Nuova scuola dell’infanzia a Faiano
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Comune di Pontecagnano Faiano
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Polo scolastico di Faiano 1° Lotto funzionale Nuova scuola dell’infanzia Responsabile settore Lavori Pubblici Vincenzo Zuccaro Responsabile del procedimento Luigi Ruggiero Progettazione e direzione lavori Angelo Verderosa (capogruppo, direttore dei lavori) Emidio Nigro Antonio Ressa Federico Verderosa Luigi Giraulo (consulente antincendio) Fabio Gramaglia (consulente impianti) Geologo Luigi Pisapia Coordinatore sicurezza Emilio Prota Collaudatore statico e amministrativo Orlando Loria Impresa esecutrice RTI Sacco Giovanni (capogruppo) Filvit s.r.l. Direttore tecnico di cantiere Angelo Sacco Consulente per il progetto artistico Deborah Napolitano
Nuova scuola dell’infanzia a Faiano a cura di Angelo Verderosa
De Angelis Art
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Copertina Scuola dell’infanzia di Faiano. Particolare dell’ingresso (foto Antonio Sena) Riprese fotografiche Antonio Sena, p. 24, 57, 58, 59, 60a, 61, 62, 64, 65, 66, 67, 71, 74, 76, 77, 78, 79, 81, 82, 84, 85, 86, 87, 88, 89, 93, 94, 95 Fabio Trapanese, p. 91 Verderosa Studio, p. 23, 46, 47, 60b, 63, 68, 69, 70, 72, 73, 75, 80, 83, 92 Elaborazione grafici Fabiana Biondo (Verderosa Studio), p. 20, 38, 39, 40, 41, 49, 50, 51, 52, 53 Angelo Verderosa, p. 18, 19s, 21 Antonio Ressa, p. 29, 42, 43, 44 Vzl+ Associati, p. 19d, 31, 37, 45, 54, 55, 56 Ufficio stampa Gaetano Sorano
Printed in Italy © De Angelis Art, Roma ISBN 978-88-95742-56-4
Sommario
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Presentazione Ernesto Sica
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Prefazione Vito Cappiello
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Introduzione Angelo Verderosa
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Form follows education I cinquant’anni della scuola materna statale La nuova scuola, dal progetto al cantiere Sicurezza sismica ed edilizia scolastica L’edificio sostenibile Il progetto per la casa dei bambini Abc, alfabeti e abecedari Prestazione energetica dell’edificio Tipologia e valori delle stratigrafie edilizie Tipologia degli impianti realizzati
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Disegni e immagini di cantiere
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Disegni e immagini del realizzato
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Presentazione Ernesto Sica Sindaco del Comune di Pontecagnano Faiano
Una scuola per il futuro. La nuova scuola dell’infanzia di Faiano è frutto di uno straordinario risultato giunto dopo anni di impegno segnati da un travagliato iter amministrativo, non privo di ostacoli, conclusosi con la realizzazione di una struttura scolastica tra le più moderne e avanzate della Regione Campania e d’Italia, come confermato alla cerimonia di inaugurazione dal Direttore Generale dell’Ufficio Scolastico Regionale Luisa Franzese e dal Provveditore Renato Pagliara. Abbiamo superato tantissimi problemi e varie rescissioni contrattuali: è stata una fatica immensa, grazie alla quale, però, nonostante le difficoltà e non pochi dissensi, abbiamo realizzato un’opera di straordinaria importanza per l’intera comunità. L’intervento realizzato rappresenta il primo nucleo di un disegno più ampio voluto dall’Amministrazione Comunale per realizzare un “Polo scolastico” di avanguardia, che metta in comune gli spazi tra i plessi e contenga i vari livelli di istruzione con l’obiettivo di creare nuove aree ludiche e aggregative,
aperte ai ragazzi e alle famiglie anche in orari extra-scolastici. Il gruppo di progettazione ha svolto un ottimo lavoro che ha richiesto pazienza e competenze, sostenute da un’evidente e prolungata passione umana oltre quella professionale. Continueremo a investire sul sistema scolastico, grazie alla positiva comunità che in questi ultimi anni si è formata tra Comune, scuole e famiglie. Noi tutti possiamo affermare con orgoglio che quest’opera costituirà punto di riferimento per le attuali e future generazioni di studenti e motivo di sano orgoglio per la nostra comunità. La nostra città ha da tempo un sistema scolastico di esempio e riferimento per l’intera regione, grazie a dirigenti scolastici lungimiranti e docenti motivati, ma anche grazie al senso di responsabilità dei genitori dei nostri studenti, sempre vigili al buon funzionamento dell’istituzione scolastica, all’insegna di un grande lavoro di squadra, che garantisce ai più piccoli una serena e sana crescita culturale sempre al passo coi tempi.
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Prefazione Vito Cappiello Professore ordinario di Architettura del paesaggio Università degli Studi di Napoli Federico II
Progettare una scuola potrebbe sembrare operazione semplice, in presenza di norme, regolamenti, a cui rifarsi. In effetti, per chi davvero si occupi di progettazione, l’operazione non è poi così semplice, né così meccanica. Ogni operazione progettuale richiede di avere una visione sul ruolo che il progetto dovrà svolgere in relazione ai suoi specifici utenti, allo spazio che occuperà, al messaggio che comunicherà. In una parola richiede che l’opera compiuta esprima e comunichi un’idea (un “concept”, si usa dire oggi) molteplice, diretta non solo a chi la utilizzerà, ma anche a chi non la utilizzerà direttamente. Ogni architettura è un messaggio specifico e generale, connesso al proprio ruolo nella funzione specifica che assolve, al contesto urbano e paesaggistico, all’immaginario che suscita, alla prefigurazione sociale a cui rimanda. Si è assistito talvolta alla realizzazione di scuole che o costituivano malamente la traduzione in pietre della più pedissequa lettura delle norme esistenti, o, viceversa, alla pietrificazione della visione architettonica dell’autore, senza quasi nessun rapporto con la psicologia dei suoi utenti, con la volontà di comunicare un gioioso rapporto dello studente con la conoscenza, con la scoperta, con il desiderio di porsi domande. In particolare, il progetto di una scuola dell’infanzia dovrebbe rispondere a questi presupposti, e tradurre la sua matericità in modo da suscitare allegria, curiosità, fiducia nella possibilità di porsi interrogativi e
di intravedere una strada per raggiungere delle possibili risposte. Contemporaneamente una scuola, anche dell’infanzia, è un’opera con valore civile, manifestazione, in quanto opera di architettura, di un rapporto con un luogo, con un paesaggio, con un’attesa. La scuola che viene presentata in questa pubblicazione sembra trasmettere molti di questi messaggi. Da un lato è progettata secondo norma, ma non è la pura e semplice traduzione di quelle norme, quegli standard, quegli indici e quei numeri. Comunica una diversità e una appartenenza. Diversità dalla media delle scuole realizzate come una pura e semplice operazione tecnico-amministrativa, diversità nella scelta delle componenti generali, che sembrano leggere ed esplicitare le caratteristiche del luogo, diversità nel lessico, che supera la logica delle aperture viste come puri captatori di luce, delle pareti viste come pura divisione fra interno ed esterno, nella scelta di elementi interni ed esterni, forse “non indispensabili”, ma “necessari” per suggerire ai bambini attraverso il gioco la necessità di porsi domande, di scoprire, di guardare. L’arredo stesso e gli elementi che decorano le pareti interne sono concepiti come un “puzzle”. La doppia altezza dello spazio comune fa piovere la luce naturale dall’alto, suggerendo il percorso del sole durante le giornate e le stagioni. Parafrasando una celebre espressione, possiamo insomma considerare questa architettura una piccola “machine à éduquer”.
