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Foreste nebulose & foreste secche Curiosità Dove si trova Clima Flora
Fauna Capacità Peculiarità
Foresta Nebulosa
Foresta Secca
A seconda del clima locale, influenzato da fattori come la distanza dal mare, l'esposizione e la latitudine, esse crescono a quote variabili fra i 500 e i 4000 m sul livello del mare e la temperatura media si attesta fra 8 e 25 °C. Le foreste nebulose montane tropicali ospitano esemplari unici di questo habitat. Ad esempio, il Cerro de la Neblina, una montagna coperta di nubi situata nel Venezuela meridionale, possiede molte orchidee e piante carnivore che vivono esclusivamente in quel luogo. piante epifite, in particolare briofite, licheni e orchidee. Il numero di piante endemiche può essere molto elevato.
In zone climatiche permanentemente calde e riceve precipitazioni annue di diverse migliaia di millimetri.
In questi tipi di foreste troviamo: il gorilla di montagna. Molti di questi animali endemici ricoprono anche importanti funzioni in questo ecosistema, come la dispersione dei semi.
Grande varietà di forme animali incluse molte specie di primati, grandi felini, pappagalli, roditori, e uccelli terricoli. Molte di queste forme esibiscono straordinari adattamenti ai climi più difficili.
Grazie alla loro capacità di estrarre l'acqua dalle nubi, esse possono raddoppiare le precipitazioni effettive nelle stagioni secche e aumentarle di circa il 10% in quelle umide. Questi tipi di foreste sono caratterizzata dall'essere coperte, in modo persistente, frequente o stagionale, da una cortina di nuvole a bassa quota, in genere a livello della chioma arborea. Le chiome degli alberi possono intercettare l'umidità delle nubi, parte della quale gocciola quindi al suolo. Quest'acqua estratta dalle nuvole è detta precipitazione orizzontale o occulta (poiché non è registrata nelle normali statistiche sulla piovosità).
Sopporta lunghe stagioni secche che possono durare molti mesi a seconda della posizione geografica. Questa condizione periodica ha grande impatto sul suo ecosistema forestale. Il terreno è simile a quello delle foreste pluviali ed è ricco di ossido di ferro e di alluminio, che donano ad esso un caratteristico colore rossastro. Esse sono dominate da vegetazione decidua, che per trattenere il più possibile acqua durante la siccità, tende a perdere le foglie durante il periodo secco, in quanto la maggior parte dell'umidità evapora attraverso di esse.
America centrale e meridionale, Africa centrale e orientale, Indonesia, Malesia, Filippine, Papua-Nuova Guinea e nei Caraibi.
Il disboscamento
Nel 1970, le foreste nebulose si estendevano su circa 50 milioni di ettari. Dal 1990, ogni anno, è scomparso l’1,1% di superficie; il tasso più alto di disboscamento di foreste tropicali. Nel 2006 rimane solo il 15% della sua estensione originaria. L’incontrollato disboscamento di specie uniche ha provocato alterazioni all’habitat producendo danni irreparabili PAGINA 2 • Focus
Messico meridionale, Africa sud-orientale, le Piccole Isole della Sonda, l'India centrale, Indocina, Madagascar, Nuova Caledonia, Bolivia orientale, Brasile centrale, Caraibi, valli delle Ande settentrionali e lungo le coste dell'Ecuador e del Perù.
I principali tipi di alberi, più bassi rispetto a quelli delle foreste pluviali, sono il teak, il mogano, e il kachnar, caratterizzati da cortecce spesse e talvolta spinose e foglie più piccole e carnose. La volta forestale spogliata permette alla luce solare di penetrare fino al suolo e di facilitare la crescita di un denso sottobosco. Sono abbondanti diverse piante epifite resistenti alla siccità come le orchidee, le Bromeliaceae e i cactus.
Briofite: le Bryophyta sono un gruppo di piante prive di tessuto vascolare. La prima testimonianza fossile riconducibile alla briofite è data da rocce provenienti dall'Argentina e risalenti all’era geologica paleozoica. Questa testimonianza è considerata da alcuni studiosi come la prova più antica della presenza di piante terrestri.
Piante endemiche: per endemismi si intendono specie presenti solo in un territorio più o meno limitato.
L’origine
Il vapore acqueo trasportato dalla corrente oceanica é responsabile della formazione di una coltre di nubi a bassa quota che avvolgono costantemente la foresta determinandone, non solo il nome, ma clima, flora e fauna particolarissimi. Sul versante opposto, l'aria, ormai priva di umidità, é responsabile di un ecosistema completamente diverso: La foresta secca. Ambiente arido che si contrappone a quello umido con un'altrettanta particolare biodiversità.
Epifite: le piante epifite sono tutte quelle specie di piante che vivono su altre piante, di solito usate come semplice sostegno e non per procurarsi il nutrimento, come ad esempio felci, muschi, licheni o altri organismi sessili che non crescono sul terreno ma vivono prevalentemente sui tronchi o sui rami degli alberi, soprattutto nelle foreste tropicali e subtropicali. Vengono an-
che chiamate piante aeree.
Evapotraspirazione: l'evapotraspirazione è la quantità d'acqua (riferita all'unità di tempo) che dal terreno passa nell'aria allo stato di vapore per effetto congiunto della traspirazione, attraverso le piante, e dell'evaporazione, direttamente dalla superficie terrestre.
Ecco che fine fanno i laghi L’eutrofizzazione è il fenomeno che indica una condizione di arricchimento di sostanze nutritive in particolare una sovrabbondanza di nitrati e fosfati in ambienti acquatici come laghi, stagni e corpi idrici. È dovuto al dilavamento (azione erosiva delle acque che scorrono disordinatamente su rocce) dei fertilizzanti usati in agricoltura, dall’inquinamento organico prodotto dalle attività umane o a prodotti di rifiuto industriali. Questo termine viene usato anche per indicare le fasi successive del processo biologico conseguente a tale arricchimento,. Vale a dire l'eccessivo accrescimento degli organismi vegetali che si ha per effetto della presenza nell'ecosistema acquatico di dosi troppo elevate di sostanze nutritive come azoto, fosforo o zolfo, provenienti da fonti naturali o antropiche, come i fertilizzanti.
L'accumulo di elementi come l'azoto e il fosforo causa la proliferazione di alghe che, a loro volta, non essendo smaltite dai consumatori primari, determinano una maggiore attività batterica; aumenta così il consumo globale di ossigeno, e la mancanza di questo provoca alla lunga la morte dei pesci. Per la salvaguardia degli ecosistemi acquatici dai fenomeni di eutrofizzazione, va innanzitutto ef-
fettuato il controllo delle fonti di nutrienti, che può essere fatto a monte (tramite opportuni interventi legislativi), oppure a valle (trattamenti di depurazione dei reflui). Importanti sono anche gli interventi finalizzati alla riduzione dei carichi di nutrienti provenienti da fonti diffuse: corretta gestione degli allevamenti, adozione dell’agricoltura biologica e miglioramento della gestione idraulica dei deflussi dalle superfici agricole.
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Deserto del Namib Il deserto del Namib è una regione desertica della Namibia, con un breve tratto anche in Angola e nel-
loro volta, grazie al loro apporto di umidità, contribuiscono in modo fondamentale alla sopravvivenza della vita animale nel deserto del Namib.
Arido da oltre 80 milioni di anni, si ritiene che sia uno dei deserti più antichi del mondo. Rappresenta una regione di grandissimo interesse
La duna 45,nell’area di Soussusvlei
la Repubblica Sudafricana. Si estende circa per 1300 chilometri
e la sua superficie complessiva si aggira intorno ai 55.000 km2. Questo deserto si è formato grazie alla corrente del Benguela , una corrente oceanica di acqua fredda, che favorisce la desertificazione, la quale scorre dalla costa occidentale del Sudafrica e della Namibia verso nord e nordovest, per poi confluire nella corrente equatoriale meridionale. Il suo flusso ha una larghezza di circa 2–3000 km. L'incontro di queste due correnti è causa di una notevole instabilità meteorologica, con frequenti tempeste, ma al tempo stesso contribuisce alla notevole ricchezza dell'ecosistema marino della zona. Scorrendo verso nord lungo la costa della Namibia, la corrente causa la formazione delle costanti nebbie tipiche della Skeleton Coast, che a PAGINA 4 • Focus
per geologi e biologi, con una fauna e una flora costituita in gran parte di specie endemiche altamente adattate a questo ambiente particolarmente ostile. Il Namib meridionale è costituito da una cintura di dune fra le più alte e spettacolari al mondo, spesso caratterizzate da colori molto intensi, di tonalità compre-
se fra il rosa e l'arancione. Particolarmente nota è la destinazione turistica di Sossusvlei, presso cui si trovano la Duna 45 (spesso definita "la più fotografata del mondo") e la Big Daddy, la più alta del mondo (305 m).
