miniFocus 2017

Page 1

Tecnologia: la prima macchina volante

mini

Curiosità: la scienza a tavola, l’osmosi in cucina SCOPRIRE E CAPIRE IL MONDO

Water jetpack

Guardate con cosa guardate C’è del latte in mezzo al mare

Di cosa si nutrono le piante carnivore


2 • mini Focus 2017

Indice Ambiente

Mutamenti climatici: una lezione dal passato

2

Biologia

Come si nutrono le piante carnivore?

8

Curiosità

Perché le chiome degli alberi non si toccano? Quali sono gli animali che mietono più vittime?

9 9

Tecnologia

Water Jetpack

10

Tecnologia

I semafori sono sempre stati così?

11

Alimentazione

Organismi Geneticamente Modificati

12

Ambiente

L’inondazione: è solo una fatalità?

14

Tecnologia

Macchine volanti

16

Alimentazione

Da dove verrà mai(s)?

18

Alimentazione

I pericoli dell’olio di palma

19

Tecnologia

Onde elettromagnetiche

20

Biologia

Curiosità

22

Alimentazione

La scienza in cucina L’OSMOSI LA MARINATURA CUCINA MOLECOLARE

24 26 27

Alimentazione

Sai cosa bevi?

29


3

Alimentazione

Il cibo immortale

33

Alimentazione

Il gelato rende più felici?

34

Astronomia

Sette parenti della Terra Biologia

C’è del latte in mezzo al mare

35

36

Astronomia

SUPERLUNA: come, quando e perché

38

Astronomia

Telescopio vs Radiotelescopio

40

Curiosità

In pillole

42

Biologia

Rigenerazione delle code delle lucertole

44

Alimentazione

Bisogna aspettare per fare il bagno dopo aver mangiato?

46

Astronomia

Cape Canveral: il cielo si colora di rosso

40

Biologia

Guardate con cosa guardate

50

Curiosità

In pillole

54

Curiosità

Di quanto crescono i capelli ogni mese? Come si fa a calcolare il numero di scarpe di una persona? Perché cani e gatti non vanno d’accordo?

56 56 57

Chimica

L’acido solforico: “solo” pericoloso?

58

Alimentazione

Il burro delle nostre nonne

60

Biologia

Sai cos’è la stevia?

62


4 • mini Focus 2017

Mutamenti climatici: un

C

he il clima sia in continuo mutamento non è una novità: le cause possono essere diverse, sia naturali sia umane. Ma forse non tutti sanno che antichi studiosi del II millennio a.C. consideravano serio il mutamento drastico che, secondo essi, sarebbe dovuto accadere nel giro di pochi anni. Il declino delle civiltà mesopotamiche, ad esempio, è stato causato da diversi fattori. Uno fra i più significativi è quello riguardante il clima. Il riscaldamento globale non ha riguardato solo la Mesopotamia ma ha causato una profonda crisi a livello regio-

nale e interregionale tra la fine dell’Età del Bronzo e l’inizio dell’Età del Ferro. I fattori che determinarono i cambiamenti climatici nel II millennio a. C. restano ancora incerti ma si possono formulare delle ipotesi. Degli studiosi dell’Università di Tolosa (in Francia) hanno scoperto, da studi condotti in parte nell’ area mediterranea e in parte nell’Asia occidentale sugli isotopi di ossigeno e di pollini, che queste aree un tempo erano verdeggianti e ricche di vita, ma alcuni fattori contribuirono a rendere molto arida questa zona fino a farla apparire come la vediamo oggi. Tra questi vi

furono una forte siccità durata circa 300 anni, le invasioni di locuste e altri insetti dannosi per i raccolti e una grande diminuzione di precipitazioni. Gli stessi studi sono stati inoltre condotti sull’ isola di Cipro dove lo studio del polline dal sistema lagunare ha rivelato che i medesimi cambiamenti avvenuti nel Medi-


Ambiente • 5

na lezione dal passato terraneo e in parte dell’Asia avvennero anche nell’area di Cipro. Anche le sedimentazioni del Mediterraneo rivelano che ci fu una diminuzione di temperatura sul fondo del mare la quale avrebbe contribuito ad una riduzione delle precipitazioni. A questi fat-

tori ambientali che determinarono la grande crisi della fine dell’Età del Bronzo si aggiunsero quelli umani. La salinizzazione era ad esempio il principale problema delle terre mesopotamiche. Essa esiste ancora oggi ed è causata dal prosciugamento delle acque usate per l’irrigazione che, evaporando, fanno salire il sale in superficie. Questo fenomeno rende difficile l’assorbimento dell’acqua da parte delle radici delle piante per osmosi, ovvero il passaggio di fluidi attraverso membrane semiimpermeabili. Le

popolazioni mesopotamiche vedevano questa catastrofe come una punizione divina, poiché causava la morte di interi raccolti. Un altro fattore ambientale di origine umana che ha cambiato il volto della Mesopotamia è la deforestazione. Diversi testi antichi testimoniano la presenza di immense foreste, confermata dagli studiosi. La Mesopotamia fu tuttavia progressivamente deforestata: i continui prelievi di legnane furono aggravati da erosioni per cause eoliche o idriche e dall’allevamento intensivo di capre e pecore. Oltre alle prove scientifiche,


6 • mini Focus 2017

che ci confermano la carestia avvenuta in Mesopotamia e in tutta l’area mediterranea tra la fine del XIII secolo e l’inizio del XII secolo a.C., esistono numerose fonti scritte (principalmente let-

Realizzato da Classe I A LSSA

Vittoria Altina, Mario Ballario, Riccardo Bassignana, Filippo Bergese, Elena Bosio, Giovanni Burzio, Luca Cortese, Lorenzo Duca, Edoardo Fantini, Enrico Ferrero, Elia Lonardini, Giorgia Massucco, Andrea Mengheres, Francesca Milanesio, Relph Malumba Malumba, Luca Paesante, Lorenzo Peirano, Lorenzo Petruzziello, Gabriele Porretta, Chiara Rivoira, Jacopo Sandrone, Giorgia Senes, Fabio Tealdi

tere) in cui si richiedono continui invii di provviste e viveri. Molto spesso, queste lettere parlano di situazioni gravissime: “questione di vita o di morte” si legge addirittura in una di queste. Da esse si apprende che la carestia ha colpito principalmente l’area ittita dell’Anatolia estendendosi fino alla Mesopotamia passando per

la Siria. In una iscrizione del faraone egizio Merenptah, ad esempio, si legge: “Ho ordinato che il grano fosse caricato sulle navi per mantenere in vita la terra di Hatti”: ciò testimonia inequivocabilmente una carestia alla fine del XIII secolo. Questa ed altre fonti scritte provano che ci fu una vasta carestia che portò sicuramente alla


Ambiente • 7

caduta di molti imperi che all’epoca parevano inattaccabili e molto solidi dal punto di vista economico.

parte di tutti i regni (ad esempio gli Egizi inviavano carichi di grano per mantenere in vita gli Ittiti).

Non tutti sanno che in quel periodo nel Mediterraneo si era sviluppata una vera e propria civiltà “globalizzata” molto simile alla nostra, dove era normale una specie di solidarietà ed aiuto reciproco da parte di tutti i popoli e da

Bisogna anche dire che gli Stati dell’Età del Bronzo non crollarono solamente per dei periodi di carestia ma anche per altri fattori che si sommarono a quest’ultima portando al loro declino ed infine alla loro “morte”; questi fattori potrebbero essere la siccità e l’invasione dei temutissimi Popoli del Mare che misero a soqquadro tutto il Mediterraneo, ma anche questi popoli si mossero (forse) per esigenze di cibo vista la siccità e la carestia che stava affliggendo in quel periodo il Mediterraneo. In conclusione si può affermare che le civiltà anti-

che vissute tra la fine dell’Età del Bronzo e l’inizio dell’Età del Ferro ebbero un declino drastico. L’aumento demografico portò a un eccessivo impatto sulle risorse, aggravato da un periodo di siccità e da un aumento delle temperature. I raccolti scarseggiarono e si diffusero epidemie che mandarono in crisi l’intera area mediterranea. Carestie e periodi di siccità nel passato erano causati da fattori naturali, ma senza dubbio l’uomo ha contribuito. Ai nostri tempi, a causa dell’azione antropica, si rischia di raggiungere un aumento della temperatura media globale di 6,4°C entro il 2100. La crescente emissione di CO2 nell’atmosfera causa il fatidico “effetto serra” di cui tutti parlano. Gli scenari futuri (di un futuro ormai prossimo) presentano lo scioglimento di neve e ghiaccio, con il conseguente innalzamento del livello dei mari; un forte aumento delle precipitazioni o al contrario la desertificazione di intere aree continentali e quindi un progressivo prosciugamento di mari e fiumi. Non dovremo quindi stupirci se nel futuro troveremo un elefante passeggiare nei pressi del Colosseo


8 • mini Focus 2017

Come si nutrono le piante carnivore?

Le piante carnivore o piante insettivore, come si può capire dal nome, si nutrono specialmente di insetti e altri artropodi in modo tale da ottenere i nutrienti essenziali per la loro crescita. Questa loro caratteristica è dovuta ad un necessario adattamento ad ambienti, quali paludi e torbiere, il cui suolo ha un’elevata aridità. A causa di quest’ultima caratteristica l’azoto che non viene inglobato dal terreno viene integrato dalla pianta attraverso la digestione di proteine animali.

La preda viene catturata attraverso una sostanza collosa secreta dalle foglie.

Grazie a parti sensibili la pianta rileva la presenza di una possibile preda che immobilizza al suo interno attraverso un rapido movimento

La preda viene intrappolata all’interno di una foglia concava dove sono situati batteri ed enzimi digestivi che aiutano la pianta nell’assorbimento della preda.

All’interno dell’utricolo, una specie di sacca a “V”, si crea un vuoto di pressione che risucchia la preda.

La pianta grazie a dei specifici peletti crea un percorso che dirige la preda all’interno della pianta stessa.

Realizzato da Classe II C LSSA Giosuè Gastaldi, Davide Mameli


Biologia • 9

Perché le chiome degli alberi non si toccano? Questo curioso fenomeno si verifica soprattutto tra alberi della stessa specie, ma a volte anche tra alberi di specie diverse. Ci sono molte ipotesi riguardo alla timidezza delle chiome (crowm shyness) e al suo valore adattivo: le più accreditate sono quelle che suggeriscono che questo fenomeno impedisca il diffondersi degli insetti che mangiano le foglie.

Realizzato da Classe I B LSSA Arianna Bergese, Anna Bergesio, Laura Margaria

Quali sono gli animali che mietono più vittime? Non è lo squalo, non è la medusa, non è il rinoceronte. A causare un numero di morti altissimo ogni anno (si parla di più di 1 milione di persone) è la zanzara, portatrice di numerose malattie tra cui la malaria. A essere colpiti da questa febbre sono soprattutto in Africa i bambini. Gli altri animali, dall'ippopotamo al leone, provocano pochi attacchi l'anno. Più temibili per il numero di morti causati sono lo scorpione e i serpenti. Da tenere d'occhio anche le cubomedusa con i suoi tentacoli tossici, che ogni anno uccide più dello squalo bianco.


