VarTalent - Non Solo Musica - N°02/2015 - Andrew Basso

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VARTALENT Non scappare

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Camin e Candela

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Rossella olivotto

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Orgoglio VarTalent

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Il Satellite

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In copertina: Andrew Basso Fotografie: Debbie Von D Staff VarTalent - NSM: Marco Consoli Luiz Henrique Belmiro Autori del mese: Cristiana Pivari Luiz Henrique Belmiro Giuseppe Calì Alessandro Consoli

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Questo magazine non rappresenta una testata in quanto viene aggiornato senza alcuna periodicità . Non può pertanto considerarsi un prodotto editoriale ai sensi della legge n. 62 del 07.03.2001.

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Non scappare

Andrew Basso!

E’ diventato il più bravo al mondo a “scappare”. E’ l’orgoglio Trentino e Italiano che ha conquistato i teatri di mezzo mondo e ora è protagonista di uno degli spettacoli più in voga di Broadway. Lui è Andrew Basso!

Il quotidiano più importante al mondo, The New York Times, ha dedicato a lui un intero articolo dove ha raccontato a tutta l’America la sua arte. Ora lui racconta (molto di più) a VT - NSM. 
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Come si diventa uno “escapologo”? E cosa significa questa parola un po’ inglese e un po’ italiana? Da ESCAPE: fug gire, scappare, liberarsi. L’escapologo è un artista della fuga in grado di liberarsi da qualsiasi tipo di contenzione, manette, camicie di forza, prigioni, talvolta in situazioni estreme, sott’acqua o in compagnia di un esplosivo. Una sorta di sport estremo in forma d’arte. Harry Houdini ne fu il padre. Per me non si tratta solo di costrizioni fisiche come manette o catene, è un concetto di vita. Per me essere un escapologo significa anche essere in grado di vincere le nostre paure ed liberarsi dai vincoli che la nostra società tenta di imporci…tentando di imprigionarci e tenerci lontano dai nostri sogni…. Come in ogni attività che si pratica nella vita, sbagliando s’impara. E’ così anche per la tua arte. Sbagliare però, per te, potrebbe essere fatale. E’ mai successo qualche incidente di percorso durante le prove? Gli errori sono essenziali per imparare, certo, io ci lascio la pelle. Marzo 2013, finali di Italia’s Got Talent. chiuso in una bara inchiodata in legno, www.vartalent.it

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legato con manette ai polsi e caviglie, sono riuscito a liberarmi all' ultimo istante prima che una macchina ai 100 km/h mi facesse saltare in aria. Ce l’ho fatta ma qualcosa poi è andato storto a seguito dell’esplosione pirotecnica ed ho riportato ustioni gravi, ora guarite, ma con le cicatrici. Poteva essere il mio ultimo giorno. E durante uno show live? Sono finito un paio di volte all’ospedale per cose non riuscite sul palco. Nei miei spettacoli presento sfide impegnative, ho macchinari infernali degni della serie horror de “L’ enigmista” e il numero con il quale giro il mondo è la famosa fuga di Houdini dalla vasca d’acqua dove sono legato a testa in giù. Se sbaglio, annego. Ma al mio pubblico oltre che alla suspense voglio regalare emozioni, voglio farli divertire, voglio commuoverli, un po' come un bravo artista della musica che sa emozionare. Per questo faccio molte altre cose nei miei spettacoli che toccano il pubblico sotto vari profili emotivi. Oltre alle sfide di escapologia presento esperimenti di mentalismo e numeri di magia che coinvolgono il pubblico.

