i giorni ed è stato utilizzato come manico. Questo pezzo è dedicato alla casalinga fashion, una novella cenerentola stanca di stirare, pronta a trasformare il destino del suo ferro da stiro, facendolo diventare altro, parte di una borsa portata in giro alle feste, dove sarà ammirato da tutti come un pezzo d’arte.


Negli oggetti che realizzi vi è un intesa perfetta tra artigianato, legato alla tradizione, e modernità. Quanto è importante l’uno e quanto l’altra per te? L’artigianato in Italia rischia di scomparire, travolto dalla concorrenza di paesi dove la manodopera costa pochissimo. Ma quando riusciamo a realizzare un’idea partendo dalla nostra storia, dalle nostre tradizioni, quando scopriamo funzioni nuove a elementi che appartengono alla tradizione, come può essere il ficodindia per la Sicilia, quando l’artigianato incontra il design e la creazione, torniamo ad essere vincenti. Quanto contano le tue origini Siciliane? Pensi che la Sicilia abbia i mezzi per dare un valore aggiunto al made in Italy? Le borse Vitussi mi assomigliano, nascono dall’incontro di materiali diversi, all’apparenza inconciliabili. Mio padre Gianni, discendente dagli esuli albanesi che giunsero in Sicilia alla fine del 400, mia madre Fulvia figlia di francesi dal cognome spagnolo, giunti in Sicilia per amore. Direi che la Sicilia come le borse Vitussi rappresenta un luogo d’incontro di elementi diversi che si ritrovano in armonia e nel processo di creazione della borse è, forse anche inconsapevolmente, elemento determinante. La Sicilia non ha mezzi ma ha molte menti creative e mani sapienti che aggiungono un raggio di sole alle creazioni made in Italy. Mi spieghi da dove nasce l’idea di utilizzare la retina di fibra legnosa delle pale di ficodindia nella realizzazione delle borse. Come molte volte accade, è un’idea nata da un incontro casuale. Nelle spiagge assolate di Cefalù avevo ammirato molte volte la bellezza della retina delle pale di ficodindia che, seccata dal sole, sembrava una ragnatela dai magnifici disegni. Ma il merito è di Vittorio, un artigiano geniale che mi ha mostrato delle lampade realizzate proprio con quella fibra. Da lì il passo è stato breve e con piccoli accorgimenti è diventata perfetta per essere utilizzata per le borse.

Nella collezione il Lusso Irraggiungibile hai dotato il bauletto di un manico in filo spinato. Ne vuoi spiegare la motivazione? É una provocazione voluta che nasce dall’idea che il lusso non può essere raggiunto sempre e comunque. Non è sufficiente avere il denaro con cui si può comprare quasi tutto ma c’è una parte di sofferenza che bisogna accollarsi. Puoi comprare la borsa, puoi portarla ma ti costerà dolore e fatica. Poi, per chi ama l’idea, possiamo comunque inglobare il filo spinato in una colata di plexiglas, grazie al quale lo si può vedere in trasparenza, mantenendo solo l’idea del dolore e della sofferenza e lasciando inalterato il lusso e l’ironia dell’oggetto. Dopo il successo ottenuto al Super di Milano, dove la collezione scrigno Vitussi ha catturato l’interesse della stampa e degli addetti ai lavori per la sua dirompente originalità, quali sono i tuoi progetti futuri? I progetti dell’immediato futuro sono sicuramente legati alla diffusione del brand Vitussi. Saremo presenti al Salone del Mobile a Milano e al Premium di Berlino. Abbiamo diversi inviti per esporre i pezzi anche in contesti che nulla hanno a che fare con il fashion e questo ci fa particolare piacere. Saremo presenti in una importante galleria d’arte a Parigi e abbiamo in corso un progetto divertente con un’azienda che produce rubinetti di lusso. Dobbiamo lavorare sulla commercializzazione, scegliendo i negozi dove proporre i nostri pezzi ma nel frattempo abbiamo già avuto un primo grande successo nell’essere stati scelti da un negozio molto importante del quale a breve sveleremo il nome.


In pelle cavallina decorata e traforata color fucsia. Telaio in ottone naturale non trattato, saldato ad argento. Fodera interna color fucsia. Manico con doppio rubinetto in ottone. Lavorazione artigianale. Dimensioni: 12 x 12 x 19,4



L’IMPORTANZA FONDAMENTALE DELLA FORMAZIONE. LE SCUOLE E IL PERCORSO, PER GLI STILISTI, INIZIA DA GIOVANI E NON TERMINA MAI. “L’istruzione e la formazione sono le armi pi˘ potenti che si possono utilizzare per cambiare il mondo.” Nelson Mandela

A nulla serve possedere un talento, avere una visione chiara di ciÚ che si vuole creare se questa non Ë alimentata da un’adeguata di formazione. Grazie all’apprendimento i giovani stilisti possono affinare le loro tecniche e capire dove indirizzare il proprio talento verso il successo. Anche nel settore moda le scuole si sono adeguate ai nuovi tempi, e vi sono sempre pi˘ master e corsi. Nonostante nuovi talent show permettono vie pi˘ brevi al successo, nulla potr‡ mai essere formativo come un’Accademia in cui giovani stilisti attraverso anni di studio apprendono da professionisti e appassionati la vera essenza del creare moda.



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