Certe EMOZIONI non si provano con chiunque
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Certe EMOZIONI non si provano con chiunque
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LENNETTE NEWELL Non siamo diversi. P.29
BACCARAT I 250 anni. P.18
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EMOZIONI DENTRO UN MIRINO P.17
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ANDREA CENCINI P.7
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EMOTIONAL BRILLIANCE P.38
Andrea Cencini By Emanuela Amy Rossi
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Andrea, qualificarti come fotografo è davvero troppo vago perché la fotografia comprende tantissimi settori, tu in quale sei specializzato? Nella moda? Il settore della moda è senz’altro uno dei più affascinanti a cui un fotografo professionista può dedicarsi, ma non è una scelta semplice. Infatti richiede molta passione, dedizione ed esperienza. Occorre poi essere costantemente aggiornati sulle ultime tendenze dell’abbigliamento, del make up e del hairstyle. Dove hai studiato la tecnica fotografica e qual è lo stile che meglio rappresenta la tua fotografia? Mi sono sempre interessato di fotografia, una passione che ho ereditato da mio padre. Non ho seguito una scuola specifica, ho imparato lungo la strada, maturando la mia esperienza con ricerche personali, cercando di capire le tecniche utilizzate dai fotografi più famosi e di rubare i loro segreti. La tecnica fotografica si è costruita un po’ alla volta, rapendomi completamente, fino a diventare definitivamente una grande passione e professione. Dopo aver imparato la tecnica, ho cercato di emozionare gli altri e me stesso, attraverso la fotografia di moda, cercando un nuovo stile, la mia impronta, la mia “carta d’identità” fotografica. Essere un fotografo di moda significa conoscere la società che deve accogliere il messaggio e interpretare i cambiamenti che in essa avvengono. Negli ultimi anni la moda ha condizionato non solo il modo di vestire, ma anche il modo di vivere delle persone: soprattutto i giovani si rifanno ai messaggi che provengono dalle campagne pubblicitarie per interpretare e reinterpretare se stessi. Lo stile che meglio rappresenta la mia fotografia è certamente il fashion/glamour, dove posso esprimere meglio la mia creatività, senza i vincoli imposti dalle aziende.
In molte tue foto prediligi il corpo nudo femminile; secondo te emoziona di più uno sguardo, un primo piano o un corpo nella sua totalità? E’ proprio questa passione per il glamour che mi ha portato a prediligere il nudo femminile. Il corpo nudo può suscitare emozioni profonde e bellissime: non solo il corpo esteticamente perfetto, ma ogni corpo esposto può rivelare bellezze nascoste. Del resto il fascino del corpo è sempre stato onnipresente nell’arte. Oggi la visione del nudo invade il nostro immaginario: la moda, la pubblicità e il cinema sfruttano le possibilità di comunicazione del corpo. Nella raffigurazione del corpo femminile tutto può trasmettere emozioni: il volto, gli occhi, i capelli, le gambe, le curve. Quello che mi piace di più è esaltare la femminilità insita in tutte le modelle, trasformandola in bellezza. Il bello inteso nella sua forma più astratta che si può cogliere nell’intensità di un colore, in un dipinto, in un paesaggio. Cosa vuol dire emozionare attraverso una fotografia? Per citare Ansel Adams: la fotografia è “il desiderio di scoprire, la voglia di emozionare, il gusto di catturare: tre concetti che riassumono l’arte della fotografia”. Scoprire, perché attraverso il mirino trovi un mondo infinito; tutto ciò che prima non avevi visto, lo inizi a vedere come un bambino che apre gli occhi e vede il mondo per la prima volta. Ogni angolo, dal più inusuale al più affascinante, diventa un motivo di fotografia. Scopri che anche un oggetto della tua quotidianità può sembrare speciale, attraverso la fotografia. La missione di un fotografo è proprio questa: vivere le emozioni per trasmetterle tramite le proprie immagini.
