miniFocus 2018

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Scienze e Tecnologia • 1


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Indice Scienze e Tecnologia Il futuro dei ladri

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La probabilità

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I fuochi d’artificio… questione di chimica

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Uno sguardo al passato… non solo fantascienza

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Fuoco e Magia

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LA CANDELA MATERIA OSCURA BAGNO DI FUOCO

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La materia che non esiste

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I mascon lunari

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Intorno a noi Avete mai dormito a scuola?

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Occhio a cosa credi!

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Videogiochi o droga?

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Il lato oscuro dell’estetica

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Mettiamo a tavola i colori

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La droga schierata in guerra

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Pubblicità: tutte frottole?!?!?!

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Indossare il daltonismo

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Camminare tra le onde

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Il volto della droga

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Sport Tennistavolo

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Il tennis

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Studiare la scienza con uno smartphone 40

La potenza della mente Uno sguardo alle emozioni Sono sveglio o sto sognando La mente e I suoi segreti

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Biologia Animali da record

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Anche le api danzano

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Amici per la pelle

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Guarda con occhi diversi

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Perché “scrocchiare” le dita

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SCIENZA E T


TECNOLOGIA

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RollJam:

Il Futuro dei Ladri

Samy Kamkar

Samy Kamkar, noto ricercatore dell'automotive, ha sviluppato uno studio teso a mettere in mostra le debolezze in quanto a sicurezza. Premessa doverosa: Kamkar non ha inventato una nuova metodologia d'attacco, ma, più semplicemente, ha sviluppato e migliorato quelle già esistenti. È lo stesso esperto a ricordare alcuni esempi di progetti simili al suo, precisando però di essere riuscito ad ottimizzare l'aggressione nei confronti di autovetture e porte automatiche come quelle dei garage oltre che dei sistemi d'allarme. Con poco più di 30 dollari, Kamkar ha creato un dispositivo ultracompatto, con dimensioni poco più piccole rispetto ad un cellulare, che permette ai malintenzionati di aprire portiere di autovetture all'insaputa del proprietario. Il nome di questo dispositivo è RollJam. Il dispositivo realizzato da

Kamkar

integra tre moduli radio. Come qualunque altro jammer, ovvero un disturbatore di frequenze, RollJam usa due moduli radio per far sì che il segnale proveniente dal telecomando della vittima non venga captato dal ricevitore installato all'interno della vettura o nel garage. L'altro chip radio, invece, raccoglie il segnale trasmesso dal telecomando e registra le informazioni inviate. Il proprietario della vettura, generalmente, si accorge di non essere riuscito ad aprire la sua auto quindi effettuerà un secondo tentativo. RollJam, a questo punto, registrerà il secondo segnale wireless e invierà alla macchina il primo dato precedentemente memorizzato. La vettura si aprirà senza insospettire il proprietario. Il malintenzionato, servendosi di RollJam potrà aprire la vettura usando il secondo codice. Ciò non vale per le vetture più recenti, infatti, il codice utilizzato per sbloccare le portiere cambia ad ogni utilizzo del telecomando usando un meccanismo chiamato "Rolling codes". RollJam utilizza un trucchetto tutto sommato semplice per registrare un codice "valido" accettato dalla vettura e che potrà essere successivamente usato per aprirla. L’obiettivo di Kamkar è quello di spronare le case automobilistiche a trovare dei sistemi molto più sicuri.


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Realizzato da Classe II B LSSA Filippo Chiaramello, Paolo Lingua, Samuele Sbarsi, Enrico Serra


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La Probabilità “La probabilità classica di un evento si definisce come il rapporto tra il numero dei casi favorevoli all'evento stesso e il numero dei casi possibili, purché questi ultimi siano tutti equiprobabili.” Frequentemente nella vita quotidiana, si fa riferimento anche in termini generali, al calcolo delle probabilità: un esempio sono i diversi modi di dire con cui le persone, indicano il verificarsi di fatti rarissimi, dando alle conversazioni un tono decisamente scherzoso. Si tratta, tuttavia, di cenni sommari e grossolani che descrivono la probabilità come un ramo della matematica vago e impreciso. In realtà non è niente di tutto ciò, essa si basa su principi rigorosi e specifici: è sufficiente un pizzico di interesse e curiosità per poterla comprendere appieno, per questo ci siamo cimentati nell’osservazione di un caso che trova la sua applicazione.

Il Paradosso delle Tre Carte Il cosiddetto paradosso delle tre carte è uno dei misteri della probabilità. Dinanzi ad un giocatore sono disposte 3 carte coperte, una delle quali è un asso; il gioco consiste nello scegliere una di esse con l’intento di trovare l’asso (la probabilità che accada è pari a 1/3). In seguito il prestigiatore, che è a conoscenza della posizione della carta da trovare, scopre una delle altre due (ovviamente non l’asso). Spetta al concorrente decidere se rimanere sulla scelta iniziale oppure cambiare con l’altra carta coperta. È più conveniente scegliere la seconda opzione poiché la probabilità che il concorrente trovi l’asso è adesso pari a 2/3. L'obiezione più comune a tale soluzione deriva dall'idea che l’eventualità di scoprire quella giusta dovrebbe essere pari al 50%, poiché le carte restanti sono soltanto 2. Ma ha senso pensare che la probabilità di indovinare passi dal 33% del caso iniziale (ovvero 1/3) al 50% del caso finale? Per comprendere la soluzione del problema bisogna innanzitutto analizzare i 3 casi possibili, ognuno dei quali presenta una possibilità di riuscita pari a 1/3:

1. il concorrente sceglie la prima carta diversa dall’asso, il conduttore scopre la seconda carta diversa dall’asso, quindi cambiando carta, il concorrente troverà l’asso. 2. il concorrente sceglie la seconda carta diversa dall’asso, il conduttore scopre la prima carta diversa dall’asso, quindi anche in questo caso il concorrente cambiando carta troverà nuovamente l’asso. 3. Il concorrente sceglie l’asso, il conduttore scopre una carta, di conseguenza il giocatore, modificando la sua preferenza inziale, troverà una carta diversa da quella da trovare.


Scienze e Tecnologia • 9 Dunque possiamo affermare che: nelle prime due ipotesi il concorrente vince trovando l’asso, mentre solamente nell’ultimo caso, cambiando la propria scelta, il giocatore trova un’altra carta e perde. Dal momento che la strategia del "cambiare carta" porta alla vittoria in due casi su tre, adottando questa tecnica le chance di vittoria sono 2/3. Il giocatore potrebbe stimare di avere una probabilità pari al 50% nella seguente situazione: supponiamo che le due carte diverse dall’asso e l’asso stesso vengano collocate da un’altra persona, in modo tale che il conduttore saprà che la carta che lui deve girare è effettivamente diversa dall’asso e che ciò avviene dopo la scelta del concorrente. A questo punto le carte saranno mescolate casualmente dietro le restanti due carte (l’asso e l’altra carta differente). Dopo aver scoperto la propria carta, il giocatore ha una possibilità di vincere effettivamente del 50%.

Realizzato da Classe II B LSSA Andrea Calamari, Giosuè Cassine, Lorenzo Schioppa, Marco Viglione


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I Fuochi d’artificio… Gli immancabili fuochi d’artificio ravvivano la chiusura di ogni festa patronale e caratterizzano l’inizio di ogni anno. Non vi è mai capitato di chiedervi come funzionino? Ve lo mostreremo!

Realizzato da Classe II A LSSA Mario Ballario, Lorenzo Peirano, Lorenzo Petruzziello

Innanzitutto il primo fuoco d’artificio, creato in Cina, era costituito da un pezzo di canna di bambù riempito con polvere da sparo che prendeva fuoco ed esplodeva a contatto con una fiamma. I primi fuochi artificiali non erano colorati, solo intorno al 1700 si pensò di aggiungere degli additivi ai componenti di base in modo da produrre esplosioni luminose e colorate dando così l’avvio alla vera e propria arte pirotecnica.

Oggi la struttura non è mutata in modo significativo: un involucro contiene la polvere esplosiva e una miccia innesca l’esplosione. Tale involucro è caricato in un cilindro il cui funzionamento è analogo a quello di un cannone: maggiore è la sua lunghezza e più lontano arriverà il fuoco d’artificio.

Cosa c’è alla base dei fuochi di artificio? Si tratta di una reazione di combustione tra il combustibile (la polvere da sparo) e il comburente (una miscela di polveri costituita da nitrato di potassio (73%), carbonella di legna (20%) e zolfo (7%).


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questione di chimica Durante questo processo chimico il combustibile cede elettroni al comburente, formando legami con l’ossigeno. I legami che caratterizzano i prodotti della reazione sono più stabili di quelli che caratterizzano i reagenti. Dalla combustione della polvere da sparo si genera una reazione veloce che libera energia sotto forma di calore, quindi una reazione esplosiva. Inoltre variando la composizione che costituisce la polvere da sparo si possono avere variazioni nella velocità di reazione.

Come si trasforma una semplice esplosione in un vero spettacolo visivo e sonoro? Spesso i fuochi d’artificio sono accompagnati da simpatici effetti sonori. Questi ultimi sono dovuti alla presenza di particolari reagenti aggiunti alla miscela di polveri, come ad esempio l’acido gallico e l’acido pirico che emettono un forte suono mentre bruciano. Inoltre come prodotto di questa reazione si generano carbonato di potassio, solfato di potassio, solfuro di potassio, carbonato di ammonio e una serie di gas, quali anidride carbonica, azoto, idrogeno, acqua, solfuro d’idrogeno e metano, che provocano l’espansione e dunque lo slancio verso l’alto del fuoco in esplosione. Spesso, per ottenere figure e forme più complesse (come cuori), si uniscono più compartimenti di polvere da sparo in modo da produrre una serie di luci e colori in successione.