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Introduzione Angelo Verderosa Architetto, progettista e direttore dei lavori
La scuola dell’infanzia è il primo passo nel percorso formativo italiano; è sicuramente una relazione straordinaria quella che il bambino di tre anni, uscendo per la prima volta dal microcosmo domestico, stabilisce con i nuovi luoghi. Si formano immagini e si vivono emozioni che resteranno nella sua memoria per sempre: l’infanzia è una fase preziosa e delicata per l’educazione dei bambini, giovani e cittadini in divenire. I nuovi luoghi disegnati e realizzati a Faiano stimolano lo sviluppo cognitivo del bambino, ponendo al centro della formazione soprattutto la visione e il gioco. Dalle ampie finestre della nuova scuola si vedono il mare e la montagna, l’orto e la vecchia scuola. L’orientamento, l’interazione dell’architettura col paesaggio all’intorno, col sole che sorge e che tramonta, sono essi stessi spunti di apprendimento che il bambino inizia a cogliere. Per imparare a guardare anche all’interno delle mura, tra le aule sono stati realizzati dei grandi oblò che permettono ai bambini di esplorare, di curiosare, di guardare e di essere guardati. In alto, nella galleria, vi sono sculture cinetiche colorate, mentre sulle pareti vi sono triangoli, cerchi e quadrati, di diversa grandezza. Lo spazio per giocare assume una connotazione centrale, luogo di accoglienza ampio, di incontro e di relazione. Dalle aule interne si passa alle aule esterne, a contatto con il terreno, con gli alberi e con lumache e bruchi realizzati in legno, dove poter giocare e ancora imparare. A ben guardare la scuola per l’infanzia realizzata a Faiano, primo tassello del “Polo scolastico” di progetto, diventa un grande laboratorio dei sensi per l’autoapprendimento del bambino, un luogo da esplorare, in grado di supportare e stimolare singoli e differenti percorsi di crescita.
L’iter di realizzazione è stato lungo e complesso, circa tredici anni dal progetto preliminare alla ultimazione dei lavori. Tre appalti: il primo, oggetto di contenzioso conseguente all’ ordine di demolizione dei pilastri difettati; il secondo ha visto l’abbandono dell’impresa che aveva praticato un ribasso eccessivo (47%); il terzo portato a conclusione. Il progetto esecutivo originario, invece di risentirne, ha registrato un incremento qualitativo con le proposte migliorative praticate dall’ultima impresa. Come non celebrare quindi un’opera felicemente ultimata dopo lunghi anni nel nostro Sud, se non con una pubblicazione? Operazione al pari di un as-built, una rendicontazione di come sono stati spesi i soldi pubblici, ma con un taglio narrativo, illustrativo e partecipato così come richiesto dall’Amministrazione Comunale di Pontecagnano Faiano per farne omaggio alla comunità. Nel volume viene riportato il resoconto delle diverse fasi di progetto e di cantiere e di come sono stati impiegati i fondi comunali: dai disegni iniziali all’esecutivo, dai particolari costruttivi ai render, dalle foto scattate durante la costruzione dell’opera a quelle del giorno dell’apertura, con il corteo dei bambini che dalla vecchia scuola hanno raggiunto a piedi la nuova. I testi del volume inquadrano l’evoluzione architettonica dell’edilizia scolastica in Italia, la trasformazione della scuola materna in scuola dell’infanzia (quest’anno si celebrano i 50 anni dell’istituzione scolastica), e la presentazione dei vari aspetti specialistici su cui è fondata l’opera realizzata. L’obiettivo è stato quello di realizzare un luogo migliore, un edificio appartenente alla collettività e da questa riconoscibile come bene pubblico; “una scuola bella dove si possa imparare meglio”.
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Form follows education Benedetta Verderosa Dottoranda in Composizione Architettonica, Università degli Studi di Roma “Sapienza”
L’evoluzione dell’architettura degli edifici scolastici in relazione alle nuove metodologie pedagogiche La scuola dell’infanzia di oggi si presenta come un complesso organismo architettonico, le cui forme e ambienti hanno un grande potenziale: facilitare l’apprendimento, nonché stimolare la creatività e la sensibilità dei bambini. La sua progettazione richiede, quindi, un approfondimento sui moderni metodi didattici, per poter raggiungere il giusto equilibrio tra architettura e pedagogia. Edificio, utenti e contesto dialogano e si armonizzano in un sistema omogeneo, articolato in spazi multifunzionali e flessibili, coinvolgenti ed educativi, che costituiscono il primo strumento con il quale il bambino apprende. La scuola dell’infanzia è, infatti, il luogo per eccellenza in cui avviene l’educazione alle regole e allo stare in società, l’incoraggiamento alla conoscenza, ma anche al senso di bellezza e al rispetto per la natura. Analizzando la storia dell’architettura degli spazi scolastici, notiamo immediatamente che le loro caratteristiche formali sono dirette rappresentazioni della cultura e della pedagogia dell’epoca di riferimento, sottolineando un vigoroso rapporto tra “forma” della scuola e metodo didattico diffuso. Per tutto il Medioevo, durante il Rinascimento e fino alla Rivoluzione Industriale, le scuole non hanno mai avuto una morfologia, ma sono state riutilizzate costruzioni tipologicamente simili, quali caserme, seminari e monasteri. Questi edifici si connotavano per l’architettura richiusa su se stessa, con un chiostro centrale, sul quale si affacciavano i diversi spazi dell’attività didattica. Nel secolo XIX i governi nazionali introdussero l’istruzione elementare obbligatoria e vennero costruiti per la prima volta edifici con la specifica funzione di “luogo dell’apprendere”. I metodi didattici di quel periodo erano basati su una forte gerarchia professore-alunno e si riflettevano in un’architettura caratterizzata da volumi e spazi rigidi, quindi nella disposizione razionale delle aule. Nella prima metà del secolo XX, la tipologia architettonica più ricorrente in Italia per gli edifici scolastici era la “scuola a blocco”, basata sul modello distributivo “a corridoio”, diretta
rappresentazione dei principi razionalisti e del regime autoritario del periodo fascista. L’elemento caratterizzante della composizione architettonica era l’aula, che costituiva l’unico spazio pedagogico riconosciuto come tale, collocando in posizione secondaria gli spazi di socializzazione tra le classi, relegati a semplici corridoi di servizio. “In passato l’allievo era considerato un oggetto da riempire di sapienza, senza che i docenti si curassero della sua ricettività mentale, e fino al secolo scorso era palese la dualità docentediscente che poneva l’insegnante con la sua dottrina da una parte e l’allievo puro oggetto passivo dall’altra”. L’aspetto fortemente monumentale di questo tipo di scuola rispondeva alle esigenze propagandistiche della politica fascista, per cui le numerose realizzazioni del periodo replicavano il medesimo linguaggio architettonico. Successivamente, la ricostruzione post-bellica, lo sviluppo socio-economico e il diffondersi delle scienze pedagogiche, condussero a una proficua sperimentazione sull’architettura scolastica. La più importante differenza del nuovo modello consisteva nell’abbandono dello schema distributivo a corridoio, sostituendolo con quello a “unità funzionali” e rivoluzionando completamente il modo di concepire la scuola. I rigidi corridoi lasciavano spazio a grandi nuclei che ospitavano precise funzioni didattiche e la cui combinazione generava ambienti sempre diversi, dove l’alunno veniva posto al centro del processo educativo. L’innovativa didattica modificava il rapporto docente-alunno, ritenendo quest’ultimo parte integrante del sistema scolastico e non passivo destinatario del sapere. La figura del docente dunque si arricchiva: era suo compito guidare il bambino alla scoperta e alla soluzione delle difficoltà, anche attraverso il gioco e l’osservazione della natura. Al binomio banco-aula si affiancavano ambienti derivati da diverse tipologie edilizie: atelier, laboratori, musei e orti didattici. Il graduale superamento del concetto di lezione frontale divenne definitivo verso gli anni ’60, conducendo alla diffusione del tipo edilizio di scuola “a padiglioni”, ancora oggi attuale. Gli spazi, interni ed esterni, si caratterizzavano per essere facilmente usufruibili e atti ad ospitare attività differenziate: scoprire, inven-
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tare, confrontarsi, collaborare, coltivare, osservare. Questi moderni ambienti di apprendimento si ispiravano alle più illuminate teorie pedagogiche quali la “Casa dei bambini” di Maria Montessori, le teorie del pedagogista Loris Malaguzzi e le idee della Scuola Rinnovata della “Ghisolfa” di Giuseppina Pizzigoni. Dallo studio delle caratteristiche delle più innovative scuole europee e dall’analisi della letteratura scientifica e della normativa tecnica in materia di edilizia scolastica si può affermare che negli ultimi anni l’architettura si è distinta per il crescente interesse alle problematiche ambientali, adottando tecniche e tecnologie di progettazione finalizzate al contenimento dell’inquinamento e al controllo bioclimatico degli ambienti scolastici, inserendo soluzioni di risparmio energetico e impiegando materiali ecologici e sostenibili. D’altro canto la pedagogia ha individuato nella socialità il nodo centrale dell’educazione, attribuendo maggiore valore al lavoro di gruppo, alle interazioni tra alunni di diverse età e culture, identificando la scuola come un fondamentale polo attrattivo e sociale.
