Nuova Scuola dell'Infanzia a Faiano

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Sommario

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Presentazione Ernesto Sica

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Prefazione Vito Cappiello

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Introduzione Angelo Verderosa

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Form follows education I cinquant’anni della scuola materna statale La nuova scuola, dal progetto al cantiere Sicurezza sismica ed edilizia scolastica L’edificio sostenibile Il progetto per la casa dei bambini Abc, alfabeti e abecedari Prestazione energetica dell’edificio Tipologia e valori delle stratigrafie edilizie Tipologia degli impianti realizzati

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Disegni e immagini di cantiere

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Disegni e immagini del realizzato

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Prefazione Vito Cappiello Professore ordinario di Architettura del paesaggio Università degli Studi di Napoli Federico II

Progettare una scuola potrebbe sembrare operazione semplice, in presenza di norme, regolamenti, a cui rifarsi. In effetti, per chi davvero si occupi di progettazione, l’operazione non è poi così semplice, né così meccanica. Ogni operazione progettuale richiede di avere una visione sul ruolo che il progetto dovrà svolgere in relazione ai suoi specifici utenti, allo spazio che occuperà, al messaggio che comunicherà. In una parola richiede che l’opera compiuta esprima e comunichi un’idea (un “concept”, si usa dire oggi) molteplice, diretta non solo a chi la utilizzerà, ma anche a chi non la utilizzerà direttamente. Ogni architettura è un messaggio specifico e generale, connesso al proprio ruolo nella funzione specifica che assolve, al contesto urbano e paesaggistico, all’immaginario che suscita, alla prefigurazione sociale a cui rimanda. Si è assistito talvolta alla realizzazione di scuole che o costituivano malamente la traduzione in pietre della più pedissequa lettura delle norme esistenti, o, viceversa, alla pietrificazione della visione architettonica dell’autore, senza quasi nessun rapporto con la psicologia dei suoi utenti, con la volontà di comunicare un gioioso rapporto dello studente con la conoscenza, con la scoperta, con il desiderio di porsi domande. In particolare, il progetto di una scuola dell’infanzia dovrebbe rispondere a questi presupposti, e tradurre la sua matericità in modo da suscitare allegria, curiosità, fiducia nella possibilità di porsi interrogativi e

di intravedere una strada per raggiungere delle possibili risposte. Contemporaneamente una scuola, anche dell’infanzia, è un’opera con valore civile, manifestazione, in quanto opera di architettura, di un rapporto con un luogo, con un paesaggio, con un’attesa. La scuola che viene presentata in questa pubblicazione sembra trasmettere molti di questi messaggi. Da un lato è progettata secondo norma, ma non è la pura e semplice traduzione di quelle norme, quegli standard, quegli indici e quei numeri. Comunica una diversità e una appartenenza. Diversità dalla media delle scuole realizzate come una pura e semplice operazione tecnico-amministrativa, diversità nella scelta delle componenti generali, che sembrano leggere ed esplicitare le caratteristiche del luogo, diversità nel lessico, che supera la logica delle aperture viste come puri captatori di luce, delle pareti viste come pura divisione fra interno ed esterno, nella scelta di elementi interni ed esterni, forse “non indispensabili”, ma “necessari” per suggerire ai bambini attraverso il gioco la necessità di porsi domande, di scoprire, di guardare. L’arredo stesso e gli elementi che decorano le pareti interne sono concepiti come un “puzzle”. La doppia altezza dello spazio comune fa piovere la luce naturale dall’alto, suggerendo il percorso del sole durante le giornate e le stagioni. Parafrasando una celebre espressione, possiamo insomma considerare questa architettura una piccola “machine à éduquer”.

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Introduzione Angelo Verderosa Architetto, progettista e direttore dei lavori