I caratteristici colori vivaci sono invece legati alla presenza di metalli, nel loro stato elementare o sotto forma di sali, nella composizione esplosiva. In particolare titanio, antimonio, magnesio, alluminio, manganese e zinco conferiscono ai fuochi d’artificio una particolare brillantezza perchè danno luogo al fenomeno dell’incandescenza, ovvero emettono luce se riscaldati. Gli elementi metallici vengono anche utilizzati per creare le suggestive emissioni di luce che accompagnano le esplosioni pirotecniche (le cosiddette “scie”). In conclusione, dopo aver analizzato le caratteristiche e i segreti dei fuochi d’artificio, si può comprendere facilmente di come la chimica, spesso considerata noiosa e per nulla interessante, sia anche capace di divertirci e meravigliarci.


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Uno sguardo al passato… non solo fantascienza Quando si sente parlare di viaggi nel tempo è comune associare l’evento alle trame dei film hollywoodiani in cui questo è possibile grazie a particolari macchine. Nella realtà queste invenzioni fantascientifiche non sono ancora state realizzate. In un certo senso nella vita di tutti i giorni si vedono fatti avvenuti nel passato: gli esempi più comuni sono la luce solare o le onde sonore. I raggi emessi dal sole si propagano nello spazio, ma per raggiungere la superficie terrestre impiegano circa otto minuti. Di conseguenza si osserva il “passato” cioè il Sole con otto minuti di ritardo. Lo stesso principio riguarda anche le stelle le quali mostrano la luce emessa milioni di anni fa. Per questo motivo, se si potesse osservare la Terra da un altro pianeta a grande distanza, è teoricamente possibile rivolgere uno sguardo al passato. Praticamente, però si dovrebbe costruire una macchina in grado di tele trasportare istantaneamente l’osservatore su un pianeta distante anni luce dalla Terra e guardare quest’ultima grazie ad un telescopio con portate elevatissime. Queste tecnologie, per ora, appartengono solo al mondo della fantascienza. Inoltre, poiché la velocità della luce è una velocità massima che non si può eguagliare, se per assurdo, riuscissimo a viaggiare a questa velocità, non si riuscirebbe a raggiungere un pianeta distante un anno luce in tempo per osservare il nostro passato, poiché si impiegherebbe un anno a raggiungerlo. Le onde sonore, invece, nonostante non si propaghino nel vuoto, si propagano sulla Terra; la velocità con cui esse si

Realizzato da Classe II A LSSA Vittoria Altina, Filippo Bergese, Luca Cortese, Francesca Milanesio

propagano è molto minore rispetto alla velocità delle onde luminose (le due differiscono di circa 6 ordini di grandezza): è perciò più semplice verificare il ritardo con cui esse arrivano al nostro orecchio rispetto a quando sono effettivamente state emesse. Un esempio comune di questo ritardo, sono i tuoni durante un temporale: il tuono è l’effetto dello scontrarsi del fulmine sul terreno e della conseguente creazione di un’onda di pressione acustica. L’emissione della luce e del suono avvengono nello stesso istante, eppure il nostro occhio percepisce prima il lampo rispetto a quanto il nostro orecchio percepisca il tuono. Ciò è dovuto alla differenza di velocità e propagazione tra le due grandezze in considerazione. Siccome la velocità della luce è un’entità relativamente grande, è difficile misurarla. In modo sperimentale si può dimostrare che il suono e la luce si propagano tramite delle onde ed è possibile misurare il ritardo su distanze relativamente brevi. Durante alcuni servizi giornalistici andati in onda in TV, spesso si nota che come il giornalista inviato, il quale ha un collegamento diretto con lo studio dal luogo dell’avvenimento, inizia a parlare in ritardo rispetto all’inizio del servizio. Questo rappresenta un altro esempio dell’effettiva propagazione di un’onda: il giornalista sente il “via libera” in ritardo rispetto a quando sia stato effettivamente annunciato. In conclusione, si può affermare di vivere quotidianamente nel passato, in quanto tutto ciò che si vede e si sente, ha un ritardo infinitesimale rispetto al “reale presente”. Essendo però questo ritardo una grandezza temporale piccolissima, non è percepibile dalla mente umana.


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Fuoco e Magia Il fuoco è l'effetto di una combustione in cui si ha la manifestazione di un bagliore brillante (detto "fiamma") in concomitanza con il rilascio di una grande quantità di calore e di gas; durante la combustione un combustibile si converte in prodotti gassosi (in genere anidride carbonica e monossido di carbonio).

Realizzato da Classe II B LSSA Anna Bergesio, Clara Viglione

La candela Materiale occorrente: - candela - accendino

Cosa succede? Perché? In questo esperimento possiamo osservare inizialmente l’accensione di una semplice candela con un classico metodo ossia quello dell’accendino avvicinato direttamente allo stoppino. Dopo averla spenta soffiandoci sopra, avvicinando la fiamma dell’accendino alla colonna di fumo sopra creatasi, la candela riprende a bruciare. Perché questo fenomeno? Perché non è fumo (prodotto della combustione) ma cera vaporizzata, ottenuta dal riscaldamento della candela per mezzo della fiamma dell’accendino. Non è la cera solida o liquida che brucia, ma i gas e vapori ottenuti da essa. E’ per quello che quando la candela è spenta e si avvicina l’accendino allo stoppino, quello non prende fuoco subito, ma bisogna aspettare che il calore sciolga un poco di cera e la trasformi nei gas che poi si accendono, e producono il calore che mantiene il ciclo da solo. Lo stoppino serve solo a far salire la cerca liquida per capillarità. Quando si spegne una candela invece, il calore residuo continua per un po' a gassificare la cera e a produrre la colonna di gas visibile, facilmente infiammabile. Quando avviene la combustione viene prodotta anidride carbonica, vapore acqueo, e piccole quantità di altre sostanze.


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Materia oscura Materiale occorrente: -sabbia -alcol

-zucchero -bicarbonato -contenitore Cosa succede? Perché? Nell’esperimento si può vedere una ciotola con della sabbia inzuppata d’alcol ed al centro un piccolo agglomerato di bicarbonato e zucchero. Avvicinando l’accendino alla sabbia questa inizia a bruciare. Quando la fiamma raggiunge il centro della ciotola dove è presente il piccolo aggregato, questo pare trasformarsi in una sorta di serpente nero. Ma perché avviene ciò? Il calore generato dalla combustione dell'alcol fa sciogliere lo zucchero e nel contempo fa decomporre il bicarbonato liberando anidride carbonica. I rigonfiamenti che si formano sono costituiti da zucchero fuso mescolato a carbone, generato dalla combustione del medesimo, il tutto espanso ulteriormente da anidride carbonica.


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Bagno di fuoco Materiale occorrente: -igienizzante per mani -accendino

-camera oscura

Cosa succede? Perché? Realizzare questo esperimento è molto semplice, ma riesce bene solamente se si dispone di un ambiente buio, detto anche camera oscura. Dopo aver disposto dell’igienizzante su un piano, avvicinando la fiamma dell’accendino, il gel inizia a bruciare e senza alterare la sua trasparenza la fiamma assume una colorazione azzurrina/bluastra. Per un breve periodo di tempo, inoltre, la sostanza può essere presa in mano senza subire ustioni. Perché? La risposta sta nell’alcol che è contenuto all’interno degli igienizzanti.


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LA MATERIA CHE NON ESISTE Cos’è la materia oscura? In cosmologia con materia oscura si definisce un’ipotetica componente di materia non direttamente osservabile, in quanto, non emetta radiazioni elettromagnetiche. Non si sa esattamente cosa sia. Di certo non è formata dai soliti protoni, elettroni o neutroni da noi conosciuti. Un’altra certezza è che la materia oscura non è formata da buchi neri. Non è neanche distribuita uniformemente tra le galassie. Essendo la principale componente dell’Universo è anche la responsabile della forma del cosmo. Come provare la sua inesistenza? Nonostante tutte queste incertezze l’esistenza della materia oscura è stata attribuita al fatto che le galassie esercitino una forza di attrazione gravitazionale maggiore di quella attribuibile alla materia visibile. Esistono infatti esperimenti che cercano di provarne l’esistenza attraverso l’impatto che la materia oscura avrebbe sulla materia visibile. Questi esperimenti chiamati DAMA/LIBRA controllano annualmente i flussi di particelle che essa dovrebbe inviare.


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Se non esistesse?

Realizzato da Classe I A LSSA Arianna Bergese, Laura Margaria


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I mascon lunari I mascon lunari, nome derivante dall'espressione “mass concentration”, sono i principali responsabili dell’irregolarità della superficie lunare: queste sono anomalie gravitazionali causate da concentrazioni di massa. Esse furono rilevate per la prima volta dalla sonda sovietica Luna 10 nel 1966. Tuttavia, nel 1968, la scoperta fu attribuita agli scienziati Paul Muller e William Sjogren, che lavoravano alla NASA Jet Propulsion Laboratory (JPL). La NASA riportò che l’attrazione gravitazionale esercitata da queste aree era così evidente che l’Orbiter (composta da 5 sonde inviate verso la Luna) si abbassava e accelerava sulle pianure lunari. Questo mostrava che erano presenti alcune strutture nascoste, di materia densa e pesante al centro dei mari.