Procedendo da sud verso nord, la sabbia cede il posto al deserto sassoso e roccioso. Il terreno in quest'area è in gran parte pianeggiante, ma non mancano formazioni montuose e canyon anche importanti, come il complesso sistema della Moon Valley. Sebbene il suolo sia in gran parte sassoso, le dune riappaiono in diversi luoghi. Dal punto di vista climatico, la caratteristica primaria del Namib è la estrema scarsità di precipitazioni, oltretutto caratterizzate da un andamento stagionale poco prevedibile. Nella parte occidentale, la media annuale è inferiore ai 5 mm, mentre nella fascia più o-
La moon valley, Namib centro-settentrionale
Esemplare di Welwitschia mirabilis
rientale arriva al massimo a 85 mm. La scarsità delle precipitazioni si riflette nella quasi totale assenza di acqua superficiale. I pochi corsi d'acqua sono quasi sempre secchi, e anche quando raccolgono acqua il loro corso è bloccato dalle dune. Può sembrare un controsenso ,ma nonostante l’estrema aridità del deserto, sono presenti numerose specie vegetali e animali. La principale fonte di acqua per tutte queste specie è costituita dalla nebbia che sporadicamente si spinge dall'Oceano Atlantico verso l'entroterra.
Questo ambiente possiede una serie di curiosità come ad esempio la specie vegetale della Welwitschia mirabilis, dotata solo di due foglie che possono arrivare a diversi metri di lunghezza perché crescono durante tutta la vita della pianta, che in alcuni esemplari si ritiene possa superare i 2000 anni. A causa della sua caratteristica unica, la Welwitschia fu citata da Charles Darwin come "l'ornitorinco del regno vegetale".
Un’altra curiosità è quella dei “Cerchi delle fate”. I cerchi delle fate sono formazioni circolari di erbe perenni. Nell'insieme queste circonferenze disegnate con l'erba seguono schemi regolari e possono persistere per decenni. Questi enigmatici anelli d’erba sarebbero l’opera dalle termiti, come dimostra il ricercatore tedesco Norbert Juergens dell’università di A m b u r g o . Studiando una fascia di deserto lunga 2.000 chilometri che corre dall’Angola alla parte settentrionale del Sudafrica, Juergens ha notato che ogni volta che ha trovato i cerchi delle fate, all’interno dell'anello e nella vegetazione circostante vi era presente un particolare tipo di termiti. Il ricercatore ha stabilito che queste termiti sono gli unici organismi che si trova-
no costantemente quando i cerchi delle fate iniziano a formarsi. Inizialmente le termiti si nutrono delle radici delle erbe. Via via che aumenta l’attività delle termiti, si riduce la crescita del vegatale all’interno dell’anello. Qui muoiono tutte le erbe, ma l’assenza delle piante diventa ‘cruciale’ per la sopravvivenza delle termiti perché permette di conservare nel terreno la rara acqua presente nel deserto. All’interno dell’anello, infatti, l’acqua piovana non viene persa perchè evapora attraverso le piante, ma viene accumulata nella profondità nel suolo sabbioso, dove è protetta dall’evaporazione. L'approvvigionamento idrico del suolo permette alle termiti di rimanere vive e attive durante la stagione secca e contemporaneamente aiuta l’erba a crescere e prosperare ai margini del cerchio, formando un anello e trasformando in questo modo un tratto di deserto in un prato permanente.
Cerchio delle fate nel deserto del Namib FOCUS • PAGINA 5
IL DOSSIER
l’Italia è famosa in tutto i bellezze naturali e architettonich alimentari veri e propri capolavori di n prova tangibile dove tradizione, cultura hanno contribuito a rendere famoso il n variegato e ricco rispecchia una mol Le Alpi, imponenti guardiane, abbondano anche nei formaggi prodotti con passione selezionano i fiori migliori su cui posarsi e da dolce e delicato. Le Langhe, patrimonio dell’uma ingrediente fondamentale di numerose p sconfinati vigneti che d’autunno coloran perdono nell’orizzonte. La Gran prodotti protagonisti di numerose sagr borghi in cui ci si riunisce quanto più di buon
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il mondo non solo per le he, ma anche per i suoi prodotti nicchia. Il territorio cuneese ne è una a e paesaggio diventano un tutt’uno ed nostro paese all’estero. Il suo territorio ltitudine di prodotti tipici regionali. o di pascoli e prati il cui profumo si sente e e secondo la tradizione. Le api laboriose alla loro meticolosità nasce un miele divino, anità oltre che dell’Unesco, regalano la nocciola, prelibatezze e grandi vini prodotti negli no e animano le flessuose colline che si nda è, dunque, la patria di molti re che ogni settimana animano piccoli a festeggiare ed esaltare no offre la natura.
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Vino Bianco
& Vino Rosso
Definizione:
Il vino è essenzialmente una soluzione idroalcolica con un contenuto di acqua che si aggira tra l’80 e l’85%, in questa componente acquosa sono sciolte tutte le altre sostanze. Secondo componente importante del vino è l’alcool, la sua quantità è molto variabile e viene espressa in gradi centigradi, per esemplificare un vino che ha una gradazione di 12 gradi contiene percentualmente 12 millilitri di alcool ogni 100 millilitri di v i n o . Nel vino sono poi contenute altre 500 sostanze che derivano dal processo di fermentazione. L’etanolo, o alcol etilico, è molto solubile in acqua per cui appena bevuto passa nel tratto gastroenterico dove viene rapidamente assorbito in percentuali diverse nella bocca, nello stomaco, nel duodeno, nell’intestino tenue e in minor misura nel colon, una volta assorbito passa rapidamente nel sangue arrivando in primis nel fegato attraver-
so la vena porta e poi a tutti gli altri organi con particolare predilezione per i polmoni, il cervello, i reni.
Curiosità e differenze tra vino bianco e rosso:
L’ epidemiologo statunitense Arthur Klatasky afferma che i vini bianchi con “bollicine” contengono idrossitirosolo, potentissimo antiossidante presente solo nell’olio extravergine d’oliva. Invece, il vino rosso contiene picetannolo, polifenolo con proprietà antiossidanti ancora più accentuate del conosciuto resveratrolo che alcuni ipotizzano abbia addirittura la proprietà di inibire (impedire) la formazione di grasso corporeo. Il vino rosso è considerato una bevanda consigliata per “allungare la vita” e “sostenere il cuore”, anche se ovviamente il suo consumo deve essere limitato in quanto scientificamente i pareri al riguardo non sono univoci. Il profumo del vino bianco è generalmente floreale e fruttato ed è abbinabile a piatti di carne bianca, verdura, pesce o comunque con sapori non troppo forti. La vinifica-
zione del vino bianco si differenzia da quella del rosso per il fatto che non sono aggiunte le vinacce, ossia le parti solide dell’uva, durante la macerazione: questo permette la mancata colorazione del succo e l’assenza di tannini, cosa quest’ultima che rende il vino bianco particolarmente delicato. Per permettere questo procedimento, le pigiatrici impiegate subiscono delle modifiche strutturali che permettono, ad esempio, una pigiatura dell’uva più lieve.
I solfiti sono una categoria di sostanze chimiche impiegate comunemente nell’industria agroalimentare come conservanti. Proprio grazie alle loro proprietà antimicrobiche e antiossidanti, i solfiti riescono a conservare le qualità originali dell’alimento salvaguardandolo dal proliferare di batteri potenzialmente dannosi. I loro effetti collaterali consistono in generici mal di testa riscontrabili nei soggetti sensibili a queste sostanze. I solfiti possono avere delle conseguenze anche su individui asmatici nei quali c’è la possibilità che si scatenino difficoltà respiratorie come fiato corto, respiro affannoso e tosse. Il vino se assunto con moderazione agisce da antiossidante, fornendo inoltre elementi utili per l'organismo come il ferro, le vitamine B1, B2, B6 A e C, il sodio e altre sostanze naturali. È tuttavia necessario assumerne con moderazione per non danneggiare il fegato
Caratteristica foto delle viti della Langhe e del Roero nella nostra zona (CN) da cui si ricava PilAGINA vino 8 • Focus - DOSSIER
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Curiosità
ro.
ra?