La scuola dell’infanzia è il primo passo nel percorso formativo italiano; è sicuramente una relazione straordinaria quella che il bambino di tre anni, uscendo per la prima volta dal microcosmo domestico, stabilisce con i nuovi luoghi. Si formano immagini e si vivono emozioni che resteranno nella sua memoria per sempre: l’infanzia è una fase preziosa e delicata per l’educazione dei bambini, giovani e cittadini in divenire. I nuovi luoghi disegnati e realizzati a Faiano stimolano lo sviluppo cognitivo del bambino, ponendo al centro della formazione soprattutto la visione e il gioco. Dalle ampie finestre della nuova scuola si vedono il mare e la montagna, l’orto e la vecchia scuola. L’orientamento, l’interazione dell’architettura col paesaggio all’intorno, col sole che sorge e che tramonta, sono essi stessi spunti di apprendimento che il bambino inizia a cogliere. Per imparare a guardare anche all’interno delle mura, tra le aule sono stati realizzati dei grandi oblò che permettono ai bambini di esplorare, di curiosare, di guardare e di essere guardati. In alto, nella galleria, vi sono sculture cinetiche colorate, mentre sulle pareti vi sono triangoli, cerchi e quadrati, di diversa grandezza. Lo spazio per giocare assume una connotazione centrale, luogo di accoglienza ampio, di incontro e di relazione. Dalle aule interne si passa alle aule esterne, a contatto con il terreno, con gli alberi e con lumache e bruchi realizzati in legno, dove poter giocare e ancora imparare. A ben guardare la scuola per l’infanzia realizzata a Faiano, primo tassello del “Polo scolastico” di progetto, diventa un grande laboratorio dei sensi per l’autoapprendimento del bambino, un luogo da esplorare, in grado di supportare e stimolare singoli e differenti percorsi di crescita.

L’iter di realizzazione è stato lungo e complesso, circa tredici anni dal progetto preliminare alla ultimazione dei lavori. Tre appalti: il primo, oggetto di contenzioso conseguente all’ ordine di demolizione dei pilastri difettati; il secondo ha visto l’abbandono dell’impresa che aveva praticato un ribasso eccessivo (47%); il terzo portato a conclusione. Il progetto esecutivo originario, invece di risentirne, ha registrato un incremento qualitativo con le proposte migliorative praticate dall’ultima impresa. Come non celebrare quindi un’opera felicemente ultimata dopo lunghi anni nel nostro Sud, se non con una pubblicazione? Operazione al pari di un as-built, una rendicontazione di come sono stati spesi i soldi pubblici, ma con un taglio narrativo, illustrativo e partecipato così come richiesto dall’Amministrazione Comunale di Pontecagnano Faiano per farne omaggio alla comunità. Nel volume viene riportato il resoconto delle diverse fasi di progetto e di cantiere e di come sono stati impiegati i fondi comunali: dai disegni iniziali all’esecutivo, dai particolari costruttivi ai render, dalle foto scattate durante la costruzione dell’opera a quelle del giorno dell’apertura, con il corteo dei bambini che dalla vecchia scuola hanno raggiunto a piedi la nuova. I testi del volume inquadrano l’evoluzione architettonica dell’edilizia scolastica in Italia, la trasformazione della scuola materna in scuola dell’infanzia (quest’anno si celebrano i 50 anni dell’istituzione scolastica), e la presentazione dei vari aspetti specialistici su cui è fondata l’opera realizzata. L’obiettivo è stato quello di realizzare un luogo migliore, un edificio appartenente alla collettività e da questa riconoscibile come bene pubblico; “una scuola bella dove si possa imparare meglio”.

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La nuova scuola, dal progetto al cantiere Angelo Verderosa

L’idea di realizzare un “polo scolastico” a Faiano, comprensivo delle scuole medie, elementari e materne, è stata recepita dal piano triennale dei lavori pubblici approvato ad inizio 2005; l’analisi costo-benefici non rendeva conveniente l’adeguamento statico della vecchia scuola di via Diaz e pertanto la scelta ricadeva su un’ampia area circostante la scuola media Moscati. Si è trattato di una scelta importante che ha visto concordi l’Amministrazione comunale dell’epoca, sindaco Ernesto Sica, e il settore lavori pubblici, guidato dall’ing. Carmine Avagliano, coadiuvato dal geom. Antonio Vernieri, che aveva redatto il progetto preliminare articolato in due lotti: – Nuovo edificio su due livelli con scuola materna e centro sociale; – Ristrutturazione dell’edificio Moscati e realizzazione di un nuovo corpo di fabbrica, connesso a quest’ultimo, destinato ad aule speciali e laboratori. Il progetto prevedeva che le superfici libere dell’intera area fossero attrezzate in funzione del nuovo polo scolastico: circa 12.000 m2 di cui parte a servizio dell’edificio esistente e parte da attrezzare a verde pubblico, viabilità e parcheggi. Come architetto capogruppo venivo incaricato di redigere un master-plan dell’area, con l’obiettivo di realizzare in tempi brevi un unico complesso socio-educativo, in linea con gli indirizzi ministeriali in materia di edilizia scolastica. Dopo un iter tortuoso, lungo tredici anni, emblematico dello stato di attuazione dei lavori pubblici in Italia, si è da poco giunti (aprile 2018) all’apertura della nuova Scuola dell’infanzia, realizzando di fatto il 1° lotto, che era stato ideato nel 2005. Ma vediamo, con estrema sintesi, quali sono state le difficoltà di realizzazione dell’opera. Un iter lungo e complesso I progetti definitivi ed esecutivi della nuova scuola dell’infanzia, risalenti al 2005, erano già improntati ai principi di bioarchitettura, efficienza energetica e sicurezza antisismica. Espletata la gara di appalto, con un ribasso pari al 29%, a fine 2006 iniziava il cantiere; ultimate le fondazioni e realizzati i pilastri del 1° impalcato, a pochi mesi dall’inizio dei lavori, subentrava la rescissione contrattuale

