Jazzit Magazine 116

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MENSILE DIGITALE DI MUSICA JAZZ ANNO 2024 N°116 GENNAIO

Civitates - Impresa sociale

9 771824

864604

42001

MESHELL

CLAUDIO ANGELERI

NDEGEOCELLO

CLAUDIO GIAMBRUNO MARCELLO DI LEONARDO GIOVANNI TOMMASO BRAVO CAFFÈ THE BLUE NOTE QUINTET NAZIONALE ITALIANA JAZZISTI

THE OMNICHORD REAL BOOK




playing is not a game TRIENNIO e BIENNIO di JAZZ BASSO E CONTRABBASSO

MARCO SINISCALCO • LUCA BULGARELLI

BATTERIA FABRIZIO SFERRA • CLAUDIO MASTRACCI • GIANNI DI RENZO

CANTO CRISTINA ZAVALLONI • ELISABETTA ANTONINI • ALICE RICCIARDI • PIERLUCA BUONFRATE

CHITARRA UMBERTO FIORENTINO • NICO STUFANO • CRISTIANO MASTROIANNI • NICOLA DI TOMMASO • EDDY PALERMO

PIANO RAMBERTO CIAMMARUGHI • ALESSANDRO GWIS • ROBERTO TARENZI • PIERPAOLO PRINCIPATO • STEFANO SABATINI • CLAUDIO COLASAZZA

SAX ROSARIO GIULIANI TROMBA MARIO CAPORILLI • FRANCESCO FRATINI VIOLINO MARCELLO SIRIGNANO

jd


IMPRO E JAZZ ENSEMBLE

ROSARIO GIULIANI • CRISTINA ZAVALLONI • RAMBERTO CIAMMARUGHI • JAVIER GIROTTO • DARIO DEIDDA

ARRANGIAMENTO E COMPOSIZIONE ANTONIO SOLIMENE • LUIGI GIANNATEMPO

• IL DOCENTE DI STRUMENTO È A SCELTA DELLO STUDENTE OGNI ANNO • È POSSIBILE STUDIARE CON PIÙ DI UN DOCENTE DI STRUMENTO • PIANI DI STUDIO PERSONALIZZABILI • 60 MATERIE ELETTIVE A SCELTA DELLO STUDENTE • PRODUZIONE E PUBBLICAZIONE DI PROGETTI DISCOGRAFICI DI CIASCUNO STUDENTE • CONCERTI LIVE AL FIANCO DI JAZZ STAR INTERNAZIONALI

saintlouis.eu




direttore luciano vanni luciano.vanni@jazzit.it curatore editoriale chiara giordano chiara.giordano@jazzit.it progetto grafico davide baroni photo editor chiara giordano chiara.giordano@jazzit.it in redazione sergio pasquandrea editore civitates info@civitates.it direttore responsabile enrico battisti pubblicità arianna guerin adv@jazzit.it abbonamenti arianna guerin abbonamenti@jazzit.it sito web chiara giordano chiara.giordano@jazzit.it hanno scritto in questo numero chiara giordano, massimiliano marangoni, rosario moreno, enrico merlin, sergio pasquandrea , luciano vanni crediti fotografici L’editore ha fatto il possibile per rintracciare gli aventi diritto ai crediti fotografici non specificati e resta a disposizione per qualsiasi chiarimento in merito foto di copertina © Charlie Gross Iscrizione al tribunale di Terni n. 1/2000 del 25 febbraio 2000 redazione vico San Salvatore 13 - 05100 Terni tel 0744.817579 fax 0744.801252 servizio abbonamenti Per abbonarti a jazzit collegati al sito jazzit.it Il costo di 29,00 euro all’anno comprende: - jazzit annuario in edizione cartacea (uscita a dicembre) con allegato il poster dei jazzit awards - jazzit dossier in edizione cartacea (uscita a maggio) - jazzit stream (appuntamenti in streaming con guide all’ascolto (Sommelier della Musica) e incontri con musicisti e addetti ai lavori del mondo del jazz) - archivio digitale di jazzit Per informazioni: abbonamenti@jazzit.it servizio arretrati Per acquistare gli arretrati di jazzit (edizione cartacea dal n. 1 al n. 116) collegati al sito jazzit.it o scrivi a ordini@ jazzit.it. Ciascuna copia arretrata di jazzit costa 10 euro senza cd e 14 euro con cd jazzit è distribuito da CIVITATES SRL – IMPRESA SOCIALE tel 0744.817579 fax 0744.801252


Contents GUIDA AL JAZZ News 14 · Focus News 16 ·

APPROFONDIMENTI Cover story: Meshell Ndegeocello - The Omnichord Real Book 20 · I luoghi del jazz - Bravo Caffè 26 ·

ASCOLTI E LETTURE Claudio Angeleri 30 · Marcello Di Leonardo 32 · Claudio Giambruno 34 · Rising Star (Italia) 38 · Masters (Estero) 40 · Records - Editor’s Picks 44 · Libri 50 · Ristampe - Editor’s Picks 52 ·

CODA Three Wishes: Giovanni Tommaso - Passato e futuro 56 ·


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editoriale Scrivere questo breve testo, vi assicuro, mi provoca non pochi ricordi ed emozioni. Innanzitutto perché inaugura il venticinquesimo anniversario della nascita di Jazzit, che fondai nel 1999, all’età di ventisette anni, e poi perché si parla di futuro e per certi versi di “rinascita”. Partiamo dai ricordi e da quel periodo di utopie che alla fine degli anni Novanta portò il jazz nella mia vita. Accadde a Terni, città in cui all’epoca abitavo, grazie all’entusiasmo di un gruppo di amici jazzofili, e a Firenze, dove frequentavo l’università e iniziai a costruire la mia collezione di vinili in quel negozio-paradiso che era Contempo Records. Arrivarono i primi concerti, le prime fotografie e i primi autografi, e la passione fu così travolgente da spingermi a far nascere il Gezzitaliano, una rivistina artigianale che pubblicai tra il 1996 e il 1998, spinto dal desiderio di rendere omaggio alla comunità dei musicisti jazz italiani e dalla folgorazione di diventare editore, tanto da scriverlo così ingenuamente sulla carta d’identità all’età di ventitré anni. Da lì a voler pubblicare una rivista più matura, per l’appunto Jazzit, il passo fu breve.

utopia

Ma ora è tempo di cronaca. Non potevamo celebrare il venticinquesimo anno di vita di Jazzit, che cade proprio in questo 2024, con l’annuncio della chiusura delle nostre edizioni. Anche se ci siamo andati vicino, dopo tre anni di ritardi e dodici mesi di assenza di attività editoriale: e non potrò mai ringraziare abbastanza gli abbonati e i sostenitori che con pazienza e immenso affetto ci hanno atteso e fatto coraggio. Ebbene, il nuovo corso di Jazzit segna il mio ritorno alla direzione dopo tre anni di abbandono. E lo faccio a titolo di volontariato, per una rivista che da quest’anno sarà pubblicata da un’impresa sociale senza scopo di lucro, Civitates, conformemente al mio incarico lavorativo presso Cassa Depositi e Prestiti. Assieme a mia moglie Chiara e ad Arianna, l’amica storica tuttofare di Jazzit, abbiamo iniziato a immaginare il futuro, che abbiamo condiviso con il nostro straordinario gruppo di collaboratori, il quale ha risposto positivamente all’invito. Da qui l’idea di un “mensile digitale”, da pubblicare gratuitamente online su jazzit.it e diffuso sui nostri canali social: un mensile snello, curioso e agile, ricco di notizie, interviste, recensioni e rubriche. La tradizione cartacea sarà mantenuta al contempo dall’Annuario del Jazz, che verrà pubblicato ogni anno a dicembre e avrà l’obiettivo di raccontare un anno di jazz, catalogando le più significative notizie, attraverso analisi e interviste ai protagonisti, dall’Italia e dall’estero; un volume utile anche come indirizzario professionale e contenente il poster “Jazzit Awards”, per segnalare le migliori produzioni editoriali e discografiche dell’anno. E poi, parallelamente, offriremo un servizio di appuntamenti in streaming su Zoom, i “Jazzit Stream”, per mettere in connessione musicisti, addetti ai lavori e abbonati, e inaugureremo una collana di monografie, i Jazzit Dossier, dedicata ai grandi protagonisti della storia del jazz, con un formato tascabile e una foliazione di sessantaquattro pagine. Non resta che darvi il nostro più cordiale benvenuto e augurarvi una buona lettura. E in futuro saremo felici di ricevere consigli e di accogliere un possibile desiderio collaborativo, per migliorare sempre le nostre attività, produzioni e servizi.

Luciano Vanni




JAZZIT

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AUGURI A GIANLUIGI TROVESI Il 10 gennaio il sassofonista, clarinettista e compositore Gianluigi Trovesi compie ottant’anni: auguri di buon compleanno dalla redazione di Jazzit.

IL MOULT FESTIVAL: LA SPERIMENTAZIONE DI YOUNG JAZZ Il 6 gennaio, a Foligno, va in scena il Moult Festival, data zero e novità assoluta della proposta sonora organizzata dall’Associazione Culturale Young Jazz. In programma quattro live set ai margini di un linguaggio musicale in trasformazione.

CHRIS POTTER PUBBLICA UN NUOVO DISCO L’8 marzo uscirà l’ultimo disco del sassofonista dal titolo “Eagle’s Point” (Edition Records). Al suo fianco Brad Mehldau, John Patitucci e Brian Blade.

IL NUOVO TOUR DI STEFANO BOLLANI “DANISH TOUR” La Just in Time di Mauro Diazzi e Ponderosa Music & Art annunciano il nuovo tour primaverile di Stefano Bollani. Le date promosse a marzo sono: Genova (16), Varese (18), Pisa (20), Spoleto (21), Milano (25), Bologna (27) e Courmayeur (29).

© DAVE STAPLETON

A SIMULARTE IL “PREMIO IMPRESA AMBIENTE CULTURA” Il 23 novembre 2023, presso il Teatro Verdi di Pordenone, Simularte soc. Coop. – fondata da Federico Mansutti, Ermanno Basso e Stefano Amerio – ha ricevuto il diploma di benemerenza, con medaglia d’oro, “Premio Impresa Ambiente Cultura” dalla Camera di Commercio di Pordenone-Udine, come riconoscimento per la produzione di progetti culturali innovativi e multidisciplinari.

JAZZIT STREAM Al via lunedì 15 gennaio gli incontri in diretta Zoom (ore 21:30-22:30) riservati ai nostri abbonati. Appuntamento con musicisti e protagonisti del mondo del jazz.

AL VIA I BLIND TICKETS DI TIME IN JAZZ 2024 Il festival Time in Jazz di Berchidda (SS), diretto da Paolo Fresu, ha comunicato l’avvio della campagna abbonamenti “Blind Tickets” al prezzo ridotto di 120€, in vendita sulla piattaforma online Vivaticket.

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AL VIA L’ARTUSI JAZZ INVERNO L’associazione Culturale Dai de Jazz APS annuncia l’edizione invernale dell’Artusi Jazz Festival, che sarà organizzato a Forlimpopoli (FC) tra il 1 e il 6 gennaio, e contemporaneamente l’avvio della campagna di tesseramento per il 2024. In programma: Giovanni Guidi (1), Sergio Cammariere (2), Freeman Faraò 4tet (4), Kathya West – Alberto Di Pace – Danilo Gallo “The Last Coat Of Pink” (4), Francesco Bearzatti P.A.Z. Post Atomic Zep “Plays Led Zeppelin” (5), Patrizio Fariselli “Solo” (6). LE ULTIME GIORNATE DEL DIVINO JAZZ FESTIVAL Tra il 4 e il 6 gennaio, con la direzione artistica di Gigi Di Luca - e nelle città di Ercolano, Boscotrecase e Torre Annunziata – vanno in scena le ultime date del “DiVino Jazz Festival”. In programma: Richard Galliano (4), MagicaBoola Brass Band (5), Stefano Di Battista (5), MagicaBoola Brass Band (6) e James Senese (6). BILLY COBHAM’ SPECTRUM 50 PROJECT AL BLUE NOTE DI MILANO Il batterista Billy Cobham ha annunciato tre date italiane per la celebrazione della pubblicazione di “Spectrum”, avvenuta nel 1973. Dal 22 al 24 febbraio, sul palco del Blue Note Jazz Club di Milano, il batterista di origini panamensi si esibirà a fianco di Gary Husband (tastiere), Rocco Zifarelli (chitarra) e Michael Mondesir (basso).