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Dal Trentino all’America. Hai conquistato Broadway e non solo. Raccontaci la tua scalata verso il successo. Uh! Quanto tempo avete? (sorrisi) Sono nato a Trento nel 1985 e sono cresciuto a Borgo Valsugana. Un piccolo circo che vidi all’età di 8 anni fu l’inizio di un sogno. Cominciai a divorare ogni libro di magia che mio padre Armando mi aiutava a cercare nelle biblioteche o nelle librerie. A 12 anni una mia compagna di classe, Anna, mi segnala un corso d i a r te m a g i c a a Tr e n to , te n u to d a u n prestigiatore. Immediatamente cominciai a prendere lezioni. Mio padre mi aspettava per 3 ore ogni lunedì sera. Sergio diventò il mio maestro, i suoi insegnamenti mi hanno portato oggi ad essere dove sono. Cominciai a fare diversi spettacoli a casa di amici, poi a casa degli amici dei miei amici, poi ad esibirmi nei locali e cominciavo già a muovermi anche fuori dal Trentino. Spettacolo dopo spettacolo affinavo ciò che imparavo sui libri e nei corsi con Sergio. Nel 2003 il mio debutto mediatico. Ispirato alle leggendarie gesta del grande Houdini mi sono fatto incatenare e chiudere in un baule che è stato immerso nelle acque di Caldonazzo, di notte. 3000 persone erano in riva al lago per vedere la mia folle sfida. Un successone. Giornali e tv del nord Italia iniziarono a pronunciare il mio nome. Con le mance che prendevo nei miei piccoli spettacoli a 18 anni decido di volare a Las Vegas, volevo incontrare i grandi e studiare con loro. E così ho fatto, senza paura anche se l’inglese ancora non lo parlavo. Venni subito selezionato fra i migliori teen agers magicians al mondo e a 20 anni ho vinto il titolo mondiale di “Escape Champion” a Los Angeles e nel 2012 sono stato premiato da “Masters of Magic” come il miglior illusionista italiano. Sono stati anni di crescita professionale continua che mi hanno portato ad esibirmi dalle varie cene di importanti aziende per arrivare alle feste private dei Vip e recentemente a conquistare i palchi internazionali come Broadway. www.vartalent.it

Ho creduto e credo nei miei sogni, non mollo un giorno, anche nei momenti più difficili. Probabilmente non ti ricorderai ma io, Luiz, sono stato il tuo assistente in due spettacoli <<sorrisi>>, uno in Piazza Cesare Battisti e uno nel raduno dei rugbisti in Trentino. Sono stato scelto perché “quello li è bello forte e mi legherà per bene”. Sei riuscito a scappare in entrambi i casi, nonostante la mia “forza”. Quante ore ti alleni a “scappare” per non rimanere mai intrappolato? Ricordo… mi legavi come se per te legare una persona fosse roba da tutti i giorni! (sorrisi) Il mio tempo fuori dal palco è un costante allenamento fisico e mentale. Dagli allenamenti di apnea , allo studio delle serrature, 5 di 26


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l’allenamento in palestra, lo sviluppo della sensibilità dei polpastrelli, per questo uso moltissimo le carte da gioco, ma una gran parte è dedicata al training autogeno e alla creatività dei nuovi numeri… dedico tanto tempo a sognare ad occhi aperti! Per poi realizzarli… Quali sono i tuoi miti? Sicuramente Houdini, un uomo che si è fatto da solo ed è arrivato ad essere l’artista più pagato dei suoi tempi. Girando il mondo vedo di imparare qualcosa da chiunque, ognuno è un eroe a modo suo, dalla mamma che cresce da sola i suoi bambini al ragazzino che lotta ogni giorno contro una malattia . Com’era Andrew Basso da bambino? Facevi sparire le verdure dal piatto per non mangiarle? Scappavi dai compiti? Legavi le maestre alle sedie? <<sorrisi>> Ero inafferrabile. Scappavo dalle braccia di mamma per avventurarmi in qualsiasi cosa, ero www.vartalent.it

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un “Goonies”. Vi ricordate Chunk, quello cicciotto? Ecco, lui. Poi ho capito che avere uno stile di vita sano e allenamento fisico era fondamentale per diventare il Numero Uno al mondo. Ma il bambino dentro di me c’e’ ancora e non scappa.