Bibliografia Bianchi, A. L’istruzione in Italia tra Sette e Ottocento. Brescia, Editrice La Scuola, 2007. Carbonara, P. Edifici per l’istruzione. Milano,Vallardi editore, 1947. Corbi, E. Scuola e politiche educative in Italia dall’unità a oggi. Napoli, Liguori editore, 2003.
La scuola dell’infanzia di oggi si propone alla comunità come un luogo vivo, carico di significati, caratterizzato da spazi sensoriali, flessibili e accoglienti; che si trasformano in base al tipo di attività che ospitano. Questo è possibile grazie alle nuove tecniche edilizie che consentono strutture leggere e sicure e a una tecnologia diffusa e mai invasiva. La progettazione degli edifici scolastici si focalizza sempre più sull’accoglienza e sull’ospitalità, creando spazi multiculturali che favoriscono relazioni e condivisione, partecipazione e discussione, consentendo allo stesso tempo spazi di privacy e momenti individuali. Ruolo fondamentale è affidato alla dimensione estetica che si configura quale strumento di apprendimento e di conoscenza, oltre a trasmettere un senso di sicurezza, fiducia e futuro. Senza gerarchie i confini si ammorbidiscono: adulti e bambini, docenti e alunni, edificio e natura: l’organismo-scuola diventa il punto di partenza per la società del futuro. “In uno spazio ben pensato, che assicura un buon livello di comfort, il livello di apprendimento sarà superiore, perché in spazi migliori si impara meglio, ed è questa filosofia che deve guidare la progettazione delle nuove scuole”.
Cucinella, M. In luoghi migliori, si impara meglio. PPANthebrief, marzo 2018. De Sivo, B. Tecnologia dell’edilizia scolastica. Napoli, Giannini editore, 1971. Leschiutta, F. E. Linee evolutive dell’edilizia scolastica.Vicende, norme, tipi, 1949-1974. Roma, Bulzoni editore, 1975. Montessori, M. Il Metodo della Pedagogia scientifi-
ca applicato all’educazione infantile nelle Case dei Bambini. Città di Castello, S. Lafi editore, 1909. Montessori, M. La scoperta del bambino. Milano, Garzanti, 1970. Sole, M. Manuale di Edilizia Scolastica. Roma, La Nuova Italia Scientifica, 1995. Tafuri, M. Teorie e storia dell’architettura. Bari, Editori Laterza, 1968.
I cinquant’anni della scuola materna statale Luisa Franzese Direttore Generale, Ufficio Scolastico Regionale per la Campania
Nel mese di marzo 2018 è stato celebrato il cinquantenario della legge istitutiva della scuola materna statale (l. 18 marzo 1968, n. 444), che nasceva con l’intento di raccordarsi all’educazione familiare proponendosi “fini di educazione, di sviluppo della personalità infantile, di assistenza e di preparazione alla frequenza della scuola dell’obbligo, integrando l’opera della famiglia”. La Legge ha consentito, sullo sfondo di un articolato pluralismo culturale e istituzionale, una più definita consapevolezza delle funzioni della scuola materna, che si configura ormai come il primo grado del sistema scolastico. Successivi provvedimenti legislativi concernenti l’orario di funzionamento, l’organico degli insegnanti, l’integrazione degli alunni in situazione di handicap e la programmazione educativo-didattica, pur non avendo delineato un quadro strutturalmente organico, ne hanno comunque sottolineato in maniera sempre più esplicita lo spessore sociale e pedagogico. Successivamente, dal 1969 al 2012 sono stati pubblicati documenti programmatici che hanno sollecitato riflessioni e hanno rappresentato un modello di scuola in evoluzione con spunti derivati dal dibattito pedagogico scientifico. Con gli “Orientamenti” contenuti nel d.P.R. 584 del 1958, ad esempio, si richiedeva “All’educatrice della scuola materna […] di partecipare alla vita dei bambini con amore materno, ma anche con illuminata cultura generale e specifica”; e ancora, col d.P.R. 647 del 1969, si specificava che se nella scuola materna non è possibile “mirare a svolgere un sistematico programma differenziato per temi culturali, o per valori sociali, etici, religiosi, giacché non lo consentono ancora né le esperienze, né le strutture mentali, né gli interessi del bambino, né i livelli della sua maturazione psichica”, viene richiesta agli educatori una “buona preparazione di base, costituita da una elevata cultura generale e da una sicura cultura specifica di pedagogia, psicologia e sociologia, tenute costantemente aggiornate”. Tali aspetti vengono confermati col d.m. 3 giugno 1991: “Essere insegnante di scuola materna comporta oggi un profilo di alta complessità e di grande responsabilità e richiede la padronanza di specifiche competenze culturali, pedagogiche, psicologiche, metodologiche e didattiche unite ad una aperta sensibilità e disponibilità alla relazione educativa con i bambini”.
Questa maggiore complessità si esprime anche con un cambiamento di paradigma educativo, da forme nelle quale forti erano i processi di socializzazione e delle relazioni interpersonali ad un assetto nel quale assumeva una maggiore rilevanza la “riflessione sui caratteri metodologici generali e sulle qualificazioni organizzative della scuola”. La spinta era sollecitata dalla “peculiare condizione di complessità” che viveva il Paese durante gli anni ’90 e dalla “pluralità dei modelli di comportamento e degli orientamenti di valore”, dalla “presenza di nuove ed incidenti forme di informazione e dalla proliferazione dei luoghi di produzione e di consumo” che rendevano “difficili il controllo, la gestione e l’equa distribuzione delle risorse nel tessuto sociale”. L’attività educativa con le “Indicazioni” si arricchisce, grazie ai “campi di esperienza” e all’organizzazione del curricolo, e trova maggiore espressione nei “diversi ambienti del fare e dell’agire del bambino […] nei quali il bambino conferisce significato alle sue molteplici attività, sviluppa il suo apprendimento”, acquisisce strumenti e procedure per perseguire i suoi traguardi formativi. Negli ultimi anni anche la Commissione europea ha promosso una serie di studi che hanno confermato l’importanza che rivestono i servizi per l’infanzia nella promozione del successo formativo e nella riduzione delle disuguaglianze sociali, garantendo il pieno sviluppo di ogni bambino. Riveste un ruolo cruciale, inoltre, nel d. legisl. 65/2017, la qualità dell’offerta educativa, assicurata dalla qualificazione universitaria del personale dei servizi educativi per l’infanzia, dalla formazione in servizio del personale del Sistema integrato di educazione e istruzione, con un’impostazione che privilegi non solo una formazione esclusivamente teorica e prevalentemente disciplinare ma che preveda una fase di formazione pratica e di tirocinio, dalla dimensione collegiale del lavoro e dal coordinamento pedagogico. Le “Conclusioni sull’educazione e la cura della prima infanzia” del Consiglio Europeo del 2011 hanno approvato le aree di intervento prioritario per le politiche europee in linea con gli orientamenti nazionali: la creazione di servizi inclusivi ad accesso universale, la progettazione di curriculi che rispondano ad esigenze di apprendimento e socializzazione dei bambini, l’incremento di competenze del personale scolastico, una governance orientata
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a un’interlocuzione di soggetti più ampia. Così anche la rassegna Starting Strong sui sistemi educativi prescolari di 20 Paesi, condotta nel 2006 dall’Ocse, ha indicato priorità recepite dalla legge 107/2015 e dal decreto 65/2017: un impegno importante della cosa pubblica nel settore; l’inserimento della progettazione dei servizi educativi prescolari nel quadro di politiche generali a favore dei bambini e delle loro famiglie; inclusione sociale; l’unificazione del settore dell’educazione della prima infanzia; la scelta di un approccio universalistico, che garantisca a tutti i bambini l’accesso a servizi educativi di qualità. Connesso alla scuola dell’infanzia, ma non solo, è il tema relativo agli spazi di apprendimento, che trova un’esplicita affermazione già negli “Orientamenti” del 1969: “Una edilizia appropriata, la piena disponibilità dell’edificio, il necessario apprestamento di spazi ed ambienti funzionalmente utilizzati nell’attività educativa, sono condizione perché la scuola materna possa raggiungere le sue finalità”, e trova un’adeguata puntualizzazione nelle “Indicazioni” del 2012. “Per realizzare nuovi paradigmi educativi servono ambienti di apprendimento adeguati, in grado di porre al centro non la tecnologia […] ma la pratica didattica, a favore dello sviluppo delle competenze, della collaborazione e della didattica attiva, per problemi e progetti”. La scuola si dota di uno spazio unico, integrato e performante in cui sono presenti aule
“aumentate”, laboratori mobili, spazi alternativi, per realizzare le molteplici attività della scuola. Utili, infine, per un ulteriore approfondimento al tema sia la pubblicazione “Spazi educativi e architetture scolastiche: linee e indirizzi internazionali” che le recenti “Linee guida per il ripensamento e l’adattamento degli ambienti di apprendimento a scuola”, documento redatto con il contributo dei Ministeri dell’istruzione facenti parte dell’Interactive Classroom Working Group e di European Schoolnet, grazie al contributo di politici, consulenti, dirigenti scolastici e insegnanti di otto paesi (Austria, Repubblica Ceca, Estonia, Irlanda, Italia, Norvegia, Portogallo e Svizzera). Negli ultimi due anni, i ministeri dell’istruzione facenti parte dell’Icwg hanno analizzato vari approcci per personalizzare l’apprendimento a scuola, incluso il ruolo della tecnologia nel supportare l’insegnamento e l’apprendimento differenziati di ciascuno studente. Gli spazi di apprendimento – quando ben progettati e realizzati, come nel caso della nuova Scuola dell’infanzia inaugurata a Pontecagnano Faiano – consentono flessibilità, per garantire l’acquisizione di competenze critico-cognitive ed etico-sociali, favoriscono l’e-inclusion riducendo il digital divide, una delle cause del rischio di emarginazione rispetto allo sviluppo del contesto economico e sociale.
