Forward Turchia

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[FORWARD] anno 4 - numero 9 - novembre 2010

la rivista per chi è un passo avanti


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Mamma li Turchi! e ‘sliding doors’, nella geopolitica come nella vita, sono infinite. E così accade che, nel giro di pochissimi anni, la questione dell’ingresso della Turchia nell’Unione Europea abbia cambiato totalmente visione prospettica: da benigna concessione che il ricco Occidente poteva fare in un momento di magnanimità verso i Turchi, ormai quasi declassati al rango di giannizzeri dei confini del Primo Mondo contro l’avanzare dei barbari musulmani, a opzione del tutto secondaria per i Turchi stessi. La porta dell’Unione Europea è rimasta chiusa, ma per loro se ne sono aperte, o se ne possono aprire, molte altre, e molto più interessanti: è la Turchia, adesso, a non avere questo grande interesse a entrare nell’Unione Europea. Da potenza economica e militare sta tornando infatti ad essere anche quella che era sempre stata nei secoli passati: una potenza politica. Esattamente il percorso inverso dell’Unione Europea, shareholder di minoranza di un Occidente che, dopo la caduta del muro di Berlino, ha cominciato a scivola-

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Stefania Lallai Responsabile Relazioni Esterne TNT Express Italy

re sempre più velocemente sul piano inclinato della perdita d’identità, della mancanza di obiettivi e politiche condivise, della delocalizzazione e della scomparsa dei tradizionali punti di riferimento. Ed ecco che torna a riecheggiare quel grido che per secoli ha afflitto le nostre coste,‘Mamma li Turchi’ anche se in versione pop-soft, naturalmente: se prima era il feroce Saladino il front-men dei temibili saraceni, stavolta semmai è l’onnipresente kebab ad annunciarci il ritorno dei sultani e del potente Impero Ottomano. Ma attenzione, non è solo folklore: stiamo parlando di un Paese emergente che entro il 2050 sarà la terza economia europea e la nona mondiale, con più abitanti della Germania (il 50 per cento sotto i 21 anni…) e un esercito di prim’ordine che gli assicura un’egemonia di fatto su tutta la polveriera mediorientale, Israele compreso, volente o nolente (do you remember l’incidente della Mavi Marmara diretta a Gaza? Mai nulla accade per caso da quelle parti…). Secoli fa i Turchi arrivarono ad assediare le porte di

Vienna, mentre adesso, semplicemente, non ne hanno più bisogno: il baricentro economico e politico del mondo si è infatti spostato a Oriente, e la Turchia sta risorgendo quale potenza bi-continentale e impero informale, ideale traitd’union tra la Grande Russia (dove nel frattempo è tornato lo zar), i Balcani, l’India, la Cina che tiene in mano l’intero debito pubblico dell’altro shareholder occidentale (gli Stati Uniti) e, naturalmente, il variegato e ribollente universo mediorientale. Non a caso Mr.Yildiz, il GM di TNT in Turchia, dichiara a proposito del suo Paese: «abbiamo anche la storia dalla nostra parte: per molti secoli, la Turchia ha avuto una grande responsabilità nel mondo». Benvenuti dunque nella porta dell’Oriente in Occidente, e nella porta dell’Occidente in Oriente, forse il Paese più Forward mai incontrato nel nostro viaggio intorno al mondo, sicuramente quello in possesso del maggior numero di opzioni sul suo futuro: insieme, cercheremo come sempre di esplorarle. Buon viaggio!

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CONTENTS

Identità

Turchia

Anno quarto n° 9 - novembre 2010 Direttore Responsabile Stefania Lallai Direttore Editoriale Giuseppe Guzzardi Coordinamento Roberta Carati, Monica Rodda Art Director Vincenzo De Rosa Grafica Michela Chindamo Testi: Riccardo Della Seta, Marco Fiocchi, Enrico Fovanna, Yusuf Terak Castregui, Roberto Nespolo, Giorgia Rocca, Nicoletta Trevisan, Gianluca Ventura

Si ringrazia il Tucano Viaggi Ricerca info@tucanoviaggi.com, www.tucanoviaggi.com Foto: Archivio Il Tucano, G.Nasi, Serkan Eldeleklioglu, www.sxc.hu, Serdar Duzgider, Connors Bros, ilker canikligil Redazione: Servizio Comunicazione & CR comunicazione@tntitaly.it Grafica: Studio Grafico Page Stampa: Grafica Editoriale - viale Roma, 31 Venaria (TO) Realizzazione: Casa Editrice la fiaccola srl 20123 Milano, Via Conca del Naviglio, 37 Tel. 02/89421350, www.fiaccola.com Registrazione Tribunale Torino n. 65 del 21/06/07

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Costantinopoli Bisanzio Istanbul L'evento del paradosso Atatürk, il miele è finito Cose... Turche Un Santo in multiproprietà Essenza d’Oriente Parlano turco le gomme di Formula Uno Il bello di essere un Paese-ponte Rosa turchese Questione curda, password per l’Europa Il detective è un trans. Che problema c’è? Non prendete la 411, c’è troppo giallo Fuga con ritorno La tentazione del kebab Neve


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■ L’INTERVISTA

Valore Espresso A sedici mesi dalla nomina di AD di TNT Express Italy, e a poche settimane da quella di presidente FEDIT, Rosario Ambrosino tira le somme di “esperienze che normalmente si fanno in 4-5 anni”

■ NAPOLI

La Freccia del Sud Dopo l’impianto best-in-class di Carinaro, TNT raddoppia su Napoli: di poche settimane fa l’inaugurazione della Filiale di Casoria, due milioni di investimento per un’area strategica

■ NOTIZIE DAL MONDO

Link World

13 ‘brevi’ che condensano le novità del settore trasporti: dai test di tecnologia ibrida allo scalo di Barcellona ai pedaggi senza barriere in Sudafrica passando per le nuove rotte ‘hi-tech’ di TNT

■ CINA E NON SOLO

TNT News La notizia più rilevante riguarda la prima flotta 100X100 elettrica di Shanghai, ma c’è spazio anche per i nuovi B777 che collegano Asia ed Europa, il ‘Drive me challenge’ e il servizio Express Label

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uando imparo qualcosa di nuovo sono veramente contento. E in questa nuova mansione sto imparando tanto. Bello. Bello e interessante». Rosario Ambrosino ci disse queste parole al momento dell’insediamento quale AD di TNT. Non è tipo da facili emozioni, chi lo conosce sa che è capace di assoluta impassibilità, la mimica facciale di un giocatore di poker professionista. Queste parole, dette da lui, avevano la forza dell’entusiasmo, della voglia di fare, del desiderio di tuffarsi in una poderosa sfida... Lo abbiamo incontrato sedici mesi dopo, non solo per fare il punto sul difficilissimo periodo congiunturale che gli è toccato all’ esordio, ma anche perché la sua opinione riguardo all’attuale contesto economico è preziosa. Il suo è un osservatorio privilegiato: chi meglio di un corriere può cogliere anche minimi movimenti, impercettibili scosse telluriche, i battiti d’ali della farfalla che crescono d’intensità fino a diventare inattesa tempesta? Ancora una volta, trenta minuti di assoluti pragmatismo e lucidità. D’altra parte, la scorza dell’’operativo’ (Ambrosino era prima del nuovo incarico Direttore Operativo), non verrà più via.

Ambrosino, tracciamo un bilancio ‘a pelle’ di questi sedici mesi? «Sedici mesi? Ci sono concentrate le esperienze che normalmente si fanno in quattro-cinque anni! La crisi è piombata sul mercato e abbiamo adottato gli strumenti per reagire e combatterla, misurando di riflesso il grande potenziale delle nostre risorse umane, che hanno fatto un incredibile sforzo per dare il massimo, adattandosi con estrema rapidità a contesti sempre più difficili, impegnati nel contempo anche nella progettazione del futuro. I risultati di questo lavoro sono tangibili già adesso, e si vedranno ancor di più nel futuro. È in questo frangente che ho scoperto un potenziale umano incredibile, insieme a un grande senso di appartenenza». Però in questo contesto a lei è toccato occupare la sedia più calda, a dir poco rovente. Quella sulla quale si prendono le decisioni impopolari e sofferte. «Ero preparato ad affrontare le difficoltà provenienti dal sistema economico globale, perché erano già in essere. Ne sono conseguite inedite problematiche interne che sono state affrontate giorno per giorno. Si impara facendo».

Espresso Parla Rosario Ambrosino, AD di TNT, a sedici mesi dall’incarico. Un periodo contestualmente tremendo, trasformato in occasione di business, fidelizzazione, crescita. E il futuro è nell’home delivery di Giuseppe Guzzardi

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La battaglia per la Qualità è uno dei prerequisiti per il successo delle vostre imprese e per il nostro successo collettivo. Jacques Delors

Qualità Pochi giorni fa la nomina a presidente FEDIT mentre, fino allo scorso marzo, è stato presidente AICAI, l’associazione di categoria. Anche quello un terreno difficile... «Un’esperienza educativa, importante. Con gli altri associati siamo riusciti a portare avanti le nostre tematiche,maturate in un momento congressuale al quale hanno aderito i principali stakeholder dei trasporti, gli attori di questo mondo con i quali condividiamo realtà e problematiche. Il nostro obiettivo era rendere percepibile a questi interlocutori cosa volesse dire essere corrieri: un gruppo selezionato di aziende altamente specializzate che non chiede,come avviene spesso in Italia,ma che si può interpellare per trovare risposte,per sviluppare nuove idee, grazie alle conoscenze ed esperienze maturate giorno per giorno. Certamente questa nuova esperienza associativa sarà preziosa». Quali strumenti ha messo in campo per reagire alla crisi sistemica? «La maggior parte dei clienti ha adottato linee di comportamento volte ad abbassare i costi. Noi,

di contro, non abbiamo mai smesso di fornire loro servizi ad alta qualità. Scelta giusta, perché li abbiamo aiutati senza che il nostro servizio perdesse valore. I risultati sono già tangibili, i clienti si sentono ancor di più legati a noi, fidelizzati, e possiamo proporre nuovi prodotti commerciali adatti alle loro esigenze e che facciano crescere la nostra redditività, contando sul fatto che hanno fiducia, ben riposta, in noi». Insomma, la qualità è ancora un valore? «Certo. Le aziende che hanno lavorato privilegiando la qualità non hanno scelto di abbassare i loro standard causa la crisi! Hanno piuttosto deciso di fronteggiare la minor disponiblità di mercato abbassando i costi, fornitori prima di tutto, senza modificare i processi. La qualità è rimasta un requisito necessario e insostituibile, e continuano a pretenderla: i recenti dati di survay sulla percezione della nostra qualità sono molto positivi. Il livello del servizio anziché regredire ha fatto un passo avanti,perché TNT ha lavorato in questa direzione.Un successo che darà i suoi frutti nel tempo».

La mobilità sostenibile resta un grande valore. Non soltanto nel basso

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Sviluppo sostenibile, un valore caro a TNT. Continuerà il vostro impegno? «Sì. Abbiamo pianificato alcuni progetti concreti per ridurre le emissioni non soltanto della flotta ma anche degli edifici, ad esempio per quanto riguarda la climatizzazione». Cosa ne pensa dei veicoli elettrici? «Buoni i risultati delle flotte ibride ma solo, per il momento, in ambiti e servizi limitati. Ci vorrà ancora del tempo perché possano coprire tutte le nostre esigenze, e ancor di più per i mezzi totalmente elettrici». Questa crisi di sistema sta modificando la figura tradizionale del cliente? «Penso che vedremo un grande sviluppo nella diversificazione dei servizi legati alla consegna a domicilio. La questione non è la banale consegna, ma le operazioni accessorie, spesso obbligatorie, come la certificazione di chi materialmente riceve l’oggetto, o la capacità di gestire la restituzione, o ancora di operare set-

te giorni su sette, o la sera. Ciò vuol dire che tutta la filiera del delivery dovrà essere in grado di gestire nuove esigenze, con una maggiore qualificazione dei partner che si occupano materialmente della consegna. TNT cresce e crescerà anche perché i clienti ci affidano sempre più quota del loro traffico. Non soltanto: la nostra è un clientela dinamica, composta da imprese medie e grandi che puntano alla crescita attraverso il valore. E valore cerca valore». Aree di miglioramento per TNT? «Minimizzare alcuni processi burocratici che ancora sussistono nel back office. Qualificare e motivare ulteriormente le nostre risorse». TNT è un’azienda ‘Forward’? «Credo proprio di sì! Certamente siamo leader, ed essere leader vuol dire avere le idee giuste prima degli altri, andare avanti e lasciare che gli altri seguano. E questo lo stiamo dimostrando giorno per giorno».

impatto dei veicoli, ma anche nelle ridotte emissioni di CO2 in tutti gli edifici.

