Forward Speciale Italia 150

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anno 5 - numero 10 - Speciale Italia 150

[FORWARD] la rivista per chi è un passo avanti


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Stefania Lallai Responsabile Relazioni Esterne TNT Express Italy

QUESTI

uesta volta Forward non esce dai confini nazionali: l’Italia compie 150 anni e ci sembrava giusto festeggiarla con i nostri lettori. Nel pensare a questo numero speciale, ci siamo tuttavia resi conto di come sia oggettivamente impossibile raccontare l’Italia agli Italiani, o perlomeno molto difficile.Siamo un popolo davvero particolare e da noi anche un anniversario può essere utilizzato come strumento di polemica: siccome sin dal nome che abbiamo scelto, amiamo guardare avanti, lungi da noi l’intenzione di farci strumento di questa o quella parte politica. Riassumere una storia unica al mondo, inoltre, sarebbe stato al contempo presuntuoso e riduttivo e per ciò abbiamo voluto creare qualcosa di diverso per questa edizione. Il concetto di fazione,tuttavia,è innegabilmente intrinseco al nostro Paese e poiché amiamo dividerci (il Palio di Siena, dove è più importante che perda la contrada avversaria che vincere, è una straordinaria metafora della nostra singolare condizione), abbiamo deciso di assumere volutamente una posizione super partes, o meglio, abbiamo scelto anche noi da che parte stare: dalla parte del bello, dell’arte, del genio.Tutti concetti connaturati alla nostra storia, da cui abbiamo la fortuna di essere circondati ogni giorno, ovunque andiamo, ma che lasciamo sullo sfondo,impegnati come siamo a discutere su piccinerie o cose di nessun conto. Di questo vi parleremo su questo numero, di inclusione piuttosto che di esclusione: le persone che hanno dato vita alla straordinaria rassegna di appuntamenti ed eventi dedicati a Italia 150 e che si terranno a Torino tra marzo e novembre di quest’anno ve lo potranno confermare.Vi introdurremo, insomma, a quella che è stata chiamata‘Esperienza Italia’. Un’esperienza in cui noi di TNT avremo una parte importante, visto che abbiamo trasportato tante parti della ‘memoria’ del Paese per riassemblarle nella straordinaria fucina delle OGR a Torino. Un’esperienza molto più Forward di qualsiasi altra: per coglierne il valore basta smettere di dividerci su tutto e guardare. Avanti, se possibile.

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CONTENTS

Speciale Italia Anno quinto n° 10 - dicembre 2010 gennaio 2011 Direttore Responsabile Stefania Lallai Direttore Editoriale Giuseppe Guzzardi

«...Noi siamo da secoli calpesti, derisi, perché non siam popolo, perché siam divisi. Raccolgaci un’unica bandiera, una speme: di fonderci insieme già l’ora suonò...» Goffredo Mameli

Coordinamento Roberta Carati, Monica Rodda Art Director Vincenzo De Rosa Grafica Michela Chindamo Testi: Tiziana Altieri, Fabrizio Del Noce, Riccardo Della Seta, Giacinta Moraschi, Roberto Nespolo, Fabrizio Parati, Giorgia Rocca, Gianluca Ventura

Si ringrazia il Tucano Viaggi Ricerca info@tucanoviaggi.com, www.tucanoviaggi.com Si ringrazia il Comitato Italia 150 e il Consorzio La Venaria Reale Foto: www.sxc.hu, www.shutterstock.com, Michele D’Ottavio, Archivio La Venaria Reale, Archivio Fondazione Tirelli-Trappetti Roma, LC Service di Laura e Claudia Primangeli, Peter Vann, Galleria Nazionale di Palazzo Spinola Genova, Museo Diocesano di Arte Sacra Firenze, Francesco Hayez Parigi, Pinacoteca Capitolina Roma, Studio Grima, Torino Biblioteca Reale, Fabrizio Gremo, Mattia Boero Redazione: Servizio Comunicazione & CR comunicazione@tntitaly.it Grafica: Studio Grafico Page Stampa: Grafica Editoriale - viale Roma, 31 Venaria (TO) Realizzazione: Casa Editrice la fiaccola srl 20123 Milano, Via Conca del Naviglio, 37 Tel. 02/89421350, www.fiaccola.com Registrazione Tribunale Torino n. 65 del 21/06/07

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4 TNT, ovvero come unire l’Italia in meno di... 24 ore 12 OGR, la vita è adesso 20 L’Italia che verrà 22 Risorgimento artigianale 24 Il Grand Tour prima dei Baedeker 32 La piccola Versailles 36 Mirabile sintesi 40 L’incedere del tempo 44 Ecce Genio 46 Giardini di Venaria, anche la frutta è... Reale 48 I grandi appuntamenti del 2011


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■ CELEBRATION

L’Italia s’è festa Il valore di una celebrazione che guarda al futuro con le radici ben piantate nella storia. Lo esalta l’Assessore alla Cultura della Regione Piemonte, in prima linea con ‘Esperienza Italia’

■ DENTRO LA STORIA

Eppur è unita

Isole tematiche e percorsi cronologici per la mostra allestita alle OGR, ‘Fare gli Italiani’. I due curatori prendono per mano il lettore e lo accompagnano in un viaggio lungo 150 anni

■ RINASCITA

La Bella Addormentata Un imponente progetto di recupero ha restituito la Reggia di Venaria all’antico splendore. Una scommessa vinta grazie a uno sforzo corale e una generosità istituzionale senza precedenti

■ GRANDEUR

La mia Reggia La ‘Reggia d’Italia’ lancia la sfida al sistema museale veneziano di Palazzo Ducale, puntando a divenire il quarto complesso culturale più visitato del nostro Paese. Secondo Fabrizio Del Noce ce la farà

■ OCCASIONI... SPECIALI

Special Services di TNT Un grande evento, una grande macchina organizzativa. Pronta ad affrontare qualunque terreno grazie all’esperienza maturata con le Olimpiadi invernali del 2006: è l’A-team del corriere espresso

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come unire l’Italia

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TNT,ovvero

in meno di... 24 ore Assicurare alle imprese collegamenti rapidi e affidabili più volte al giorno. È il 1964 e la neonata Traco, futura madre dell’attuale TNT, ripensa il concetto di tempo dando importanza all’orario di consegna più che ai volumi di carico. Un’idea semplicemente rivoluzionaria di Stefania Lallai

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nire l’Italia, 150 anni or sono, fu il frutto di una lunga e complessa serie di iniziative politiche e militari durate decenni. Eppure c’è chi, come TNT, riesce da anni in questa impresa in meno di 24 ore, tutti i giorni, dal 1964. Merito di un quasi omonimo del grande condottiero risorgimentale Giuseppe Garibaldi: stiamo parlando di Luigi Giribaldi, che nel 1964 fondò a Torino la Trasporto Colli, meglio conosciuta come Traco, la ‘madre’ dell’attuale TNT Express Italy. L’idea di Giribaldi, geniale imprenditore self-made man e tipica espressione di quella fucina di innovazione che fu l’Italia degli anni ‘60, era semplice ma al tempo stesso rivoluzionaria per l’epoca: assicurare alle imprese collegamenti affidabili, estremamente rapidi, più volte al giorno, per il trasporto della merce. Nessuno ci aveva ancora pensato: in Italia, ma anche nel resto del mondo, il concetto di corriere espresso, eccezion fatta per il colosso statunitense UPS, non era una componente all’epoca essenziale nelle supply chain delle aziende, che ancora non conoscevano il dogma della compressione del tempo e i suoi derivati: il time to market, la lean production, il just in time... Torino, di fatto, nel 1964 dava quindi i natali a una nuova industria, quella del trasporto espresso, dopo aver creato la primogenitura nei settori dell’auto, della moda, dell’industria conserviera, del cinema, della televisione, della pubblicità... Il concetto alla base dell’express courier è quello del network: mettere a disposizione dei clienti una rete di collegamenti, mezzi e infrastrutture attiva 24 ore su 24, in grado di garantire connessioni giornaliere con qualsiasi località in Italia e in Europa. Un network su cui partono a orari definiti Speciale Italia 150 [FORWARD] 5


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Correva l’anno... Era il 1964 e l’idea nella testa di mio padre frullava da un po’ di tempo: nessuno aveva pensato, nel campo dei trasporti, di unire Torino con Milano e viceversa con un servizio di trasporto che collegasse le due città più volte al giorno. Sino ad allora esisteva il servizio giornaliero, cioé con consegne un giorno per l’altro ma mai nello stesso giorno. Ecco perché gli parve giusto coniare il termine‘pullman delle merci’, quasi una personalizzazione delle merci stesse; salivano sul pulmino per raggiungere la loro destinazione con un servizio totalmente innovativo e dopo poche ore! Furono acquistati due pulmini Volkswagen, uno bianco e l’altro verde per la linea TO-MI e si aprirono i primi due punti Traco. Due negozi, a Torino in Via San Quintino e a Milano in Viale Francesco Crispi. Ricordo Via San Quintino in quegli anni, era una via con i suoi negozi di quartiere tipici di un borgo: il bar trattoria, i negozietti alimentari, il cinema parrocchiale, la sala Cravesana. Alle nostre spalle, in Corso Matteotti, che allora qualcuno chiamava ancora Corso Oporto, c’era casa Agnelli; infatti il vecchio calzolaio di Via San Quintino, dove ora si trova un gelataio di successo, era chiamato il calzolaio degli Agnelli in quanto risuolava, così diceva lui, le scarpe dell’illustre casata... Debbo dire che è stata una storia di successo e di grande lavoro e impegno; e voglio davvero ringraziare tutti quelli che hanno lavorato con grande dedizione a questa inziativa: dai primi collaboratori agli albori a metà degli anni ‘60 a quelli che hanno poi permesso uno sviluppo impetuoso. L’idea era davvero geniale, ma senza l’impegno e la volontà di tutti non si sarebbe potuto ottenere questo successo per certi versi così torinese. Riccardo Giribaldi

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i mezzi dell’azienda: il vincolo alla partenza è dato dall’orario, non dal raggiungimento di un dato volume di carico del mezzo. Giribaldi seppe valorizzare la sua idea e rendere esplicito il concetto di network ai clienti creando lo slogan “il Pullman delle Merci”,che sottointendeva la possibilità per il cliente di raggiungere qualsiasi destinazione, se fosse salito su quel pullman. Un pullman che, nella sua fase iniziale, univa unicamente Torino e Milano con un solo mezzo, ma pur sempre qualcosa di assolutamente inedito che presto crebbe in modo esponenziale, sino a coprire in modo capillare tutta l’Italia. Ma l’Italia ha una situazione orografica particolarmente complessa, e ha due grandi isole: ecco la necessità di un ulteriore upgrade per standardizzare i tempi del servizio, che Giribaldi risolse nel 1984 anticipando ancora una volta gli operatori del settore: con l’introduzione del collegamento aereo. L’allora TNT Traco, fu infatti il primo corriere espresso ad attivare collegamenti aerei tra il nord e il sud


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dell’Italia per garantire la consegna in 24 ore, e scelse come primo Hub nazionale l’aeroporto di Bologna, che fu il‘facilitatore’dell’introduzione del concetto di consegna time definite tipica dell'express courier in Italia. Dopo una serie di test operativi negli anni precedenti effettuati in partnership con la compagnia aerea di Carlo Pedersoli, in arte Bud Spencer, il primo aereo con la livrea TNT Traco, un BAE 146 QT 300, ha preso il volo proprio da Bologna nella primavera del 1992. L’aereo copriva le tratte Bologna-Bari-Catania-Cagliari. Dal 1995 l’operatività è stata estesa anche all’internazionale, in virtù dell’acquisita dimensione planetaria nella quale era confluita l’allora Traco, divenuta negli anni ’90 dapprima TNT Traco e poi, dal 199, soltanto più TNT Express Italy. Lo stesso player mondiale di cui faceva parte, il colosso australiano Thomas Nationwide Transports,

nel 1996 era stato acquisito dalle Poste Olandesi, che poi diedero vita al Gruppo TNT N.V., attuale Casa Madre della business unit italiana TNT. TNT Express Italy è stata dunque la pioniera di un concetto, quello del tempo, divenuto lingua comune nel mondo dell’economia globalizzata: per molti versi la sua crescita, dal 1964 a oggi, è stata complementare e sinergica a quella dell’economia nazionale, di cui ha accompagnato l’espansione sui mercati nazionali prima e internazionali dopo, introducendo innovazioni continue in linea con la strategia di customer proximity, fisica (rete capillare di Filiali) ma soprattutto relazionale, che è parte integrante del suo DNA. Il concetto di unione, inteso come collegamento, connessione, e anche come reciproco arricchimento è dunque intrinseco a TNT: per questo, per il suo primato di primo corriere espresso nazionale, e anche per essere nata a Torino dove 150 anni fa nacque l’Italia, non abbiamo voluto mancare a questo grande appuntamento chiamato ‘Esperienza Italia’: come già per le Olimpiadi, trasporteremo e movimenteremo il materiale relativo a mostre ed eventi che saranno allestiti tra marzo e novembre a Torino: perché, come recita un nostro slogan,“L’Italia si muove con noi”, e ne siamo orgogliosi.