È meglio usa- In caso di puntura bisogna innanzire il miele o tutto togliere il pungiglione, che allo zucchero? trimenti continua a emettere veleno, e raffreddare la parte colpita. In Utilizzare il caso di allergia con manifestazioni di miele al posto difficoltà respiratorie è necessario dello zuccheconsultare il medico. ro presenta Il miele fa ingrassare? senza dubbio numerosi vantaggi: È vero che l’ape, quando punge, Il miele è un alimento calorico (320 l'apporto all'organismo di energia muore? kcal ogni 100 g), quindi chi è a dieta avviene sotto forma di glucosio e È vero, ma solo quando punge i deve fare attenzione alla quantità fruttosio, che non richiedono alcun mammiferi e gli uccelli. Infatti il punche ne utilizza. Il vantaggio del miele processo digestivo. Ha proprietà giglione, provvisto di uncini, rimane sta però nel suo elevato potere dol- emollienti (per la gola, lo stomaco e impigliato nella pelle. L’ape cificante, dovuto all'alto contenuto l'intestino), è utile per lo smaltimennell’allontanarsi si strappa l’addome di fruttosio, che permette di zucche- to delle sostanze nocive di grande e muore. Quando un’ape ci punge, rare un alimento usando meno calo- importanza sono anche le sue procompie un atto di difesa estrema. Al rie rispetto a quelle che si utilizze- prietà antibatteriche. pungiglione resta, infatti, attaccata rebbero dolcificando con lo zuccheCosa si deve fare in caso di puntu- una parte dell’intestino dell’animale che pungendo firma la sua conMiele di Acacia Sapore: delicato, fine, vellutato. Proprietà: corroborante, lassativo, antinfiammatorio per la go- danna a morte. L’ape però lascia la, patologie dell'apparato digerente, disintossicante del fega- in eredità alla sua vittima to, contro l'acidità di stomaco. un’arma perfetta. Per questo deMiele di Arancio Sapore: aromatico gradevolmente acido. ve essere rimosso prima possibiProprietà: cicatrizzante per le ulcere, antispasmodico, sedatile, facendolo “strisciare” via per vo. Contro l'insonnia e l'eccitazione nervosa. esempio con la lama di un coltelMiele di Castagno lo o con una carta di credito, senSapore: intenso con retrogusto amaro. Proprietà: favorisce la circolazione sanguigna, antispasmodi- za schiacciare l’estremità libera o ca, astringente, disinfettante delle vie urinarie. la pelle. Dopo di che è bene apConsigliato per anziani e bambini. plicare del ghiaccio. Miele di Girasole Sapore: non molto dolce, asciutto, con aroma di polline. Quanto al veleno, si tratta di un Proprietà: antinevralgico, febbrifugo, consigliato contro il colemicidiale e complesso cocktail sterolo. Calcificante delle ossa. formato da almeno quaranta sostanze. Miele di Erba Medica
sul miele
Miele di Melata di Quercia
Miele Millefiori Miele di Tarassaco e Melo
Miele di Tiglio PAGINA 26 • Focus
Sapore: delicato, neutro. Proprietà: tonificante, antinfiammatorio, indicato per gli sportivi Quanto miele consuma l’alveare dopo una gara. Sapore: marrone scuro, leggermente amaro. Proprietà: antianemico. Utilizzato dagli atleti per l'elevato contenuto di sali minerali. Sapore: molto delicato, senza retrogusti particolari. Proprietà: azione disintossicante del fegato. Sapore: marcato, persistente, caratteristico, astringente. Proprietà: diuretico, depurativo, azione benefica sui reni. Sapore: mentolo, balsamico, molto persistente. Proprietà: sedativo dei dolori mestruali, calmante, diuretico, digestivo. Indicato per le tisane espettoranti. Contro l'insonnia e l'irritabilità.
per se stesso?
L’alveare consuma da 220 a 250 chili di miele. L’apicoltore sottrae alle api circa il 10% di miele. Quali sono le proprietà che ha il miele?
La risposta a questa domanda varia in base al tipo di miele analizzato; ecco di seguito i principali.
Laboratorio di biologia te è minore di 4.6, quando il latte diventa acido è dunque perché il pH scende facilitando la precipitazione della caseina facendolo cagliare. Procedimento
Porre in un becher 50
mL di latte scremato e un’ancoretta magnetica;
Caseina precipitata dopo la filtrazione a vuoto Scaldare il latte fino a scaldato a 40°C con acido acetico prodotta nel 40°C mettendo il becher lab. Di biologia dell’ I.I.S. “G.Vallauri” su una piastra riscaldante con agitatore magnetiLa caseina è una proteina globulare co; idrosolubile che contiene tutti gli amminoacidi essenziali del latte con una dimensione variabile tra 20 e 300 nm . Le caseine sono quindi essenzialmente un gruppo di fosfoproteine specifiche del latte, che nel latte vaccino vengono definite come le proteine che precipitano quando il latte scremato viene acidificato portando il pH a 4.6 - 4.7 a 20°C. Questa precipitazione si può avere anche per trattamento enzimatico o per centrifugazione ad alta velocità. Le caseine sono inoltre relativamente idrofobiche e si associano fortemente in modo da presentarsi in forma colloidale e pertanto si definiscono “micelle”(costituite da una frazione proteica e un componente minerale, calcio e fosfato). La preparazione del formaggio è basata sulla precipitazione della caseina (caglio). Il siero viene eliminato e il caglio, cotto, pressato e salato, diventerà, a seconda dei tempi, modi e luogo di lavorazione, un rinomato formaggio. Essa precipita quando il valore del pH del lat-
Aggiungere a caldo e sotto agi-
tazione dell’acido acetico al 10% goccia a goccia finché non si ottiene un precipitato (sono stati utilizzati circa 4 mL di acido acetico);
Far raffreddare il miscuglio (per
accelerare il processo si può mettere il becher a bagnomaria nell’acqua fredda), controllare il pH della soluzione con una cartin a all’indicatore universale (il pH deve essere inferiore a 4,6);
con piccole dosi d’acqua;
Lavare la caseina con acqua
deionizzata e lasciarla per qualche minuto sul filtro Buchner per eliminare tutto il siero e le acqua di lavaggio (nella beuta sottostante il filtro c’è una leggera depressione che favorisce la filtrazione e l’aspirazione del liquido) Asciugare la caseina, trasferirla
in un becher e mettere un’ancoretta magnetica;
Aggiungere una quantità di alcol
etilico sufficiente a coprire tutta la caseina; Sminuzzare la caseina raggruma-
ta tramite una spatola;
Azionare l’agitatore magnetico e
lasciare il miscuglio sotto agitazione per 10 minuti
Filtrare nuovamente la miscela
con l’attrezzatura usata precedentemente, asciugarla e pesarla.