“Ho creduto e credo nei miei sogni, non mollo un giorno, anche nei momenti più difficili.”
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Esiste una Scuola di “Escapologia”? E’ un’arte pericolosa, cosa consigli a chi vuole iniziare a conoscerla? Una scuola di esperti in evasione? Credo che legalmente non sarà mai concessa… (sorrisi) . In alcuni posti del mondo all’interno dei reparti speciali militari insegnano tecniche di evasione, ovviamente con scopi diversi dai miei. Talvolta vengo contattato per svelare qualche tecnica. Ho fatto già delle conferenze a riguardo per i reparti speciali. E’ un’arte tramandata da maestro ad allievo, forse e’ meglio che non ci sia una vera scuola. Ciò la rende un’arte ancora più preziosa e segreta. Per la magia invece legata al mondo dell' illusionismo, ho fondato proprio a Trento un Accademia d’Arte Magica nel 2009. Visti i tanti impegni ho dovuto sospendere le attività nonostante sia ancora possibile ricevere informazioni a info@PrestigeMagicAcademy.it . Il mio consiglio a chi vuole iniziare? Trovare qualcuno che ne sa e iniziare a prendere lezioni. Ha i c o n o s c i u t o Da v i d Co p p e r f i e l d quand’ancora non eri famoso in America. Ora lui potrebbe dire “Io conosco Andrew Basso”. Oggi condividi il palco con grandi nomi della magia mondiale e vieni ospitato in trasmissioni importanti Americane. Oltre all’arte di scappare, come ti sei preparato per la tua carriera?

Non sono mai stato uno studente modello, preferivo le carte da gioco ai libri di storia e invece di prendere appunti disegnavo i miei spettacoli e le macchine diaboliche dalle quali sogna vo di liberarmi. Quello che posso sicuramente passare è quello di credere nei propri sogni, a prescindere di dove sei, da che famiglia provieni e da quanto grande sia il tuo obiettivo. Si può arrivare ovunque, se lo vuoi veramente e se ci metti l’anima. A scuola avrò “scaldato il banco” ma ho dedicato quasi tutto il mio tempo libero nel studiare la mia arte e continuo a farlo, non si finisce mai di imparare. Hai sogni ancora non realizzati? I tuoi progetti futuri? Voglio condurre la finalissima di VarTalent con Luiz! (sorrisi) L’Entertainment è la mia vita, adoro emozionare le persone, sorprenderle, spaventarle per poi farci fare un gran sospiro di sollievo. Non potrei mai fare a meno di questo, quindi se non sono su un palco mi vedo ad intrattenere la gente in altre forme, magari interpretando un ruolo in un film o proponendo una passeggiata ai miei spettatori all’interno di una casa infestata da attori travestiti da famose icone horror della storia del cinema, una scary house insomma! Ho solo 29 anni e vedo la mia scalata a Broadway

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come un nuovo punto di partenza per obiettivi ancora più grandi, al momento sono concentrato in questo tour che mi fa girare il mondo e mi vede impegnato per tutto il 2015 con poche pause (nelle quali tornerò di corsa a casa! I miss polenta!) e nel frattempo elaboro nuovi numeri per i miei spettacoli. Jim Morrison diceva “Datemi un sogno in cui vivere, perché la realtà mi sta uccidendo”.

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Per seguire Andrew Basso Instagram: andrew_basso_official Facebook: AndrewBassoBTE Twitter: @AndrewBasso Fotografie: Debbie Von D Per contattare Andrew Basso

In bocca al lupo per tutti i tuoi progetti e grazie di cuore per l’intervista. Grazie a voi! Ed un augurio grande a tutti gli amici di VarTalent…e che possiate raggiungere i vostri sogni! Luiz Henrique Belmiro

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Assicurare è il nostro talento. ITAS assicuratori dal 1821.

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Camin e Candela Le nuove “orecchie” che ricoprono il ruolo di Consulenti nella giuria di VarTalent ’15 Chi è

Francesco Camin?

Sono un ragazzo che prova a scrivere musica, a volte ci riesco, a volte no. Suono la chitarra e canto le mie ballate, mi piace farlo, a volte piaccio anche ad altri. Sono laureato in Scienze Forestali e Ambientali, se avete un bosco da sistemare, o una siepe da potare, sapete chi chiamare. 
 Cosa ascolti? Ascolto diverse cose. Mi piacciono il vento tra le foglie degli alberi, il fuoco che scoppietta, la neve che si schiaccia sotto le scarpe, la notte.
 Poi ogni tanto ascolto anche musica, un poʼ di tutto, Damien Rice, Sigur Ròs, Pink Floyd, Niccolò Fabi, Max Gazzè, Lucio Battisti, Lucio Dalla, Coldplay, Ivano Fossati. 
 Formazione musicale:
 Scrivo, compongo, suono e mi esibisco principalmente in solitaria. Ogni tanto in duo, raramente in trio. 
 Perché VarTalent? Perché no? :) Principalmente perché mi diverto, mi piace ascoltare altri artisti e provare a capire il modo di esprimere la loro arte. Credo che VarTalent, negli anni, sia cresciuto molto in termini di qualità e organizzazione, sono felice di collaborare con lo staff di questʼanno. 
 Cosa cerchi in un cantante/interprete/cantautore? Sincerità, consapevolezza, freschezza. Non sono unʼamante delle voci sparate a mille, e nemmeno delle voci troppo impostate.
 Una voce, una performance, si costruisce, e volendo citare un cantautore che amo “Costruire è sapere e potere rinunciare alla perfezione”.

