Autorama e il Mondo dei Trasporti presentano
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IL MONDO
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DEI TRASPORTI IL MONDO DEI TRASPORTI • Settembre 2006
MOBILITÀ
QUALE FUTURO PER IL TRASPORTO PUBBLICO LOCALE?
Sempre in attesa della grande svolta I limiti del Decreto Bersani in tema di liberalizzazione anche del Tpl italiano, il “nanismo” delle aziende, l’aggressività degli operatori esteri, la mancanza di una precisa politica nazionale per dare indirizzi certi al settore continuano a penalizzare una realtà sempre alla ricerca di soluzioni che le consentano una gestione moderna e dinamica. Su questi problemi abbiamo intervistato Marcello Panettoni e Nicola Biscotti, presidenti rispettivamente delle associazioni Asstra e Anav ROMA - Finalmente si riparla, e con convinzione, di Trasporto Pubblico Locale! Il decreto Bersani di fine luglio che tanto ha fatto arrabbiare i nostri taxisti ed agitare con scioperi gli avvocati unitamente ai farmacisti, liberalizza anche le linee di Trasporto Pubblico Locale dando la possibilità agli operatori (privati) di poter effettuare dei servizi di trasporto senza alcuna particolare autorizzazione (naturalmente in possesso dei requisiti di Legge), purché non venga richiesto alcun contributo per tale servizio. Evidentemente i nostri ministri, anche quelli di sinistra, ritengono che il trasporto pubblico locale, per il solo fatto di essere un’area monopolistica (monopolista anomalo poiché nessuno farebbe questo tipo di servizio alle stesse condizioni), è anche un’area dove è possibile realizzare buoni profitti, sino a pensare che si possano effettuare dei collegamenti seppur in area ben delimitate senza richiedere contributi. Nel contempo in Parlamento si è creato un gruppo trasversale (da Rifondazione a Forza Italia) che si è impegnato a difendere le aziende del TPL da aggressione da parte di eventuali gruppi stranieri. Anche in Liguria a Genova, dopo aver privatizzato la gestione dell’azienda AMT con la cessione del 49 per cento del suo capitale ad un gruppo francese, si sono resi conto che non è un problema “Privato-Pubblico” che può equilibrare il bilancio della società di trasporto di quella città, bensì è indispensabile affrontare il problema trasporti alla radice, tenuto conto che il trasporto pubblico, salvo poche eccezioni, non è in grado di coprire più del 35 per cento dei costi attraverso gli incassi da biglietti (e non solo in Italia). È davvero strano questo settore che tutti a parole vogliono aiutare, ma che poi deve fare i conti con tutta una serie di situazioni che lo penalizzano. Sì, perché i Comuni, le Regioni e il Governo, di fronte alle difficoltà di bilancio, sono i primi che tagliano i finanziamenti per i trasporti; le tariffe sono ferme da anni; il costo del carburante aumenta come in tutti gli altri settori che utilizzano i derivati dal petrolio; i contratti degli autoferrotranvieri sono più onerosi di quelli degli autisti delle aziende private; le esigenze del trasporto cittadino si complica ulteriormente con servizi supplementari tipo le domeniche a piedi’, oppure “le notti bianche”; la continua ricerca nell’abbattere le emissioni inquinanti dei veicoli con aggiunte di filtri e di additivi vari fa lievitare i prezzi. E tutto questo in un momento in cui la finanziaria dell’anno in corso non prevede contributi a favore del settore. Un parco autobus tra i più vecchi d’Europa, un inverno alle porte che porterà anche quest’anno gli stessi problemi dell’inverno trascor-
di Vincenzo Lasalvia so con un forte inquinamento dell’aria! Siamo in presenza di un settore che ancora una volta sta manifestando tutti i suoi limiti strutturali, resi ancora più problematici dal forte aumento dei costi e dalle tariffe bloccate, il che porta inevitabilmente ad un sicuro peggioramento sia dei risultati delle aziende di trasporto sia del servizio alla collettività. Chi scrive pensa ed è fermamente convinto che il settore del TPL è governato da un management capace e preparato ad affrontare con determinazione una nuova stagione di riforme e di riorganizzazione purché si dica chiaramente dove vogliamo andare, quali sono gli obiettivi. Non è sufficiente parlare di privatizzazione o almeno non solo, credo che sia arrivato il momento di affrontare la vera questione del trasporto pubblico locale che non è, ancora una volta, mi ripeto, una