Filtrare il mi-
scuglio sottovuoto su un filtro Buchner munito di un filtro di carta, Fase del processo della precipitazione della caseina con la aiutandosi nel filtrazione a vuoto trasferimento
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Il latte
Il latte è la prima fonte di nutrimento di tutti i mammiferi, uomo compreso. E' infatti il primo cibo che ogni neonato consuma ed è fonte di nutrimenti anche per gli adulti. Negli ultimi anni sono entrate in commercio diverse tipologie di latte, sia a base animale che vegetale. Questa diversificazione è dovuta in primo luogo all'aumento dei casi di allergie ed intolleranze, ma anche alla diffusione sempre più crescente di regimi alimentari vegani e vegetariani. Il latte di origine animale
- Il latte vaccino
Il latte vaccino, è senza dubbio il più diffuso ed il più comune. E’ composto al 75% da acqua, all'interno del quale sono contenuti grassi, proteine e zuccheri. Si divide in quattro tipologie principali: latte fresco, latte intero a lunga conservazione, latte parzialmente scremato a lunga conservazione e latte scremato a lunga conservazione. Quello fresco è il latte più nutriente, consigliato soprattutto per l'aliPAGINA 28 • Focus - DOSSIER
mentazione dei bambini, ricco di proteine e di vitamine. Non deve essere confuso con il latte crudo (quello non pastorizzato), che viene utilizzato solitamente per la produzione dei formaggi e può essere acquistato soltanto presso i caseifici. Il latte a lunga conservazione si differenzia da quello fresco per il metodo di pastorizzazione utilizzato per la sua conservazione. Questo latte viene riscaldato a temperature molto più elevate rispetto a quello fresco, per ottenere un prodotto microbiologicamente puro (senza alcun batterio residuo al suo interno). La lavorazione più invasiva permette di conservare il prodotto più a lungo ma ne altera notevolmente le caratteristiche nutrizionali. Inoltre il latte a lunga conservazione può essere di più tipi, a seconda della quantità di grassi che esso contiene:
- Il latte di capra
Un'alternativa al latte di mucca,
senza dover passare ai prodotti di origine vegetale, può essere il latte di capra. Il latte di capra presenta caratteristiche chimiche molto simili al latte materno umano e viene per questo consigliato per l'alimentazione dei bambini. Rispetto al latte vaccino, il latte di capra è altamente digeribile e ricco di sostanze nutritive, con un contenuto di grassi e di colesterolo più basso. Fornisce inoltre un apporto calorico maggiore ed è ricco di taurina, una proteina contenuta in grande quantità nel latte materno. Anche il latte di capra contiene lattosio e non può quindi essere consumato dalle persone intolleranti a questo disaccaride. Il latte di origine vegetale
- Il latte di soia
In termini nutritivi, il latte di soia è quello che più si avvicina alla composizione del latte vaccino. Ha infatti un elevato contenuto di proteine, ferro e vitamina B1. A differenza del latte vaccino ha però un apporto di grassi molto limitato ed è estremamente digeribile. La soia ha un po-
tere naturale anti-colesterolo ed è consigliata come alternativa alle proteine animali. Il latte di soia può essere consumato dai soggetti intolleranti al lattosio o ad altre proteine del latte vaccino ma non è adatto ai celiaci.
- Il latte di riso
Il latte di riso ha il minor contenuto di grassi di tutte le tipologie di latte in commercio. Rispetto al latte di soia ha un più basso livello di proteine ma un gusto naturalmente più dolce, dovuto alla presenza di una grande quantità di zuccheri naturali al suo interno. E' particolarmente adatto all'alimentazione dei celiaci in quanto non contiene
alcuna traccia di glutine.
- Il latte di cocco
Il latte di cocco viene ottenuto dalla spremitura della polpa del frutto, unita al latte contenuto nella noce ed all'acqua. Particolarmente dolce e dissetante, ha però un elevato contenuto di grassi saturi e deve quindi essere consumato con molta attenzione.
- Il latte di mandorle
Tra tutti i latti di origine vegetale, il latte di mandorla è senza dubbio quello più gradevole al gusto. E' ricco di sostanze nutritive e grassi vegetali, zuccheri naturali. Per fare un confronto con il latte vaccino,
quello di mandorla ha un apporto calorico simile al latte intero ma, a differenza di quest'ultimo, non contiene grassi saturi e colesterolo.
Formaggi locali
Nella provincia di Cuneo il settore lattiero caseario rappresenta un fiore all’occhiello e per questo ha un grande peso economico. Vengono prodotti annualmente oltre 4,5 milioni di litri di latte che prendono, per la maggior parte, la strada della trasformazione in formaggio, secondo una lunga e consolidata tradizione. Tale tradizione dà origine a un gran numero di formaggi prestigiosi. Sono infatti ben sette i
formaggi DOP della zona; quattro di questi possono essere prodotti esclusivamente in località della provincia di Cuneo: Bra, Castelmagno, Murazzano, Raschera.
Accanto a questi si possono anche ricordare tutti i formaggi riportati nell'elenco dei Prodotti Agroalimentari Tradizionali della Regione Piemonte, prodotti in modo esclusivo o prevalente sul territorio provinciale e legati a
tradizioni locali di antica origine. Tra i più apprezzati non si possono non citare il Boves, il Gioda, il Nostrale d'Alpe, la Paglierina, la Robiola d'Alba, la Tuma di Bossolasco, la Toma d'Elva e la Toma di Celle Macra, il Tomino del Bot. Questi e altri sono i principali formaggi che vengono presentati alla prestigiosa fiera CHEESE che si tiene ogni due anni nella città di Bra.
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Curiosità sul latte
1) Perché alcuni tipi di latte sono ad alta digeribilità?
Perché sono già stati digeriti!!! Ebbene sì, il latte che abitualmente compriamo al supermercato è già stato digerito, ma non da una persona. Infatti, prima della vendita nel cartoccio il latte viene fatto passare in un macchinario che ha il compito di inserire enzimi specifici al suo interno. Questi enzimi si occupano della demolizione del lattosio in glucosio e galattosio. Inoltre, nonostante questi enzimi rimangano nel latte, non provocano intolleranze al nostro organismo.
2) Perché quando si bolle il latte forma una “patina” sulla superficie?
A tutti almeno una volta sarà capitato di bollire il latte e di domandarsi che cos’è quella specie di pellicola che si forma sulla sua superficie. Questa pellicola
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non è altro che semplice panna! Alla temperatura di 80°C l’acqua contenuta nel latte evapora, favorendo la coagulazione in superficie della caseina, che assume l’aspetto di una pellicola; al di sotto di questa, rim a n g o n o “intrappolati” i globuli di grasso, naturalmente contenuti nel latte vaccino.
3) Le mucche ascoltano un genere musicale tutto loro…
Nonostante l’ironia del titolo, un recente studio effettuato su 100 bovine di razza fresona (razza originaria della Frusia, a cavallo tra i Paesi Bassi e la Germania) dimostra che le mucche ascoltando musica classica producono più latte di quanto ne producono di solito. Al contrario, se ascoltano musica metal, ne producono di meno. Questo è causato dalla minimizzazione dello stress delle mucche tramite suoni e melodie piacevoli e rilassanti.
4 ) Sfa-
tiamo un metodo della nonna!
Il latte, contrariamente a ciò che si dice, non è un antidoto per i veleni, ma anzi, potrebbe causare un incremento dell’assorbimento della tossina. Al massimo si può dire che può aiutare in caso di intossicazioni con sostanze presenti in casa, come per esempio il detersivo. Come invece sicuramente sanno tutti, il latte riesce a dilavare il piccante.
5) Perché il latte è bianco?
I nostri occhi percepiscono il colore bianco del latte perché alcune sostanze in esso contenute, come le micelle di caseina (una proteina ricca in calcio), riflettono la luce, anziché assorbirla. La colorazione bianca della caseina è rafforzata anche dalla presenza della frazio-
ne lipidica, cioè del grasso: in effetti il latte scremato può apparire di un bianco meno intenso rispetto a quello "intero".
6) Anche gli uccelli lo fanno!
Gli animali classificati come mammiferi si distinguono per il fatto di nutrire i propri piccoli con il latte, perché le ghiandole mammarie sono una caratteristica distintiva dei mammiferi. Ma alcuni uccelli, come i piccioni, per nutrire i propri pulcini hanno un metodo un po’ particolare, una secrezione detta “Latte del gozzo”, molto nutriente, secreta dalla loro gola che “rigurgitano” per nutrire i piccoli che ancora non riescono a mangiare le granaglie.
7) Il latte di mucca è povero di sostanze nutritive
Nutrire un cucciolo di cane con il solo latte di mucca equivarrebbe a ucciderlo; questo perché il latte delle varie specie animali cambia. Il latte di mucca è uno dei più poveri di sostanze nutritive, a maggior ragione se paragonato al latte di cagna e di gatta, che ha circa il doppio di proteine e di grassi rispetto al latte vaccino.
8) Il tuo latte è rubato!
Il latte della mucca servirebbe al vitello per crescere. Ma se lo beviamo noi, come fa a berlo anche il vitello? In passato i contadini usavano il metodo del 50:50, due capezzoli venivano munti e due succhiati dal vitello. Negli allevamenti industriali
di oggi, il vitello non prende mai latte dalla propria madre ma viene nutrito con il “latte ricostituito”, una brodaglia che fa un po’ schifo ma che comunque è nutriente, e il vitello riesce a crescere senza problemi. Però, la prossima volta che bevi un bicchiere di latte, pensa che esiste da qualche parte un vitello che se ne è privato per farlo bere a te!!
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Estrazione dei grassi dalle nocciole Abbiamo provato ad estrarre i grassi dalle nocciole operando con la tecnica dell’estrazione con solvente utilizzando l’estrattore Soxhlet, messo a punto dallo scienziato Franz Von Soxhlet nel 1879.
3
Dopo aver sbriciolato le nocciole le abbiamo inserite in una capsula di cellulosa la quale in seguito è stata posizionata all’intero dell’apparecchio Soxhelt; il solvente utilizzato è l’etere.