È stato constatato che queste anomalie si presentano in corrispondenza di bacini da impatto, ossia depressioni circolari per lo più riempiti da roccia basaltica, una caratteristica successivamente rilevata anche per le anomalie gravitazionali scoperte su Marte e Mercurio. Tuttavia, l’esistenza di questi mascon sembra incompatibile con l’origine dei bacini lunari in cui si formano: questi ultimi sono buchi nella crosta e nel mantello superiore che dovrebbero dar luogo a un difetto di massa, mentre i mascon sono caratterizzati da una concentrazione di massa. Teoricamente il passaggio del materiale dal mantello all’interno del bacino riduce semplicemente il difetto di massa e non lo trasforma in eccesso di massa. Gli ultimi studi hanno definito con certezza le caratteristiche della riduzione di massa che circonda tutte queste concentrazioni: è stato sviluppato un modello della formazione dei mascon che prevede il flusso del materiale.

Quest’immagine evidenzia le differenze di densità presenti sul suolo lunare e la presenza dei mascon.

L’impatto dei meteoriti sulla superficie lunare, dunque, ha generato due regioni a bassa densità che hanno indotto la formazione di un flusso di massa, il quale a sua volta ha creato una regione al di sotto del bacino di impatto. La parte esposta cala di temperatura rapidamente, mentre nello strato sottostante le differenze di densità alimentano il flusso del mantello, sollevando l’intero bacino. A seconda delle dimensioni del bacino formato dall’impatto, l’entità del mascon è differente: alcuni di questi sono maggiori degli altri. Si possono citare, tra i più importanti, il Mare Imbrium, il Mare Serenitatis, il Mare Crisium, il Mare Nectaris e il Mare Humorum. In sintesi possiamo constatare che questi fenomeni sono generati dall’impatto di meteoriti che generano depressioni e mascon e causano differenze di densità (compattando e abbassando il terreno). Per questo motivo, dalla Terra si nota che la superficie lunare non è regolare: le zone in depressione appaiono più scure, mentre gli altipiani risultano più chiari anche a causa dell’assenza di atmosfera.

Realizzato da Classe I A LSSA Marco Fissolo, Andrea Lamberti, Guido Ramella


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Avete mai dormito a scuola?

Sono stati condotti molti esperimenti per capire che cosa accadrebbe se nella nostra vita mancasse la luce e, di conseguenza, il sonno fosse estremamente prolungato: di certo i nostri ritmi verrebbero sfasati e percepiremmo il tempo diversamente, come fosse più lento. Chi dorme troppo poco ha aspettative della propria vita negative, mentre chi dorme bene e per un numero sufficiente di ore percepisce la propria esistenza in maniera positiva. Quando il riposo notturno non è sereno si verificano una serie di problemi che creano disagio al nostro organismo; tuttavia dormire un alto numero di ore non significa necessariamente essere riposati, perché spesso il sonno è disturbato da una serie di problemi (ad esempio i compagni che ti disturbano mentre dormi in classe) che rendono il riposo non ristoratore. Il numero di ore di sonno necessarie per ciascuno è variabile: da chi dopo appena quattro ore è vispo e arzillo a chi ha bisogno di almeno nove ore.

Ci si accorge di dormire a sufficienza se durante il giorno ci si sente bene; l’importante è che il sonno non sia frammentario, perché ogni volta che ci si sveglia si deve ricominciare il ciclo di riposo e inevitabilmente si passa meno tempo nel sonno profondo e ristoratore.

Realizzato da Classe I C LSSA Elisa Rebuffatti, Luca Scarzello, Lucrezia Marcellino, Gabriele Donadio, Simone Rinaudo

Il cervello ha bisogno di una buona dose di riposo per organizzare le informazioni, per classificare e memorizzare dati e ricordi. Se questo non avviene, cioè se si passa la notte in bianco, il cervello non può completare tutte le sue funzioni. Se non si dorme abbastanza, poco a poco si nota di avere qualche difficoltà a ricordare dati e informazioni, conversazioni e date.


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IL MONDO INTORNO A NOI


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Occhio a cosa credi! Sono molte le credenze popolari, ma siete sicuri che siano tutte affidabili? In questo articolo analizzeremo alcune di queste, cercando di capire quali siano veritiere. I miti che abbiamo scelto spaziano tra più categorie dall’informatica alla salute passando anche per l’astronomia. Procediamo con ordine partendo quindi con l’informatica, probabilmente pensi che ricaricare il telefono tutta la notte ne rovini la batteria, ma è veramente così? In realtà no, infatti i telefoni moderni non soffrono i cicli di ricarica lunghi. Ogni dispositivo mobile oggi possiede diversi circuiti protettivi, dal caricatore alla stessa batteria, per evitare di sovraccaricare il telefono. L’unico errore da non commettere è quello di surriscaldare il dispositivo quando è in ricarica, perciò non bisogna usarlo mentre è attaccato alla corrente ed è inoltre consigliato togliere la cover. Oggi

Passiamo ora ad un’altra categoria: la salute Quante volte capita di sentire: “bevi tanto che poi ti riscaldi”. Ironia della sorte, seppure la sensazione dopo aver bevuto parecchi superalcolici sia quella di un intenso calore, l’alcol in eccesso provoca la vasodilatazione periferica determinando un maggior afflusso di sangue sulla superficie cutanea e diminuendo la temperatura corporea.

Stupito? Queste sono alcune delle tante credenze popolari che vi sono al giorno d’oggi. Speriamo che l’articolo vi sia piaciuto: d’ora in poi fate attenzione a ciò che credete.

Realizzato da Classe II C LSSA Lorenzo Brondetta, Alberto Reineri, Luca Manini, Luca Fissolo, Matteo Sanmorì, Samuele Calandri

è quindi diventata un’abitudine chiudere le applicazioni in background convinti che questo possa velocizzare il telefono e che ci permetti di risparmiare batteria. In realtà utilizzando costantemente la funzione di pulizia del multitasking rischiamo di fare più male che bene al nostro smartphone. Perché ogni volta che apriamo un’applicazione il telefono deve caricarla da capo, scaricando ulteriormente la batteria.

Per quanto riguarda l’astronomia, pochi sanno qual è il pianeta più caldo del sistema solare. Erroneamente si pensa che sia Mercurio, essendo il più vicino al sole, ma in realtà è Venere. Questo poichè Mercurio è privo di atmosfera e quindi non riesce a trattenere il calore. Il risultato? Picchi di meno 170 gradi. Venere, invece, ha un'atmosfera molto più densa anche della Terra, formata principalmente da anidride carbonica, e può raggiungere una temperatura media di 460°.


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VIDEOGIOCHI O DROGA?

Possiamo veramente affermare che i videogiochi siano come la droga, cioè che diano la stessa quantità di eccitazione, adrenalina e soprattutto dipendenza?

Da molto tempo si discute di questo argomento e da un’analisi superficiale molti direbbero che i gamer siano dipendenti da questa cosiddetta droga leggera, ma spesso giocano per avere una scappatoia dalla difficile vita reale. Da questo punto di vista si può catalogare come droga leggera ma, al contrario dei videogiochi, la droga fa male. Vi è però una malattia, la dipendenza da videogiochi, che si può presentare quando questi ultimi vengono esasperati. Quindi i videogiochi sono delle droghe? Sì. Secondo noi, possono essere definiti droghe leggere usate per scopi meditativi da molte

Realizzato da Classe I A LSSA Fabio Alizeri, Graziano Arduino, Kyle Philip Fajardo

persone. I videogiochi possono miliari. Un gamer violento è proisolarci e rendere la vita sociale babilmente solo un gamer che difficile e far perdere il contatto trova rifugio nel mondo virtuale. fisico con le persone reali. I videogiochi ci rendono stuQuesta dipendenza può porta- pidi? re addirittura alla violenza? In un certo senso sì. Tendono a Secondo noi sono tutte frottole far perdere la capacità di sociadette da persone inconsapevoli lizzare e interagire con persone, della situazione personale, il ca- ma si acquistano anche varie rattere violento di un gamer pro- abilità tecniche. babilmente proviene dalla difficile vita sociale o da problemi fa-


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IL LATO OSCURO DELL'ESTETICA Fino a che punto si spingerebbe una persona per apparire più giovane e bella? Molti sono gli individui che oggigiorno cercano di combattere i segni dell'invecchiamento: c'è chi periodicamente spende ingenti quantità di denaro da dermatologi e chirurghi plastici per filler ricostituenti e sedute di Botox e chi, d'altra parte, sostiene che questi trattamenti siano troppo invasivi e opta per creme naturali. Gran parte di queste persone, però, non si rende conto dei componenti “naturali” presenti nei suddetti prodotti cosmetici, come per esempio la bava di lumaca o la placenta di pecora. I trattamenti estetici stanno infatti prendendo una piega tra il bizzarro e il disgustoso. Questi ultimi sono spesso alla base dei prodotti anti-età; la bava di lumaca possiede grandi proprietà rigeneranti dei tessuti cutanei in quanto composta da collagene, elastina, proteine e vitamine che rinnovano la pelle in profondità e stimolano le sue funzioni. Per quanto riguarda la placenta di pecora, non se ne conoscono in modo chiaro i benefici, anche se contiene elementi che stimolano la produzione di elastina e collagene.

Realizzato da Classe I B LSSA Martina Giliberto, Michela Manissero, Andrea Panzera

Non sono questi però i prodotti più insoliti presenti sul mercato: il dottor. Daniel Sister ha messo a punto un sistema piuttosto efficace contro i segni dell'età, la cosiddetta “Vampire lifting” (conosciuta in Italia come “Terapia Dracula”). Il paziente non deve far altro che farsi prelevare una fiala di sangue venoso; successivamente si scinde il plasma dai globuli rossi e dai globuli bianchi e esso viene arricchito con amminoacidi e vitamine. Viene poi iniettato nel volto, con la stessa procedura del Botox. Bisogna però specificare che il risultato non è riempitivo, ma stimola la produzione di collagene da parte dei tessuti e perciò ringiovanisce la pelle dall'interno.

