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Eleganza mistero fascino seduzione
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Eleganza mistero fascino seduzione
L’EVOLUZIONE DELL’ELEGANZA Nel ventesimo secolo P.33
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PIERRE CARDIN MUSEE P.37
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LA RAGAZZA INDOSSAVA DIOR. P.19
I C E
SERGIO DARICELLO L’eleganza è nello spirito. P.9
GIANLUCA TAMBURINI L’eleganza delle scarpe. P.25
N I ERMANNO SCERVINO Ambasciatore di stile ed eleganza P.45
L’eleganza è nello spirito By Rossella Scalzo
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ergio Daricello è un giovane stilista di origini siciliane che ha deciso di realizzare un marchio tutto suo dopo varie esperienze in diverse maison di moda. Noi lo abbiamo intervistato sul concetto di eleganza, facendoci raccontare il suo punto di vista, ma non prima di averci svelato cosa ha appreso nelle maison in cui ha lavorato.
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Il suo percorso di studi è molto vario e non tutto indirizzato nel settore moda. Si passa dal corso di laurea in Giurisprudenza, al corso di pittura e restauro pittorico e infine al corso di “design di moda” presso l’Istituto Marangoni di Milano. Come è avvenuto il passaggio da un settore a un altro e quando ha capito di voler studiare moda? Diciamo che è stato un percorso forzato e naturale insieme. La mia famiglia avrebbe idealmente preferito un figlio avvocato, e forse sarebbe stato normale in una famiglia di professionisti come la mia. Solo che dopo aver studiato diritto tutto il giorno, non potevo passare le notti a dipingere e disegnare. Il richiamo agli studi artistici è stato davvero forte. Dopo due anni ho avuto la fortuna di entrare in una delle migliori accademie di belle arti siciliane, in cui sono stato seguito da docenti che mi hanno preparato non solo alle tecniche artistiche ma mi hanno dato un impianto mentale e un metodo atto alla ricerca che continuo a usare ancora oggi. Da lì alla moda il passo è stato breve. La moda era una delle mie passioni da sempre, non tanto per lo star system, quanto invece per il fatto che qualcuno potesse indossare e portare le mie idee. La spinta interiore verso questo mondo è stata così forte che, esortato della mia caparbietà e pronto a qualsiasi sacrificio, ho scelto di andare a Milano per poter finalmente iniziare a imparare e costruire quello che desideravo di più. Finiti gli studi ha iniziato un percorso formativo presso grandi aziende di moda, tra cui Etro, Dolce&Gabbana e Versace e la direzione creativa di Giuliano Fujiwara. Quanto è stato importante, sia a livello personale che a livello formativo, lavorare in queste aziende? Ciascuna di queste esperienze mi ha reso la persona che sono oggi. In ognuna di esse ho avuto l’opportunità di imparare elementi dello stile, del marketing, dell’immagine. Ho avuto l’occasione di tuffarmi a pieno nel mondo che avevo sempre amato. Sono state tutte esperienze formative fondamentali che serbo sempre nel mio cuore. Ogni maison ha una sua direzione, le sue strategie ed è emozionante vedere come tutte le realtà vengano messe insieme per portare alla promozione di un’immagine, di un mondo.