L’etere contenuto nell’apposito recipiente viene scaldato fino ad ebollizione, i vapori formatisi condensano all’interno di un tubo refrigerato con acqua fredda e infine colano all’interno della capsula contenente le nocciole sbriciolate. L’etere a contattato con i frutti provoca l’estrazione dei grassi i quali fuoriescono dalla capsula e grazie ad un sifone il tutto ritorna nel pallone dove l’etere viene riscaldato.
Procedimento 1.
Misurare la massa del pallone vuoto
3.
Sbriciolare le nocciole limitando la dispersione dei grassi
2.
4.
Misurare una massa di nocciole
Introdurre le nocciole sbriciolate all’interno della capsula di cellulosa.
1, 2
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4
5.
Introdurre la capsula di cellulosa nell’apparecchio Soxhlet e avviare il processo di
5 7. 8.
9.
6.
estrazione dei grassi riscaldando l’etere. Far avvenire questo processo per diverse ore (maggiore è la durata del processo maggiore sarà l’efficacia dell’estrazione dei grassi)
Smontare l’apparecchio Soxhlet e far evaporare l’etere
Curiosità
Il 5 Febbraio è la festa nazionale della Nutella, si festeggia dal 2007.
Secondo quanto riportato da uno studio di qualche anno fa, in alcuni momenti si è arrivati a vendere un barattolo più o meno ogni 2,5 secondi! Si producono talmente tanti barat-
o per velocizzare il processo separare grassi e solvente con la distillazione
6
Misurare la massa del pallone contenente i grassi
Sottrarre alla massa del pallone contenete i grassi la massa del pallone vuoto in modo da trovare la massa dei soli grassi estratti Confrontare la massa dei grassi estratti con quella delle nocciole
Misure effettuate Massa delle nocciole: 8,07g
Massa del pallone vuoto: 175,24g
Massa del pallone contenete i grassi: 179,78g
Massa dei grassi = 179,78g 175,24g = 4,54g
Conclusioni
Dalla nostra esperienza è risultato che la quantità di grassi contenuti nelle nocciole è del 56%, considerando che teoricamente nelle nocciole la presenza di grassi è circa del 50% possiamo dire d aver operato correttamente.
Calcoli
toli che se disposti in fila si può percorre 1,8 volte l’Equatore della Terra
Il peso della Nutella prodotta in un anno è uguale a quello dell’Empire State Building
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Nocciolando
Le nocciole insieme ai vini rappresentano il fiore all’occhiello delle Langhe, complesso di terre che emersero venticinque milioni di anni fa a causa di un processo di corrugamento del fondo marino di quello che era definito “ mare padano”. L’origine della parola “Langa” è incerta: si pensa che derivi da “Landa Ligurum” ovvero paese dei liguri o più semplicemente dal nome di una delle tante tribù liguri che abitavano le Langhe.
Come detto, noccioleti e vigneti sono patrimonio delle Langhe.
La nocciola ha una storia piuttosto antica: all’epoca dei Greci era largamente diffusa tanto che in molte occasioni si vedevano divinità pagane alla ricerca di ombra sotto i rami di questa pianta. Il legno dell'albero si credeva tenesse lontani serpenti e, fin dall’antichità, i pastori lo utilizzarono per costruire i loro bastoni. È il Medioevo, il periodo più curioso per la nocciola: si credeva che questo frutto fosse usato per stipulare patti con il diavolo. I maghi recidevano rami per comunicare con i morti e si pensava che il guscio di questo frutto con un ragno intrappolato all’interno avrebbe PAGINA 34 • Focus - DOSSIER
addirittura guarito l’epilessia.
Oggi la nocciola non ha nulla a che vedere con usanze e riti magici: è alla base dei più prelibati prodotti dolciari dell’intero Piemonte.
Nelle Langhe, la quantità di nocciole prodotte è circa ottanta mila quintali l’anno con prevalenza della “tonda gentile”, varietà apprezzata per la delicatezza del suo sapore. Le sue caratteristiche sono: la forma tonda del frutto, da qui il suo nome, che favorisce una veloce sgusciatura; un aroma molto intenso del seme;
una pellicola sottile che avvolge il seme e che può essere facilmente asportata. Parlando di nocciole non si può fare a meno di essere stuzzicati dal gusto caldo e avvolgente della Nutella, la regina di tutte le goloserie. Il fondatore dell’impero che soddisfa i golosi di tutto il mondo è stato Pietro Ferrero, un intraprendente venditore ambulante di cioccolata per le langhe che, grazie al suo intuito e alla sua fantasia, ha inventato un nuovo modo per lavorare la nocciola.
Nel 1912 apre il suo primo laboratorio dolciario ad Alba, capitale delle Langhe. Pur essendo anni difficili, ricordiamo che siamo nel periodo antecedente al primo conflitto mondiale, Pietro Ferrero si propone di creare prodotti dolciari innovativi ed economici.
Dal Gianduiotto, pasta spalmabile avvolta in luccicante carta stagnola, inizialmente prodotto artigianalmente, si passa poi a una produzione industriale e a una distribuzione diretta dalla fabbrica al consumatore. Chissà se Pietro Ferrero durante la sua attività di ambulante per le Langhe avrebbe mai immaginato il successo mondiale dei suoi prodotti!
Ci sono ormai pochi albesi che ricordano la scritta riportata sui primi furgoncini “Sono stato il primo e resto il migliore”.
Fisica nello sci Oggi cercheremo di analizzare alcune situazioni tipiche della pratica dello sci dal punto di vista della fisica, in modo da poter guardare con prospettive diverse a questo sport invernale.
Come facciamo scendere?
a
Questa sembra essere una domanda banale, ognuno direbbe: è in discesa, per quello scivoliamo a valle.
Dal punto di vista della fisica, per scendere noi convertiamo l’energia potenziale gravitazionale, che è l’energia che possediamo quando ci troviamo in una posizione sopraelevata, in energia cinetica, che è l’energia propria dei corpi in movimento.
Ovviamente l’accelerazione dipende da quanto sia inclinata la pista, perché quanto più essa è inclinata, più cresce la componente del peso parallela al piano, che è quella che causa il nostro incremento di velocità. Inoltre, sulla velocità dello sciatore influisce anche la forza d’attrito esercitata dalla neve, sebbene essa sia molto piccola, e la resistenza del mezzo, che in questo caso è l’aria, che aumenta con l’aumentare della velocità
(inizialmente in maniera direttamente proporzionale, poi la relazione diventa quadratica in caso di altissime velocità).
Perché non si sbanda durante le curve?
Un importante aiuto è quello fornito dallo spostamento della neve, che per inerzia tenderebbe a rimanere ferma, e quando noi la spostiamo per girare, esegue una forza che contrasta quella centrifuga prodotta dalla rotazione.
Un’altra forza che contrasta la forza centrifuga è la forza d’attrito dinamico dello sci esterno, che, opponendosi al possibile scivolamento verso l’esterno, mantiene lo sci sulla giusta traiettoria.
Perché non sprofondiamo nella neve?
Camminando sulla neve, noi tendiamo a sprofondare, mentre con gli sci sembriamo galleggiare, anche se la neve fosse poco compatta.
Questo accade perché nel primo caso noi distribuiamo il nostro peso su una superficie minore rispetto al secondo caso. Quindi la neve deve esercitare una forza distribuita su una maggior area che le permette di non collassare sotto al nostro peso.
Come riusciamo a frenare? Per frenare, al contrario di quanto si possa pensare, noi utilizziamo solo in
piccola parte l’attrito prodotto dal contatto tra sci e neve, che è minimo, ma utilizziamo lo spostamento della neve come mezzo per rallentare. In pratica, la neve, per il primo principio della dinamica (anche chiamato principio d’inerzia), tende a rimanere ferma e per essere spostata richiede una forza che rompa l’equilibrio che la tiene. Questo spiega perché uno che si trovi alle prime armi tenga gli sci divaricati, per spostare più neve possibile in modo da prevenire un aumento eccessivo della velocità.
Inoltre anche questo spiega la nuvola di neve che compare quando si frena dopo essere andati a gran velocità.
Una disciplina particolare: il salto con gli sci come già detto nella prima “pillola”, nella discesa noi convertiamo l’energia potenziale gravitazionale in energia cinetica.