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L'audizione perfetta dovrebbe … tenermi le orecchie e gli occhi incollati sul palco dallʼinizio alla fine, nel bene e nel male. 12 di 26


VarTalent - Non Solo Musica Chi è

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Iacopo Candela?

Un raccontastorie prima di tutto. Le invento, le acchiappo, le rubo, le stravolgo e poi le canto accompagnandomi con la chitarra, sui palchi e in strada. A volte invece disegno, per me e per gli altri. Cosa ascolti? Soprattutto la produzione d'oltremanica degli ultimi anni quindi tantissimo indie rock-pop più o meno scanzonato. Non mi faccio mancare quasi nulla e mi piace esplorare l'underground più sommerso ma devo ammettere che i miei ascolti cantautorali e in lingua italiana sono rari. Sto imparando pian piano. Formazione musicale: Solo soletto per scelta altrui ma per godimento mio, avere il controllo su tutto e la conseguente responsabilità mi emoziona e mi diverte. A volte il buon Francesco mi accompagna nelle mie scorribande e da poco l'amico Alessandro Battisti ha imbracciato il basso. Un'organico variabile e incastrabile ovunque. Perché VarTalent? E' un piacere mettere al servizio dei più giovani la sensibilità che spero di aver acquisito negli anni e la mia piccola esperienza. Penso che una rete di collaborazioni tra i musicisti e i professionisti del settore sia fondamentale per il bene della musica trentina e non solo e un progetto ben organizzato e serio come VarTalent sia un buon modo per tesserla. Cosa cercate in un cantante/interprete/cantautore? Personalità soprattutto, poi buonsenso e la consapevolezza che cantare bene non vuol dire sempre solo essere intonati. L'audizione perfetta dovrebbe … farmi capire in 4 secondi che posso dare il massimo dei voti e nel restante tempo dell'esibizione che la scala dei voti non è abbastanza. Luiz Henrique Belmiro

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Rossella olivotto Un talento da Serie A Dal freddo Trentino alla “caldissima” Serie A. VT – NSM vi racconta la storia di Rossella Olivotto, classe 1991, che con talento ed impegno si è conquista un posto nella “serie top” della pallavolo italiana. Cercando di andare oltre alla classica “intervista 1-­‐to-­‐1”, come nel corso dei mesi fatto abbiamo, con il Fenomeno Brandon Triche, il grande Andrea Righettini e molti altri ragazzi incredibili, Rossella ci ha raccontato dei particolari molto interessanti della sua rincorsa al sogno nel cassetto.

miei amici! Questa iperattività mi ha aiutato molto quando, nelle giovanili, facevo 2/3 campionati e mi presentavo ad allenamento anche nel “giorno libero”. Non riuscivo a stare ferma. Ed è questa dedizione che, a parer mio, è stata la chiave di tutto.

“Da piccolina facevo tanti sport… Ho iniziato con il nuoto, poi tennis e atletica. Però con la pallavolo è stato diverso Pin da subito…” ci confessa la promessa Trentina che poi continua “è iniziato tutto per gioco perché una mia compagna di classe che ci giocava mi aveva chiesto.. e mi sono subito innamorata”. Chiedendole, ovviamente, il perché la pallavolo e non un altro sport, lei ci sorprende subito con poche parole: “la cosa che mi ha colpito maggiormente sono i valori e i legami che si creano all’interno di una squadra. Già da piccole si impara il rispetto, l’aiuto reciproco e il lottare per un obiettivo comune. Questo sport ti insegna Pin da subito questi grandi valori importantissimi, utili anche, e soprattutto, nella vita di tutti i giorni!”. Raccontandoci poi dei suoi primi passi sui campi da gioco, la Olivotto ci con:ida: “A prescindere dalla pallavolo, sono sempre stata una bambina iperattiva, non mi piaceva stare a casa e preferivo uscire al parco con i www.vartalent.it