La nuova scuola, dal progetto al cantiere Angelo Verderosa
L’idea di realizzare un “polo scolastico” a Faiano, comprensivo delle scuole medie, elementari e materne, è stata recepita dal piano triennale dei lavori pubblici approvato ad inizio 2005; l’analisi costo-benefici non rendeva conveniente l’adeguamento statico della vecchia scuola di via Diaz e pertanto la scelta ricadeva su un’ampia area circostante la scuola media Moscati. Si è trattato di una scelta importante che ha visto concordi l’Amministrazione comunale dell’epoca, sindaco Ernesto Sica, e il settore lavori pubblici, guidato dall’ing. Carmine Avagliano, coadiuvato dal geom. Antonio Vernieri, che aveva redatto il progetto preliminare articolato in due lotti: – Nuovo edificio su due livelli con scuola materna e centro sociale; – Ristrutturazione dell’edificio Moscati e realizzazione di un nuovo corpo di fabbrica, connesso a quest’ultimo, destinato ad aule speciali e laboratori. Il progetto prevedeva che le superfici libere dell’intera area fossero attrezzate in funzione del nuovo polo scolastico: circa 12.000 m2 di cui parte a servizio dell’edificio esistente e parte da attrezzare a verde pubblico, viabilità e parcheggi. Come architetto capogruppo venivo incaricato di redigere un master-plan dell’area, con l’obiettivo di realizzare in tempi brevi un unico complesso socio-educativo, in linea con gli indirizzi ministeriali in materia di edilizia scolastica. Dopo un iter tortuoso, lungo tredici anni, emblematico dello stato di attuazione dei lavori pubblici in Italia, si è da poco giunti (aprile 2018) all’apertura della nuova Scuola dell’infanzia, realizzando di fatto il 1° lotto, che era stato ideato nel 2005. Ma vediamo, con estrema sintesi, quali sono state le difficoltà di realizzazione dell’opera. Un iter lungo e complesso I progetti definitivi ed esecutivi della nuova scuola dell’infanzia, risalenti al 2005, erano già improntati ai principi di bioarchitettura, efficienza energetica e sicurezza antisismica. Espletata la gara di appalto, con un ribasso pari al 29%, a fine 2006 iniziava il cantiere; ultimate le fondazioni e realizzati i pilastri del 1° impalcato, a pochi mesi dall’inizio dei lavori, subentrava la rescissione contrattuale
con l’impresa appaltatrice a causa del riscontro – da parte della direzione dei lavori – di calcestruzzo di resistenza caratteristica non rispondente ai requisisti richiesti dal progetto. L’impresa fu successivamente condannata, in sede civile, a risarcire i danni cagionati al Comune. Esperito lo “stato di consistenza”, adeguato il progetto esecutivo alle norme e al prezziario nel frattempo subentrati, l’opera veniva riappaltata nel 2010 variando la destinazione d’uso del piano terra da centro sociale a ulteriori tre sezioni di scuola materna. Oltre 100 le imprese partecipanti, con aggiudicazione dell’appalto al massimo ribasso: 47%. Inutile opporsi all’esito in quanto le prime 20 imprese in graduatoria avevano presentato un ribasso superiore al 40%; l’indizione e l’espletamento della nuova gara avevano tra l’altro richiesto oltre un anno. Subentrato l’arch. Vincenzo Zuccaro a dirigere il settore lavori pubblici, nel 2011 iniziavano i lavori con la demolizione e il rifacimento dei pilastri difettati. A causa del ribasso eccessivo, la seconda impresa ha abbandonato il cantiere verso la fine del 2012 lasciando irrisolte una serie di questioni tecniche e senza corrispondere il dovuto a fornitori e sub-appaltatori; circa una decina i giudizi innescati, di cui alcuni ancora pendenti. Come di prassi, seguiva la registrazione dello stato dei lavori eseguiti, e si riadeguava il progetto esecutivo alle nuove norme vigenti: progetto ed appalto hanno in sostanza attraversato buona parte dell’evoluzione legislativa in materia di lavori pubblici “post-Merloni”. L’iter di riappalto dell’opera richiedeva ulteriori due anni e ha condotto all’aggiudicazione a un’impresa locale. Questa volta il criterio di selezione consisteva nell’offerta economicamente più vantaggiosa per l’Ente; di conseguenza il ribasso si limitava al 18% e l’opera è stata ultimata e arredata in 8 mesi. Il 27 aprile 2018 si è tenuta la cerimonia di inaugurazione col corteo dei bambini che dalla vecchia scuola materna hanno raggiunto i nuovi spazi in via degli Appennini (intitolati ad Amedeo Moscati), prendendone finalmente possesso. Si riporta qui una curiosità: in uno dei render di progetto, del 2005, sono inseriti bambini che giocano… sono i figli di alcuni dei progettisti; attualmente studenti universitari.
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Tracciamento geometrico della nuova scuola. Studi preliminari (2005)
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Il legislatore dovrebbe prendere atto che le gare di appalto (e di progettazione) in cui sono incentivati i ribassi economici innescano inevitabilmente il contenzioso tra le parti, lasciando spesso le opere incompiute; espongono inoltre i lavoratori a frequenti rischi di incidente. Dal giardino d’infanzia alla scuola dell’infanzia Con la legge 18 marzo 1968, n. 444 “Ordinamento della scuola materna statale”, i giardini d’infanzia (istituiti con regio decreto 6 maggio 1923, n. 1054) venivano trasformati in scuole materne statali. L’art.1 riportava che: “la scuola materna statale accoglie i bambini nell’età prescolastica da tre a sei anni e che detta scuola si propone fini di educazione, di sviluppo della personalità infantile, di assistenza e di preparazione alla frequenza della scuola dell’obbligo, integrando l’opera della famiglia”. L’art. 4 entrava invece nel merito delle cosiddette “sezioni”: “le scuole materne statali sono composte normalmente di tre sezioni corrispondenti all’età dei bambini; […] sono consentite sezioni con bambini di età diverse e, nei centri minori, scuole costituite di una sola sezione”. Successivamente, nel 1991, la denominazione “Scuola dell’infanzia” è stata introdotta nell’ordinamento scolastico italiano. La
durata è stata confermata in tre anni, senza carattere obbligatorio, in preparazione all’accesso alla scuola primaria. I tre anni sono in genere caratterizzati da gioco e convivenza con i compagni in un ambiente educativo fatto di esperienze concrete e di apprendimento riflessivo in diversi ambiti, così definiti dalle “Indicazioni nazionali per la scuola dell’infanzia” del 2007: – il sé e l’altro (le grandi domande, il senso morale, il vivere insieme); – il corpo in movimento (identità, autonomia, salute); – linguaggi, creatività, espressione (gestualità, arte, musica, multimedialità); – i discorsi e le parole (comunicazione, lingua, cultura); – la conoscenza del mondo (ordine, misura, spazio, tempo, natura). Per capire la complessità e l’impor tanza pedagogica di questo tipo di scuola, basterebbe soffermarsi su uno dei punti indicati dal Ministero, ad esempio “la conoscenza del mondo”: “attraverso le esperienze e le osservazioni i bambini confrontano, raggruppano ordinano secondo criteri diversi. Sanno collocare se stessi e gli oggetti nello spazio, sanno seguire un percorso sulla base di indicazioni date. Imparano a collocare eventi nel tempo. Osservano fenomeni naturali e organismi
Valutazione della linea di copertura, sezione. Studio preliminare (2005)
Studio volumetrico con copertura a falda. Render (2005)
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viventi formulando ipotesi, cercando soluzioni e spiegazioni, utilizzando un linguaggio appropriato”. L’organizzazione di una scuola dell’infanzia La scuola dell’infanzia si divide in tre sezioni per fasce d’età: “piccoli” (primo anno), “medi” (secondo anno) e infine “grandi” (terzo anno). Le sezioni possono anche essere eterogenee, ossia “accogliere contemporaneamente bambini di 3, 4 e 5 anni, proponendo un modello di insegnamento diverso, che fa leva sulla compresenza degli alunni più grandi impegnati ad essere tutor per i più piccoli; è il caso adottato dalla scuola di Faiano. Per quanto attiene la scuola dell’infanzia, il decreto sull’edilizia scolastica definisce requisiti particolari, individuando caratteristiche idonee allo svolgimento delle attività che sono così categorizzate: – attività ordinate (svolte a tavolino, apprendimento); – attività libere (motorie o ludiche, giochi liberi interni ed esterni); – attività pratiche (cambio d’abito, igiene personale e cura della persona, mensa). Sostanzialmente, le “attività ordinate” (silenziose) devono svolgersi in ambienti dedicati ad una sola sezione, cioè in un’aula, mentre le “attività libere” (rumorose) possono avvenire in ambienti comuni a più sezioni.