JAZZ:RE:FOUND FESTIVAL 2024 L’Associazione Casanoego ha annunciato le date della sedicesima edizione di Jazz:Re:Found. Il festival, sotto la direzione artistica di Denis Longhi, sarà promosso nel Comune di Cella Monte (AL), tra le colline del Monferrato, Patrimonio Unesco, dal 28 agosto al 1 settembre. UMBRIA JAZZ 2024: I PRIMI ARTISTI ANNUNCIATI L’edizione 2024 di Umbria Jazz è stata annunciata con i primi nomi in programma a Perugia all’Arena Santa Giuliana: Raye, in esclusiva italiana, il 14 luglio, i Toto il 17 luglio e Nile Rodgers & Chic e Veronica Swift il 20 luglio.

TOUR PRIMAVERILE DI BRAD MEHLDAU

Sono tre le date già annunciate del tour italiano: Roma, Auditorium Parco della Musica (16 marzo e 6 maggio) e Verona, Teatro Ristori (17 marzo).

AL VIA I CONCERTI AL CONSERVATORIO Inaugurazione presso il Conservatorio Tartini di Trieste il 16 gennaio col progetto “Viceversa” del contrabbassista Giovanni Maier. Concerti fino al 26 marzo.

© LUCA D’AGOSTINO

PRESENTATA L’EDIZIONE DEL BERGAMO JAZZ FESTIVAL 2024 L’edizione 2024 del Bergamo Jazz Festival, diretto dal sassofonista Joe Lovano e dal titolo “In The Moment Of Now”, si terrà dal 21 al 24 marzo presso il Teatro Donizetti, il Teatro Sociale e in numerosi altri luoghi della città lombarda. In programma: Danilo Pérez – John Patitucci – Adam Cruz feat. Fabrizio Bosso (21), John Scofield “Yankee Go Home”

CONCORSO CHICCO BETINARDI Il Concorso Chicco Bettinardi, nella sezione dedicata alla memoria del contrabbassista Enzo Frassi, premia il contrabbassista ventiquattrenne Francesco Bordignon.

ANNUNCIATO IL PROGRAMMA DEL GIOTTO JAZZ FESTIVAL 2024 Organizzato da Jazz Club of Vicchio e Music Pool, il Giotto Jazz Festival ha annunciato la sua programmazione, che sarà promossa presso il Teatro Giotto di Vicchio (FI) tra il 21 e il 24 marzo 2024. Nello specifico: Paolo Fresu & Rita Marcotulli (21), Servillo – Girotto – Mangalavite “L’anno che verrà. Canzoni di Lucio Dalla” (22), Kinga Głyk (23), Ana Popović (24). IL PROGRAMMA DEL PRIMO QUADRIMESTRE DEL MONK JAZZ CLUB Il Monk Jazz Club di Catania, con la direzione artistica di Dino Rubino, ha annunciato la sua nuova stagione concertistica tra gennaio e aprile. Nello specifico: Danilo Rea Trio (12-13 gennaio), Cisi-Strino-Rubino Trio (20-21 gennaio), Fabio Zeppetella 4tet (2-3 febbraio), Marco Sinopoli 4tet (22-23 febbraio), Maltana – Peghin Duo (8-9 marzo), Oliver von Essen 4tet (22-23 marzo), TonoloTavolazzi 4tet (12-13 aprile), Raquel Kurpershoek (19-20 aprile) e Mazzarino-Pugliese-Di Leonardo Trio (26-27 aprile). ATELIER MUSICALE La seconda parte della XXIX stagione dell’Atelier Musicale, la rassegna in bilico tra jazz e classica contemporanea organizzata dall’associazione culturale Secondo Maggio, riparte sabato 20 gennaio, alla Camera del Lavoro di Milano, con il trio del sassofonista Rosario Giuliani: “Parker, Coleman e Coltrane, vent’anni di sassofono jazz”.

L’ULTIMA DATA DELLA RASSEGNA “SWING CORNER” Il 5 gennaio, a Sanremo (IM), va in scena l’ultimo concerto di “Swing Corner Of Christmas”, la rassegna di musica sincopata promossa dal Centro Studi Musicali “Stan Kenton”, con la direzione artistica di Freddy Colt. In programma le atmosfere manouche dei Gipsy Friends.

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JAZZIT

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TOUR

THE BLUE NOTE QUINTET DI LUCIANO VANNI

riuscita a mantenere saldo il suo prestigio, grazie a una selezione lungimirante di artisti che hanno saputo interpretare la contemporaneità, da Michel Petrucciani a Joe Lovano, passando per John Scofield, Jason Moran, Norah Jones, Kurt Elling e Gregory Porter, fino ai più giovani Lionel Loueke, Robert Glasper e Ambrose Akinmusire. Il quintetto celebrativo nasce per iniziativa del pianista Gerald Clayton ed è completato dal sassofonista Immanuel Wilkins, dal vibrafonista Joel Ross, dal bassista Matt Brewer e dal batterista Kendrick Scott. Il tour di trentacinque date porterà la band in tutti gli Stati Uniti, con concerti che toccheranno Detroit (19 gennaio), Seattle (1 febbraio), Los Angeles (4 febbraio), Chicago (16 febbraio) e New York (23 febbraio), Pittsburgh (24 febbraio), Las Vegas (2 e 3 marzo), Denver (7 marzo).

© MATHIEU BITTON

Il 18 gennaio, sul palco del St. Cecilia Music Center di Grand Rapids (Michigan), sarà la prima data del tour del Blue Note Quintet, un collettivo stellare nato per celebrare l’85° anniversario della Blue Note Records. Era il 1939 quando Alfred Lion e Francis Wolff inaugurarono le attività di una casa discografica, la Blue Note Records per l’appunto, destinata a cambiare per sempre la storia del jazz e a entrare nel cuore di tutti gli appassionati. Tutto ebbe inizio dalla registrazione di due pianisti, Albert Ammons e Meade Lux Lewis, e da allora la Blue Note conquistò la sua fama attraverso una sequenza di album iconici, tra i tanti, di Miles Davis, Thelonious Monk, John Coltrane, Bud Powell, Horace Silver, Sonny Rollins, Dexter Gordon, Art Blakey e Joe Henderson. Ma la Blue Note non è solo tradizione, perché nel corso degli anni è

DON WAS Presidente della Blue Note Records dal 2011

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DECENNALE

NAZIONALE ITALIANI JAZZISTI DI LUCIANO VANNI

più iconiche nella storia del jazz. Ancora oggi, il presidente della onlus jazz, il sassofonista Costantino Ladisa, calendarizza gli allenamenti settimanali dei musicisti con rigore e quel pizzico di umorismo per coinvolgere un vasto gruppo di professionisti, che sacrificano parte del proprio tempo per continuare a fare del bene. E così questo decennale, più che una celebrazione, assomiglia all’ennesimo ritrovo di amici e colleghi, che molto spesso hanno visto nascere tra le loro fila anche significativi sodalizi artistici, oltreché legami di amicizia profonda. Per Jazzit, già sponsor della Nazionale Italiana Jazzisti, è una straordinaria occasione per fare i più sentiti auguri e ringraziamenti a una realtà così preziosa per il nostro settore, i cui presidenti onorari sono Enrico Intra, Franco D’Andrea ed Enrico Pieranunzi.

© MASTERGRAPHICS PHOTOGRAPHY

Il 16 e 17 dicembre 2023, a Roma, la Nazionale Italiana Jazzisti ha celebrato i suoi dieci anni di attività con un triangolare con la Nazionale Giornalisti RAI e la Polsoccer – Polizia di Stato e un concerto al Teatro Tor Bella Monaca, in collaborazione con la Lake Jazz Orchestra diretta da Luca Rizzo. Dieci anni di iniziative con l’unico obiettivo del “donare”, mettendo insieme il calcio e la musica per una lunga storia di solidarietà, che ha permesso di raccogliere e devolvere oltre centotrentamila euro a sostegno di varie attività benefiche. Nel corso degli anni sono centinaia i musicisti – ma anche professionisti del settore, come discografici, promoter, manager e giornalisti - che hanno vestito la casacca della Nazionale del jazz, tra generazioni e stili diversi, con i colori nero e arancione della Impulse!, tra le etichette discografiche

NAZIONALE ITALIANA JAZZISTI Insieme al trombettista Paolo Fresu presso L’Aquila in occasione della manifestazione “Il jazz italiano per le terre del sisma”

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Espontanea

MENTE

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2023


© CHARLIE GROSS


MESHELL NDEGEOCELLO THE OMNICHORD REAL BOOK USCITO A GIUGNO 2023, MA AMPLIATO IN AUTUNNO CON LA BONUS TRACK “THE ATLANTIQUES”, L’ALBUM HA FATTO IMMEDIATAMENTE PARLARE DI SÉ. MERITO DELLA SUA SCRITTURA SGHEMBA E FONDATA SU GROOVE E PATTERN, DEL MINIATURISMO COMPOSITIVO, DELLA VASTITÀ DELLO SPETTRO TIMBRICO E DI UN CAST STELLARE DI OSPITI, TRA CUI IL VIBRAFONISTA JOEL ROSS, IL TROMBETTISTA AMBROSE AKINMUSIRE, IL BATTERISTA MARK GUILIANA E I PIANISTI JASON MORAN E CORY HENRY. E NATURALMENTE MERITO DELLA SUA AUTRICE, MESHELL NDEGEOCELLO, UNA FIGURA DI CULTO DELLA SCENA MUSICALE CONTEMPORANEA, CHE CELEBRA IL SUO ESORDIO PER LA BLUE NOTE RECORDS CON QUESTA SUA NUOVA OPERA POTENTE E AL TEMPO STESSO ELEGANTE E FORTEMENTE SPIRITUALE DI LUCIANO VANNI

M

eshell Ndegeocello, all’anagrafe Michelle Lynn Johnson, è ancora poco nota ai più, soprattutto nel circuito del jazz. E pensare che la sua storia discografica risale al 1993, con lo stordente album “Plantation Lullabies” che riceve tre nomination ai Grammy e che la vede a fianco, tra i tanti, di Joshua Redman e Geri Allen. Ndegeocello è così trasversale da essere poco classificabile. Tra le sue stelle polari mette sullo stesso piano Miles Davis e Prince, e il suo esordio è firmato dalla Maverick Records, la factory discografica – fondata da Madonna – che si è distinta per le sue ampie vedute e che avrebbe prodotto anche Deftones, Muse e The Prodigy. Insomma, un inizio in gran spolvero e un esordio che l’ha resa simbolo del cosiddetto “neo soul”. Ma giusto per spiazzare e confondere le idee, il suo terzo album da leader, intitolato “Peace Beyond Passion“ (1996), ottiene una nomination come “Miglior album R&B”. E poi c’è il jazz: nonostante se ne sia sempre dichiarata “lontana”, è evidente che ne subisca fortemente il fascino. Perché nel suo DNA c’è l’esplorazione di nuovi territori sonori, così come è già accaduto a Nina Simone, con la quale sente una certa complicità artistica, tanto da dedicarle un album omaggio nel 2012. Meshell Ndegeocello ama sfidare le convenzioni. Di certo, non nasconde il suo essere pan-africana, nonostante sia nata a Berlino, come dichiara il suo nome d’arte, che nella lingua swahili significa “libera come un uccello”.