Ogni esperienza fatta ha un posto particolare nel mio cuore per ragioni diversissime. Non voglio nascondere però un grande attaccamento a due maison in particolare, Dolce&Gabbana e Versace. Avere a che fare quotidianamente con questi grandi stilisti è la cosa più emozionante che possa esistere, sono la professionalità e l’estro nella loro essenza più pura. Inoltre, provo un grande rispetto e ammirazione per la signora Donatella (ndr Versace). Chi di loro ha avuto maggiore influenza in quello che oggi è lo stile del suo marchio? Sinceramente non saprei dire, non è semplice entrare nel dettaglio. Chiaramente sono siciliano e nelle mie collezioni la Sicilia è presente così come avviene in Dolce&Gabbana, ma i riferimenti alla mia terra sono meno tradizionalistici e più legati al mondo dell’arte e dell’architettura. Forse direi che proprio qui c’è il richiamo al mondo Versace. Ma, infine, avendo lavorato per un brand dalle linee minimal come Fujiwara, potrei aver preso da lì la schematizzazione e certi geometrismi. Quando ha capito che era arrivato il momento di realizzare un marchio tutto suo e perché? Durante questi anni, prima di dare vita al mio marchio, non avevo mai avuto ben chiaro come avrei potuto riuscire a tirar fuori qualcosa di mio, mi sembrava qualcosa di impossibile o avveniristico. Alla fine, dopo aver risparmiato per diversi anni e fatto un po’ di conti, ho deciso di investire tutto su me stesso, rischiando grosso. Purtroppo le spese da sostenere sono altissime e far tutto da soli è molto difficile. Mentre ero alla direzione di Giuliano Fujiwara, però, avevo capito che con impegno avrei potuto creare qualcosa di buono, avrei finalmente potuto dar voce a quello che era il mio gusto. Credo che tutto questo faccia parte del sogno di far apprezzare agli altri quello che piace a me. Definisca cosa è per lei il concetto di eleganza nella moda. La descriva in tre concetti. Io credo che l’eleganza sia uno stato d’animo che si riflette anche nel modo di vestire, di vivere e di parlare e che viene fuori generalmente dal portamento, espressione esteriore di un se’. Nella moda questo portamento viene esaltato dai capi che hanno un buon taglio, dei bei tessuti, dei bei volumi, dei dettagli che distinguano il capo da un sacco di patate. Purtroppo oggi mi capita di vedere
spesso svilita e avvilita la figura umana con dei capi direi poco “donanti”. Cosa deve indossare una donna per essere elegante? Ho timore a dare questa risposta. Non sono così grande da poter dispensare consigli e se lo facessi avrei il timore di essere come quei giornalisti che scrivono libri degni di RealTv che di per sé sono lontani anni luce dall’eleganza. Credo basti essere composti e semplici quando l’armonia fisica non aiuta, puntando magari solo un dettaglio. In ogni caso, se una donna non possiede eleganza innata, potrebbe ricoprirsi d’oro senza riuscire nemmeno ad avvicinarsi. Pensa che l’eleganza possa riguardare anche determinati atteggiamenti e/o comportamenti? Se è si, quali? Un determinato spirito porta a esprimersi fisicamente, verbalmente, in modo scritto e con l’abbigliamento. Questo spirito, quello elegante, si manifesta in tutto. Ho conosciuto gente ricchissima vestita con le migliori marche e nel modo migliore che non faceva trapelare eleganza alcuna. Altre volte ho conosciuto gente molto povera che aveva una grazia e una cura in tutto ciò che portava, anche se di modesta fattura, che risultava molto elegante. Tutto parte da dentro e dalla capacità di voler dimostrare ciò che si è portando un vestito.
Dalla sua biografia si legge una forte propensione e attenzione verso il Made in Italy. Pensa che questo sistema possa essere un veicolo nel mondo per l’eleganza italiana? Credo sia fondamentale e credo che sia un patrimonio che non dovrebbe andare perduto. Purtroppo viviamo in un paese che permette lo sviluppo di situazioni poco utili allo sviluppo del Made in Italy, e oggi, sebbene io sia sicuro che nessuno potrà batterci mai, posso solo prevedere la fine del nostro primato a causa di ragioni politiche. Queste favoriscono l’importazione a scapito del prodotto interno, mettono i grandi imprenditori nelle condizioni di andar via e non permettono alle nuove imprese di svilupparsi in modo corretto perché le tassazioni sono altissime e i fondi di investimento vengono distribuiti senza alcun senso apparente. Quanta eleganza c’è nelle sue creazioni e in particolar modo nella sua ultima collezione? Spero che l’eleganza sia presente nelle mie collezioni. Cerco sempre di avvicinarmi a delle realtà artistiche, architettoniche e culturali che diano un carattere ben preciso al mio mondo, così come credo che certi contenuti possano essere capiti e indossati da animi che desiderano essere eleganti in accordo con il mio punto di vista. Con i miei abiti cerco di realizzare una realtà all’interno della quale spero le donne possano riconoscersi o trovare piacere.