Per la sua natura, lo spazio delle “attività pratiche” (quantomeno quelle correlate all’igiene personale, al cambio di abito), deve essere direttamente relazionato alla sezione, mentre la mensa può essere comune a tutte le sezioni. In generale le attività ordinate, come quelle libere, possono svolgersi in parte al chiuso e in parte all’aperto, in modo da consentire l’esercizio dell’osservazione e della sperimentazione diretta a contatto con la natura (aule esterne). Il modello distributivo di Faiano La distribuzione degli spazi interni ha collocato le “attività ordinate” (aule o unità pedagogiche) a sud-ovest (lato mare, fronte strada); a nord-est (lato montagna) ci sono invece le “attività pratiche” connesse ai servizi igienici e agli spogliatoi; al centro, tra le due parti, ci sono le “attività libere” (gioco) e lo spazio per la mensa che – a seconda di come si dispongono sedie e arredi su ruote – diventa spazio per eventi, videoproiezioni, rappresentazioni e accoglienza. Dallo spazio centrale si raggiungono quindi sia le singole aule che i servizi correlati; lo spazio da attraversare favorisce l’esercizio del “camminare” da parte dei bambini. L’organigramma interno prevede, tra l’altro, un’unità del personale dedita ad accompagnare i bambini negli spazi delle “attività pratiche”, permettendo quindi all’insegnante di restare in aula,
Studio prospettico su via degli Appennini
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come già avviene nella scuola esistente. Lo schema si ripete nei due livelli; ogni piano contiene quindi 3 sezioni ed ha un accesso autonomo dall’esterno oltre che un servizio scale e ascensore di collegamento interno. Il nucleo centrale si presenta invece come una “piazza” in cui si svolgono le attività ludiche; qui, i bambini delle diverse sezioni ed età si incontrano. La parte ovest dello spazio centrale, che guarda l’orto didattico, è utilizzata anche come mensa. L’ampio spazio permette di programmare anche occasioni di attività di intersezione creando rapporti più stimolanti fra gli insegnanti e fra i bambini e consentono una più articolata fruizione degli spazi, dei materiali ludici, delle attrezzature e dei sussidi didattici. Durante i diversi anni di cantiere sono state richieste più volte modifiche da parte dell’Ente; la più importante ha riguardato la trasformazione del “centro sociale” (originariamente previsto al piano terra) in ulteriori 3 sezioni di scuola materna. Durante il terzo ed ultimo appalto, sono stati ripensati alcuni spazi secondari, quali i locali originariamente dedicati a spogliatoi dei bambini (destinandoli a locali accessori); recependo le indicazioni del Dirigente scolastico sono stati disegnati e realizzati armadi mobili su ruote che sono stati disposti in prossimità dell’ingresso di ogni sezione. Anche la mensa, originariamente prevista al primo livello, seguendo le indicazioni dell’Ente, è stata attrezzata ad ogni piano in modo da garantire la piena autonomia delle 6 sezioni. Sono stati infine ripensati e migliorati in corso d’opera gli spazi esterni con la realizzazione di due porticati in acciaio e legno.
Lo “schema topologico”, elaborato nel 2005, è tuttora valido e dimostra la capacità dell’architettura della pianta di poter contemperare modifiche sia della forma degli spazi che delle destinazioni d’uso. Inserimento e orientamento Faiano è una località facente parte del centro abitato di Pontecagnano Faiano (SA), da cui dista circa 6 km. È un piccolo centro collinare di circa 5.500 abitanti, a 200 m s.l.m. ai margini del Parco Regionale dei Monti Picentini, in “zona climatica C” e di “classificazione sismica 2”. Il lotto interessato dall’intervento è contiguo all’edificio scolastico destinato ad elementari e medie; l’eliminazione delle recinzioni e la realizzazione della cavea all’aperto hanno già permesso di raccordare vecchio e nuovo, anticipando di fatto la percezione dell’idea di polo scolastico. Il polo è sostanzialmente baricentrico rispetto all’abitato rurale di Faiano, risulta quindi integrato con le residenze e i servizi all’intorno; le distanze sono contenute e gli spostamenti degli alunni (fatta eccezione per i bambini della scuola materna) potrebbero anche avvenire esclusivamente a piedi. Il lotto della nuova scuola dell’infanzia è delimitato a nord da un banco travertinoso, di altezza pari a circa tre metri e di andamento planimetrico regolare, che ha determinato le scelte compositive e di tracciamento del progetto di architettura. I colori delle pavimentazioni individuano le varie “sezioni”:
Corpo scale posteriore, studio preliminare. Render (2010)
Porticato d’ingresso. Studio preliminare (2017)
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ad ogni aula corrisponde un colore che il bambino ritrova nei servizi igienici corrispondenti; per favorire la percezione dello spazio-colore, la pavimentazione della “piazza” riprende l’azzurro del cielo in continuità con il grande lucernario mentre all’esterno, su percorsi e gradonate, prevale il bianco del calcestruzzo spatolato a vista. L’ingresso ad ognuno dei due piani è disposto sul lato est, dove batte la luce mattutina. La cucina con annessi ambienti di servizio è ubicata al piano terra, condivisa (anche tramite elevatore) dai due livelli e, come gli spazi di servizio, disposta a nord; tutti gli ambienti sono illuminati e areati naturalmente. I locali tecnologici sono giuntati strutturalmente rispetto al corpo principale di fabbrica. Nel disegno della sezione trasversale (sud-nord), la curvatura della copertura lignea caratterizza l’ampio spazio della “galleria centrale” e si riverbera sulle logge esterne; già dai primi disegni emerge il segno curvo che raccorda il banco di travertino alla strada; un segno che “contiene” e “protegge”. Criteri di progettazione L’architettura è articolata attraverso criteri di orientamento visivo; le finestre permettono di vedere da un lato il mare e
dall’altro la montagna, e così l’orto-didattico a ovest e la vecchia scuola ad est. L’interazione col paesaggio all’intorno, sia naturale che artificiale, è motivo di apprendimento per i bambini che iniziano a crescere. I fattori ambientali, sole-terra-acqua, caratterizzano naturalmente luoghi e spazi; tecnologie e materiali locali (pavimenti in gres colorato, intonaci di tonalità chiara all’interno e di colore rosso pompeiano all’esterno) favoriscono la riconoscibilità (e il non estraniamento) da parte dei piccoli utenti. Tra le pareti delle aule sono stati realizzati dei grandi oblò che permettono ai bambini di esplorare, di curiosare, di guardare e di essere guardati pur rimanendo all’interno dello spazio ordinato. Dalle aule interne si passa alle aule esterne, a contatto con il terreno, con gli alberi e col prato, e con le lumache e i bruchi realizzati in legno massiccio (di produzione locale). La nuova scuola di Faiano è stata pensata non solo come luogo dell’apprendimento ma anche come spazio delle “emozioni” e delle “relazioni”. Nella galleria del piano superiore, sfruttando le correnti ascensionali innescate dal lucernario di ventilazione naturale, sono state collocate delle sculture cinetiche e aeree, con figure geometriche in movimento. Sulle pareti, sempre con finalità di
Giovanni Spiniello. I giochi della memoria. Programma artistico, disegno preliminare (2015)
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supporto didattico e di orientamento, sono stati posizionati triangoli, cerchi e quadrati colorati, di diversa grandezza, e le sagome di omini che indicano direzioni e movimenti. Il colore rosso, dominante all’esterno, s’ispira all’antichità qui prossima (Paestum, Pompei …); il suo accostamento con il colore “verderame” dei serramenti e della copertura deriva invece da una suggestione indottami dal dipinto di Alma Thomas esposto al Metropolitan di New York: Red Roses Sonata, 1972. Scale, logge e balaustre sono in acciaio zincato, improntate a criteri di permeabilità e snellezza. Le soluzioni progettuali perseguono le esigenze di sicurezza, autonomia e facilità d’uso; le superfici utili degli spazi didattici rispettano gli standard normativi di riferimento. La permeabilità visiva diffusa (oblò sulle porte e sulle pareti divisorie) assicura un ulteriore fattore di sicurezza nel rapporto insegnante-bambino. Gli ingressi ai due livelli sono raggiungibili mediante snelli porticati (pilastrini in acciaio verniciato e copertura con doghe di larice a vista) che proteggono da sole e pioggia; l’accessibilità per disabili motori è diffusa sia all’interno che all’esterno. Il percorso di accesso carrabile alla cucina è completamente separato dagli spazi esterni annessi alla scuola. Misurate superfici colorate, in gomma colata anti-trauma, definiscono le “aule esterne” dove i bambini possono giocare in sicurezza. Logiche strutturali e tecnologiche L’edificio, già dai primi disegni preliminari, è stato organizzato su una matrice strutturale di 7,20 m (dimensione ottimale per telai in c.c.a. in relazione a questa tipologia di edificio), con sotto-moduli di 2,40 m.