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atriottici senza essere nostalgici, con le radici ben piantate nella Storia ma con lo sguardo fisso sul futuro. Sono gli italiani del 150°, orgogliosi della propria nazionalità e insieme consapevoli delle sfide che li attendono. Li descrive, incarnandoli alla perfezione, Michele Coppola, Assessore alla Cultura, Patrimonio linguistico e Politiche giovanili della Regione Piemonte. Uomo di marketing e di comunicazione nella sua vita professionale, da politico gioca le stesse carte. E sono tutte mosse vincenti. Le iniziative dedicate al 150° sono riunite alla voce ‘Esperienza Italia’. Una connotazione precisa che rispecchia quali obiettivi? «Nel 2011 festeggiamo la storia del nostro Paese, di cui Torino - prima capitale e città italiana per eccellenza - è stata ed è protagonista. Le celebrazioni in Piemonte non saranno un evento dai toni nostalgici: lo sguardo al passato, alla nostra storia, ai nostri valori, serve come base imprescindibile per guardare al futuro, per vivere le nuove sfide che il mondo ci impone e di cui soprattutto i giovani sono e dovranno essere ancor di più i principali interpreti. Il 150° deve essere un’occasione per riflettere sul futuro del nostro Paese. Chi verrà a Torino sarà orgoglioso di essere italiano».

«Destinatari di Esperienza Italia - leggo nella presentazione - sono i 150 milioni di italici, cioè tutte quelle persone che hanno contribuito, contribuiscono e contribuiranno a plasmare l’immagine, l’identità, la cultura e l’economia del Paese». Considerando che gli italiani sono poco più di 60 milioni, chi sono gli altri 90? «La comunità italiana all’estero è molto numerosa e molto legata all’Italia. Bisogna cogliere l’occasione della festa dei 150 anni perché sia un forte motivo per ritornare nel nostro Paese per celebrare e rinnovare il proprio amore e il proprio orgoglio italiano. I primi ambasciatori del nostro Paese devono essere i milioni di italiani che vivono all’estero». Cultura, Patrimonio linguistico, Politiche giovanili. In che modo è riuscito a mettere le sue competenze di assessore regionale al servizio del 150°? «Fin dall’inizio del mio mandato ho voluto impegnarmi con convinzione per Italia 150. Il Piemonte è storicamente terra di cultura, e le Celebrazioni attraverso eventi, aperture di nuovi musei, spettacoli esalteranno ancora di più questo segno distintivo. Si deve infatti partire dalle eccellenze per valorizzare i giovani, le imprese e il territorio, e avere il coraggio di investire sui nostri ‘brand’turistico culturali».

s’è festa L’occasione fa il Paese unito. Ecco fino a che punto Torino e il Piemonte hanno saputo cogliere il valore di una celebrazione che guarda al futuro nella visione dell’Assessore regionale alla Cultura e alle Politiche giovanili Michele Coppola di Roberta Carati

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Il Comitato 150 La Regione Piemonte è uno degli enti fondatori del Comitato Italia 150, costituito nel maggio 2007 per organizzare i festeggiamenti del 150° anniversario dell’Unità d’Italia a Torino e nel resto del Piemonte. Gli altri enti sono: il Ministero per i Beni e le Attività Culturali, la Provincia di Torino, la Città di Torino, la Compagnia di San Paolo, la Fondazione Cassa di Risparmio di Torino, la Camera di Commercio Industria Artigianato e Agricoltura di Torino, Unioncamere Piemonte, l'Università degli Studi di Torino, il Politecnico di Torino, l'Università degli Studi del Piemonte Orientale, l'Università degli Studi di Scienze Gastronomiche.

Pur con qualche ‘escursione’ fuori città, le iniziative per il 150° dell’Unità d’Italia appaiono torinocentriche. La Regione Piemonte, che lei rappresenta, potrebbe sentirsi trascurata? «Tutta la nostra Regione sarà coinvolta attraverso la restituzione di luoghi carichi di fascino per bellezza e memoria storica: residenze reali, fortezwww.italia150.it ze, castelli, borghi antichi, piazze e cortili, palazzi storici ristrutturati e riaperti al pubblico per l’occasione. Certo Torino sarà il palcoscenico principale, ma anche altre zone del Piemonte, come Novara che vedrà la restituzione del Broletto nel suo splendore, oppure Vercelli con la mostra Guggenheim, saranno protagoniste dei 150 anni». Così come Roma è la capitale politica, Milano è da decenni la capitale economica. Ritiene che Torino abbia bisogno di riaccendere su di sé i riflettori del Paese? Per un anno tornerà ad essere la capitale d’Italia? «Per nove mesi Torino tornerà ad essere capitale 10 [FORWARD] Speciale Italia 150

d’Italia. Un titolo che non ha mai perso, e che anzi ha saputo rinnovare, moltiplicando il suo essere capitale. Dell’industria. Della ricerca. Della moda. Del cinema. Dello sport. Dell’arte contemporanea. I riflettori del Paese si accenderanno su Torino: bisogna cogliere quest’occasione per continuare a tenerli accesi, anche dopo questo straordinario evento. Italia 150 è l’occasione per Torino per ridefinire la propria strada. La nostra città deve tornare a sprigionare quell’energia positiva che l’ha resa un laboratorio di idee, di iniziative, ma soprattutto di nuove imprese». Il ‘suo’ Piemonte «moderno, vitale, competitivo, con un rinnovato ruolo da protagonista e un futuro all’altezza della sua storia, risorse, talenti, ambizioni» passa anche da Italia 150? «Il rilancio del Piemonte passa anche da Italia 150. Bisogna favorire il futuro: per questo abbiamo pensato di sostenere insieme alla mostra ‘Stazione Futuro’ il tour dei Mille, un vero e proprio talent show che intende raccogliere in modo concreto le mille idee, frutto del lavoro di innovatori, centri di ricerca pubblici e privati, che cambieranno l’Italia dei prossimi 15 anni. Le migliori idee verranno


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concretamente premiate perché vengano realizzate attraverso la nascita di start up».

Monito Trasformare l’anniversario dei 150 anni dell’Unità in un nuovo innamoramento del nostro essere italiani... Incitare noi stessi ad avere un po’ più di orgoglio nazionale.

Ha dichiarato di voler adottare la customer satisfaction come linea guida del suo operato. Un metro di misura che varrà anche a bilancio di Italia 150? «Bisogna dare spazio alle idee e sostegno alle iniziative in grado di garantire ricadute misurabili. So che il Comitato Italia 150 sta lavorando in questa direzione, soprattutto nei confronti dei partner che investono in Esperienza Italia. Un segnale importante per coinvolgere e fare sistema con il mondo dei privati».

nuano ogni giorno a generarsi da Nord a Sud: storie di imprenditori, giovani, associazioni, che hanno voglia di innovare, scommettendo sul talento».

L’aspetta una serie di tagli del nastro, interventi, ospitate tv... Il cuore dove la porta? «Il cuore mi porterà nei luoghi che hanno fatto la storia d’Italia, in quei posti in cui si respira e si tocca il futuro, la capacità di innovazione del nostro Paese, la forza dei giovani nel costruire nuove storie di successo. Esperienza Italia celebra infatti l’essenza dell’essere italiano: la volontà di essere protagonista; di mettersi in gioco in prima persona. Esperienze di eccellenze, best practice che conti-

Leggo che il suo musicista preferito è Bono. Spera di riuscire a coinvolgerlo nel festival internazionale Mi.To? «Mai dire mai. Quest’estate gli U2 sono stati protagonisti allo Stadio Olimpico, ma sono sicuro che le strade di Torino e della band irlandese si incroceranno ancora. E poi hanno promesso a me e ad Alberto Cirio, Assessore al Turismo della Regione, di tornare in Piemonte per firmare e ritirare le loro barrique di barolo».

Giorgio Napolitano

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[GRANDI TRASFORMAZIONI]

Tra le costruzioni austere e le lunghissime navate germoglia il disegno industriale di Torino. E nasce il concetto di élite operaia. Con i 150 anni dell’Unità, è di nuovo tempo di progetti di Giorgia Rocca

OGR, la vita è adesso olloquio per l’assunzione definitiva: l’aspirante dipendente OGR mostra all’esaminatore il suo ‘capolavoro’, un manufatto industriale - un modello, un ingranaggio - che presenta caratteristiche di altissima precisione. Fine ‘800. Alle Officine Grandi Riparazioni, simbolo di una Torino che sta riprogettando il pro-

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prio futuro in chiave industriale, la selezione del personale è severa in ogni reparto. Centro di avanguardia nella revisione e riparazione di locomotive e carrozze ferroviarie, vi lavorano meccanici, saldatori, pannellisti, un’élite di artigiani di primissimo ordine, portatori, come le vecchie corporazioni di arti e mestieri, di conoscenze complesse.


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Generazione dopo generazione, migliaia di tute blu varcano i cancelli dell’enorme complesso (190.000 metri quadrati) edificato tra il 1885 e il 1895 lungo la ferrovia che collega Torino a Milano. Intorno, a formare la zona che in quegli anni è detta dei ‘grandi servizi’, le Carceri Nuove, il Mattatoio Civico, il Mercato del bestiame e i Casotti daziari. Strutture imponenti, pensate nella loro globalità in vista dello sviluppo di Torino tanto dal punto di vista economico quanto da quello demografico. È lì che si pongono le basi per la crescita di Borgo San Paolo, il quartiere operaio che assieme al Lingotto e a Mirafiori segnerà la storia del movimento operaio torinese.È lì che avverranno gli scioperi dell’agosto 1917, mentre, nell’estate 1920, si assisterà all’occupazione e autogestione delle fabbriche,esperimento di rivoluzione socialista in Italia. Poi, inesorabile ma non imprevisto, il declino, che porterà le OGR alla definitiva dismissione negli anni ‘70. Per più di 30 anni soltanto polvere e rug-

gine. Fino al 17 luglio 2007 quando, con la cessione da parte di R.F.I. dell’intera area in comodato gratuito alla Città di Torino, le Officine tornano al centro di un progetto. Piccolo all’inizio (nel 2008 vengono fatti alcuni interventi di manutenzione nella manica lato ex Carceri Nuove per ospitare il Congresso dell’U.I.A.), ma è già, in nuce, il piano di messa in sicurezza di tutto il complesso in vista dell’utilizzo in occasione del 150°. La cifra sul preventivo è di 2.700.000 euro. A lavori ultimati i torinesi riavranno le loro OGR e, a giudicare da Esperienza 150, sapranno come utilizzarle: ‘Fare gli italiani’,‘Stazione futuro’,‘Il futuro nelle mani’ - ovvero le tre mostre in calendario dal 17 marzo al 20 novembre - sono solo il primo esempio. Le Officine Grandi Riparazioni rappresentano uno dei primari obiettivi di trasformazione urbana programmati dalla Città: l’imponente opera di restauro e di riqualificazione funzionale le consegna a un destino di polo espositivo e museale.Permanente. Speciale Italia 150 [FORWARD] 13


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[DENTRO LA STORIA] Fare gli italiani - 150 anni di storia nazionale, è l’evento che nelle OGR, attraverso isole tematiche e percorsi cronologici ci lancia in un viaggio emozionante tra i fenomeni che nel corso di 150 anni hanno contribuito a ‘includere’ piuttosto che ‘escludere’, ad aggregare piuttosto che allontanare. Piloti della navicella temporale due esploratori d’eccezione, gli storici Walter Barberis e Giovanni de Luna di Giuseppe Guzzardi - bozzetti originali di Paolo Rosa (Studio Azzurro)

Eppur è V

Rappresentare Linguaggio orgoglio

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C o tn r a

Contrapposizioni

Giovanni De Luna

Rappresentare

Walter Barberis

iva l’Italia, cantava Francesco de Gregori, non senza qualche sfumatura d’ironia. Una Italia descritta attraverso i suoi estremi e paradossi, i suoi slanci e la sua indolenza, sempre emozionale e capace di sfuggire qualsiasi definizione, forse priva del tutto di una connotazione comune e universale, a parte - e non del tutto - lingua e religione. Bella la sfida che Walter Barberis, ordinario di Ricerca Storica e Giovanni de Luna, ordinario di Storia Contemporanea,entrambi presso l’Università di Torino,hanno accettato: raccontare 150 anni di Unità utilizzando gli spazi profondi delle Officine Grandi Riparazioni di Torino, avvalendosi della collaborazione di 22 ricercatori. Bella sfida, certamente da far tremare i polsi. Nonostante la preparazione consolidata di questi studiosi, si può esser certi che abbiano lavorato in compagnia di dubbi, ripensamenti, contrapposizioni, rinunce. E non soltanto riguardo ai temi scelti, ma anche sul come proporli e illustrarli. Bella sfida, con la consapevolezza che il ‘contenitore’ era importante quanto il contenuto, il significante quanto il significato, il media quanto il messaggio. Per un evento che punta ad essere visitato da milioni di persone, compresi centinaia di migliaia di giovanissimi, saper raccontare, sorprendere, entusiasmare, interessare è elemento essenziale. Ed ecco

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Contraddiz


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unita

Le isole tematiche Città Campagne Scuola Chiesa Migrazioni Prima Guerra Mondiale Seconda Guerra Mondiale Partecipazione politica Mafie Fabbriche Consumi Trasporti Mezzi di comunicazione di massa

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che i due storici, abituati ad esprimersi dalla cattedra e con la carta stampata, si sono confrontati con la narrazione spettacolare e teatrale, disegnando e riempiendo percorsi tangibili con una logica tipicamente disneyana, al di là del diorama e del pannello multimediale. La mostra all’OGR è avvincente, e interessante crediamo sia comprendere come Barberis e De Luna Unità, pluralità, contraddizioni sono giunti al format finale, trasformando l’archeti- Forward ha incontrato i due autori per comprendere le linee guipo dell’archeologia industriale, la gigantesca e cava da del loro racconto, poi realizzato in collaborazione con lo Studio officina, in un susseguirsi di scene e contesti, di voci Azzurro di Milano. Walter Barberis in un tempio della cultura italiana, la sede della Casa editrice Einaudi, dove Giulio Einaudi riue di suoni, di effetti visivi e tattili di grande impatto. niva la crema intellettuale. Giovanni De Luna, in una dimora dal sapore antico, affacciata sui comignoli del centro di Torino, protesa verso una spettacolare panoramica della città e delle colline che la circondano. Le interviste, effettuate separatamente, sembrano contestuali, e così ve le proponiamo.