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COVER STORY

MESHELL NDEGEOCELLO

Le linee narrative di “The Omnichord Real Book” sono da ascoltare così come si legge Il maestro e Margherita di Michail Bulgakov, con il fascino di attraversare più linee tematiche contemporaneamente. Anche l’album di Meshell Ndegeocello, come il romanzo di Bulgakov, è una grande festa cui partecipano tanti protagonisti

UNA NUOVA IDEA DI SPIRITUAL «I fear I’ve lost my way», dichiara nella seconda traccia del disco, An Invitation. Perché ciò che si racconta all’interno di “The Omnichord Real Book” è un’esperienza trascendentale, che ha posto l’autrice in una condizione umana di grande fragilità e debolezza. Le diciotto brevi tracce dell’album, spesso degli accenni melodici o sequenze ritmiche, nascono in casa durante la pandemia da Covid-19. Ed è l’esperienza del lockdown a portare l’artista a ritrovare e a giocare con un vecchio omnichord, strumento elettronico giapponese commercializzato negli anni Ottanta, a cui è dedicato il titolo stesso dell’opera. Uno strumento digitale affascinante, che permetteva di muovere un’orchestra tascabile, pigiando con il dito sul pulsante dell’accordo desiderato. Si respira così l’aria di un concept album e di una certa unitarietà semantica, che unisce le diciotto tracce di un’opera che indaga sulla ricerca spirituale dell’autrice, a cui siamo invitati a partecipare. Un’opera spiritual, che tende a riaggiornare anche l’idea stessa di spiritual. Tra lirismo e claustrofobia, minimalismo e composizioni che maturano attorno a groove e schegge di melodie, “The Omnichord Real Book” è uno zibaldone di pensieri intimi che Meshell Ndegeocello elabora metaforicamente attraverso la musica. Non è facile entrare subito in confidenza con questo album. Non attrae e non cerca approvazione. Non concede niente all’ascoltatore, nonostante una sonorità così pulita e perfetta, che ci rimanda alle produzioni pop contemporanee più sofisticate. La melodia e la costruzione formale dei brani sono secondarie alla sequenza e al flusso sonoro prodotto, come fossimo spettatori di una jam session di riflessioni. L’IMPREVEDIBILITÀ Le linee narrative di “The Omnichord Real Book” sono da ascoltare così come si legge Il maestro e Margherita di Michail Bulgakov, con il fascino di attraversare più linee tematiche contemporaneamente. Anche l’album di Meshell Ndegeocello, come il romanzo di Bulgakov, è una grande festa cui partecipano tanti protagonisti. La lunga sequenza di ospiti proviene da contesti espressivi diversi, come il trombettista Ambrose Akinmusire e la cantautrice Joan as Police Woman (che ha già collaborato con Antony and the Johnsons), il pianista Jason Moran e l’arpista Brandee Younger, il batterista Mark Guiliana e l’organista e produttore Cory Henry. A unirli ci sono l’imprevedibilità, l’assenza di confini e il non sentirsi rappresentati da un unico stile. Anche la sequenza dei brani non è prevedibile e ciascuna composizione – come capita con i capitoli de Il maestro e Margherita – ha una sua vita indipendente. Perché il senso narrativo, veloce e rapido come i pensieri, è convulso, lirico, ipnotico, delirante, suadente e inquietante. L’imprevedibilità dell’impianto espressivo dei brani può scandalizzare e deludere l’ascoltatore che ha bisogno di un’area di conforto e di sicurezza. L’improvvisazione, cara al jazz, sta anche in questo: nella sconfinata letteratura espressiva dell’opera, anche se si materializza nelle sequenze di brani come Perceptions, con un folgorante inserto di Jason Moran, nei fragilissimi echi di Call The Tune, o in Clear Water, una sorta di jam session/flusso di coscienza, che sarebbe molto piaciuta al Miles Davis anni Settanta. Per il resto c’è tanto soul, r’n’b, elettronica e soprattutto groove. Diventa paradigmatica Virgo, una vasta suite onirica e spiazzante, lisergica, vorticosa e potente, che rappresenta appieno la fragilità, la malinconia, l’estasi, l’incertezza, la paura, il dolore e il senso di smarrimento e di perdita di cui si alimenta il disco.

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© CHARLIE GROSS

MESHELL NDEGEOCELLO

THE OMNICHORD REAL BOOK BLUE NOTE, 2023 Meshell Ndegeocello (electronics, voc); Ambrose Akinmusire (tr); Hanna Benn (voc); Mark Guiliana (batt); The HawtPlates (voc); Cory Henry (tast); Joan as Police Woman (ch, voc); Josh Johnson (sax, key); Thandiswa Mazwai (voc); Jason Moran (pf, key); Deantoni Parks (batt); Jeff Parker (ch); Julius Rodriguez (batt); Joel Ross (vib); Brandee Younger (harp)

Sono frammenti minimalisti sonori – spesso inafferrabili, ipnotici e caotici – a caratterizzare un album infinitamente ricco di stimoli e libero da classificazioni di stile, in un complesso equilibrio di soul, funk, R&B, hip-hop, poetry, afro, reggae, jazz, rock e folk. La vastità delle opzioni e sollecitazioni a cui ci sottopone Meshell Ndegeocello può generare un senso di smarrimento. Ecco che per comprendere il significato più intimo e profondo di questo lavoro, si potrebbe partire – dopo la necessaria Georgia Ave – da Virgo e Virgo 3, una sorta di suite spezzata in due, per un totale di quindici minuti sull’opera complessiva: bassi, groove, ambienti spaziali, arpa e impeto lirico dal coté progressive, ma anche drum machine, lirismo e beat. Un tutto insieme che scorre come un fiume in piena. Tra ripetizioni di groove e riff, lirismo progressive e assolo, procede un’attenta

L’ESTENSIONE DI UN UNIVERSO INFINITO Che “The Omnichord Real Book” appaia come un album infinito, e quindi non compiuto, lo si comprende dal fatto che quattro mesi dopo l’uscita è stata pubblicata una bonus track audio e video dal titolo The Atlantiques. Un piccolo capolavoro di fattura, che sintetizza l’anima profondamente afro, soul e rhythm and blues del disco. E allora, ascoltando e osservando il video live studio che accompagna il singolo, si percepisce la mano invisibile del coautore dell’opera, il produttore Josh Johnson, già direttore musicale del cantante soul Leon Bridges e collaboratore di star del pop come Harry Styles, Red Hot Chili Peppers, Moonchild, Broken Bells, Miley Cyrus e Louis Cole. Un universo infinito di stimoli, linguaggi e personalità, che appaiono come guide spirituali dell’album

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gestione degli ospiti, con la Ndegeocello che appare sempre in punta di piedi: una padrona di casa che ci dà l’impressione di essere una presenza eterea; una conduttrice e direttrice saggia e sciamanica. (LV) Georgia Ave / An Invitation / Call The Tune / Good Good / Omnipuss / Clear Water / ASR / Gatsby / Towers / Perceptions / THA KING / Virgo / Burn Progression / oneelevensixteen / Vuma / The 5th Dimension / Hole in the Bucket / Virgo 3

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As canções de Giovanni Guaccero e Luís Elói Stein

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Giovanni GUACCERO Bruni MARCOZZO Barbara PIPERNO Ma Marco RUVIARO

TATIANA VALLE & GIOVANNI GUACCERO

Grabowsky/Guerrini/Schäuble

TORRIO!

TORRIO! Paul Grabowsky Mirko Guerrini Niko Schäuble

Paul GRABOWSKY Mirko GUERRINI Niko SCHÄUBLE

MANUEL MAGRINI TRIO

DREAMS

ManuelMAGRINI Francesco PONTICELLI Bernardo GUERRA

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A

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S Modalità TRIO

Federico Nathan

AllOne

Manuel Magrini TRIO

Federico Nathan

AllOne

MODALITÁ TRIO

MEN

Massimo MORICONI Ellade BANDINI Nico GORI

M ASSIMO M ORICONI E LLADE B ANDINI N ICO G ORI

Pietro Paris Quartet

UNDERNEATH

Marta GIULIONI U N D E R N E AT H

Marta Giulioni

Up on a tightrope

Pietro PARIS Manuel MAGRINI Lorenzo BRILLI Claudio PETRECCA Lorenzo BISOGNO

Nico TANGHERLINI

Manuel MAGRINI

UNEXPECTED

Cristina Zavalloni

SPECIAL MOON

UP ON A TIGHT ROPE

P I E T R O PA R I S Q UA RT E T

Cristina Zavalloni

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Gabriele PESARESI

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Cristiano ARCELLI

ALMOST ROMANTIC

Cristiano ARCELLI

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I LUOGHI DEL JAZZ • BRAVO CAFFÈ

BRAVO CAFFÈ BOLOGNA

INTERVISTA A MAX CATTOLI DI ROSARIO MORENO (PRESIDENTE ASSOCIAZIONE ITALIA JAZZ CLUB )

Se si ama la musica dal vivo, non ci si può far mancare la frequentazione di un jazz club. Luoghi affascinanti dove riecheggiano note mai uguali a loro stesse; luoghi simbolo di espressione artistica, di libertà e punto di riferimento non solo per gli appassionati, ma anche per i musicisti, dove è facile incontrare star del jazz e dell’arte in generale. Quando le luci si spengono e la musica prende il sopravvento, l’atmosfera diventa intima, quasi familiare, l’attenzione di tutti è focalizzata sui musicisti che suonano sul palco; da qui in poi inizia il viaggio, si apprezza l’essenza della musica, ci si dimentica del tempo, la fatica e lo stress restano fuori dal locale. Questa rubrica nasce per raccontare la vitalità, la bellezza, la funzione strategica, ma anche la fragilità dell’ecosistema artistico e sociale rappresentato dai jazz club.

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Caro Max, ci racconti quando e come è iniziata la tua avventura al Bravo Caffè e quale è stata la sua evoluzione nel tempo? Tutto ha avuto inizio nel 2003. Ci piaceva l’idea di un locale polifunzionale, la cui offerta spaziasse dal cibo alla musica. Il Bravo, che già esisteva, era quello che faceva per noi. Bisognava solo svilupparne l’identità. Come prendono forma le tue scelte artistiche? Inizialmente la pancia non parlava con il cervello. Poi le due parti hanno iniziato a comunicare. Ora cerchiamo di fare una programmazione mescolando nomi locali e internazionali, tentando di prevedere l’esito degli appuntamenti economicamente più rischiosi. Quali tra i musicisti famosi ospitati ricordi in particolare? Enzo Jannacci con il figlio Paolo. Un’emozione unica! Il padre doveva fare una piccola ospitata: alla fine un’ora di concerto e tante chiacchiere. E poi Ron Carter. Il giorno dopo il suo concerto avremmo ospitato Christian Scott, che era tra il pubblico a vedere il “grande saggio”. In una foto si abbracciano nel locale vuoto dopo le prove: il nuovo e il vecchio jazz a confronto. E poi il regista Abel Ferrara in concerto: avevo lì vicino, a pochi passi, l’autore de Il cattivo tenente e King of New York. Da non crederci! Quali sono le difficoltà che devi affrontare per portare avanti un’attività che riunisce dinamiche culturali, sociali e commerciali? L’unione di questi aspetti è il sale che condisce un lavoro decisamente complesso, ma appassionante, e mai veramente routinario. La scommessa è riuscire a governare la quotidiana discontinuità, data da appuntamenti sempre diversi, facendo pace con i necessari compromessi. Ci descrivi l’atmosfera che si crea ogni sera al Bravo? Il Bravo vuole tenere viva la tradizione della vecchia osteria con musica live della Bologna che è stata. Aggiungendo al menù una varietà sonora mai ascoltata prima in città e cercando di far cogliere la volontà di essere inclusivi e trasversali attraverso la musica; e comodi come un divano. Un’ultima domanda per chiudere questo nostro incontro: alla luce della tua lunga esperienza, tra l’altro maturata in una città come Bologna, che negli anni è stata ricca di fermento musicale, come consideri lo stato di salute della musica live nei club? Cattivo! Troppi problemi economici. I club sono sostenuti da tanta passione che, senza una vera politica di sostegno, può trasformarsi in frustrazione. Bene per la nascita di reti come Italia Jazz Club ma, ed è un discorso vecchio come il mondo, gli attori istituzionali dovrebbero attivare una vera redistribuzione dei fondi: meno bandi e più aiuti strutturali

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INTRODUCING PASQUALE CALÒ PIETRO CIANCAGLINI VITANTONIO GASPARRO WHERE I COME FROM CONSECUTIO

CARMELO VENUTO ORIZZONTE


FABIO DE ANGELIS

THIRD WAVE


© DARIO GUERINI

CLAUDIO ANGELERI CONCERTO

L’ALBUM “CONCERTO” DOCUMENTA IL CONCERTO REGISTRATO A MAGGIO DEL 2023 PRESSO L’AUDITORIUM MODERNISSIMO DI NEMBRO (IN PROVINCIA DI BERGAMO) – CITTÀ NATALE DI GIANLUIGI TROVESI, CHE PARTECIPA AL DISCO – PER RENDERE OMAGGIO AI GRANDI PROTAGONISTI DELLA SCIENZA, DELLA CULTURA E DELLE ARTI DELLE CITTÀ DI BERGAMO E BRESCIA, COME CELEBRAZIONE DELLA NOMINA DELLE DUE CITTÀ LOMBARDE A “CAPITALE ITALIANA DELLA CULTURA 2023”. NE PARLIAMO CON L’IDEATORE, NONCHÉ PIANISTA E COMPOSITORE, CLAUDIO ANGELERI DI LUCIANO VANNI


«La storia di Beltrami è meno nota, ma ancora più incredibile. È lui ad aver scoperto le sorgenti del Mississippi nei primi decenni dell’Ottocento. Ho immaginato il suo viaggio di quattromila chilometri da New Orleans fino al confine con il Canada, nel corso del quale ha incontrato sia i nativi americani sia le diverse culture che hanno generato il jazz»

Partiamo dalla densità sonora e dalla varietà espressiva dell’ensemble. Ci introduci brevemente alla genesi di questo organico? A proposito, che gioia ritrovare il maestro Gianluigi Trovesi! Sono musicisti con cui collaboro da tempo e che conosco molto bene. Hanno tutti caratteristiche diverse tra loro e proprio queste qualità mi consentono di esplorare territori sonori e creativi comuni, ma anche contrastanti e opposti. Al tempo stesso tutti noi sappiamo quando è il momento di essere protagonisti e quando occorre fare un passo indietro. CLAUDIO ANGELERI

Da dove sei partito per realizzare questa galleria sonora? Può sembrare strano, ma è come se la composizione possedesse già una propria autonomia indipendente da me. Io ho dovuto “solo” tradurla su carta. Per questo progetto, insieme a Gianni Bergamelli – un grande pittore, nonché sensibile musicista – ho scelto alcuni personaggi, sulla base delle suggestioni che ci suscitavano, con vite straordinarie e ricche di stimoli: Caravaggio, Benedetti Michelangeli, Torquato Tasso o le donne della Resistenza.