La struttura portante è in cemento armato mentre la copertura è stata realizzata con lunghe travi curve di legno lamellare (realizzate in stabilimento a 70 km di distanza) e doppio tavolato in legno massiccio. Le tecnologie usate affermano l’importanza dell’utilizzo dei fattori naturali ed ambientali disponibili. Si è favorito – per prescrizione di capitolato di appalto – l’utilizzo di materiali locali, evitando (per quanto possibile) lo spostamento di materiali e maestranze. L’efficienza energetica è stata certamente tra i principali obiettivi dell’aggiornamento progettuale attuato nel 2010: il certificato energetico finale ha attestato la “classe A4”. In sostanza, l’edificio – ad emissioni quasi zero – produce quasi tutta l’energia necessaria al comfort climatico e all’illuminazione artificiale. Crediamo fermamente che “l’efficienza energetica degli edifici sia uno dei modi più efficaci in termini di costi per migliorare la qualità della vita delle comunità e facilitare la transizione verso un’economia a basse emissioni di carbonio, che a sua volta genera crescita economica e nuovi posti di lavoro”. Nel riappalto del 2015 si è inoltre puntato molto sulla “domotica” avanzata, attraverso sensori e attuatori correlati agli impianti elettrici e termici; è stato di fatto introdotto un “indicatore d’intelligenza” che, grazie all’interazione con la rete sensoria interna, può adattare il consumo energetico alle esigenze reali degli utenti. A Faiano si è in effetti realizzato uno smart building, anticipando di fatto i disposti normativi di “Energia pulita” presentati dalla Commissione UE il 30 novembre 2016. Principi bioclimatici ed ecologia dei sistemi impiegati L’impianto di termoregolazione degli ambienti è del tipo a pavimento, integrato ad un sistema di ventilazione naturale, non canalizzata. Il controllo dell’esposizione solare del lato a sud è affidato all’arretramento delle superfici vetrate; i vetri sono di tipo atermici e sono ulteriormente schermati da tendaggi colorati. I materiali provenienti dagli scavi sono stati riutilizzati per conformare gli spazi esterni, colmando la differenza altimetrica esistente in alcuni punti del lotto; materiali calcarei, rinvenuti in
New York. Guggenheim Museum. A Year With Children (2018)
già in linea con i recenti Decreti del Ministero dell’Ambiente. La scuola è circondata da ampie superfici permeabili e verdi e si configura, anche grazie ai lunghi porticati e ai giochi esterni, come un luogo aperto, vivo e vivace; un esempio di costruzione ecologica per un futuro più sostenibile, un modello di riferimento per l’edilizia scolastica in Italia.
sito, sono stati reimpiegati per drenaggi e riempimenti, evitando trasporti a rifiuto. Per realizzare i vespai del piano terra sono stati impiegati elementi in pvc riciclato. Le pareti esterne sono state coibentate con fibra di legno dello spessore di 10 cm; la stratigrafia del manto di copertura è del tipo coibentato e ventilato con sovrapposto manto metallico a doppia aggraffatura. Le stratigrafie sono permeate da camere d’aria capaci di assicurare igiene e comfort termico ed acustico: vespai, murature perimetrali a doppio strato laterizio e strato ventilante nel pacchetto di copertura contribuiscono al raffrescamento passivo. I sensori domotici regolano le aperture dei vasistas delle finestre perimetrali e del lucernario centrale in modo da assicurare l’innesco della ventilazione dell’aria naturale per il raffrescamento estivo; altri sensori regolano il flusso luminoso emesso dagli apparecchi a led così come l’ombreggiatura delle vetrate mediante le tende a rullo. Le acque piovane vengono raccolte e riutilizzate per l’irrigazione dell’orto e delle aree verdi. La scuola produce energia elettrica attraverso i pannelli fotovoltaici disposti sul lato sud della copertura ed assicura la produzione dell’acqua calda sanitaria attraverso i pannelli di solare-termico. A Faiano è stato realizzato un edificio scolastico a basso impatto ambientale, in conformità ai “CAM” (Criteri ambientali minimi),
Programma artistico In uno dei musei più famosi e iconici del mondo, il Solomon R. Guggenheim Museum di New York, nella primavera di ogni anno, dal 2011 si tiene la mostra “A Year With Children” dove vengono esposte le opere create dai bambini delle scuole pubbliche di New York. Il “programma artistico”, che incoraggia la curiosità, il pensiero critico e la collaborazione tra bambini e artisti, ha l’obiettivo di portare nel museo per antonomasia le opere create dai più piccoli nelle aule scolastiche dei “NYC’s Five Boroughs”. L’iniziativa – ambientata in un’architettura ricca di stimoli visivi e creativi – assicura importanti benefici ai piccoli in quanto favorisce lo sviluppo della personalità attraverso la creatività e la partecipazione. Anche a Faiano l’Amministrazione ha deciso di puntare sulla relazione arte-architettura; di conseguenza, nel disciplinare di gara dell’ultimo appalto, tra le migliorie sulle quali erano chiamate a confrontarsi le imprese, è stata inserita la definizione di un “programma artistico”. Il documento progettuale di base era accompagnato da una “dichiarazione di lavoro” e da un disegno del maestro Giovanni Spiniello (pittore e scultore); il focus era incentrato sulla galleria centrale, sicuramente il luogo che più di tutti gli altri racchiude l’idea-progetto della nuova scuola. L’impresa appaltatrice, di conseguenza, si è avvalsa della consulenza continuativa di Deborah Napolitano, artista e architetto, che ha esposto un proprio piano di lavoro; di concerto col team della direzione dei lavori sono state elaborate alcune sculture cinetiche “sorprendenti”, quali l’albero colorato esterno e le grandi bilance aeree poste sotto il lucernario centrale; per le pareti sono stati invece realizzati omini in movimento e forme geometriche elementari, stimolo più che modello, in modo da
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Riunione di cantiere del 16 aprile 2018
della visita, il personale presente, l’andamento dei lavori, gli avanzamenti contabili, le prove a farsi, le prescrizioni impartite dal direttore dei lavori; i verbali, oltre che essere rapidamente notificati alle varie figure sopra elencate, sono confluiti nel “giornale dei lavori”, accessibile anche on-line e stampato in concomitanza all’emissione di ogni stato di avanzamento dei lavori. I tre appalti hanno comportato la registrazione di circa 200 verbali di cantiere, un vero e proprio libro che contiene la “storia” dell’opera portata a compimento.