con l’impresa appaltatrice a causa del riscontro – da parte della direzione dei lavori – di calcestruzzo di resistenza caratteristica non rispondente ai requisisti richiesti dal progetto. L’impresa fu successivamente condannata, in sede civile, a risarcire i danni cagionati al Comune. Esperito lo “stato di consistenza”, adeguato il progetto esecutivo alle norme e al prezziario nel frattempo subentrati, l’opera veniva riappaltata nel 2010 variando la destinazione d’uso del piano terra da centro sociale a ulteriori tre sezioni di scuola materna. Oltre 100 le imprese partecipanti, con aggiudicazione dell’appalto al massimo ribasso: 47%. Inutile opporsi all’esito in quanto le prime 20 imprese in graduatoria avevano presentato un ribasso superiore al 40%; l’indizione e l’espletamento della nuova gara avevano tra l’altro richiesto oltre un anno. Subentrato l’arch. Vincenzo Zuccaro a dirigere il settore lavori pubblici, nel 2011 iniziavano i lavori con la demolizione e il rifacimento dei pilastri difettati. A causa del ribasso eccessivo, la seconda impresa ha abbandonato il cantiere verso la fine del 2012 lasciando irrisolte una serie di questioni tecniche e senza corrispondere il dovuto a fornitori e sub-appaltatori; circa una decina i giudizi innescati, di cui alcuni ancora pendenti. Come di prassi, seguiva la registrazione dello stato dei lavori eseguiti, e si riadeguava il progetto esecutivo alle nuove norme vigenti: progetto ed appalto hanno in sostanza attraversato buona parte dell’evoluzione legislativa in materia di lavori pubblici “post-Merloni”. L’iter di riappalto dell’opera richiedeva ulteriori due anni e ha condotto all’aggiudicazione a un’impresa locale. Questa volta il criterio di selezione consisteva nell’offerta economicamente più vantaggiosa per l’Ente; di conseguenza il ribasso si limitava al 18% e l’opera è stata ultimata e arredata in 8 mesi. Il 27 aprile 2018 si è tenuta la cerimonia di inaugurazione col corteo dei bambini che dalla vecchia scuola materna hanno raggiunto i nuovi spazi in via degli Appennini (intitolati ad Amedeo Moscati), prendendone finalmente possesso. Si riporta qui una curiosità: in uno dei render di progetto, del 2005, sono inseriti bambini che giocano… sono i figli di alcuni dei progettisti; attualmente studenti universitari.

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Tracciamento geometrico della nuova scuola. Studi preliminari (2005)

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Il legislatore dovrebbe prendere atto che le gare di appalto (e di progettazione) in cui sono incentivati i ribassi economici innescano inevitabilmente il contenzioso tra le parti, lasciando spesso le opere incompiute; espongono inoltre i lavoratori a frequenti rischi di incidente. Dal giardino d’infanzia alla scuola dell’infanzia Con la legge 18 marzo 1968, n. 444 “Ordinamento della scuola materna statale”, i giardini d’infanzia (istituiti con regio decreto 6 maggio 1923, n. 1054) venivano trasformati in scuole materne statali. L’art.1 riportava che: “la scuola materna statale accoglie i bambini nell’età prescolastica da tre a sei anni e che detta scuola si propone fini di educazione, di sviluppo della personalità infantile, di assistenza e di preparazione alla frequenza della scuola dell’obbligo, integrando l’opera della famiglia”. L’art. 4 entrava invece nel merito delle cosiddette “sezioni”: “le scuole materne statali sono composte normalmente di tre sezioni corrispondenti all’età dei bambini; […] sono consentite sezioni con bambini di età diverse e, nei centri minori, scuole costituite di una sola sezione”. Successivamente, nel 1991, la denominazione “Scuola dell’infanzia” è stata introdotta nell’ordinamento scolastico italiano. La