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L’impegno, il lavoro e la volontà pagano sempre!” Proprio su quest’ultima frase cerchiamo un po’ di approfondire la personalità di Rossella e la sua visione a 360° del Talento. “La prima volta che qualcuno ha parlato di me come Talento avevo circa 13/14 anni. Ho subito avuto un allenatore che ha creduto davvero tanto in me e fu lui ad attribuirmi quella parola molto importante, non solo per le doti Pisiche (Rossella è alta 184, ndr) ma soprattutto per l’impegno che mettevo ogni giorno in palestra. Mi disse che se avessi continuato così, sarei arrivata in alto” Detto questo, la giovane classe 1991 ci sorprende di nuovo per la sua sicurezza nell’esprimere un concetto importante, continuando a raccontarci la sua relazione con la parola chiave di “VarTalent -­‐ Non solo musica”: “Io sono dell’idea che il talento da solo non basti… certo è importante, però bisogna www.vartalent.it

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coltivarlo e lavorare molto. A volte vince più uno sportivo con meno talento ma con più v o l o n t à e s p i r i t o d i s a c r i P i c i o” e , continuando, Rossella ci rivela il vero Segreto del suo successo “Bisogna non sentirsi mai arrivati, ma pensare sempre che si può migliorare, giorno dopo giorno”. Dopo averci parlato un po’ della sua “early life” e della sua visione generale del Talento, Rossella fa un mix tra un discorso m o t iva z i o n e e u n p o’ d i s i m p a t i a , rispondendo agli ultimi due quesiti dell’intervista. Prima, domandiamo a Rossella se c’è stato qualcosa di psicologico che abbia cambiato totalmente la sua carriera, la classica “scintilla”; e lei prontamente ci risponde: “Questa è la parte (la parte psicologica, ndr) più importante per arrivare in alto! Ci sono sempre episodi che scoraggiano una giocatrice, ad esempio non riuscire a performare o eseguire un gesto atletico come desiderato e voluto, avere un allenatore con il quale non si ha un buon 16 di 26


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feeling oppure fare grandi sacriPici …. E le sconPitte… sono tutte cose che fanno male ma io, per fortuna, non mi scoraggio facilmente! Sicuramente, i periodi negativi accadono e sono accaduti, però io ho sempre cercato di prendere da queste esperienze le parti positive e gli insegnamenti giusti... ad esempio prendere critiche come stimolo per migliorarsi” Chiediamo a Rossella il suo punto di vista riguardo alla “questione giovani”, in particolare come lei vede l’avvicendarsi tra le giovani leve e le sue compagne un po’ più esperte. “Io sono considerata ancora abbastanza giovane per fortuna (sorride, ndr). Giocando con atlete più grandi di me però mi accorgo sempre di più quanto sia importante l’esperienza! Magari Pisicamente non sono al top, però riescono comunque a fare la differenza grazie a quest’ultima. E in una squadra sono davvero importantissime perché vengono prese come esempi dalle atlete più giovani”

D e t e r m i n a t a , s o l i d a , p o s i t i v a e appassionata. Di certo quando si parla di Rossella Olivotto non si può non parlare delle sue abilità nella pallavolo. Ma sicuramente, andando avanti nel tempo, sentiremo parlare della giovane Trentina soprattutto per quel poker di qualità pregiate che pochi sportivi professionisti hanno! In bocca al lupo Rossella! Alessandro Consoli

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Orgoglio VarTalent Nicoleta Nuca supera il milione di visualizzazione su Youtube con il suo singolo “Nu Sunt” uscito per la Global Records.

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i p s i r C

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I Deliri del

Giuga Giornata difficile per il nostro eroe che sbaglia set e, una volta a casa, non ha neanche il conforto della Gilda.