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favorire lo sviluppo della creatività nei bambini più che l’imitazione formale. Della stessa impronta è l’abecedario pittografico ripreso nelle serigrafie applicate sui vetri delle aule; quest’ultime favoriscono la percezione del limite oltre che essere segnali antinfortunio. La direzione dei lavori e il cantiere Per portare a compimento l’opera, come accennato nei primi paragrafi, sono stati necessari 3 appalti; ognuno svolto con la ritualità imposta dal “Regolamento” dei lavori pubblici, tuttora in continua evoluzione. Come direttore dei lavori ho ritenuto opportuno istituire, sin dal primo appalto, l’ufficio d.ll. che ha visto attivamente partecipi fino ad oggi: il prof. ing. Emidio Nigro (aspetti strutturali), l’arch. Antonio Ressa (impianti e contabilità) e l’arch. Federico Verderosa (tecnologie e arredi); numerosi, inoltre, i collaboratori e i consulenti impegnati nelle varie fasi specialistiche, tra questi: l’ing. Lorenzo Santandrea, impegnato nella verifica delle armature strutturali e nelle prove di laboratorio. Il metodo di conduzione e verifica dei lavori ha imposto una riunione pre-convocata, a cadenza settimanale, come stabilito nel capitolato speciale di appalto. Ogni lunedì vi è stato quindi il sopralluogo di cantiere e la conseguente riunione dove hanno partecipato i componenti dell’ufficio d.ll. con il responsabile del procedimento, il coordinatore per la sicurezza, il collaudatore tecnico-amministrativo e l’appaltatore con il direttore tecnico e i responsabili di cantiere. Al termine di ogni riunione è stato redatto il “verbale di sopralluogo e riunione di cantiere” che ha registrato gli aspetti
Dimensionamento, spazi realizzati e costi Riguardo il dimensionamento degli spazi e la definizione dei requisiti dell’edificio realizzato si è fatto riferimento al d.m. 1812-1975 recante le Norme tecniche aggiornate relative all’edilizia scolastica che definisce ancora oggi i requisiti generali per scuole di ogni ordine e grado. A fronte di un lotto di 4.520 m2 si è realizzata una superficie coperta di 800 m2. La superficie utile ai due livelli (6 sezioni) ammonta a 1.076 m2; sono state attrezzate superfici esterne per 3.700 m2. La volumetria complessiva è di 5.300 m3. Ai due livelli sono previsti 26 alunni per ognuna delle 6 sezioni, oltre 10 unità adulte tra docenti e personale di supporto; complessivamente la nuova scuola ospiterà circa 176 utenti. Il costo – dei lavori – a consuntivo dei 3 appalti succedutisi, ammonta a Euro 1.574.500. Il costo parametrico di maggiore interesse – per una lettura correlata alla qualità degli spazi realizzati – è quello per metro quadro di superficie netta, pari a 1.155 ¤/m2; arredi e attrezzature incidono per 111 ¤/ m2, mentre gli spazi esterni (orto-didattico, prato, alberature, recinzioni, pavimentazioni, gradonate e porticati) per 57 ¤/m2. Il progetto della scuola dell’infanzia di Faiano è stato già pubblicato su due riviste di architettura che dedicano particolare attenzione alla sostenibilità ambientale: “Edifici scolastici ecocompatibili. Progetti per una scuola sostenibile”, a cura di Eleonora Oleotto (2006) e “Scuole ecocompatibili”, a cura di Domenico Pepe (2009).
Sicurezza sismica ed edilizia scolastica Emidio Nigro Ingegnere, progettista delle strutture Professore ordinario di Tecnica delle Costruzioni, Università degli Studi di Napoli Federico II
La sicurezza sismica rappresenta un requisito primario ed imprescindibile per qualunque opera edilizia, dal momento che l’attuale classificazione sismica sancisce sostanzialmente che l’intero territorio nazionale italiano è a rischio sismico, seppur con livelli differenziati tra zona e zona. L’attenzione della società civile e della politica nei confronti della sicurezza sismica delle costruzioni è decisamente cresciuta negli ultimi quindici anni, a partire dal terremoto di San Giuliano di Puglia del 31-10-2002, durante il quale si verificò il tragico crollo di un edificio scolastico. L’evento tragico portò all’aggiornamento della normativa sismica nazionale, che era già in preparazione da tempo, grazie anzitutto all’emanazione dell’Ordinanza del Presidente del Consiglio dei Ministri n. 3274 del 20-03-2003 e s.m.i. (Primi elementi in materia di criteri generali per la classificazione sismica del territorio nazionale e di normative tecniche per le costruzioni in zona sismica) e, successivamente, alla pubblicazione da parte del Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti delle Norme Tecniche per le Costruzioni (d.m. 14-09-2005, successivamente aggiornate con d.m. 14-01-2008 e d.m. 17-01-2018). Le varie norme citate evidenziarono, tra l’altro, anche la necessità di verificare ed adeguare sismicamente gli edifici esistenti, a partire dagli edifici pubblici, come gli edifici scolastici, e da quelli strategici. Proprio al fine di rispondere a tale esigenza fu eseguita nel 2004, dallo scrivente, in collaborazione con l’ing. Lorenzo Santandrea, la verifica di vulnerabilità sismica dell’edificio scolastico esistente a Faiano in via Diaz, che risultò alquanto elevata, inducendo l’Ufficio Tecnico e l’Amministrazione Comunale a decidere la demolizione dell’edificio esistente e la realizzazione di un nuovo edificio scolastico. Il nuovo edificio destinato a scuola materna, è stato quindi progettato nel 2005 avendo come norma sismica di riferimento la citata O.P.C.M. 3274/2003 e s.m.i. e la classificazione sismica aggiornata, che prevedeva la suddivisione del territorio nazionale in quattro macrozone sismiche: Pontecagnano Faiano ricadeva in zona 2 (sismicità medio-alta), con un’accelerazione di picco al suolo pari ad ag = 0.25 g. Trattandosi poi di un edificio scolastico è stato assunto un fattore di importanza pari a γI = 1.20, che
in sostanza amplifica del 20% l’entità delle azioni sismiche. Pur trovandoci a quell’epoca in una fase normativa transitoria, nella quale era ancora possibile adottare il precedente (e più comodo) corpus normativo, la scelta giusta da assumere è apparsa subito molto chiara e naturale: progettare le strutture dell’edificio utilizzando i moderni criteri di progettazione antisismica, già noti da tempo agli esperti di ingegneria strutturale e che trovavano nella Nuova Normativa Sismica e negli Eurocodici strutturali un quadro chiaro e codificato della possibile applicazione. In sostanza, la progettazione strutturale effettuata ha considerato la nuova definizione degli spettri di risposta di progetto delle strutture per gli Stati Limite Ultimi (SLU) e gli Stati Limite di Danno (SLD), l’adozione di fattori di struttura coerenti con le scelte progettuali effettuate in termini di duttilità strutturale e di gerarchia delle resistenze, nonché i dettagli costruttivi degli elementi strutturali necessari per realizzare la richiesta duttilità locale e globale, il tutto nell’ambito del metodo di verifica semiprobabilistico agli stati limite. L’iter realizzativo tortuoso dell’edificio, durato dal 2006 al 2018, ha determinato che intervenissero nel frattempo ulteriori evoluzioni normative, ed in particolare le nuove Norme Tecniche per le Costruzioni (d.m. II.TT. 14-01-2008), recentemente aggiornate con il d.m. II.TT. del 17-01-2018. Tuttavia, le Norme Tecniche per le Costruzioni hanno nella sostanza confermato i criteri generali di progettazione sismica propri della citata O.P.C.M. 3274/2003 e s.m.i., ma dettagliando meglio alcuni aspetti e ridefinendo le zone sismiche (si passa ad una microzonazione sismica capillare basata sulla “pericolosità sismica di base” del sito di costruzione), nonché alcuni parametri per la valutazione degli spettri di risposta di progetto. In tale ambito, gli edifici scolastici, ai sensi delle Norme Tecniche per le Costruzioni rientrano nella Classe d’uso III (Costruzioni il cui uso prevede affollamenti significativi), cui compete un “periodo di riferimento per l’azione sismica” maggiore rispetto a quello delle costruzioni ordinarie. Ad esempio, se si assume usualmente all’atto del progetto la vita nominale di un’opera strutturale ordinaria pari a 50 anni, per un edificio scolastico il corrispondente periodo di riferimento risulta pari a 75 anni: ne consegue che il “periodo di ritorno” del
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Confronto tra gli spettri di risposta ai sensi di NTC 2008 ed OPCM 3274/03