durata è stata confermata in tre anni, senza carattere obbligatorio, in preparazione all’accesso alla scuola primaria. I tre anni sono in genere caratterizzati da gioco e convivenza con i compagni in un ambiente educativo fatto di esperienze concrete e di apprendimento riflessivo in diversi ambiti, così definiti dalle “Indicazioni nazionali per la scuola dell’infanzia” del 2007: – il sé e l’altro (le grandi domande, il senso morale, il vivere insieme); – il corpo in movimento (identità, autonomia, salute); – linguaggi, creatività, espressione (gestualità, arte, musica, multimedialità); – i discorsi e le parole (comunicazione, lingua, cultura); – la conoscenza del mondo (ordine, misura, spazio, tempo, natura). Per capire la complessità e l’importanza pedagogica di questo tipo di scuola, basterebbe soffermarsi su uno dei punti indicati dal Ministero, ad esempio “la conoscenza del mondo”: “attraverso le esperienze e le osservazioni i bambini confrontano, raggruppano ordinano secondo criteri diversi. Sanno collocare se stessi e gli oggetti nello spazio, sanno seguire un percorso sulla base di indicazioni date. Imparano a collocare eventi nel tempo. Osservano fenomeni naturali e organismi


Valutazione della linea di copertura, sezione. Studio preliminare (2005)

Studio volumetrico con copertura a falda. Render (2005)

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viventi formulando ipotesi, cercando soluzioni e spiegazioni, utilizzando un linguaggio appropriato”. L’organizzazione di una scuola dell’infanzia La scuola dell’infanzia si divide in tre sezioni per fasce d’età: “piccoli” (primo anno), “medi” (secondo anno) e infine “grandi” (terzo anno). Le sezioni possono anche essere eterogenee, ossia “accogliere contemporaneamente bambini di 3, 4 e 5 anni, proponendo un modello di insegnamento diverso, che fa leva sulla compresenza degli alunni più grandi impegnati ad essere tutor per i più piccoli; è il caso adottato dalla scuola di Faiano. Per quanto attiene la scuola dell’infanzia, il decreto sull’edilizia scolastica definisce requisiti particolari, individuando caratteristiche idonee allo svolgimento delle attività che sono così categorizzate: – attività ordinate (svolte a tavolino, apprendimento); – attività libere (motorie o ludiche, giochi liberi interni ed esterni); – attività pratiche (cambio d’abito, igiene personale e cura della persona, mensa). Sostanzialmente, le “attività ordinate” (silenziose) devono svolgersi in ambienti dedicati ad una sola sezione, cioè in un’aula, mentre le “attività libere” (rumorose) possono avvenire in ambienti comuni a più sezioni.

Per la sua natura, lo spazio delle “attività pratiche” (quantomeno quelle correlate all’igiene personale, al cambio di abito), deve essere direttamente relazionato alla sezione, mentre la mensa può essere comune a tutte le sezioni. In generale le attività ordinate, come quelle libere, possono svolgersi in parte al chiuso e in parte all’aperto, in modo da consentire l’esercizio dell’osservazione e della sperimentazione diretta a contatto con la natura (aule esterne). Il modello distributivo di Faiano La distribuzione degli spazi interni ha collocato le “attività ordinate” (aule o unità pedagogiche) a sud-ovest (lato mare, fronte strada); a nord-est (lato montagna) ci sono invece le “attività pratiche” connesse ai servizi igienici e agli spogliatoi; al centro, tra le due parti, ci sono le “attività libere” (gioco) e lo spazio per la mensa che – a seconda di come si dispongono sedie e arredi su ruote – diventa spazio per eventi, videoproiezioni, rappresentazioni e accoglienza. Dallo spazio centrale si raggiungono quindi sia le singole aule che i servizi correlati; lo spazio da attraversare favorisce l’esercizio del “camminare” da parte dei bambini. L’organigramma interno prevede, tra l’altro, un’unità del personale dedita ad accompagnare i bambini negli spazi delle “attività pratiche”, permettendo quindi all’insegnante di restare in aula,