10 • mini Focus 2017

Water Jetpack Come funziona? Il water jetpack sfrutta la propulsione del getto prodotto da una moto d'acqua (PWC). Tramite un tubo si trasporta l'acqua ad alta pressione alla tavola che grazie ai suoi getti inferiori la dirige verso il basso e produce una spinta verticale, così si ha la potenza necessaria per rimanere in aria.

Cos’è? La spinta verticale permette di raggiungere fino a 15 metri di altezza e per gestire i movimenti in aria è necessaria l’inclinazione della tavola da parte del flyboarder; per procedere in aria e non scendere di quota occorre una moto d’acqua che garantisce la propulsione attraverso l’accelerazione.

Realizzato da Classe I B LSSA Fabiana Folco, Cristina Giorgis, Marianna Rulfi, Clara Viglione

Per water jetpack si intende un dispositivo che sfrutta la pressione dell’acqua permettendo di compiere movimenti ed evoluzioni in aria o a contatto con il mare. Il flyboard è il più noto tra i water jetpack ed è un dispositivo che sfrutta il PWC (personal water craf) cioè un motore che usa un getto d’acqua per dare una spinta propulsiva considerevole e che consentire all’utente del flyboard di ergersi per diversi metri sopra il livello del mare.


Tecnologia • 11

I semafori sono sempre stati così?

No,

il primo tipo era ben diverso da quelli attuali. Esso era costituito da una lanterna a gas rotativa che alternava una luce rossa ad una verde, con indicazioni tramite cartelli e illuminazione durante l'uso notturno. Si passò poi all’illuminazione elettrica che, inizialmente, contava soltanto due luci. In seguito furono apportate tre luci ma i modelli fino al 1922 rimasero manuali.

Realizzato da

Classe II A LSSA, Pietro Acchiardi, Andrea Baudino, Stefano Cornaglia, Fabio Fresia, Francesca Rinaudo


12 • mini Focus 2017

Organismi Genetic Gli OGM sono organismi vegetali o animali non esistenti in natura che vengono realizzati tramite la manipolazione del loro patrimonio genetico, al fine di ottenere una maggiore resistenza ai parassiti e la massimizzazione della produzione.

OGM sottoposte a strettissima sorveglianza.

Gli effetti degli OGM

Tuttavia gli OGM sono un’arma a doppio taglio, possono infatti causare effetti imprevisti per la salute: Allergenicità (vegetali): l’inserto genico potrebbe portare alla produzione di proteine che potrebbero far risultare allergenici dei nutrimenti che prima non lo erano. 

Effetti ambientali dovuti alla rottura dell’equilibrio dell’ecosistema. 

Effetti sulla salute degli

esseri viventi: talora possono verificarsi degli effetti tossicologici nel consumatore dei prodotti modificati.

Gli OGM nella nostra regione

La Regione Piemonte si è impegnata per la diffusione della produzione OGM in quanto ritiene che sia una valida alternativa per l’agricoltura del futuro. Per raggiungere questo obiettivo ha predisposto dei finanziamenti per ricerca sul campo. Ad esempio ha promosso la formazione di piccole colture

L’assessore regionale dell’agricoltura Claudio Sacchetto si dice pienamente d’accordo con la posizione presa dal Veneto contro gli OGM, allo stesso tempo però non può non prestare attenzione alle richieste di numerose aziende agricole che sottolineano i benefici delle nuove tecnologie, come l’abbattimento dei costi e la diminuzione del ricorso ai fitofarmaci contro le malattie che colpiscono le colture tradizionali. Per questo motivo l’assessore si dice disponibile ad uno studio più approfondito degli OGM e poi successivamente ad attuare una sperimentazione su aree accuratamente selezionate, sempre però per dimostrare che almeno il Piemonte può fare a meno di questi organi-


Alimentazione • 13

camente Modificati smi e porre fine ad un dibattito che si protrae ormai da troppo tempo.

Intervista agli agricoltori

Le domande sono state formulate direttamente da noi ad un agricoltore. Dato che in questo periodo si sente molto parlare di prodotti biologici e di prodotti OGM che si trovano ormai nei supermercati, qual è la differenza tra i due? Per quanto riguarda gli OGM, gli organismi geneticamente modificati, sono totalmente contrario in quanto questo tipo di coltivazione comporta la necessità per il contadino di acquistare le sementi ogni anno, poiché i prodotti OGM non producono alcun tipo di semi. In questo modo il contadino si lega alle multinazionali dalle quali deve acquistare le sementi. Gli OGM inol-

tre diminuiscono drasticamente le varietà biologiche ovvero la biodiversità dei prodotto agricoli. Sono invece favorevole alla coltivazione biologica la quale ti permettere di mettere da parte un certo quantitativo di sementi che si riutilizzeranno nelle coltivazioni dell’anno seguente. Questo tipo di coltivazione rispetta il territorio ovvero il terreno coltivato tutto a beneficio dell’alimentazione umana Quali sono i principali vantaggi e svantaggi di una coltivazione OGM? I vantaggi dell’OGM sono: la possibilità di produrre alimenti che hanno più elementi nutritivi importanti per la

nostra salute, o che, al contrario, hanno meno tossine e sostanze allergeniche, la riduzione dei tempi di crescita dei raccolti e la riduzione dell’uso di pesticidi dannosi per l’ambiente. I miei dubbi principali sono sulle conseguenze che l’utilizzo di prodotti alimentari geneticamente modificati potrebbero avere nel nostro corpo, non abituato ai geni introdotti. Non solo: la creazione di organismi con caratteristiche genetiche decise a tavolino in un certo senso è contraria ai processi di selezione naturale e di evoluzione, comportando notevoli rischi, come la perdita di biodiversità.

Realizzato da Classe II B LSSA Andrea Gramari, Daniele Ndoja, Federico Sobrero, Simone Varacalli


14 • mini Focus 2017

L’inondazione: è s Sommariva del Bosco è una piccola cittadina adagiata sui primi rilievi dell’altopiano Roerino. Inizialmente il centro abitato si formò sull’altopiano nella zona dell’attuale parrocchia per poi estendersi nella pianura circostante in cui scorre il rio Pocapaglia, il cui corso è stato deviato a causa di una variazione del piano regolatore. Nel Settembre del 1973 l’intera provincia fu colpita da piogge torrenziali. Il 18 Settembre alle 10.45 una delle vie principali venne travolta da più di un metro d’acqua e di fango. Abbiamo raccolto una testimonianza:

«

Tutto ad un tratto vidi l’acqua entrare in casa e guardando fuori mi accorsi che nella stalla era già arrivata a circa mezzo metro di altezza. Chiamai subito mio marito e insieme andammo a slegare le mucche per evitare che morissero annegate. Prendemmo i vitellini e li mettemmo sui carri perché

l’acqua non li trascinasse via. C’era molto fracasso perché gli animali muggivano e si dimenavano spaventati. Le galline che si trovavano nel pollaio furono trascinate fuori dal cancello principale. Una volta tornata in casa capii che i danni sarebbero stati irreparabili. Mio figlio più piccolo osservava

tutto da sopra il tavolo della cucina. Il mio vicino di casa uscì in strada per capire cosa stesse succedendo ma si spaventò quando l’acqua inizio a portarlo via. Mi raccontò che riuscì ad tenersi stretto ad un’inferriata di una finestra e per questo si sentì fortunato. Tornare alla normalità non fu facile né tempestivo perché gli interni delle case così come le stradine erano ricoperte di fango e detriti. I danni provocati furono ingenti poiché gli arredi furono danneggiati ma anche l’intera economia del paese fu penalizzata visto che i campi rimasero inondati per molto tempo anche se l’amministrazione comunale ha risarcito con 100000 lire per ogni famiglia alluvionata.»


Ambiente • 15

solo una fatalità? Cos’è un’inondazione?

Un’inondazione è un fenomeno fisico-naturale legato alla caduta di piogge intense su un determinato territorio. Ciò può dare origine allo straripamento di corsi d’acqua più o meno grandi. Le piogge torrenziali, molto spesso, non sono l’unica causa dell’inondazione. Infatti l’attività umana contribuisce in maniera sostanziale ai danni che un’esondazione può provocare alle cose ed alle persone. Per quanto riguarda quello che è accaduto nel 1973 a Sommariva Del Bosco le motivazioni sono le seguenti: 

L’alveo del rio Pocapaglia, era stato, alcuni decenni prima, deviato per costruirvi un nuovo quartiere;

La mancata pulizia dell’alveo del fiume, da parte delle autorità locali, ha provocato nel corso dei decenni, la smisurata crescita di arbusti che hanno ostacolato il normale deflusso dell’acqua;

La mancanza di senso civico di alcuni cittadini che hanno utilizzato il letto del fiume come discarica;

Tutte queste concause hanno portato allo straripamento del fiume. Solo dagli anni 2000 sono stati adottati da parte del comune provvedimenti idonei per evitare il ripetersi di tale disastro: 

Il letto del fiume è stato ripulito da rifiuti e vegetazione.

Gli argini, in alcuni tratti, sono stati rinforzati da blocchi di pietra.

Vasche di contenimento sono state costruite in prossimità del centro abitato, precisamene in un zona adibita a parco naturale. La prima è di dimensioni maggiori e presenta all'uscita un muro in cemento con delle aperture per lasciare defluire l'acqua trattenendone i detriti, mentre la seconda come barriera presenta una fila di pali metallici.

Dai racconti dei nostri cari che hanno vissuto personalmente l’accaduto e le immagini amatoriali di quel momento, dall’analisi delle cause abbiamo dedotto che la natura non si può governare. Solamente attraverso la presa di coscienza di ciò e un comportamento corretto da parte della popolazione unita all’azione delle amministrazioni locali è possibile salvaguardare i nostri territori. Non necessitano grandi opere ma solo una cura costante e aver rispetto per la natura. Non dimentichiamo che una goccia fa l’oceano.

Realizzato da Classe II A LSSA

Chiara Burdese, Arianna Costamagna, Arianna Francomano


16 • mini Focus 2017

Macchine volanti "Cento anni fa il trasporto cittadino ha iniziato a viaggiare sotto terra, ora abbiamo le tecnologie per farlo viaggiare sopra la terra", così sostiene il delegato Tom Enders di Airbus Group, azienda europea che opera nel settore aerospaziale e della difesa., il quale durante una conferenza a Mona-

co ha annunciato la presentazione di un primo prototipo di macchina volante entro la fine del 2017. No, non si tratta di fantascienza, infatti proprio a fine anno avverranno i primi test di veicoli con decollo e atterraggio verticali, da uno o più posti. Il concetto proposto da Airbus è quello di rendere

disponibile la prenotazione del passaggio via app tramite il proprio smartphone che, immaginiamo, sarà anche in grado di effettuare il pagamento. Tra le varie opzioni di Airbus c’è attualmente un concept chiamato Vahana, veicolo volante in grado di trasportare una persona e merci. Ma


Tecnologia • 17

non manca anche l’opzione pluri-passeggeri, chiamata CityAirbus, una specie di drone a eliche che inizialmente verrà affidato a un pilota ma poi utilizzerà la guida autonoma, non appena questa verrà regolamentata anche per il volo.