Quanto conta lo zampino creativo dello stylist nella progettazione e realizzazione di un servizio fotografico? Lo staff è importantissimo: senza un buon gruppo affiatato e senza le capacità e le competenze di tutti (dallo stylist al trucco) non è possibile ottenere risultati soddisfacenti. Senza un buon team, un fotografo vale ben poco! Parlaci di Sapphic Warriors. Con quel servizio ho cercato di rappresentare due moderne “guerriere” che si sfidano in una lotta che poi diviene un gioco sensuale, quasi saffico. Prossimi traguardi da raggiungere? Far parte della nuova generazione di fotografi che lavora all’interno del fashion system e sperimenta nuovi linguaggi e nuovi media, grazie anche al proliferare dei magazine indipendenti e al circuito underground. In altre parole diventare un “creatore d’immagini” che tiene conto delle tendenze della società attuale: autenticità, fantasia, ironia, umorismo.
L Emozioni dentro un mirino By Cristina Giannini
e emozioni sono sensazioni che una persona, un paesaggio, un immagine può far scaturire in noi. Possono essere positive, negative, uniche, eccezionali, ognuno ha le sue emozioni e ognuno le vive in modo diverso. Di sicuro senza non si potrebbe vivere, provocano in noi azioni e comportamenti determinanti per la nostra vita, scandiscono attimi unici da poter condividere con chi vogliamo e ci regalano sensazioni irripetibili. Il “Gruppo fotografico rivolese l’Obiettivo”, ha come intento quello di far rivivere emozione tramite gli scatti. Questo gruppo è nato dall’unione di amici amanti della fotografia, con la voglia di condividere questa passione, scambiandosi idee, opinioni e esperienze, ma dando anche l’opportunità di migliorare tecnicamente. Nato nel 2011 nel comune di Rivoli, il gruppo cerca di far avvicinare le persone alla fotografia, anche organizzando eventi, corsi, uscite e mostre. Nell’ambito mostra lo scorso anno hanno ideato “Emozioni dentro un mirino”, un evento nel quale furono esposti vari scatti dei membri del gruppo. Foto di stili e generi differenti, ma accomunati dalla passione per immagini che provocano emozioni. Una rassegna di foto dedicate a coloro che amano perdersi in uno scatto, che si fermano per un istatene durante la frenetica vita e si lasciano emozionare da un attimo. Perché la fotografia è anche questo: trovare il tempo di fermarsi a osservare la vita e cogliere la realtà nella sua semplice bellezza.
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Baccarat I 250 anni By Rossella Scalzo
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in dal 1764 Baccarat scrive la pagine della sua storia con parole brillanti. Sapere che questo marchio di cristalli francese è stato fondato nella regione della Lorena su autorizzazione del re Luigi XV fa pensare alla presenza di almeno un suo pezzo nelle più lussuose reggie, luoghi magnifici e feste indimenticabili della Francia del 1700. Per ben 250 anni Baccarat ha affermato il suo successo non solo per la longevità del suo marchio ma anche e sopratutto per l’eccellenza dei suoi cristalli, simbolo dell’art de vivre francese. Baccarat, infatti, ha scritto la sua storia attraversando cambiamenti e rivoluzioni storiche, politiche, economiche, adeguandosi alle conseguenze del crollo dell’era industriale del diciannovesimo secolo e a quelle della più moderna globalizzazione del ventunesimo secolo rimanendo un pioniere nel suo settore, sempre riflettendo le varie tendenze susseguitesi e restando sempre fedele alla creazione di classici di domani e quindi destinati a durare nel tempo. In occasione del 250° anniversario, Baccarat è lieta di presentare l’esposizione “Baccarat. I 250 anni” presso la galleria-museo della maison Baccarat a Parigi. Dal 15 Ottobre fino al 4 Gennaio 2015, il Petit Palais accoglierà tutti coloro che vorranno ammirare le oltre 500 creazioni simbolo della maestria degli artigiani di cristalli che hanno regalato pezzi unici alla maison. La mostra si articola in cinque grandi temi che rappresentano i tratti distintivi di Baccarat e presenta le creazioni ideate per le grandi esposizioni parigine tenutesi fra il 1823 e il 1937, periodo in cui la maison conquistò fama internazionale proprio perché ricevette tantissime commesse dai grandi personaggi storici, tra cui la duchessa di Berry, lo zar Nicola II e l’ imperatore del Giappone. Il percorso è stato pensato per permettere ai visitatori un viaggio attraverso le straordinarie opere suddivise per affinità stilistiche o contesto di creazione.