Studio prospettico su via degli Appennini

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come già avviene nella scuola esistente. Lo schema si ripete nei due livelli; ogni piano contiene quindi 3 sezioni ed ha un accesso autonomo dall’esterno oltre che un servizio scale e ascensore di collegamento interno. Il nucleo centrale si presenta invece come una “piazza” in cui si svolgono le attività ludiche; qui, i bambini delle diverse sezioni ed età si incontrano. La parte ovest dello spazio centrale, che guarda l’orto didattico, è utilizzata anche come mensa. L’ampio spazio permette di programmare anche occasioni di attività di intersezione, che creano rapporti più stimolanti fra gli insegnanti e fra i bambini e consentono una più articolata fruizione degli spazi, dei materiali ludici, delle attrezzature e dei sussidi didattici. Durante i diversi anni di cantiere sono state richieste più volte modifiche da parte dell’Ente; la più importante ha riguardato la trasformazione del “centro sociale” (originariamente previsto al piano terra) in ulteriori 3 sezioni di scuola materna. Durante il terzo ed ultimo appalto, sono stati ripensati alcuni spazi secondari, quali i locali originariamente dedicati a spogliatoi dei bambini (destinandoli a locali accessori); recependo le indicazioni del Dirigente scolastico sono stati disegnati e realizzati armadi mobili su ruote che sono stati disposti in prossimità dell’ingresso di ogni sezione. Anche la mensa, originariamente prevista al primo livello, seguendo le indicazioni dell’Ente, è stata attrezzata ad ogni piano in modo da garantire la piena autonomia delle 6 sezioni. Sono stati infine ripensati e migliorati in corso d’opera gli spazi esterni con la realizzazione di due porticati in acciaio e legno.

Lo “schema topologico”, elaborato nel 2005, è tuttora valido e dimostra la capacità dell’architettura della pianta di poter contemperare modifiche sia della forma degli spazi che delle destinazioni d’uso. Inserimento e orientamento Faiano è una località facente parte del centro abitato di Pontecagnano Faiano (SA), da cui dista circa 6 km. È un piccolo centro collinare di circa 5.500 abitanti, a 200 m s.l.m. ai margini del Parco Regionale dei Monti Picentini, in “zona climatica C” e di “classificazione sismica 2”. Il lotto interessato dall’intervento è contiguo all’edificio scolastico destinato ad elementari e medie; l’eliminazione delle recinzioni e la realizzazione della cavea all’aperto hanno già permesso di raccordare vecchio e nuovo, anticipando di fatto la percezione dell’idea di polo scolastico. Il polo è sostanzialmente baricentrico rispetto all’abitato rurale di Faiano, risulta quindi integrato con le residenze e i servizi all’intorno; le distanze sono contenute e gli spostamenti degli alunni (fatta eccezione per i bambini della scuola materna) potrebbero anche avvenire esclusivamente a piedi. Il lotto della nuova scuola dell’infanzia è delimitato a nord da un banco travertinoso, di altezza pari a circa tre metri e di andamento planimetrico regolare, che ha determinato le scelte compositive e di tracciamento del progetto di architettura. I colori delle pavimentazioni individuano le varie “sezioni”:


Corpo scale posteriore, studio preliminare. Render (2010)

Porticato d’ingresso. Studio preliminare (2017)

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ad ogni aula corrisponde un colore che il bambino ritrova nei servizi igienici corrispondenti; per favorire la percezione dello spazio-colore, la pavimentazione della “piazza” riprende l’azzurro del cielo in continuità con il grande lucernario mentre all’esterno, su percorsi e gradonate, prevale il bianco del calcestruzzo spatolato a vista. L’ingresso ad ognuno dei due piani è disposto sul lato est, dove batte la luce mattutina. La cucina con annessi ambienti di servizio è ubicata al piano terra, condivisa (anche tramite elevatore) dai due livelli e, come gli spazi di servizio, disposta a nord; tutti gli ambienti sono illuminati e areati naturalmente. I locali tecnologici sono giuntati strutturalmente rispetto al corpo principale di fabbrica. Nel disegno della sezione trasversale (sud-nord), la curvatura della copertura lignea caratterizza l’ampio spazio della “galleria centrale” e si riverbera sulle logge esterne; già dai primi disegni emerge il segno curvo che raccorda il banco di travertino alla strada; un segno che “contiene” e “protegge”. Criteri di progettazione L’architettura è articolata attraverso criteri di orientamento visivo; le finestre permettono di vedere da un lato il mare e