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[COUNTRY] stato solo un caso (forse) che il referendum con cui il Paese ha imboccato con sempre maggiore sicurezza la via della democrazia, e per l’Europa, si sia svolto il 12 settembre, esattamente 30 anni dopo il terzo colpo di Stato militare nella storia della Repubblica turca. Ma certo è significativo. Quando nel 1982 i generali ritornarono nelle loro caserme lasciarono una pesante eredità: una Costituzione autoritaria e restrittiva. Ora è tempo di cambiare. Lo vuole il 58 per cento dei turchi, che con il proprio sì a 26 quesiti - i più rilevanti dei quali riguardano i poteri dell’esercito ma anche il ruolo della magistratura, l’applicazione della legge e i diritti dei lavoratori - avvalla la necessità delle riforme. Il tempo emetterà il suo inappellabile verdetto, oggi tutt’altro che scontato. Perché per un premio Nobel, Orhan Phamuk, che commentando il risultato della consultazizone referendaria ha sentenziato «La Costituzione turca ora va cambiata», c’è pur sempre un 42 per cento di suoi connazionali che ha votato contro. Ce la farà la Turchia ad entrare nell’Europa unita? L’Ue mostra di gradire la riforma e sostiene il premier Erdogan e il suo Akp, un movimento che però è di ispirazione filoislamica. E l’Islam non è esattamente compatibile con il pensiero e il credo di gran parte dei Paesi occidentali. Che ne sarà del Kemalismo? Atatürk, il Padre della Patria, si starà rivoltando nella tomba? Aspettare, almeno fino all’estate prossima, quando il popolo turco tornerà alle urne per le elezioni parlamentari, appare oggi l’unica azione possibile. Noi intanto infiliamo un’altra preziosa perla, che come dicono i pescatori «ha sempre una storia da raccontare», nella già preziosa collana di Forward.

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Turchia Soprattutto non abbiate paura del popolo. È più conservatore di voi.

Vox populi Napoleone III (Del sistema elettorale, da Mélanges)

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[COUNTRY] È stata soprannominata la culla dei popoli. Dagli Ittiti ai Bizantini, dagli Assiri agli Ottomani, decine di civiltà hanno calpestato il suolo turco diretti verso quel mare che per Omero era del “colore del vino” di Nicoletta Trevisan

Costantino 10.000 a.C. Nelle grotte Le prime tracce di insediamenti umani in Turchia risalgono all’età paleolitica. I primitivi utensili e le armi di pietra ritrovati nella grotta di Karain, vicino all’attuale Antalya, rappresentano oggi una forte attrattiva turistica.

5.500 a.C. La prima città del mondo I più antichi resti di insediamenti a carattere urbano sono stati rinvenuti a Çatalhöyük, vicino all’attuale Konya. Questo centro abitato di età neolitica era costituito da case monocellulari addossate una all’altra: a scopo difensivo le porte si trovavano sui tetti.

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3.300 a.C. Ma adesso voglio aver nobil gloria Per garantirsi un maggiore controllo sullo stretto dei Dardanelli gli abitanti dell’Anatolia fondano Troia. Le successive conquiste e ricostruzioni sconfinano nel mito. Nel tempo molti popoli, fra cui i Turchi, hanno ostentato radici troiane per darsi ‘un’origine nobile’.

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1950 a.C. Triangoli per l’abc Alcune colonie di mercanti assiri, provenienti dalla Mesopotamia, si stanziano in Anatolia centrale dando vita ai Karum, spazi adibiti al commercio. Compaiono le prime tavolette a scrittura cuneiforme che riportano contratti, accordi commerciali e documenti contabili. L’arte dello scrivere fu poi assimilata dagli Ittiti, che invasero progressivamente il territorio.

1450 a.C. Un pantheon immenso Genti avanzate, dedite al commercio e alle arti, gli Ittiti inventarono, tra l’altro, l’arco a chiave di volta, la ruota a raggi e il carro a traino. Adoravano un pantheon di divinità semitiche che comprendevano anche gli dei venerati dalle popolazioni che conquistavano. Sono i progenitori degli attuali Curdi.

700 a.C. Il poeta cieco Si suppone che in questo periodo sia nato Omero (tra le ipotesi sui suoi natali, una delle più accreditate lo vuole originario dell’attuale Smirne, in Turchia), il poeta greco al quale la tradizione attribuisce la stesura dei due maggiori poemi epici della letteratura antica: l’Odissea e l’Iliade. In quest’ultimo lo scrittore racconta la conquista della città di Troia, ad opera degli Ellenici, avvenuta tra il 1200 e il 1100 a.C.


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660 a.C. Parola di oracolo Si deve a Byzas, personaggio greco forse leggendario, la fondazione di Bisanzio. A indirizzarlo fu l’oracolo di Delfi, che aveva consigliato di creare la nuova città sulla riva opposta rispetto a Calcedonia, in un punto alto e strategico.

nbul 47 - 66 La prima chiesa in Turchia San Paolo, originario di Tarso, fonda ad Antiochia sull’Oronte, l’attuale Antakya, la prima chiesa cristiana, la Grotta di San Pietro, oggi sito sacro per il Vaticano. Il cristianesimo sarà consacrato con l’ascesa al trono di Costantino, che nel 324 cambierà il nome della capitale da Bisanzio in Costantinopoli.

330 Santa Sofia Dopo la scissione dell’impero Romano l’arte bizantina, pur sotto l’influsso di quella romanica, si sviluppa con caratteristiche proprie, fortemente ispirate al cristianesimo. L’esempio più noto è la maestosa cupola della Basilica di Santa Sofia, dedicata alla Divina Sapienza.

1071 L’ondata turca Gli elementi turchi veri e propri approdano in Anatolia per mano dei Selgiuchidi, che nella battaglia di Manzicerta sconfiggono i Bizantini imponendo il sultanato. La storia di questo popolo nomade è ripresa nel poema epico ‘Il libro di Dede Korkut’ , uno dei maggiori documenti storici e letterari del medioevo turco.

1203 La guerra santa Le crociate per liberare, ‘in nome di Dio’, la Terra Santa dal dominio musulmano portano gli eserciti latini in Anatolia. La più veemente è la quarta, che culmina nella devastante conquista di Costantinopoli. L’impero bizantino finisce così per essere spartito tra i crociati, dando inizio al dominio latino sul territorio.

512 a.C. Alessandro Magno L’Anatolia cade nelle mani di Dario di Persia. Bisanzio resterà sotto il dominio persiano fino all’avvento, nel 334 a.C., di Alessandro Magno, accolto come un liberatore. Alla morte dell’imperatore macedone, il regno sarà spartito tra i suoi generali.

350 a.C. Il mausoleo di Mausolo Artemisia, regina di Caria, fece costruire in memoria del marito Mausolo un’imponente tomba ad Alicarnasso. Ribattezzata ‘‘mausoleo’, è tra le sette meraviglie del mondo antico.

1261 Primi segni d’Occidente Michele VIII Paleologo riconquista Costantinopoli, sottraendola ai latini e restaurando l’impero bizantino. I Paleologi governeranno sino al 1453, divenendo la dinastia più longeva nella storia dell’impero. Grazie ai loro matrimoni con le famiglie europee, furono i primi governanti a usare simboli occidentali per adornarsi.

1453 Da Costantinopoli a Istanbul Sotto la guida del sultano Mehmet II detto Faith (conquistatore), l’impero ottomano, anch’esso discendente della tribù degli Oghuz, prende Costantinopoli, ormai in declino a seguito delle crociate, e la riporta all’apice del suo splendore, designandola capitale del proprio impero col nuovo nome di Istanbul. La Basilica di Santa Sofia viene trasformata in moschea e ribattezzata Hagia Sophia.

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[COUNTRY] 1520 Magnifico lavoro L’apice del potere ottomano viene raggiunto durante il regno di Solimano, che non a caso riceverà l’appellativo de ‘Il Magnifico’. L’espansione dell’impero tocca Belgrado, Rodi, Bagdad e l’Ungheria, imponendo il dominio sul Mediterraneo. Con la morte del sultano e la battaglia di Lepanto, inizia il declino della potenza ottomana.

1609 Dipinta di blu L’esito infausto della guerra contro la Persia induce Ahmed I a costruire una grande moschea a Istanbul per placare Allah. Edificata sul sito del Gran Palazzo di Costantinopoli, la Moschea Blu si distingue dal tempio di Solimano e da Hagia Sophia per i sei minareti, uno solo meno della Ka’ba, la Mecca.

1876 Giovani Turchi crescono La politica repressiva di Abdul Hamid II getta le basi per la nascita del movimento dei Giovani Turchi, che nel 1908 depone il sultano e dà vita a una costituzione democratica, con leggi costituzionali e parlamento. Il sultanato sarà completamente abolito nel 1922, a seguito del primo conflitto mondiale.

1923 La Repubblica Il trattato di Losanna stabilisce l’indipendenza della Turchia e ne definisce i confini. Mustapha Kemal Atatürk, già leader del movimento nazionale turco, le cui azioni militari contribuirono al raggiungimento della democrazia, viene eletto primo Presidente della Repubblica Turca.

1928 Il Padre dei Turchi Sotto Atatürk la capitale viene spostata ad Ankara; fez e velo sono aboliti così come la poligamia; Stato e Islam vengono separati e alle donne è concesso il diritto di voto; diventa obbligatorio l’uso del cognome... È in questa occasione che il presidente acquisisce l’appellativo di Ata (padre) Turk (Turchi), ‘Padre dei Turchi’.

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L’evento del paradosso Due continenti, tre nomi, quattro elementi. Tra melting pot culturale e filosofi naturalisti di 2.600 anni fa, l’anima profonda della Turchia interpreta a suo modo il titolo di Capitale Europea della Cultura 2010: poco Ue e molto international 12 [FORWARD] novembre 2010

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isogna andare molto indietro nel tempo, precisamente al sesto secolo avanti Cristo, per spiegare il documento con cui Istanbul ha strappato il biglietto per la candidatura a Capitale Europea della Cultura 2010. Paradossalmente, proprio nel momento in cui si sente meno europea, da settant’anni a questa parte. Città di un Paese non ancora membro dell’Unione (e che non ha ancora ben deciso di esserlo), l’ex Bisanzio ha convinto il Comitato del Consiglio Europeo per l’Educazione e la Cultura con l’aiu-


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1952 Custode del Kemalismo La Turchia entra a far parte della Nato, diventando uno dei Paesi cardine dell’Alleanza. I successivi tentativi di rovesciare i principi del Kemalismo e la crisi economica dovuta alla rapida industrializzazione sono controllati dallo Stato, che ha assunto il ruolo di custode della Repubblica.

2001 Più vicini all’Europa Dopo due anni di dibattiti, i giuristi modificano il codice penale turco, abolendo la pena di morte e sostituendola con l’ergastolo. La nuova legge indica inoltre la tortura come reato punibile con pene severe. È stato così superato uno degli ostacoli per l’entrata della Turchia nell’Unione Europea.

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2006 Turchia da Nobel Orhan Pamuk, scrittore turco, è insignito del Premio Nobel per la Letteratura. È il primo, nel suo Paese, a ricevere il prestigioso riconoscimento. I suoi romanzi, tradotti in più di quaranta lingue, sono spesso sospesi tra il fiabesco e il reale e rispecchiano la Turchia di ieri e di oggi.

2010 Istanbul per la cultura Per la prima volta una città turca, Istanbul, si è fregiata del titolo di Capitale Europea della Cultura. Un anno di iniziative culturali, con mostre, concerti e spettacoli teatrali. In occasione del 25° anniversario dell’evento, la città ha raccontato la sua storia di crocevia di civiltà mentre si interrogava profondamente, con uno storico referendum, sulla sua anima europea.

nbul to involontario e postumo di tre tra i maggiori filosofi naturalisti dell’antica Mileto, nell’Anatolia orientale: Talete, Anassimandro e Anassimene, i cui tentativi di comprendere l’Universo e le sue origini muovono tutti dai Quattro Elementi. Lo stesso Aristotele (384-322 a.C.), che ad Asso, oggi Behramkale, visse per circa un anno, considerava la Terra, l’Acqua, l’Aria e il Fuoco i quattro elementi base della natura. Quasi duemilaquattrocento anni dopo Istanbul riparte dall’arché per affermare la sua anima intellettuale, e ci riesce senza sforzo. Città cosmopolita e culturalmente multistrato, carta assorbente di usi e costumi diversi, eredità degli imperi di cui fu capitale, l’ex Costantinopoli si presenta all’Europa mostrando le nude radici.