Le vie del cielo “Volando, non c’è bisogno di investire miliardi nella costruzione di strade e ponti”.

Tra gli obbiettivi dell’Airbus non vi è solo quello di rendere facilmente accessibili i veicoli volanti, ma anche, e soprattutto, quello di creare una serie di infrastrutture che rendano possibile il volo dei mezzi sulle città; il progetto al momento è ancora allo stato embrionale, tuttavia gli sforzi degli ingegneri e degli scienziati di Airbus sono finalizzati a trovare il modo migliore per unire guida autonoma e intelligenza artificiale per realizzarlo in concreto. Pertanto il progetto consiste nelle cosiddette Skyways, che permetteranno a tutti i guidatori e viaggiatori di superare ingorghi e code interminabili schiacciando semplicemente un bottone.

Realizzato da Classe I B LSSA Giosuè Cassine, Marco Viglione, Christian Vuolo, Andrea Calamari, Davide Marcellino


18 • mini Focus 2017

Da dove verrà mai(s)? Il mais riveste un ruolo importante nell’economia cuneese, ma sappiamo la sua origina? Il mais, cereale importantissimo non solo a livello economico, ma anche culturale del nord Italia, a differenza di quanto si possa pensare non è originario di queste zone. Quale sarà la sua origine? Tale cereale affonda le sue radici nell’America precolombiana. Sembra che le prime colture siano comparse nella valle di Tehuacàn, in Messico, circa 9.000 anni fa, diffondendosi in un secondo tempo nell’America Centrale e in seguito Meridionale. Esso è diventato così un alimento principale della dieta

Realizzato da

dei popoli Aztechi, Maya e Omelchi. Così come tanti altri prodotti agricoli dei nostri orti il mais è arrivato in Europa grazie a Cristoforo Colombo solo nel 1493. Inizialmente viene utilizzato solo come foraggio e coltivato in piccoli orti. La sua diffusione è legata alle numerose carestie che si sono succedute nel corso dei secoli e all’aumento della popolazione. Utilizzato come alimento principale dei contadini, è stato la causa della diffusione della pellagra date le sue

Classe II A LSSA Francesco Picco, Pietro Sala

basse proprietà nutrizionali. Alcune delle varietà di mais caratteristiche del Piemonte sono il pignoletto rosso e giallo (con spighe di forma cilindro-conica con chicchi vitrei rispettivamente di colore rosso e giallo-arancio), l’ostenga (con grossi chicchi di color bianco perlaceo), il nostrano dell’isola (spiga conica e chicchi di colore giallo) e alcuni mais appartenenti al sottogenere delle ottofile (piante tardive caratterizzate da un sapore particolarmente intenso e da grossi chicchi di colore variabile).


Alimentazione • 19

I pericoli dell’olio di palma Quante volte abbiamo sentito parlare dell’olio di palma? Sugli scaffali dei supermercati si vedono sempre più prodotti con l’etichetta “senza olio di palma”, ma sappiamo veramente cos’è questo ingrediente, troppo spesso attualmente demonizzato? Bisogna innanzitutto differenziare le due categorie di olio di palma: il monofrazionato e il bi-frazionato. Solo quest’ultimo è poco salutare. Infatti, mentre, il primo ha una consistenza burrosa ed è solido, il secondo è liquido. La distinzione tra i due è data da un particolare tipo di raffinazione. Il mono frazionato si ottiene a tempe-

rature piuttosto basse (19° C), mentre per la produzione del bi-frazionato la temperatura è molto più alta (235°C).

assunzione rischia di causare danni al fegato, che filtra il sangue liberandolo dalle tossine.

La famosa Nutella, prodotto storico della Ferrero, contiene il 20% di olio di palma! Quantità esorbitante, eppure questo è del tipo monofrazionato, dunque, secondo gli ultimi studi condotti, oltre a non arrecare danni al nostro fisico, è dannoso al pari di burro o olio d’oliva che utilizziamo più frequentemente.

Non dobbiamo, certo, rinunciare al piacere di mangiare, ma cerchiamo di informarci in modo corretto, attraverso fonti attendibili, su ciò che arriva sulle nostre tavole. Importante è prestare attenzione, scegliere i cibi più sani e non essere succubi dei media che sempre più spesso cavalcano questi falsi miti.

Se invece su un pacchetto di biscotti, o di un qualunque genere alimentare, troviamo impressa la scritta “olio di palma bi-frazionato” allora dobbiamo far molta attenzione, perché la sua costante

Realizzato da Classe II B LSSA Michela Ghiglione, Filippo Origlia, Gabriele Vaioli


20 • mini Focus 2017

Onde elettroma Che cosa sono? Un’onda elettromagnetica è costituita da un campo elettrico e da un campo magnetico, tra loro perpendicolari, che oscillano perpendicolarmente alla direzione di propagazione con una certa frequenza, misurata in Hz.

In termini energetici si può pensare l’onda elettromagnetica come un flusso di energia che si propaga nel vuoto alla velocità della luce (circa 300 000 km/s). Nei mezzi non conduttori la velocità di propagazione è minore e dipende dalle proprietà

dell’oggetto. La lunghezza d’onda può variare dal mm a parecchi km. L’intensità di un’onda elettromagnetica è l’energia che passa attraverso un’area unitaria nell’unità di tempo, si misura in Watt/m².


Tecnologia • 21

agnetiche

Realizzato da Classe I C LSSA Luca Rosso, Andrea Pantano, Simone Pasqualotto, Gianluca Bonavia, Matteo Rabbia, Pietro Astegiano

Quali sono gli effetti sul corpo umano? Negli ultimi anni sono stati effettuati numerosi studi scientifici sull’eventuale pericolosità delle onde elettromagnetiche per il corpo umano: alcuni hanno ribadito la presenza di notevoli effetti

nocivi (tumori, perdita di memoria, cambiamenti nel comportamento e nello sviluppo dei bambini, riduzione della fertilità, alterazione del metabolismo del glucosio) altri hanno riportato risultati con-

traddittori; A tale proposito occorre precisare che a seguito di numerose ricerche scientifiche e studi di laboratorio su animali, le onde elettromagnetiche producono i seguenti effetti biologici:

Huawei

Nexus 6P

1.49 W/Kg

Huawei

P9 Plus

1.48 W/Kg

Apple

iPhone 7

1.37 W/kg

Samsung

Galaxy A7 2016

0.41 W/Kg

HTC

One M8

0.42 W/Kg

Sony

Xperia XA

0,55 W/Kg


22 • mini Focus 2017

Uomini o banane? Siete sicuri di saper distinguere una banana da una persona? Forse non sapete che i due condividono molte cose. Infatti, da uno studio genetico collegato al progetto Human Genome, si è concluso che una banana e un uomo condividono ben 50% dei geni. Ciò non significa che l’uomo è discendente dalle banane o viceversa, ma quel 50% di sequenza

condivisa che può sembrare così significativo è, in realtà un’eredità in gran parte comune a tutte le specie animali e vegetali. Questo è dovuto alla differenziazione della vita sulla Terra, avvenuta 1,5 milioni di anni fa. In ogni caso se 50% di geni

condivisi vi sembra molto, basti pensare che l’uomo condivide 90% dei geni con un gatto, pur essendo specie diverse tra loro.

Perché alcuni uccelli volano e altri no? Nonostante alcuni uccelli possiedano apparentemente tutte le caratteristiche, non lo fanno. Secondo la teoria più accreditata la selezione naturale ha portato alcune specie (la gallina, lo struzzo, il kiwi, il pinguino…) alla vita terrestre o acquatica, permettendo loro di occupare habitat dove non c’erano altri competitori. Le loro ossa pettorali sono infatti appiattite e non hanno una sporgenza

Realizzato da

sullo sterno detta carena, su cui si collegano i muscoli necessari al volo. Le ali sono troppo esili e leggere per sollevare il peso del loro corpo ma alcuni di essi, come lo struzzo, hanno sviluppato la

capacità della corsa: esso raggiunge i 100 km/h.

Classe II A LSSA, Pietro Acchiardi, Andrea Baudino, Stefano Cornaglia, Fabio Fresia, Francesca Rinaudo Curiosità: Classe II B LSSA Gaia Bertolino, Michela Ghiglione, Elena Rattalino, Rodina Sayed


23

Il Sole influisce sull’umore delle persone?

Sì,

è stato di- ste ad un incremento del ne hanno un umore migliore, mostrato da neurotrasmettitore della se- mentre in quelle nordiche sodiversi espe- rotonina, responsabile del no molti i casi di depressione rimenti. Si è tono dell’umore. Nelle regio- dovuta alla mancanza di luce rilevato che la luce solare, ni equatoriali infatti le perso- solare. Attenzione: la luce propagandosi mediante onche viene emessa dalle lamde, penetra attraverso gli pade non migliora l’umoocchi e arriva, mere ma, non agisce diante il nervo infatti in modo Studi scientifici hanno dimostrato ottico, al cerrilevante posche negli esseri umani il sorriso è invello. Quansedendo una nato. Infatti il bimbo appena nato lo do raggiundiversa lunge l’ipotalaghezza mostra fin dai primi giorni di vita anmo si assid’onda.

che se, inizialmente, non ha alcuna funzione comunicativa e non riflette necessariamente un’interazione emotiva con gli altri.

Ma il coccodrillo come fa? Sì, è anche il ritornello di una famosa canzone dello Zecchino d’Oro, ma vi siete mai chiesti quale sia veramente il suo verso? Generalmente i rettili non cantano, né emettono suoni, tranne i coccodrilli maschi. Essi infatti durante la stagione degli amori emettono muggiti per attirare le femmine. E’ stato inoltre osservato che anche i piccoli nelle uova comunicano verso l’esterno. I loro vagiti indi-

cano che sono pronti alla schiusa. Questa è una strategia che permette ai piccoli coccodrilli di sincronizzare le

nascite, e alle loro madri di proteggerli dalle fauci dei predatori.


24 • mini Focus 2017

La scienza L’osmosi Cosa succede quando, per esempio, si cospargono di sale le fette di melanzane? Tutti sanno che è utile ad eliminare il liquido dal gusto amaro presente nell’ortaggio, ma non tutti conosceranno il processo che determina questa perdita di acqua. Infatti, esso è determinato da un fenomeno naturale chiamato osmosi. Immergendo gli ortaggi in due soluzioni ipertoniche (ovvero con una presenza maggiore di soluto, in questo caso il sale) e aspettando qualche giorno, si può notare che i vegetali si sono disidratati: infatti, il solvente (l’acqua) all’interno delle cellule “passa” dalla soluzione con meno soluto (ipotonica) a quella ipertonica.

...ma che cos’è l’osmosi?