CONCERTO FEAT. GIANLUIGI TROVESI DODICILUNE, 2023 Claudio Angeleri (pf); Gianluigi Trovesi (cl); Giulio Visibelli (sop, fl); Gabriele Comeglio (alto, fl); Paola Milzani (voc e dir del coro The Golden Guys); Marco Esposito (b el); Matteo Milesi (batt); Nicholas Lecchi (ten)

Ciò che ascoltiamo è solo una parte del concerto-spettacolo ideato da Claudio Angeleri che prevedeva in scena non solo la presenza dei musicisti, ma anche gli interventi del musicologo Maurizio Franco e le immagini del pittore Gianni Bergamelli, proiettate da Adriano Merigo. Il programma musicale, pensato per celebrare l’eredità culturale e il patrimonio artistico delle città di Bergamo e Brescia, diventa una galleria di biografie sonore: una serie di composizioni che evocano il ricordo e la testimonianza di grandi personaggi a cui si assegna una personalità timbrica, stilistica ed espressiva specifica. Ed ecco un bouquet di melodie e linguaggi che oscillano tra jazz, improvvisazione, riferimenti classici, elementi contemporanei e altri più tradizionali, che testimoniano l’unità esecutiva di un organico che mette insieme ensemble jazz e coro gospel. Nota speciale merita l’esecuzione di Lacrimosa per bellezza, forza e portata emozionale. E pensare che nella versione live il Lacrimosa accompagna l’immagine tristemente famosa dei camion militari a Bergamo durante la pandemia, dimostrando che la musica non ha tempo: e che la Messa da Requiem di Donizetti fosse la più indicata per evocare quei momenti che i bergamaschi hanno vissuto con dolore e partecipazione. (LV)

Ci sono anche figure meno conosciute, come quella di Costantino Beltrami. La storia di Beltrami è meno nota, ma ancora più incredibile. È lui ad aver scoperto le sorgenti del Mississippi nei primi decenni dell’Ottocento. Ho immaginato il suo viaggio di quattromila chilometri da New Orleans fino al confine con il Canada, nel corso del quale ha incontrato sia i nativi americani sia le diverse culture che hanno generato il jazz. Non si parla mai delle tradizioni musicali dei nativi americani che, e non è solo una mia convinzione, hanno contribuito alla genesi di quel processo che conosciamo come “swing”. Cosa ci racconti del processo creativo di queste biografie sonore? Riascoltando il disco mi sono accorto che le parti improvvisate sono spesso collettive, attraverso dei dialoghi che definiscono la forma stessa della composizione. La mia scrittura è fatta su misura per questi musicisti e anche le parti improvvisate – su progressioni tonali, pedali, improvvisazioni libere – non si ripetono ciclicamente, ma sono differenti tra loro. E della collaborazione con Trovesi che ci dici? Con Gianluigi ho condiviso negli ultimi tre anni un laboratorio con i migliori studenti del CDpM (Centro Didattico produzione Musica di Bergamo, di cui Claudio Angeleri è presidente, NdR). Abbiamo lavorato sulle nostre musiche e quindi abbiamo potuto conoscerci ancora meglio. Un’esperienza davvero straordinaria. Ascoltando le otto tracce dell’album è un po’ come ripercorrere le grandi stagioni espressive della musica jazz e contemporanea del Novecento. Sono soddisfatto che sia emersa questa suggestione, perché è esattamente ciò che intendevo realizzare in questo progetto. Per tutti noi non c’è differenza tra il linguaggio jazz delle origini e le soluzioni seriali e atonali. Così come spaziare dai groove del progressive rock al free jazz. Siamo nell’ambito della “musica totale”, per dirla alla Giorgio Gaslini. Un nuovo Umanesimo che riunisce diversi linguaggi, dalla musica all’arte fino alla letteratura, senza preclusioni di stili e grazie a reciproche suggestioni

Il triangolo di Tartaglia / Lacrimosa / Arturo / Light and Dark / Armida / Ermitage / Roots / Ritratti

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© MARCELLA CISTOLA

MARCELLO DI LEONARDO THE MAGIC BOX

IL BATTERISTA PESCARESE, CLASSE 1969, È DA DECENNI UNA PRESENZA INSOSTITUIBILE TRA LE FORMAZIONI PIÙ IMPORTANTI DEL PANORAMA JAZZISTICO ITALIANO CONTEMPORANEO. PROTAGONISTA DEL SUO STRUMENTO, PUBBLICA ORA PER VIA VENETO JAZZ, IL PRIMO LAVORO A SUO NOME. CI SIAMO FATTI RACCONTARE COME MAI ABBIA ATTESO TANTO

DI MASSIMILIANO MARANGONI


«Il titolo è legato a un ricordo d’infanzia: una scatola piena di vecchie foto che mio padre utilizzava come rullante per accompagnare i suoi dischi con un paio di spazzole. Ho voluto dedicare questo lavoro a lui. Per la prima volta ho avuto il controllo di ogni fase della realizzazione: composizione, arrangiamento, post-produzione»

Una carriera più che trentennale, decine di dischi al tuo attivo, ma solo ora presenti un album di cui sei titolare. Qual è stato il motivo? Era un’idea che avevo in mente da anni. La motivazione nasce dall’esigenza di riconciliare la musica ascoltata con quella suonata, o quantomeno, ridurne la distanza. L’occasione è stata la coincidenza di alcune circostanze: dei concerti in programma, dei brani adatti scritti da poco, la sensazione che fosse la formazione giusta. Per questa occasione speciale hai voluto al tuo fianco un decano come Rick Margitza con cui avevi già collaborato in passato. Ho sempre amato il suo suono, il fraseggio, la sua musica. Ho scritto i brani più recenti pensando proprio a lui. Le cose che ho più apprezzato del suo lavoro in studio sono state la meticolosità nei dettagli e la propensione alla sintesi.

MARCELLO DI LEONARDO

THE MAGIC BOX VIA VENETO JAZZ/JANDOMUSIC, 2023 Rick Margitza (ten); Julian Oliver Mazzariello (pf); Dario Rosciglione (cb); Marcello Di Leonardo (batt)

Il resto dei tuoi compagni di viaggio? Al contrabbasso c’è Dario Rosciglione, abbiamo più di trent’anni di collaborazione alle spalle. Ho condiviso con lui quasi tutti i momenti più importanti del mio percorso artistico. È un musicista di grande esperienza e affidabilità. Al pianoforte c’è Julian Mazzariello, uno dei musicisti più talentuosi che abbia mai incontrato. È stato una risorsa preziosa in questo progetto, anche dal punto di vista umano.

In questo primo album a suo nome, Marcello Di Leonardo ci racconta il suo universo musicale e la sua vita attraverso otto proprie composizioni che ne testimoniano la maturità artistica e umana. Racconti sonori, intimi, raffinati e dall’atmosfera cordiale, racchiusi in quella scatola magica, ricordo del padre e simbolicamente rappresentata nella copertina del disco, che diventa ritratto stesso del musicista abruzzese. I brani sono pervasi da una grande cantabilità e un intenso lirismo messo in evidenza dall’inconfondibile stile di Rick Margitza al tenore che, insieme a Julian Mazzariello al pianoforte e Dario Rosciglione al contrabasso, amici di vecchia data, accompagnano il protagonista in questo viaggio. La spensieratezza di Picnic, brano di apertura, e di The Magic Box, che dà il titolo all’intero album, ci riportano ad atmosfere sognanti di tempi passati anche grazie a una delicata sfumatura di suono d’archi in sottofondo. Il cullante 3/4 di Cafè au lait o il sospeso e rarefatto Elsewhere sono intimi affreschi sonori. Solo Doctor B, un incisivo up-tempo dedicato al compianto Michael Brecker, si discosta dal clima dell’intero disco nel quale lo strumento di Marcello non primeggia mai nella tessitura sonora. Il suo stile non è mai forzato o muscoloso, e sottolinea la sua vocazione di insostituibile accompagnatore. (MM)

L’album contiene tue composizioni dal profondo senso della melodia e con strutture armoniche equilibrate, in cui il tuo strumento non prevale mai. Non poteva essere altrimenti nel primo disco, alla mia età poi. La melodia, l’armonia, il suono, sono gli elementi che più mi affascinano. Lo strumento è solo un mezzo per connettersi con gli altri musicisti e cercare un dialogo. La batteria in tutto l’album ha un ruolo marginale, così come in gran parte della musica che ascolto. Il disco inizia con Picnic, un samba dall’atmosfera gioviale che sembra essere uscito da una pellicola anni Sessanta. Amo la musica delle commedie italiane di quel periodo. Ascolto molto spesso anche le grandi orchestre americane di “easy listening” (Percy Faith, Frank Chucksfield). Naturalmente adoro Burt Bacharach ed Henry Mancini. Mentre Cafè au lait è un omaggio ai tuoi trascorsi francesi? È un ricordo di quei numerosi viaggi in Francia che svela la mia passione per i grandi compositori di colonne sonore francesi come Michel Legrand, Georges Delerue, Francis Lai. Hai partecipato alla realizzazione di numerose colonne sonore (Archibugi, Virzì): “The Magic Box” è la colonna sonora della tua vita artistica? Sì, è l’espressione del mio mondo musicale, frutto di tutto quello che ho ascoltato. Che cosa racchiude quindi la scatola magica? Il titolo è legato a un ricordo d’infanzia: una scatola piena di vecchie foto che mio padre utilizzava come rullante per accompagnare i suoi dischi con un paio di spazzole. Ho voluto dedicare questo lavoro a lui. Per la prima volta ho avuto il controllo di ogni fase della realizzazione: composizione, arrangiamento, post-produzione. Il risultato è un disco che mi rappresenta totalmente

Picnic / The Magic Box / Pandance / The Smoker / North / Cafè au lait / Doctor B / Elsewhere

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© ANTONIO ILARDO

CLAUDIO GIAMBRUNO OVERSEAS

“OVERSEAS” DOCUMENTA L’EVOLUZIONE DI UN MUSICISTA, CLAUDIO GIAMBRUNO, CHE SI MUOVE NEL SOLCO DELLA TRADIZIONE HARD BOP RINNOVANDOLA E OFFRENDO UN PERSONALISSIMO CONTRIBUTO D’OLTREMARE: PERCHÉ DA SICILIANO, IL GUSTO PER LA MELODIA, LA PROFONDITÀ E L’AMPIEZZA DEL SUONO STRUMENTALE SONO CONDIZIONI IMPRESCINDIBILI PER LA SUA MUSICA

DI LUCIANO VANNI


«I grandi sassofonisti vengono distinti immediatamente dal loro suono e solo successivamente dal loro linguaggio. Penso che uno dei complimenti più belli che un musicista di jazz, e in particolare un musicista che suona uno strumento a fiato, possa ricevere sia «hai un bel suono»

Al primo ascolto ho provato un immediato piacere per il sound avvolgente e carico di spiritualità del tuo sax e della band. Partiamo dal lavoro che hai fatto per raggiungere il “tuo” suono strumentale e dalla scelta della ritmica. Da sassofonista ho sempre pensato che il suono fosse la mia caratteristica distintiva. Ho così lavorato duro sul mio strumento, affinché la mia voce potesse risultare riconoscibile e piena di calore. I grandi sassofonisti vengono distinti immediatamente dal loro suono e solo successivamente dal loro linguaggio. Penso che uno dei complimenti più belli che un musicista di jazz, e in particolare un musicista che suona uno strumento a fiato, possa ricevere sia «hai un bel suono». È molto gratificante, quasi allo stesso livello dell’apprezzamento puramente artistico e musicale. Per quanto riguarda la scelta della ritmica ho avuto il privilegio di condividere questo progetto con dei musicisti straordinari. Considero Andrea Rea uno dei migliori pianisti italiani della nuova generazione, con una grande classe nell’accompagnamento. Dario Rosciglione è un professionista serio che seguo e ammiro praticamente sin da quando ero bambino e infine Amedeo Ariano è un batterista come pochi, un musicista che porta la musica in un’altra dimensione.