dall’altro la montagna, e così l’orto-didattico a ovest e la vecchia scuola ad est. L’interazione col paesaggio all’intorno, col sole che sorge e che tramonta, sono motivi di apprendimento per i bambini che iniziano a crescere. I fattori ambientali, sole-terra-acqua, caratterizzano naturalmente luoghi e spazi; tecnologie e materiali locali (pavimenti in gres colorato, intonaci di tonalità chiara all’interno e di colore rosso pompeiano all’esterno) favoriscono la riconoscibilità (e il non estraniamento) da parte dei piccoli utenti. Tra le pareti delle aule sono stati realizzati dei grandi oblò che permettono ai bambini di esplorare, di curiosare, di guardare e di essere guardati pur rimanendo all’interno dello spazio ordinato. Dalle aule interne si passa alle aule esterne, a contatto con il terreno, con gli alberi e col prato, e con le lumache e i bruchi realizzati in legno massiccio (di produzione locale). La nuova scuola di Faiano è stata pensata non solo come luogo dell’apprendimento ma anche come spazio delle “emozioni” e delle “relazioni”. Nella galleria del piano superiore, sfruttando le correnti ascensionali innescate dal lucernario di ventilazione naturale, sono state collocate delle sculture cinetiche e aeree, con figure geometriche in movimento. Sulle pareti, sempre con finalità di


Giovanni Spiniello. I giochi della memoria. Programma artistico, disegno preliminare (2015)

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supporto didattico e di orientamento, sono stati posizionati triangoli, cerchi e quadrati colorati, di diversa grandezza, e le sagome di omini che indicano direzioni e movimenti. Il colore rosso, dominante all’esterno, s’ispira all’antichità qui prossima (Paestum, Pompei …); il suo accostamento con il colore “verderame” dei serramenti e della copertura deriva invece da una suggestione indottami dal dipinto di Alma Thomas esposto al Metropolitan di New York: Red Roses Sonata, 1972. Scale, logge e balaustre sono in acciaio zincato, improntate a criteri di permeabilità e snellezza. Le soluzioni progettuali perseguono le esigenze di sicurezza, autonomia e facilità d’uso; le superfici utili degli spazi didattici rispettano gli standard normativi di riferimento. La permeabilità visiva diffusa (oblò sulle porte e sulle pareti divisorie) assicura un ulteriore fattore di sicurezza nel rapporto insegnante-bambino. Gli ingressi ai due livelli sono raggiungibili mediante snelli porticati (pilastrini in acciaio verniciato e copertura con doghe di larice a vista) che proteggono da sole e pioggia; l’accessibilità per disabili motori è diffusa sia all’interno che all’esterno. Il percorso di accesso carrabile alla cucina è completamente separato dagli spazi esterni annessi alla scuola. Misurate superfici colorate, in gomma colata anti-trauma, definiscono le “aule esterne” dove i bambini possono giocare in sicurezza. Logiche strutturali e tecnologiche L’edificio, già dai primi disegni preliminari, è stato organizzato su una matrice strutturale di 7,20 m (dimensione ottimale per telai in c.c.a. in relazione a questa tipologia di edificio), con sotto-moduli di 2,40 m.

La struttura portante è in cemento armato mentre la copertura è stata realizzata con lunghe travi curve di legno lamellare (realizzate in stabilimento a 70 km di distanza) e doppio tavolato in legno massiccio. Le tecnologie usate affermano l’importanza dell’utilizzo dei fattori naturali ed ambientali disponibili. Si è favorito – per prescrizione di capitolato di appalto – l’utilizzo di materiali locali, evitando (per quanto possibile) lo spostamento di materiali e maestranze. L’efficienza energetica è stata certamente tra i principali obiettivi dell’aggiornamento progettuale attuato nel 2010: il certificato energetico finale ha attestato la “classe A4”. In sostanza, l’edificio – ad emissioni quasi zero – produce quasi tutta l’energia necessaria al comfort climatico e all’illuminazione artificiale. Crediamo fermamente che “l’efficienza energetica degli edifici sia uno dei modi più efficaci in termini di costi per migliorare la qualità della vita delle comunità e facilitare la transizione verso un’economia a basse emissioni di carbonio, che a sua volta genera crescita economica e nuovi posti di lavoro”. Nel riappalto del 2015 si è inoltre puntato molto sulla “domotica” avanzata, attraverso sensori e attuatori correlati agli impianti elettrici e termici; è stato di fatto introdotto un “indicatore d’intelligenza” che, grazie all’interazione con la rete sensoria interna, può adattare il consumo energetico alle esigenze reali degli utenti. A Faiano si è in effetti realizzato uno smart building, anticipando di fatto i disposti normativi di “Energia pulita” presentati dalla Commissione UE il 30 novembre 2016. Principi bioclimatici ed ecologia dei sistemi impiegati L’impianto di termoregolazione degli ambienti è del tipo a pavimento, integrato ad un sistema di ventilazione naturale, non canalizzata. Il controllo dell’esposizione solare del lato a sud è affidato all’arretramento delle superfici vetrate; i vetri sono di tipo atermici e sono ulteriormente schermati da tendaggi colorati. I materiali provenienti dagli scavi sono stati riutilizzati per conformare gli spazi esterni, colmando la differenza altimetrica esistente in alcuni punti del lotto; materiali calcarei, rinvenuti in