La ragazza indossava Dior By Cristina Giannini
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’eleganza senza tempo di Dior viene raccontata in modo del tutto originale da Annie Goetzinger. La disegnatrice più rappresentativa del fumetto francese pubblica una graphic novel per rendere omaggio allo stilista, proiettandoci al numero 30 di Avenue Montaigne, l’atelier parigino dove tutto ebbe inizio. La storia della Maison Dior diventa un romanzo a fumetti, dal titolo La ragazza indossava Dior (Bao Publishing, 128 pagine a colori, cartonato, 19 euro). Attraverso Clara, una ragazza cresciuta in una famiglia di sarte con il sogno di diventare giornalista di moda, riviviamo i dieci anni, dal 1947 al 1957, che hanno visto l’ascesa e la crescita di Dior, con cambiamenti radicali per il mondo della moda. Si parte dalla prima sfilata, che inaugurò il New Look, per poi passare a illustrare il “dietro le quinte” e il lavoro nella casa di moda, mostrando gli ambienti e i dettagli del cuore della Maison, ma anche l’isolamento nella natura nel quale Dior si recludeva per creare, le proteste delle donne americane verso la gonna lunga e molti altri aneddoti.
La storia non dimentica di presentare le donne che lo accompagnarono nel suo percorso e alle quali guardava per dar vita alle sue creazioni: le ricche clienti, le Chéries ( donne che ispiravano le sue collezioni) e le Jeunes Filles (le modelle della casa). Il libro ripercorre il successo di Christian Dior fino alla morte, nel 1957. Per la realizzazione, Annie Goetzinger ha contattato direttamente la Maison Dior, accedendo agli archivi e ricavando testimonianze dalle couturières che nel 1947 iniziarono a lavorare per Dior. Questa esperienza, dichiara, le ha fatto provare l’emozione di consacrare la vita al bello e all’eleganza, volendo raccontare come Dior sia riuscito a creare la sua casa di moda, descrivendo il prima e il dopo della grande sfilata del 1947, che cambiò la vita di molte persone, ma soprattutto l’idea di moda. Grazie a un connubio ben riuscito tra fumetto e moda, nasce un libro originale che ogni fashionista dovrebbe avere, nel quale si viene proiettati direttamente negli anni cinquanta e si respira l’aria elegante dell’atelier parigino.
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STUDIO STREET LIFE.COM Designer fashion & house Fashion Collections Planning Man / Woman Shoes – Bags - Belts Samples manufacture Production Technical Assistance House Design Furnishing Complements Prototypes
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Gianluca Tamburini L’eleganza delle scarpe
By Emanuela Amy Rossi
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Gianluca Tamburini è uno stilista eclettico. Le sue scarpe sono originali e all’avanguardia. Scopriamo insieme la sua arte ed il suo concetto di eleganza. Uno stilista con due lauree in economia e marketing. Perché hai studiato economia e come sei diventato stilista? Ho iniziato studiando economia poiché all’epoca non ero ancora interessato al mondo della moda. E’ stato solo alla fine della prima laurea, a 24 anni, che ho iniziato ad interessarmene, stilando una tesi sul sistema moda-Italia. Da qui il master presso l’istituto Polimoda di Firenze e l’internship nell’ufficio stampa di Ermanno Scervino. Qui ho scoperto che la mia vera passione era il prodotto, non la comunicazione. Le scarpe sono l’oggetto del desiderio di tutte le donne, a cosa ti ispiri quando le crei? Ci sono molteplici fonti d’ispirazione: la natura, la tecnologia ma soprattutto la commistione di elementi derivanti da entrambi gli ambiti. Cos’é Conspiracy? Conspiracy è un progetto d’innovazione del prodotto calzatura di lusso da donna. Le tue scarpe sono raffinate e create con materiali preziosi, come li scegli e quanto tempo ci vuole per creare una scarpa così ricca? Per alcuni modelli occorrono mesi di progettazione e ricerca dei materiali. I materiali preziosi spesso sono reperibili presso fiere o in negozi specializzati.
Anche una scarpa può essere un’ opera d’arte. Che collegamento c’è, secondo te, tra arte e moda? A mio avviso la moda è in sé una forma d’arte, anche se troppo spesso ce ne scordiamo. Quali sono le caratteristiche che rendono una scarpa elegante? Certamente l’equilibrio delle linee e dei volumi, la presenza di elementi ricercati e l’esecuzione artigianale. Quando una donna è elegante? Una donna è elegante quando riesce a valorizzarsi senza stravolgere la propria essenza, sentendosi bene con se stessa. Una donna del jet set internazionale alla quale vorresti fare indossare le tue scarpe? Senza dubbio Gwyneth Paltrow Dove si possono acquistare le tue scarpe? Le mie scarpe vengono prodotte esclusivamente on demand in serie limitata. Quindi potete chiedere direttamente a me.