L’osmosi è una tipologia di trasporto che avviene attraverso il passaggio di solvente attraverso una membrana semipermeabile. Questo scambio di solvente avviene a causa di una diversa concentrazione di soluto all’interno delle due soluzioni separate dalla membrana le quali attraverso uno scambio di solvente riescono a raggiungere un equilibrio. Le sostanze che troveremo in presenza del fenomeno dell’osmosi avranno diversi nomi a seconda della loro concentrazione: la sostanza con maggior concentrazione di soluto si chiamerà ipertonica, mentre quella con minor concentra-

zione si chiamerà ipotonica. In seguito all’osmosi si avranno come risultato due soluzioni con stessa concentrazione che si chiameranno isotoniche. In natura possiamo incontrare anche un altro tipo di osmosi che è quella facilitata, cioè il passaggio di solvente attraverso una membrana semipermeabile che avviene però grazie a delle particolari proteine integrali dette acquaporine che servono per facilitare e velocizzare il processo.


Alimentazione • 25

a in cucina ?

Lo sapevi che...

…oltre all’ osmosi esiste quella inversa?? È il processo in cui si forza il passaggio delle molecole di solvente dalla soluzione più concentrata alla soluzione meno concentrata ottenuto applicando alla soluzione più concentrata una pressione maggiore della pressione osmotica. In pratica, l'osmosi inversa viene realizzata con una membrana che trattiene il soluto da una parte impedendone il passaggio e permette di ricavare il solvente puro dall'altra. Questo fenomeno non è spontaneo e richiede il compimento di un lavoro meccanico pari a quello necessario per annullare l'effetto della pressione osmotica.


26 • mini Focus 2017

La marinatura La marinatura è una tecnica usata in cucina, che spesso sostituisce la classica cottura. Questa tecnica prevede principalmente l’uso di aceto, limone o vino a cui spesso vengono aggiunti olio e spezie per rendere il tutto più saporito ed è indicata per preparare carni, pesce e anche molte verdure. Parlando di marinatura, avremo due elementi principali: 1) la nostra soluzione composta, principalmente, dal liquido marinante, più l’aggiunta eventuale di olio e spezie; 2) il nostro alimento da marinare, che rappresenta la somma di tutti i microambienti, cioè le cellule di cui è composto, che nell’insieme formano il tessuto dell’alimento (muscolo del pesce o della carne insieme ad una parte di tessuto adi-

poso cioè il grasso). Come abbiamo detto, la membrana del nostro alimento da marinare è costituito dalla somma di tante cellule, che formano tante membrane, non tutte sono permeabili solo all’acqua, ma anche ad altri liquidi come per esempio l’aceto, il limone, il vino ecc… I liquidi della marinatura non entrano certo a caso all’interno di queste membrane, ma molto dipende anche dalla freschezza e dal trattamento (eventuale) che ha subito l’alimento. L’aggiunta del nostro liquido acido (succo di limone o aceto) contribuisce non solo ad abbassare il pH della soluzione, ma favorisce l’ossidazione e il cambio parziale della forma delle proteine della carne. Tutto questo si nota visibilmente dal cambio di colore delle carni, che sembrano letteral-


Alimentazione • 27

mente cuocersi. E in effetti è proprio così; senza l’uso del calore, gli acidi ossidano, cioè cuociono gli alimenti, modificando in maniera irreversibile le proteine che compongono un alimento. Questo grazie alla presenza di particolari acidi organici chiamati tannini, presenti in abbondanza in alcuni tipi di vino rosso, che hanno un effetto notevole sulla chimica della marinatura. Una cosa importante riguarda proprio l’emulsione che resta al termine della marinatura (il liquido o l’emulsione di cottura) non va assolutamente riutilizzata; infatti durante il processo, carni e pesci crudi rilasciano liquidi organici che possono diventare terreno per la proliferazione di microrganismi pericolosi. Ultima cosa da ricordare è che i contenitori da utilizzare per la marinatura devono essere di ceramica, acciaio inox o vetro; da evitare alluminio e rame perché a contatto con le sostanze acide della marinata, potrebbero reagire rilasciando sostanze potenzialmente tossiche.

Realizzato da Classe II C LSSA Marco Baricalla, Alessia Demichelis, Francesca Bella, Gabriele Testa, Hristijan Stojov, Matteo Bono

Cucina molecolare La cucina molecolare è uno stile moderno di cucina, che si avvale di numerose innovazioni tecniche delle discipline scientifiche; tuttavia alcuni chef preferiscono altri termini come "cucina emozionale", "cucina modernista", "fisica culinaria" o “cucina sperimentale". La gastronomia molecolare, sottodisciplina della scienza

alimentare, studia le trasformazioni chimiche e fisiche che avvengono negli alimenti durante la loro preparazione. Fra i suoi obiettivi vi è quello di trasformare la cucina da una disciplina empirica ad una vera e propria scienza. In particolare, se applicata nel campo dei cocktail, prende il nome di Molecular Mixology.


28 • mini Focus 2017

Sferificazione Cosa vuol dire sferificazione?

La sferificazione è la tecnica che consente di creare delle sfere che racchiudono un liquido grazie all’utilizzo dell’alginato di sodio. L’alginato è un sale naturale ricavato dalle alghe. Il sale per essere precisi è ricavato dall’acido alginico che è prelevato dalle alghe.

L’alginato di sodio è formato da lunghe catene con il sodio posto ai lati. Quando l’alginato entra in contatto con il cloruro (sale) di calcio, il sodio viene sostituito dal calcio. Il calcio ha valenza doppia. Questo consente l’unione di una doppia catena. Questo intrecciarsi di catene consente la formazione di una pellicola.

La tecnica di sferificazione

Utilizzando una siringa facciamo cadere delle singole gocce di preparato dentro ad un recipiente contenente acqua e cloruro di calcio. Le gocce, entrando a contatto con il sale di calcio, diventano delle sfere.


Alimentazione • 29

Sai cosa bevi? Molti dei nostri compagni, nell’arco della mattinata scolastica, consumano, quotidianamente, diverse tipologie di bevande. Sanno in realtà cosa stanno bevendo? Cosa l’organismo è costretto ad assumere? A questo proposito abbiamo svolto una piccola indagine, comparando diverse tipologie di bevande, analizzando il loro contenuto sotto forma di zuccheri. Ci siamo così resi conto di come viene maltrattato il nostro corpo. Raramente si pensa all’apporto calorico e alla quantità di zuccheri presenti nei nostri drink. Abbiamo analizzato alcune bevande, le più conosciute.

Succo di frutta

Analizzando circa 158 tipi di succhi, gli studiosi hanno rilevato che alcuni di questi possono arrivare a contenere quantità di zuccheri pari alla dose massima giornaliera raccomandata per i bambini, che è di 19 g, circa cinque cucchiaini. I succhi di frutta contengono in media 5,6 g di zuccheri per 100 ml, quindi in ogni confezione da 200 ml ce ne sono 11,2 g. Lo zucchero nei succhi al 100% frutta ,invece, sale arrivando quindi a 21,4 g a confezione, ben oltre il 19 g giornalieri raccomandati.

Fanta è una bibita di aranciata prodotta dalla The Coca-Cola Company e venne ideata in Germania nel 1940. Questa bevanda viene commercializzata nel mondo in oltre 70 gusti; molti di questi sono disponibili solo localmente.

è la bevanda più zuccherata tra quelle presenti in commercio in Italia, con ben 39 g di zucchero (equivalenti a 10 cucchiaini), in Francia 32 g, in Germania a 30 g, in Spagna a 28 g e in Inghilterra addirittura a 23 g.


30 • mini Focus 2017

La Coca-Cola (nota come Coke, negli Stati Uniti) è una bevanda analcolica di tipo soft drink. Il suo colore scuro è dovuto al colorante presente in essa. Con lo stesso nome viene spesso indicata anche la casa produttrice della bevanda: The Coca-Cola Company Nella Coca-Cola “italiana” troviamo 35 g di zucchero mentre è il Canada a vantare il record di “dolcezza” con ben 39 g, l’equivalente di 10 cucchiaini.

Come è nata la Coca Cola?

Realizzato da Come è nata la Coca Cola Classe I B LSSA Arianna Bergese, Anna Maria Bergesio e Laura Margaria

La bevanda chiamata Coca-Cola nasce proprio come racconta la pubblicità. Siamo ad Atlanta, in Georgia, 1886. Qui il farmacista John Stith Pemberton nei suoi vari tentativi di creare uno sciroppo inventò questo nuovo prodotto, che puoi fu perfezionato con l'aggiunta di acqua minerale. Nel 1891 l'imprenditore Asa G. Candler acquistò il marchio Coca-Cola per 2300 dollari: nacque così l'industria planetaria di bibite gassate, che fece il suo ingresso in Italia nel 1930. Oggi The Coca-Cola Company serve 1,7 miliardi di consumazioni al giorno e ha più di 139.000 dipendenti in tutto il mondo.


Alimentazione • 31

La Freeway Cola è una nota cola venduta esclusivamente in alcuni ipermercati (es. LIDL). Ha un costo inferiore alla Coca-Cola e Contiene 14 kCal per 100 ml di prodotto e 9 g di zucchero, per la stessa quantità.

La Sprite è una bevanda analcolica al gusto di limone, senza caffeina, prodotta dalla Coca-Cola Company. Si tratta di una gassosa introdotta negli Stati Uniti nel 1961 ma proveniente dalla Germania. Parlando invece degli zuccheri, la Sprite in Italia ne possiede 30 g (che corrispondono a circa due cucchiai da tavola) in una lattina di 330 ml. Quella thailandese invece detiene il record come la più zuccherata con ben 47 g di zucchero in una lattina ( circa 12 cucchiaini da caffè).

? È un famoso tè freddo della Ferrero, conosciuto in vari gusti (pesca, limone, tè verde, frutti tropicali,…). In soli 100 ml ci sono 44 kCal e 11 g di zucchero, ben 5 cucchiaini!!!


32 • mini Focus 2017

Gatorade

Gatorade è una bevanda con varie colorazioni in base al gusto scelto, contenente Sali minerali. È conosciuto per il suo potere energizzante ed è molto usato dagli atleti. Contiene 20 kcal per 100 ml e 2 g di zuccheri. Bevanda energizzante che contiene caffeina, vitamina B, zuccheri, taurina e acqua. Contiene 45 Kcal per 100 ml di prodotto e 10 g di zuccheri.

Riassumendo

Questa piccola indagine ci ha indotto a riflettere sulla quantità di zuccheri presenti e, quindi, all’apporto calorico dei nostri drink e sull’attenzione che bisogna porre quando si acquistano e si consumano prodotti di così largo uso.