Dopo una notte a dir poco di cacca, dove Silvana, la segretaria in pensione di mio padre, mi ha inseguito tutto il tempo con una boccetta di profumo nauseabondo, e per fortuna era solo un sogno, in qualche modo sono riuscito ad alzarmi al sesto sollecito della sveglia. Ero in un ritardo assurdo e i due di là ancora parlavano, o forse avevano puntato la sveglia per riprendere il discorso della sera prima, ma la mia priorità assoluta, in quel momento, era quella di trovare le scarpe. Per un po' sono rimasto convinto che me le avesse nascoste la Silvana e quando le ho trovate, confinate sotto il comodino, ho avuto pure la forza di farmi uscire un risolino. Frasi a rilento, mente a rilento. Caffè con doppia cialda, strascicare di ciabatte, la Gilda sarebbe troppo, e quindi fuga senza pudore, correndo fuori dalla porta, abbigliato come un ragazzo del clan di Celentano che per l'occasione mi ha prestato gli stivaletti color cacca. Due cacche nel giro di poche righe. Se, come dicono, porta bene, sarà una giornata indimenticabile. Arrivo sul set, allestito in un bosco, che hanno già distribuito le cialde per il caffè, la doppia presa a casa non ha sortito l'effetto dovuto, e dunque ne dovrò fare a meno perché non ho nessuna intenzione di farmi riprendere dal capo comparse che è un tipo di due metri per due. Menomale che hanno già iniziato a girare. La costumista mi punta e mi fa cenno con la mano di avvicinarmi. «Scusa, perché ti sei vestito così?» «Ma non era una fiction ambientata negli anni '70», rispondo con un fil di voce mentre ho la mente in un rewind frenetico fatto di due provini: il re Sole diventa Elvis e io sono un emerito coglione. I costumi dei primattori non lasciano dubbi, il mio unico dubbio, invece, è di avere ingurgitato orzo al posto del caffè. Come ho fatto a sbagliarmi? Per un attimo il mio cervello assonnato ha creduto di vedere nelle persone in abiti settecenteschi dei figuranti durante un ballo in maschera? Che poi un ballo in maschera in un bosco si è mai visto? Che ne so, so soltanto che la figura di cacca (e tre!) ormai l’ho fatta e non mi vien in mente nulla per rimediare. Rimango lì, con la faccia da idiota, in attesa che la costumista prenda parola per tutti e due. «Ormai sei qua, vieni con me», mi dice perentoria. La seguo. Entriamo in un container che sa di muffa, con un sacco di abiti appesi ovunque. A me toccano dei pantaloni di fustagno e una camicia sbrindellata. Niente scarpe, solo un cappellaccio frusto che sa di forfora. www.vartalent.it

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Saranno sei gradi. «Un mantello, no?», azzardo dopo averne adocchiato uno che sta appeso su una gruccia. «Il mantello no, sei un poveraccio e i poveracci non portavano il mantello. Sopporta un po’, intanto ti puoi mettere sopra la giacca a vento. Si gira la tua scena fra un’ora. Tieniti pronto e rimani nei dintorni». Detto questo se ne va. Mi guardo intorno e, come vedo dei poveracci vestiti come me, mi avvicino e tento un minimo di conversazione. «Come butta?», chiedo a un tipo di un metro e qualcosina che se ne sta appoggiato a un albero, solo soletto e si guarda in giro con aria spaventata. Gli altri pezzenti hanno fatto gruppo e, da come si muovono, si capisce che sono dei veterani delle comparsate. Ne riconosco pure qualcuno, ma sono più incuriosito dal solitary man. I'll be what I am A solitary man, solitary man Canticchio. Lui mi guarda e sorride. «Johnny Cash,», dice e io annuisco. «È la tua prima volta?» «Che giro un film?», chiede. Che presunzione esagerata. «Certo, cosa poi?» «No no». «Dalla tua espressione avrei detto di sì» «Quale espressione avevo?» «Spaventata» «Bene», dice lui e fa ancora gli occhi da matto poi, aggiustandosi bene un mantello sulle spalle si avvia verso il posto di ristoro aggiungendo: «Vado a bermi un the caldo che fra un po’ devo girare la scena». Deve girare la scena…nemmeno fosse uno degli attori protagonisti. E poi perché a lui il mantello e a me no? «Perché lui è l’attore protagonista, non l’hai riconosciuto?», mi dice soave una collega vestita di stracci. Avrei dovuto, ma non l’ho riconosciuto e non me ne importa una mazza. Fra dieci minuti tocca al gruppo di sfigati del quale faccio parte a tutti gli effetti. La scena si svolge in poco tempo e a me danno pure un carro di fieno da tirare con a bordo la mia compagna di vita, finta per fortuna, ma non abbastanza per non pesare un centinaio di chili. Tiro il mio carro, mi riprendono mentre arrivo e mi seguono mentre sono di spalle, poi lo STOOOOOOOOOOOOP, mette fine al mio momento cinematografico. Ho i piedi ghiacciati e le madonne al cubo. Mi sono sentito un imbecille dal primo momento che ho aperto gli occhi stamattina e ho solo voglia di tornarmene a casa, chiudermi in camera con le cuffie alle orecchie che sparano un rap qualsiasi. Che ne so? Un Kanye West potrebbe andare bene. Non mi hanno nemmeno dato il cestino per il pranzo, visto che sono arrivato in ritardo, e allora che se ne vadano tutti a quell’altro paese che non sia il solito. Me ne torno a casa, anche perché tutti noi straccioni siamo convocati per il giorno dopo. Per oggi abbiamo finito. Mi viene in mente che non ho firmato nulla, stamattina, e quindi è come se non ci fossi mai stato qua, che si tengano i loro sporchi dollari. Io ho chiuso. A me il freddo mi manda ai matti. Che bisogno c’era di girare una scena estiva in febbraio? La Gilda canticchia in cucina. Menomale, vuol dire che i miei sono ancora insieme e questa certezza è l'unica che mi sostiene nella vita grama che sto conducendo. www.vartalent.it