Dop o qu esta d i scesa dal “trampolino”, però, noi non freniamo dissipando l’energia cinetica con
l’attrito degli sci, bensì riconvertia-
mo l’energia cinetica in energia potenziale gravitazionale (risalendo in alto), per poi riconvertirla e frenare a fine discesa. Ovviamente non raggiungeremo la stessa altezza da cui siamo partiti a causa degli attriti sopracitati, che essendo forze non conservative dissipano o incrementano l’energia meccanica posseduta da un corpo.
FOCUS • PAGINA 35
Fisica
nel Nuoto Perché stiamo a galla?
Un corpo nell’acqua è sottoposto a due forze, la FORZA PESO (in rosso) che lo spinge verso il basso e la SPINTA DI ARCHIMEDE (in verde). La Spinta di Archimede è una forza rivolta verso l’alto, opposta quindi al peso, ed è pari al peso della quantità d’acqua che occupava il volume che adesso è occupato dal corpo; solitamente si dice che la spinta di Archimede è pari al peso del liquido spostato; se la spinta di Archimede è maggiore del peso, il corpo viene spinto verso l’alto; viceversa, se il peso è maggiore, il corpo affonda e se il peso è uguale allora galleggia.
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La densità media (media perchè siamo composti da tessuti muscoli ecc.) di un corpo umano è di 985 kg/m^3, questo è un fattore importante che influisce il galleggiamento. Possiamo inoltre osservare che la densità del fluido in cui siamo immersi influisce molto sulla spinta di Archimede, per esempio se ci troviamo nel nel Mar Morto galleggeremo di più rispetto al Mar Mediterraneo, questo perchè la densità del Mar Morto è più alta del Mar Mediterraneo.
L'aria nei nostri polmoni influenza anche il galleggiamento, infatti il galleggiamento migliora trattenendo l'aria nei polmoni: un litro
di aria aumenta la spinta di Archimede di circa un Kg.
Come muoversi nell’acqua?
Per muoversi nell'acqua bisogna generare forze di propulsione, perciò dovremmo servirci del terzo principio della dinamica e quindi dobbiamo fare in modo di provocare una reazione dell'acqua attuando una forza su di essa. Perciò se si sposta una massa di acqua in direzione contraria all'avanzamento, si ottiene una spinta nella direzione di avanzamento, uguale e contraria alla forza applicata all'acqua.
Come andare più
veloce?
La resistenza fluidodinamica è quella forza che si oppone al movimento di un corpo in un fluido, in particolare in un liquido. In riferimento al moto nei liquidi è anche indicata come resistenza idrodinamica. La resistenza al moto dipende da vari fattori, i seguenti:
-La velocità(con l'aumentare della velocità la resistenza aumenta vedi grafico) -La viscosità(il tipo di fluido) -La forma del corpo
-La sezione trasversale(la parte frontale del corpo che subisce per prima la resistenza).
Per quanto riguarda la sezione trasversale Per ridurre la resistenza frontale, bisogna assumere una posizione piatta in acqua, in modo tale da occupare il cilindro più piccolo possibile nella direzione del movimento. Il nuotatore che si dispone orizzontalmente riesce a ridurre lo spazio a contatto con l' acqua e la sua resistenza, per questo quando si nuota è meglio tenere la testa sotto l'acqua e quindi è essenziale imparare la respirazione
per aumentare la velocità.
La resistenza è inoltre dovuta alla composizione della superficie del corpo sul quale fluisce l'acqua quindi la rasatura della pelle diminuisce l'attrito ed è per questo che i nuotatori agonisti si depilano .
Cos’altro influisce nel nuoto?
La portanza è un altro fattore che influenza il moto di un corpo/oggetto in un fluido (mostrato in figura). Questa è forza che viene generata da una differenza di pressione tra più parti del corpo durante il suo moto la quale spinge in su, cioè all'aumentare della pressione la velocità diminuisce e al suo diminuire la velocità aumenta e all'aumentare la velocità la portanza aumenta, quindi per nuotare bene si dovrebbe assumere una buona posizione orizzontale ed evitare i possibili attriti, in modo tale da avere una buona portanza.
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L’INTERVISTA
Chi aveva ragione? Newton o Einstein?
Intervista ad Alberto Vecchiato, astronomo presso l’osservatorio di Pino Torinese La scoperta delle onde gravitazionali mette in dubbio le teorie di Newton e Einstein. Chi aveva ragione? Quale tesi è stata screditata? Per scoprirlo abbiamo deciso di chiederlo ad Alberto Vecchiato, astronomo che lavora all’osservatorio di Pino Torinese.
Da quanti anni lavora qui? Di cosa si occupa nello specifico? Lavoro da circa vent’anni. Infatti sono prima entrato come tesista, per il Dottorato, nel 2001 sono stato assunto in qualità di ricercatore.
Cosa sono le onde gravitazionali e da cosa vengono provocate? Dando una spiegazione tecnica le onde gravitazionali sono deformazioni dello
spazio tempo. Questo concetto è legato alla teoria della relatività generale di Einstein, che descrive il funzionamento generale della gravità ed è un po’come quella della gravitazione universale di Newton. La prima teoria però spiega più accuratamente fenomeni che Newton tralasciò. La gravità secondo Einstein non si spiega come una forza ma come una deformazione dello spazio tridimensionale e del tempo in cui viviamo. Le onde gravitazionali si formano quando ci sono delle sorgenti di capo gravitazionale che, in qualche modo, si muovono e subiscono variazioni non costanti e dunque deformano il tessuto dello spazio tempo che può essere descritto
Alcuni allievi della classe I A LSSA con l’astronomo Alberto Vecchiato PAGINA 38 • Focus
da una membrana elastica percossa da un martelletto.
Quali sono le loro conseguenze? Una delle conseguenze è quella legata al momento in cui osserviamo un corpo in orbita nel vuoto. Secondo la teoria di Newton esso rimarrà in orbita per sempre. Questo non accade secondo la teoria della relatività generale, infatti l’orbita è un’accelerazione del corpo che fa perdere energia al corpo stesso. Dunque l’orbita tende a spiraleggiare e a diminuire di raggio. La ragione è simile a quella dell’elettromagnetismo: vengono prodotte da una carica (la sorgente
del campo elettromagnetico) che si muove. Quando ciò accade viene trasmessa una certa quantità di energia sotto forma di onde elettromagnetiche. Questo succede anche per le onde gravitazionali: la sorgente che produce energia però è il movimento di una particella.
Da che strumento vengono rilevate e come? Esistono diversi tipi di strumenti in grado di fare ciò, alcuni vengono definiti antenne gravitazionali. Esse sono formate da un materiale pieno e quando vengono investite da queste onde lo spazio tempo viene deformato in maniera non simmetrica quindi alcune parti subiranno tale fenomeno in maniera maggiore di altre. Per verificare l’effettiva presenza di onde gravitazionali bisogna andare a misurare la forma dell’oggetto e, dopo avere eliminato tutte le cause che potrebbero provocare un movimento, osservare se si muove. Un altro tipo di rilevatore, più sensibile, quello che ha permesso di scoprire le onde di cui si è parlato poco tempo fa, è
l’interferometro. E’ formato da due o più bracci, la cui lunghezza viene misurata mediante laser che vanno avanti e indietro lungo questi bracci. Sono posizionati in direzioni ortogonali, in modo che, nel momento in cui arriva un’onda gravitazionale, viene modificata la lunghezza di un braccio rispetto a quella dell’altro. La luce, producendo figure di interferenza, mostra che uno dei due bracci cambia di lunghezza dimostrando che effettivamente c’è stata una variazione dello spazio tempo. La difficoltà sta nel capire quali figure di interferenza siano legate al passaggio di onde gravitazionali e quali no, anche se l’onda gravitazionale produce una variazione talmente piccola che si distingue da tutte le altre. Quelle scoperte recentemente hanno provocato una variazione di lunghezza dell’ordine di grandezza di 10-18metri, cioè 100 milioni di volte minore delle dimensioni di un atomo.
Le teorie di Einstein e Newton sono compatibili o discordanti? Come tutte le teorie fisiche sono com-
patibili entro certi limiti di accuratezza di misura. Infatti Newton spiega qualitativamente che le orbite non devono mai decadere e Einstein sostiene l’opposto. Se l’orbita decade ma in un tempo di centinaia di miliardi di anni, si può dire che dopo un milione di anni le teorie coincidono.
Quali studi le piacerebbe intraprendere in futuro e cosa l’ha spinto a scegliere questo lavoro?