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[DENTRO LA STORIA] Ma davvero l’Unità d’Italia può essere considerato un valore reale, solido, da celebrare? De Luna «Oggi certo le difficoltà sono notevoli, non c’è lo stesso spirito e orgoglio. Per la prima volta è al Governo una forza politica che vede il Risorgimento come una iattura». Barberis «Il clima generale è diverso dai festeggiamenti del 1911 e del 1961. Nel Paese oggi c’è miLo Studio Azzurro nor fervore, non siamo ‘nazionalmente concordi’come fabbrica di emozioni nel 1961...» Una specie di calderone creativo che De Luna «...L’Italia quinta ha collaborato con la squadra di storipotenza mondiale, giolittiaci sia dal punto di vista creativo che na, industriale! Torino menella materiale realizzazione dell’imtropoli con il suo milione di pianto scenico dell’OGR. abitanti! Un’enfasi celebraUna impresa certo non facile ma che tiva supportata da un reale ha prodotto risultati di grande valore momento di legittimo orgoemozionale. glio nazionale». Non la prima esperienza di questo tipo Barberis «Oggi il contesto - dello Studio Azzurro è una delle più è diverso. Ma questo non vuol dire che l’Unità non sia apprezzate performance del padiglioun grande valore. Solo ha ne italiano all’expo di Shanghai - ma imposto una visione che tesicuramente l’impegno, che ha comnesse conto del clima conportato diciotto mesi di lavoro,è di raro temporaneo. Il nostro comspessore.Si stima che gli spettatori sapito era raccontare 150 ranno diversi milioni, se non i sei del anni di Unità, non ripropor1911 e del 1961. re la storia d’Italia, una faDirettore artistico del progetto e auziosa e banale sequenza di tore dei bozzetti di queste pagine è avvenimenti». Paolo Rosa. De Luna «Non avevamo intenzione di creare un evento di tipo celebrativo, spurgato dalle attuali contraddizioni e difficoltà. Non volevamo un ‘santino’ della storia d’Italia, abbiamo cercato di spiegare che fratture e spaccature, e le relative contraddizioni, fanno parte del nostro percorso di italiani». Barberis «Siamo quindi partiti da alcuni punti fer-

mi, sui quali non eravamo disposti a discutere. Uno di questi era che l’Unità è stato un bene per l’Italia. Ci siamo presi la responsabilità di affermare, al di là dei luoghi comuni, che l’Unità d’Italia rappresenta un bene collettivo: economia, amalgama, interessi culturali del nostro Paese sono senz’altro maggiori e migliori di quanto non sarebbero stati in una Italia non unita». De Luna «Si può discutere il modo con il quale l’Unità è stata raggiunta, ma non la sua validità, il suo valore; senza l’Unità saremmo rimasti una mera espressione geografica». Barberis «Un altro punto fermo era la pluralità. Per comprendere questo concetto si pensi che l’Unità nazionale nasce con otto capitali contestuali. L’Italia in realtà non si genera con Torino capitale: altre sette città hanno rappresentato un ruolo chiave, imprescindibile, determinante: Milano, Roma, Genova, Venezia, Firenze, Napoli, Palermo. Ad esempio, senza l’antica contrapposizione tra queste ultime, Garibaldi non avrebbe fatto un metro sulla spiaggia di Marsala. Un certo contesto internazionale ha favorito il processo, che si è amalgamato sul modello di Stato sabaudo. Ecco, su questo si può discutere: non è detto che il calco sardo-piemontese sia stato un bene per l’Italia: Milano, più colta, più ricca, più internazionale, più industriale lo ha sempre contestato». Sin dalla nascita l’Italia ha sofferto di forti contrapposizioni e diversità... Barberis «Saremmo ciechi se non accettassimo che la pluralità degli inizi è al contempo ricchezza intellettuale e culturale ma anche contraddizione, frammentazione, forze che ne hanno reso faticoso il cammino. La statualità era e in alcuni casi è ancora una realtà temuta, osteggiata, confusa con altri fenomeni storici, ad esempio la questione meridionale. Invece, le crisi sociali non era-

emozioni

Esclusione feed back conoscenza storica

Appartenenza

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Appartenenza


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no una esclusiva del Mezzogiorno: nell’Ottocento anzi fu il Nord a essere pervaso da una crisi che determinò massicci fenomeni migratori: 29 milioni di italiani tra il 1870 e il 1970 migrarono all’estero. Tre milioni in più della popolazione italiana all’indomani dell’Unità». Ne fa riferimento perché l’emigrazione all’estero è un fenomeno che ha danneggiato l’Unità? Barberis «Una perdita secca. Paradossale è che questi cittadini che emigrano si sentono italiani nel momento in cui lasciano l’Italia, non prima. A contatto con culture ‘straniere’ recuperano e valorizzano il senso di appartenenza». De Luna «Una forma di difesa in un ambiente spesso ostile. È molto interessante osservare su quali basi si fonda il fare l’Italia all’estero». Torniamo al bipolarismo, alla contraddizione, cioé il filo conduttore delle isole tematiche:

cosa ‘include’ e cosa ‘esclude’, cosa ha tenuto insieme e cosa ha disgiunto. De Luna «A noi è sembrato che la coppia inclusione/esclusione fosse ideale per reggere le contraddizioni che la storia d’Italia ha presentato, mostrando al contempo una cornice unitaria. Questo bipolarismo è funzionale al perseguimento del nostro obiettivo, ovvero rappresentare l’Unità al di là dei luoghi comuni, degli stereotipi. E qual è l’antidoto ai luoghi comuni, alla banalità, se non la conoscenza storica? Lo scopo della mostra è proprio aggiungere conoscenza al bagaglio storico del visitatore, vogliamo che all’uscita dalle OGR possa dire di disporre di più informazioni sulla coesione, nella diversità, di questo Paese». Un intento principalmente didattico? De Luna «Anche civile.Vogliamo trasmettere un senso di appartenenza e condivisione che sia un valore personale».

emozioni

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Aggregazione e unità emozioni

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L’Italia va in scena

percezione

Tredici scenari animati per raccontare i temi da voi ritenuti fondamentali per spiegare l’Unità nel tempo. Cosa vi ha portato a questa architettura del raccontare e del descrivere? Barberis «Ci rendiamo conto che a prescindere dall’onestà intellettuale e dalla convinzione con la quale si è lavorato, le critiche, le obiezioni al nostro lavoro ci saranno. Sono abituato a riceverne, anche di feroci, nella mia attività letteraria. Come si diceva, nostro intento era correlare pluralità e unità e mostrare le contrapposizioni come valore. Ed è così che le mostriamo al pubblico». De Luna «Per la verità entrambi siamo abituati a usare come linguaggio la parola scritta, non avevamo alcuna confidenza con il linguaggio del rappresentare, tipico della mostra, della messa in scesa, del ‘rappresentare’. Questa è stata la prima vera sfida: usare e contenere una molteplicità di linguaggi che consentisse di ‘trasmettere’ le questioni proprie dell’Unità d’Italia».

balaustra

Barberis «Alcune isole, ovvero alcuni temi, sono soltanto inclusivi o esclusivi, altri lo sono contestualmente. Prenda ad esempio il ruolo della Chiesa. Le gerarchie ecclesiastiche erano fortemente contrarie all’Unità d’Italia, una forza schierata contro lo Stato, che cede soltanto davanti alle baionette dei bersaglieri. Invece la Chiesa delle parrocchie, dei boy-scout degli oratori, è spesso sostituta dello Stato, profondamente radicata e aggregante. Allo stesso modo è radicata la Chiesa dei riti, della messa, del parroco, delle tradizioni. Ecco quindi che la Chiesa è al contempo elemento di unione e di separazione». De Luna «Allo stesso modo la scuola è totalmente inclusiva, come la comunicazione di massa o i trasporti, mentre le mafie sono univocamente esclusive». Forward è sempre molto interessato all’argomento trasporti. Oggi da molti veicoli e infrastrutture sono considerati nemici della società, mentre l’interpretazione storica è quella di un valore fortemente positivo, aggregante. De Luna «Non si può certo negare che la motorizzazione di massa e le dorsali tirreno-adriatiche preautostradali siano state fondamentali per unire il Paese. L’Italia era prima frammentata, un vero arcipelago. Le infrastrutture hanno svolto un ruolo fondamentale nell’aggregare il territorio. Oggi si può parlare di ecomostri,ma è un discorso di natura differente.È esattamente la stessa riflessione che si può fare sulla televisione e la comunicazione di massa: oggi può piacere o non piacere, ma non si può negare il suo valore nel favorire l’aggregazione del Paese. Bisogna stare attenti a non guardare troppo da vicino l’attualità».

questione mer immagine

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catastrofi

plural


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[DENTRO LA STORIA] Dall’emozione alla conoscenza. E ritorno

fronte. È la prima grande esigenza di scolarità».

Insieme agli scenari, un percorso cronologico tradizionale? Barberis «Non proprio. Si tratta di duecento metri lineari di strutture in plexiglass con testi relativi ai momenti caratterizzanti del periodo. Insieme a questa base documentaria, redatta ex novo in quanto molto spesso le cronologie esistenti sono errate, ecco parecchi oggetti, documenti, filmati e immagini che si riferiscono alle notizie. La vittoria di Bartali del ‘48, subito dopo l’attentato a Togliatti, è accompagnata dalla sua bicicletta e dalla sua maglia.Tutto, ovviamente, assolutamente multimediale».

Avrete dovuto sicuramente fare delle rinunce, per contenere le isole nel seppur gigantesco - 10.000 metri quadri - spazio a disposizione. A cosa avete rinunciato? Barberis «Inizialmente era prevista un’isola dedicata al volto della Patria, aspetto che poi abbiamo spalmato sul percorso. Era forse troppo simbolico per ‘reggere’ un’isola. Ma il modo con il quale lo La mostra in tasca Stato si autorappresenta Molto interessante l’idea dello Studio sarà comunque un moAzzurro di consegnare all’ingresso mento descritto grazie a sei una card RFID che consente di ‘flagmedaglioni». gare’ i momenti che più colpiscono. De Luna «A malincuore abAll’uscita la card si interfaccia con un biamo rinunciato a due temi fortemente aggreganti, lo server che invia in automatico alla sport e le catastrofi.Due conmail indicata i segmenti video metesti nei quali il senso di conmorizzati e i file correlati. divisione, di aggregazione è In pratica, ciascun visitatore può conmolto forte. Ma in definitiva, servare ciò che più lo ha colpito e insiamo molto sereni sulle scelteressato. Certamente uno strumente fatte. A qualcosa dovevato utile anche per le scuole, e un feed mo pur rinunciare». back immediato per i curatori dell’evento, per tutti un ricordo tangibiQuale sarà l’isola più emole di una forte emozione. zionale? De Luna «Quella delle città. Ma non vi dico perché. Tutte le isole vorrebbero essere un percorso circolare, dalle emozioni alla conoscenza e ritorno».

ca ta st ro fi

eridionale ne internazionale

alità

Non aggiungiamo altro per lasciare intatta la curiosità del visitatore. Basterà un giorno per visitare la mostra, il percorso lineare e le tredici isole? Barberis «Dovrebbe. Dipende dal desiderio di coinvolgimento del pubblico, dalla voglia di approfondire».

percezione

Anche le isole animate possono essere considerate multimediali. Barberis«L’accesso a ogni isola è preceduto da un filmato che spiega perché quel tema è stato scelto, e perché viene considerato o meno aggregante.La mafia ad esempio è un grande cratere,il buco creato dalla bomba di Capaci.Intorno al cratere una passerella e un muro sul quale sono disposti i faldoni che si riferiscono ai processi di malavita organizzata. I faldoni sono estraibili: appare un video che racconta il fatto di mafia, la storia». De Luna «...e per tornare al discorso dell’autocelebrazione si può aggiungere che proprio l’isola sulla mafia è l’ esempio di come non abbiamo nascosto sotto il tappeto le vergogne nazionali, anzi l’abbiamo messa lì, in bella mostra». Barberis «Un altro esempio di come abbiamo interpretato i temi prescelti è l’isola dedicata alla prima guerra mondiale.Pochi sanno che la corrispondenza epistolare tra militi e parenti superò i due miliardi di documenti. Una enormità, considerando il livello di istruzione e di alfabetizzazione. Ecco che abbiamo immaginato i sacchetti da trincea non già pieni di sabbia ma di posta da e per il

infrastrutture

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[FUTURO PROSSIMO]

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Le auto saranno elettriche, le malattie fermate al primo insorgere, le case produrranno l’energia pulita che consumano... Non è fantascienza. Stazione Futuro ci mostra la rivoluzione industriale che ci cambierà la vita di Gianluca Ventura