I pezzi delle collezioni presenti nella mostra sono il simbolo dell’eleganza e dell’eccellenza del savoir-fair francese, facilmente visibili nella maestria tecnica sempre all’avanguardia tramandata nel corso dei secoli da un gruppo di artigiani specializzati, soffiatori, intagliatori, incisori e doratori, che hanno messo il loro unico talento al servizio della perfezione di ogni singolo pezzo. La manifattura delle creazioni in cristallo di Baccarat si distingue sin dal 1839 per la vasta gamma di tinte che si è arricchita nel tempo, in una crescita esponenziale che continua ancora oggi. Nella mostra sono presenti le sublimi creazioni di Ettore Sottsass, noto per la lavorazione del cristallo bicolore, tecnica che segna un fondamentale momento della storia di Baccarat per la sua particolarità: il cristallo risplende in un abbagliante fuoco d’artificio, una vera esplosione di colori, realizzando una gamma cromatica infinita. Oltre ai cristalli, la mostra contiene numerosi disegni e inediti documenti d’archivio che raccontano la genesi delle creazioni esposte e le fonti d’ispirazione dei maestri artigiani della maison Baccarat, come la storia del leggendario e iconico bicchiere Harcourt ispirato al calice da cerimonia inciso con il monogramma reale, commissionato da re Luigi Filippo nel 1840. Per concludere nel massimo degli sfarzi, a fine mostra è possibile ammirare i numerosi lampadari esposti, tra cui il più monumentale, contenente ben 250 luci, nella galleria d’onore del Petit Palais. Commissari dell’esposizione: Michaela Lerch-Moulin & Dominique Morel “Baccarat: la légende du cristal” - dal 15 ottobre 2014 al 4 gennaio 2015 Petit Palais, Museo delle Belle Arti Avenue Winston Churchill - 75008 Parigi Aperto dal martedì alla domenica dalle 10:00 alle 18:00 Notturna il giovedì fino alle 20:00 +33 1 53 43 40 00 www.petitpalais.paris.fr www.baccarat-anniversary.com
Lennette Newell
Non siamo diversi By Selena Magni
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iao Lennette! Ho visto il tuo sito Internet e sono affascinata dai tuoi lavori. Sono bellissimi. Complimenti! Vorrei che rispondessi ad alcune domande. Iniziamo!
Come ti sei avvicinata alla fotografia? Quale è stata la tua prima foto? Anche se non facevo foto da piccola, inconsciamente, mi sono sempre preparata al mio incontro con l’arte visiva. Osservavo e studiavo tutto; o meglio, potremmo dire che “sognavo a occhi aperti”. Io lo definisco “entrare in contatto con il mondo e con me stessa”. Mi interessavo al movimento e all’arte visuale, e così ho formato un dialogo interiore per le immagini che sarebbero arrivate in seguito. Gli spazi aperti, il cielo vasto e mutevole e il gran numero di animali nel ranch dove sono cresciuta hanno nutrito la mia immaginazione. Gli animali del ranch e la mia famiglia sono stati le mie prime fotografie. Perché hai deciso di lavorare con gli animali? Per passione o per qualche particolare ragione artistica? Gli animali sono sempre stati parte integrante della mia vita. Mio padre era un veterinario specializzato in animali di grossa taglia. Questo mi ha dato l’opportunità di stare molto a contatto con gli animali, di conoscerli da vicino, e queste esperienze mi hanno permesso di capire che mi trovo naturalmente a mio agio con loro. Per me gli animali sono una fonte di grande energia e mi ispiro a questa fonte continuamente per molti progetti personali.