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«Come mai sei a casa?», mi chiede la genitrice indaffarata ai fornelli fra carote e sedani. Non sembra particolarmente contenta di vedermi. «È un problema?». «No, se hai già mangiato» Ora capisco. Pranzetto riconciliatore per mio padre. Arrosto con salsa di mirtilli e zuppa di verdure alla paesana. I suoi piatti preferiti. Anche i miei, a dire il vero, ma sorvolo. «Mi mangerò un panino in camera», dico triste, avviandomi verso il frigorifero. Ripudiato anche dalla mater, è davvero drammatica come situazione. Eh no, Giuga, non ti abbattere, è un momento. Forse Saturno contro? Nelle difficoltà c'è modo di rafforzarsi, they say... Mi stendo sul letto, cuffie alle orecchie, addento il panino alla maionese e prosciutto e accendo a palla l'ipod. Now, now, now, that, that that don't kill me can only make me stronge Consolatorio Kanye…

i p s i r C

Crispi

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Il Giullare di Stampa

Il Satellite La notizia era confermata. Non si trattava più di un’ipotesi. Arturo stava pranzando proprio mentre la giornalista impettita e con pose finte da anchorwoman leggeva il comunicato. Udita la novità gli cadde la forchetta per terra ed il bolo di pane e pesce si infilò dispettosamente nella trachea, facendolo arrossire e spingendolo a pugni frenetici sul petto per espellerlo dai suoi respiri. Ripresosi dall’affogamento alimentare liberò i suoi pensieri, mandandoli alla deriva come tori imbufaliti che corrono senza direzione in un prato. Quante possibilità c’erano che quell’avvenimento accadesse proprio sopra la sua testa? La zona di impatto era molto ampia e le possibilità di tragedie erano davvero limitate a dire di tutti gli scienziati apparsi in tv. E se invece fosse accaduto proprio lì, alla sua casa o direttamente a lui ovunque si trovasse in quei momenti? Tentò di far rientrare i tori nello steccato mettendo ordine ai suoi pensieri. Bisognava sentire Lucia, parlarle almeno un’ultima volta, ma aveva il telefono spento. Interruppe il pranzo, prese a morsi una mela e si sdraiò sul divano per ammirare il soffitto. Alcune macchie di umidità avevano creato dei disegni alquanto particolari. Arturo faceva loro prendere forme e aspetti di tutto ciò che gli passava per la mente. A volte sembravano visi umani, altre volte felini feroci, mostri o super eroi. Niente lo rilassava come il lasciarsi cadere su quel vecchio divano bisunto e perdere lo sguardo nelle sue “macchie artistiche”. www.vartalent.it