L’Italia che verrà E

nergia, trasporti, comunicazione, medicina e molto altro. Nei prossimi dieci anni in Italia cambierà tutto. Con la banda larga il Paese entrerà davvero nell’era di internet: saremo tutti connessi per condividere conoscenze, fare ricerca, lanciare imprese, innovare... Stazione Futuro ci prepara alla nuova rivoluzione industriale. Il set sono le Officine Grandi Riparazioni di corso Castelfidardo, quelle dove alla fine dell’800, nello scorso millennio, si costruivano e riparavano le locomotive a vapore che avrebbero trasportato per la prima volta sulle lunghe distanze uomini e merci. Il nuovo viaggio dell’Italia di domani parte da qui, da Stazione Futuro, la mostra che ci proietta in avanti partendo dalle idee, dai prototipi, dai prodotti, dai processi rappresentanti la migliore espressione della creatività e dell’innovazione italiana di oggi. Strutturata come una sorta di arcipelago tematico in cui ogni argomento è un’isola espositiva costituita da blocchi di elementi cubici comunicanti tra loro, dentro i quali il visitatore può entrare e uscire. Raccontata attraverso l’uso di linguaggi multimediali e sofisticati come video in 3D, ologrammi e realtà aumentata. A curare Stazione Futuro è niente meno che Riccardo Luna, direttore dell’edizione italiana di Wired, il mensile americano di new technology fondato dal ‘guru’ delle nuove tecnologie, il massmediologo statunitense Nicholas Negroponte. «Questa mostra è in realtà un cantiere in divenire, con tanti laboratori al proprio interno. Grazie a

Telecom Italia, potremo perfino sperimentare la banda larghissima a 1 gigabyte, indispensabile per la telemedicina, e la rete radiomobile di quarta generazione», spiega Luna. Tra i macroargomenti toccati ci saranno l’energia, i trasporti, la comunicazione, l’alimentazione e la medicina del futuro. Ma non solo. Ad aprire la mostra sarà un’installazione interattiva che illustra una ricerca del Censis realizzata per Stazione Futuro e che disegna come sarà il Paese nel 2020. In uno spazio articolato come una città, i visitatori potranno poi scoprire i processi e i prototipi che cambieranno la nostra vita, presentati attraverso diversi linguaggi. Sei laboratori permanenti metteranno infine in scena l’innovazione ‘in diretta’ dove le persone potranno muoversi, interagire, imparare e toccare con mano. Contemporaneamente alla mostra, si svolgerà nel Paese il concorso Working Capital-Premio nazionale dell’Innovazione, che andrà alla ricerca dei nuovi Mille, cioè dei giovani ricercatori dalle idee più innovative per ricostruire l’Italia. Come Wired, anche Stazione Futuro tralascia la denuncia sterile dei problemi per concentrarsi piuttosto sulle soluzioni e per dimostrare come il Bel Paese possa avere un futuro da assoluto protagonista. «Qui c’è tutto di Wired»,confida Luna. «Come nella rivista, puntiamo a dimostrare che l’Italia è un Paese con gente all’avanguardia, ma spesso purtroppo inascoltata.E pensare che potremmo essere un altro pianeta».Nomen omen.

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[MANI D’ARTISTA ]

Ridare vigore al braccio senza togliere intelligenza al lavoro. La mostra ‘Il futuro nelle mani. Artieri domani’ è un invito a non disgiungere l’homo faber dall’homo sapiens. Come raccomandava un certo Gramsci... di Fabrizio Parati

Risorgimento l declino dell’attività artigianale, negli ultimi decenni, è stato norma. È mancata, nella fase di discesa,la circostanza per dire in modo eloquente, come finalmente fa Enzo Biffi Gentili, «che l’artigianato non è solo un’attività residuale destinata a difendere dei mestieri tradizionali». L’occasione per rafforzare questo concetto è la mostra‘Il Futuro nelle Mani.Artieri Domani’, realizzata dalla Regione Piemonte e dal Comitato Italia 150 e curata da Enzo Biffi Gentili, Direttore del Museo Internazionale di Arti Applicate Oggi di Torino (MIAAO). Dal 17 marzo al 20 novembre 2011, visitando Il Futuro nelle Mani, si comprenderà che non è l’ora

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del crepuscolo per chi ha anche «l’intelligenza delle mani». Si vedranno motori, gioielli, ebanisteria, sperimentazioni musicali e persino «artigianato digitale». Sarà prevalente la parte espositiva dedicata ai giovani. Saranno segnalate «attività che nelle mostre di settore non sono considerate:l’artigianato legato alle automobili,ad esempio.Abbiamo purtroppo perso grandi artigiani carrozzieri: dalla Carrozzeria Fissore a tanti altri», ricorda Enzo Biffi Gentili.In mostra anche casi di «fuga di mani all’estero» (oltre che di cervelli):da Franco Sbarro,designer italiano emigrato in Svizzera, «che testimonia della possibilità di affermarsi affrontando in maniera


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artigianale artigianale il tema della personalizzazione delle automobili» a Giancarlo de Astis,trasferitosi a Salt Lake City, la capitale dei Mormoni, «che è tra i maggiori esperti al mondo nella creazione di mobili pregiati con componenti di aerei». Non manca un esule dalla Sicilia, Claude Aiello, ceramico e maestro del tornio,residente a Vallauris,la città francese che vide i trionfi del Picasso ceramista. In rilievo, tra gli artisti digitali, i Bonsaininja di Milano, che hanno vinto il primo premio della CG Challenge organizzata dall’americana Computer Graphics Society:hanno creato la storia dello scontro tra due Golem,uno costruito con amore artigianale e l’altro da una macchina

utensile.Dice Enzo Biffi Gentili:«Proseguiamo la battaglia che ha iniziato Morris nel 1800, ma con una differenza:lui la fece nel tempo del progressivo trionfo di una certa economia,mentre noi siamo in condizioni di farla di fronte a una spaventosa crisi dell’industria e della finanza mondiali». La mostra Il Futuro nelle Mani.Artieri Domani è utile e ingegnosa, perché è la conferma dell’inseparabilità dell’homo faber dall’homo sapiens. Lo ricordava già Gramsci, ma lo abbiamo scordato per decenni, perché troppo impegnati a prendere diplomi e lauree capaci, spesso, di togliere vigore al braccio e intelligenza al lavoro. Speciale Italia 150 [FORWARD] 23


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[DIARIO] Un viaggio sentimentale, che unisce il Bel Paese non tanto seguendo le coordinate geografiche ma il gusto di un’epoca. Viaggiatori celebri e anonimi turisti accomunati dalla ricerca di Riccardo della Seta

Il Grand Tour e dobbiamo credere a Saramago quando scrive che «il viaggio non finisce mai, solo i viaggiatori finiscono, e anche loro possono prolungarsi nella memoria», ci convinciamo che il viaggio è una metafora della vita e del nostro procedere attraverso il tempo. E proprio il tempo è la variabile che maggiormente interviene paragonando il viaggio dei secoli passati a quello contemporaneo. Le distanze sono coperte con tale rapidità, che viene annullato ciò che una volta rendeva il viaggio non solo uno spostamento, ma una grande esperienza, che segnava il prima e il dopo nella vita. Considerando la qualità materiale e il comfort del quale disponiamo, viaggiando si può paradossalmente sentire la necessità di essere accompagnati non tanto da un libro-guida che ci fornisce con puntualità e precisione mille informazioni e dettagli, ma da un carnet de voyages, un diario di un viaggiatore d’altri tempi o un buon romanzo che, più che aiutarci a trovare conferme del presente, ci consente un confron-

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to con il passato. Il Grand Tour in Italia è una moda soprattutto settecentesca, che si estende tuttavia oltre quel periodo, prolungandosi in età romantica, e firmata da viaggiatori celebri come Stendhal, Goethe, Ruskin, James, M.me de Stäel e moltissimi altri che scesero verso il sud dell’Europa, attratti dalla prospettiva di entrare in contatto con un universo altro, donne e uomini che hanno intrapreso un viaggio di enorme impegno - un’impresa, un’avventura che imponeva grandi risorse e lunghissima preparazione - per istruzione o per delizia, per moda o per noia. L’Italia è un forziere di ricchezze inestinguibili di arte e di bellezza, il clima è dolce, il paesaggio pittoresco; la promessa di una crescita intellettuale è per il viaggiatore un miraggio alla propria portata. Nel Settecento viaggia il curioso e il poliedrico, culturalmente disposto all’osservazione e all’analisi, preparato in molte discipline: un approccio colto, quasi scientifico. Nell’Ottocento, mutate le condizioni geopolitiche, cambia anche l’interesse per l’oggetto del viaggio: si cerca l’insolito, il tenebroso, l’incontaminato. Joseph Forsyth così descrive il suo ingresso nello Stato Papale: «...Il lago di Bolsena, slargandosi a San Lorenzo, mostrava le sue isole, le rupi sormontate da castelli, le rive coronate da boschi inviolati e da rovine erette su rovine, Bolsena


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prima dei Baedeker

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[DIARIO]

che crolla su Volsini…». È il gusto archeologizzante che prevale, è Piranesi che connota le descrizioni di un mondo ideale e perduto. Persino Leopardi nota che «oggidì i viaggi più curiosi e interessanti che si possono fare in Europa, cioè nel paese incivilito, sono quelli de’ paesi meno inciviliti, cioè la Svizzera, la Spagna e simili, che tuttavia conservano qualche natura e proprietà». Si cerca il paesaggio immaginario, la natura vergine, l’uomo buono e perfetto. Dopo l’Unità, Torino fu breve capitale del Regno. I viaggiatori che giungevano in Italia dal Moncenisio, rimasto a lungo uno dei pochi accessi alpini transitabili, incontravano Torino come porta d’accesso del Grand Tour italiano. Ma i viaggiatori dell’Ottocento non danno molta importanza a questa tappa - per quanto apprezzata, impazienti come sono di arrivare a Firenze, a Roma, a Napoli. Firenze visse il breve privilegio di capitale dal 1865 al 1871: già erano state abbattute le mura medievali, le antiche arterie della città ormai troppo strette per le carrozze e per la quantità di traffico che devono portare: il fascino labirintico del suo impianto medievale viene irrimediabilmente cancellato. Roma capitale accoglie la curiosità di chi giunge da nord nella confusione dei cantieri che cancellano i volti del passato e aprono le porte alle

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prime speculazioni internazionali. Con lo sviluppo della rete ferroviaria, la realizzazione di tunnel e trafori, l’Ottocento è il secolo della prima globalizzazione, dell’abbandono del turismo élitario delle epoche precedenti; le città-reliquia si trasformano, si uccide l’antico, avanza il nuovo, spesso con proterva invadenza. Gli ‘stranieri’ affluiscono a Roma ogni anno in quantità superiore: l’aristocrazia apre le porte dei palazzi agli ospiti più illustri, feste e cerimonie accendono le notti dorate, le meraviglie storiche e artistiche sono un’attrazione irresistibile. Il viaggiatore - come in qualunque epoca, ha l’occasione di mettere a confronto il proprio ‘endocosmo’, secondo la definizione offerta da Fosco Maraini per significare il complesso di emozioni e conoscenze che deriva dalla propria cultura d’origine - con la realtà nella quale si trova, e da questo nascono la comparazione, lo scambio, la crescita. L’americano Matthias Bruen dava del viaggio in Italia questa lettura allegorica: «Un viaggio in Italia può esser paragonato, non a sproposito, al corso della vita umana. La pianura padana e la valle dell’Arno sono lisce, floride e belle come la giovinezza; giungiamo a Roma per acquisirvi l’occhio, l’esperienza e la riflessione che si addicono all’età adulta. Dopo il trambusto si torna alle co-


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modità congeniali all’età tarda, e cioè al sole, all’aria e al rigoglio della natura di Napoli. Alla fine Paestum ci appare come il tramonto che conclude il nostro stanco pellegrinaggio e pone termine alle nostre fatiche». Pellegrini laici, sono soprattutto i viaggiatori inglesi quelli che hanno trascorso mesi e talvolta anni, in Italia. Nel decennio successivo al 1760 oltre quarantamila inglesi si avventurano nel continente, moltissimi arrivano sino in Italia: tanto più si sviluppa il turismo quanto più cresce la civiltà industriale. Il viaggio è sempre meno aristocratico, si sceglie di viaggiare in piccoli gruppi, si condividono le spese ma anche le emozioni. Si moltiplicano i diari di viaggio, le guide, i manuali, i racconti scritti ad uso dei turisti. Thomas Cook ha cambiato la filosofia del viaggio e della vacanza: inaugura nel 1855 il primo viaggio organizzato attraverso l’Europa, nel 1874 crea i traveller’s cheque. Ormai la rivoluzione è iniziata, l’onda del ‘viaggio-evasione per tutti’ si trasmette rapidamente, portando con sé grandi trasformazioni - non solo positive. «Viaggiando si può realizzare che le differenze sono andate scomparendo: tutte le città tendono ad assomigliarsi l’una all’altra, i posti hanno mutato le loro forme e ordinamenti. Una polvere senza forma ha potuto invadere i continenti». Come dimenticare queste parole di Italo Calvino?


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[RINASCITA] spettava solamente il bacio del principe: nella fattispecie, prima ancora degli imprescindibili finanziamenti, il gesto eroico di un folle, o forse un sognatore, animato dalla speranza di un recupero possibile. Perché nei sogni, in fondo, basta crederci.La Reggia di Venaria Reale è il lieto fine che chiunque può leggere. E per arrivarci, come in tutte le favole, bisogna partire da... «C’era una volta, in un paese non lontano da Torino, Altessano Superiore, la Venatio Regia, commissionata nel 1658 dal Duca Carlo Emanuele II all’architetto Amedeo di Castellamonte con l’intento di farne la base per le battute di caccia nella brughiera torinese.