CLAUDIO GIAMBRUNO

OVERSEAS VIA VENETO JAZZ/JANDOMUSIC, 2023 Claudio Giambruno (ten); Andrea Rea (pf); Dario Rosciglione (cb); Amedeo Ariano (batt)

Se c’è un merito da attribuire a Claudio Giambruno è quello di aver contribuito a fornire una via mediter-

C’è un tema che riunisce le composizioni di “Overseas”? “Overseas” letteralmente vuol dire “al di là del mare”. Avere un gruppo in cui la ritmica si trova al di là della propria Sicilia denota il raggiungimento di un limite; un limite che vivo come punto di inizio, perché insieme a questi straordinari musicisti sento di aver marcato in maniera significativa il mio percorso artistico e spero di suonare con loro tanta musica.

ranea al post hard bop, con una musica densa di sfumature, liricità, forza espressiva, delicatezza, groove e tensione swing. Nel fraseggio e nella voce strumentale del sassofonista di origini siciliane si intravedono gli

C’è grande varietà compositiva, nel linguaggio, ma rimane salda l’intensità espressiva e soprattutto la melodia, protagonista assoluta della narrazione. Ho sempre attribuito alla melodia un significato fondamentale all’interno della mia musica. Per me la melodia è il senso della storia che raccontiamo: prende subito forma nei momenti più impensabili, un semplice riff o una frase dalla quale rimango sorpreso mentre sto studiando e successivamente, sviluppandola, si trasferisce dalla testa al pentagramma. Mi fa stare bene il pensiero che qualche ascoltatore alla fine del concerto o dopo aver ascoltato un mio brano possa canticchiare qualche frammento della melodia che sono riuscito a “donare”.

echi di Stan Getz (non a caso emergono due composizioni jazz samba come First Time I Heard Jobim e Ginza Samba), Joe Henderson, Charlie Rouse e Hank Mobley, che sono passati alla storia per la cura del suono e di ogni singola nota emessa, più che per la torrenzialità e il virtuosismo del loro fraseggio. “Overse-

Riascoltandola, cosa ti piace maggiormente di questa opera? Quello che mi continua a stupire di questo disco in senso generale è la spontaneità con cui è stato suonato. “Overseas” è la fotografia istantanea di quello che sento e del musicista che sono e quando riesco a esprimere questa autenticità sono felice. I brani che potete ascoltare sono quasi tutti prime takes. È un privilegio che puoi permetterti quando hai un gruppo che ha già suonato la musica dal vivo diverse volte, e sai già che direzione vuoi prendere.

as” ci appare come un album “live studio” alla Blue Note, come dimostra il primo brano in scaletta, Lu’s Bounce. Il quartetto si muove con grande disinvoltura, saggezza e interplay, ma anche con una sana e generosa freschezza, come si per-

A quale brano sei più legato, e perché? Il brano che ho più a cuore è sicuramente Sea Muse. Letteralmente vuol dire “musa del mare”, foneticamente si pronuncia seamus, che è il nome di uno dei miei riferimenti artistici moderni, il grande tenorista Seamus Blake, maestro e amico unico con cui ho avuto la fortuna di studiare; ogni volta che suona in Sicilia faccio di tutto per andare ad ascoltare la sua musica e la voce del suo sassofono. Lui ha scritto le note di copertina di questo album e ne vado molto fiero

cepisce ascoltando Thinkin’ Before Swingin’. (LV) Lu’s Bounce / First Time I Heard Jobim / Gouvy / ‘Na voce ‘na chitarra e ‘o poco ’e luna / Sea Muse / You Make Me Feel Brand New / Thinkin’ Before Swingin’ / Ginza Samba / Pure Immagination

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RISING STAR ITALIA

I

Federico Bosio FARA TALES

EMME RECORD, 2023

l chitarrista Federico Bosio, classe 1991, stupisce per la capacità di mettere in musica, con gusto, saggezza ed equilibrio, gli orizzonti stilistici che egli stesso ha citato come centrali nella propria formazione (jazz, rock, funk e pop), in un personalissimo bilanciamento tra acustico ed elettrico. Il chitarrista arriva a “Fara Tales”, suo secondo album, alla guida di un quartetto completato da Giuseppe Sacchi al pianoforte e piano elettrico, Giacomo Nardelli al basso elettrico e Daniel Besthorn alla batteria, facendosi ascoltare con la chitarra acustica

I

l vibrafonista Vitantonio Gasparro, classe 1988, mette insieme con equilibrio e saggezza (ossia con pieno controllo della tecnica strumentale) gli studi classici e jazz in batteria e percussioni, meritando già una serie di riconoscimenti come l’award della critica e del pubblico in occasione dell’ultima edizione del Premio Internazionale Massimo Urbani e del Dexter Jazz Contest. Ed ecco arrivare l’esordio discografico con l’etichetta GleAM Records alla guida di un trio con Giuseppe Venezia al contrabbasso e Giovanni Scasciamacchia alla batteria, mettendo in evidenza fraseggi veloci, ma anche sapientemente dosati, puliti

Vitantonio Gasparro INTRODUCING

GLEAM RECORDS, 2023

A

HarpBeat Trio KRÓNOS

ALFAPROJECTS, 2023

eccezione delle straordinarie Dorothy Ashby e Alice Coltrane (tra le prime soliste che esplorarono i confini espressivi dello strumento anche in ambito improvvisativo), l’arpa ha una letteratura jazzistica ancora rarefatta, che solo nel corso degli ultimi anni ha acquisito una sua rilevanza grazie a musicisti come Park Stickney, Edmar Castañeda e all’italiana Marcella Carboni. Basterebbe tale contesto a rendere eccezionale questa produzione discografica firmata da un trio con arpa, l’HarpBeat Trio, con Carlo Bavetta al contrabbasso e Andrea Varolo alla batteria ad accompagnare la solista Ottavia Rinaldi. Ma

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ed elettrica secondo il repertorio. Difficile individuare le stelle polari di Bosio, che rimandano certo a Pat Metheny (si ascolti la dolcissima First Day), ma che sono così ampie e filtrate da risultare rarefatte. Emerge la ricerca della semplicità e della melodia e di un gusto pop dalla bellezza formale, anche quando raccoglie la sfida di confrontarsi su un brano carico di groove come I Mean You. In questo strano passaggio tra ballad e funk, fingerstyle e un chitarrismo alla Robben Ford, la musica scorre con eleganza e piacere, evocando anche le atmosfere sognanti di James Taylor (Someone).

ed essenziali, perché l’importante non appare l’esaltazione virtuosistica, ma il risultato dell’interplay. Il repertorio prevede sette brani originali – che spaziano tra groove, swing e jazz samba – e due standard, Night And Day di Cole Porter e Darn That Dream di J. Van Heusen. Emblematico del suo linguaggio è Rob’s Trouble, eseguito su di un medium swing, che mette in risalto la cantabilità degli assolo del leader e la costante ricerca di relazione con la ritmica. La tradizione della letteratura classica del jazz emerge dalla scelta dei due standard, Night And Day e Darn That Dream, che fanno riferimento a una stagione che pone Vitantonio Gasparro alla radici della cultura afroamericana.

“Krónos” ha un suo valore artistico che va oltre l’eccezionalità strumentale. Siamo di fronte a un album intenso, lirico (Il Nascondino degli addii) e sofisticato (Sin T), con punte di commovente bellezza (Ciatu). Ottavia Rinaldi padroneggia la sintassi jazz (Krónos a metà), rendendo l’arpa uno strumento predisposto per incursioni d’improvvisazione jazzistica che spesso, come nel caso di Ariadne, sono accompagnate anche da vocalizzi. Un’arpa che viene suonata come se fosse un pianoforte, con le linee del basso eseguite con la mano sinistra e la melodia e l’armonia con la destra, cosicché la grazia del suo suono arcaico e classicheggiante acquisisce la tensione ritmica più swingante.


Autore: Luciano Vanni

I

l pianista lussemburghese Michel Reis, classe 1982, ha già una tradizione discografica di piano solo (si pensi a “Short Stories”, Cam Jazz 2019), ma in questa sua ultima produzione risulta ancora più evidente il suo stile così denso di lirismo e soavità. Emerge un certo gusto minimalistico, con forme ribattute, ripetute, ridotte all’essenziale, dove l’assolo si presenta con leggere variazioni cromatiche e armoniche. “For A Better Tomorrow” ha una certa uniformità tematica, tanto da risultare un diario sentimentale, ispirato e poetico: sono presenti frammenti melodici di rara bellezza, come Bound Together,

L’

altoista Attilio Sepe, classe 1999, giunge al suo terzo album da leader con la WoW Records (dopo “Misty” del 2019 e “Nomads” del 2021) alla guida di un sestetto comprendente Maurizio Giammarco al sax tenore, Edoardo Liberati alla chitarra, Guglielmo Santimone al pianoforte, Mario Iannuzziello al contrabbasso e Riccardo Marchese alla batteria. “Heritage Normand” si presenta come un concept album ispirato da un viaggio in Normandia e in tale ottica è stata pensata la scrittura delle sei composizioni originali a firma del leader, ma anche di Iannuzziello, Marchese e Liberati, a dimostrazione del fatto che si tratta di un’opera collettiva e di una complicità che è figlia di

I

l trio israeliano formato dal pianista e tastierista Gadi Stern, dal contrabbassista David Michaeli e dal batterista Matan Assayag si esprime come un corpo unico, nella tradizione dei più contemporanei trii con pianoforte quali E.S.T., The Bad Plus e Michael Wollny Trio, tra vorticosi unisoni e contrappunti generati con estrema naturalezza, rapidità, ma anche con complicità ed empatia. Nelle composizioni è presente molta scrittura, carica di obbligati e groove, asse portante di un linguaggio che si dipana tra ampie melodie e assolo che emergono inaspettatamente. L’album, tematico, trae ispirazione letteraria e spirituale dall’Antico Testamento e dall’Odissea di Omero, tra ballate

For A Better Tomorrow e Coal Harbour. Contiene anche fasi rapsodiche e cariche di accenti come Point Dune e After Winter, inserti tardo-romantici come Aquene e aree d’improvvisazione più intensa e aperta, che si dipana in piccole cellule melodiche come in Velvet Dust. Nella cover dylaniana di Simple Twist Of Fate Michel Reis si abbandona a nuove melodie estemporanee intime, cantate, in un crescendo ammaliante. Sono undici tracce in cui si lavora per sottrazione, con l’unica intenzione di esaltare la potenza lirica della melodia.

un lungo affiatamento maturato durante due tour nazionali. Il processo compositivo e di arrangiamento si distingue per il dettaglio con cui sono state organizzate le armonizzazioni tra i due fiati (spesso in contrappunto) e per gli effetti generati nella relazione tra il pianoforte, come strumento armonico, e la chitarra, usata con la funzione di “terzo fiato”, così da allargare l’orizzonte timbrico con effetti e nuovi colori. E nel rapporto tra gli interludi scritti nel dettaglio e le vaste sezioni d’improvvisazione si giocano i destini di un album che oscilla tra post bop, jazz europeo alla Wheeler e matrici più free.

romantiche, a tratti neoromantiche e rapsodiche, e interazioni più drammatiche, tra liricità e ferocia, esuberanza, vivacità e momenti più cupi. Il racconto si dipana attorno a dieci tracce originali che appaiono come in un flusso continuo di senso. Affascinante l’atmosfera sospesa e rarefatta di King’s Dream Part I, che se ascoltata in sequenza con King’s Dream Part II diventa una mini suite progressive capace di racchiudere ed esemplificare lo stile, il linguaggio e – perché no – l’originalità di un gruppo che può fornire nuove soluzioni al trio pianistico jazz. Cover art a firma Tal R dal titolo Blokeret dør (2000).