Per onorare la vetrina internazionale, che la vede primadonna insieme all’ungherese Pécs e alla tedesca Essen, la città turca ha investito 400 milioni di euro. Quasi 500 gli appuntamenti, che hanno coinvolto oltre dieci milioni di spettatori: concerti, mostre, rappresentazioni teatrali, danze, ma anche conferenze e cicli di studi. A volte, però, anche la più autorevole delle iniziative finisce in balia del più imbarazzante degli imprevisti: chi avrebbe potuto immaginare che Istanbul venisse incoronata città europea della cultura proprio nell’anno nel quale la Turchia si allontana dall’Europa, quasi snobbandola, in favore della sua unicità? Storia e cronaca seguono strade indipendenti, saltuariamente si incrociano, ma di interagire non hanno molta voglia. novembre 2010 [FORWARD] 13


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[COUNTRY] Combatté per un Paese moderno, laico, affrancato, unito e forte. La Turchia di oggi sembra voler tornare ai retaggi del passato, con una forte componente religiosa e sempre più lontano dalla logica europeista di Giuseppe Guzzardi

Atatürk, il miele è finito uongiorno... scusi mister Mustafa Kemal, come la devo chiamare? Eccellenza? Colonnello? Vuole scherzare? No, per nulla, sono solo un po’ in imbarazzo. Io sono Atatürk, l’unico e solo Padre dei Turchi. Solo io posso fregiarmi di questo cognome, ben considerando che i cognomi li ho introdotti io, in Turchia... Un’altra cosa buona importata dal mondo occidentale. Pensa che abbia bisogno di qualche altro titolo? No, eccellenza Atatürk, in realtà la domanda era più subdola. Volevo capire, e me ne dolgo, se in lei sopravvivesse... Fa dello spirito? Era un modo di dire.Volevo dire sopravvivesse l’anima politica o quella militare. In effetti, la sua grandezza è stata quella di essere entrambe le cose. Così va meglio, giovanotto. E comunque, non c’è un’anima che prevale in me. Lo Stato e l’esercito sono una cosa sola, il primo garante della secolarità, il secondo della democrazia. Democrazia? Ma c’era un solo partito, il suo! Il Paese aveva bisogno di stabilità. In Turchia convivono molte anime, tutte differenti e tutte profondamente turche. C’era bisogno di un equilibrio forte, all’interno del quale sopravvivesse la dialettica. E così è stato dal 1923 a oggi. Lei ha laicizzato lo Stato, introdotto la parità tra uomo e donna, modernizzato il sistema sociale dando a tutti il diritto di voto, abolito il califfato. E nel frattempo ha deposto il sultano Maometto VI e introdotto la repubblica. Ma come ha fatto? Il Paese, la culla dell’uomo, era maturo. Sconfitti i greci, e ristabilità l’unità, l’integrità della Turchia, il resto è venuto da sé. Ma che coraggio a portare a Istanbul l’alfabeto latino, il calendario gregoriano, il sistema metrico decimale! Senso pratico, giovanotto, senso pratico...

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Lo stesso che la portò vicinissimo ai sovietici, lei che tutto era tranne che comunista! Lei è un bel tipo, sa? Aspetta il momento giusto e poi lancia le stoccate. Certo, realpolitik, come dite voi, il Paese doveva essere ancora una volta affrancato. Paese tormentato, il suo. Non sono mancati nel passato momenti di tensione, con il conseguente intervento dell’esercito. Quattro volte, mi pare. Ne sono al corrente, tutti i turchi che vengono in questo posto mi rendono omaggio e mi raccontano le novità. L’esercito ha garantito la continuità della Repubblica secolare e della Costituzione. Beh, forse in questi ultimi giorni sono deceduti pochi turchi... In effetti, ora che ci penso, c’è un afflusso minore... e quelli che vengono a rendermi omaggio tengono gli occhi bassi, mi sembrano contriti, in imbarazzo. Devo approfondire. Atatürk, mi scusi la franchezza, ma la questione è che nel suo Paese c’è stato un referendum, l’esercito è nell’angolo, la religione irrompe nella politica, Erdogan... ERDOGAN! Non me lo nomini neppure! Eppure, ha la visione di una grande Turchia, forte economicamente e politicamente! Non è la mia Turchia. Vedrà che l’Europa non permetterà questa fuga a oriente. L’Europa potrà e vorrà fare ben poco, specialmente se la Turchia si avvicina all’Islam. Ci vuol poco a passare da Paese amico a ostile e, comunque, il referendum lo hanno vinto. Lo hanno? Erdogan e Davutoglu, il ministro degli esteri e vero ideologo del nuovo corso. Guardi, c’è la sua fotina proprio qui accanto. Non durano, vedrà, la Turchia non tornerà medievale. Non ci crede? Guardi la mia, di foto: io sono il popolo.


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O tempora

Lascia che altri si lagni che i tempi sono cattivi: io mi lagno ch’essi sono miserabili, perchĂŠ senza passione. Søren Kierkegaard


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Mamma Li Turchi (e Baia dei Turchi)

Cose...

Turche primi furono i Saraceni, gli ultimi (o penultimi) sono stati Fatih Terim, l’allenatore noto ai tifosi come ‘l’Imperatore’, Hakan Sukur, il centravanti altrimenti conosciuto come ‘il Toro del Bosforo’ e il regista (cinematografico) Ferzan Özpetek. Del resto, la presenza levantina nel nostro Paese ha radici antichissime: così vicini e così lontani, i Turchi e la Turchia hanno lasciato infatti nel corso dei secoli un profondo segno nell’immaginario popolare italiano. Come le tante torri saracene che puntellano le coste del Bel Paese, ecco spuntare ovunque luoghi, tradizioni, cognomi, architetture, modi di dire, cibo, abitudini, persino... figurine che rendono imperituro il loro ricordo. Una memoria spesso poco piacevole, legata a epoche in cui i viaggi non erano così agevoli e questi guerrieri ‘infedeli’ venuti dal mare, front-men dell’Islam opposti con tanto di scimitarra al Cristianesimo militante nel vero senso della parola (Le Crociate, la Battaglia di Lepanto, do you remember?) evocavano incubi più che il sentore di esotiche coccole igieniche e gastronomiche come l’Hammam o il Kebab... E dunque, anche se spesso col nome di turco sono state identificate cose che turche non lo erano affatto, facciamoci un breve giro d’Italia alla scoperta della Turchia ‘fossilizzata’ nella nostra penisola.

‘Mamma li Turchi’ è il grido di terrore che ha echeggiato per secoli lungo le nostre coste: nella memoria popolare salentina racchiude la tragedia di Otranto del 1480 e il clima di continuo allarme di quegli anni quando le scorrerie erano all’ordine del giorno. Oggi ‘Mamma li Turchi’ è anche il nome di un itinerario che ripercorre uno dei tratti di costa soggetti alle incursioni. A pochi chilometri a nord di Otranto, la Baia dei Turchi è infatti il luogo dove sbarcarono i guerrieri turchi nel corso dell’assedio alla città di Otranto del XV secolo. Sabbiosa e incontaminata, la Baia appartiene all’Oasi protetta dei Laghi Alimini.

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Scala dei Turchi Più che una scogliera, un luogo dell’anima, come molti paesaggi che Camilleri ha disegnato attorno alla figura del Commissario Montalbano. In questo comodo approdo girgentano i Turchi facevano le loro rituali incursioni sanguinarie in Sicilia a danno delle popolazioni locali. Ora è in lizza per diventare Patrimonio dell’Unesco: oltre alla proverbiale ferocia, i nostri vicini di sponda possedevano evidentemente anche un buon senso estetico (per conferma, vedi anche alla voce ‘Mamma li Turchi’).


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Bagno Turco L’Hammam è il simbolo dell’incontro tra cultura occidentale e orientale e deve le sue origini all’impero Bizantino: la sua funzione social-igienica si è poi evoluta ulteriormente nella versione export, che lo vede collocarsi nelle città europee come ideale icona della sottocultura pagano-ayurvedico-cromoterapico-newage-postfigliodeifiori-veganeraaquarius, che trova largo seguito tra le donne occidentali, specie quelle nella fascia d’età compresa tra i 30 e 40 anni.

Giostra del Saracino Icona per antonomasia dell’arabo ‘infedele’, il Saracino di Arezzo è una sorta di automa colpito da un cavaliere a cavallo che lo carica lancia in resta cercando di evitare il colpo di maglio di ritorno dello spaventa-cristiani. Il gioco, di stampo medievale, è tuttora rievocato con cadenza annuale nella città toscana, lontano dal politically-correct ma di grande impatto (anche per il cavaliere, nel caso riceva il colpo di ritorno...).

Fumare come un Turco

Grano Turco o Saraceno?

Il proibizionismo, come ben sanno tutti i bambini del mondo, ottiene in genere l’effetto contrario a quello voluto: successe così anche In Turchia all’inizio del 1600, quando il sultano Murad IV proibì il fumo con la pena della decapitazione (o forse del taglio del naso). Allora non si andava tanto per il sottile e, soprattutto, non dovevano ancora avere inventato i Monopoli di Stato... Quando però il Pascià morì, l’abitudine del fumo nei caffè crebbe, per rivalsa, tantissimo e si diffuse anche in tutta l’Europa. Ancora oggi i Turchi tengono alta la loro nomea: sono i quarti fumatori mondiali, dopo Cinesi, Russi e Giapponesi.

È uno dei nomi italiani del mais, ma è anche un classico ‘falso amico’ di cui abbonda la lingua inglese: i Turchi, infatti, con il mais non c’entrano proprio niente; si tratta solo della traduzione maccheronica di ‘wheat of turkey’, ‘grano dei tacchini’. Che poi, a dire, il vero, un grano più o meno turco esiste: il grano saraceno, proveniente da regioni orientali e abitate da popolazioni non cristiane. In tedesco è noto come ‘Heiden’, pagano, da cui l’Heidenkorn, il ‘grano dei pagani’. E i pagani per eccellenza in Italia nei secoli scorsi erano identificati con i musulmani: da noi quindi l’Heidenkorn è divenuto il ‘grano dei Saraceni’. Pensateci, mentre gustate uno dei prodotti più buoni fatti con la farina di questo grano: i pizzoccheri. novembre 2010 [FORWARD] 17


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Il Feroce Saladino

WC alla Turca Se proprio siano di origine turca non è certo: probabilmente, però, l’ideatore ha sede in Oriente, visto che sono concosciuti anche come ‘Iranian WC’. Diffusi nell’ex URSS, in Francia, in Italia, nei Balcani, in Grecia e, of course, in Turchia: nessuno ha mai stabilito con certezza quale sia il loro effettivo legame con i Turchi, certo è che rappresentano un livello insuperato di scomodità. Secondo i cugini francesi, che hanno sempre una buona parola per loro, parrebbe che in realtà gli inventori siano stati i Belgi: solo che non avevano pensato a... mettere il buco! Al di là delle battute, il mistero sull’origine di questo wc resta. L’Occidente ha sferrato un colpo mortale a questa toilette, ideando i wc ‘a seduta’: meno igienici, ma comunque destinati a soppiantarlo integralmente. Tra l’altro, gran parte dello sviluppo culturale occidentale e delle correlate fortune dell’editoria si devono all’optional delle sessioni di lettura che l’asse delle toilette concede ai suoi utilizzatori. E anche l’evoluzione tecnologica pare non cancellerà quella che è, a tutti gli effetti, una rendita di posizione: il tablet pc tipo iPad su cui pare viaggeranno in futuro molti contenuti editoriali rimane infatti del tutto compatibile con questo strumento...

Dopo Pizzaballa, è la figurina più famosa in Italia: divenuta celebre a causa di un ritardo nella consegna del bozzetto da parte del disegnatore, era l’immagine che consentiva di completare un album della Perugina-Buitoni legato alla trasmissione radiofonica ‘I Quattro Moschettieri’... Praticamente la madre di tutte le raccolte-punti che seguiranno nei secoli a venire, l’archetipo della fidelizzazione dei clienti e della brand-loyalty: povero Saladino, terrore dei Crociati, se solo avesse saputo che le leggi del marketing ne avrebbero stravolto il ricordo...! Resta da chiarire se il Saladino sia mai stato Turco: a quanto pare era Curdo.

Kebab Questo è sicuramente un prodotto ‘Made in Turkey’, e nasce ai tempi in cui i Turchi nomadi impararono a cuocere e arrostire la loro carne alla griglia sui fuochi dell’accampamento. Da allora il kebab ha registrato un’escalation inarrestabile, fino a diventare il vero concorrente globale della pizza. Tanto buono quanto indigeribile se si hanno più di 18 anni, è forse il capostipite degli street food e ha dato origine a piccole fortune imprenditoriali. In qualche città italiana, in difesa dei valori gastronomici locali, c’è chi ha proposto di vietare l’apertura di nuovi punti vendita. Aria (fritta) di nuove crociate ma, in tutta onestà, occorre dire che la cattolicissima ‘cassoeula’ non risulta molto più leggera dell’infedele alimento...

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venerato come Santo dalla Chiesa Cattolica, da quella Ortodossa e da altre confessioni cristiane.Ma la fama di San Nicola,nato a Patara di Licia intorno al 270 circa e morto a Myra, nella regione anatolica della Turchia, il 6 dicembre 343, travalica i confini religiosi: vestitelo con un abito rosso bordato di bianco a contenere i chili di troppo, ed ecco Santa Claus, Babbo Natale. La sua agiografia è un romanzo di avventure in cui realtà e mito si fondono e diventano leggenda. «Come mai è caduta Rjazan’? Perché non hanno esposto la santissima icona di San Nicola di Cherson contro i nemici infedeli?». È la prima apparizione di San Nicola in un romanzo storico,‘L’Ombra dei Tartari’,ispirato alle gesta militari del russo Aleksandr Nevskiji, vissuto nel tredicesimo secolo. Sono passati quasi mille anni da quando Nicola,orfano e ricchissimo, compie il gesto che gli varrà la fama di protettore delle nubili: saputo di un ricco uomo decaduto deciso a far prostituire le figlie perché nell’impossibilità di maritarle decorosamente, Nicola avvolge del denaro in un panno e lo getta nella sua casa; ripeterà il gesto per tre notti assicurando un futuro alle tre fanciulle (i tre sacchetti d’oro saranno una costante nell’iconografia del Santo). Patrono poliedrico, sotto le sue ali si porranno via via marinai, pescatori, farmacisti, profumieri, bottai, bambini, scolari, avvocati e vittime di errori giudiziari.Ma anche i mercanti e i commercianti, motivo per cui la sua effigie è riprodotta nello stemma della Camera di Commercio di Bari.