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Degrado, incuria, mancanza di fondi hanno messo a rischio la sopravvivenza stessa della Reggia di Venaria Reale. Ma gli incantesimi si possono rompere. Con un’altra magia... di Roberta Carati

La Bella Addor La residenza sabauda,anche detta‘Città-Reggia’per le enormi dimensioni (80.000 metri quadrati di piano calpestabile), mantiene l’originaria destinazione d’uso sino alla fine del ‘700 quando, abbandonata dalla corte dopo che l’ondata rivoluzionaria partita dalla Francia travolge il Piemonte e inevitabilmente la Reggia,si trasforma con la Restaurazione in «città di soldati e di cavalli».Come scrive Michele Lessona,scienziato e Senatore del Regno morto nel 1894, ancora oggi il cittadino più illustre di Venaria Reale, «i suoi edifici sterminati, costrutti dapprima per diletto dei principi, furono conversi in caserme e il paese diventò al tutto militare». I boschi dove due volte la settimana ‘si correva al cervo’, il cortile d’onore circondato dalle logge, gli appartamenti del duca teatro di idilli e di intrighi risuonano ora del passo pesante degli stivali delle truppe.Tra i soldati, anche due uomini destinati a lasciare un segno profondo nel Risorgimento italiano: il futuro Primo Ministro Massimo D’Azeglio («dopo una giornata d’esercizi, tramontato il sole, salivo a cavallo, e per viottoli scappavo a Torino a far il matto tutta la notte...»), e il diciottenne non ancora Generale Alfonso La Marmora di guarnigione alla Venaria («...noi ci tenevamo non solo al corrente di tutto ciò che si passava in Francia, ma si discutevano fra noi le questioni politiche, come se fossimo stati sulla Senna anziché sulla Ceronda»). Per quasi due secoli, nel periodo che va dalla fine delle guerre napoleoniche sino al 1978, il complesso della Venaria è utilizzato esclusivamente a fini

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mentata

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[RINASCITA] militari; un uso che se da una parte snatura il suo essere Venatio Regia,dall’altro ne rallenta però l’inarrestabile degrado. A darle il colpo di grazia le due guerre mondiali, la seconda con il suo strascico di devastazioni da parte dei venariesi provati da anni e anni di stenti. Scrive un testimone, il fisico Tullio Regge: «Abitavamo addirittura dentro il castello, mura spessissime, il parco davanti, il castello tutto per me. L’otto settembre la folla entrò dentro, saccheggiando tutto». «Venne portato via di tutto racconta Gianfranco Falzoni, presidente dell’Avta (l’associazione di volontari che già nel 1958 si batteva per la salvaguardia della Reggia) - presto ne rimase solo più l’involucro. Ricordo che un giorno mi spinsi fino sulla balconata della Citroniera, ormai infestata di ramaglie e vegetazione di ogni tipo, tanto che mi vennero in mente, per ironico contrasto, i giardini pensili di Babilonia». Tale doveva essere il degrado che negli anni ‘60, prima ancora che i militari abbandonassero definitivamente la Reggia, i progetti di abbattimento totale rischiavano di apparire più seducenti e fattibili di quelli di recupero. 80.000 metri quadri di superficie e 35.000 di facciate per 240.000 metri cubi di edificio con 145.000 metri quadri di stucchi e intonaci, 25.000 di pavimentazioni interne, 1.000 di affreschi, 11 chilometri di cornici decorative e 80 ettari di Giardini della Reggia, il tutto pari a sei volte quello che è Palazzo Reale di Torino, ma in uno stato di generale sfacelo e rovina impressionanti, con infiltrazioni ovunque, alberi sui tetti, crepe, devastazioni, detriti, pavimenti sfondati, incuria... E nessuna risorsa. Poi, inaspettatamente, la svolta. 16 aprile 1996. In piazza San Carlo a Torino l’Ulivo chiude la campagna elettorale per le politiche.Piero Fassino, candidato del collegio venariese, invita Walter Veltroni a visitare la Reggia. È sera tardi, ma

anche alla luce delle torce il fascino che irradia è irresistibile. «Provai subito sentimenti di stupore dirà il futuro Ministro per i Beni Culturali - ma anche di profondo sgomento nel constatarne il degrado. Nonostante la sua condizione disastrosa, però, si potevano cogliere ancora le bellezze antiche e, soprattutto, le notevoli potenzialità». La rinascita della Reggia, per Veltroni ormai «una sorta di fissazione personale», è diventata una priorità: i fondi raccolti giocando anche la carta della fortuna (l’estrazione del lotto del mercoledì porterà ad un primo stanziamento da parte dello Stato di 80 miliardi di vecchie lire) avviano «il più grande, ambizioso ed efficiente cantiere culturale d’Europa. Un immenso formicaio - scrive il giornalista Gian Antonio Stella - di 50 cantieri costati oltre 200 milioni di euro,che sotto l’occhio di Francesco Pernice, Alberto Vanelli e Maria Grazia Ferreri, ha coinvolto


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un centinaio di progettisti, un altro centinaio di esperti tecnici e scientifici, 800 muratori, falegnami, idraulici e artigiani vari». E, più di ogni altra cosa, ha registrato «uno sforzo corale» e «una generosità istituzionale» senza precedenti. Ne è una riprova il Comitato per la Reggia di Venaria, che si insedia nel 1997 con Veltroni presidente ed Enzo Ghigo, all’epoca Governatore del Piemonte, nel ruolo di vice. «L’aver messo al di sopra di tutto l’interesse del Piemonte e della comunità piemontese, lasciando dietro gli interessi di parte e le ambizioni da ‘primadonna’ - spiega infatti Ghigo - ha consentito di realizzare un’opera come questa». Crederci è stata una scommessa azzardata, soprattutto per quello che riguarda i Giardini, dei quali «non era davvero rimasto più nulla», aveva detto Mariella Macera, dal ‘97 al 2010 responsabile dei Giardini di Venaria, ma «senza i quali la

Reggia perderebbe molto del suo significato e della sua stessa identità». E adesso che il maestoso complesso è stato restituito a Venaria e al resto del mondo? Adesso che, come immagina lo storico Gianni Oliva, da subito dentro il Progetto ‘La Venaria Reale’, «là dove gioivano aristocratici con le parrucche e dame con la crinolina, oggi ci possono essere cittadini di ogni età e di ogni provenienza sociale, incravattati o soltanto con i jeans, con infradito oppure con le scarpe legate»? Cosa c’è oltre l’obiettivo «ambizioso e indispensabile» di un milione di visitatori annui? Una sola persona, tra le centinaia che si sono spese per la rinascita della Venaria, ha la risposta, e non è quella che ci si aspetterebbe da un ‘funzionario’. Alberto Vanelli, in Regione Piemonte dal 1977, attuale Direttore del Consorzio la Venaria Reale e vicepresidente esecutivo del Comitato Italia 150, stratega del Progetto, che nei primi anni Ottanta pensava tra sé «che il recupero della Venaria sarebbe stato sempre impossibile», e continuò a pensarlo «anche per tutti i dieci anni che seguirono», ha smesso di interrogarsi sulla destinazione d’uso di Venaria restaurata.Dopo «diverse notti insonni ebbi un’intuizione: non era quello il vero problema, tutta la polemica e il dibattito al riguardo in realtà erano sterili e inutili. La Venaria Reale è spettacolare in quanto tale, per la sua peculiare grandiosità di spazi e volumi vuoti. È proprio il‘vuoto’il suo valore aggiunto, unico: che obbliga a confrontarsi con idee, attività e contenuti che non sono essi l’attrazione principale, ma lo è il grande contenitore che di volta in volta li ospita o li produce». La Reggia in sé è un valore permanente.

Le citazioni sono estrapolate da 'La Venaria Racconta Viaggio letterario tra citazioni e taccuini' e da 'Il Progetto La Venaria Reale', di Andrea Scaringella.

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La piccola Versailles La cour est à Versailles depuis le jour de Noël: le Roi veut y faire une ville fermée à l’imitation de celle que V.A.R. a fait faire à la Venerie.

dalla lettera del 27 dicembre 1669 del marchese di San Maurizio al duca Carlo Emanuele II

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[GRANDEUR] Uno spazio dedicato al piacere, al loisir, alla gioia di vivere. Nelle parole del Presidente del Consorzio La Venaria Reale, l’ex residenza sabauda è oggi più che mai la Reggia d’Italia di Fabrizio Del Noce

La mia Reggia a Venaria Reale è oggi nuovamente un luogo ricco di fascino, autenticamente straordinario, dove Storia, Arte e Natura si incontrano creando un contesto unico per la bellezza che evoca e le emozioni che riesce a suscitare. Eppure, ancora fino alla metà degli anni Novanta, il degrado e lo sfacelo in cui versava l’immenso complesso era tale che non poteva che far gridare allo scandalo e stringere il cuore, inducendo alla malinconia e alle purtroppo frequenti considerazioni su come potrebbe essere questo nostro straordinario Paese se solo si riuscisse a valorizzare degnamente il suo incredibile patrimonio culturale... Poi, il ‘miracolo’: in appena 8 anni è partito e si è realizzato il più grande progetto di restauro d’Europa relativo ai beni culturali che ha consentito di recuperare 80.000 metri quadri di Reggia e 80 ettari di Giardini, rendendo possibile l’apertura della Venaria al pubblico nell’autunno del 2007. Da allora ad oggi sono più di 2 milioni e 600mila gli ingressi registrati alla Reggia, che così si attesta tra i cinque siti culturali più visitati d’Italia, dopo il Colosseo, Pompei e i sistemi museali di Firenze e di Venezia. In quanto piemontese doc e amante dell’arte in generale, è un risultato che mi inorgoglisce particolarmente e che ho contribuito a raggiungere come Presidente del Consorzio La Venaria Reale, l’ente costituito dal Ministero per i Beni e le Attività Culturali, la Regione Piemonte, la Città di Venaria Reale e la Compagnia di San Paolo, sorto ad hoc nel 2008 per gestire l’intero complesso. Venaria è una realtà appena nata ma che, giustamente, guarda al futuro con slancio e ambizioni da grande realtà turistica internazionale: oltre ai numerosi e prestigiosi eventi di Esperienza Italia previsti per i 150 anni dell’Unità d’Italia, stiamo progettando l’allestimento del nuovo grandioso percorso di visita permanente della Reggia (sono circa due

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chilometri lineari di tour) nonché altre sensazionali iniziative espositive, come quella relativa a una mostra sulle strepitose‘Uova di Fabergè’.Intendiamo anche incrementare e potenziare il Venaria Real Music, la nostra rassegna estiva musicale che già in questi primi 3 anni si è posizionata a livello non solo nazionale, senza tralasciare, anzi, spaziando su tutta la programmazione relativa ai nuovi itinerari e proposte didattiche per le scuole di ogni ordine e grado locali, regionali e nazionali, le Conversazioni a Corte e i Convegni di studi storici, l’edizione di Expoflor, gli spettacoli delle Domeniche da Re con il Teatro d’Acqua della Fontana del Cervo, il Teatro a Corte e altro ancora. È bello pensare di aver ripreso il senso di questa Reggia come spazio dedicato al piacere,al loisir,alla gioia di vivere riproposto come opportunità per i contemporanei, coniugando gli aspetti storici, i desideri e le esigenze di svago dell’oggi: il tutto assecondando una concezione di territorio dedicato al piacere, all’arte, alla qualità della vita, senza artificio e tenendo fede a criteri rigorosi e attendibili di ricostruzione storica. La Venaria Reale non è meta di una semplice visita, ma luogo di permanenza vero e proprio che offre molteplici e svariate opportunità di richiamo.È peraltro nella natura della Venaria essere soggetto di propulsione e produzione culturale continua:dopo l’entusiasmante fase dell’inaugurazione,si è dunque aperto un nuovo sipario con l’organizzazione delle importanti attività espositive che ho appena citato. Insomma, la Venaria Reale, la Reggia d’Italia adesso più che mai,mira con il 2011 ancora più in alto e lancia la‘sfida’al sistema museale veneziano di Palazzo Ducale, puntando a diventare il quarto complesso culturale più visto in assoluto del nostro Paese. Fabrizio Del Noce


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[STORIA DELL’ARTE]

Il diverso profilo delle differenti italie che sono diventate l’Italia. È la mostra allestita nelle Scuderie Juvarriane della Reggia sotto la regia di Antonio Paolucci. Ad ispirarlo, un affresco di 40 carte geografiche dei Musei Vaticani di Fabrizio Parati

Mirabile sintesi «G

iotto, Donatello, Beato Angelico, Botticelli, Michelangelo, Leonardo, Raffaello, Guido Reni, Correggio, Bronzino, Rubens, Veronese, Tiepolo, Tiziano, Canova, Hayez e altri imperituri. Il vantaggio di questo icastico, se anche incompiuto, elenco è di testimoniare l’universalità della mostra ‘La Bella 36 [FORWARD] Speciale Italia 150

Italia. Arte e identità delle città capitali’, dal 17 marzo all’11 settembre 2011 nella recuperata Reggia di Venaria Reale. «Mostra ammiraglia delle tante celebrazioni per il 150° anniversario dell’unità d’Italia. Mostra imperdibile. Un vero e proprio manuale di storia dell’arte italiana», per il curatore scientifico, il professor Antonio Paolucci, diretto-


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re dei Musei Vaticani. Il fasto dell’offerta è dato da oltre 350 immortali opere d’arte, da documenti, da oggetti, da una cronistoria iconografica che va dall’antichità al 1861. Opere e cose che raccontano l’Italia delle capitali pre-unitarie attraverso la bellezza e l’arte e che mettono in mostra noi, ognuno di noi, tutti noi. Ci conviene andare nei corridoi di Venaria Reale per pensare, per discutere con noi stessi, per compiacerci per la nostra grandezza e per dispiacerci per una cultura che ha slavato nel conflitto il ricordo della propria originalità storica. Paolucci segnala la nostra fortuna, che è la nostra specifica incapacità di conciliazione con la mediocrità creativa: «La grande arte è l’identità dell’Italia che conosciamo, e su questo non importa neanche insistere: se c’è una cosa che ci fa unici e invidiati nel mondo è la nostra stoSpeciale Italia 150 [FORWARD] 37