I risultati sono visibili nel giro di alcuni giorni e persistono circa dagli 8 ai 10 mesi; inoltre, sfruttando il sangue del paziente, vi è una riduzione del rischio di rigetto, rossori, prurito e rigonfiamenti dati dall'inoculazione di sostanze chimiche potenzialmente pericolose. Il trattamento è indicato per gli individui tra i 30 e i 40 anni ed ha un costo che si aggira tra i 500 e i 600 euro.


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Mettiamo a tavola i colori Penso che vi sia capitato almeno una volta di farvi la domanda: “OGGI DI CHE COLORE MI VESTO?”, ma vi siete mai chiesti “OGGI CHE COLORE MANGIO?” Bene, se non l'avete mai fatto dovreste iniziare a farlo. Infatti la cromoterapia, cioè la scienza che studia la struttura della luce, del colore e del loro effetto sull'uomo, ha accertato che i colori della dieta rappresentano un'importante fonte di benessere per la nostra salute e contribuiscono al corretto funzionamento dell'organismo umano. Frutta e verdura presentano una vasta gamma di colori ai quali sono associate proprietà specifiche.

IL GIALLO/ARANCIONE

I cibi di colore giallo/arancione sono ricchi di betacarotene e di flavonoidi che aiutano a prevenire tumori, patologie cardiovascolari e invecchiamento cellulare, potenziando anche la vista. IL VERDE

il cibo verde è ricco di clorofilla che ha una potente azione antiossidante, di carotenoidi che aiutano l'organismo a difendersi, a prevenire le patologie coronariche e molti tipi di tumore.

È dunque importante che i colori siano variamente rappresentati nelle nostre cucine . Ecco quindi qualche consiglio per migliorare il vostro rapporto con il cibo grazie all'aiuto dei colori. Qui di seguito vi elencheremo quelli che non devono mancare sulla nostra tavola e vi spiegheremo il perché.

IL ROSSO Il cibo rosso è ricco di licopene e di antocianine, due potenti antiossidanti che ci proteggono da alcuni tipi di tumori, dall'arteriosclerosi e dall'invecchiamento della pelle; inoltre sono i più ricchi di vitamina C e stimolano le difese immunitarie e la cicatrizzazione delle ferite. IL BLU/VIOLA

il cIbo blu/viola contiene potenti fitonutrienti capaci di prevenire l'arteriosclerosi provocata da alti livelli di colesterolo, aiutano la vista e curano la fragilità capillare. Quindi ricordiamoci che anche a tavola “l'occhio vuole la sua parte!”

IL BIANCO

I cibi di colore bianco rinforzano il tessuto osseo e i polmoni; prevengono tumori e malattie vascolari

Realizzato da Classe I C LSSA Cecilia Armellini


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La droga schierata La droga e l’alcool sono degli argomenti molto discussi; quante volte ne sentiamo parlare in TV, al telegiornale o alla radio? Sono diffusi specialmente tra i giovani, ma molti non sanno che queste sostanze sono state utilizzate anche in ambito bellico. I comandanti di eserciti fornivano le sostanze stupefacenti con gli obiettivi di: -mantenere i soldati più veloci e attenti in campo; -scacciare la paura di uccidere i nemici e quella di venire uccisi.

Da quando si inizia a parlare di droga in guerra? Già in antichità l’impiego della Cannabis in tutto il Nord America e in India da parte dei soldati era molto comune. La parola stessa “assassini” si associa ai forti combattenti che assumevano l’hashish. Facciamo un passo avanti nella storia fino ad arrivare alla Prima Guerra Mondiale. Già a inizio novecento alle truppe italiane veniva distribuita un’abbondante quantità di grappa prima del combattimento (come racconta anche Emilio Lussu in “Un anno sull’altopiano”). Per quanto riguarda invece la Seconda Guerra Mondiale vi sono documenti che dimostrano

l’uso della cocaina da parte dei nazisti. L’attacco-lampo dell’esercito tedesco in Francia è stato reso possibile solo grazie al consumo diffuso di metamfetamine. Adolf Hitler era un tossicodipendente: ha passato gli ultimi giorni della sua vita tremando e sudando in piena astinenza. La sostanza che veniva utilizzata era il Pervitin, una metamfetamina prodotta dall’industria farmaceutica tedesca, una delle più avanzate del mondo al tempo. Esso era conosciuto come la “medicina del popolo”. L’utilizzo di droghe da parte dei soldati è una pratica che continua ancora oggi.

Più recente è la Guerra del Vietnam, che segnò una svolta nell’uso della droga. Le carceri vietnamite erano piene di esponenti dell’opposizione, generali o semplici soldati che ne fecero uso.


Droga • 27

in guerra

Realizzato da Classe I B LSSA Silvia Gioia, Desirèe Delle Donne

Quali sono le droghe utilizzate? CANNABIS Tra le prime droghe utilizzate dai militari c’era la Cannabis. In Canada e Inghilterra si ebbero problemi relativi agli incendi interni e ad errori nella mira del bersaglio. Tra i differenti casi si ricorda la morte di quattro soldati canadesi.

EROINA In Indocina diventò un’abitudine l’uso dell’eroina. Da qui deriva la parola “eroe” che è legata alle capacità della sostanza di aumentare il coraggio.

DEXEDRINA Diffusa specialmente tra i piloti è la Dexedrina, usata per aumentare l’attenzione dei soldati; a fine missione essi sono costretti ad assumere sedativi per dormire ed evitare la sovreccitazione anfetaminica. I militari durante il loro schieramento sono chiamati a compilare dei moduli, nei quali possono autorizzare o meno l’uso delle sostanze come la Dexedrina.

CAPTAGON Al giorno d’oggi l’arma segreta dell’Isis è il Captagon, sostanza che permette ai soldati di combattere senza troppa fatica per lunghi periodi e con una minore percezione del dolore.


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Realizzato da Classe II A LSSA

Pubblicità:

Enrico Ferrero, Elia Lonardini, Andrea Mengheres, Fabio Tealdi

Per pubblicità si intende una forma di comunicazione su larga scala utilizzata dalle aziende per creare un’immagine positiva al fine di indurre colui che avrà letto questa ultima ad acquistare il prodotto descritto. C’è qualcuno che non ha mai provato uno yogurt con il BifidusActiRegularis, un cioccolatino con un incredibile scioglievolezza o magari letto a caratteri cubitali sulla confezione di un prodotto “Senza olio di palma”? Ebbene nelle pubblicità vengono spesso utilizzati questi termini per imprimere nella mente del lettore o dell’ascoltatore la merce che si ha intenzione di pubblicizzare.

Inzupposo parola introdotta in una recente pubblicità di una grande multinazionale finalizzata alla promozione di biscotti per la colazione con la caratteristica di potersi “inzuppare” bene nel latte.

Scioglievolezza vocabolo utilizzato in una pubblicità di una importante azienda cioccolatiera svizzera per promuovere una nuova linea di cioccolatini con un gusto particolarmente persistente in bocca e con una discreta finezza del cacao.

Morbistenza la fantasiosa espressione viene usata nella pubblicità e nella commercializzazione di un marchio assai presente sul territorio italiano di carta igienica la quale viene descritta come morbida e resistente allo stesso tempo; nello spot si osserva un’incudine che si fonde con un batuffolo di cotone ottenendo appunto la carta.


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: tutte frottole?!?!? Chrüterchraft questo nome derivante da territori svizzeri indica le proprietà benefiche delle erbe officinali presenti nei territori elvetici e utilizzate per aromatizzare delle famose caramelle. Olio di palma

l’olio di palma è uno dei più grandi equivoci di oggi; questo tipo di grasso vegetale è stato demonizzato negli ultimi anni dalle aziende senza alcun apparente motivo e probabilmente non per il bene del consumatore (altrimenti le aziende tabacchiere dovrebbero chiudere), ma per altre ragioni legate allo sfruttamento dei territori legati alla produzione di questo olio. Questi ultimi vengono completamente disboscati per poter piantare palme con effetti devastanti sull’ecosistema del luogo e sulle condizioni dei lavoratori, sottopagati e costretti a turni soffocanti; si è deciso quindi di mettere un freno a questo fenomeno inserendo rigide regolamentazioni a cui le aziende avrebbero dovuto attenersi. Le multinazionali dunque sono corse ai ripari utilizzando al posto dell’olio di palma l’olio di colza, della stessa famiglia della soia, utilizzata anche nella produzione del biodiesel. Aspartame è un dolcificante artificiale in cui è presente anche metanolo, sostanza ritenuta responsabile dei tumori al cervello in persone che la hanno assunta siccome durante il metabolismo dell’aspartame si libera formaldeide, un reagente estremamente tossico; nonostante ciò le aziende produttrici di dolciumi e bevande continuano ad inserirla nei loro prodotti perché non ritenuta pericolosa dalle agenzie sanitarie di Europa ed America.

BifidusActiRegularis questo probiotico (o meglio detto batterio) viene citato in rinomate pubblicità di yogurt e prodotti fermentati come se fosse un “accessorio” dello yogurt; in realtà tutte le aziende che confezionano prodotti caseari utilizzano batteri per permettere il processo di trasformazione da latte a yogurt.