Realizzato da Classe II C LSSA Jennifer Gjetaj e Sara Franceschini


Alimentazione • 33

Il cibo immortale Quante volte ci è capitato di dover buttare via del cibo che avevamo dimenticato in frigo lasciandolo marcire? Nonostante nel ventunesimo secolo le tecniche di conservazione siano efficaci, non è possibile conservare per sempre ciò di cui ci nutriamo o almeno così crediamo. Infatti esiste un alimento che può essere definito “immortale”: il miele. Tanto è vero che è stato ritrovato in una tomba egizia del miele risalente a 3000 anni fa, perfettamente commestibile. Il paradosso del miele è molto curioso poiché è l’unica sostanza che non si “rovina”. Per risalire al motivo di tale fenomeno è necessario capi-

Realizzato da Classe II A LSSA Pietro Acchiardi, Andrea Baudino, Stefano Cornaglia, Fabio Fresia, Francesca Rinaudo

re come le api producono il miele. Questo alimento si crea a partire dal nettare, ovvero un insieme di zuccheri, proteine e altri composti, in soluzione acquosa. Nello stomaco delle api questa a questa sostanza vengono aggiunti glucosio e fruttosio, due carboidrati. Il grande quantitativo di zucchero, presenti sotto forma di monosaccaridi e disaccaridi, è uno dei fattori che allunga la conservazione del miele. Questo alimento può essere considerato una soluzione supersatura di zuccheri e proprio per questo motivo esso tende a cristallizzare. Ciò significa che il glucosio si deposita sul fondo e forma cristalli

ma basta somministrare del calore per far ritornare il miele alla sua forma originaria. Un altro fattore chiave per il quale il miele non si “rovina” è il contenuto d’acqua, che si trova in misura tale da non permettere a muffe e funghi di crescere. Inoltre il miele si conserva grazie alla sua acidità, contribuita da una serie di acidi, come l’acido citrico e gluconico, prodotti dagli enzimi delle api. Il pH medio del miele è 4 e ciò aumenta le proprietà antibatteriche del miele. Grazie a questi fattori, se volete conservare del miele da far mangiare ai vostri discendenti tra un secolo, siete sicuri che sarà ancora commestibile.


34 • mini Focus 2017

Il gelato rende più felici? Sì,

proprio come pensavate, è stato scientificamente provato da un team di scienziati olandesi. Mangiando un gelato infatti si attivano le zone del cervello relative alle sensazioni piacevoli. Secondo lo studio condotto si tende a sorridere ed in generale ad essere più felici dopo aver gustato un gelato. Il software utilizzato, in grado di “leggere” i volti delle persone, ha determinato che l’84% dei partecipanti ha assunto un’espressione felice. Insomma, se ci si sente tristi, nulla è meglio di un buon gelato.

Realizzato da Classe II A LSSA Pietro Acchiardi, Andrea Baudino, Stefano Cornaglia, Fabio Fresia, Francesca Rinaudo


Astronomia • 35

Sette parenti della Terra Proprio qualche giorno fa la NASA (National Aeronautics and Space Administration) ha annunciato la scoperta di un nuovo sistema planetario, posto a circa quaranta anni luce dalla Terra, composto da sette esopianeti (il prefisso eso- sta ad indicare che si trovano al di fuori del sistema solare) che orbitano intorno ad una “nana rossa”, una stella più piccola e fredda del Sole, denominata Trappist-1, visibile (ma non a occhio nudo) nella costellazione dell’Acquario nel cielo notturno terrestre. I pianeti sono stati chiamati con il nome della loro stella di riferimento, ai quali è stata aggiunta una lettera in ordine alfabetico dal più vicino al più lontano; sono quindi: TRAPPIST-1b, TRAPPIST1c, …

Punto focale della scoperta è che tre di questi pianeti “sorelle” della Terra si trovano nella fascia di abitabilità, termine scientifico per indicare la regione intorno ad una stella dove teoricamente è possibile per un pianeta

mantenere acqua liquida sulla sua superficie, e che quindi potrebbero ospitare vita extra-terrestre. L'acqua liquida è un componente strettamente necessario per lo sviluppo della vita, quindi i pianeti nella fascia di abitabilità sono i candidati migliori per andare a caccia di forme di vita aliene. E' importante però ricordare che la presenza di acqua allo stato liquido in questi casi è solamente un'ipotesi che si basa su modelli climatici e sulla distanza dei pianeti dalla stella. Per Trappist-1 non è stata rivelata in modo diretto la presenza di acqua, né tantomeno sono state scattate immagini della superficie di questi pianeti, che sono ovviamente troppo distanti per i telescopi attuali. La scoperta degli esopianeti è stata effettuata con una tecnica molto diffusa e perfezionata negli ultimi anni, che consente di osservare indirettamente nuovi corpi celesti. Si osserva una stella e si rilevano i suoi periodici cambiamenti di luminosità, che si

verificano quando un pianeta le passa davanti coprendola in parte (rispetto al punto di osservazione dalla Terra). Basandosi sui cambiamenti della luce e di altri parametri, gli astronomi riescono a ricostruire molte informazioni sui pianeti, determinando le loro dimensioni, la composizione e la distanza dalla stella di riferimento. Altra nota degna di menzione a favore di questo sistema planetario è il record di pianeti simili alla Terra ed anche il maggior numero di pianeti compresi nella zona abitabile. “Ma siamo soli nell’universo?”; tutti almeno una volta nella vita ce lo siamo chiesto e con questa nuova scoperta c’è una possibilità, molto remota ma esistente, che la risposta a quella famosa domanda sia positiva…

Realizzato da Classe I B LSSA Filippo Chiaramello, Samuele Sbarsi, Paolo Lingua, Enrico Serra


36 • mini Focus 2017

Negli ultimi tempi, in alcune aree dell’Atlantico equatoriale, ovvero le cosiddette “Calme equatoriali” sono stati segnalati dei fenomeni molto singolari. La superficie dell’oceano, infatti, si illumina di notte, emanando una strana iridescenza dal colore bianco-verdastro. Questo fenomeno è chiamato “fosforescenza del mare” ed è molto più diffuso di quanto si possa pensare. Spesso nella fascia dei mari tropicali ed equatoriali, durante le notti serene e con condizioni meteo/ marine piuttosto buone, con mare quasi calmo o appena increspato, la superficie dell’oceano può emanare uno splendido e mutevole scintillio di punti luminosi di diversi colori che illuminano di bianco o verdastro un ampio tratto d‘acqua. Nei mari temperati il fenomeno appare con maggior evidenza solo nella stagione estiva, in presenza di notti serene e con un moto ondoso di debole entità.

La “fosforescenza del mare” si origina in seguito a processi metabolici in organismi animali e vegetali che vivono in queste acque. la luce emessa vira dal bianco al verdastro azzurrino, con rari casi di fluorescenze giallo-rosso. Nella maggior parte dei casi la “fosforescenza del mare” è originata dal plancton.

Ma cosa si intende per plancton? È un termine che deriva dal greco e vuol dire vagabondo. In biologia il plancton identifica l’insieme di microrganismi che si lasciano trasportare dalle correnti. È presente in tutte le acque, anche se la sua presenza varia con le stagioni e i luoghi, aumentando soprattutto d’estate, specie nei mari temperati. Ne esistono di vari tipi: il fitoplancton, costituito da organismi autotrofi, e lo zooplancton, costituito da organismi eterotrofi. Incapaci di fuggire ai predatori, alcuni di essi hanno sviluppato un metodo di difesa alternativo: la bioluminescenza, cioè la capacità di produrre luce sfruttando reazioni chimiche controllate da alcune proteine. Uno studio ha identificato nelle membrane cellulari di questi organismi una particolare proteina integrale canale che risponde a segnali elettrici e che potrebbe essere alla base del meccanismo che consente a questi microrganismi di produrre luce. Infatti, quando incontrano un predatore, questi si illuminano, attirando sul posto animali più grandi che andranno a predare i loro predatori. La bioluminescenza non funge, secondo questa teoria, solo come esca, ma anche come segnale di corteggiamento.


Biologia • 37

C’è del latte in mezzo al mare Realizzato da Classe II B LSSA Mattia Pasio, Lorenzo Mori, Samuele Serra

Oltre al plancton anche le meduse danno origine a macchie luminose intense. Così come alcune specie di pesci, crostacei e molluschi emettono luce, tanto da riuscire ad illuminare vaste superfici marine. Nel Mediterraneo, durante la tarda primavera e l’inizio della stagione estiva, fenomeni di “fosforescenza marina” si possono riscontrare solo in presenza di enormi banchi di meduse del tipo “Pelagia Noctiluca”, quella che più comunemente popola le nostre coste. Questo tipo di medusa viene, infatti, chiamata anche “medusa luminosa”. Fenomeni di bioluminescenza intensi ed estesi si sono registrati durante gli anni 80 nel tratto di mare davanti alle coste della Somalia, dove nei mesi di Aprile e Maggio, quando il mare era calmo in attesa del cambio di regime dei venti monsonici. Il fenomeno ha interessato un ampio tratto di oceano, tanto da essere osservato dallo spazio.


38 • mini Focus 2017

SUPERLUNA COME, QUANDO E PERCHÉ

13/11/2016

Realizzato da Classe II B LSSA Stefano Bossolasco, Filippo Origlia

18/09/2016


Astronomia • 39

I giorni precedenti alla notte tra il 13 e il 14 Novembre 2016, ovvero, notte di plenilunio, la maggior parte dei mass media (giornali, radio e tv) annunciavano il verificarsi di un fenomeno astronomico insolito: la Super Luna. Essendo appassionato di astronomia, ciò mi ha entusiasmato, per cui munito di telescopio e macchina fotografica ho aspettato che il verificarsi del fenomeno.

Ma cos’è la Super Luna? La Super Luna è uno spettacolare fenomeno che si verifica quando il nostro satellite si trovava in perigeo, ossia quando è alla minima distanza dalla Terra e contemporaneamente nella fase di Luna piena. Il fenomeno, in realtà, non è così raro come potrebbe sembrare, in quanto si verifica quasi ogni anno, ma la Super Luna che abbiamo osservato nel novembre del 2016 è stata la più grande e luminosa degli ultimi 60 anni, lo stesso fenomeno si è manifestato con le stesse caratteristiche nel 1948. La luminosità del satellite è stata circa il 30% maggiore rispetto ad un normale plenilunio, così come ci è apparsa il 14% più grande solo perché più vicina a noi. Infatti se si ha una sorgente luminosa ad una certa distanza, la luce viene percepita con una intensità minore rispetto alla stessa sorgente posta più vicina all’osservatore. Alcune credenze popolari affermano che con il verificarsi di questo fenomeno vi sia un maggior rischio di eventi catastrofici naturali tra i quali terremoti. Anche se nello stesso periodo fenomeni sismici si sono ripetuti con una certa frequenza nel centro Italia, ciò, secondo gli scienziati, non ha nessuna attinenza con la Super Luna. L’unico effetto che il nostro satellite può aver causato è un ulteriore amplificazione dell’ampiezza dell’onda di marea senza alcun disagio per la popolazione, ma, eventualmente per la gioia dei surfisti.


40 • mini Focus 2017

Realizzato da Classe II B LSSA Stefano Bossolasco


Telescopio ottico VS radiotelescopio L’osservazione del cielo ha sempre affascinato l’uomo fin dalle origini. Lungo il corso dei secoli sono stati costruiti degli strumenti sempre più potenti grazie ai quali siamo riusciti ad incamminarci verso l’esplorazione del cosmo.

osservazioni molto accurate per l’epoca. Lo scienziato riuscì a spingere il proprio sguardo fino a Saturno che dista da noi ben 8,5 unità astronomiche. Oggi il più grande telescopio al mondo ha un diametro di 11,8 m.