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[STORIA DELL’ARTE]

ria artistica. È vero, però, che al 1861, cioé prima dell’Unità, l’Italia è fatta di tante illustri capitali. C’è Roma, c’è Torino, c’è Venezia, c’è Firenze patria della lingua e delle arti, c’è Napoli, c’è Palermo, c’è Genova, c’è Milano. E ognuna ha una sua autorappresentazione, una personale identità culturale e artistica. In mostra si avrà il diverso profilo delle differenti italie, ricche di una lunga, plurisecolare, gloriosa vicenda storica, che sono diventate l’Italia. E noi vogliamo raccontare, nella mostra della Venaria Reale, le identità delle capitali pre-unitarie che hanno fatto l’Italia unita, secondo il principio, presente anche nella costituzione americana, del ‘E pluribus unum’. Da diverse realtà ne viene una sola». La mostra nelle Scuderie Juvarriane si affina e s’impreziosisce anche perché dà spazio al profilo di centri di minore dimensione, ma di favolosa irradiazione culturale nella storia pre-unitaria: Ferrara, Urbino, Perugia, Parma, Modena (e 38 [FORWARD] Speciale Italia 150


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altri). Insinuata, ma solida, su La Bella Italia è l’influenza della filosofia che ha ispirato, nel 1581, ben tre secoli prima dell’Unità, la creazione della Galleria delle Carte Geografiche dei Musei Vaticani. Nell’ebbrezza fantasiosa di affrescare, su una parete lunga 120 metri, quaranta carte geografiche che raffigurano le regioni italiane e i possedimenti della Chiesa, c’è la matrice dell’idea che ha ispirato la creazione della mostra di Venaria Reale: «L’intuizione è stata mia»,dice Paolucci, «pensando alle carte geografiche del Vaticano. Nel 1581, un grande papa, che si chiamava Gregorio XIII Boncompagni, quello della riforma gregoriana del calendario, ha voluto rappresentare l’Italia unita dalla cultura, dalla storia. Ha allestito, a destra e a sinistra del corridoio della Galleria delle Carte, la rappresentazione cartografica di tutta l’Italia: dal Trentino all’isola di Lampedusa; dalla Sardegna all’Istria». «L’Italia ha due primati in Europa: quello del suo

dolore e quello dell’arte sua divina: sono due leve che possono muovere il mondo», scriveva nel 1929 il professor Antonio Monti, Sopraintendente al Museo del Risorgimento Nazionale, del Castello Sforzesco, a Milano, nella prefazione al quarto volume di un’opera serbatoio di brividi rari, per essere un libro di storia:‘L’Italia, nei cento anni del secolo XIX, giorno per giorno illustrata’. L’arte nostra divina la vedremo a Torino e, con essa, guarderemo il nostro ‘dolore’, che è la nostra mai completata opera di unificazione morale. In pochi anni ci siamo costituiti in nazione, ma forse non ripudiando mai del tutto ogni interesse borbonico, papalino, austriaco, ecc., e perfino ogni idealità politica! Ma «il nostro è un Paese ancora oggi meravigliosamente plurale. È il Paese delle differenze. E ciò è un limite, perché significa minore senso dello stato unitario, ma è anche una ricchezza, perché l’Italia è grande come il mondo. È diversa», accerta il professor Paolucci. Speciale Italia 150 [FORWARD] 39


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[GLAMOUR] L’abito fa il monaco. Non ha dubbi Gabriella Pescucci, costumista Premio Oscar, curatore de ‘Moda in Italia, 150 anni di eleganza’, una vera e propria sfilata nel tempo. In passerella i capi d’abbigliamento della nobiltà Ottocentesca e quelli che sogna la donna moderna di Tiziana Altieri

L’incedere del «L’

abbigliamento mi interessa da sempre perché permette di costruire la storia dell’uomo. Da come si copre o si veste si possono comprendere molti aspetti della sua realtà e del suo mondo. È una materia misteriosa, piena di sorprese: è questo il fascino del mio lavoro, ciò che più mi diverte». Comincia così il nostro colloquio con Gabriella Pescucci, costumista impegnata nell’ambito dell’opera lirica e del cinema, vincitrice di un premio Oscar nel 1994 con ‘L’età dell’innocenza’ di Martin Scorsese. E due candidature, nel 1989 per ‘Le avventure del barone di Münchausen’ di Terry Gilliam e nel 2004 per ‘La fabbrica di cioccolato’ di Tim Burton. A lei e a Franca Sozzani, dal 1988 al timone di Vogue Italia, è stata affidata la direzione artistica de ‘Moda in Italia, 150 anni di eleganza’, in programma nelle Sale delle Arti della Reggia di Venaria dal 23 luglio all’11 dicembre. Un viaggio che parte dagli abiti della nobiltà Ottocentesca per arrivare alle creazioni degli stilisti contemporanei che tanto hanno contribuito a caratterizzare l’immagine dell’Italia all’estero.

Ci accompagna in questo viaggio proprio Gabriella Pescucci, Premio alla carriera 2005 assegnatole dalla Giuria degli Italian Online Movie Awards, che potrà attingere dalla prestigiosa collezione della sartoria teatrale Tirelli, nata nel 1964 e ancora oggi un punto di riferimento a livello mondiale. Che cos’è ‘Moda in Italia’? «È una panoramica sul modo di vestire di questi ultimi 150 anni, una sfilata nel tempo. Non è semplice riuscire a condensare in 150 abiti, tanti ce ne saranno a Venaria, un lasso di tempo così importante, ma è quello che sto cercando di fare. La difficoltà è riuscire a scegliere i capi di abbigliamento più rappresentativi, quelli che in qualche modo hanno segnato un’epoca e l’incedere del tempo». Qual è l’obiettivo che si è posta? «Sto facendo delle scelte esplicative ma anche d’immagine, perché il visitatore sia colpito da ciò che vede. La mostra deve essere didattica, ma non noiosa. Attraverso questa galleria voglio ricostruire l’atmosfera degli ultimi 150 anni, offrire l’opportunità di fare una passeggiata a ritroso tra le

In queste e nelle pagine successive alcuni degli abiti in mostra a ‘Moda in Italia’. Provengono tutti dall’Archivio Fondazione Tirelli Trappetti.

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tempo

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[GLAMOUR]

trasformazioni del costume italiano. Perché l’abbigliamento, come l’arredamento di una casa, non è mai casuale ma è sempre legato al contesto sociale e politico di un Paese». Sappiamo che la selezione degli abiti non è ancora terminata, ma può anticiparci qualcosa? «Porteremo a Venaria il famosissimo abito indossato da Angelica nel ballo de ‘Il Gattopardo’, della prestigiosa collezione Tirelli, un momento meraviglioso di cinema ambientato in un periodo di grande interesse storico, perché siamo in pieno Risorgimento, il Regno d’Italia sta per nascere e l’aristocrazia lascia il passo alla borghesia. Vuole essere un omaggio al film di Luchino Visconti e al libro scritto da Giuseppe Tomasi di Lampedusa. Sto facendo poi ricerca per recuperare gli abiti indossati dalle dive dei ‘telefoni bianchi’, ossia di quella stagione cinematografica compresa tra la metà degli anni Trenta e la metà degli anni Quaranta che si caratterizzava per la presenza nel-

Vestiti da favola ono oltre 15.000 i capi di abbigliamento autentici della Collezione Sartoria Tirelli, una delle più importanti al mondo. Per raccoglierli è stata necessaria una vita, quella da favola di Umberto Tirelli, il sarto teatrale per antonomasia che con ago e filo ha vestito non gli uomini ma i loro sogni. Umberto Tirelli nasce nel 1928 a Gualtieri, nella provincia emiliana. La vicinanza con l’aristocratica Parma e la conoscenza di Luigi Bigi, ambasciatore della moda francese in Italia, condizionano la sua fanciullezza. Ai campi Umberto preferisce le soffitte dove recupera stracci che con forbici e colla trasforma in mascheramenti. Una passione che gli consente di trovare un impiego presso la Sartoria Finzi a Milano, che nel 1955 realizza i costu-

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mi per la‘La Traviata’di Luchino Visconti. Tra il giovane sarto e il regista l’intesa artistica è immediata. Ed è grazie alle amicizie strette negli ambienti teatrali milanesi, la Scala in primis, da Franco Zeffirelli a Piero Tosi, che Umberto Tirelli giunge alla Safas, la celebre sartoria romana dove perfeziona la sua arte contribuendo alla crescita e all’affermazione del cinema italiano. Per ben sette mesi, nel 1962, la sartoria lavora esclusivamente ai costumi de ‘Il Gattopardo’, oltre duemila, che per fedele rappresentazione storica non di rado costringono chi li indossa a veri e propri sacrifici. Il più noto è quello di Claudia Cardinale, che per volteggiare nell’abito bianco di Angelica dovette infilare un busto che strinse la sua vita da 68 a 53 centimetri.


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le sequenze dei film di telefoni appunto bianchi, allora un vero e proprio status symbol».

ro, a quelli che indossiamo o sogniamo di indossare oggi».

Con l’avvento della Repubblica nasce e si afferma un’alta moda italiana, che diventa uno degli elementi di rilancio e riscatto del Paese dopo la sconfitta nella Seconda Guerra Mondiale. Cosa vedremo in questa parte della mostra? «Qui è fondamentale il contributo di Franca Sozzani. Sarà lei, infatti, che mi aiuterà a scegliere gli abiti più rappresentativi di quel Made in Italy e di quell’Italian Style che, attraverso gli stilisti milanesi, hanno reso la moda uno dei principali comparti dell’economia della Penisola. Ci saranno abiti haute couture, ma anche qualcosa delle linee prêt à porter che per la prima volta hanno fatto scendere la moda in strada mettendo l’eleganza a portata di mano. I visitatori potranno vedere com’è cambiato il modo di vestire passando dagli abiti della metà dell’Ottocento, ricchi di miste-

Una passerella nel tempo. Ma quali sono state le più grandi rivoluzioni che hanno interessato l’abbigliamento degli ultimi 150 anni? «Direi che i tre grandi cambiamenti sono stati l’abbandono dei busti, il debutto nel 1925 della gonna al ginocchio - fino a dieci anni prima non era pensabile esporre le caviglie - e, naturalmente, l’arrivo della minigonna di Mary Quant negli anni Sessanta. Riguardano tutti la moda femminile, quella maschile, che pure sarà rappresentata, è certamente più noiosa...».

Il 1964 è l’anno della svolta: Umberto Tirelli si mette in proprio: nasce la ‘Sartoria Teatrale artigiana Tirelli’ che debutta con la ‘Tosca’ di Mauro Bolognini. Tirelli si afferma non solo come realizzatore di costumi ma anche come archeologo della moda. Non si accontenta di riprodurre, vuole l’originale: abiti d’epoca e accessori a cui attingere per bottoni, fibbie, trine, piume e fusciacche. I vestiti dimenticati anni o secoli prima nelle soffitte delle case nobili o nascosti tra gli oggetti d’antiquariato nei mercatini delle pulci, resuscitano sui set cinematografici e sui palcoscenici per diventare successivamente la parte centrale della Collezione Tirelli. Tantissimi i successi firmati dalla Sartoria Teatrale romana, che perseguendo la perfezione sperimenta materiali impossibili come la garza sanitaria per la Medea della Callas del 1969. Al civico

Solo abiti o anche accessori? «Ci saranno anche accessori come guanti e cappelli. Sarà curioso scoprire come sono cambiati il loro ruolo e il loro significato negli anni. Il costume, del resto, non è altro che la sintesi dei costumi di un tempo».

11 di Via Pompeo Magno ricorrono i più grandi costumisti del tempo. Umberto Tirelli lavora con Bernardo Bertolucci, Federico Fellini e ancora con Visconti. Negli anni Ottanta La sua fama varca l’Oceano. Con Milena Canonero, la costumista di ‘Momenti di Gloria’, nel 1981 arriva la prima statuetta. Tirelli dà vita anche ai costumi de ‘Il Nome della rosa’ (di Gabriella Pescucci), di ‘Amadeus’ (Teodor Pistek), di ‘Cyrano de Bergerac’ (Franca Squarciapino). Nel marzo del 1990 Umberto Tirelli è alla cerimonia di consegna degli Oscar con l’inseparabile amico Dino Trappetti: due dei ‘suoi’ film,‘Valmont’ e ‘Il barone di Münchausen’, hanno ottenuto la nomination. Un momento magico che non vuole rovinare annunciando la malattia che lo porterà via per sempre di lì a pochi mesi. A maggio va in scena ‘La Traviata di-

retta da Riccardo Muti con i costumi di Gabriella Pescucci. Dalla prima sono trascorsi 35 anni. Che hanno visto l’affermazione di un uomo geniale, il riconoscimento del suo lavoro oltre i confini italiani e soprattutto la nascita di un nuovo mestiere che richiede abilità, ricerca, studio e dedizione. Perché nel cinema come a teatro l’apparenza è tutto. Dalla scomparsa di Umberto Tirelli, l’attività prosegue sotto la guida di Dino Trappetti che, non dimenticando le lezioni del maestro, continua a inseguire quella perfezione che gli è valsa numerosissimi riconoscimenti. La Sartoria Tirelli ha realizzato tra gli altri i costumi per ‘Il paziente inglese’,‘La leggenda del pianista sull’oceano’,‘Passio’,‘La passione di Cristo’,‘Ritorno a Cold Mountain’, ‘I Fratelli Grimm e l’incantevole Strega’, ‘Nuovo Mondo’,‘La fabbrica di cioccolato’,‘The Duchess’.