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Qualche anno fa, su internet, è diventata virale la foto di un vestito. C’era chi affermava di vederlo bianco e oro e chi invece blu e nero. È nato un vero e proprio dibattito su quale fosse la risposta corretta alla domanda “di che colore è il vestito?”. Ebbene, la risposta è blu e nero. Ma allora perché numerose persone non riescono a vederlo così? Bisogna sapere che la luce arriva al nostro cervello tramite impulsi elettrici e sono questi che, una volta elaborati, ci permettono di realizzare un’immagine di ciò che ci circonda. Il cervello, quindi, deve interpretare le lunghezze d’onda della luce per riuscire a stabilire i colori del mondo circostante. Questo, però, risulta più difficile quando, rispetto al contesto, l’oggetto che si osserva è illuminato in maniera diversa: per il cervello questa è una situazione ambigua. Infatti, in base al contesto, esso può percepire i colori così come sono oppure essere influenzato dalla fonte di luce che li illumina. Per esempio se si osserva una scatola bianca illuminata da una luce rossa, il cervello può visualizzarla di colore rosso. In genere, però, grazie al fenomeno della “coerenza del colore” si riesce a stabilire il colore reale dell’oggetto nonostante il diverso colore della fonte di luce. Lo stesso discorso vale per il vestito: anche se due persone che guardano la foto dallo stesso display e con la stessa angolazione hanno idee contrastanti sul reale colore dell’abito, si può arrivare alla conclusione che la differente percezione sia dovuta alla personale interpretazione della fonte di illuminazione. Quindi, chi vede il vestito bianco/oro pensa che esso sia illuminato da una luce blu, mentre chi lo vede blu/nero presuppone che la fonte di illuminazione non influenzi il suo colore. In conclusione, si può capire facilmente quale sia il vero colore del vestito: stampando una sua foto e ritagliandone una striscia, ci si accorge che non è né bianco né oro, bensì blu e nero.


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Realizzato da Classe I A LSSA Susanna Acchiardi, Arianna Chiavassa, Daria Costamagna, Sofia Gazzera, Matilde Rosso


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Camminare tra le onde Un'onda è un fenomeno tanto facile da riconoscere quanto difficile da descrivere. Le onde non sono mai statiche ma sempre in movimento e trasportano energia, ma non "materia". Ci sono diversi tipi di onde, ma a tutte si applicano gli stessi principi di base; le onde sonore, marine e luminose hanno molto in comune. Tutte hanno una lunghezza, cioè la distanza che si misura tra un picco e il successivo. La frequenza corrisponde all’intervallo tra due picchi o due valli. Un'altra caratteristica comune è la velocità. Le onde più difficili da immaginare sono le più comuni di tutte: quelle elettromagnetiche. Che cosa succede quando più tipi di onde si sovrappongono? Tutti abbiamo visto gruppi di persone parlare al telefono con interlocutori diversi, ma le onde sfruttate fanno parte della stessa rete. Come siamo riusciti a organizzare questo ammassamento di onde per rendere possibile la comunicazione? Immaginate di guardare un uomo che parla al telefono e di avere un superpotere che permette di vedere onde radio di lunghezza diversa e di colori diversi. Onde verdi si diffondono dal telefono dell'uomo, più brillanti e potenti vicino al telefono, sempre più deboli via via che si allontanano. Lì vicino è presente una centralina che rileva le onde verdi, ne decodifica il messaggio e invia, a sua volta, un'altra onda verde, ma con sfumature diverse dall'originale. In pratica le onde che dal telefono raggiungono la centralina sono da essa leggermente modificate e rinviate al dispositivo di partenza. Se poi l'uomo continua a camminare il segnale verde della prima centralina si affievolisce lasciando il posto a delle sfumature di rosso (ad esempio) quando il telefono si collega con una nuova centralina. È incredibile pensare che noi, senza nemmeno accorgercene, camminiamo in mezzo a tutto questo ogni giorno e semplicemente condividendo i dettagli delle nostre vite contribuiamo al suo incremento.

Realizzato da Classe I C LSSA Nicolò De Lio, Lorenzo Delsoglio, Luca Panetto


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IL VOLTO DELLA DROGA La droga da stupro La cronaca abbonda riporta frequentemente casi di violenze sessuali, troppo spesso associate all’assunzione di sostanze stupefacenti. Un nuovo tipo di droga, infatti, è quella detta “dello stupro”. Si tratta di una sostanza incolore, insapore e inodore, che ha effetti sedativi, ipnotici, dissociativi e può portare all'amnesia. Si commercializza sotto diverse forme: liquida, polvere o pastiglie diluite all'interno di un cocktail per rendere incosciente la. Il rischio di arrivare all'overdose è molto alto, perché l’assunzione avviene inconsapevolmente e spesso associata ad alcolici. Può portare a crisi respiratorie, coma o addirittura alla morte.

La droga krokodil È una sostanza stupefacente proveniente dalla Russia. Il nome di questa terribile miscela è legato ai suoi effetti: consuma la pelle, i muscoli fino ad arrivare alle ossa. La diffusione di questa droga è facilitata dal basso costo dei suoi ingredienti e dalla facilità di produzione. L’assunzione provoca un iniziale stato di ebbrezza, che sfocia successivamente in aggressività, mentre il corpo inizia a degenerare in modo drammatico.

Realizzato da Classe II B LSSA Fabiana Folco, Cristina Giorgis, Marianna Rulfi


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SPO


ORT

Sport • 35


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Tennistavolo Storia Il tennistavolo è nato prima come gioco di svago, come accaduto per molti altri sport. Contrariamente a quanto si pensa comunemente, il tennis tavolo (o ping pong) non è nato in Cina, ma in Inghilterra. Non esistendo nel Regno Unito strutture al coperto, era impossibile giocare il tennis all'aperto nei periodi invernali, per cui durante gli ultimi 20 anni del XIX secolo si sviluppò la moda di un tennis "casalingo" che veniva giocato dopo cena, all'interno dei famosi circoli dell'alta società londinese, con materiali ed attrezzature improvvisate. Nel 1884 il termine "tennis tavolo" venne utilizzato per la prima volta in un catalogo commerciale del venditore inglese di articoli sportivi F.H. Ayres. 1

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L'anno successivo l'elettricista inglese James Devonshire brevettò il gioco del "tennis tavolo" all'ufficio brevetti di Londra. Ad oggi James Devonshire viene considerato universalmente come l'inventore del tennistavolo. Negli anni cinquanta, per decisione di Mao Tse Tung, il tennistavolo divenne sport nazionale cinese e ne fu spinta la diffusione in tutta la Cina. Quest’ultima diventò velocemente la nazione più forte del ping pong: ad ora, dal 1988, ha vinto 24 medaglie d'oro olimpiche su 28.

duale più praticato al mondo e il secondo sport, considerando anche i giochi di squadra, dopo il calcio. Quante e quali impugnature? Ci sono due tipi di impugnature: quella europea e quella cinese, detta a penna. La prima consiste nell’impugnare il manico della racchetta con tre dita (immagini 1-2), posizionare l’indice su una faccia della racchetta e il pollice dell'altra.

Attualmente con quaranta milioni di giocatori stimati a livello agonistico e addirittura trecento milioni di giocatori amatoriali – di cui un’enorme parte cinese – il ping pong è lo sport indivi-

Nella seconda (immagini 3-4), che viene chiamata a penna, perché imposta da Mao Tze Tung durante gli anni della guerra fredda, si tiene il manico della racchetta fra indice e pollice su una faccia, mentre le 2 altre tre dita vanno messe sul lato inutilizzato. Questa impugnatura non permetteva ai giocatori cinesi di usare il rovescio, creando quindi uno svantaggio non indifferente, però presentava un grande vantaggio nell’esecuzione del servizio e nei colpi di dritto, grazie alla libertà del pol4 so. Ad oggi l’impugnatura più utilizzata tra i professionisti è quella europea, perché permette di sferrare micidiali attacchi di rovescio. Nonostan-


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te ciò i giocatori cinesi odierni, che per lo più adottano ancora l’impugnatura a penna,riescono comunque ad effettuare il rovescio, con una rotazione del polso. Racchette Si possono utilizzare racchette di qualunque forma, dimensione e peso, ma il telaio, eccetto il manico, deve essere piatto e rigido. Le racchette sono costi-

tuite per l’85% da legno e possono contenere dei rinforzi di materiali fibrosi come carbonio e fibre di vetro. Le facce del telaio devono essere coperte da uno strato di gomma uniforme che può essere liscia (immagini 5-6) (il tipo più semplice) o puntinata (immagine 7). Le due facce inoltre devono essere una rossa e una nera e presentare il marchio della I.T.T.F. (Federazione Internazionale Tennistavolo), che attesta che la gomma è stata approvata dalla federazione medesima.

Regolamento e modifiche Fino al 2001 i set finivano ai 21 punti e si serviva consecutivamente per 5 punti di fila e in caso di parità, a 20 punti, i giocatori servivano una volta a testa

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I telai invece possono anche essere senza marchi, purché rispettino le caratteristiche descritte nel regolamento: potrebbero quindi essere realizzati anche da un artigiano in casa. Perché si usano una gomma rossa e una nera?

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gomma con cui colpisce la pallina essa avrà un effetto diverso, è fondamentale per l’avversario riconoscere velocemente il tipo di gomma utilizzata, osservandone il colore.

fino a quando uno non otteneva 2 punti di vantaggio sull’avversario. L’I.T.T.F. ha deciso di accorciare il set a 11 punti e ha stabilito il cambio del servizio ogni due punti.