Il primo esempio di telescopio giunge dal geniale Galileo Galilei, che nel 1607 costruì il primo cannocchiale, grazie al quale riuscì a effettuare delle

La tecnologia di cui disponiamo oggigiorno ci permette addirittura di “vedere” corpi non visibili ad occhio nudo, in quanto la loro radiazione non

Astronomia • 41

rientra nel campo della luce visibile. L’utilizzo di strumenti in grado di riconoscere onde come infrarosso e ultravioletto e di convertirle in immagini digitali e/o grafici ha permesso di ottenere ulteriori informazioni riguardanti corpi celesti già conosciuti. Sono nati quindi diversi tipi di telescopi, che distinguiamo principalmente in ottici e radiotelescopi.

TELESCOPIO OTTICO RADIOTELESCOPIO SCOPO Osservare i vari corpi celesti con diversi in- Ottenere informazioni riguardanti onde grandimenti sfruttando le radiazioni elettro- emesse delle radiosorgenti. magnetiche visibili. DA COSA È COSTITUITO E COME FUNZIONA È costituito da una prima serie di elementi È costituito da una parabola di diametro ottici che focalizzano la luce e un da un se- variabile, solitamente 25 m, ma può arricondo gruppo di elementi, come l’oculare, vare fino ai 500 m del radiotelescopio ciche indirizza la luce focalizzata dai primi ver- nese (più grande al mondo). La forma so l’occhio o il sensore fotografico. I telesco- parabolica permette di indirizzare le onde pi ottici si suddividono in due categorie, i teradio provenienti dal cosmo verso il fuolescopi rifrattori, che funzionano mediante co dove è posizionato un radioricevitore. l’uso di lenti, e i telescopi riflettori, che utilizA seconda della lunghezza d’onda delle zano specchi disposti in modo diverso a seconda dell’utilizzo, e un sistema di lenti. La radiazioni che si prendono in consideraconfigurazione di Newton (telescopio rifletto- zione, la parabola, che assume la funziore) è quella più pratica da utilizzare. Essa ne di specchio, può essere costituita da presenta due specchi: il primo a sezione pa- una superficie liscia e continua o da una rabolica è collocato al fondo dello strumento rete di fili distanziati tra loro anche di e riflette i raggi luminosi che giungono paral- qualche centimetro. leli verso il fuoco; prima del fuoco si trova il Il radioricevitore trasmette poi i dati ottesecondo specchio, piatto e inclinato di 45° nuti ad un computer che potrà elaborarli rispetto all’asse della parabola. In questo e convertirli in sequenze numeriche o semodo i raggi riflessi diretti verso il fuoco vengono intercettati dallo specchio piano e gnali audio, dai quali si potrà ricavare lo spettro di emissione del corpo. orientati verso l’osservatore.


42 • mini Focus 2017

Il nostro do di mem conoscer

Ogni essere umano ha, oltre alle impronte digitali, anche le impronte sopra la superficie della lingua, che sono uniche e identificative.

Un singolo pelo presente sul torace di un uomo è in grado di reggere circa 70 grammi senza correre il rischio di strapparsi. All’incirca 120.000 capelli di una persona normale, tutti insieme, possono reggere fino a 6-7 tonnellate, se sopportato il dolore, senza staccarsi dal cuoio capelluto.

Realizzato da Classe II B LSSA Gaia Bertolino, Michela Ghiglione, Elena Rattalino, Rodina Sayed Classe I B LSSA

Gioiele Logrippo, Elia Drogant

Nel passato le persone credevano che una volta passati a miglior vita, i nostri capelli e le unghie crescono ulteriormente. In realtà è la pelle che si ritrae, perché si perde l’idratazione dei tessuti.

In genere u poco più del vello. Ciò per lizzando tutt materiale cer ste non veng sate simultan


43

naso è in gramorizzare e rire 50,000 odori.

Ogni singola goccia di sangue percorre il suo tragitto nel corpo umano in circa 20 secondi.

Il naso e le orecchie di ogni essere umano sembrano continuare a crescere per tutto l’arco della vita. In realtà una volta raggiunta un’età adulta e anziana i tessuti che costituiscono quelle zone incominciano a indebolirsi rendendo meno elastica la pelle.

usiamo solo 10% del cerrché pur utito il nostro rebrale, quegono interesneamente.

Il nostro corpo ha abbastanza ferro per produrre un chiodo di circa 8 cm.

Ogni centimetro di pelle è abitato da circa 12.6 milioni di batteri. La maggior parte di questi sono innocui o addirittura aiutano a mantenerci in forma.

Ogni minuto muoiono nel nostro corpo un centinaio di milioni di cellule. Non sono molte se si pensa che siamo composti da 10-50 trilioni di cellule, infatti ogni giorno un essere umano produce 300 bilioni di cellule nuove.

Durante tutta la vita si produce tanta saliva da riempire 2 piscine.


44 • mini Focus 2017

RIGENERAZIONE DELLE CODE D

Rigenerazione delle parti del corpo degli esse La rigenerazione consiste nel sostituire parti danneggiate del corpo con copie esteticamente identiche alle precedenti. Nel regno animale ci sono due modi essenziali per la rigenerazione cellulare: l'epimorfosi e la morfallassi. L'epimorfosi consiste nel far "ricrescere" una parte del corpo dell'individuo utilizzando del tessuto indifferenziato e facendolo proliferare, fino ad ottenere la giusta quantità di cellule. Una volta raggiunto il numero di cellule necessario, avviene una differenziazione che riporta la struttura danneggiata alle sue condizioni originarie. La morfallassi invece consiste in una riorganizzazione delle cellule che vengono prima differenziate, traslocate dove servono ed infine ridifferenziate.

Rigenerazione coda delle lucertole

Chi da piccolo non è rimasto affascinato nel vedere una lucertola con la coda troncata? O, addirittura, una coda dall’aspetto e dal colore diverso rispetto al resto del corpo, ad indicare una coda nuova, appena rigenerata? E quante volte abbiamo sentito dire che non importa se una lucertola perde la coda, “tanto poi le ricresce”?

caso, la perdita della coda è un processo definito “autotomia”, vale a dire la capacità di automutilarsi o perdere autonomamente una parte del corpo. Questa è una strategia di autodifesa che viene messa in atto dall’animale che si sente minacciato in presenza di un predatore.

serie di studi dimostrano che la nuova coda non è affatto identica all’originale, ciò a dimostrazione del fatto che la perdita della coda non è un processo privo di conseguenze: sia a livello anatomico che funzionale, c’è, infatti, un prezzo da pagare.

La parte della coda tranciata possiede dei centri nervosi relativamente indipendenti dal cervello, che possono determinarne un movimento di contorsione anche se la coda è staccata dal corpo. Il predatore viene così distratto dalla coda credendo si tratti della metà viva dell'animale, mentre la lucertola rimane immobile simulando la sua morte, per poi tentare la fuga nel momento più opportuno.

Alcuni gruppi di lucertole possiedono la peculiarità di poter perdere la coda se soggette ad attacchi da parte di predatori. In questo

Le contorsioni della coda diminuiscono nel momento in cui l'ossigeno presente nei vasi sanguigni inizia a scarseggiare. La coda o gli

Eppure, dal punto di vista della lucertola importa eccome! Una


Biologia • 45

DELLE LUCERTOLE

eri viventi e metodi rigenerativi

flessibile. arti persi in questo modo vengo poi rimpiazzati successivamente attraverso un processo di rigenerazione tissutale che dà origine ad un manicotto cartilagineo del tutto assente nell’originale. Questo va a sostituire la fila di vertebre normalmente presente nella coda della lucertola. Differenze morfologiche si notano anche in merito alle fibre muscolari. Le nuove fibre sono molto più lunghe e ne percorrono la coda per tutta la sua lunghezza. La conseguenza di ciò è una coda molto meno

Da ciò possiamo dedurre che il fenomeno della rigenerazione non porta alla formazione di una copia esatta dell’originale, ma serve piuttosto a compensare dal punto di vista funzionale la perdita di quella che, nel mondo delle lucertole, è un’importante struttura anatomica. La crescita della nuova coda permette alla lucertola di recuperare alcune funzioni, ma essa non sarà mai come l’originale: rimarrà sempre meno flessibile e incapace di compiere i fini movimenti di cui l’originale era capace.

Realizzato da II B LSSA Stefano Bossolasco, Ilaria Lerda, Fabio Rossi, Sayed Ahmed Rodina


46 • mini Focus 2017

Bisogna aspettare per fare il bagno dopo aver mangiato? Sì, risponde la voce popolare, il cui pericolo più temuto è la congestione, ovvero il blocco della digestione dovuto allo sbalzo termico, e l’affaticamento in acqua dovuto ai crampi. L’ultimo dei pericoli considerati è di fatto smentito: l’apparato cardiovascolare è in grado di non dirottare l’afflusso sanguigno verso l’intestino durante la digestione se l’attività fisica praticata non è eccessivamente faticosa.

In generale il tempo di digestione dipende da cibo a cibo ecco alcuni esempi: succo di frutta

(20 minuti), frutta (30 minuti), verdura cruda (40 minuti), verdura cotta (50 minuti), carboidrati (1 ora), formaggi stagionati (4 o 5 ore), pesce (1 ora), bistecca di manzo (3 o 4 ore), maiale (5 ore). Di conseguenza è preferibile consumare carboidrati o piatti leggeri se si è al mare. Benché comunque l’annegamento sia legato ad altre cause, è consigliato utilizzare il buon senso prima di tuffarsi, quanto si ha mangiato, quanto è fredda l’acqua, per poter nuotare in tranquillità.


Alimentazione • 47

Perché il cielo è blu? Questo fenomeno cromatico è dovuto alla composizione chimica e fisica dell’atmosfera, cioè alla sua stratificazione. Dalla terra si vede il cielo azzurro a causa dei fenomeni di rifrazione. I raggi solari attraversano i diversi strati dell’atmosfera (che hanno densità diverse) cambiando il loro angolo di rifrazione. Il cielo, quindi, visto dallo spazio, senza atmosfera, in realtà è nero.