ESTERO 39

Michel Reis FOR A BETTER TOMORROW

CAM JAZZ, 2023

Attilio Sepe HÉRITAGE NORMAND

WOW RECORDS, 2023

Shalosh TALES OF UTOPIA

ACT, 2023


FOCUS JAZZ REVIEW

MASTERS

ESTERO

I

l compositore e trombettista Ambrose Akinmusire debutta alla Nonesuch, dopo anni gloriosi con la Blue Note, con un album che sorprende fin dal suo organico – un trio con il chitarrista Bill Frisell e il batterista Herlin Riley – e che ci restituisce una visione inattesa del leader. Quella travolgente carica di energia che ha reso celebre Akinmusire diventa chiarezza, semplicità, moderazione, per certi versi tenera e crepuscolare. Mai come quest’anno, del resto, sono arrivate per lui novità sorprendenti: è il nuovo direttore dell’Herbie Hancock Institute

Ambrose Akinmusire OWL SONG

NONESUCH, 2023

Samara Joy A JOYFUL HOLIDAY

VERVE, 2023

Verneri Pohjola MONKEY MIND

EDITION, 2023

F

resca vincitrice di due Grammy nelle categorie Best New Artist e Best Jazz Vocal Album, la cantante Samara Joy, classe 1999, porta alla luce un EP natalizio con sei canzoni come ideale seguito del suo trionfale “Linger Awhile”. Si tratta di un’incisione che non farà la storia del jazz contemporaneo, ma che merita questo spazio perché segna il coronamento artistico di un anno esemplare. Samara Joy è ancora una volta accompagnata da Pasquale Grasso alla chitarra, David Wong al basso, Sullivan Fortner al pianoforte e Kenny Washington alla batteria. In queste poche tracce c’è tutta l’abilità vocale della cantante, con i

I

l trombettista finlandese Verneri Pohjola giunge a “Monkey Mind” con un carico sorprendente di idee, energia, brillantezza. Fin dalle prime note, quelle di Party In The Attic, si ha la sensazione di essere all’interno di un album affascinante, profondamente creativo, dove la forza e la carica espressiva del quartetto interagiscono e si alimentano dell’elettronica, merito anche di una coproduzione d’autore, quella di Tuomo Prättälä: una figura di culto, che si è già distinta come cantante soul, compositore, pianista e autore di testi. Il quartetto guidato da Pohjola si completa di tre straordinari interpreti del jazz contemporaneo,

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Autore: Luciano Vanni

Of Jazz Performance e ha meritato la commissione per un’orchestra da camera. Nell’album si respira il minimalismo trasognante di Bill Frisell, in una narrazione che incorpora il melodismo delicato del fraseggio del trombettista a un supporto sempre scarno e rarefatto del batterista. Un disco dedicato alla figura del gufo (owl, per l’appunto), animale sacro ad Atena, la dea greca delle arti, simbolo della saggezza, della sapienza, ma anche del mistero. Quale migliore occasione per suonare in sottrazione, in sobrietà, in saggezza, puntando dritto al lirismo e alla commozione.

suoi bassi potenti e avvolgenti, scuri e vellutati, con i suoi toni medi eleganti e sontuosi e con quella classe interpretativa che appartiene solo a chi ha alle spalle un’esperienza ultradecennale. Sono forse questa sua compostezza formale e la sua maturità “classica” che stupiscono l’ascoltatore: questo suo stare dalla parte della divina Sarah Vaughan o, meglio ancora, Carmen McRae. Il suo canto è asciutto, solido ed efficace, anche nell’arrangiamento di Twinkle Twinkle Little Me di Stevie Wonder. Interessante l’ascolto comparato delle due versioni – in studio e dal vivo – di The Christmas Song: la dimostrazione di come la voce di Samara Joy possa esprimersi, con naturalezza, su registri diversi.

come il pianista britannico Kit Downes, il contrabbassista danese Jasper Høiby e il batterista finlandese Olavi Louhivuori, e il risultato è un’opera che può essere considerata progressive nella misura in cui è capace di riunire infinite soluzioni espressive. Ecco così emergere il suadente e straniante Space Diamonds, basato su di un bordone alimentato dall’elettronica, per poi passare ad ambienti più intimistici e melanconici (Of Our Children), epici (Save This One For When You Need It) e potentemente lirici (Avance!). La scrittura e la cura dei dettagli nell’arrangiamento procede di pari passo con azioni improvvisate e a emergere è l’emissione potente, aggressiva e suadente del leader.


ESTERO

I

l debutto in casa Blue Note di Joshua Redman non è cosa da derubricare a cronaca: ancor di più se si tratta di un album tematico, ispirato e dedicato al viaggio (o meglio ancora all’America) e per giunta – un unicum nella discografia del sassofonista – in collaborazione con una cantante, Gabrielle Cavassa, presente in nove delle tredici tracce del disco, co-vincitrice nel 2021 dell’International Sarah Vaughan Jazz Vocal Competition. Ciascuna composizione di “Where Are We”, a eccezione della title-track, fa riferimento a una città o a una posizione geografica. Dominano le ballad, le

C

iò che caratterizza questo nuovo capitolo discografico di Hiromi Uehara è probabilmente la capacità di zigzagare tra stili e forme espressive diverse, mettendo in scena swing, barocco e fusion (nel brano Trial and Error emergono nitidamente echi dei Weather Report), acustico ed elettrico, tra pianoforte e tastiere, attraversando codici, modi e tecniche e sfidando confini ed etichette di genere in modo enciclopedico. Per l’occasione la pianista giapponese convoca in studio un organico completato da Hadrien Feraud al basso, Gene Coye alla batteria e Adam O’Farrill alla tromba. «Non voglio dare un nome alla mia musica» è la stessa artista a spiegare. «Essa ha alcuni elementi

L’

unione artistica italo-francese che ha portato alla luce “Weave4” ha riunito un quartetto di musicisti che hanno già alle spalle una vasta discografia da leader e che rappresentano generazioni e stili diversi, accomunati dal desiderio e dall’aspirazione alla ricerca e alla sperimentazione di sempre nuovi confini espressivi: i francesi Benoît Delbecq al pianoforte e Steve Argüelles alla batteria, e gli italiani Francesco Bigoni al sassofono tenore e clarinetto e Francesco Diodati alla chitarra. L’album documenta una residenza di due settimane a Parigi ed è stato registrato nel 2021 con il supporto di Creative Europe e Bureau de Son. Il risultato è una musica collettiva in cui la scrittura asseconda

atmosfere sognanti e romantiche, ampie come gli orizzonti degli Stati Uniti. Un album di standard, vecchi e nuovi, gestiti con eleganza a fianco di una ritmica all star composta dal pianista Aaron Parks, dal bassista Joe Sanders e dal batterista Brian Blade, accompagnati di volta in volta da altri musicisti che contribuiscono ai ritratti delle loro città natali: Kurt Rosenwinkel (Streets of Philadelphia), Peter Bernstein (Manhattan), Nicholas Payton (Do You Know What It Means to Miss New Orleans?) e Joel Ross (Chicago Blues).

di classica, ha un po’ di rock, ha un po’ di jazz, ma non ho bisogno di darle un nome». L’album presenta composizioni mediamente estese, di ampio respiro, che permettono a Hiromi Uehara e ad Adam O’Farrill di liberare il loro potenziale solistico, come nella travolgente composizione Up. E se Polaris indaga sul lirismo e su melodie evocative ed espressioniste, cariche di tensione spirituale, è eccitante, per creatività e virtuosismo, la coda di “Sonicwonderland”, la sopra citata Up, una scheggia di stride rivisitato e reso contemporaneo, che esalta il virtuosismo di Hiromi in un clima scanzonato e carico di gioia.

la volontà di lasciare spazio libero all’improvvisazione o, meglio, all’interazione e al dialogo spontaneo dei quattro. Si respira un’area soave di grande ispirazione e concentrazione, in un flusso aperto di suoni, trame, schegge sonore ed echi: una materia plastica, flessibile, informale, ma al tempo stesso lirica e rarefatta. Gli interventi solistici, così come gli elementi strutturali delle composizioni, hanno un côté e una fisionomia minimalista, in un’azione di sottrazione e lavoro sul silenzio e di chimica delle idee, offrendo un nuovo capitolo a ciò che, anche solo per pigrizia e semplicità, chiamiamo “jazz contemporaneo”.

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Joshua Redman WHERE ARE WE

BLUE NOTE, 2023

Hiromi Uehara SONICWONDERLAND

TELARC, 2023

Weave4 WEAVE4

PARCO DELLA MUSICA, 2023




RECORDS

JAZZ REVIEW

GABRIEL AMBROSONE TRIO

IMPRESSION BARLY RECORDS, 2023

La musica del fisarmonicista Gabriel Ambrosone, accompagnato da Saverio Russo al basso e contrabbasso e Umberto Spiniello alla batteria e percussioni, si alimenta di una cultura folkloristica (della sua terra, l’Irpinia), avvertibile nelle composizioni, e di studi classici. Su questo speciale côté espressivo s’innestano le incursioni solistiche. C’è aria di festa e di danze, e in questo clima estatico si inseriscono anche il bandoneonista Daniele di Bonaventura e il fisarmonicista Carmine Ioanna. xxx

LEONARDO BARBIERATO/PATTERNS FOR TRANSCENDENCE

[INSITA] NUSICA.ORG, 2023

Il bassista Leonardo Barbierato, alla guida di un quartetto comprendente Gianpiero Malfatto al trombone e flauto, Lorenzo Morra al piano e synth e Riccardo Marchese alla batteria, ha un’idea ampia di jazz, mettendo insieme un blend di soluzioni timbriche ed espressioni che sfiorano l’avanguardia, l’elettronica, la fusion e un certo gusto per il progressive e il minimalismo seriale. La composizione prevede obbligati e un gioco d’incastro tra effetti sonori diversi, all’interno dei quali l’organico si muove con grande libertà espressiva.

RECORDS a cura di Luciano Vanni

PIETRO CIANCAGLINI

CONSECUTIO GLEAM RECORDS, 2023

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Il titolo dell’album, “Consecutio”, esprime il concetto di maturazione umana e tensione espressiva. Sono dieci i brani, tutti a firma di Pietro Ciancaglini, e questo ci consente uno sguardo più complesso, in quanto lo si può ascoltare come bassista della sezione ritmica, come solista, come interprete (dei temi delle composizioni), come compositore e come arrangiatore di un trio che si muove sapientemente tra elettrico e acustico. La formazione è completata da Pietro Lussu al pianoforte e al Fender Rhodes, Armando Sciommeri alla batteria e Chiara Orlando alla voce.

EDITOR'S PICKS

ADRIANO CLEMENTE

THE COLTRANE SUITE AND OTHER IMPRESSIONS DODICILUNE, 2023

Adriano Clemente è una delle figure più affascinanti, colte e profonde del panorama jazzistico nazionale: un compositore, arrangiatore e polistrumentista (in questa circostanza suona pianoforte, tromba, arpa, balafon, flauto, sax soprano, alto e altre percussioni), che ci ha abituati a produzioni monumentali, come quella ispirata a Charles Mingus nel 2016. In questa circostanza è John Coltrane a essere al centro della scena e, anche grazie al contributo di Hamid Drake e David Murray, emerge profonda spiritualità, intensità e tensione emotiva.

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VITTORIO CUCULO & THE TRIO 93

DOS – DUO ONIRICO SONORO

I SLEPT IN CENTRAL PARK - A TRIBUTE TO MASSIMO URBANI

FLOATING

VIA VENETO JAZZ/JANDO MUSIC, 2023

FILIBUSTA RECORDS, 2023

L’altoista Vittorio Cuculo, nonostante la giovane età, ha già quel carisma, quella tecnica e quel vocabolario tipico di un maestro. Accompagnato da Andrea Beneventano al pianoforte, Gegè Munari alla batteria e Dario Rosciglione al contrabbasso – e a fianco di Maurizio Urbani al tenore e Stefano Di Battista al sax soprano e alto - Cuculo si distingue per fluidità di fraseggio, energia e carica blues, fortemente carica di swing. L’omaggio a Massimo Urbani è pienamente centrato, nell’intensità espressiva e nella spiritualità.