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Un Santo in multiproprietà Bari, la città che più di tutte lo considera il ‘suo’ Santo. Del resto, quando Myra cadde nelle mani dei musulmani, furono proprio 62 marinai partiti da una Bari all’epoca sotto il dominio bizantino a raggiungere la Turchia e ad impadronirsi delle spoglie del Santo (batterono sul tempo i veneziani, diretti rivali nei traffici marittimi con l’Oriente, che dodici anni dopo, durante la prima crociata, trafugheranno dal sepolcro numerosi frammenti ossei che i baresi non erano riusciti a prelevare e li trasleranno nell’abbazia intitolata a San Nicolò del Lido, da quel momento protettore della flotta della Serenissima). Il 9 maggio 1087 i resti giungono fortunosamente a Bari dove, il 29 settembre, troveranno sistemazione definitiva nella cripta della basilica che si sta innalzando in suo onore. Sarà il Papa in persona, Urbano II, a deporli sotto l’altare.

Complici i miracoli e una vita leggendaria (per non parlar delle sue spoglie, traslate dalla Turchia in Italia), San Nicola è venerato ovunque. Tanto da sollevare problemi di copyright di Roberta Carati


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Verso il grande Oriente, tra suggestioni di pietra, mondi dimenticati e profonda spiritualità. È una Turchia dalle mille sfumature quella che si incontra esplorando il Corno d’oro dove Asia ed Europa si incontrano. Una Turchia che emoziona di Riccardo della Seta

Essenza d’Oriente l derviscio ruota all’infinito intorno ad una nota, intorno al suo asse, e ruotando si perde in Dio. Ascolta una musica interiore, annullato nel Nur, l’energia luminosa visibile dalle creature: Dio è indefinibile, si raggiunge solo con il cuore. Sono a Istanbul, una città che pare incompatibile con il misticismo, eppure il caso mi ha portato a visitare una confraternita sufi e ora mi trovo dentro una melodia ipnotica come un mantra che mi soggioga. Non è difficile imbattersi in una danza-preghiera di un derviscio rotante in Turchia: sono cose che succedono, in questa terra di misticismo e pragmaticità, dove il vento danza come i dervisci, le città sono caos e i minareti puntano verso il cielo. A Istanbul Haghia Sofia, Santa Sofia, di mille anni più vecchia di San Pietro, resiste, oltre le guerre e i terremoti, oltre ogni ragionevolezza. Solo la cupola di Solimano, mille anni dopo, ne ha superato la grandezza. Incantevole, spettacolare, immensa.

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È l’arte d’Oriente e gli orientalismi d’Europa che mi affascinano. L’idea di trovare la Turchia a Venezia e Murano a Istanbul, sete e tappeti, pizzi e perline che viaggiano insieme a mercanti, pellegrini, dignitari e poeti, in uno scambio continuo lungo quella complessa rete di strade che ha rappresentato per secoli il filo di collegamento tra Oriente e Occidente, ineffabile itinerario della conoscenza, della cultura, della tecnica; un interscambio continuo e vitale che ha lasciato tracce ovunque, arricchendo di nuove cognizioni e sapienza l’Asia come l’Europa. Gli Ottomani - o Osmani - erano tribù turkmene sospinte verso occidente dall’avanzata mongola nel corso del XIII secolo, approfittando della debolezza dell’impero bizantino da un lato e dal crollo del regno selgiuchide in Anatolia dall’altro. Quanto si verificò in termini di osmosi e contaminazione tra la cultura bizantina e quel-


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Sogni

Come in me la nostalgia La Turchia è infinita La Turchia è una sorgente remota Che scaturisce ogni notte dai miei sogni. Tahsin Saraç (da Turkiye)

la ottomana è un fatto sorprendente. Mehmed il Conquistatore si sente l’erede legittimo di Bisanzio e si circonda di artisti e artigiani di tutta Europa: tra questi anche Gentile Bellini, che imprime un influsso sulla pittura di corte ottomana. D’altra parte la raffinatezza delle arti decorative orientali ha esercitato un forte fascino nell’Europa dei secoli successivi, creando mode e modi che si sono riflessi sino in tempi recenti, sino ad informare il teatro, la musica, le arti ceramiche, che riproducono tecniche di cottura e smaltatura tipiche delle botteghe artigianali turche. Il destino della città di Istanbul è bizzarro, proiettata com’è verso l’Europa - quasi fatalmente attratta - ma ancorata a un altro continente, a un altro mondo. Di notte, quando il tuo cuore crede di essere in Oriente, ti accorgi di tenere tra le mani un bicchiere di liquore nel pieno di un nuovo mood chic e raffinato, che vive al ritmo di New York e di Milano e

dimentica di avere a due passi cupole e velo islamico. Lascio presto questa città che la mia immaginazione allinea con i racconti di Pamuk senza ritrovarne i tratti e intuisco che per cogliere in Turchia l’essenza dell’Oriente il mio viaggio deve proseguire.Da questo luogo,sempre più vicino all’Europa, si deve andar oltre, verso gli altopiani dell’Anatolia, verso i picchi vertiginosi della Cappadocia, le pianure infinite ai confini del nulla. Vado dunque verso est cercando il mondo rovesciato delle città sotterranee della Cappadocia. Luoghi remoti, dove le carte si imbrogliano, il tempo è sospeso, l’Europa è lontana, solo silenzi e nessun paese, vento e montagne. E sono fantastiche e irreali, le cime della Cappadocia, gli aguzzi ‘camini delle fate’ proiettano le loro sagome verso il cielo, mentre le chiese sono verticali e mistiche ma scendono inghiottite nel sottosuolo. Quanta energia in questi luoghi, quanta sofferenza, pasnovembre 2010 [FORWARD] 21


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sione, amore, si respira nella Valle di Göreme, Kaymakli, nel paesaggio lunare di Ürgüp. E poi procedo sino al cuore della catena del Tauro, dove altri pellegrini giungevano, per onorare re Antioco I, più di duemila anni fa. Qui a Nemrut Dagi l’iscrizione dice: Io, Antioco, ho fatto erigere questo mausoleo a celebrazione della gloria mia e degli dèi. Gigantesche teste di pietra sono sentinelle di questo passato. Il sentiero è lungo e impegnativo, e pare di camminare su un libro di storia. Tutto intorno - siamo sulla cima più elevata della Mesopotamia settentrionale - il paesaggio è grandioso e potente, disadorno e carico di suggestioni. Mi siedo su una roccia e ascolto il vento. Attendo che le pietre si infuochino delle luci del tramonto: voglio vedere le teste di Tyche, di Zeus, di Eracle accendersi e proiettare altre ombre, e l’aquila e il leone sorvegliare ancora i luoghi sacri ad Antioco. Oltre questi rilievi c’è sempre ancora Oriente. Il mio viaggio prosegue verso Dogubayazit, 22 [FORWARD] novembre 2010

ed è un altro colpo al cuore. Una bizzarria, un pastiche architettonico del XVII secolo voluto dall’emiro Ishak Pasha per competere in grandiosità e bellezza con le dimore dei sultani della sua epoca. Pur mantenendo il carattere di fortezza, lo stile di questo immenso palazzo è eclettico: selgiucide, ottomano, georgiano, persiano, si imposta su un’antica cittadella urartea. Un portale dà l’accesso a un cortile, poi un altro portale conduce a un altro cortile, a una moschea e al selamik, la sala delle udienze: le superbe porte rivestite d’oro non ci sono più, asportate dai russi nel 1917. Mi aggiro in un dedalo di ambienti che costituivano l’antico harem, poi i bagni, le cucine; c’era persino l’acqua corrente, il riscaldamento centrale e una efficiente rete fognaria. Un palazzo da mille e una notte. Sullo sfondo, l’Agri Dagi con i suoi 5.165 metri è una cornice superba. Il paesaggio da quassù è splendido, il lago Van, il monte Ararat con le sue storie e le sue leggende sono a un passo.


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Mi concentro sui ricordi di letture e di studi: gli Hittiti, i Mitanni, e quel Suppiluliuma, feroce sovrano che mise a punto un micidiale carro da battaglia e in vent’anni di guerre strappò ai Mitanni larga parte dei territori anatolici e della Siria. Siamo nel XIV secolo prima di Cristo, arriveranno altre guerre e alleanze, contro l’Assiria, con l’Egitto… era un regno feudale, quello hittita, con un’aristocrazia che amministra le province più lontane tramite governatori che incassano i tributi dai popoli soggiogati: non molto diversamente da quanto venne poi fatto duemilacinquecento anni più tardi. Gli Hittiti scompaiono sotto la forza dei Popoli del Mare, che si abbatte come un ciclone sull’Anatolia e sui territori siro-palestinesi. Ed è un nuovo inizio: i Frigi, i Lidi, gli Assiri e i Cimmeri in un alternarsi di forze che aprì le porte ai Persiani, portando l’Anatolia ad avvicinarsi sempre più alla sfera mediterranea. Torno alla mia Anatolia, al mio viaggio attraverso questi altopiani che mi guidano ai margini della Turchia, verso il lago Van, cuore dell’antico regno di Urartu e della Grande Armenia. Di fronte a tanta bellezza riesco a dimenticare le ferite antiche e recenti, le incomprensioni, le lacerazioni che hanno tormentato questa terra meravigliosa e difficile.

Dai Sumeri all’Impero della Sublime Porta il Medio Oriente è stato un mosaico di popoli, caratterizzato da una molteplicità giuridica e un pluralismo religioso che l’artificiale ripartizione geografica in Stati decisa nei primi decenni del XX secolo ha ulteriormente esasperato, creando la nascita di nazionalismi e causando ulteriori delicate divisioni. È un intreccio di culture e di popoli: arabi, israeliani, kurdi, assiri, armeni, baluci, turkmeni, copti, ariani, zoroastriani e mille altre minoranze hanno legato il proprio destino a queste regioni del mondo. Il segreto per ricomporli in armonia è in un semplice concetto, che deve appartenere al singolo individuo come allo Stato: la tolleranza, il rispetto, il senso profondo dell’accoglienza. Solo così perderanno di significato espressioni come ‘scontro di civiltà’ e ‘guerre di religione’, non più Occidente e Oriente, ma semplicemente ‘gente’, che compie un cammino comune in difesa del dialogo e delle inestimabili ricchezze culturali espresse da ogni singola comunità. Un gruppo di bambini esce da una minuscola scuola di un villaggio, correndo e strillando mi vengono incontro con un sorriso. Di fronte a questi sguardi d’Oriente si infrange ogni conflitto, ci si sente disarmati, si sogna un mondo nuovo, un futuro di pace.

Il viaggio in Turchia, della durata di 17 giorni, è stato organizzato da: Il Tucano Viaggi Ricerca, Piazza Solferino, 14/G Torino Tel. 011 5617061 info@tucanoviaggi.com www.tucanoviaggi.com

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Saranno prodotti nel polo industriale di Izmit i 50mila pneumatici destinati ai team di F1. Ma anche i 150mila che faranno correre le auto di Gp2 e Gp3 e di una sessantina di gare internazionali di Giorgia Rocca

Parlano turco le gomme di Formula Uno ürburgring, Gran Premio di Germania 1935. Tazio Nuvolari, al volante di un’Alfa ormai vecchiotta ma gommata Pirelli, vince davanti a Manfred Von Brauchitsch, fino a quel momento in testa con la sua Mercedes, fermato dal cedimento di un pneumatico. Hitler, raccontano le cronache dell’epoca, lascia le tribune in anticipo insieme a una pletora di gerarchi nazisti; resta, deluso e solo, il capo della motorizzazione tedesca Uhünlein, che in fretta e furia dovrà rimediare una bandiera italiana da issare al momento della premiazione: la vittoria del tricolore non era prevista. Così come non era pensabile, e andiamo indietro di quasi trent’anni, che Luigi Barzini e il principe Scipione Borghese riuscissero a coprire i 17.000

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chilometri del rally Parigi-Pechino, e a vincere anche, con soli quattro cambi di gomme. World Rally Championship, Formula 1, Gp2 e Gp3, Grand AM, World SBK, Super Stock, Campionato Mondiale Cross... Di successi su pista e su strada, su due e quattro ruote, l’azienda milanese ne ha inanellati tanti. L’ultimo è l’appalto siglato con la Fia che la vede fornitore unico, per il triennio 20112013, di tutte le scuderie di Formula 1. Le gomme destinate al massimo campionato automobilistico saranno prodotte a Izmit, 100 chilometri a est di Istanbul. Nel polo industriale dell’antica Nicomedia - 240mila metri quadri e 1.800 persone impiegate - Pirelli è presente da mezzo secolo, e con otto milioni di pezzi tra Motorsport (la linea inaugurata nel 2007), auto e truck, è an-


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FORMULA TNT Pirelli, nonostante il fornitore ufficiale della F1 sia un altro, ha scelto TNT per la logistica e la distribuzione ai team dei set di gomme. Ciò comporta una perfetta organizzazione non soltanto in occasione dei Gran Premi, ma anche per tutte le prove previste dalle scuderie in preparazione e durante il prossimo mondiale. Sono infatti già in corso i primi test in cinque Paesi: Pirelli ha chiesto a TNT che la consegna avvenisse contemporaneamente in tutti i siti. La procedura è lineare quanto accurata: le gomme lasciano lo stabilimento in Turchia in speciali contenitori, e seguono il protocollo di trasmissione TNT Express Shipper, alla volta di Milano Linate o dell’Hub di Liegi (entrambe le destinazioni vengono preallertate), per poi proseguire verso il deposito logistico di Pirelli Novara. Questa prima parte del viaggio dura meno di un giorno.

che la fabbrica in cui confeziona il maggior numero di pneumatici. Saranno montati nei principali mercati europei, in Medio Oriente, e presso numerose Case auto mondiali quali Mercedes, Jaguar, Fiat e Renault. Nello stabilimento di Izmit il Gruppo ha investito 140 milioni di euro nell’ultimo decennio e ne investirà altri 30 nel 2011 a sostegno della strategia di espansione nel Paese e nei vicini mercati emergenti. Per l’anno in corso, il fatturato atteso in Turchia supera i 500 milioni di euro, in aumento di oltre il 25 per cento rispetto al 2009. Prodotti esclusivamente a Izmit, i pneus da gara che vedranno la luce nel 2011 sono 200mila, di cui 50mila destinati ai Team F1 e 70mila ai campionati Gp2 e Gp3; i restanti faranno correre le auto di

una sessantina di competizioni internazionali su strada e su pista, oltre a quelle dei più prestigiosi campionati monomarca quali il Ferrari Challenge, il Lamborghini Super Trofeo e il Maserati Trofeo. Nel segno della sostenibilità ambientale, dai nuovi pneumatici PZero Formula Uno, al pari di tutte le altre gomme da gara, sono stati eliminati gli olii altamente aromatici. Quanto ai processi della fabbrica di Izmit, sono interamente gestiti con criteri di efficienza energetica e idrica volti a contenere le emissioni di sostanze dannose come l’anidride carbonica. Infine, non sono ancora state utilizzate ma già si pensa a come riciclarle: nel futuro delle gomme F1c’è la generazione di nuova materia prima per altri pneumatici o la produzione di energia.