La risposta è semplice: si è deciso di adottare due colori diversi per consentire al giocatore di riconoscere il tipo di gomma che l’avversario ha usato per colpire la pallina. Se ad esempio un giocatore utiliz- Fra gli amatoriali sono ancora za una racchetta con una comunque molto diffusi i vecchi gomma puntinata e una liscia, punteggi. dato che, a seconda della

Realizzato da Classe I A LSSA

Marco Torta, Giulia Morra


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IL TENNIS Quando ci si vuole misurare con discipline nuove è buona norma prendere in considerazione i benefici fisici e mentali che esse possono offrire. Il tennis è uno di quegli sport che procura giovamento nel praticarlo: - TONIFICAZIONE: Il beneficio nel praticare uno sport in cui la muscolatura è impegnata in modo attivo e totale è quello di tonificare sia braccia che gambe. Quindi è utile scegliere il tennis se si vuole avere una struttura del corpo interamente tonica, sia nella parte inferiore sia superiore. -OSSA: Un altro vantaggio legato al tennis consiste nell’accrescimento della densità ossea. Questo aspetto è fondamentale nei giovani sportivi che beneficiano della produzione di cellule nuove e di uno sviluppo in altezza, aumentando così la struttura. Negli adulti, invece migliora lo slancio. -METABOLISMO: Dedicatevi al tennis se per voi è importante migliorare la funzione metabolica. Questa disciplina, infatti, contribuisce a far lavorare di più il metabolismo con la conseguente riduzione della massa grassa. -PRESSIONE SANGUIGNA: Tra i benefici davvero importanti per la salute del nostro organismo figura anche il controllo della pressione sanguigna che, durante l’attività fisica, viene messa a riposo e questo perché il tennis migliora la capacità di trasporto dell’ossigeno. -PESO FORMA OTTIMALE: Il tennis è uno sport che determina un forte dispendio di energia, questo perché fa muovere tutto il corpo. I benefici sono dunque rintracciabili nella possibilità di perdere peso e mantenere uno stato di forma ottimale.

Realizzato da Classe I A LSSA Matteo Canale, Luigi Vissio


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GLI INFORTUNI LEGATI AL TENNIS Il tennis è uno sport appassionante, sia per gli spettatori sia per il giocatore, una pratica che richiede grande preparazione fisica. Nel caso dei giocatori che vi si dedicano in modo professionistico è importante un buon allenamento e un’adeguata consulenza medica per prevenire gli incidenti e rendere al massimo in ogni incontro. Tutta via, nessuno sportivo è esente dagli infortuni. Nel tennis gli infortuni avvengono a causa dell’intenso allenamento a causa del contatto con i materiali (racchetta da tennis) e per il fatto che si tratta di una pratica di impatto per il ginocchio e le caviglie. È per questo che un buon allenamento e la consulenza medica sono fondamentali per mantenere il corpo del tennista nelle migliori condizioni possibili ed evitare infortuni quali: GOMITO DEL TENNISTA: E’ probabilmente uno degli infortuni più noti e popolari di questo sport. Noto in medicina come epicondite , colpisce i radiali situati sulla superficie esterna del gomito, avviene normalmente a causa dei microgrammi che sorgono quando il tennista colpisce la palla con la racchetta. Elementi come il braccio del tennista, la sua tecnica e la tensione delle corde della racchetta influiscono sull’insorgere del gomito del tennista. PROBLEMI ALLE SPALLE: Sono comuni in particolare gli infortuni o tendinite nella cuffia dei rotatori che esegue la rotazione delle braccia. Questo gruppo di quattro muscoli può subire fastidi a causa del movimento di rotazione del braccio al di sopra della testa.


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Fisica Artigianale:

Studiare la scienza con uno smartphone Spesso si pensa che per studiare un fenomeno fisico siano necessari strumenti costosi. In realtà non è così: la fisica è ovunque; le sue leggi influenzano moltissimi eventi che si verificano costantemente sotto i nostri occhi e per studiarli, a volte, possono bastare dispositivi che abbiamo sottomano quotidianamente. Per esempio, quando una palla viene colpita da un giocatore di tennis, essa si muove secondo le leggi del moto di un proiettile studiate da Galileo. Abbiamo provato ad analizzare la traiettoria di una pallina da tennis calcolandone la velocità senza utilizzare i costosi radar che vengono usati sui campi ad alti livelli. Abbiamo utilizzato una rotella metrica e un cellulare, strumenti che si trovano con molta facilità. Per analizzare i dati abbiamo utilizzato il software gratuito Tracker, scaricabile dalla rete.

Sono bastati pochi calcoli per ottenere una buona stima della velocità della pallina, chiaramente meno precisa rispetto alla misura fornita da un radar, ma comunque affidabile. Leggendo la relazione disponibile come risorsa multimediale, ci si rende conto che il procedimento che abbiamo seguito è veramente semplice e l’esperimento è facilmente ripetibile. Ti invitiamo, dunque, a prenderne visione! Troverai in allegato anche un video che mostra il funzionamento del programma e i passi da seguire.

Relazione https://goo.gl/7LC94J Video https://goo.gl/YPtvH2


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LA POTENZA DELLA MENTE


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DOLORE Gli organi direttamente interessati da questa emozione sono i polmoni. Il dolore può manifestarsi tramite singhiozzi continui, che rappresentano il tentativo di espellere l’aria in eccesso dopo un respiro profondo.

PAURA La paura è causa di diversi sintomi, quali tachicardia, aumento della pressione sanguigna, mani sudate, salivazione ridotta, impallidimento e addirittura svenimento. Le pupille degli occhi si dilatano e i capelli e i peli si rizzano.

SPAVENTO A differenza della paura, lo spavento è un’emozione inaspettata e improvvisa e si riflette più sul cuore ma, se prolungato, anche sui reni.

RABBIA

Studi hanno dimostrato che le persone che provano spesso un sentimento di rabbia hanno probabilità maggiore di sviluppare disturbi cardiaci: la possibilità di contrarre malattie coronariche raddoppia e quella di contrarre infarti triplica. In sintesi la rabbia eccessiva stimola le aree del corpo che normalmente ci aiutano a combattere i momenti di crisi. I ricercatori ritengono che la rabbia aumenti lo stress.


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Realizzato da Classe I B LSSA Cecilia Ghigo, Matteo Morrone, Federica Pantano

Uno sguardo alle Emozioni

Con il termine emozione si fa riferimento a stati mentali e fisiologici causati da stimoli interni ed esterni, quali la felicità, la rabbia, l’amore, l’odio, Spesso pensiamo che emozioni e corpo siano due cose completamente distinte, le prime astratte e il secondo concreto, ma in realtà si influenzano più di quanto crediamo. Infatti, ad ogni emozione il nostro organismo manifesta sintomi differenti per ogni parte del corpo. STRESS E ANSIA

Non molto tempo fa si è tenuta un’importante conferenza TED (tecnologia, intrattenimento e disegno) in merito alle emozioni, la quale spiegò quanto è significante non reprimere stress e ansia, poiché possono avere seri effetti. Una psicologa si rivolse al pubblico con un bicchiere d’acqua in mano, domandando quanto potesse pesare. Le riposte risultarono tutte esatte, ma quella dell’esperta fu molto più profonda. Precisò che il peso sarebbe aumentato in base a quanto tempo avrebbe dovuto sostenerlo. (È chiaro che non è un gran peso da sorreggere per cinque minuti, ma se la stessa posizione va mantenuta per molto più tempo il braccio si stanca e il bicchiere cade). Lo stesso accade con lo stress e l’ansia, che non causano effetti secondari se “sopportati” per poco tempo, ma se lo facciamo per settimane o mesi finiamo per ammalarci. In particolare, lo stress causa mal di testa, sudorazione eccessiva e stanchezza generale. L’ansia, invece, influisce negativamente sulla respirazione e sui polmoni, infatti causa respiri veloci, poco profondi e affannati che si riflettono anche su altri organi come l’intestino.

FELICITÀ Uno studio condotto dal College of Arts and Sciences della University of North Carolina ha dimostrato che il corpo riconosce due diversi tipi di felicità, eudemonico e edonico, entrambe benevole. Esse sono associate a una riduzione di stress e depressione, quindi a una salute fisica e mentale migliore. La gioia e lo stato euforico possono, però, provocare anche patologie cardiache quali palpitazione, agitazione ed insonnia.

TRISTEZZA In primo luogo la tristezza può provocare fatica, eccessiva stanchezza e riduzione di energia. Inoltre può alterare i livelli di stress nel cervello e causare diversi disturbi. Infine può aumentare la sensibilità al freddo.


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Sono sveglio o Vi è mai capitato di avere la sensazione di poter prendere il controllo dei vostri sogni? Se la risposta è sì, stavate vivendo un sogno lucido. Tale esperienza consiste nel prendere coscienza di stare sognando e di poter modificare a piacere l’esperienza. Per tutta la durata si prova una sensazione di entusiasmo irrefrenabile per l’incredibile nitidezza di ogni senso. Si possono contemporaneamente percepire sensazioni del mondo reale (il suono della tv accesa, il contatto con il letto…) e gli stimoli dello spazio onirico.

Nei sogni lucidi non esistono i propri difetti fisici o qualsiasi altro tipo di impedimento,come ad esempio difetti di vista e via dicendo; in essi, come nei classici sogni, il tempo è percepito come nella realtà. Questo è affermato dagli studi di LaBerge, egli svegliò vari soggetti sotto esame dopo 5 o 15 minuti dall’inizio della loro fase REM e 4 su 5 sono stati in grado di stabilire l’ora esatta (ovviamente erano a conoscenza dell’ora prima di addormentarsi). Inoltre dimostrò che la durata dell’esperienza è uguale allo scorrere del tempo da svegli; gli esaminati erano in grado di dire quanto all’incirca fosse durato il sogno (quelli svegliati dopo 5 minuti avevano percepito un evento più corto di quelli di 15).

Rappresentazione grafica di un sogno lucido


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o sto sognando? Esistono varie tecniche per indurre queste entusiasmanti esperienze: 

Tenere un diario dei sogni in cui si annotano tutti i particolari che si possono ricordare;

Svuotare la mente prima di addormentarsi;

Eseguire il test di realtà durante il giorno: rendere abituali le azioni che verificano la verità fisica, come accendere e spegnere le luci, guardare l’ora, guardarsi le mani… per renderle tali durante il giorno;

Autoconvincersi che si farà un sogno lucido, ripetendosi frasi come “farò un sogno lucido”.