New York. Guggenheim Museum. A Year With Children (2018)

già in linea con i recenti Decreti del Ministero dell’Ambiente. La scuola è circondata da ampie superfici permeabili e verdi e si configura, anche grazie ai lunghi porticati e ai giochi esterni, come un luogo aperto, vivo e vivace; un esempio di costruzione ecologica per un futuro più sostenibile, un modello di riferimento per l’edilizia scolastica in Italia.

sito, sono stati reimpiegati per drenaggi e riempimenti, evitando trasporti a rifiuto. Per realizzare i vespai del piano terra sono stati impiegati elementi in pvc riciclato. Le pareti esterne sono state coibentate con fibra di legno dello spessore di 10 cm; la stratigrafia del manto di copertura è del tipo coibentato e ventilato con sovrapposto manto metallico a doppia aggraffatura. Le stratigrafie sono permeate da camere d’aria capaci di assicurare igiene e comfort termico ed acustico: vespai, murature perimetrali a doppio strato laterizio e strato ventilante nel pacchetto di copertura contribuiscono al raffrescamento passivo. I sensori domotici regolano le aperture dei vasistas delle finestre perimetrali e del lucernario centrale in modo da assicurare l’innesco della ventilazione dell’aria naturale per il raffrescamento estivo; altri sensori regolano il flusso luminoso emesso dagli apparecchi a led così come l’ombreggiatura delle vetrate mediante le tende a rullo. Le acque piovane vengono raccolte e riutilizzate per l’irrigazione dell’orto e delle aree verdi. La scuola produce energia elettrica attraverso i pannelli fotovoltaici disposti sul lato sud della copertura ed assicura la produzione dell’acqua calda sanitaria attraverso i pannelli di solare-termico. A Faiano è stato realizzato un edificio scolastico a basso impatto ambientale, in conformità ai “CAM” (Criteri ambientali minimi),

Programma artistico In uno dei musei più famosi e iconici del mondo, il Solomon R. Guggenheim Museum di New York, nella primavera di ogni anno, dal 2011 si tiene la mostra “A Year With Children” dove vengono esposte le opere create dai bambini delle scuole pubbliche di New York. Il “programma artistico”, che incoraggia la curiosità, il pensiero critico e la collaborazione tra bambini e artisti, ha l’obiettivo di portare nel museo per antonomasia le opere create dai più piccoli nelle aule scolastiche dei “NYC’s Five Boroughs”. L’iniziativa – ambientata in un’architettura ricca di stimoli visivi e creativi – assicura importanti benefici ai piccoli in quanto favorisce lo sviluppo della personalità attraverso la creatività e la partecipazione. Anche a Faiano l’Amministrazione ha deciso di puntare sulla relazione arte-architettura; di conseguenza, nel disciplinare di gara dell’ultimo appalto, tra le migliorie sulle quali erano chiamate a confrontarsi le imprese, è stata inserita la definizione di un “programma artistico”. Il documento progettuale di base era accompagnato da una “dichiarazione di lavoro” e da un disegno del maestro Giovanni Spiniello (pittore e scultore); il focus era incentrato sulla galleria centrale, sicuramente il luogo che più di tutti gli altri racchiude l’idea-progetto della nuova scuola. L’impresa appaltatrice, di conseguenza, si è avvalsa della consulenza continuativa di Deborah Napolitano, artista e architetto, che ha esposto un proprio piano di lavoro; di concerto col team della direzione dei lavori sono state elaborate alcune sculture cinetiche “sorprendenti”, quali l’albero colorato esterno e le grandi bilance aeree poste sotto il lucernario centrale; per le pareti sono stati invece realizzati omini in movimento e forme geometriche elementari, stimolo più che modello, in modo da

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Riunione di cantiere del 16 aprile 2018

della visita, il personale presente, l’andamento dei lavori, gli avanzamenti contabili, le prove a farsi, le prescrizioni impartite dal direttore dei lavori; i verbali, oltre che essere rapidamente notificati alle varie figure sopra elencate, sono confluiti nel “giornale dei lavori”, accessibile anche on-line e stampato in concomitanza all’emissione di ogni stato di avanzamento dei lavori. I tre appalti hanno comportato la registrazione di circa 200 verbali di cantiere, un vero e proprio libro che contiene la “storia” dell’opera portata a compimento.