Io non mi occupo direttamente di onde gravitazionali, ma di relatività generale applicata a un altro tipo di campo, quello della mappatura della sfera celeste. Mi piacerebbe in futuro avere la possibilità di approfondire i miei studi su altri test di relatività generale attraverso l’impiego di misure astrometriche, misure di posizione delle stelle, osservazioni di satelliti. La mia passione per questo lavoro risale ai tempi della Scuola Superiore dove l’insegnante di Fisica mi ha fatto apprezzare la disciplina che insegnava con grande passione. FOCUS • PAGINA 39
KEPLER 452B È stato da poco scoperto un nuovo pianeta: Kepler 452b, molto simile al nostro pianeta Terra. Il corpo celeste, scoperto il 23 luglio 2015, orbita intorno ad una stella simile al sole, con tempi di rivoluzione affini (385 giorni). Abbiamo trovato una nuova forma di vita nell’ universo? Probabile, ma è lontana circa 1400 anni luce dal nostro Sistema Solare.
lo terrestre del 60%.
Riusciremo noi a vivere su questo pianeta? Non credo: la gravità è doppia rispetto a quella della Terra e il suo diametro è superiore a quel-
Marijuana:
Pericolosa o Curativa? Molte persone considerano la marijuana come un elemento esclusivamente negativo, ma è s o l o q u e s t o ? . La pianta è composta da due sostanze principali: il THC, la sostanza che “sballa”, e il CBD, l’agente curativo. Le sostanze chimiche presenti nel CBD agi-
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scono sul nostro cervello calmando gli eccessi di attività elettrica e chimica, per questo può curare malattie come l’epilessia, le devastazioni della sclerosi multipla, la nausea dovuta alla chemioterapia e molte altre. La marijuana può essere mangiata, fumata, ina-
lata e assunta sottoforma di olio, che viene utilizzato per le medicine, soprattutto quelle per bambini. Il pensiero comune è quindi sbagliato: questa pianta non “ fa solo male”, anzi può esserci molto utile.
Sapevi che in casa l’aria è più inquinata che all’aperto? Sì, anche se sembra strano, nei luoghi chiusi ci sono maggiori fonti di inquinamento atmosferico che nell’aria aperta. Per esempio le vernici dei mobili o gli acari nella biancheria o i vapori dei detersivi sono delle non trascurabili fonti di alterazione dell’aria. Ciò che rende molto pericoloso questo degrado aereo è il fatto che l’uomo trascorre circa l’ 80% - 90% delle 24 ore del giorno in ambienti chiusi.
Gli inquinanti vengono solitamente distinti in due gruppi principali:
quelli di origine antropica, cioè
prodotti dall’uomo
quelli naturali
Finora sono stati catalogati circa 3.000 contaminanti dell’aria, prodotti per lo più dalle attività umane con i vari processi industriali, con l’utilizzo dei mezzi di trasporto o in altre circostanze. Al contrario di quanto succede in
ambito industriale, nel caso di abitazioni, scuole, uffici, edifici pubblici, mezzi di trasporto, ecc., l’inquinamento degli ambienti confinati viene frequentemente sottovalutato per fattori di natura squisitamente culturale, psicologica o storica. In realtà, diverse ricerche hanno dimostrato che in questi luoghi l’esposizione ad inquinanti di varia natura può essere addirittura superiore a quella relativa agli inquinanti in ambiente esterno o industriale.
Per la maggior parte, gli inquinanti presenti negli ambienti confinati sono gli stessi presenti all’esterno dato che penetrano negli edifici per infiltrazione o per l’aerazione. Comunque capita di frequente che alcuni inquinanti siano presenti a concentrazioni maggiori di quelle ambientali, in quanto possono provenire direttamente anche da sorgenti interne all’edificio o addirittura dal terreno sottostante.
Gli inquinanti possono presentarsi sotto forma di gas e vapori o di particolato cioè di tutte le microscopiche particelle presenti in sospensione di natura inorganica, organica ed anche biologica: polveri, pollini, allergeni animali, amianto, fibre di vetro, particolato da combustione, spore fungine, ecc.
FOCUS • PAGINA 41
La Rocca di Cavour, la montagna nella pianura
La Rocca di Cavour non è un masso erratico spinto giù dai ghiacciai, né tantomeno una formazione vulcanica. Questa credenza radicata e diffusa nel pinerolese fino a qualche decennio fa, è la conseguenza di scritti divulgativi ottocenteschi che la volevano addirittura parte del Monviso.
L’unico ghiacciaio che, nei diversi periodi glaciali, si affacciò sulla pianura in direzione di Cavour fu quello del torrente Pellice che, pur avendo uno sviluppo di oltre 20 chilometri, si esaurì nei pressi di Bibiana, a circa 7 chilometri dalla Rocca.
Appartiene al massiccio cristallino del Dora-Maira. E’ costituita da rocce del Carbonifero risalenti a 300 milioni di anni fa, ed è emersa circa 35/40 milioni di anni fa, insieme con le Alpi e tutte le più grandi ca-
tene montuose del mondo.
È una collinetta costituita da un blocco di gneiss che si eleva isolata per 160 metri nella pianura piemontese presso il paese di Cavour, a sud di Pinerolo.
Per molto tempo il ciclopico macigno venne considerato come un masso erratico di abnormi dimensioni, che sarebbe stato trasportato dal ghiacciaio nel suo lento moto verso il basso dalle giogaie alpine: ma la sua mole e il peso hanno fatto escludere tale ipotesi. In realtà la Rocca di Cavour è uno spettacolare affioramento delle masse granitiche della grande regione alpina, sepolto sotto i potenti depositi alluvionali quaternari della pianura padana.
giustifica la curiosità e la sorpresa di chi attraversa la zona oggi, come in epoca antica.
Perché non è un masso erratico?
I massi erratici trasportati dai ghiacciai, difficilmente superano gli 11.000 m3 e le 15/20 tonnellate di peso, mentre la Rocca è alta 162,8 metri; tenendo conto che almeno 1/3 della sua mole è sepolto dall’alluvium (materiale ciottoloso e incoerente fornito dalla catena alpina), la sua cubatura dovrebbe essere compresa fra i 60/75 milioni di m3, con un probabile peso di 150 milioni di tonnellate.
La mole eccezionale del macigno
Masso erratico: il masso erratico (dal latino erràre, vagare) o masso delle streghe (spesso indicati anche col nome di trovanti) è una grande roccia che è stata trasportata a fondovalle da un ghiacciaio. Questi massi, dopo che il ghiacciaio si è ritirato, occupano un'insolita posizione in mezzo alla pianura; per questo, e anche a causa delle loro insolite dimensioni, diventano spesso meta di molti rocciatori e alpinisti.
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La vera fine del mondo Apophis: questo è il nome dell’asteroide, individuato nel 2004, che tra 18 anni si abbatterà contro il nostro pianeta. Anche conosciuto come 99 942, l’asteroide deve il suo nome al dio egizio Apopi, “il distruttore”.
del mondo.
Nonostante ciò non dobbiamo temere. Infatti i cinesi, come altri studiosi nel resto del globo, stanno pensando a come fermarlo. Stando ai piani previsti, una navi-
Il 13 aprile 2034, l’asteroide di 325 metri di diametro e dal peso stimato di 46 milioni di tonnellate potrebbe abbattersi, secondo gli studiosi che da anni osservano il fatto, in una zona tra l’Arabia e il Giappone, tra il Madagascar la Nuova Guinea o in Siberia. L’impatto con il nostro pianeta, pari a 100 000 bombe atomiche, potrebbe provocare la fine del mondo; quella vera, quella che non hanno previsto i Maya e che toglie il sonno a tutti gli scienziati
cella atterrerà su Apophis nel 2029 e si cercherà di deviare la sua posizione per evitare l’impatto con il nostro pianeta. In ogni caso l’asteroide potrebbe variare la sua rotta da sé ma ogni eventualità va presa in considerazione.
Volare con l’energia solare? Si può! Siamo sempre alla ricerca di energia pulita da utilizzare e, per questa volta, possiamo dire di aver avuto successo.
zione nell’agosto 2016.
I due piloti che si sono alternati alla guida sono comunque ottimi-
sti e orgogliosi di aver intrapreso questa avventura.