La caratteristica dell’essere elettrizzati è data dal fatto che si può fare letteralmente fare ciò che si vuole, anche andando contro le leggi della fisica (come volare). Occorre però evitare l’eccessivo coinvolgimento che porta al risveglio. Un evento correlato all’onironautica (termine che indica l’avvenire dei sogni lucidi) è la paralisi del sonno. Nel momento prima di addormentarsi o al risveglio ci si trova impossibilitati a muoversi per circa due minuti, esclusi gli occhi. Spesso la paralisi si verifica a seguito di un incubo nel quale si percepisce una presenza minacciosa. Si pensa che questa serie di eventi siano più che rari mentre oltre il 40% delle persone lo ha provato almeno una volta nella vita, anche incoscientemente, siccome è facile confonderlo con un forte incubo.

I sogni lucidi non sono affatto pericolosi, anzi, aumentano l’autostima, l’ottimismo, la creatività, diminuiscono lo stress e aumentano la capacità di riuscita nel problemsolving. Queste inspiegabili conseguenze dimostrano la complessità della sfera onirica che spesso è, ahimè, lasciata a libera interpretazione.

Realizzato da Classe II A LSSA Riccardo Bassignana, Elena Bosio, Giorgia Massucco, Chiara Rivoira


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Un terzo della nostra vita lo trascorriamo dormendo, ma le ore di sonno effettivo sono minori di quelle che passiamo a dormire, poiché alternate dai sogni. Mentre sogniamo il cervello si attiva quasi nella sua totalità, e ha bisogno che il flusso di sangue sia il doppio di quello necessario quando siamo svegli. Infatti mentre dormiamo solo una parte non è attiva: il centro logico; questa inattività fa si che si possano verificare dei sogni surreali. Per non esteriorizzare ciò che sogniamo, il cervello invia segnali al midollo spinale paralizzando le nostre membra temporaneamente cosicché l’unica cosa che muoviamo mentre sogniamo sono gli occhi. Mentre sogniamo la mente però seleziona i ricordi presenti nel nostro cervello e cerca di risolvere i problemi che si presentano durante l’arco della giornata. Per questo motivo, dormire può essere la giusta soluzione a un problema a cui non siamo riusciti a venire a capo. Il sogno può anche rappresentare le nostre paure e i nostri desideri. Per questo sono così comuni incubi che rievocano timori come la mancanza di sicurezza in noi stessi. Freud sosteneva che la funzione dei sogni fosse quella di soddisfare i nostri desideri ma la verità è che nemmeno le centinaia di pagine de “l’interpretazione dei sogni” di Freud, né i numerosi studi che sono stati portati a termine sui sogni.

Per riuscire a ricordare un sogno bisogna svegliarsi in una determinata fase di esso e bisogna prestare subito attenzione al sogno che si stava facendo se no non lo si potrà più ricordare. Altri fattori possono essere il sogno in se e l’emotività che ci ha trasmesso mentre lo stavamo facendo.

I sogni ricorrenti sono sogni che notte dopo notte si ripresentano e a volte ci vogliono segnalare che qualcosa nella nostra vita è causa di grande dolore, che stiamo andando in una direzione per noi “sbagliata” o che dobbiamo cambiare qualcosa. Questi sogni non vanno mai ignorati, sminuiti e nemmeno enfatizzati, ma considerati “segnali” che dal nostro inconscio risalgono. Le reazioni del sognatore sono diverse ma bisognerebbe cercare di capire soprattutto il perché di questa ricorrenza.

Secondo il filosofo e scrittore Robert Todd Carroll, i sogni premonitori sono delle pure e semplici casualità. Molte persone ci credono ma anche se le predizioni fossero affidabili e garantite, ricordiamoci che la vita è fatta di variabili e libero arbitrio e che quindi non ci possiamo basare sulle cose che ci succedono in un sogno.


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Realizzato da Classe I A LSSA Alice Borello, Laura Sarvia Classe II C LSSA Ilenia Muratore, Federica Daniele, Simone Arese, Gabriele Ghigo, Esthera Lidia Taran

Si tratta di una specie di “risveglio nel sonno”, cioè la consapevolezza durante il sonno di stare sognando. Normalmente, infatti, non ci si rende conto fino al risveglio, ma si vive il sogno come se si fosse un attore inconsapevole. Nel caso in cui si verifichi un sogno lucido, si realizza di poter pilotare la realtà onirica a proprio piacimento; infatti una volta entrati nel sogno lucido le possibilità di azione diventano infinite e ciò comporta una sensazione di euforia per l’individuo.

Tutti abbiamo fatto sogni che anche qualcun altro ha già fatto; questo non è strano ma è semplicemente il cosiddetto sogno comune che è la risposta naturale alle tensioni emotive che proviamo durante la giornata. Wallace ha voluto spiegare il reale significato di sette tra i sogni più comuni che tutti abbiamo fatto almeno una volta. 1. ESSERE INSEGUITI Stiamo in realtà rivivendo una frustrazione o una sfida incontrata durante il giorno. 2. LA NOSTRA CASA CHE BRUCIA O VIENE SOMMERSA Il sogno di un edificio in fiamme spesso indica la possibilità di un’imminente trasformazione creativa. 3. ANNEGARE Quando sogniamo di annegare spesso vuol dire che ci sentiamo sopraffatti dai nostri stessi sentimenti, e non ci sentiamo in grado di controllarli. 4. ESSERE TRADITI DAL PARTNER Siamo portati a sognare l’infedeltà quando nella vita di tutti i giorni si abbassa il livello della nostra autostima e ci sentiamo meno attraenti. 5. ATTACCO TERRORISTICO Si tratta di un sogno particolarmente frequente in momenti di stress elevato, soprattutto causato da situazioni lavorative incerte. 6. SCOPRIRE DI ESSERE INCINTA Questo sogno riflette di solito un lungo periodo di attesa per la realizzazione di un progetto, l’elaborazione di un piano che sta per essere trasformato in realtà pratica. 7. ARRIVARE IN RITARDO O NON PRESENTARSI A UN EVENTO IMPORTANTE Questo sogno esprime la paura di perdere un’opportunità, di non raggiungere un obiettivo che ci siamo posti nella vita di tutti i giorni.

Sognare è una fase fondamentale della nostra vita e del nostro essere e non ci possiamo sottrarre ad essa. I sogni rappresentano lo specchio nella nostra vita giornaliera.


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BIOLOGIA


Biologia • 49

Animali da record L’Africa ospita vari tipi di territori, alcuni molto diversi tra loro, come il deserto, la savana e le foreste pluviali. È proprio in queste terre che possiamo trovare una grande varietà di animali, ognuno con le sue bizzarre caratteristiche e con i suoi strani comportamenti, che gli hanno permesso di adattarsi a questi diversi ambienti, anche ai più ostili. Ogni animale presenta delle peculiarità che spesso non si conoscono, ma che hanno dato origine a straordinari record mondiali!

Il kancil malese è il ruminante più piccolo al mondo: è lungo 50 cm e pesa appena 3 Kg! Il suo stomaco permette loro di rimasticare il cibo già ingoiato, per poterne estrarre il maggior nutrimento.

L’ okapi è l’unico mammifero in grado di pulirsi gli occhi e le orecchie con la lingua! Per mangiare, arrotola la sua lunga lingua attorno ai ramoscelli e li strappa

L’ armadillo a tre fasce è l’unico animale che riesce a chiudersi completamente a palla nella sua corazza, per proteggersi dai predatori! La sua corazza lo ricopre persino sul muso.

Il bufalo è l’animale con l’apertura delle corna più grande del mondo, infatti si raggiungono addirittura i 2 metri da un corno all’altro.

Realizzato da Classe I C LSSA Serena Bergesio, Cristina Busso


50 • miniFocus 2018

Anche le api danzano

Cos’è un ape? L’ape è un insetto molto conosciuto. Esse, infatti, producono miele, cera e molti altri prodotti utilissimi per l’uomo. Le api si organizzano in sciami e ognuno di essi ha una ape regina (l’unica che può generare altre api), centinaia di maschi chiamati fuchi e migliaia di femmine, dette operaie, che non possono deporre uova. Queste ultime oltre alla costruzione dell’alveare provvedono alla trasformazione del nettare in miele attraverso il loro apparato digerente.

Quale disciplina si occupa delle api? L’apicoltura è la disciplina che si occupa delle api e ci fornisce la cera per la produzione di candele e il miele per farmaci, liquori e in pasticceria.

Chi è Karl Von Frisch? Karl Von Frisch, biologo venne insignito del premio Nobel in fisiologia e medicina. Si laureò in biologia e si specializzò in zoologia. I suoi studi si concentrarono sull’osservazione delle api identificando i loro movimenti di comunicazione e dimostrando la sensibilità ai raggi ultravioletti.