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favorire lo sviluppo della creatività nei bambini più che l’imitazione formale. Della stessa impronta è l’abecedario pittografico ripreso nelle serigrafie applicate sui vetri delle aule; quest’ultime favoriscono la percezione del limite oltre che essere segnali antinfortunio. La direzione dei lavori e il cantiere Per portare a compimento l’opera, come accennato nei primi paragrafi, sono stati necessari 3 appalti; ognuno svolto con la ritualità imposta dal “Regolamento” dei lavori pubblici, tuttora in continua evoluzione. Come direttore dei lavori ho ritenuto opportuno istituire, sin dal primo appalto, l’ufficio d.ll. che ha visto attivamente partecipi fino ad oggi: il prof. ing. Emidio Nigro (aspetti strutturali), l’arch. Antonio Ressa (impianti e contabilità) e l’arch. Federico Verderosa (tecnologie e arredi); numerosi, inoltre, i collaboratori e i consulenti impegnati nelle varie fasi specialistiche, tra questi: l’ing. Lorenzo Santandrea, impegnato nella verifica delle armature strutturali e nelle prove di laboratorio. Il metodo di conduzione e verifica dei lavori ha imposto una riunione pre-convocata, a cadenza settimanale, come stabilito nel capitolato speciale di appalto. Ogni lunedì vi è stato quindi il sopralluogo di cantiere e la conseguente riunione dove hanno partecipato i componenti dell’ufficio d.ll. con il responsabile del procedimento, il coordinatore per la sicurezza, il collaudatore tecnico-amministrativo e l’appaltatore con il direttore tecnico e i responsabili di cantiere. Al termine di ogni riunione è stato redatto il “verbale di sopralluogo e riunione di cantiere” che ha registrato gli aspetti

Dimensionamento, spazi realizzati e costi Riguardo il dimensionamento degli spazi e la definizione dei requisiti dell’edificio realizzato si è fatto riferimento al d.m. 1812-1975 recante le Norme tecniche aggiornate relative all’edilizia scolastica che definisce ancora oggi i requisiti generali per scuole di ogni ordine e grado. A fronte di un lotto di 4.520 m2 si è realizzata una superficie coperta di 800 m2. La superficie utile ai due livelli (6 sezioni) ammonta a 1.076 m2; sono state attrezzate superfici esterne per 3.700 m2. La volumetria complessiva è di 5.300 m3. Ai due livelli sono previsti 26 alunni per ognuna delle 6 sezioni, oltre 10 unità adulte tra docenti e personale di supporto; complessivamente la nuova scuola ospiterà circa 176 utenti. Il costo – dei lavori – a consuntivo dei 3 appalti succedutisi, ammonta a Euro 1.574.500. Il costo parametrico di maggiore interesse – per una lettura correlata alla qualità degli spazi realizzati – è quello per metro quadro di superficie netta, pari a 1.155 €/m2; arredi e attrezzature incidono per 111 €/ m2, mentre gli spazi esterni (orto-didattico, prato, alberature, recinzioni, pavimentazioni, gradonate e porticati) per 57 €/m2. Il progetto della scuola dell’infanzia di Faiano è stato già pubblicato su due riviste di architettura che dedicano particolare attenzione alla sostenibilità ambientale: “Edifici scolastici ecocompatibili. Progetti per una scuola sostenibile”, a cura di Eleonora Oleotto (2006) e “Scuole ecocompatibili”, a cura di Domenico Pepe (2009).


Disegni e immagini di cantiere

Galleria centrale per attivitĂ libere. Render (2005)

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Fondazioni. Particolari costruttivi

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Solai. Particolari costruttivi

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Il solaio del primo impalcato durante la fase di armatura (2011)

Posa della pavimentazione in gomma colata anti-trauma (2018)

Montaggio del tavolato di copertura (2012)

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Il porticato e le gradonate per gli spettacoli all’aperto. Visti dall’adiacente scuola media

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Vista da via degli Appennini, lato sud

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Uno degli oblò tra le aule. Dettaglio del fissaggio del cristallo di sicurezza

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Albero della vita. Dettaglio della scultura cinetica

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Lato est. L’ingresso e la pedana per gli spettacoli all’aperto

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Arredi in legno, tavoli e sedie. Dettaglio delle bordature antinfortunio e dei piedi tronco-conici

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La galleria centrale del piano primo. Dettaglio del “mobile chandelier�

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L’aula del primo livello, angolo sud-ovest. Vista degli apparecchi illuminotecnici dimmerati da sensori domotici

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La gradonata di raccordo tra la scuola dell’infanzia e il complesso delle scuole elementari e medie

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