DOS, acronimo di Duo Onirico Sonoro, è il frutto della collaborazione tra la pianista e cantante Annalisa De Feo e la violoncellista Livia De Romanis. Il materiale sonoro, proposto in un flusso continuo come in una lunga suite, ha una dimensione espressiva di tipo cameristico. “Floating” è il terzo capitolo discografico dell’ensemble, che in questa circostanza offre all’ascoltatore una sequenza di cellule e monadi ritmicomelodiche che si alimentano anche della collaborazione del flautista Fabio Mina e dell’elettronica di Ivan Macera.

FRANCESCO CUSA TRIO

PAOLO FRESU

MINIMAL WORKS

CHRISTMAS SONGS

KUT MUSIC – IMPROVVISATORE INVOLONTARIO, 2023

TUK MUSIC, 2023

Il trio del batterista Francesco Cusa è sempre stato un luogo aperto di sperimentazione ed esplorazione, al tempo stesso compositiva e improvvisativa. L’album ha a che fare con la meditazione, il minimalismo e il serialismo. Affascinante la reiterazione di cellule ritmiche e melodiche che generano un ambiente carico di tensione spirituale, avvolgente e lisergico, segno di una forte empatia tra il leader, Riccardo Grosso al contrabbasso e basso elettrico e Tonino Miamo al pianoforte e tastiere.

Le sei tracce dell’album ci conducono in un clima natalizio attraverso l’interpretazione di melodie della tradizione, andando a scovare brani meno scontati, come la tradizionale melodia Joy To The World. Coprotagonista della registrazione è il bandoneonista Daniele Di Bonaventura, con cui Fresu ha maturato un sodalizio artistico di lunga data. Il merito della registrazione è quello di esprimere una poetica, e un suono (arricchito da un uso sensibile dell’elettronica), che risvegliano immagini della tradizione più folkloristica, pagana e pastorale.

ANTONIO DELLA POLLA

MICHEL GODARD/ROBERTO OTTAVIANO

VIBES TRIO

ASTROLABIO MISTICO

EMME RECORD LABEL, 2023

DODICILUNE, 2023

L’esordio del trio guidato da Antonio Della Polla, che si ascolta sia al vibrafono sia al pianoforte, ha un’anima colta, sofisticata e classica, nella misura in cui con questo termine si indica compostezza formale ed equilibrio. Accompagnato da Andrè Ferreira al contrabbasso e Vladimiro Celenta alla batteria, “Vibes Trio” si muove su territori che rimandano al trio di Bill Evans ma anche ad ambienti più contemporanei, come in Peace e Metropolis, dove forse si esaltano le caratteristiche e le potenzialità specifiche di questo gruppo.

Registrato all’interno del castello normannosvevo di Gioia del Colle (BA), l’album si compone di brani scritti per l’occasione da un ensemble straordinariamente nuovo da un punto di vista timbrico ed espressivo, grazie alle sonorità del serpentone e del basso elettrico di Michel Godard, del sax soprano di Roberto Ottaviano, della voce di Ninfa Giannuzzi, della tiorba (un liuto) di Luca Tarantino e della voce recitante (e testi) di Anita Piscazzi. Un’opera affascinante, dove l’atmosfera sonora arcaica è sublimata dagli interventi solistici, di pura poesia, di Ottaviano.

CETTINA DONATO/ZOE PIA

ANTONIO GRILLO TRIO FEAT. GIOVANNI AMATO

MITO

DOVE

ALFAMUSIC, 2023

JAZZY RECORDS, 2023

Il sodalizio tra la pianista Cettina Donato e la clarinettista Zoe Pia, due musiciste isolane (rispettivamente Sicilia e Sardegna), esordisce con un concept album dedicato alle divinità e agli eroi. In questo viaggio onirico, accompagnate dalle voci narranti di Ninni Bruschetta ed Elio Martusciello, emergono storie sonore – una musica descrittiva, potremmo dire – in un clima cameristico, elegante e raffinato (si sente la matrice comune di formazione classica), che si alimenta di un dialogo poetico tra le due performers.

Il chitarrista Antonio Grillo debutta in trio, accompagnato dal contrabbassista Tommaso Pugliese e dal batterista Francesco Scopelliti, nel solco della tradizione mainstream. L’organico si muove con grande raffinatezza, senza eccessi virtuosistici ma con profondità, e con un sound che rimanda ai trii di Jim Hall per timbro e scelta di organizzazione della materia musicale. Di notevole qualità il contributo dell’ospite, il trombettista Giovanni Amato, e si segnala anche la presenza della cantante Simona Daniele nella traccia While you go away.

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RECORDS

JAZZ REVIEW

NITAI HERSHKOVITS

PALLE MIKKELBORG/JAKOB BRO/MARILYN MAZUR

CALL ON THE OLD WISE

STRANDS

ECM, 2023

ECM, 2023

Il compositore e pianista israeliano Nitai Hershkovits, classe 1988, all’esordio da leader in ECM (dopo aver maturato una notevole esperienza internazionale nell’Avishai Cohen Trio), ci presenta un suo personalissimo blend tra jazz e pianismo classico. Merito di un tocco morbido, raffinato ma tagliente, ed estremamente brillante e acceso. La pratica dell’improvvisazione jazzistica si esercita in un contesto espressivo, e compositivo, che ci ricorda Debussy, Satie e Ravel, facendo emergere la purezza del suo lirismo.

In questo album registrato dal vivo il trio si muove in un ambiente onirico, sospeso e intimo, creando atmosfere rarefatte e suggestive, che evocano malinconia. C’è un gioco di incastri e di gamme timbriche, dosate con estrema efficacia, nella relazione tra gli effetti dilatati e distorti del duo danese, Mikkelborg al flicorno e Bro alla chitarra, e il minimalismo, o meglio miniaturismo percussivo, della Mazur. L’elettronica, come in Youth, accentua ed esalta il carico minaccioso, drammatico e inquieto di una session a tinte impressioniste.

CHRISTIAN MASCETTA TRIO

NICOLA MINGO

OUT OF SPACE

MY SIXTIES IN JAZZ

ABEAT RECORDS, 2023

ALFAMUSIC, 2023

Il trio del chitarrista Christian Mascetta, completato da Pietro Pancella al basso elettrico e Michele Santoleri alla batteria, con la cantante Miriana Faieta ospite di un brano (Out of Space), si presenta con un’opera dalle forti tinte rock-fusion, ora travolgentemente virtuosistiche (Sun), ora con echi heavy (Conigli di Battistini), ma che sa condurre l’ascoltatore anche in atmosfere liriche e suadenti (Il coraggio di accettare), oniriche (Wormhole) e psichedeliche (Ade). L’interplay fra i musicisti è sempre serrato e ricercato.

L’album rende omaggio a una stagione artistico-espressiva con cui il chitarrista sente di essere in sintonia, per l’appunto gli anni Sessanta, e al suo sessantesimo compleanno, festeggiato proprio nel 2023. Alla guida di un nuovo quartetto, completato da Francesco Marziani al pianoforte, Pietro Ciancaglini al contrabbasso e Pietro Iodice alla batteria, Nicola Mingo continua a percorrere la strada del mainstream carico di blues e swing, che oramai caratterizza la sua produzione. C’è classe e un sound d’altri tempi.

DINO MASSA/DARIO SPINELLI/MARCO CASTALDO

MICHELE PERRUGGINI

ALTRI TEMPI - HOMAGE TO BILL EVANS

DISILLUSION

ENCORE MUSIC, 2023

ABEAT RECORDS, 2023

Omaggiare una letteratura musicale come quella del piano trio di Bill Evans è a dir poco rischioso, ma in questo caso non si cerca di emulare un linguaggio, una tecnica o uno stile; si usa piuttosto il repertorio del pianista americano per esplorare nuove possibilità, creando inediti arrangiamenti ritmici e adottando originali soluzioni timbriche, grazie al sound del basso elettrico di Dario Spinelli. La memoria di Evans emerge semmai nell’idea di interazione “collettiva” del trio, che si muove come un corpo unico.

L’opera del batterista Michele Perruggini si presenta come un album tematico e un flusso di coscienza ispirato alle varie sfumature dell’esistenza umana. Ecco emergere così una sequenza di composizioni, tredici in tutto, che pongono l’ascoltatore in un intricato e affascinante attraversamento di emozioni, passioni, sentimenti e disillusioni, tra atmosfere pinkfloydiane (Out Of Dark), valzer notturni (On a Cold Night), ambienti melanconici (Remembering) e momenti di forte liricità (Truth Comes).

JANY MCPHERSON

BABA SISSOKO/JEAN-PHILIPPE RYKIEL

A LONG WAY

PARIS BAMAKO JAZZ

GLIDER MEDIA, 2023

CALIGOLA RECORDS, 2023

La pianista e cantante Jany McPherson porta con sé l’unione sincretica tra virtuosismo cubano e raffinatezza classica ed europea, con un tocco ritmico e battente, ma anche vellutato e dolce. Accompagnata da Antonio Sgro al contrabbasso e Yoann Serra alla batteria, tra latin, valzer e ballad (ammirevole Adesso, per sempre), “A Long Way” vede anche la partecipazione del fisarmonicista Christophe Lampidecchia e di John McLaughlin nel duo chitarra, pianoforte e voce nella romantica e poeticissima Tú y Yo.

Il dialogo tra il percussionista e cantante maliano griot Baba Sissoko e il pianista francese Jean-Philippe Rykiel (qui anche alle tastiere), cieco dalla nascita, affascina ed esprime vibrazioni ed emozioni primordiali. Sissoko produce una sterminata sequenza di riverberi e onde sonore con la sua arpa liuto (kora) con la stessa capacità di comunicare di uno sciamano, mediatore tra uomo e divino. C’è poesia, intimità e un certo serialismo ipnotico e circolare (Badouwade), che induce alla riflessione e all’estasi contemplativa.

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JAZZIT

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libri DI SERGIO PASQUANDREA

Quanti altri pianisti hanno collaborato con Charles Mingus, Coleman Hawkins, Ornette Coleman, Jimmy Giuffre, Paul Motian, Lee Konitz, Chet Baker, hanno organizzato un concerto di Charlie Parker, hanno sposato una delle più importanti compositrici e bandleader della storia del jazz, hanno sperimentato da pionieri il free e l’elettronica, hanno guidato un collettivo di musicisti d’avanguardia, hanno gestito una casa discografica, sono stati uno dei principali modelli del primo Keith Jarrett? Insomma, chi può vantare una carriera altrettanto variegata quanto quella di Paul Bley? Liberare il tempo. Paul Bley e la trasformazione del jazz (Quodlibet, 2022; 192 pp.; trad. G. Zobele), è la traduzione di Stopping Time, l’autobiografia che Bley scrisse nel 1999 insieme al giornalista e contrabbassista David Lee. Se mai c’è stato un libro che somiglia al suo autore, è questo: perché lo stile riflette quell’andamento ellittico, ondivago, imprevedibile, che caratterizza il solismo di Bley. Il quale si diverte a depistare, glissare su alcuni fatti e focalizzarsi su altri, lasciando alla fine il lettore con il dubbio su quando parli sul serio e quando invece sia ironico. Ma il bello è proprio questo: gettare un’occhiata sul mondo di uno degli artisti più inafferrabili nella storia del jazz. Sempre in tema di pianisti, è uscito Formation. Building a Personal Canon Part One (Equinox, 2023; 294 pp.), prima parte dell’autobiografia di Brad Mehldau. Chi conosce, anche superficialmente, Mehldau, sa che da lui non bisogna mai aspettarsi qualcosa di scontato.