La straordinaria impresa dell’aereo Solar Impulse 2. Questo aereo è partito da Abu Dhabi per stabilire un nuovo record: volare utilizzando pannelli fotovoltaici. La sua incredibile impresa comprendeva ritornare ad Abu Dhabi, ma purtroppo, a causa di inconvenienti alla batteria del velivolo, la sua avventura è stata posticipata e arriverà a destinaFOCUS • PAGINA 43
Sapevi che è stato inventato prima l’accendino del fiammifero? È proprio così. I due oggetti sono apparsi per la prima volta a distanza di 4 anni l’uno dall’altro, ma non nell’ordine che ci si potrebbe aspettare.
no.
Il primo accendino della storia è la cosiddetta lampada di Döbereiner: nel contenitore, lo zinco reagiva con l’acido solforico e produceva idrogeno gassoso. Successivam e n t e , all’apertura di una valvola, un getto di idrogeno veniva rilasciato generando una fiamma. L’accensione era catalizzata da un filamento di plati-
Se si verifica una situazione di emergenza durante la notte può richiedere un certo tempo accendere una lampada per fare luce. Ma un uomo ingegnoso (John Walker) ha ideato il sistema per impregnare piccoli bastoncini di legno di pino con zolfo e l’abitudine di accumularli pronti per l’uso. Al minimo tocco del fuoco scoppiano in fiamme. Si ottiene una fiammella come una spiga di grano. Questa cosa meravigliosa era precedentemente chiamata “schiavo portatore di
Una statistica afferma che una persona media cammina addirittura per 120000 km nel corso della propria vita, il che significa aver percorso tre volte la circonferenza terrestre all’equatore.
considera che, dividendo questo numero per 80 anni e poi per 360 giorni, otteniamo un valore di circa 4 km giornalieri necessari per raggiungere questo traguardo.
luce”, ma quando poi divenne un articolo di commercio il suo nome è stato cambiato in ‘bastoncino che incendia’. Fu quindi inventato il fiammifero a sfregamento come elemento di sostituzione e maggiore praticità alla lampada di Döbereiner.
Sai quanto camminiamo in media nella nostra vita?
Non è male come record, se non si PAGINA 44 • Focus
Qualcuno li fa, sicuramente, ma
quanti di voi li fanno? Probabilmente questa statistica per molte persone va vista un po’a ribasso.
Diphylleia Grayi, un fiore che diventa di cristallo sotto la pioggia Un fiore bianco che a contatto con l'acqua diventa trasparente. Un fiore speciale che, quando piove, si
trasforma. Sotto la pioggia i petali di questo fiore sembrano trasformarsi in cristalli scintillanti.
Per via di questa particolarità viene chiamato Skeleton Flower, cioè "fiore scheletro", ma il suo nome scientifico è Diphylleia grayi. Cresce in zone umide, tra i boschi delle montagne nelle regioni più fredde del Giappone e della Cina. Lo si riconosce dalle grandi foglie a forma di ombrello e dai piccoli
Funghi fluorescenti
grappoli di fiori bianchi perlati.
La pianta è perenne, ma i fiori sbocciano soltanto dalla metà della primavera fino all'inizio dell'estate, in condizioni d'ombra.
Nel momento in cui i loro petali sono bagnati cominciano a perdere la pigmentazione bianca diventando completamente trasparenti.
L’acqua non decompone assolutamente i petali e naturalmente una volta che si asciugano tornano al loro colore originale.
Fungo Chlorophos Mycena, ritrovato in gran parte sull’isola Mesameyama, emerge nella stagione delle piogge, tra maggio e luglio, “accendendo” il terreno con le sue spore luminose. Lo spettacolo che regala è dovuto alla Bioluminescenza, una reazione strana che accade
naturalmente in molte altre piante e animali. Essa si verifica quando l’energia chimica naturale prodotta all’interno di un organismo viene convertita in energia luminosa. Il colore può variare dal blu al verde. FOCUS • PAGINA 45
Il corpo umano emette luce Il nostro corpo è in grado di emetter luce propria, proprio come i giocattoli che al buio si illuminano, con la differenza che i nostri occhi non sono in grado di vederla. Se gli oggetti fosforescenti emettono luce ad una lunghezza d’onda visibile, il
nostro organismo non lo fa. Per fortuna però qui interviene la tecnologia fornendoci un oggetto in grado di captare quelle lunghezze d’onda, convertirle e mostrarcele: Sono gli occhiali per la visione notturna.
Il sole notturno di Las Vegas
Il Luxor Hotel è un resort, ossia una struttura polivalente che funge da albergo, casinò e luogo di intratte-
nimento situato nel sud di Las Vegas. Il tema port a n t e dell'albergo è indubbiamente l'antico Egitto: la forma a piramide lo rende infatti uno dei più riconoscibili hotel-casinò della città. È l'unico Hotel al mondo provvisto
di "inclinators", ossia speciali tipi di ascensori che salgono e scendono in senso obliquo (sono inclinati di 39°) seguendo l'inclinazione della piramide. Inoltre, sulla punta della piramide è presente una sorta di faro molto potente che detiene il record di luminosità sulla Terra tanto da superare quella del Sole. Infatti il suo faro (sky beam) è alimentato da 39 lampade allo xeno da 7000 watt ciascuna. È visibile anche dallo spazio ed è utilizzato come punto di riferimento per i piloti di aerei.
Lo struzzo ha gli occhi più grandi del cervello Lo struzzo è un animale antichissimo: si tratta dell’uccello, anche se incapace di volare, con l’occhio più grande fra tutti i volatili, tanto da superare le dimensioni del proprio cervello. Ma questo non è indice di stupidità PAGINA 46 • Focus
e non è un caso di cervello sottodimensionato, ma semplicemente di occhi di grandi dimensioni. Il cervello dello struzzo può sembrare piccolo rispetto alle proprie dimensioni, ma è più che sufficiente per percepire e rispondere
agli stimoli ambientali.
Con i suoi grandi occhi invece è un animale privilegiato, perché gli consentono di vedere cibo e predatori anche da grandi distanze.
Stanchezza a scuola
Tutti sono stanchi a scuola. Abbiamo deciso di porci alcune domande per scoprirne il perché. Perché a scuola sbadigliamo spesso?
Uno sbadiglio è un riflesso della respirazione. Può essere associato a stanchezza, stress, noia e fame. A scuola dunque sbadigliamo perché il corpo ha bisogno di maggiore ossigeno per mantenere la concentrazione.
Perché alcune ore ci sembrano più lunghe?
Dopo una prolungata stimolazione
il cervellon si adatta e diventa meno reattivo. Alla base di questo fenomeno possiamo dire che è come se avessimo tanti orologi i testa, ciascuno tarato su uno stimolo diverso.
Perché bisogna aprire le finestre in classe?
ti e inoltre si riducono le assenze. Le sostanze inquinanti sono concentrate più in classe che all’esterno.
Esse sono quelle derivanti dai pennarelli e dagli acari della polvere: possono causare allergie e altri problemi.
Aprire le finestre è utile a scuola. Hanno scoperto che è vantaggioso per la salute degli studen-
La clonazione è possibile? Come sappiamo, vi sono molti articoli riguardo la clonazione di animali o altri elementi organici; ma io
non ne sapevo niente a riguardo, perciò l’ho chiesto a mia madre. Lei ha subito pensato alla pecora Dolly, la pecora che venne clona-
ta nel 1996 da Ian Wilmut. Ma che cos’è la clonazione? Per clonazione si intende la riproduzione asessuata, naturale o artificiale, di un organismo vivente o di una singola cellula. Ma sarà possibile riportare in vita la specie del mammut lanoso senza incorrere nello stesso inconveniente che ha portato alla morte prematura della pecora Dolly? E’ possibile clonare animali preistorici, è possibile che la realtà descritta da Spielberg in Jurassic Park non sia così diversa dalla nostra? Tuttavia la clonazione umana è vietata ai nostri giorni. FOCUS • PAGINA 47
Progetto “Mini-Focus”
I A LSSA
I C LSSA
II A LSSA
II B LSSA
Ringrazio le mie classi che ho coinvolto in questo progetto. È pur vero che non tutte hanno risposto con lo stesso entusiasmo, ma buona parte degli allievi si è impegnata con dedizione. Naturalmente ci saranno delle imperfezioni, errori, nonostante tutto penso che questo esperimento abbia proposto un modo diverso di fare scuola, coinvolgendo in maniera diretta gli studenti: Non commette errori chi non fa nulla.
Ringrazio i colleghi Laura Burdese, Michela Caranta, Franca Arlorio, Mario Saturnino che, con pazienza, mi hanno supportata e sopportata. II C LSSA PAGINA 48 • Focus
A.S. 2015/16
Prof.ssa Maria Alberta Cavallo