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[COUNTRY] n perfetto testimonial: di TNT Express Turchia, per cui lavora dal 1988 e di cui è Country Manager dal 1992,e del suo Paese. In ogni risposta di Turgut Yildiz traspare un amore profondo, oltre che un’approfondita conoscenza, per questa Turchia che «ha la storia dalla sua parte» e «un brillante futuro davanti a sé», che è oggi «un mercato emergente (la 17esima economia nel mondo)», e alla quale augura di «diventare un membro dell’Unione Europea,anche se il perdurare delle negoziazioni con Bruxelles mi fa pensare che ci vorranno molti anni ancora». Nell’attesa, la Turchia raccoglie i frutti dai Paesi del Medio Oriente, «dove la crisi ha avuto un impatto minore rispetto a quello registrato in Occidente» e verso i quali «nel corso del 2009 si sono orientati gli esportatori turchi in cerca di nuove opportunità di mercato. Noi di TNT - spiega Yldiz - abbiamo supportato questa variazione tattica delle imprese, promuovendo campagne di marketing e incentivi per volumi elevati indirizzati a queste aree.Il risultato è stato eccellente, e abbiamo continuato a registrare una crescita a doppia cifra sia nel 2009 sia nel 2010, aumentando il volume del business in modo significativo».

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Com’è strutturata la presenza di TNT in Turchia? Tutti i quattro grandi player mondiali del settore sono attivi in questo mercato: noi ci differenziamo per l’elevata flessibilità, l’orientamento al cliente e al rapporto umano.TNT è anche molto conosciu-

Il bello di essere ta per la sua attività nel campo dello sviluppo sostenibile.Per quanto riguarda le nostre attività, l’’85 per cento del business è legato alle spedizioni internazionali, il 10 al traffico freight (air e road), mentre il 5 per cento circa è relativo ad attività di trasporto domestiche ad alto valore aggiunto. Quali sono i principali ostacoli allo sviluppo dell’attività imprenditoriale in Turchia e,viceversa, i punti di forza che il Paese offre a chi vi investe? La Turchia rappresenta un mercato dinamico ed emergente e offre attualmente maggiori opportunità d’investimento rispetto all’Europa: i materiali prodotti qui raggiungono tutto il mondo via aerea, via mare o via terra e ogni investitore può vendere i suoi prodotti sia internamente che all’estero, e questo consente di ammortizzare l’investimento 26 [FORWARD] novembre 2010


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[EXPERIENCE] più velocemente che in qualsiasi altro Paese europeo. D’altro canto, la popolazione è numerosa (73 milioni di abitanti) e giovane, ma occorre migliorare gli aspetti legati al settore formativo. Un altro elemento da rilevare sono le condizioni politiche ed economiche, più stabili rispetto al passato: anche l’inflazione,pur rimanendo intorno all’8 per cento, negli anni precedenti era stata molto più elevata. La tassazione è al 35 per cento, ma ci sono molti incentivi fiscali per gli investitori stranieri.

TNT Express Turchia opera in un Paese “con un potenziale di sviluppo impensabile in altre Nazioni europee, in un contesto dinamico e in una situazione geografica ideale per unire Oriente e Occidente». Parola del Country Manager, Turgut Yildiz

Qual è la situazione infrastrutturale? Esistono aree problematiche per un express courier? Sicuramente i collegamenti ferroviari e autostradali devono essere migliorati,ma credo che il gap principale per la nostra attività sia rappresentato dalle lungaggini doganali, conseguenza della non appartenenza della Turchia alla UE. Per fortuna, anno dopo anno, queste problematiche stanno diminuendo grazie a nuove regolamentazioni.

L’integrazione della Turchia nell’Unione Europea aiuterebbe in questo senso? Ne deriverebbero molte opportunità. Prima fra tutte quella di risolvere le problematiche doganali permettendoci di commerciare con tutti i Paesi europei alle stesse condizioni. Bassi pesi e valori contenuti passerebbero la dogana senza pagare dazio, e i nostri processi doganali risulterebbero più facili e veloci. Per il settore tessile si aprirebbero nuove opportunità, migliorerebbe la qualità del settore manifatturiero e il business ne avrebbe un riflesso positivo, con uguali opportunità sul mercato per tutte le aziende.

Quali i settori economici in più forte sviluppo? L’automotive, il textile, l’hi-tech, che nonostante la crisi economica hanno continuato a crescere almeno del 10 per cento. I ricambi dell’automotive, in particolare, sono un settore in forte sviluppo: nel nostro Paese sono presenti produttori di ricambi di alta qualità che forniscono Case come Mercedes, BMW, Opel, e anche Fiat è presente con una partnership grazie a Tofas, ed è infatti uno dei nostri principali clienti. Il tessile, a

Quali sono gli obiettivi di TNT in Turchia? Attualmente siamo il primo operatore nel settore parcel, e i nostri volumi di business, con tutti gli indicatori correlati, sono in continua crescita. Ai risultati finanziari eccellenti si affiancano un elevato livello di customer satisfaction, l’incremento del personale, un positivo clima interno. Inoltre, siamo

un Paese-ponte sua volta, è il primo settore per esportazioni, grazie alla qualità del cotone e della sua produzione. Case come Inditex, Mark & Spencer, C&A e altri grandi brand stanno utilizzando le aziende turche del tessile per le loro produzioni. Rispetto agli altri express courier, in che modo TNT differenzia la propria presenza sul mercato? La differenza la facciamo con lo sviluppo,l’impegno sul lavoro, l’innovazione, la forza delle risorse umane e la sostenibilità. E questi sono tutti aspetti molto importanti per noi: offriamo un’ampia scelta di servizi per i clienti,standard di qualità certificati,progetti di responsabilità sociale e di sostenibilità ambientale... Lavoriamo per la perfezione e proviamo a fornire un servizio di consegne espresse internazionale perfetto per i nostri clienti.

molto attivi nel campo della responsabilità sociale dove, in linea con gli obiettivi del Gruppo, agiamo per limitare le emissioni di CO2 e sconfiggere la fame nel mondo, anche attraverso iniziative locali di solidarietà. In futuro vogliamo migliorare i servizi domestici e la logistica. In generale, rispetto al futuro, lei si ritiene ottimista o pessimista? Ottimista. La Turchia ha un brillante futuro davanti a sé:è una delle più importanti Nazioni della Region Southern Europe di TNT, e se sapremo migliorare il livello dell’offerta formativa potremo gestire nel migliore dei modi il cambiamento in atto nella società globale. Abbiamo anche la storia dalla nostra parte: per molti secoli, la Turchia ha avuto una grande responsabilità nel mondo. novembre 2010 [FORWARD] 27


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Una forza dirompente quella delle donne in Turchia. Dove ricoprono spesso posizioni prestigiose nel mondo degli affari e della finanza. E, talvolta, hanno una marcia in più di Gianluca Ventura

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hi non conosce a fondo la Turchia rischia di farsi travolgere dai luoghi comuni. Primo fra tutti quello di una società a ispirazione islamica, dove la donna finisce per avere una posizione subordinata rispetto a quella dell’uomo. E invece non è così. In uno stato profondamente laico, il gentil sesso proveniente dalle famiglie più agiate ricopre ormai da anni posizioni prestigiose. Ricordo ancora il primo incontro col presidente di una delle due più grandi holding nel Paese di Atatürk, la Sabanci. Un nome, anzi un cognome, che attorno al Bosforo significa banche, industrie meccaniche, grandi magazzini, pneumatici e joint venture con marchi prestigiosi, come Carrefour, Philip Morris o Bridgestone. Circa cinquantottomila dipendenti, sparsi su settanta società. Cappellino da baseball in testa, maglietta sponsorizzata, jeans e sneakers, all’incontro informale con la delegazione di giornalisti europei - all’autodromo, in occasione del primo Gran Premio di Formula 1 - arrivò lei, Güler Sabanci. La ‘signora’ Güler Sabanci, classe 1955. Un impero creato dal nonno, Haci Omer Sabanci, che avviò una pic-

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cola attività commerciale a Istanbul utilizzando i risparmi del suo lavoro nelle piantagioni di cotone. Passo dopo passo, la Sabanci Holding è cresciuta. Prima sotto la direzione di Sakip Sabanci, zio di Güler. Poi, dalla morte di Sakip avvenuta nel 2004, sotto il controllo di questa donna che colpisce per vitalità e sobrietà. Ma Güler Sabanci non è l’unica donna a fare oggi grande la Turchia. A capo del braccio locale di Vodafone c’è per esempio Serpil Timuray, neanche quarant’anni, una sfilza tra lauree e master, oltre che un passato in Procter&Gamble prima e Danone poi. Dal gennaio dello scorso anno, Serpil è Ceo della compagnia telefonica britannica e guida la carica delle nuove donne manager turche capaci di conciliare al meglio la vita famigliare - è sposata e ha un figlio - con la carriera lavorativa: senza rinunciare al meglio di questi due mondi. Elif Capçi è invece la regina dei grandi magazzini. O meglio, il General manager di Beymen, la holding più importante nella vendita al dettaglio di abbigliamento e accessori. Di lusso, s’intende. Un gruppo che in Turchia vende marchi prestigiosis-


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RCHESE simi - soprattutto italiani - del settore moda in quattordici lussuosi megastore sparsi un po’ per tutta la nazione. E non solo lì. Anche la Turchia ha la propria Confindustria e si chiama Tüsiad, acronimo che sta per ‘Türk Sanayicileri ve adamları Derne i’, letteralmente l’Associazione degli industriali e uomini d’affari turchi. A presiederla, dallo scorso gennaio, colei che potrebbe a buon titolo essere considerata l’Emma Marcegaglia del Bosforo, tale Ümit Boyner. Quarantasettenne, laureata in economia e già vicepresidente dell’organizzazione nell’ultimo quinquennio, Ümit s’è fatta le ossa alla Chemical Mitsui Bank per passare poi a posti di potere nella holding di famiglia, la Boyner appunto. Infine Banu Ta kin, rampante direttrice generale di Harvey Nichols in Turchia, una sorta di Rinascente made in England dov’è possibile trovare le griffe più prestigiose, i cosmetici all’ultimo grido e il cibo più trendy. E dove Banu ha immediatamente impresso lo stile femminile, dando un vero boost alle attività dei general stores britannici sul suolo turco. Il rosso della bandiera è destinato a diventare rosa?