L’evoluzione
dell’eleganza
Nel ventesimo secolo By Gaia Bregalanti
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L’uomo elegante è quello di cui non noti mai il vestito” diceva William Somerset Maugham. Quando si può veramente iniziare a parlare di eleganza? Sono due i grossi eventi che la determinano: la rivoluzione francese e la prima guerra mondiale, che cambiano il modo di vestire in modo assoluto. Se nell’800 la moda era molto sfarzosa, ricca di ornamenti che sottolineavano il tenore di vita delle persone, col nuovo secolo, il conflitto bellico stravolge il modo di vestire, creando la nascita della moda contemporanea. Avviene una grossa trasformazione, più celere nell’uomo e mentre per la donna più lenta. La moda è molto legata alla società e a chi la indossa. L’uomo che lavora deve esprimere tutta la sua essenza nella sfera lavorativa che all’epoca era quella della guerra, quindi abbandona l’abito civile e indossa l’uniforme. L’uomo in guerra non doveva essere vistoso, si doveva nascondere e quindi i colori dominanti sono scuri e mimetici come il color fango e il grigio. È sulla stessa forma maschile che si crea la forma femminile. Anche le donne vengono coinvolte nella produzione bellica. La donna prende il posto del capo famiglia e in città spesso ricopre ruoli nelle industrie, soprattutto tessili, ma svolge anche funzioni civili come ad esempio la postina e come guidatrice di tram. L’eleganza femminile si deve quindi adattare al movimento bellico: anche i movimenti femministi mettono da parte la lotta per il voto per cogliere la possibilità di lavorare, poiché per le donne avere possibilità economiche stava diventando sempre più importante.
Un grande cambiamento è dovuto al fatto che le donne europee non si vestono più per dimostrare la loro bellezza, la loro ricchezza e per piacere all’uomo, ma per sé stesse. Ci si veste con gli abiti da lavoro rimanendo eleganti. L’abito diventa semplice, crollano tutte le impalcature e le costrizioni come il busto, il corsetto, i mutandoni, i calzettoni, che tenevano la donna dei secoli precedenti chiusa negli abiti. Le donne spalancano gli occhi e vivono l’ingresso del nuovo secolo. Con la prima guerra mondiale nasce l’importanza della giovinezza, della vita, del senso di speranza. La bellezza della donna viene legata alla giovinezza, alla snellezza, a quella donna che va a lavorare, più atletica e più elegante. Diventa una moda democratica, non più destinata solo a chi se lo poteva permettere, gli abiti potevano essere indossati dalle donne di tutti gli strati sociali. Se quindi precedentemente l’eleganza si modellava su chi non lavorava, con la nuova generazione, la situazione si capovolge: la donna elegante è quella che non lavora, si creano abiti eleganti per il lavoro e chi non lavora deve vestirsi di abiti realizzati per le lavoratrici. Grazie a questa moda si è liberi di muoversi pur non rinunciando all’eleganza e alla bellezza. Diventano molto importanti i cappotti e i capi spalla. Dobbiamo dire grazie a stiliste come Chanel se il tailleur viene considerato ancora oggi uno dei capi più eleganti. Cos’è quindi l’eleganza? Eleganza è fascino e mistero, non apparenza.
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Pierre Cardin Musèe
Pierre Cardin Musèe Il “Passato-presente-futuro” dello stilista emblema dell’eleganza. By Rossella Scalzo
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l 13 novembre 2014, nell’elegante quartiere parigino del Marais, al numero 5 della rue Saint Merri, in quella che era la sede di una vecchia fabbrica di cravatte, si è tenuta l’inaugurazione della mostra dello stilista francese Pierre Cardin. Nato in un paesino della provincia di Treviso, Pietro Cardin, che solo dopo aver iniziato la sua carriera da stilista avrebbe usato uno pseudonimo per firmare i suoi abiti, da piccolo si trasferisce in Francia con i genitori agricoltori, che a causa della prima guerra mondiale erano finiti in povertà. Raggiunta Parigi, inizia una serie di esperienze di apprendistato presso sarti e stilisti, tra cui Elsa Schiaparelli, che gli conferiscono quell’esperienza necessaria a formare il suo stile unico. Primo sarto della maison Dior, lo stilista decide di fondare la sua casa di moda nel 1950 e dirigersi nel settore dell’alta moda nel 1953. Da lì in poi, Cardin è considerato come uno degli stilisti più d’avanguardia del ventesimo secolo, uno dei maggiori esponenti dell’eleganza nell’ambito della moda e non solo.