questione di “privato-Pubblico”, ma che richiede autonomia nella definizione delle tariffe che restano fra le più basse in Europa, diversificazione dei proventi (gestione parcheggi, introiti delle multe per divieto di sosta sulle busvie, ecc.), creazione di vere linee riservate come appunto le vere “busvie” realizzate negli altri Paesi. Prima di parlare di privatizzazione, è indispensabile affrontare la questione delle dimensioni delle nostre aziende di trasporti, il cosiddetto “nanismo italiano”. Per abbattere i costi ma anche migliorare i servizi anche nel settore trasporti, è necessario investire in nuovi sistemi, essere piccoli non aiuta! Basti pensare che oggi, per gestire tutto il trasporto urbano- interurbano di Torino, c’è la GTT società nata dalla fusione di due ex aziende di trasporti, a Milano una sola azienda ATM è alla guida di tutti i trasporti milanesi, metropolitane comprese. A Napoli, poi, le aziende di TPL sono almeno 4! Eppure è la città che ha avuto una continuità di gestione tra il periodo di Bassolino e quello attuale della Iervolino per ben quattro mandati, ma evidentemente non è stato sufficiente! Le pressioni politiche, le gelosie tra le diverse aziende, fanno sì che a oggi il trasporto, in una città come Napoli già di per sé difficile da gestire in termini di mobilità, si complichi ulteriormente con le competenze ripartite su diverse aziende, vari direttori, consigli di amministrazione differenti, assessorati con competenze diverse, ecc. Intanto si pretende di poter abbassare i costi. Si abbia il coraggio di aggregare, cominciamo a unire almeno nella stessa città le varie aziende mettendole sotto una stessa direzione e un solo consiglio di
amministrazione. Operiamo per agevolare fusioni, acquisizioni, integrazioni tra aziende. Senza andare a toccare la suscettibilità del nostro campanilismo, cerchiamo di aggregare le aziende dando univocità di indirizzo, una centrale acquisti, una direzione unica. Si potrebbe affermare che sono argomenti ovvi, ma allora perchè queste iniziative non sono portate avanti? Le grandi aziende con i loro Presidenti, i Sindaci delle grandi città si facciano promotori di accordi tra diverse città italiane creando delle nuove importanti realtà industriali in grado di competere a livello europeo, portando le esperienze che da noi sono molto diverse se non altro perché le nostre città hanno una storia diversa. Non tutti possono conoscere, per esempio, una realtà complessa come Genova con le sue strade di montagna, le sue vie lunghe e strette. Ne probabilmente possono sapere che nel passato venivano costruiti veicoli ad hoc per questa realtà. Ma intanto l’offerta della Trandev è risultata vincitrice davanti alle offerte di aziende italiane nella gara di appalto per la privatizzazione! Operazione sicuramente coraggiosa quella dei francesi, ma siamo curiosi di esaminarne i risultati. Noi continuiamo a credere che un Paese come il nostro ha il diritto sacrosanto ad avere una grande azienda di trasporto aereo, una grande azienda di trasporto ferroviario, e perché no delle grandi aziende di Trasporto Pubblico Locale in grado di competere ad armi pari con le aziende straniere in un mercato di libera concorrenza ma con reciprocità tra i diversi paesi. Non è pensabile che tutti i nostri problemi possano essere risolti attraverso cessioni di rami della nostra industria a società straniere. Mentre andiamo in stampa il Sindaco di Milano Letizia Moratti ha confermato l’intenzione della sua giunta di applicare, dal gennaio 2007, una tassa sulle vetture dei non residenti per accedere in città. Non la riteniamo una soluzione ma, se bisogna passare attraverso un ticket per aumentare le linee riservate ai bus e quindi migliorare la frequenza di passaggio dei mezzi pubblici, ben venga la nuova tassa. È su questi e altri problemi che abbiamo intervistato i presidenti delle due associazioni di trasporti, il professor Marcello Panettoni dell’Asstra e il dottor Nicola Biscotti dell’Anav. Le loro riflessioni, che riportiamo nelle pagine che seguono, costituiscono senza dubbio un contributo molto importante per l’ulteriore approfondimento di un problema così importante, sia per l’esperienza che hanno acquisito in lunghi anni in questo settore, sia per l’importante ruolo che rivestono come conduttori delle associazioni di categorie che per diverse ragioni sono messe a confronto quotidianamente.