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Non rappresentano neppure un quarto della popolazione turca. Ma la loro voce, ora che il governo ha rinunciato a soffocarla nel sangue, si leva più forte. Darle ascolto è strategia pura di Enrico Fovanna*

Questione curda, password per l’Europa un passo dall’Europa, ma con le radici nel passato remoto, la Turchia si gioca il futuro davanti a una scacchiera in cui non deve sbagliare una mossa. Il referendum costituzionale del 12 settembre ha sottratto poteri a esercito e magistratura, i due baluardi della laicità dello Stato, voluta da Atatürk, il padre della Patria. Ma anche due poteri forti spesso messi sotto accusa per le violazioni dei diritti umani. Ed è su questo terreno che si decideranno i giochi.Fin dall’inizio,infatti,la Ue chiede al Paese uno scatto in avanti su sistema carcerario, rapporti con i cristiani e tutela delle minoranze etniche. Un eufemismo, per dire la questione curda.I passi in avanti in questa direzione ci sono stati, ma la comunità internazionale vuole la riconciliazione nazionale. Concentrati in 18 delle 65 province turche, a Sud Est, i curdi in Anatolia sono 13 milioni, poco più di un quinto della popolazione. Altrettanti vivono in Iran (7 milioni), Iraq (4), Siria (1) e Azerbaijan (1). Le radici del conflitto affondano nella nascita del-

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lo Stato secolare turco (1923), quattro anni dopo la caduta dell’Impero ottomano:indoeuropei,discendenti di Zoroastro, a lungo i curdi rivendicheranno uno Stato che li riunisca. Ma il progetto cozza proprio contro la neonata creatura di Atatürk. Calma piatta fino al 1971, quando nasce il Pkk, un movimento politico clandestino armato con basi attive nel Nord iracheno, iraniano e siriano. L’obiettivo è rivendicare uno Stato sovrano. Nel 1978 il Pkk diventa partito politico, sotto la guida di Abdullah Öcalan, detto ‘Apo’ (lo zio), studente di scienze politiche ad Ankara, e del fratello Osman. Nel 1980 il golpe vieta i partiti politici e l’uso della lingua curda; di lì a cinque anni scoppia la rivolta. Un conflitto a bassa intensità si trascina con alti e bassi, attentati da una parte, carcere anche per civili e torture dall’altra, che porta a circa 35mila morti, tra guerriglieri del Pkk, militari turchi e civili. Nemmeno l’arresto di Apo, il 15 febbraio 1999, a Nairobi, e la sua reclusione nell’isola di Imrali, dove cinquemila soldati e altrettante galline guar-


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dano a vista l’unico prigioniero, pone fine alla guerriglia, pur rallentandone l’intensità. Fin qui la sintesi brutale. Come uscirne? Come ritrovare l’esile filo di una pacificazione nazionale che potrebbe davvero rilanciare l’immagine di un Paese dalle rare meraviglie naturali e dalle mille suggestioni turistiche? Un Paese cui l’Europa è pronta ad aprire le porte del business e ad offrire partnership commerciali? È evidente che lo sforzo, immane, deve essere reciproco. È avvenuto in Sudafrica con l’apartheid,in Ruanda dopo un ben più grande genocidio, si tratta tra Israele e Palestina, perché non dovrebbe farcela la Turchia? I curdi hanno da tempo rinunciato all’indipendenza. Chiedono una sorta di autonomia culturale e libertà di espressione.Il divieto di utilizzare la lingua curda è caduto nel 1991, e oggi esistono emittenti tv che trasmettono nell’idioma un tempo proibito. Un leader curdo, Murat Karayilan, ha detto: «Le armi devono tacere. Senza nuovi attacchi ci confronteremo con il dialogo. Vogliamo che si metta

fine allo spargimento di sangue, gli anni passano e siamo sempre allo stesso punto». Il presidente turco Abdullah Gul,in occasione della visita in Siria, ha espresso la speranza e la necessità di risolvere il problema curdo in modo pacifico e in fretta. Negli ultimi anni, le aperture del governo, conscio di non poter chiudere la questione con i soli mezzi militari, ci sono state. Sono lontani i tempi in cui i bambini del Sud Est andavano in carcere a trovare i padri, senza poter comunicare con loro, se non a gesti, non conoscendo il turco. Le carceri con le celle di tipo F in cui non si poteva nemmeno stare in piedi, non si costruiranno più. Certo, lo scorso 16 settembre un attentato su un minibus, dopo il referendum, ha causato 10 morti. Forti i sospetti sul Pkk, che puntava sul boicottaggio, accusando il fallimento della cosiddetta ‘iniziativa democratica’, il piano con cui il governo aveva annunciato di voler riconoscere maggiori diritti alla minoranza curda, ma senza avere la forza o il coraggio di portare a compimento l’iniziativa. Restano forti le spinte dei movimenti ultranazionalisti, che fondano le proprie istanze sulle accuse di terrorismo e sulla minaccia di disgregazione dello Stato secolare. Ma è evidente che conflitti così radicati non si risolvono in un colpo di spugna. Come tra Israele e Palestina, mai perdere la speranza. I segnali di distensione ci sono. La posta in palio è alta. E una verità resta palese: dalla riconciliazione nazionale e da una pace duratura hanno tutti da guadagnarci.

* Giornalista del Quotidiano nazionale, autore del romanzo “Il pesce elettrico”, Baldini e Castoldi, premio Stresa 1996.

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[COUNTRY] Un investigatore sopra le righe, un’identità che l’autore non intende rivelare (per ora). Nei gialli di Mehmet Murat Somer i misteri iniziano dal nome. Risolverli è compito del lettore di Marco Fiocchi

lle iniezioni di ormoni non sono ancora ricorsa, né ho intenzione di farlo. Ma la ceretta... Beh, di quella c’è sempre bisogno». Ve l’aspettereste una dichiarazione del genere da un detective privato, uno di quelli tosti che si vedono nei film o si leggono nei romanzi gialli? Al solo sospetto, Philippe Marlowe vi mollerebbe uno sganassone. State in guardia, anche in questo caso si rischia di prenderle: «Sono brava nell’aikido e nella boxe thailandese. Se chi mi sta davanti non è armato, riesco a stenderlo. Per questo nel quartiere godo di un rispetto particolare. Per quanto mi metta abiti vistosi». Davvero eccentrica,ma non è mica la prima donna a mettersi a fare la poliziotta. Niente da obiettare? Sì, invece, e molto. Le confessioni frivole, infatti, non arrivano da una bellona tutta azione in stile Charlie’s Angels: signore e signori, ecco a voi la più grande novità del momento, il primo e unico investigatore transessuale della storia della letteratura thriller. Abilissimo operatore informatico (lavoro che gli torna molto utile nel corso delle indagini) in giacca e cravatta di giorno, la sera indossa l’abitino più sexy e va a gestire un trasgressivo locale notturno di travestiti.«Con il trucco mi trasformo tanto da non avere niente da invidiare alle stelle degli anni d’oro di Hollywood.La mia preferita è Audrey Hepburn:una bellezza efebica»,dice di sé nel primo libro della serie,‘Scandaloso omicidio a Instanbul’,edito da Sellerio. E adesso che in Italia è stato appena pubblicato da Bompiani il secondo volume delle sue avventure, ‘Gli Assassini del Profeta’, la curiosità verso il personaggio e il suo autore sono ancora più grandi. A inventarsi un detective così fuori dagli schemi è stato Mehmet Murat Somer,51 anni,turco di Ankara, laureato in ingegneria industriale con un passato

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di manager di multinazionali e banche. Diventare scrittore è stato un vero affare di cuore.Fin da ragazzo, infatti, ha avuto problemi di salute, al cuore appunto, che lo hanno poi portato a un intervento e a una degenza di tre mesi in ospedale.«Dopo quell’esperienza», dice Mehmet, «ho messo da parte le ambizioni professionali dando la precedenza a quel che più amavo fare; e ho cominciato a scrivere». Non si è risparmiato. Dal 2001 ha riempito le pagine di sette libri con le vicende poliziesche del suo eroe e sta finendo l’ottavo. Ma perché un transessuale come protagonista? «Non mi è mai piaciuto il modo in cui i mass media li rappresentano, quasi sempre come macchiette. La mia detective invece è intelligente e curiosa, con un lavoro vero, non si prostituisce per vivere:insomma è una persona normale. E poi avevo in mente qualcosa di leggero e divertente, detesto i toni cupi e violenti». Nei suoi romanzi, in effetti, non sono descritte scene macabre,non si entra nei particolari più agghiaccianti di un delitto.E sì che ne‘Gli Assassini del Profeta’ gli omicidi non mancano. In azione c’è un serial killer di travestiti affetto da mania religiosa: uccide soltanto i trans che hanno il nome di uno dei 25 profeti citati nel Corano.Pane per i denti della nostra intraprendente investigatrice, che nelle indagini ci mette lo stesso impegno che profonde nello scegliere il colore più adatto per tingersi le unghie. Solo un indizio è duro da trovare per il lettore.Il nome del primo detective trans in un giallo,infatti,non viene mai citato. «Lo svelo nel quinto libro della serie», racconta Mehmet Murat Somer,«mi sono ripromesso di farla conoscere ai suoi fan a poco a poco».Dai e dai me lo ha rivelato, ma ho dovuto promettergli di non scriverlo. Per intero, almeno. Le sue iniziali sono B.V. Indagate gente, indagate.

Il detective è un trans. Che problema c’è? 32 [FORWARD] novembre 2010


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Non prendete la 411,

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Appena ristrutturato, il Pera Palace non ha perso l’allure di hotel-museo. Da Atatürk a Hemingway, l’albergo costruito come terminale dell’Orient Express nasconde ancora misteri, in pieno stile Agatha Christie. Ma Poirot, a volte, non c’entra

c’è troppo giallo oggiornare al Pera Palace è un’esperienza unica. Anche se appena ristrutturato, non ha perso quell’aspetto belle epoque che lo designa esempio perfetto di decadenza, vestigia di un mondo che già a fine ‘800 stava irrimediabilmente per estinguersi. Il Pera ha un heritage che pochi alberghi al mondo possono vantare (un minimo elenco guida: Mamounia, Marrakesh; Oberoi, Il Cairo; George V, Parigi; Peninsula, Hong Kong; Plaza,New York; Dorchester, Londra; Sandy Lane, Barbados; Danieli, Venezia; Excelsior, Roma) . Non si tratta di lusso, sul Bosforo e in giro per il mondo c’è ben altro, ma quale albergo conserva ancora intatte stanze e suppellettili usate dalla regina Elisabetta II, dall’imperatore Francesco Giuseppe, da Hemingway, Atatürk, Greta Garbo e, ciliegina, la regina del giallo, Agatha Christie, titolare per sempre della stanza 411, nella quale scrisse, dicono, il famoso thriller Assassinio sull’Orient Express. E non è un caso, visto che il Pera fu costruito espressamente per i

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passeggeri di quel lussuoso treno che da Parigi prima e da Londra poi trasportava (e oggi trasporta nuovamente) viaggiatori titolati in cerca di emozioni. Il Pera si fregia di un altro titolo, stavolta dubbio: aver ospitato la fuga d’amore della giallista inglese che, abbandonata dal marito, cercò rifugio nell’hotel dove incontrò un magnate americano (Wally Stanton) con il quale (pare) visse una breve quanto rovente storia d’amore, che ispirò anch’essa una pellicola, con Dustin Hoffman, Il segreto di Agatha Christie. Difficile districare questa matassa intrisa di celebrità, treni esotici, gialli scritti e film ispirati, politica e passione. Ecco perché questo albergo vale una visita, ma ancor più un soggiorno, giusto il tempo di salire sull’ascensore in ferro, o fare colazione nell’immensa sala da pranzo, o ancora passeggiare per i corridoi, leggendo il nome di chi, prima di voi, ha vissuto in quelle stanze. Un pezzetto di storia.

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Fuga con ritorno Scuse sentite, e comunque obbligate, dell’autore di ‘Midnight Express’ ai Turchi e alla Turchia. Libro e film? Un’esagerazione, per non dire un cumulo di bugie. Pagato con 30 anni di ‘esilio’ di Roberta Carati

n esilio durato trent’anni.Tanto ci hanno messo i Turchi a ‘perdonare’, suggellando la riconciliazione con un invito a Istanbul come conferenziere a un convegno sulla sicurezza nel 2008, Billy Hayes, autore dell’autobiografia che ha ispirato il film più dannoso per l’immagine della Turchia all’estero: ‘Fuga di mezzanotte’. Vincitore di due premi Oscar - per la sceneggiatura di Oliver Stone e la colonna sonora di Giorgio Moroder - la pellicola racconta i cinque anni di violenze e di soprusi subiti nel carcere di Sagmalcilar da un giovane americano condannato a quattro anni e due mesi per possesso di droga (sentenza poi convertita in trent’anni per contrabbando).

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Ma se in ‘Midnight Express’ Hayes si era concesso qualche licenza poetica, in ‘Fuga di mezzanotte’, per sua stessa ammissione, «molte delle cose viste in realtà non sono accadute»:falsa,per esempio,la scena in cui,appeso a testa in giù,il detenuto viene picchiato, così com’è falsa quella in cui subisce violenza dai secondini...«Soprattutto - aveva detto Hayes - non è giusto che in tutto il film non ci sia nemmeno un turco buono».Seccato da questo‘outing’, il regista Alan Parker si era difeso dicendo che «mettere qualche Turco buono sarebbe stato come fare vedere un nazista che offre una sigaretta agli ebrei che entrano nella camere a gas».Sarà, ma forse si sarebbe risparmiato, lui come Hayes, un esilio forzato.


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Verità

Non è giusto che in tutto il film non ci sia nemmeno un turco buono. Io ne ho incontrati, pure in carcere. Billy Hayes

Bagni proibiti Francesco è un architetto milanese che eredita un hammam a Istanbul. Deciso a vendere l’immobile e a tornare al suo lavoro e alla vita di sempre, lascia l’Italia con un biglietto di ritorno già in tasca. Non lo userà. Un nuovo amore, per un uomo, lo convincerà a restare.