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[RITRATTI]

Ecce Genio «Mostrò tanta divinità nelle cose sue che nel dare la perfezione di prontezza, divinità, bontade, vaghezza e grazia nessun altro mai gli fu pari» (Giorgio Vasari). L’Autoritratto ne è la prova di Giacinta Moraschi

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eggi la sua biografia e ti chiedi come sia possibile che, nel corso di un’unica vita, un uomo vissuto a cavallo tra il 1400 e il 1500 abbia potuto fare così tanto. Pittura, scultura, fisica, architettura, ingegneria civile, musica, medicina, astronomia, botanica, geologia... Non c’è ramo del sapere in cui Leonardo Da Vinci non abbia lasciato una traccia. La spiegazione è in una parola di cui spesso si abusa ma che nel suo caso non basta a definirlo: genio. ‘Genio’ è anche il termine scelto dagli organizzatori della mostra in programma dal 21 ottobre all’8 gennaio 2012 alla Reggia di Venaria:‘Leonardo. Il genio, il mito’. La Scuderia Grande, enorme fabbricato costruito tra il 1722 e il 1729 su progetto dell’architetto Filippo Juvarra, capace di accogliere fino a 160 cavalli, è la sede individuata per ospitare uno dei capolavori delle collezioni sabaude: l’Autoritratto, notissimo disegno realizzato con la tecnica grafica detta ‘a sanguigna’ (dal caratteristico colore rossastro lasciato dall’ematite ridotto in bastoncini e appuntito), abitualmente conservato alla Biblioteca Reale di Torino.

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L’unico attribuito con certezza all’artista (a meno di voler dare credito alla teoria della studiosa americana Lillian Schwartz che con l’ausilio di un software ha riscontrato alcune somiglianze somatiche tra Da Vinci e la Monna Lisa), l’Autoritratto è databile intorno al 1515, quando Leonardo visse i suoi ultimi anni in Francia al servizio di re Francesco I, sovrano colto e raffinato amante dell’arte italiana, che lo onorò del titolo di premier peintre, architecte, et mecanicien du roi. Nella scenografica esposizione anche altre opere originali che raffigurano il volto del Maestro nelle diverse età: riproduzioni dei suoi allievi, sculture e pitture di artisti famosi, fino all’ipotesi affascinante che vede un ritratto nascosto in uno dei 18 fogli di carta bianca ingiallita che costituiscono il Codice sul Volo degli Uccelli. Provare ad individuarlo non sarà impresa da poco. Autoritratto a parte, c’è chi crede di riconoscere Leonardo nel giovane in piedi all’estrema destra de L’Adorazione dei Magi, nel David del Verrocchio e nella figura di Platone nella Scuola di Atene di Raffaello.

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[PRIMIZIE] La memoria dell’antico Potager della Reggia rivive nel minuzioso e fedele disegno dei Giardini. Una porzione di dieci ettari sugli ottanta totali, il più grande orto ornamentale d’Italia. Da studiare e da gustare di Giorgia Rocca

Giardini di Venaria, anche la frutta è... Reale N on è ancora primavera e i lavori di restauro sono in corso, ma quando lo sguardo del Presidente Ciampi si spinge verso i Giardini del Parco Alto, sull’affaccio solenne della Reggia di Diana, l’immagine poetica che lo soccorre non è minimamente disturbata dai cantieri in piena attività. La moglie Franca, per una volta silente, e i cronisti che lo accompagnano, lo sentiranno mormorare alcuni versi da ‘L’Infinito’ di Leopardi: «...Interminato spazio di là da quella, e sovrumani silenzi, e profondissima quiete... /...e mi sovvien l’eterno, e le morte stagioni, e la presente e viva, e ‘l suon di lei...».

Cinque anni più tardi, i Giardini della Venaria, che i documenti d’archivio e una foto aerea che ne attesta il fondamento scientifico hanno permesso di ricomporre secondo l’originario disegno seisettecentesco, sono il fertile terreno di coltura del più grande orto ornamentale d’Italia. Dal 16 aprile, un’area di circa 10 ettari nei pressi della Cascina Medici del Vascello ospita infatti il ‘Potager Royal’, un misto di orti e frutteti. Concepito come percorso botanico-culturale-gastronomico, l’orto osserva l’alternanza di spazi a prato e colture estensive, mentre il frutteto è un’expo delle principali specie antiche piemontesi.


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Il visitatore sarà guidato da installazioni grafiche, audioguide, pubblicazioni e dépliant. A sua discrezione una tappa all’apiario (particolarmente indicato per le scolaresche), alla zona del riciclo e compostaggio (perché le buone pratiche agricole e domestiche incidono positivamente sull’ecosistema), alla serra/semenzaio... Potrà decidere di partecipare ai laboratori di educazione sensoriale (tra teoria e pratica utilizzerà i 5 sensi per individuare le differenze di qualità), di orticoltura biologica (imparerà a coltivare un orto senza ricorrere a concimi, pesticidi e diserbanti, ma anche a giudicare un prodotto al di là dell’etichetta), di spesa quotidiana (arriverà a scegliere gli alimenti quotidiani con una maggior consapevolezza negli acquisti), di tecnica di cucina (si metterà alla prova come cuoco sostenibile). Tanto impegno e studio varranno bene una Cena Regale: fino a novembre, a cadenza mensile, nella Galleria Grande della Reggia sarà servita l’eccellenza enogastronomica.Tra i grandi chef, i piemontesi ‘eredi’ di Giovanni Vialardi che, capocuoco dei re Carlo Alberto e Vittorio Emanuele II, pubblicando nel 1854 il suo ‘Trattato di cucina, Pasticceria moderna, Credenza e relativa Confettureria’, diede il via all’Unità d’Italia... ai fornelli.


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[AGENDA] A Torino e in Piemonte va in scena un cartellone unico e prestigioso di eventi culturali, dedicato all’Italia e al suo 150°: spettacoli teatrali, opere, concerti di musica classica e contemporanea, festival, rassegne cinematografiche, mostre e convegni. Tutti da segnare in agenda

I GRANDI APPUNTA GLI EVENTI CULTURALI Le Assise della Lingua Italiana L’appuntamento biennale per gli studiosi della lingua italiana e i responsabili della Società Dante Alighieri diventa per l’occasione una festa fatta di dibattiti, incontri e convegni. Dal 30 settembre al 2 ottobre a Torino.

Passione Italia È il titolo del concorso fotografico nazionale lanciato da Seat Pagine Gialle. Le immagini vincitrici saranno pubblicate sulle copertine dei 54 milioni di volumi, in edizione speciale per il 2011, di PagineBianche, PagineGialle e Tuttocittà.

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Itinerari risorgimentali Undici itinerari, suddivisi in aree tematiche, per rileggere il Risorgimento in provincia di Torino, andando alla scoperta di edifici pubblici e privati, lapidi e iscrizioni, cimeli, strade e piazze teatro di avvenimenti importanti. Sessanta tappe per quaranta comuni. Teatro Regio Nel nome di Giuseppe Verdi la stagione che andrà in scena al Teatro Regio nell’anno delle celebrazioni per il 150° dell’Unità d’Italia. Dodici i titoli in programma, sei i nuovi allestimenti - tra cui i Vespri siciliani, Rigoletto e Nabucco, C’era una volta la figlia di un re - e i tre spettacoli di danza con Les Ballets de Monte-Carlo e il Ballet Preljocaj. A maggio, infine, l’Orchestra e il Coro del Teatro saranno al centro della tournée che toccherà Spagna, Francia e Germania.

Teatro Stabile Ruota intorno al concetto di identità nazionale la stagione del Teatro Stabile di Torino. La programmazione ripercorre i capisaldi della costruzione culturale italiana dal ‘700 ad oggi, dal Filippo di Vittorio Alfieri a Questa sera si recita a soggetto di Luigi Pirandello. Salone internazionale del libro Edizione speciale anche per il Salone internazionale del libro, in programma dal 12 al 16 maggio. Nell’Oval Lingotto verrà infatti allestito il Padiglione Italia, configurato come un polittico suddiviso in 5 grandi aree: 150 libri per l’Unità d’Italia, i grandi personaggi della letteratura italiana, gli editori, i fenomeni editoriali, il futuro della letteratura italiana.


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TAMENTI DEL 2011 Mi.To. Anche il festival internazionale di musica che ogni anno si divide tra Milano e Torino festeggerà i primi 150 anni dell’Italia unita: quindici fra i maggiori compositori scriveranno infatti altrettanti brani celebrativi dell’Unità, che verranno poi proposti al pubblico nell’esecuzione di grandi orchestre. Museo Nazionale del Cinema Passa per la presentazione dei film vincitori del primo concorso internazionale di cinematografia del 1911 l’omaggio ai 150 anni da parte del Museo Nazionale del Cinema. E dal 17 marzo al 20 novembre, alle OGR, laboratorio di set Motore, Ciak, Italia! Il nostro grande cinema. Biennale Democrazia Tutti. Molti. Pochi dà il titolo a Biennale Democrazia, lo spazio aperto a tutti i cittadini come opportunità per un esercizio di dialogo pubblico e di democrazia partecipativa. Dal 13 al 17 aprile, Torino dibatte intorno alla distribuzione del potere in uno Stato democratico.

Luci d’Artista In occasione delle celebrazioni per i 150 anni dell'Unità d'Italia, sette Luci d'Artista illuminano le strade e le piazze della prima capitale d'Italia. Per l'edizione speciale della rassegna, nella notte tra il 16 e il 17 marzo tornano ad accendersi le installazioni di Daniel Buren, Marco Gastini, Rebecca Horn, Joseph Kosuth, Mario Merz, Michelangelo Pistoletto e Gilberto Zorio. L’arte italiana del ‘900 nelle collezioni Guggenheim L’Arca di Vercelli ospita la mostra L’arte italiana del ‘900 nelle collezioni Guggenheim, curata da Luca Massimo Barbero. Un percorso affascinante, con le opere di oltre cinquanta grandi artisti tra cui Giacomo Balla, Umberto Boccioni, Mario Sironi, Giorgio De Chirico, Lucio Fontana... Da febbraio a giugno.

E inoltre… Nel mese di novembre, l’arte è protagonista a Torino con un’edizione speciale di ContemporaryArt e con Artissima. Nel corso dell’anno sono inoltre previste mostre nei principali musei cittadini, e un evento speciale per la fiera Cioccolatò (ad aprile, con un’anteprima dal 17 marzo). Edizione straordinaria anche per i 100 festival artistici che fanno parte del circuito di Piemonte dal Vivo, tra cui Teatro a corte per il quale le più innovative realtà della scena europea scelgono come ribalta le dimore sabaude, Le settimane musicali di Stresa e il festival Vignaledanza ambientato nelle colline del Monferrato.

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[AGENDA]

GLI EVENTI SPORTIVI Nel 2011 Torino è sede di alcune importanti competizioni internazionali sportive in cui gli atleti azzurri da sempre conquistano grandi successi, accanto a prestigiosi appuntamenti di sport giovanile e di quello diversamente abile 3 - 17 luglio

Campionati del mondo di tiro con l’arco Nel parco della Reggia di Stupinigi le qualificazioni e le fasi eliminatorie del World Archery Championship, valevole anche come prova unica per le qualificazioni ai Giochi olimpici di Londra 2012. Le finali in piazza Castello a Torino.

11 - 13 marzo

Coppa del mondo di fioretto femminile Il PalaRuffini risuonerà delle stoccate delle migliori atlete di 30 nazioni diverse, con l’Italia rappresentata da campionesse del calibro di Valentina Vezzali e Margherita Grambassi. 21 - 28 maggio

8 - 13 marzo

Campionati europei di tuffi Alla presenza della Nazionale italiana al completo prenderanno il via, l’8 marzo, i Campionati europei di tuffi nella piscina dello Stadio Monumentale di Torino. All’edizione 2009 oltre 10.000 persone avevano assistito alle spettacolari acrobazie di 230 atleti in rappresentanza di 22 Paesi.

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Campionati Nazionali Universitari estivi Oltre 300 competizioni in una ventina di discipline sportive, con una partecipazione attesa di 4.000 tra atleti, tecnici e accompagnatori. Sono i numeri dei Campionati Nazionali Universitari estivi, di nuovo a Torino dopo 11 anni. 7 maggio

Giro d’Italia La prima tappa partirà il 7 maggio dalla Reggia di Venaria Reale per concludersi nel centro di Torino. Il Giro d’Italia e il Comitato Italia 150 sono partner nella corsa del 2011 dedicata al 150° anniversario dell’Unità nazionale.

4 - 11 luglio

Campionato europeo di Twirling Il twirling, disciplina ginnicosportiva che combina l’uso di un attrezzo-bastone con i movimenti del corpo che seguono in armonia una base musicale, protagonista al PalaRuffini per il Campionato europeo. Sono attesi oltre 700 atleti. 27 ottobre - 7 novembre

World Dance Games Performing arts, street& pop dance, couple dance: sono le discipline di gara della prima edizione dei World Dance Games organizzati a Torino da IDO e FIDS. Tre le categorie in base all’età: children, juniors e adults.


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E inoltre… Dal 20 al 25 aprile si terrà il Trofeo delle Regioni di basket, la più importante manifestazione giovanile di questa disciplina che vedrà il coinvolgimento di 600 ragazzi da tutta Italia. Il 25 e 26 giugno, allo Stadio Nebiolo di Parco Ruffini a Torino, si disputeranno i Campionati Nazionali di Atletica leggera. Dal 26 giugno al 1° luglio sarà la volta del Trofeo delle Regioni Kinderiadi 2011 di pallavolo. Dal 22 al 27 agosto torna il Trofeo della Mole, torneo internazionale di tennis in carrozzina. Gran finale il 13 novembre con la Turin Marathon, che interesserà Torino e i comuni dell’area metropolitana.