Realizzato da Classe I B LSSA Burdisso Chiara, Gioia Silvia

La danza delle api Una peculiarità poco nota delle api è “la danza delle api” anche detta “dell’addome”. Si tratta di una danza molto particolare che compiono le api per segnalare la presenza di una fonte di cibo. Un’ ape operaia dopo aver localizzato il nettare, comunica le indicazioni necessarie: posizione e distanza, alle compagne operaie, in modo che possano organizzarsi per la raccolta. Tale danza è quindi un meccanismo attraverso il quale lo sciame richiama il maggior numero di api del proprio alveare per la raccolta del nutrimento. La danza consiste in due fasi: la fase di ondeggiamento e la fase di ritorno. L’analisi della comunicazione delle api attraverso la danza inizia quando l’ape ritorna all’alveare e si precipita all’entrata. Qui in mezzo ad uno sciame, esegue la danza disegnando un immagine fittizia di un otto. Inizia con una corsa ondeggiante (fase di ondeggiamento) seguita da una curva a destra per tornare al punto di partenza (fase di ritorno). Si ha poi un’altra fase di ondeggiamento con una curva a sinistra ed è così che si alternano a destra e sinistra, in modo regolare. La fase di ondeggiamento è la parte più importante e utile perché le api riescono a reclutare altre operaie per raccogliere il cibo. La durata della danza varia a seconda della distanza dalla fonte di cibo. Questa particolare comunicazione è stata osservata e studiata da Karl Von Frish.


Biologia • 51

Amici per la pelle I gemelli siamesi sono due fratelli legati tra di loro da una o più parti del corpo. Dopo la nascita, i medici cercano di separarli con un’operazione chirurgica ad alto rischio. Sono infatti rari i casi in cui i gemelli riescono a superare l’intervento. La nascita di gemelli siamesi è un parto che si verifica in media una volta ogni 2,5 milioni di nascite. Le cause che portano alla nascita di gemelli siamesi sono ancora incerte; si ipotizza che, quando la cellula uovo viene fecondata, non porti a termine il processo di separazione e gli individui risultano due ma uniti in determinate parti del corpo. Violet and Daisy

Un esempio di gemelle siamesi, separate con successo all’Ospedale Pediatrico Bambino Gesù di Roma, è quello di Rayenne e Djihene (17 mesi) unite per il torace e per l’addome. L’intervento avvenuto il 9 novembre 2017 è durato circa 10 ore.

Realizzato da

BACINO

Sono uniti sul bacino e possono rivolgersi la faccia o meno.

ADDOME

Sono congiunti nei pressi dell’ombelico.

COLONNA VERTEBRALE

Sono uniti schiena contro schiena per tutta la lunghezza della colonna vertebrale. Questo tipo è molto raro.

PETTO

Hanno un cuore in due e possono anche avere in comune il fegato e l’intestino superiore.

TRONCO

Hanno bacino, petto e addome comuni; le teste sono separate.

TESTA

Sono uniti nella parte posteriore, superiore o laterale del capo (non con la faccia). I cervelli sono generalmente separati.

Classe I A LSSA Sara Curti, Anna Maria Donnarumma, Nicole Giordano, Beatrice Godano, Alessia Lamberti


52 • miniFocus 2018

Guarda con occhi diversi

Realizzato da Classe II C LSSA Marta Panero, Camilla Valle, Irene Vigna, Francesca Ottaviano

Il mondo, dal nostro punto di vista, risulta quasi scontato, ma COME APPARIREBBE DAGLI OCCHI DI UN ANIMALE? Ogni specie vivente ha una visione diversa rispetto alla nostra, poiché sviluppa caratteristiche visive adatte al proprio habitat e stile di vita. C’è chi vede in bianco e nero, chi vede gli ultravioletti e chi vede a distanze spropositate.

CANE

Da vicino i cani vedono differentemente dagli umani: le figure appaiono più sfocate e hanno difficoltà a distinguere alcuni dettagli. In compenso al buio sono in grado di distinguere meglio gli oggetti. Vedono un mondo meno colorato del nostro, più sbiadito, ma non in bianco e nero. Distinguono il blu, il giallo e il bianco ma confondono tra loro il rosso, l’arancione, il giallo e il verde chiaro.

APE

L’occhio dell’ape è composto da tanti piccoli occhietti chiamati unità oculari che trasmettono separatamente un’informazione al cervello. Le diverse visioni vengono ricomposte come un mosaico dalle tessere esagonali (circa 5000). Le api hanno inoltre una frequenza visiva molto alta che gli permette di vedere il mondo al rallentatore. Riescono a distinguere i colori ma in base alla luce ultravioletta.


Biologia • 53

PESCE

A seconda delle specie i pesci vedono in maniera differente: alcuni vedono il mondo in scala di grigio mentre altri distinguono i raggi ultravioletti. Per tutti però l’acqua funge da lente di ingrandimento permettendo loro di vedere a distanza modeste. La posizione laterale degli occhi gli impedisce di inquadrare gli oggetti da vicino.

PAPPAGALLO

I pappagalli vedono a colori, seppur in maniera del tutto diversa rispetto all’uomo. Sono infatti in grado di vedere una porzione dello spettro luminoso conosciuta come ultravioletto. Questa caratteristica permette di individuare al meglio bacche o frutta che grazie ad una membrana esterna riflettono gli ultravioletti. La posizione dei loro occhi garantisce una buona visione periferica che permette loro di vedere eventuali predatori prima di trovarseli davanti.

SERPENTE

I serpenti hanno una vista molto buona e riescono infatti a distinguere tutti i colori. Hanno però dei problemi a vedere gli oggetti fermi, che appaiono sfocati a causa della loro retina molto spessa. Durante la notte riescono però a scovare le prede dal sangue caldo.


54 • miniFocus 2018

MUCCA

Le mucche e i bovini in generale, al contrario di ciò che si pensa, non vedono i colori. Esse hanno una visione in bianco e nero (questa loro caratteristica va a smontare il mito che i tori siano irritati dal colore rosso, che sono irritati dallo sventolio del panno rosso usato in corrida). Riescono però a definire meglio i contorni rispetto agli uomini e hanno un ottima visione nel buio, che gli era utile per proteggersi dai predatori notturni.

GATTO

I gatti, essendo predatori notturni, non hanno bisogno di distinguere i colori. La loro vista è infatti otto volte meglio definita di quella umana durante la notte, ma di giorno vedono solamente i colori freddi, generalmente vaghe sfumature di grigio, verde e blu. I loro occhi possono concentrarsi anche sulle più piccole fonti di luce grazie al tappeto lucido, uno strato posizionato dietro la retina, che riflette la luce. Ecco il motivo per il quale gli occhi felini brillano al buio.

I gatti hanno inoltre un campo visivo di 200°, maggiore di quello umano (120°).


Biologia • 55

CAMALEONTE

I camaleonti oltre a mimetizzarsi sono in grado di vedere quasi perfettamente. I loro occhi si muovono in maniera indipendente l’uno dall’altro e entrambi hanno un angolo di visione di 180° orizzontalmente e 90° verticalmente. I 2 occhi non riescono però a focalizzare due immagini contemporaneamente quindi i camaleonti guardano prima una preda per focalizzarsi poi sull’altra.

FALCO

I falchi hanno veramente una vista eccezionale, come si dice “vista da falco”. Grazie a dei coni sensibili alle gamme di colori distinguono perfettamente i colori e vedono anche con poca luce. Sono inoltre in grado di vedere gli ultravioletti e hanno una risoluzione maggiore rispetto all’uomo. I falchi sono infatti capaci di vedere a distanze inconcepibili per gli uomini. Grazie a un’area nel centro dell’occhio dove i fotorecettori sono più concentrati individuano una preda fino a 1 km di distanza.

CAVALLO

Gli occhi del cavallo, essendo posizionati lateralmente, gli consentono una visione quasi totale (350°) che comporta però dei punti ciechi in corrispondenza della fronte e della coda. Ha quindi l’abilità di controllare e vedere la maggior parte delle cose senza voltarsi.


56 • miniFocus 2018

PERCHÈ "SCROCCHIARE" LE DITA? Quando si è sotto pressione capita a tutti di fare cose "strane", chi si mangia i capelli, chi si mangia le unghie e chi si fa "scrocchiare" le dita. Le persone con questa abitudine non sanno del grande male che stanno facendo a se stessi . Come dimostrano le ricerche fatte da scienziati specializzati in questo settore, è usuale che le persone che fanno "scrocchiare" le dita, o che le usurino con il lavoro ossessivo sono più a rischio di contrarre l'artrosi, che causa dolori acuti dai sessant'anni in su. Quindi, ricordatevi, quando siete sotto pressione non "scrocchiatevi" le dita perchè potreste pagarne le conseguenze una volta adulti.

Realizzato da Classe I C LSSA Leonardo Araniti, Alessandro BarettaFrancesco Cosio


Biologia • 57

Anche in questo anno scolastico, gli allievi del biennio del Liceo di questo Istituto, si sono cimentati nel realizzare una rivista di carattere scientifico “mini Focus”. Come in passato, lo scopo è stato quello di suscitare interesse, curiosità, motivazioni per fenomeni e fatti; far acquisire una dose di organizzazione del lavoro, tutte caratteristiche e competenze dell’attività didattica. Al di là del risultato, che per me è eccellente (ma sono di parte), ringrazio tutti i ragazzi, che con motivazioni diverse, hanno partecipato a questo lavoro. Un ringraziamento particolare va ai componenti della redazione che hanno provveduto a raccogliere il materiale, a controllarlo, a volte a rivisitarlo ed infine ad impaginarlo. La vera mente e braccio di questo lavoro, e non me ne vogliano gli altri, sono due ragazzi meravigliosi Giacomo Olivero ed Andrea Fasolis (3 C LSSA), che con passione ed entusiasmo, senza nessun interesse e tornaconto, se non per il piacere di farlo, hanno organizzato e gestito per mesi questa attività in modo serio e responsabile; competenze che sono state apprezzate anche da altri colleghi. Un grazie a tutti Proff. Maria Alberta Cavallo

Correzione degli articoli, fotografie e impaginazione


58 • miniFocus 2018


Scienze e Tecnologia • 59


60 • miniFocus 2018

La scuola è il nostro passaporto per il futuro, poiché il domani appartiene a chi oggi si prepara ad affrontarlo.

Malcom X


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