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E così è anche per questo libro, in parte racconto, in parte auto-riflessione sul proprio percorso di musicista, in parte qualcosa di non ben classificabile. Inaspettata, per chi sa quanto attento alla propria privacy sia il pianista, è la quantità di dettagli intimi: dall’esperienza adolescenziale di nerd nella provincia americana all’inquieta ricerca della propria identità sessuale, dalla vivace descrizione della scena newyorkese dei primi anni Novanta fino alle pagine, crude e molto esplicite, sul periodo da tossicodipendente. Ma, in tutte le occasioni, Mehldau emerge per quello che è: un uomo di grande cultura e intelligenza, capace di esprimere sempre punti di vista originali e informati su qualunque questione. Lo stile del libro è spesso denso ed esige una lettura attenta; rimaniamo in attesa della seconda parte, dato che la narrazione si interrompe al 1995, quando un Brad Mehldau venticinquenne, ormai disintossicato dall’eroina, lascia New York per cominciare una nuova vita a Los Angeles. Cambiando del tutto ambito, passiamo a Blues e femminismo nero (Alegre, 2022, 318 pp.; trad. M. Moïse e A. Pesarini, revisione di P. De Vivo) di Angela Davis. L’autrice non ha, supponiamo, bisogno di presentazioni, essendo da oltre cinquant’anni protagonista della più agguerrita cultura di sinistra statunitense. Il saggio, uscito in inglese nel 1998 con il titolo Blues Legacies and Black Feminism, affronta la produzione di Gertrude “Ma” Rainey, Bessie Smith e Billie Holiday con uno scopo ben preciso, dichiarato sin dal titolo: abbattere lo stereotipo secondo cui il blues, in particolare quello femminile, non veicolerebbe contenuti apertamente politici, ma si limiterebbe a una protesta privata, che evita le prese di posizione sulle questioni sociali più scottanti. L’analisi è condotta con grande acribia, servendosi sia di ampie citazioni dai testi delle loro canzoni, sia di un confronto serrato con quanto scritto in precedenza sull’argomento. Ne risulta un saggio denso e stimolante, nel quale l’autrice indaga diversi ambiti, sui quali il blues getta una luce nuova: la sessualità, la vita domestica, il viaggio, la politica, la spiritualità, il rapporto con la Harlem Reinassance, per concludere con un capitolo dedicato alle “implicazioni sociali delle canzoni d’amore di Billie Holiday”. Quella che viene evidenziata è la profonda consapevolezza con la quale le tre artiste presentano la propria condizione di donne afroamericane, in contrapposizione a una società permeata di razzismo e pregiudizi di genere. (Della stessa autrice, Alegre ha pubblicato, nel 2018, la traduzione di Donne, razza e classe). Chiudiamo con Le voci di Mingus (Etabeta, 2022), in cui Claudia Aliotta affronta un argomento poco trattato: il rapporto di Charles Mingus con l’universo vocale. L’autrice, essa stessa cantante e docente di canto, nonché giornalista e critica musicale, esplora tutta la produzione mingusiana, nella quale la voce è presente in maniera costante, sin dagli esordi. Si parte dalla voce stessa di Mingus: il suo rapporto con il canto ecclesiastico, le sue frequenti invettive rivolte al pubblico, il modo in cui, per molti anni, usò la vocalità, invece dello spartito, per insegnare le parti ai suoi musicisti, fino ai brani in cui si esibì come cantante. Si analizzano poi la natura vocale degli strumenti nelle sue composizioni (ad esempio il celebre “dialogo” con Dolphy in What Love); il suo rapporto con la poesia, vista come strumento di espressione personale, ma anche di lotta politica (si pensi ad esempio a Fables of Faubus); la sua attività di songwriter; e infine la collaborazione con Joni Mitchell per il disco “Mingus”, terminando con le incisioni postume della Mingus Dinasty. Il libro si distingue per le analisi accurate, corredate da precise e interessanti trascrizioni, e permette di illuminare una faccia inedita del contrabbassista di Nogales.

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RECORDS

JAZZ REVIEW

GIL EVANS ORCHESTRA

GREAT JAZZ STANDARDS WORLD PACIFIC, BLUE NOTE TONE POET SERIES, 2023

Inizialmente avevo qualche dubbio su queste ristampe super lusso in vinile. Temevo fosse l’ennesima trovata per spennare nuovamente noi collezionisti. Ebbene di fatto l’operazione si potrebbe configurare come tale, ma ciò che ci viene dato in cambio non ha paragoni con nessuna ristampa del passato. Il suono è letteralmente pazzesco, una dinamica devastante. Stavo ascoltando a volume piuttosto sostenuto senza nessuna fatica d’ascolto, quando a un certo punto è arrivata una cannonata in un punto dove pensavo si fosse già al massimo. Questo disco cambia la vita.

WYNTON KELLY TRIO - WES MONTGOMERY

SMOKIN’ AT THE HALF NOTE VERVE, ACOUSTIC SOUNDS SERIES, 2023

Finalmente ristampato come meritava il mitico live che vede Wes Montgomery accompagnato dall’ex ritmica di Miles Davis. Pat Metheny sosteneva in una vecchia intervista che questo fosse il disco di chitarra più importante della storia. Di sicuro i tredici minuti di No Blues non fanno prigionieri; chorus dopo chorus la tensione cresce e la cattedrale sonora diventa sempre più imponente. La ristampa in vinile nella serie Acoustic Sounds (con remastering a opera di Ryan Smith) restituisce alla registrazione una profondità mai sentita prima.

RISTAMPE a cura di Enrico Merlin

DIZZY REECE

STAR BRIGHT BLUE NOTE CLASSIC VINYL SERIES, 2023

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Inciso il 19 novembre 1959 negli studi di Rudy Van Gelder, questo disco fu fortemente caldeggiato dallo stesso Miles Davis, che aveva una grande ammirazione per il trombettista giamaicano Dizzy Reece. L’influenza di Miles è notevole, infatti sono con Reece Wynton Kelly e Paul Chambers, che all’epoca militavano nel sestetto di Miles Davis, e Art Taylor e Hank Mobley, rispettivamente ex e futuro collaboratore di Miles. Eccellente il remastering di Kevin Gray, artefice anche del lavoro sul disco di Gil Evans.

EDITOR'S PICKS

KENNY WHEELER

GNU HIGH ECM, LUMINESSENCE SERIES, 2023

Il debutto discografico del trombettista canadese per l’etichetta di Manfred Eicher segna un passaggio evolutivo importante nella sua carriera, ma anche nella storia della musica improvvisata. Inciso nel 1975, in compagnia di Keith Jarrett, Dave Holland e Jack DeJohnette, il disco rivede la luce in una nuova ristampa che inaugura la serie audiophile di ECM, intitolata Luminessence. Wheeler suona il flicorno in tutto l’album e il suo fraseggio diverrà un modello di riferimento anche fuori dal contesto jazzistico (vedi David Sylvian).

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encore music

www.encoremusic.it info@encoremusic.it

Ultime Uscite Barbara CASINI

Daniele SEPE

SEPè LE MOKò

Barbara Casini Hermanos

Hermanos Javier Girotto Roberto Taufic Seby Burgio

Stefano Bedetti Organ Trio

Marco Frattini

Chinese Sundays

EMPTY MUSIC

Stefano Bedetti Yazan Greselin Max Furian

Marco Frattini Claudio Vignali Gabriele Evangelista

Stefano Bedetti Organ Trio CHINESE SUNDAYS

Roberto Gatti

Federico Pierantoni

Amanolibera Mario Rodriguez Horacio “El Negro” Hernandez Paoli Mejas Gabriele Mirabassi Oscar Valdes Roberto Quintero Jhair Sala Lorenzo Bisogno Manuel Magrini Pietro Paris Tetraktis Percussioni

Tatiana VALLE & Giovanni GUACCERO

CANTO ESTRANGEIRO

Federico Pierantoni

6x2

Federico Pierantoni Stefano Dallaporta Giulia Barba Piero Bittolo Bon Mir Mirko Cisilino Gianluca Fortini

6x2

Vol. 1

Cristina Zavalloni

CANTO ESTRANGEIRO As canções de Giovanni Guaccero e Luís Elói Stein

Cristina ZAVALLONI

For the living

Tatiana VALLE Giovanni GUACCERO Bruni MARCOZZO Barbara PIPERNO Ma Marco RUVIARO

FOR THE LIVING Jan BANG

Elvind AARSET Simone GRAZIANO Cristiano ARCELLI ranc rancesco Ponticelli

TATIANA VALLE & GIOVANNI GUACCERO


© EMANUELE VERGARI

THEREE WISHES DI CHIARA GIORDANO

GIOVANNI TOMMASO PASSATO E FUTURO LA BARONESSA PANNONICA “NICA” DE KOENIGSWARTER (1913-1988) FU AMICA INTIMA DEI PIÙ GRANDI JAZZISTI DEGLI ANNI CINQUANTA E SESSANTA, DA THELONIOUS MONK A CHARLIE PARKER. AI MUSICISTI CHE FREQUENTAVANO LA SUA CASA ERA SOLITA CHIEDERE QUALI FOSSERO I LORO TRE DESIDERI. OGGI NOI RIVOLGIAMO QUESTA DOMANDA AI JAZZISTI DEI NOSTRI TEMPI


01

Quando il giorno del mio compleanno Kelly, mia moglie, prima che io spenga le candeline sulla torta mi dice “close your eyes and make a wish” ci penso un istante e subito dopo finisco per esprimere il solito desiderio: “Dio proteggi la mia famiglia e dai loro salute e serenità”! Forse il mio imbarazzo a rispondere a questa domanda nasce dal fatto che esprimere un desiderio implichi il rammarico per qualcosa che non si ha, l’ho imparato sulla mia pelle quando da bambino ho invano desiderato ardentemente di possedere una macchina a pedali . Ci ho sofferto molto ma superai il brutto momento provando a costruirne una con le mie mani. Ci riuscii parzialmente mettendo a punto una specie di carrettino usando manici di scopa, qualche tavola e quattro cuscinetti che mi regalò Trento, il meccanico sotto casa mia. Il desiderio di questi giorni è di liberarmi di un disagio che mi provoca dolore e inibisce qualche movimento del braccio destro. Ho fatto una grande sciocchezza sollevando un peso considerevole che ha provocato danni ai tendini e all’articolazione della spalla destra. Spero guarisca presto, nel frattempo continuo a suonare.

02

Pochi giorni fa ho registrato il mio ultimo disco che si chiama “Walking in My Shadow”. Altro non è che un modo di ripercorrere la mia carriera attraverso la scelta di brani composti da me nell’arco di oltre 60 anni e riproposti oggi così come li sento attualmente, senza nessun condizionamento di dover osservare un criterio di identità stilistica. Se in alcuni brani è possible ravvisare una vena nostalgica, vedi per esempio quello intitolato Good bye ‘900, a me farebbe piacere. Sinceramente non so se questo sarà il mio ultimo album, comunque il mio desiderio è che qualcuno ne apprezzi l’originalità e alcuni spunti melodici. I miei compagni sono splendidi musicisti con cui ho una lunga affiliazione, mi riferisco a Rita Marcotulli e Alessandro Paternesi, invece per Javier Girotto si tratta di un debutto con questa formazione. Tutti e tre si sono calati nel progetto con entusiasmo e spirito collaborativo, gli sono molto grato.

03

Mi piacerebbe che i maggiori Festival del Jazz, non solo in Italia, aprissero di più le porte a nuove proposte. Conosco bene le esigenze di far quadrare i costi e conseguentemente ingaggiare nomi di grande richiamo, ma basterebbe avere il coraggio di proporre in apertura dei concerti qualche giovane proposta, sono certo che il pubblico l’apprezzerebbe. Non potrò mai dimenticare un episodio che ritengo dimostri quanto auspico. Credo fosse la metà degli anni ’80, suonai a Umbria Jazz col quintetto che ebbi per molti anni. C’era il compianto Massimo Urbani, Paolo Fresu, Danilo Rea e Roberto Gatto. Riscuotemmo un notevole successo, ma poco dopo si aggiunse una sensazionale recensione sul Calender, l’allegato domenicale di spettacolo del quotidiano LA Times. Il critico più prestigioso della storia del jazz, Leonard Feather, scrisse un lungo articolo con una foto di mezza pagina in cui tra l’altro diceva: «D’estate spesso vado in Europa e giro tra i vari festival, certamente mi fa piacere riascoltare Miles Davis, Art Blakey, Horace Silver e altri, ma sono tutti grandi musicisti che ascolto sempre negli States, io invece in Europa vorrei ascoltare dei bravi giovani musicisti locali, e vi garantisco che ci sono, gente come Massimo Urbani e i ragazzi del Giovanni Tommaso Quintet sono formidabili». Mi trovavo proprio a Los Angeles quella domenica mattina e quando aprii la pagina con quella foto enorme mi prese un colpo!

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GIOVANNI TOMMASO QUARTET featuring RITA MARCOTULLI JAVIER GIROTTO ALESSANDRO PATERNESI

WALKING IN MY SHADOW

GIOVANNI FALZONE FREAK MACHINE CANTO TERRESTRE

JAVIER GIROTTO & ALMA SAXOPHONE QUARTET COLYSEUS

MARIA PIA DE VITO THIS WOMAN’S WORK


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