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Iniziò dunque a vagliare diverse ipotesi per mettersi in salvo. La fuga in macchina, il trasferimento, ripararsi in garage, o aspettare l’evento su una spiaggia con gli occhi puntati al cielo per fuggire una volta scorta la sagoma. Nessuna di queste soluzioni però riusciva a tranquillizzarlo. Credeva di essere uno sfigato cronico ed il suo pessimismo non faceva altro che far girare il mondo in maniera negativa per lui, un moto circolatorio di sfortune e guai! Lasciò sedimentare le sue idee salvavita con un certo nervosismo: aveva dimenticato di prendere i tranquillanti. Ecco perché si sentiva così ansioso! Aprì l’armadietto delle medicine sito accanto allo specchio del bagno e lanciò un urlo impercettibile ma deciso: erano finite! Controllò l’ora guardandola su un grosso orologio rosso da parete, erano le due e un quarto. Il pericolo era previsto per l’indomani, ma con queste cose non si sa mai, meglio essere prudenti. Sentì brividi di freddo lungo tutto il corpo mentre l’ansia penetrava in ogni sua cellula. Iniziò a sudare, inspirò la sua paura ebbra di fetidi aromi e percependo un abbassamento di pressione si sdraiò nuovamente sul divano. In quelle condizioni non poteva recarsi al lavoro: il magazzino di quel grosso centro commerciale poteva sicuramente fare a meno di lui, avrebbe inviato una mail appena ripresosi un pochino. Decise di addormentarsi sperando di trovare il coraggio per andare in farmacia appena arrivato l’orario di apertura, non ci voleva poi molto, era di fronte casa sua, pochi minuti, magari una corsa veloce per rientrare subito in casa e avrebbe potuto rifornirsi. Percorse il tragitto mentalmente mentre si appisolava ma un altro pensiero lo fece destare di scatto: il frigo era quasi vuoto. Doveva passare proprio quel pomeriggio nell’altro reparto del suo luogo di lavoro per fare un po’ di spesa ed invece adesso era chiuso in casa dalla paura e a corto di cibo. Si alzò, si avvicinò alla cucina, aprì lo sportello di un pensile e controllò accuratamente, era rimasta solo una scatoletta di tonno, una bustina di preparato per purè e mezza busta di spaghetti. Si agitò nuovamente, bevve dell’acqua e si stravaccò ancora sul divano. Adesso le macchie di umidità sul tetto somigliavano a profili terrorizzati di esseri umani, Arturo ebbe paura delle sue fantasie e provò per l’ennesima volta a chiudere gli occhi. Si assopì e sognò. Le sue ex erano andate a trovarlo per condividere con lui gli ultimi momenti di amore e di vita, erano donne che parevano pantere e lo graffiavano, i loro capelli puzzavano di muffa e l’alito di nicotina. Cercava di sfuggirle ma queste si avvinghiavano a lui come foglie d’edera. Lo stringevano, ansimavano e gridavano, mentre una di esse gli spingeva a forza nella gola un tubetto di pasticche. Il cielo si oscurava e lui fuggiva da queste donne tramutate in alberi secchi con i rami pieni di spine. Un boato assordante lo fece saltare per aria. Si svegliò madido di sudore, chiedendosi se fosse accaduto il tutto e si trovasse già nell’aldilà! Udì il rumore della pioggia e si tranquillizzò rimettendosi a dormire. Gli pareva di essere in catalessi da giorni quando si accorse di un mormorio che diveniva frastuono sempre più insistente e proveniva da fuori. I claxon sembravano impazziti e la folla urlava. Si affacciò guardando in strada per capire cosa succedeva. Vide molte persone che tentavano di fuggire e che durante questi goffi tentativi sbattevano tra di loro come macchinette di autoscontri. Il terrore aveva causato un ingorgo, c’era gente che lasciava le macchine e fuggiva a piedi. I pochi coraggiosi che non fuggivano avevano già attivato la videocamera del telefonino che puntavano verso l’alto, spostando lo sguardo sul cielo, sopra il tetto della sua casa e su di lui. Arturo era quasi paralizzato, gli arti non rispondevano. Notò con terrore un’ombra terrificante che squarciava la strada, un’ombra dalla forma indefinita ed immensa che cresceva a vista d’occhio, recitò la prima strampalata preghiera che gli saltò in mente e chiuse gli occhi. Giuseppe Calì
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