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Con oltre settanta anni di carriera nel settore della moda, oggi 92 enne, Pierre Cardin ha rivoluzionato lo stile della moda in molti modi, tra cui quello di averla democratizzata negli anni sessanta e quello di aver lanciato per primo il concetto di moda pret-à-porter, realizzando abiti comodi e confortevoli ma allo stesso tempo eleganti ed accessibili a tutti. “Voglio lasciare al mondo l’eredità di uno stilista che si è fatto da solo, partendo da zero”. Con queste parole lo stilista inaugura il Pierre Cardin Musèe a Parigi, parole con cui manifesta la volontà di lasciare una traccia di quello che è stato il suo stile e il suo modo di vedere la moda negli anni. Il museo, infatti, prende il nome di “Passato-presente-futuro” e racchiude in 2 mila metri quadri disposti su tre livelli, i migliori pezzi delle sue collezioni di abiti, mobili di design e accessori realizzati dallo stilista dagli anni Cinquanta a oggi. Nel settore dedicato alla moda, su dei manichini bianchi, sono esposti in ordine cronologico più di 200 modelli rappresentativi della sua arte sartoriale: dal cappotto nero stretto in vita, al mantello in rosso plissé e persino il celebre tailleur Bar emblema del “new look”, periodo in cui, come lo stilista stesso afferma, non era ancora uno stilista. Immancabili i pezzi della sua prima sfilata di haute-couture nel 1953 e di tutte le seguenti, insieme a tutti quei modelli che hanno decretato il suo successo negli anni: le gonne in vinile, i vestiti dai motivi geometrici, cappelli dai colori accesi, gli abiti cerchio, le minigonne in lana e i caschi d’astronauta, simboli inconfondibili del suo stile.
L’ immensa arte di Pierre Cardin non si ferma solo alla moda. Il suo estro si manifesta anche nel settore della ristorazione, della profumeria e del settore alberghiero: un impero di fama mondiale che adesso è in vendita. “Non creo per nessuno in particolare - ha dichiarato lo stilista - penso a dei volumi, la notte. Immagino a occhi chiusi. Vedo delle silhouette. Allora accendo la luce. La spengo. Faccio degli schizzi. Dormo. Riprendo un foglio di carta. Sono in un mondo infinito e astratto”. Quello inaugurato presso la rue Saint Marri non è il primo museo dedicato allo stilista. Nel 2006 ne venne inaugurato uno nel sobborgo parigino di Saint-Ouen, da poco chiuso. Il nuovo museo vuole ripercorrere “la storia della passione creativa di Pierre Cardin”, testimonianza dello “stile d’avanguardia e sempre in movimento dello stilista e del suo gusto per la sperimentazione”. “Ho avuto la fortuna di realizzare tutto quello che volevo, senza bisogno di banche o mecenati - ha osservato Cardin - Sono stato un uomo libero da quando avevo vent’anni”. E ha concluso: “Sono i giovani che fanno la moda, non i vecchi. Io faccio parte dei vecchi ma sono rimasto giovane”.