A vent’anni da ‘Fuga di mezzanotte’, un altro film, del regista turco naturalizzato italiano Ferzan Özpetek, regala alla Turchia la ribalta internazionale. Il tema è scabroso, ma il fascino e la bravura di Alessandro Gassman nel ruolo di Francesco, le atmosfere sensuali e conturbanti, il pudore con cui Özpetek racconta l’amore omosessuale, fanno de ‘Il

bagno turco’un piccolo capolavoro.Che mette d’accordo pubblico e critica. Quando esce‘Hamam’,e due anni dopo ‘Harem Suare’,la stampa specializzata inneggia alla rivelazione del nuovo cinema italiano. Italiano?!? Özpetek abbozza. E dopo 34 anni vissuti nella Capitale, di Roma ancora dice «Mille diversità che spaziano dalla letteratura alla pittura al cibo, che convivono in così pochi chilometri, danno il peso di una cultura immensa che non bastano sette vite per conoscerla tutta». Chissà se in Turchia gradiranno... novembre 2010 [FORWARD] 37


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È nel XVI secolo che nasce l’idea di utilizzare un metodo di cottura verticale per la carne. Oggi il cibo da strada turco conquista epicurei di tutte le latitudini, nonostante sia una vera bomba calorica di Yusuf Terak Castregui

La tentazione del kebab ià a vederlo sfrigolare, con quella coperta di grasso d’agnello in cima che cola inesorabile colesterolo puro, ti senti ingrassare. Se poi te ne concedi una bella porzione, bruciacchiata e vestita di salse (la piccante harissa, a base di peperoncino rosso fresco, aglio e olio d’oliva o lo tzatziki con yogurt e cetrioli), ti porti a casa da mille a duemila calorie (da un’indagine risulta che un panino può valere il 98 per cento della quantità giornaliera raccomandata di sale e il 148 per cento dei grassi saturi consentiti). Eppure, la sua diffusione nel mondo è esponenziale, travalica le onde migratorie della popolazione turca (e araba, che ha fatto del kebab un alimento d’elezione). Forse la sua fortuna dipende dall’essere, prima che fast food, uno street food. Al pari di sanguinaccio, spiedini di budello, pastrami, noodles, platano fritto, fish&chips, wurstel, grilli fritti, krill, burrito e tutto quel cibo che nei secoli accompa-

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gna il viaggiatore a tutte le latitudini, si lega al consumatore proprio perché assolve a quel primario bisogno di calorie per viaggiare ieri, desiderio di esotico oggi. Non è più patrimonio di chioschi e baracchini, ha le sue rivendite per elezione al pari degli altri cibi fast che in parte sta soppiantando, dalla pizza all’hamburgher, dagli arancini agli spring roll. Del resto, la sua forma shish, spiedino, è un mistico intervallo al quale non si può resistere pas-

Gustare

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Il vero scopo della vita, se ne ha uno, consiste nella ricerca delle tentazioni. Oscar Wilde


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seggiando per i dedali di Galata, quartiere di Istanbul di antica origine genovese. Perché il kebab è prima di tutto profumo, esotico e irresistibile. La carne, che la tradizione vuole di montone o agnello, ma può essere anche di manzo, vitello, pollo o tacchino, viene tagliata a fette, quindi marinata con erbe e spezie che variano dall’origano alla menta, fino al peperoncino o il cumino, e infilata in uno spiedo fino a formare un grosso cilindro, sulla cui sommità vengono poste le parti più grasse. Il cilindro ruota vicino a una fonte di calore, il grasso si scioglie e scivola verso il basso, conferendo alla carne un gusto particolare ed evitandone l’indurimento. Man mano che la parte esterna del cilindro cuoce, con un coltello affilatissimo si procede al taglio, permettendo una cottura lenta e progressiva fino all'interno del cilindro stesso. Si narra che un tempo era dalla ‘musica’ del coltello da kebab e dalla profondità dell’incavo del suo ceppo che si riconosceva la bravura di un macellaio. Il döner kebap (carne che gira) è l’unico piatto che cuoce verticalmente. Pare che l’idea venne a un condottiero accampato con le sue truppe ai confini dell’impero ottomano, nel 1554: in tal modo non si disperdeva il grasso, che forniva al tocco di carne infilzato nella spada morbidezza e gusto. Oggi, mentre osservate le vostre fettine appena rasate dal fusto cadere sul piatto di raccolta per poi finire nel panino arabo intriso di sapore, non dimenticate di proferire sentiti ringraziamenti all’eroe ignoto.

Il futuro ha toccato il fondo. Della tazzina e siete in Turchia e decidete di terminare il vostro pasto con un caffè, armatevi di pazienza: da queste parti è una bevanda che richiede una lunga preparazione e parecchi minuti di decantazione. Un vero e proprio rito che può anche concludersi con un responso. Il caffè macinato finemente viene messo all’interno di un bricco in ottone dalla forma allungata insieme ad acqua e zucchero. Si porta a ebollizione, quindi si distribuisce nelle tazzine la schiuma formatasi in superficie. Un processo che viene ripetuto altre due volte, fino a quando il composto assume una consistenza sciropposa. Prima di berlo è opportuno attendere che la polvere si sedimenti sul fondo. E non pensate di alzarvi dal tavolo subito dopo averlo consumato. Qui non è difficile incontrare chi pratica la caffeomanzia, arte che si è diffusa in Turchia nel 900 d.C. contemporaneamente all’islamizzazione, e che vi chiederà di stringere la tazzina concentrandovi sugli aspetti della vostra vita futura che vorreste conoscere. Il caffè rimasto sul fondo può assumere, infatti, forme che rievocano alla mente immagini o stati d’animo. Verranno interpretati attraverso l’Atanasjia, parola russa il cui significato è un coinvolgimento empatico che mette in comunione il soggetto richiedente con l’interprete dei fondi. A questo punto non vi rimane che augurarvi che le figure siano chiare, ossia che abbiano un significato positivo.

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[COUNTRY] - Io sono molto solo, - disse Muthar. Ka provò rancore e pietà nei suoi confronti, perché era stato capace di dire una cosa del genere in maniera così sincera e credibile. Adesso sentiva che il buio nella stanza creava in lui e in Muthar una specie di confidenza da ubriachi.- Non lo diventerò,ma se diventassi un credente che prega cinque volte al giorno, sai perché ti farei veramente paura? Tu puoi abbracciare la tua religione e la tua comunità solo se i laici e gli atei come me si assumono la responsabilità degli affari di stato e dell’economia.In questo paese non è possibile seguire le regole del culto a cuor leggero, senza fidarsi della diligenza di un miscredente che porta avanti gli affari mondani, il commercio e i rapporti politici con l’Occidente.

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Tratto da

“Neve”

di Orhan Pamuk (Edizioni Einaudi)

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TNT raddoppia su Napoli: dopo l’impianto best-in-class di Carinaro, apre la Filiale di Casoria. Due milioni di investimento con la sicurezza che focalizzarsi su quest’area, per un express courier, è premiante

La Freccia del

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apoli è una delle aree del Sud Italia con il più elevato tasso di presenza di industrie, laboratori manifatturieri, imprese artigiane. Qui trovano casa l’imprenditorialità diffusa e la capacità di innovare, che appartengono al DNA del luogo» . A dirlo è Rosario Ambrosino, l’AD di TNT che conosce molto bene la città, visto che è nativo di Torre del Greco, e che aggiunge: «non credo alla retorica sulle potenzialità inespresse del Sud, semmai sono più propenso, per mestiere e forma mentis, a prestare attenzione ai numeri. E i numeri ci dicono che investire in quest’area per un express courier è premiante, tanto che abbiamo deciso di raddop-

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piare la nostra presenza sulla città aprendo un nuovo impianto». La ‘cultura del fare’ è nel DNA di TNT e del suo AD, che ha dato immediatamente seguito alle sue parole investendo circa due milioni di euro nell’area per la realizzazione di una nuova Filiale a Casoria dalle dimensioni imponenti: occupa infatti una superficie complessiva di quasi 10.500 metri quadri. Il sito si affianca strategicamente all’impianto già presente a Carinaro, raddoppiando di fatto la ‘potenza di fuoco’ di TNT nella zona. La struttura è il frutto di un investimento strategico per TNT, perchè rafforza una presenza storicamente importante dell’express courier in quest'area e si inserisce all’interno di un vasto programma di re-engineering operativo che coin-

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volge Napoli città e l’intero hinterland. L’obiettivo di TNT, naturalmente, è quello di aumentare l’efficacia e l’efficienza dei servizi offerti all’interno di una zona particolarmente complessa dal punto di vista infrastrutturale e viario, ma al contempo ricca di numerosi insediamenti produttivi e di realtà economiche di primaria importanza. ‘Napoli Casoria’, questo il nome dell’impianto, è collocato in una posizione strategica, rilevata sulla base delle coordinate del programma Microzone, che permette di mappare in modo scientifico l’intero territorio italiano sulla base di criteri di funzionalità e precisione del tutto superiori a quelli offerti dai tradizionali codici di avviamento postale. Questo approccio ha consentito di scegliere la location più baricentrica e funzionale per massimizzare l’efficienza dei percorsi dei mezzi della flotta di distribuzione. Non a caso, il nuovo impianto è collocato nei pressi dell’aeroporto di Capodichino, estremamente funzionale ai servizi di ritiro e consegna 44 [FORWARD] novembre 2010

su Napoli, l’hinterland da Pozzuoli a Sorrento e le tre isole di Ischia, Capri e Procida. Sarà così possibile migliorare ulteriormente la qualità del servizio in un territorio dove TNT già dispone di una struttura best-in-class quale quella di Carinaro, che adesso concentrerà il suo focus sulle aree di Caserta, Isernia e le zone industriali dell’area vesuviana. Da inizio novembre, inoltre, un settore di Napoli Carinaro funge anche da Hub road per l’area campana (Napoli, Avellino, Salerno), la Calabria e la Sicilia), permettendo di migliorare il transit time e le finestre operative di tutte le Filiali della dorsale tirrenica. A questo impianto si affianca dunque una struttura che occupa una superficie complessiva di poco meno di 10.500 metri quadri e che dispone di un magazzino di quasi 7.000 metri quadri, dotato di sorter semiautomatico lungo 125 metri lineari, capace di smistare oltre 2.000 colli all’ora.Napoli Casoria dispone di ben 80 ‘bocche di carico’, ed è stato progettato per gestire le attività legate al pick up & delivery nelle migliori condizioni di efficienza.


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Casoria Highlights 2.000.000 euro: valore dell’investimento (Filiale +Hub) 7.000 mq: superficie del magazzino 1.024 mq: superficie degli uffici 2.500 mq: superficie del parcheggio coperto 190: numero di addetti (diretti e indiretti) Packmaster 2400: modello di sorter FBA Automazione: costruttore di Torre d’Isola (PV) 125 mt lineari: lunghezza della rulliera 2.000 colli/h inbound - 2.300 outbound: capacità di smistamento 25 Kw/h: consumo energetico del sorter a pieno regime E di sicurezza: un sistema di 78 telecamere a circuito chiuso garantisce il monitoraggio in remoto 24 ore su 24 del comprensorio, a cui si accede esclusivamente tramite lettori badge, e che è protetto da 80 sensori antiintrusione. La location conta perciò sulle più avanzate dotazioni tecnologiche del settore, ed è stata studiata anche in funzione dei programmi ambientali di TNT (che ha annunciato di voler ridurre a livello worldwide le proprie emissioni di anidride carbonica del 45 per cento entro il 2020): si pensi che il gigantesco sorter, quando è in funzione, consuma l’equivalente di una lampadina da 25 kw, grazie all’innovativa motorizzazione a 24 volt: meno di una lampadina a incandescenza! Napoli Casoria non è che l’ennesima conferma dello ‘storico’ impegno di TNT Express Italy nel Sud Italia, dove vanta il network di Filiali e TNT Point più capillare del settore; è anche il primo express courier ad aver attivato, negli anni ‘80, il collegamento aereo tra nord e sud del Paese per le consegne in 24 ore in un’epoca in cui il concetto di trasporto espresso ancora non esisteva.