I RADUNI MILITARI In primavera il capoluogo piemontese accoglie anche i principali raduni nazionali delle Associazioni delle Forze Armate, come accadde in occasione di ‘Italia 61’, quando lungo le vie cittadine sfilarono 250mila militari in congedo Il primo in programma, dal 15 al 17 aprile, è quello dei Granatieri di Sardegna, seguito il 6, 7 e 8 maggio dall’adunata degli Alpini, evento cui sono attesi 100.000 sfilanti. Dal 20 al 22 maggio tocca all’Arma di Cavalleria. Il 10, 11 e 12 giugno è la volta dell’Arma Aeronautica,

Bersaglieri, corpo di fanteria che vide la luce nella capitale sabauda nel 1836. Il 25 e 26 giugno sono protagonisti i Carabinieri, mentre il 2 e 3 luglio è il turno di Assoarma e il 10 e l’11 settembre dei Vigili del fuoco. A chiudere il calendario dei raduni, dal 16 al 18 settembre, sarà quello del Corpo della Sanità Militare.

legata storicamente a una Torino che vide la nascita dell’industria aeronautica italiana. Dal 15 al 19 giugno si tiene invece il 59° Raduno Nazionale dei

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Se l’occasione è speciale,arrivano gli

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Il Dream Team del corriere espresso gioca su un terreno difficile, qualche volta fuori casa. Ma, anche grazie all’esperienza acquisita con le Olimpiadi invernali del 2006, il risultato è dalla sua

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gni grande evento ha dietro di sé una grande macchina organizzativa. E gestire la logistica di questa ‘macchina’ è molto complesso. Ben lo sa Alberto Molari, manager a capo di TNT Special Services, lo stesso ‘A-team’ di TNT che fu chiamato a confrontarsi con un evento decisamente complicato dal punto di vista organizzativo: le Olimpiadi Invernali di Torino 2006. «Fu un’esperienza davvero impegnativa per tutto il gruppo TNT - commenta - ma estremamente formativa: abbiamo ideato all’epoca uno schema replicabile e adattabile a ogni genere di contesto cambiando semplicemente i parametri di riferimento. Gli eventi legati a Esperienza Italia sono molto diversi dalle Olimpiadi, eppure il ‘modello olimpico’si è rivelato perfetto anche per queste attività per tutto il know-how acquisito ed ormai nel nostro DNA». Friulano doc (il suo Paese, Maniago, è noto da secoli per la produzione di coltelli di alta qualità), esperienze professionali all’estero e una lunga militanza in TNT (anche se solo da poco è entrato negli ‘anta’), Molari cesella con cura artigianale il lavoro del suo team, composto per oltre la metà da donne: «Nel mondo del trasporto, soprattutto a livello operativo, le donne sono poche, ma in un settore come quello degli Special Services, dove l’attenzione al dettaglio e l’amore per la precisione sono fondamentali, credo

Simona Galano: ecco come... riuniremo l’Italia Simona Galano è la project leader che, assieme a tutto il Team SPS e Field Support (coordinati e affiancati nei peak perioddai colleghi‘veterani’di Torino 2006 Stefano Andreotti,nella foto con le braccia conserte, e Fortunato Giannini,alla sinistra di Simona Galano,con alle loro spalle Alberto Molari) sta gestendo tutti gli aspetti operativi legati alla gestione di ‘Italia 150’. Giovane ma determinata, Simona si sta occupando a ritmo frenetico dei trasporti indirizzati verso le OGR di Torino e provenienti da tutta Italia, coaudiuvata a tempo pieno da altre tre risorse.«È un’esperienza decisamente coinvolgente - sorride -,trasportiamo di tutto, dal banco di Collodi al trattore della Fiat,

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che il gentil sesso possa rappresentare un valore aggiunto. E i risultati lo confermano...». Risultati eccezionali, infatti, che hanno portato in pochi anni la Divisione Special Services, accompagnata dallo slogan “impossible is nothing”, ad essere sempre più riconosciuta come il ‘valore aggiunto’ di TNT: «La vera forza dalla Divisione Special Services - spiega - consiste nel saper progettare e gestire con il cliente modelli di business complessi, integrando le capacità di network e di capillarità sul territorio di TNT con soluzioni ad hoc costruite per le più dispa-

dal portareliquie alla bici di Bartali: sono tanti tasselli che, come in un puzzle, presi uno a uno non hanno significato ma una volta ricomposti rendono in maniera organica il senso della storia del nostro Paese». Come hai organizzato il team per ‘Esperienza Italia’? «Tutto parte da uno studio preliminare e interfunzionale che ha coinvolto anche l’area commerciale: l’obiettivo era avere una visione a 360 gradi delle esigenze future. Una volta inquadrate le necessità operative, abbiamo dato vita a un team dinamico e flessibile, composto da un nucleo di quattro persone integrabile on demand da altre risorse TNT. Un punto di riferimento operativo è la Filiale di Orbassano, nell’hinterland torinese, dove abbiamo anche collocato il magazzino per

‘Esperienza Italia’ e a cui abbiamo affidato la gestione di stoccaggio, prelievo e assemblaggio per determinate attività». Il vostro core business in cosa consiste? «Ci concentriamo sulla preparazione dei trasporti speciali: è necessaria una lunga serie di operazioni che comprendono quasi sempre un’ispezione sul luogo dove dobbiamo prelevare il materiale e poi la preparazione dei documenti a corredo.Dobbiamo raggiungere i luoghi più sperduti per verificare le strade, le effettive dimensioni e le criticità dell’oggetto da movimentare. Molto spesso, infatti, si tratta di materiale che si trova da decenni in un determinato luogo,e ovviamente in loco non sempre si conoscono le ‘malizie’necessarie a una corretta gestione del suo trasporto».


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[CELEBRATION] Già, una bella sfida. Come si trasporta la storia d’Italia? «È una bella responsabilità, non c’è che dire: i ‘pezzi’ che abbiamo portato alle OGR non sempre avevano un valore materiale elevato, ma erano quasi tutti unici e irriproducibili, e il loro significato storico era straordinario. Nello scorrere l’elenco delle cose che abbiamo trasportato, mi sono reso conto di come sia stato costruito un percorso logico che va al di là del nostro ricordo personale, ma che messo insieme davvero rende l’idea di un cammino condiviso, di un’evoluzione. Se dovessi riassumere in poche parole la nostra esperienza, direi emozionante e formativa».

rate richieste dei vari mercati verticali (Healthcare, Lifestyle, High tech...). Le sempre più articolate esigenze della produzione, legate all’andamento non sempre prevedibile della domanda, portano molte aziende a prediligere il nostro ruolo di problem solver e la nostra proverbiale flessibilità. Aziende che negli ultimi due anni hanno contribuito ad una tumultuosa ascesa a livello di spedizioni effettuate e volumi gestiti: nel 2010 abbiamo gestito circa 250.000 servizi speciali per i nostri clienti...E adesso siamo pronti a raccogliere anche la sfida di Italia 150!».

Tecnicamente, come vi siete organizzati? «La prima fase è stata principalmente dedicata all’analisi e alla raccolta dei dati per comprendere il modello operativo più corretto da applicare. Un confronto serrato, durato mesi, che ci ha visto collaborare con approccio consulenziale con il Comitato Italia 150 in tutte le fasi del progetto in cui vi fossero elementi di logistica e di trasporto anche extra-core business TNT (alimentare , opere d’arte...). Successivamente, insieme al team commerciale e operativo della business area regionale abbiamo costruito il modello gestionale utilizzando i nostri schemi standard di Business Solution. Infine, abbiamo costruito una proposta che rispondesse in pieno alle esigenze del Comitato Italia 150 e che permettesse di trasportare, letteralmente, qualsiasi cosa fosse compresa in un range di peso che andava dai 2 Kg alle 20 tonnellate, oltre alla gestione di magazzino con ‘pick & pack’ (assemblaggio di materiale), la gestione dell’alimentazione delle mostre OGR e il mantenimento delle stesse durante le visite, oltre naturalmente allo smantellamento. Quindi abbiamo utilizzato il network standard di TNT così come i mezzi speciali in caso di spedizioni particolari (trazioni con camion super ribassati , trasporti eccezionali per fuori sagoma , gru...), e abbiamo messo a disposizione di Esperienza Italia un fattorino fiduciario sempre disponibile per la consegna di plichi e documenti tra gli uffici del centro cittadino e in tutta la regione. Abbiamo insomma offerto tutto il nostro know how, e questo ci ha permesso di gestire in maniera ottimale ogni singolo trasporto. La parola chiave è stata flessibilità: lo stesso team che segue Esperienza Italia è, per così dire, modulabile e a seconda delle esigenze può essere afSpeciale Italia 150 [FORWARD] 55


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fiancato da altri colleghi del mondo operativo di TNT. Il nostro raggio d’azione è amplissimo e può comprendere l’utilizzo di tutti i 3.000 mezzi della flotta TNT così come di un singolo camion ad hoc per un trasporto speciale».

Nella foto di apertura il team degli Special Services inseme alla squadra di supporto della Region 1, da sinistra Alberto Molari, Raffaele Rizzinelli, Stefano Andreotti, Fortunato Giannini, Simona Galano, Massimo Boccaccio, Giuseppe Valotta e Nicola Valdina.

Quando è stato il kick off? «Beh, visto che siamo in tema, se Garibaldi partì con la spedizione dei Mille noi, nel nostro piccolo, siamo partiti con la spedizione dei 17.000. Mi spiego: a settembre dello scorso anno, abbiamo inviato ai bambini e ai ragazzi di 17.000 scuole italiane i kit dedicati a Italia 150. È stata la prima operazione svolta per Esperienza Italia, e non solo abbiamo spedito i kit utilizzando tutti i 3.000 mezzi della flotta TNT, ma li abbiamo anche materialmente assemblati (tecnicamente nel gergo logistico ‘pick & pack’) preparando un’unica confezione in base alle richieste del Comitato. Questa operazione si è svolta in soli 3 giorni ed è stata possibile solamente grazie al grande impegno logistico della Filiale di Orbassano, dove abbiamo predisposto il magazzino del Comitato e, come detto precedentemente, alla capacità di network e di consegna finale data dalla struttura operativa di TNT in Italia. Da lì in poi è stato un crescendo: saremo impegnati sino a dicembre 2011, data prevista per lo smantellamento delle aree espositive».

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La difficoltà maggiore? «Sicuramente il trasporto del carro per le processioni proveniente da Matera: 4 metri di larghezza per 10 di lunghezza,il che significa l’impossibilità di trasportarlo su molte vie, gallerie, ponti, senza contare la scorta obbligatoria della Polizia... e da Matera a Torino c’è molta strada! Ma anche la movimentazione di oggetti piccoli ma dalla grande storia,come i giornalini di trincea, ci hanno esposto a una grande responsabilità... Tutto è stato comunque gestito al meglio. Spostando oggetti come la prima lavatrice italiana e alcune quadri e opere d’arte d’epoca risorgimentale,il primo pensiero è il loro valore storico e la loro unicità e irriproducibilità: da qui la necessità di una particolare attenzione nella movimentazione manuale,nel carico sui mezzi,nell’ancoraggio,nella gestione dei dispositivi anti vibrazione degli imballaggi a temperatura e umidità controllati...». In sintesi, una definizione sull’esperienza con... ‘Esperienza Italia’. «Rispetto alle Olimpiadi e ai nostri clienti quotidiani è qualcosa di molto differente, ma ugualmente complesso: il concetto di ‘isole’ espositive che verranno realizzate all’interno delle OGR dinamicizza quella che altrimenti sarebbe una mostra statica. Il nostro è stato ed è un apporto in cui la componente consulenziale ha avuto un impatto importante».


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La cucina che fa bene 10 euro, 50 pasti garantiti. Un calcolo facilissimo, un risultato eccezionale per quella parte del mondo (la più grande) per cui il cibo non è fonte di piacere ma di patimento. TNT, che sostiene da sempre lo School Feeding, il progetto speciale del World Food Programme delle Nazioni Unite che incentiva i bambini ad andare a scuola attraverso l’erogazione di pasti gratuiti, sta promuovendo l’edizione italiana di ‘Grandi Chef del mondo per il mondo’: si tratta di un manuale di alta cucina in cui sono riunite 52 ricette dei più famosi cuochi stellati italiani e stranieri che hanno messo la loro arte culinaria al servizio di una buona causa. I proventi della vendita del libro - acquistabile anche online su http://it.wfp.org/storie/un-libro-di-cucina-la-ricetta-aiutare-ibambini-del-gambia - andranno infatti al WFP. Per quello che all’estero è diventato in breve tempo un caso editoriale - oltre 450.000 copie vendute in sole quattro edizioni - è scesa in campo la ‘Nazionale dei fornelli’: da Luca Montersino (che è anche testimonial della campagna a sostegno dell’iniziativa) a Davide Oldani, da Filippo La Mantia a Moreno Cedroni, da Gennaro Esposito ad Alfonso Iaccarino. Insieme a loro, Stelle Michelin e star di programmi televisivi di cucina come Gordon Ramsay. ‘Grandi Chef del mondo per il mondo’ è un tour gastronomico alla scoperta dei sapori internazionali che arricchiscono le tradizioni della cucina con ricette insolite e originali ma semplici e accessibili a tutti. E, soprattutto, che fanno bene. In ogni senso.

Luca Montersino (mastro chef pasticciere)

Lo trovi nel bookshop di


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LA STORIA D’ITALIA SI MUOVE CON NOI.

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Ogni giorno, TNT unisce l’Italia. E per i suoi primi 150 anni lo fa in un modo speciale: muovendo la storia. Per l’anniversario dell’Unità d’Italia, TNT trasporterà i preziosi beni della cultura nazionale che saranno protagonisti alle celebrazioni dell’evento. Con la cura e l’efficienza di sempre. Per avvicinare una grande storia a tutti coloro che ne fanno parte.

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