Ermanno Scervino Ambasciatore di stile ed eleganza
By Angelica Grittani
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n nome che riflette lo stile del Made in Italy in Italia e all’estero e che in pochi anni è diventato sinonimo di eleganza, artigianalità e innovazione. La maison Ermanno Scervino nasce nel 2000 nella città di Firenze, dove la manifattura e l’alta sartoria hanno ancora oggi una lunga storia e tradizione. La maison nel 2007 ha inaugurato gli“headquarters” sulle colline vicino Firenze, dove si trovano i diversi laboratori: dalla sartoria agli abiti da atelier, il maglificio e l’abbigliamento junior. In questo luogo il processo creativo viene seguito per filo e per segno: dalla fase di ricerca e sperimentazione, alla lavorazione che include il contatto diretto con le sarte che realizzano i meravigliosi abiti, cuciti e confezionati abilmente, utilizzando ancora il metodo della prima tela. Lo stesso Scervino in un’intervista per Sky Arte ha affermato che ha scelto di lavorare con la manodopera locale perché la zona di Firenze è sempre stata un bacino di eccellenza nella realizzazione di corredi nobiliari, pizzi e altri accessori e che il suo quartier generale deve trovarsi senza dubbio vicino al cuore della produzione. Infatti, anche la parte amministrativa e logistica si trovano a Firenze, proprio per ottenere un prodotto non standardizzato e soprattutto di alta qualità. Nel 2008 è stata inaugurata la sede di Milano, 1.200 mq in Via Manzoni, proprio in pieno centro del quadrilatero della moda. L’ascesa del brand Ermanno Scervino si può leggere anche nel fatturato dell’azienda che nel 2013 ha chiuso l’anno con un utile di 96 milioni di euro e un’impostazione commerciale fondata sull’export del lusso Made in Italy verso Paesi come la Russia, gli Emirati Arabi, il Giappone, la Corea. Quali sono le caratteristiche fondamentali della maison? Aver portato sulle passerelle uno stile sport-couture, ovvero piumini da sera, con un tocco di pizzo o lingerie che li rende audaci, preziosi ed eleganti. Sicuramente un particolare unico che ha reso lo stile Ermanno Scervino riconoscibile e adorato dal pubblico femminile. In più la capacità, come afferma lo stesso direttore creativo, di “saper disegnare un abito un attimo prima che una donna lo desideri”: questo amore per le donne forti e appassionate si legge in ogni suo capo e rispecchia la visione di una donna dinamica e in continua evoluzione, che può essere madre, business woman o stella da red-carpet.
La maison si arricchisce dal 2014 quando sono state introdotte nel brand anche le borse e gli accessori, che insieme alla moda donna e uomo, all’abbigliamento junior e alla lingerie/beachwear completano il prodotto e offrono un’immagine completa e variegata. La collezione autunno inverno 14/15 esplora la femminilità in tutte le sue sfumature. Una donna metropolitana, libera di scegliere ma che allo stesso tempo non rinuncia al bon ton e allo stile ricercato, elegante. Anche le sottovesti che diventano glamour, abbinate ai tessuti tecnici sotto i cappotti cammello e in montone. Parka in raso di seta e canvas con interno in piuma d’oca diventano capi da sera, anche con accenti di volpe, astrakan, visone, cincillà. L’alta maglieria, grande protagonista, ha motivi geometrici irregolari, anche accostata alla pelliccia. Cappotti e micro abiti bon ton sono rivettati, esaltando le “textures“ dei toni pastello. Per la sera anche tuxedo maschili che diventano iperfemminili, con pantaloni-pigiama e maxifiocchi che chiudono le camicie. Ermanno Scervino, interpreta la moda creando abiti magnifici per lavorazione, disegno e qualità: l’aspetto fondamentale è che l’abito non sia più forte della donna che lo indossa, ma che piuttosto riesca a esaltarne la bellezza e lo spirito. Per l’uomo invece parte tutto da una seduzione cerebrale, da uno spirito impegnato: è un uomo coinvolto nella vita, nelle cause, nelle battaglie e lo stile che lo rispecchia è forte e deciso.
L’eleganza è mistero, fascino e seduzione e comprende l’apparire e l’essere. L’eleganza non si fa condizionare dalle mode, vi si adegua, e non comprende solo il vestire ma anche i comportamenti delle persone.
“L’eleganza è equilibrio tra proporzioni, emozione e sorpresa.” Valentino
L’etimologia della parola eleganza rimanda a una scelta, all’elezione di qualcosa che si faccia notare, qualcosa che risalti nella moltitudine. L’eleganza è una caratteristica in armonia con tutto ciò che è bello e raffinato in diversi contesti. E’ una qualità innata, che non può essere acquisita né trasmessa. Ciò che riesce a trasmettere non si ferma ai confini della bellezza. E’ un atteggiamento nelle movenze del viso, delle mani, del corpo e per questo non riguarda solo l’abito che si indossa, ma può riferirsi tanto al portamento quanto al comportamento.
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