Napoli L’Italia, secondo me, ha perso molto a non saper utilizzare, per indifferenza, ma anche per paura, le formidabili potenzialità di questa città decisamente troppo diversa. Fernand Braudel

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[LINK WORLD]

n SPAGNA

Gli elettrici Piaggio per lo scalo di El Prat Piaggio e Aena (la società che in Spagna gestisce gli aeroporti e la navigazione aerea) stanno testando l’uso delle tecnologie elettrica e ibrida nelle aree aeroportuali. Fino alla fine di agosto, il personale dello scalo barcellonese si è servito di sei Porter Electric Power e di uno scooter Mp3 Hybrid per le quotidiane esigenze di mobilità. Entro il 2011 Aena valuterà se integrare con modelli elettrici la flotta impiegata per i servizi aeroportuali, in linea con la politica di sostegno alla mobilità elettrica avviata dal governo spagnolo. n STATI UNITI -Un anno a luglio,la compagnia americana PetAirways, specializzata in passeggeri a 4 zampe che viaggiano con il loro padrone e non più ingabbiati nella stiva, ha annunciato che entro il 2011 amplierà la rete delle città coperte per un totale di 25 destinazioni. Plauso dagli animalisti.

n EUROPA - Tra i progetti della Commissione Europea c’è quello di introdurre, entro il 2012, nuove regole tese ad aumentare la sicurezza del tachigrafo digitale. Si punta soprattutto a renderne impossibile la manipolazione, facilitandone dall’altra parte l’utilizzo. Per esempio, non sarà più possibile ‘ingannare’ il tachigrafo con soste simulate, poiché l’apparecchio sarà in grado di riconoscere un movimento del mezzo a prescindere dal trasmettitore primario. n GERMANIA

Da Continental il progetto che semplifica la guida Si chiama ‘Simplify your drive’e renderà più facile, garantisce il colosso tedesco, la vita degli autotrasportatori. Con tre diversi profili, ‘Country’,‘City’e‘Park&Rest’, specifici per i veicoli da lavoro.Basandosi sui dati di un navigatore satellite e di speciali telecamere in grado di leggere i segnali relativi ai limiti di velocità, il camion adatterà le luci al suo ingresso in città; sulle lunghe distanze, invece, calcolerà il percorso più breve e il costo dei pedaggi e regolerà le prestazioni del motore in base alla strada; ancora, nei momenti di pausa sostituirà le mappe e le indicazioni del display con notizie, musica e film.

n REVISIONI

GIRO D’AFFARI MILIONARIO Con il nuovo Codice della Strada essere sorpresi alla guida di un veicolo non revisionato avrà come conseguenza una sanzione da 155 a 624 euro; in caso di recidiva la multa raddoppia e scatta la sospensione dalla circolazione fino a revisione effettuata. Per chi, poi, circoli con un veicolo non revisionato e che risulti già sospeso le sanzioni aumentano considerevolmente: da 1.842 a 7.369 euro, e in caso di reiterate violazioni si arriva al fermo amministrativo del mezzo (fermo che in autostrada scatta immediata-

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n EUROPA-CINA

TNT garantisce il primo servizio aereo freight a sostegno dell’hi-tech Dallo scorso ottobre un volo diretto collega Chongqing, un centro di produzione di materiale hi-tech in rapidissima crescita nella Cina occidentale, e l’Europa. TNT, primo operatore a offrire un volo dedicato, ha messo infatti a disposizione un Boeing 747, il quarto della sua flotta, che farà la spola tre volte alla settimana con l’hub aereo di Liegi. Nel sottolineare il buon posizionamento di TNT per «cogliere le crescenti opportunità di business tra la Cina occidentale e l’Europa, fornendo ai nostri clienti i più veloci, affidabili e flessibili servizi espresso»,il Regional Managing Director di TNT North Asia, Michael Drake, ha aggiunto: «La Cina è un mercato strategico e vitale per TNT a livello globale; facendo leva sui nostri punti di forza e sulle possibilità offerti dai servizi internazionali e domestici,possiamo offrire un eccellente servizio integrato che supporti sia le crescenti esportazioni sia la domanda interna del Paese, compresa la Cina occidentale».

mente,senza passare dalla sospensione). Milionario il giro d’affari dei controlli obbligatori: nel primo semestre 2010,secondo quanto rivela l’Osservatorio Autopromotec, la spesa degli italiani per far revisionare la propria auto presso le officine private autorizzate è stata di 1.117,21 milioni di euro (-8,96% rispetto ai primi sei mesi del 2009),di cui 401,42 milioni di tariffa fissa e 715,78 di costo degli interventi necessari a superare i controlli. A 11 anni dalla sua costituzione, il sistema delle revisioni registrerà via via l’introduzione del nuovo protocollo MCTC Net 2, che aggiorna il collegamento telematico tra le officine e il Dipartimento Trasporti Terrestri.


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[LINK WORLD] n ITALIA A METANO

LA RETE SI INFITTISCE Poco meno di 800. In crescita. È sempre più capillare la presenza di distributori di metano in Italia, soprattutto nelle regioni storicamente virtuose: Emilia Romagna (136), Veneto (112), Lombardia (96) e Marche (78). Ancona, in particolare, è la città più ‘eco’ d’Italia, con il 7,5% di veicoli a metano sul totale del parco circolante. Di contro, le maglie della rete si allargano al Sud, anche se va segnalato il proliferare di colonnine in Campania e Puglia.“Ma il loro numero - sottolinea Federmetano - potrebbe crescere ulteriormente, se il peso dei vincoli normativi sull’apertura di un punto di rifornimento di metano per autotrazione fosse meno gravoso. In questo modo si potrebbe colmare un’altra carenza della rete distributiva, e cioè quella che riguarda i punti di rifornimento in autostrada”. n VENETO - La Giunta regionale ha firmato una convenzione con la società Veneto Strade e investito 180mila euro nel Centro regionale di monitoraggio per la sicurezza stradale.A Veneto Strade sono state affidate attività specifiche quali la gestione del database regionale sugli incidenti stradali e del relativo software per l’amministrazione dei dati. n ITALIA-CINA

Elettrobus italo-cinesi sulle strade del Bel Paese Con oltre 200 chilometri di autonomia di carica a una media di 90km/h si annuncia come un mezzo ideale per il trasporto urbano: è l’elettrobus italo-cinese frutto dell’accordo di cooperazione industriale sottoscritto in Cina da Rama Spa (Azienda di Tpl di Grosseto) e M2AP Srl (consulenza ambientale) per parte italiana e da Shanghai Leibo New Energy Auto Technology Co., Ltd e Jiangsu Alfa Bus Co., Ltd per parte cinese. Il piano prevede a marzo 2011 l’omologazione e a maggio l’avvio della produzione. Sono partner del progetto la Provincia di Grosseto e le municipalità cinesi di Wúxī e Jiangyin.

n GERMANIA

Troppo stanco per guidare? Ci vuole una pausa caffè Per i viaggi più lunghi e impegnativi, Bosch ha sviluppato un sistema in grado di monitorare lo stato psico-fisico del guidatore.Il sensore angolo sterzo analizza i movimenti del volante e capta i momenti di inattività del driver. Combinando questi dati con la velocità media e l’orario corrente,il dispositivo ottiene il livello di stanchezza.Se questo supera un certo valore, si accende una spia a forma di tazza di caffè sul cruscotto che suggerisce di fare una pausa. n GERMANIA -Novità in arrivo sul fronte sicurezza. Si tratta del dispositivo di frenaggio d’emergenza ‘OnGuardPlus’ targato Wabco. Attraverso un apposito sensore e un insieme di calcoli brevettati, applica la frenata in caso di collisione imminente reagendo al movimento dei veicoli che precedono. Il risultato è una decelerazione automatica che può arrivare al completo stop del mezzo. Non solo: il sistema risponde anche in presenza di ostacoli fermi evitando l’impatto se sorgono, ad esempio, incolonnamenti improvvisi. OnGuardPlus è il primo dispositivo nel suo genere studiato ad hoc per i veicoli industriali che rispetta il regolamento europeo la cui entrata in vigore è prevista nel 2013.

n SVIZZERA - Lo scorso agosto la ferrovia merci svizzera FFS Cargo ha fatto partire il primo dei 270 treni shuttle che ogni anno attraverseranno le Alpi per conto della società di logistica olandese Ewals Cargo Care. FFS Cargo assicura anche un servizio speciale: mette a disposizione tre cosiddetti carri a tasca su ogni treno per consentire anche il trasporto di semirimorchi di grande profilo tipo P 400 fino a Domodossola.

n SUDAFRICA

Pedaggi senza barriere, Kapsch sbarca a Johannesburg Produttore internazionale di ITS avanzati, Kapsch TrafficCom si è aggiudicato una commessa da parte della città di Johannesburg per l’installazione e la successiva gestione di un sistema di biglietteria automatica integrata sulla flotta degli autobus cittadini. Precedenti a questa commessa, del valore complessivo di 17,5 milioni di euro, i contratti firmati in Australia (oltre 9 milioni di euro) e Thailandia (7 milioni di euro), che vedono Kapsch impegnata nella fornitura e messa in opera di sistemi di pedaggio elettronici. novembre 2010 [FORWARD] 47


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[LINK WORLD] Operativa nell’area di Shanghai la prima flotta ad emissioni zero

Cina, TNT investe nell’elettrico e potenzia i servizi road di essere qui oggi, con TNT, uniti nel cammino verso un futuro a ridotto impatto ambientale». Progettati per rispondere alle esigenze operative del settore ‘express’, questi veicoli a emissioni-zero sono alimentati da batterie al litio e adottano un sistema high-tech di monitoraggio che registra i consumi durante l’attività, permettendo una coniccoli numeri per un grande tinua ottimizzazione dei giri di conseobiettivo: ridurre del 45% le pro- gna. Ognuno di questi richiede due ore prie emissioni di CO2 entro il e mezza per una completa ricarica che 2020. TNT, che sta già utilizzando oltre è in grado di garantire un’autonomia di 50 veicoli elettrici in Gran Bretagna, 120 chilometri. Olanda e Francia, ha inaugurato in Cina la prima flotta totalmente elettrica. Si Investimenti per 170 milioni tratta di 5 veicoli progettati, costruiti e Sempre in Cina,TNT investirà 170 milioassemblata in loco da Dong Feng Motor ni di euro nel consolidamento della proche, dopo il positivo test di tre mesi, pria posizione sul mercato delle consesono oggi pienamente operativi all’in- gne domestiche. Ottimi i risultati di TNT Hoau, la divisione che si occupa delle terno dell’area di Shanghai. «Abbiamo apprezzato - ha commenta- consegne via road, le cui vendite dei serto Peter Bakker, CEO del Gruppo TNT - vizi day-definite hanno superato nei prila presenza sia del Governo sia della co- mi sei mesi dell’anno quelle conseguimunità locale, entrambi impegnati a te nell’intero 2009. L’investimento promuovere un concetto di trasporto permetterà a TNT Hoau di estendere il ‘verde’ e sicuro in Cina, creando le pre- servizio a 26 delle più grandi città cinemesse per una condivisione delle best- si, lanciarne di nuovi e aumentare il perpratice nei mercati di entrambi i Paesi». sonale. L’azienda gestisce oggi un net«Siamo molto onorati - gli ha fatto eco work di distribuzione che conta 1.500 il Presidente di Dong Feng, Xu Ping - filiali e 57 hub nazionali.

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SIGNORINI, DRIVER ECONOMO

Appena il tempo di festeggiare il titolo di Campione Italiano dei driver TNT conquistato sul circuito Fiat di Balocco (VC) e per Giovanni Signorini, livornese di 45 anni in forza alla Filiale TNT di Pisa dal 1989, ecco un podio ancora più prestigioso:quello del‘Drive me challenge’mondiale. Sotto la pioggia battente che il 6 ottobre ha flagellato la pista dello storico aeroporto militare di Valkenburg, in Olanda,davanti a 16 colleghi provenienti da Cina, Australia, Emirati Arabi... Signorini ha ottenuto la piazza d’onore. Un secondo posto tutto toscano: il driver, infatti, ha corso in coppia con Marco Giglioli, manager TNT originario di Montopoli Valdarno (PI). Nella foto, Signorini stringe la coppa consegnatagli dal CEO di TNT, Peter Bakker (al centro), che ha preso personalmente parte alla competizione. Completa il trio Marco Giglioli.

SPEDIZIONI SELF SERVICE TRE B777 PER TNT AIRWAYS

Opereranno sulle rotte di lungo raggio che collegano Asia ed Europa i tre Boeing 777200 oggetto dell’accordo per la consegna e il noleggio siglato lo scorso ottobre tra TNT Airways e Guggenheim Aviation Partners. Il primo aereo entrerà in funzione nel luglio del 2011, gli altri due entro la fine del prossimo anno. I nuovi B777 ridurranno l’utilizzo da parte di TNT di linee commerciali o di contratti di noleggio a breve termine, e for-

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niranno all’express courier la capacità necessaria a supportare la sua crescita in Asia. «Come l’affidabile 747 - ha commentato Niky Terzakis, Managing Director di TNT Global Air Network - il B777 è il miglior aereo cargo a livello di consumi di carburante,e offre una capacità di carico quasi equivalente a quella del B747 (107 tons contro 117,NdA)». Ad oggi,TNT copre le rotte Asia-Europa con due B747-400ERFs di proprietà e altri due in noleggio a breve termine.

Etichettare le spedizioni direttamente sul luogo di produzione. Da oggi è possibile grazie a Express Label,la soluzione sviluppata dal Dipartimento CIT di TNT Express Italy. Express Label non comporta installazioni e consente al cliente di produrre in casa l’etichetta barcodata, personalizzabile con il proprio logo, contenente tutti i riferimenti necessari, e di caricare la merce su un mezzo TNT che ‘linkerà’ direttamente luogo di produzione e Hub, riducendo l’attività e permettendo di integrare in maniera ottimale le tempistiche del cliente con i processi TNT.


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TNT, il “buono” della logistica La lotta contro il tempo, misurato in consegne sempre più express, è per TNT una sfida quotidiana. Di fronte all’S.O.S. lanciato dalle Nazioni Unite dopo la devastante inondazione che lo scorso agosto ha colpito il Pakistan, il courier ha reagito come suo solito: organizzando, efficiente e rapido, l’ennesima missione umanitaria. Il 16 ottobre, in occasione del World Food Day, ha quindi trasportato con uno dei suoi Boeing 747-400 ERF 110 tonnellate di cibo a Karachi, una quantità sufficiente a nutrire 330.000 bambini per una settimana. Ha anche messo a disposizione i propri magazzini di Hyderabad, prossimi a Multan e Islamabad, e li ha dotati di staff operativo, sorveglianza armata, pallet e container a temperatura controllata. Trasporto e magazzinaggio, quantificabili in circa 400.000 euro, sono stati offerti gratuitamente al World Food Programme delle Nazioni Unite.


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