Il tema di questo numero è “emozione” e come le persone sentono questo sentimento. Ho visto la tua serie “Ritratti” di persone con i loro animali e sembrano tutte molto felici. Qual è l’idea alla base? Quali sensazioni volevi trasmettere? La persone della serie sembrano molto felici con i loro animali perché tale è la loro relazione. Dalle relazioni che le persone hanno con i loro animali domestici derivano amore e rispetto. Quando mi sono resa partecipe della connessione fra di loro, gli scatti sono riusciti senza fatica. Per fare questi ritratti, il mio agente Stuart Stone ha fatto un appello a tutti coloro che avessero un animale di qualunque genere. Hanno risposto più di mille persone. È stata una sfida. Gli animali con cui le persone hanno un rapporto sono tantissimi e incredibilmente diversi. Matthew (Match) e il suo scorpione (Elektra) sono stati un’esperienza nuova per me. Capisco che questo animale possa non essere per tutti, ed è stato veramente affascinante vedere Elektra muoversi sulla sua testa e loro due sembravano avere una sorta di intesa fatta di piccoli tocchi con le dita, parole dette a voce bassa e baci. Decisamente un’esperienza da artropodi. La mia paura per loro è durata poco: Match ed Elektra avevano davvero un legame, molto più grande di quello che si potrebbe avere con alcuni gatti domestici.
Personalmente, ho apprezzato molto la serie “Ani-Human”: cosa volevi esprimere con questa serie? Come ti è venuta questa idea? Sai, spesso i bambini si travestono e immaginano di essere in un altro posto e in un altro tempo. Ecco, io facevo così con gli animali del ranch. Avevo una fervida immaginazione e la usavo per giocare. Facevo finta di essere l’animale con cui stavo giocando. I puledri e le puledre sgroppavano e giocavano nei campi e io giocavo con loro imitandoli e loro imitando me. Era divertente e si è creato un legame. Questo gioco di fantasia mi ha fatto capire quanto è importante la fiducia sia per gli uomini che per gli animali. Con “Ani-Human” ho voluto esprimere che siamo uniti in molti modi. Se riesco a esporre ciò che abbiamo in comune, magari il pubblico del regno animale potrà espandersi, arricchendo le nostre vite e rendendoci consapevoli della lunga lista di specie in pericolo d’estinzione che dobbiamo proteggere. È difficile fare foto con gli animali? Quali difficoltà si incontrano lavorando con gli animali? Data la mia esperienza con gli animali, per me è solo un piacere fotografarli. Se si fotografano animali selvatici nel loro ambiente, bisogna avere pazienza e una buona conoscenza della loro routine. Bisogna fare attenzione a non invadere i loro confini. Se si fotografano animali in studio, l’ambiente deve essere tranquillo e invitante. Non deve esserci nulla a cui l’animale non sia abituato: oggetti, rumori, distrazioni dall’esterno e cose simili. Anche lo staff va scelto con cura. Se si sta facendo uno shooting per un cliente, è buona regola discutere in anticipo le mosse che l’animale deve fare con gli addestratori, così si possono fare eventuali modifiche per tempo. Bisogna sempre ricordarsi che sta tutto all’animale: si lavora su quello che fanno e si cerca di accomodarlo.