Realizzato da Classe II A LSSA Pietro Acchiardi, Andrea Baudino, Stefano Cornaglia, Fabio Fresia, Francesca Rinaudo Perché il cielo è blu? Classe II B LSSA Gaia Bertolino, Michela Ghiglione, Elena Rattalino, Rodina Sayed


48 • mini Focus 2017

Cape Canveral: colora di rosso Erano le 11:38 del 28 gennaio 1986, quando lo Space Shuttle Challenger decollò per la sua decima missione dal Kennedy Space Center di Cape Canaveral, Florida. A bordo c'erano 7 astronauti: Dick Scobee, il comandante, e i colleghi Michael John Smith, Ronald McNair, Ellison Onizuka, Gregory Jarvis e Judith Resnik; c'era anche Christa McAuliffe, la prima insegnante addestrata per un volo spaziale, che avrebbe dovuto trasmettere di lì a poco la prima lezione di scienze dallo Spazio. 73 secondi dopo il lancio, il Challenger si disintegrò, a causa della rottura di una guarnizione nel razzo a propellente solido destro. La rottura, provocò una fuoriuscita di fiamme e il cedimento del serbatoio esterno dello Shuttle, pieno di ossigeno e idrogeno liquido. La capsula contenente l'equipaggio, rimase integra, proseguì la sua traiettoria orbitale per schiantarsi sull'oceano 2 minuti e 45 secondi dopo la rottura. Probabilmente, almeno parte dell'equipaggio era ancora vivo

al momento dello schianto. Alcune parti della navicella, come lo scomparto dell'equipaggio, vennero recuperati dal fondo dell'oceano. Gli ingegneri della MortonThiokol, l'azienda dello Utah, produttrice dei propulsori, erano a conoscenza del problema legato alle guarnizioni e avevano avvertito la Nasa di non effettuare il lancio, ma le loro indicazioni non vennero prese in considerazione. Il lancio aveva già subito numerosi ritardi e doveva trasportare in orbita due sonde, la cui finestra di lancio sarebbe durata solo 4 mesi. L'unico astronauta di cui non sono state trovate tracce “postume” sarebbe lo specialista del carico Gregory Bruce Jarvis. Jarvis era un ingegnere e aveva lavorato alla Raytheon, partecipando alla progettazione dei circuiti per il missile terra-aria americano Sam D, prima di entrare a far parte dell’Us Air Force (divisione spaziale) e lavorare poi nel campo dei satelliti di comunicazione.


Astronomia • 49

: il cielo si o

Realizzato da

Classe I B LSSA Lorenzo Schioppa, Alex Arese, Gabriele Mela, Stefano Pedoni, Riccardo Penna

L’avaria Quando il veicolo lasciò la rampa di lancio, il controllo passò dal Launch Control Center (LCC) del Kennedy Space Center al Mission Control Center (MCC) a Houston in Texas. Durante l'ascesa si verificò la più violenta variazione di vento della storia del volo spaziale. Le raffiche spaccarono il velo di ossido. All'insaputa dell'equipaggio del Challenger e del personale di Houston, il gas infiammato iniziò a fuoriuscire attraverso la falla nella giunzione della guarnizione. Tutto il resto era apparentemente normale e l'equipaggio aspettava il "via" mentre gli SSME acceleravano. Il sistema di controllo, guida e navigazione del Challenger venne alterato dalle forti fluttuazioni provocate dalla forza trasversale del vento. Subito dopo la rottura del veicolo, una telecamera mostrò una nube di fumo e fiamme, grandi frammenti della navicella incendiati che caddero nell'oceano. Ap-

parve così, nell'area della giunzione di poppa, la prima fiamma sul razzo a propellente solido di destra, questa aumentò rapidamente e attraverso la rottura, venne a contatto con il serbatoio esterno. Il sistema di controllo del volo iniziò a reagire, il vettore di spinta del razzo di sinistra si spostò per contrastare la falla nel razzo di destra. La conseguente riduzione della forza di spinta di quest'ultimo e l'ugello del motore principale ruotò, per compensare lo sbilanciamento di spinta prodotta dal razzo. Infine, il razzo di destra si staccò dal punto di ancoraggio che lo fissava al serbatoio esterno, le strutture cedettero, e il Challenger, che viaggiava a Mach 1.92 a un'altezza di 14.000 metri,venne avvolto completamente nel fuoco esplosivo, virò dal suo corretto assetto rispetto al flusso dell'aria e fu ridotto in pezzi dalle forze aerodinamiche.


50 • mini Focus 2017


Biologia • 51

Guardate

con cosa guardate La percezione del colore dell'iride può variare a seconda di vari fattori come la luce e la tonalità cromatica dell'ambiente circostante. I pigmenti che in base alla proporzione in cui sono presenti, determinano la tonalità dell'iride umano sono due: marrone e giallo. L'iride può essere bicolore; in questo caso il colore dominante è quello che risalta di più alla vista della persona.

Occhi scuri

Gli occhi scuri sono quelli più diffusi i tutto il mondo. In molte popolazioni gli occhi scuri sono l’unica colorazione dell’iride osservabile. Il marrone è il colore dominante della specie umana.

Occhi intermedi

Gli occhi intermedi contengono una minore quantità di melanina e sono diffusi soprattutto in Europa, in Nord America, Sud America e in Oceania.

Occhi chiari

Gli occhi chiari rappresentano le colorazioni più rare al mondo, tuttavia sono abbastanza comuni sia in Francia, sia nelle aree più settentrionali di Italia, Spagna e Balcani. Gli individui che presentano questo tipo di pigmentazione dell’iride, sono più esposti ai danni causati dai raggi ultravioletti.

Di cosa sono fatte le lenti a contatto? Le lenti a contatto sono composte da materiali che ben si combinano con le molecole dell'acqua presenti nell'occhio che lasciano passare ossigeno alla cornea. Tra i materiali più usati negli anni, si ricordano il polimetilmetacrilatoo PMMA (per le lenti rigide) e il CAB, o acetato butirrato di cellulosa, flessibile, permeabile all'ossigeno e ben compatibile con i tessuti dell'occhio. Anche il silicone viene usato (consente il passaggio di ossigeno e permette alla superficie della cornea di respirare), oggi nella versione hydrogel, grazie a cui si hanno lenti morbide, che si possono tenere a lungo


52 • mini Focus 2017

Occhi neri

Alcune persone credono che gli occhi neri non esistano davvero e che il colore sia solo un marrone estremamente scuro. Ci sono stati alcuni casi, tuttavia, che indicano degli occhi puramente neri secondo il libro “ Evolution of Eye”. Le persone con gli occhi neri si cimentano nelle situazioni dando il massimo. Eccellono nelle attività sportive. (esempio: Gong Li, attrice giapponese).

Occhi ambrati

Gli occhi ambrati sono spesso chiamati “occhi del lupo”. Sono caratterizzati da una forte tinta giallo-oro e rame rossastro; ciò è dovuto alla deposizione di un pigmento detto Lipocroma che è estremamente raro. Gli occhi ambrati denotano una predisposizione per l’arte, carisma e un fascino particolare.

Occhi rossi

Gli occhi rossi sono dovuti a una mancata pigmentazione, caso frequente nell’albinismo, o a una ridotta presenza di melanina, il che porta a rendere visibile la retina e i vasi sanguigni dell’occhio, conferendogli la caratteristica colorazione rossa.

Occhi azzurri

Oggi la maggior parte delle persone con gli occhi azzurri ha la pelle chiara e abita nel Nord Europa. L'occhio umano è fondamentalmente blu. Ogni cambiamento dipende dalla melanina, sostanza marrone che è responsabile non solo del colore degli occhi, ma anche di quello dei capelli e della pelle. Meno melanina si trova nelle cellule dell'iride, più luminosi saranno gli occhi. Negli occhi azzurri vi sono in realtà molte cellule incolori. Gli occhi azzurri sono simbolo di fascino. Chi li possiede è una persona tendenzialmente gelosa di ciò che ha, ma non del partner. (esempio: Daniel Craig, attore statunitense).

Occhi verdi

Gli occhi verdi sono il prodotto di una scarsa quantità di melanina. Uno studio su una serie di adulti Olandesi e Islandesi, ha dimostrato che gli occhi verdi sono molto più comuni fra le donne che fra gli uomini. Gli occhi verdi simboleggiano la generosità ma anche la permalosità. La donna con gli occhi verdi è molto gelosa, mentre l’uomo che ne è in possesso ama ricevere i complimenti di chi lo circonda, è intelligente, dolce e fortunato in amore. (esempio: Angelina Jolie, attrice statunitense).


Biologia • 53

Occhi viola

Quando non c’è abbastanza pigmento nell’iride per coprire i vasi sanguigni, la luce che si riflette su questi vasi può far sembrare gli occhi viola. Tale colore può anche essere temporaneo. (esempio: Elizabeth Taylor, attrice statunitense).

Occhi grigi

Gli occhi grigi contengono una maggiore quantità di melanina rispetto agli occhi verdi e blu. Un occhio che diventa grigio, può indicare la presenza di una uveite. Le persone con gli occhi grigi sono affidabili, sincere, semplici e grandi lavoratori. (esempio: Charlize Theron, attrice statunitense).

Occhi marroni

Gli occhi marroni contengono una grande quantità di melanina. Negli occhi marrone degli esseri umani, la grande quantità di melanina contenuta all’interno dell’iride ha la funzione di assorbire la luce sia alle lunghezze d’onda corte sia intermedie. Gli occhi marroni denotano intelligenza, simpatia ma anche pigrizia. (esempio: Monica Bellucci, attrice italiana).

Eterocromia

Realizzato da Classe I C LSSA Ilenia Muratore, Federica Daniele, Francesca Ottaviano, Irene Vigna, Cammilla Valle, Marta Panero, Simone Arese, Matteo Sanmorì, Gabriele Ghigo Di cosa sono fatte le lenti a contatto? Classe I B LSSA Arianna Bergese, Anna Maria Bergesio e Laura Margaria

L’eterocromia dell’iride è la condizione oculare che si ha quando una delle due iridi ha un colore diverso dall’altra (eterocro-mia completa), o quando una parte dell’iride ha un colore diverso dalla rimanente (eterocromia parziale). L’eterocromia può essere ereditata biologicamente o acquisita in seguito a una malattia. (esempio: Mila Kunis, modella statunitense).


54 • mini Focus 2017

La superficie dei polmoni umani è pari a quella di un campo da tennis.

Le lacrime e il muco contengono un enzima chiamato Lisozima che rompe le cellule di molti batteri. Questo enzima ci aiuta a tenere sani il naso, la gola e a mantenere gli occhi sempre umidi prevenendo l’attacco di batteri e l’infezione di queste aree.

Le scimmie ed i delfini sono gli unici animali capaci di riconoscersi davanti allo specchio.

L'Armillaria Ostoyaei è essere vivente più grande al mondo ed è un tipo di fungo chiodino dell'Oregon! Le sue ife, ovvero i suoi filamenti, infatti formano una rete sotterranea che costituisce il fungo vero e proprio e si estende per 890 ettari, la bellezza di circa 1.600 campi di calcio!

Lo scarafaggio può vivere nove giorni anche se privato della testa, dopodiché… muore di fame.

Si so ci va sc po tri la

Il manto bianchissim cura agli orsi polari u pertura mimetica tra e i ghiacci. Ma sotto liccia, gli orsi hanno nera, ideale per asso calore dei raggi solar

C’è stato il 30 febbraio, infatti in Svezia per recuperare 10 giorni dopo qualche anno decisero di inserire il 30 febbraio nel 1712.

L c m c v l’


55

iccome gli uccelli toccano olamente uno dei fili elettrii, la corrente elettrica non a da nessuna parte, non corre attraverso il loro coro come se fosse un filo eletico e quindi non prendono a scossa.

mo assiuna cole nevi o la pella pelle orbire il ri.

La Terra ha un secondo satellite, anche se è davvero piccolo: 80140 metri di diametro. Tuttavia, si comporta in modo analogo alla Luna da più di un secolo.

Se pensate che 7 miliardi di persone siano tante, pensate che ognuno di noi è composto da ben 7 ottilioni di atomi. Che cos'è un ottilione? Questo:

Grazie alla sonda Wmap è stato possibile fotografare la luce più antica dell’universo conosciuto, risalente a circa 13 miliardi di anni fa.

La noia è provocata dalla carenza di dopamina, la molecola del benessere, che agisce sul sistema nervoso simpatico, regolando ’umore delle persone.

Lo sapevi che esiste un pesce capace di camminare sui muri? Il suo nome è Cryptoplioro Thamicola, un pesce che ha dimostrato di sapersi arrampicare sui muri in totale assenza di acqua.


56 • mini Focus 2017

Di quanto crescono i capelli ogni mese?

D

ipende dalle etnie: i capelli asiatici sono quelli che crescono a maggior velocità, allungandosi in media di ben 1,3 cm al mese. I capelli europei crescono circa 1,2 cm, quelli africani, ovvero i più lenti, solo, 0,9 cm al mese.

Come si fa a calcolare il numero di scarpe di una persona? A seconda del paese, la misura delle scarpe viene calcolata in modi diversi. L'Italia segue il sistema a punti francesi. Il punto fran-

cese corrisponde a 2/3 di cm (6,66 mm). Ossia, la lunghezza del piede espressa in cm va prima moltiplicata per 2 e poi divisa per 3: il risultato sarà il numero della scarpa. La

scarpa dei bambini partirà dal numero 16, per arrivare alla taglia maxi calzata dagli uomini numero 48. Altro sistema in uso è il punto inglese (pari a 1/3 di pollice, ossia 8,46 mm), usato anche negli Stati Uniti.


57

Perché cani e gatti non vanno d’accordo? Secondo gli esperti, i cani e i gatti hanno problemi di comunicazione, cioè usano la gestualità di coda, zampe, muso per dire in modo diverso la stessa cosa. per esempio il cane scodinzola quando è felice, mentre il gatto scodinzola quando è irritato. In realtà sono tantissimi gli esempi di convivenza pacifica e anche di ami-

cizia tra questi animali, a patto che i due siano stati "educati" sin da piccoli alla presenza dell'altro. Se abituati a stare insieme, cane e gatto possono arrivare anche a giocare; oppure, se proprio non hanno nulla da dirsi, ciascuno vive per i fatti suoi, senza che vi siano scontri, antipatie o gelosie.

Realizzato da Classe I B LSSA Arianna Bergese, Anna Bergesio, Laura Margaria Curiosità

Classe II B LSSA Gaia Bertolino, Michela Ghiglione, Elena Rattalino, Rodina Sayed

Cani e gatti vedono a colori. Un tempo si pensava che cani e gatti non percepissero i colori, e che costretti a guardare il mondo in bianco e nero. Non è vero, ma la loro scala cromatica si limita al verde e al blu.


58 • mini Focus 2017

L’ACIDO SOLFORICO: “SOLO”

PERICOLOSO?

L’esperimento: Abbiamo analizzato la reazione tra acido solforico (H2SO4) e acqua (H2O), considerata da molti una reazione pericolosa poiché queste due sostanze reagiscono provocando danni all’ambiente e al corpo umano. L’acido solforico è considerato un acido FORTE, ovvero che reagisce in un modo violento con tessuti organi e non: ha un forte potere disidratante, un alto punto di ebollizione ed è un buon conduttore elettrico. Dunque è molto utile ricordare che bisognerebbe sempre versare l'acido nell'acqua, e non il contrario. L'aggiunta di acqua all'acido può provocare pericolosi schizzi e la dispersione di aerosol di acido solforico, che inalati in quantità eccessive possono avere conseguenze negative sull'organismo. Per evitare tali incidenti è utile tenere a mente la frase "non dare da bere all'acido". Per verificare l’azione dell’acido solforico abbiamo utilizzato questi materiali:   

Pezzo di carta

Termometro

In primo luogo abbiamo versato l’acido sull’acqua. Dopo aver misurato la temperatura iniziale del sistema (24°C), abbiamo immesso l’acido, e abbiamo osservato che l’acqua iniziava ad evaporare (vi era della condensa sulle pareti del becher) e a reagire con l’acido. Dopo aver toccato il becher, che era molto caldo, abbiamo misurato la temperatura finale del sistema:108°C. La cosa impressionante è che questo valore è stato raggiunto all’incirca in 20 secondi. Dopo aver fatto ciò abbiamo utilizzato i due indicatori del Ph per verificare che l’acido era forte e abbiamo visto che raggiungeva i massimi valori di acidità (Ph=1). Dopodiché abbiamo versato l’acido puro su un pezzo di carta e abbiamo visto che l’ H2SO4 corrode la carta e la fa diventare nera, perché attira a sé le molecole di ossigeno e Acido solforico a concentrazione 97 m/m idrogeno e lascia solo più il carbonio, che è nero. Becher con acqua Quindi bisogna fare molta attenzione nel moCartina al tornasole e a indicatore unvermento in cui si usa questa sostanza. sale


Chimica Biologia • 59

Osservate la magnificenza di questo lago di acido solforico

Realizzato da Classe II A LSSA Marco Giammarino, Samuele Blangetti, Pietro Ellena, Matteo Torta, Francesco Serafini


60 • mini Focus 2017

Come si fa… IL BURRO DELLE NOSTRE NONNE Come si faceva il burro prima dell’avvento delle nuove tecnologie? Per rispondere a questa domanda abbiamo sfruttato le conoscenze di Caterina Ceaglio, una signora che ha dedicato la sua vita all’allevamento di bestiame. Caterina, detta “Rina”, nasce il 12 settembre 1935 a Marmora, in Valle Maira. Sin dalla sua infanzia, Rina si trova a contatto con la campagna e gli animali, che la sua fami-

glia allevava. In giovane età, oltre ad aiutare i genitori a curare i capi di bestiame, svolge piccoli lavori part time nei pressi di Cuneo. Il 17 agosto 1963 Rina si sposa con Bernardo Ellena e si trasferisce a Tolosano, una borgata di Marmora. Per Caterina il matrimonio segna l’inizio della sua vita da margara (dal piemontese marghè, addetto all’allevamento ovino e bovino che pratica la transumanza). Durante l’in-

Realizzato da Classe II A LSSA Pietro Acchiardi, Andrea Baudino, Stefano Cornaglia, Fabio Fresia, Francesca Rinaudo

verno Rina e suo marito vivono a Villafalletto, dove vendono il latte prodotto dalle loro 30 mucche mentre in estate tornano a Tolosano a vendere i formaggi. Nel 1964 nasce Giuseppe, il primo figlio di Caterina e Bernardo, i due si trasferiscono quindi a Mellea e successivamente a Cavallermaggiore. Intanto anche il numero delle vacche sale progressivamente, nonostante le morti causate dalle cattive condizioni igie-


Alimentazione • 61

niche (85 morti in un anno), fino ad arrivare a circa un centinaio. In seguito all’ingrandimento della mandria, e di conseguenza del latte prodotto, la famiglia Ellena inizia ad utilizzare la zangola a manovella per facilitare il lavoro. A Cavallermaggiore nascono altri due figli e quindi nel 1994 la famiglia Ellena si sposta alla Veglia di Cherasco e ancora dopo a Saluzzo. Poco dopo il figlio primogenito, Giuseppe, si sposa e i genitori cedono lui alcune mucche mentre loro si trasferiscono a Genola con Walter (il figlio secondogenito). Intanto anche la figlia ultimogenita si sposa e si traferisce in montagna. Nel settembre del 2009 muore Bernardo e nel 2010 la famiglia Ellena termina la produzione di formaggi a causa di mancanza di manodopera, che era troppo costosa da assumere. Nonostante le mucche oggi non siano piÚ utilizzate per la produzione casearia, alcune mucche vengono munte per la produzione di primosale per consumazione casalinga.


62 • mini Focus 2017

Sai cos’è la stevia? Spesso si sente parlare di questa sostanza chiamata “stevia” e delle sue “magiche” proprietà, ma cos'è veramente? In realtà essa è una

pianta erbaceo-arbustiva perenne, di piccole dimensioni che cresce fra le montagne del Para-

guay e del Brasile. Sembra che i primi ad utilizzare questa pianta siano stati i Guaranì, popolo che vive in alcuni Paesi del Sud America, in particolare in Brasile. La utilizzavano per aromatizzare l’infuso di “Mate”, bevanda tipica di tutta l’America Meridionale, che ha un particolare gusto amarognolo. Agli inizi del secolo scorso suscitò l’interesse del botanico William Botting Hemsley il quale inserisce la stevia nella famiglia delle Asteraceae.


Biologia • 63

Questa pianta dalle molteplici funzioni è però sospettata di canceroginità da parte di alcune autorità sanitarie nazionali ed internazionali, senza che però siano stati mai realizzati studi indipendenti a sostegno di questa tesi. FAO e OMS hanno comunque fissato in 4 mg al giorno per chilogrammo di peso corporeo il limite superiore di utilizzo della stevia, una quantità che è più che sufficiente per permetterci di utilizzarla come dolcificante.

Realizzato da Classe II C LSSA Alice Chiaramello, Beatrice Acojocaritei , Chloè Fornasini


64 • mini Focus 2017

Biscotti con 0 kcal Biscotti alla stevia

Ingredienti

Preparazione


Ringraziamenti Giunti finalmente a termine di questo lungo progetto che oramai ha, con mia grandissima soddisfazione, coinvolto ben sei classi, ci tengo a ringraziare coloro che si sono impegnati a realizzare articoli, fotografie e impaginazione. Un sentito ringraziamento va anche ai miei colleghi docenti che hanno aderito con le proprie classi. In particolare ringrazio i colleghi Beniamino Di Dario, Michela Caranta, Laura Burdese che hanno contribuito alla correzione degli articoli. Un enorme grazie va anche a Stefano Bossolasco e a Filippo Origlia, “fotografi ufficiali” del progetto. Naturalmente ringrazio, ultimi ma non per importanza, la “redazione” della nostra rivista, composta da Federico Abrate, Luca Bedino, Andrea Fasolis e Giacomo Olivero, che ha lavorato per il progetto senza interruzioni. A.S. 2016/2017 Prof.ssa Maria Alberta Cavallo

P.S. Gli studenti ringraziano per ovvie ragioni la professoressa Cavallo che, con la sua energia ed entusiasmo, è la vera mente di questa fantastica iniziativa. Sentitamente, gli studenti




Lo scopo della scuola è quello di trasformare gli specchi in finestre. Sydney J. Harris


Turn static files into dynamic content formats.

Create a flipbook
Issuu converts static files into: digital portfolios, online yearbooks, online catalogs, digital photo albums and more. Sign up and create your flipbook.