Sarebbe opportuno studiare il comportamento naturale dell’animale domestico o esotico. Lo scatto va organizzato bene, la tempistica è essenziale, tutto deve essere a posto. Non bisogna usare gli animali finché non si è pronti, o non sono pronti loro. Una buona comunicazione durante tutta la produzione è essenziale. Se si ha mai lavorato con gli animali, bisognerebbe avere un produttore che lo ha fatto. Deve essere una bella esperienza sia per il fotografo che per l’animale, senza eccezioni. Le foto sanno risvegliare molte sensazioni in chi le guarda, molte emozioni. Mi diresti cosa provi mentre le fai? Che emozioni provi tu? Dipende da cosa deve comunicare l’immagine finale. Se sto creando un’immagine per un cliente, dirigo la produzione in modo da creare la situazione migliore per catturare quell’emozione. Quando faccio immagini per me stessa, come l’AniHuman, volevo ritrarre la connessione così com’era: la fiducia o il disagio, il rispetto guadagnato, la curiosità, tutte reazione istintive sia per l’animale che per l’umano. Questa connessione porta molti sentimenti diversi: allegri, distanti, curiosi, insicuri, aggressivi, sottomessi. Per me era importante mostrare con Ani-Human che non siamo poi così diversi. Condividiamo molti degli istinti primari e molti comportamenti. Hai qualche progetto futuro? Certamente! Tre progetti allo stesso tempo! Hai una foto preferita tra quelle che hai fatto finora? Adoro “Sassy” e “Ani-Human Baboon 1561” perché sono divertenti. Gli animali raccontano così tanto insieme a quegli umani favolosi!
Emotional Brilliance By Valentina Sorrenti
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hi di noi, quando si trucca, qualsiasi sia l’occasione, non tende a scegliere il make up e le nuance di colori in base al proprio umore? Quindi, se potessimo avere a nostra disposizione dei cosmetici già associati a una specifica emozione, come ad esempio la calma, o la tenerezza, sarebbe tutto più facile. A questo aspetto emozionale del make up per fortuna ha pensato LUSH. Questa casa cosmetica crea prodotti per il make up completamente “green”: ecologici, non testati sugli animali, senza nickel, glutine o altri componenti allergici. Veri e propri cosmetici ecologici fatti a mano e con tutta la cura possibile, che ora si arricchiscono di una linea chiamata “Emotional Brilliance”. Questa nuova linea è stata creata da una delle fondatrici del brand, Rowena Bird, che ha ideato un divertentissimo test per scegliere i propri cosmetici emozionali di Lush. Bisogna semplicemente recarsi in uno dei punti vendita Lush, posizionarsi davanti alla tavolozza dei 30 colori della gamma, che sono presentati su una ruota girevole, e scegliere d’istinto quelli che più ci attirano. Proprio come in un test della personalità, verremo a scoprire qualcosa di più su noi stesse. Infatti, ciascun colore ci dice qualcosa di noi, ad esempio il primo che sceglieremo indicherà la nostra forza, il secondo un bisogno profondo del nostro subconscio, infine il terzo un talento speciale. “Emotional Brilliance” è un modo di vivere il colore che risponde ai bisogni profondi della persona. Ecco per la prima volta un make up legato alla nostra sensibilità e non solo alle mode!
Certe emozioni non si provano con chiunque. L’arte trasmette alle persone emozioni diverse dipendenti dall’esperienza di ognuno. Attimi e respiri sono perle di vita. Semplici attenzioni creano la differenza.
“Il desiderio di scoprire, la voglia di emozionare, il gusto di catturare, tre concetti che riassumono l’arte della fotografia”. Helmut Newton Lo scopo di ogni creativo, che sia un pittore, un fotografo, uno scultore, un poeta, un romanziere, è quello di trasmettere un messaggio attraverso la sua opera. Può utilizzare la sua abilità nel creare qualcosa che non è mai stato realizzato prima, può esprimere se stesso attraverso ciò che realizza, ma al di sopra di ogni altra cosa vuole trasmettere un’emozione. Il fine ultimo della sua creazione è quello di emozionare. L’emozione non è altro che immedesimazione dello spettatore con il messaggio che l’artista ha voluto trasmettere. Nell’istante in cui lo spettatore si emoziona osservando la sua opera allora sì che il creativo ha raggiunto il suo scopo.
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