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sisma di progetto è maggiore (712 anni invece che 475 anni) e, di conseguenza, sono maggiori anche i livelli di accelerazione sismica da considerare per il calcolo dell’azione sismica nei vari stati limite di verifica della struttura portante. Per l’edificio scolastico in oggetto, tuttavia, la nuova microzonazione sismica ed i nuovi criteri per la definizione degli spettri di risposta di progetto propri delle nuove Norme Tecniche per le Costruzioni portano in sostanza, nel sito in oggetto, ad azioni sismiche di progetto di entità minore rispetto a quelle utilizzate per la progettazione dell’edificio nel 2005, come può evincersi dalla figura in alto, confrontando gli spettri di risposta in termini di accelerazione allo stato limite ultimo (SLU) dedotti, per l’edificio in oggetto, ai sensi rispettivamente della O.P.C.M 3274/2003 e delle NTC 2008, con riferimento ad un suolo di tipo “B”. Dal punto di vista costruttivo l’edificio in oggetto ha una forma all’incirca trapezia in pianta e si sviluppa su due livelli: piano terra e primo piano. La struttura portante principale in elevazione è costituita da un’ossatura spaziale di travi e pilastri in calcestruzzo armato gettato in opera, che sorreggono il solaio del primo piano e la copertura, come di seguito illustrato nell’assonometria solida del modello strutturale e nella carpenteria del primo livello. Il solaio del primo piano (h = 25 + 5 = 30 cm) e della copertura dei due corpi sporgenti laterali è del tipo latero-cementizio con travetti prefabbricati in c.a.p. e blocchi di alleggerimento in laterizio. Dal prospetto anteriore dell’edificio sporgono al primo piano tre logge con struttura portante in acciaio collegate
alle retrostanti travi in c.a. mediante tirafondi. La copertura è realizzata con manto metallico coibentato, sorretto da tavolato in legno e struttura portante principale e secondaria in travi di legno lamellare; le travi portanti principali presentano un asse curvilineo. Il solaio del piano terra è costituito da massetto armato poggiante su vespaio aerato. Le fondazioni sono costituite da un graticcio di travi a “T rovescia” in calcestruzzo armato gettato in opera di altezza 100 cm, realizzate su sottofondo in magro cementizio. Il piano di posa delle fondazioni è attestato sullo strato di travertino, che affiora a circa -2.50 m rispetto al piazzale esterno essendo ricoperto da terreno di riporto. L’ossatura portante principale di travi e pilastri in c.a., resistente alle azioni gravitazionali e sismiche, è caratterizzata da nodi di continuità trave-pilastro. La struttura di copertura in legno è, invece, connessa ai pilastri mediante opportune selle metalliche che accolgono le travi portanti principali realizzando nodi di tipo cerniera. Le altre opere strutturali presenti consistono in scale esterne ubicate sui lati Est ed Ovest del fabbricato, realizzati con rampanti parte in acciaio e parte in c.a. poggianti su una fondazione in c.a., in una scala di servizio esterna posizionata sul lato posteriore dell’edificio e caratterizzata da struttura portante in acciaio poggiante su fondazioni in c.a. ed in locali di servizio (vasca di riserva idrica e deposito) aventi struttura portante in c.a.. Tutte le strutture secondarie sono sismicamente giuntate rispetto all’edificio principale. La struttura portante del fabbricato è schematizzata come una struttura spaziale composta da elementi monodimensionali (travi e pilastri) collegati nei nodi, utilizzando un modello agli elementi finiti. La struttura è quindi soggetta a forze verticali agenti direttamente sull’ossatura portante ed agli effetti del sisma valutati mediante un’analisi dinamica modale con spettro di risposta assegnato. Dall’analisi dinamica si evince che i primi tre modi di vibrare sono caratterizzati da periodi pari rispettivamente a 0.35s, 0.32s e 0.29s. Dal punto di vista del comportamento globale la struttura si presenta come “struttura a telaio” in c.a., viene considerata come non regolare (KR = 0.8) e viene progettata in bassa duttilità (KD = 0.7), ottenendosi un fattore
Assonometria solida del modello strutturale
Carpenteria del primo impalcato
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di struttura pari a q = 2.77. La progettazione degli elementi strutturali è stata ispirata al criterio generale della gerarchia delle resistenze, in modo da ottenere un comportamento globale dissipativo; particolarmente curati sono i dettagli costruttivi (ad esempio, le staffe di contenimento all’estremità di travi e pilastri e nei nodi) in modo da realizzare una adeguata duttilità locale delle membrature principali. Il calcolo e la verifica di sicurezza delle strutture portanti in elevazione e fondazione nei confronti delle azioni gravitazionali e di quelle sismiche è stato effettuato secondo il metodo semiprobabilistico agli stati limite. Qualche considerazione finale meritano le fasi esecutive delle strutture dell’edificio. Durante l’esecuzione dei lavori strutturali da parte dell’impresa aggiudicataria dell’appalto del 2006, il controllo di accettazione del calcestruzzo in opera, eseguito dalla Direzione dei Lavori ai sensi delle vigenti normative, è risultato non positivo. Si è resa, quindi, necessaria l’esecuzione di una verifica teorico-sperimentale di sicurezza delle strutture già realizzate (fondazioni e pilastri del primo livello), sia allo scopo di definire la resistenza effettiva del calcestruzzo in opera, sia per valutare la sicurezza strutturale in presenza di elementi portanti eventualmente realizzati con un calcestruzzo di resistenza caratteristica inferiore a quella prevista in progetto. L’attività di accertamento delle caratteristiche meccaniche dei
materiali in opera (prelievo di carote in situ e successive prove di rottura a compressione in laboratorio, prove ultrasoniche condotte in situ) e la verifica di sicurezza delle strutture, tenendo conto di un calcestruzzo di resistenza caratteristica diversa da quella prevista in progetto, ha evidenziato che la minore resistenza del calcestruzzo realizzato in opera comportava una non accettabile riduzione generalizzata del fattore di sicurezza a sforzo normale, pressoflessione e taglio dei pilastri rispetto ai valori previsti in progetto. Ciò ha portato alla decisione di rescindere il contratto con l’impresa appaltatrice ed affidare la prosecuzione dei lavori, in seguito a nuova gara d’appalto, ad altra impresa, procedendo preliminarmente alla demolizione e ricostruzione di tutti i pilastri del primo livello, caratterizzati da resistenza del calcestruzzo non conforme ai requisiti di progetto. In tal modo sono stati ripristinati i livelli di sicurezza strutturale previsti in sede di progetto. In definitiva, le scelte progettuali effettuate fin dall’inizio e la grande attenzione mostrata dalla direzione dei lavori durante il lungo iter esecutivo hanno consentito la realizzazione di una struttura coerente con i criteri della moderna ingegneria strutturale antisismica e delle norme tecniche ad essa ispirate.
L’edificio sostenibile Antonio Ressa Architetto, co-progettista
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Energia, Efficienza, Economia, Ecologia: sono queste le parole chiave dell’intervento per promuovere il risparmio energetico e la riduzione dei consumi. Attraverso l’applicazione di questi principi il progetto ha prefigurato la costruzione di un edificio sostenibile, in grado di limitare gli impatti sull’ambiente e, a bassissimo consumo energetico. Gli elementi determinanti per raggiungere questo ambizioso obiettivo sono stati la forma, l’orientamento e le caratteristiche dell’involucro, l’autosufficienza energetica dell’edificio attraverso la riduzione dei consumi di energia primaria, la produzione di energia fotovoltaica e termica (solare termico). Il posizionamento delle aule a sud, il sistema di ventilazione naturale, il controllo solare con arretramento delle superfici vetrate e con balconi frangisole in grigliato, l’illuminazione naturale del II livello con un ampio lucernario: sono questi i principi bioclimatici che hanno dettato regole e vincoli a cui il progetto si è attenuto per garantire un’elevata qualità ambientale, tentando di riportare questi fattori in condizioni più favorevoli anche quando l’orientamento non era ottimale. La costruzione di un nuovo edificio, soprattutto se destinato a scuola dell’infanzia, i cui utenti sono i bambini, non può prescindere dalla sostenibilità dei materiali impiegati. Pertanto, dalle fondazioni alle coperture, senza trascurare gli arredi, sono stati scelti ed impiegati materiali ecologici (anche nel ciclo produttivo), provenienti da risorse rinnovabili e/o riciclabili, con caratteristiche e/o processi tali da pregiudicare al minimo il consumo di materie prime non rinnovabili e l’emissione di gas climalteranti in atmosfera. Per garantire una corretta aerazione del piano terra, è stato realizzato un vespaio aerato con casseri modulari a perdere in calotte di polipropilene riciclato, ottenendosi in tal modo la formazione di un vuoto sanitario aerato, la drastica riduzione dei ponti termici che causano la formazione di condensa, l’espulsione del gas radon di risalita attraverso i condotti di aerazione sulle pareti perimetrali. Grossa attenzione è stata riposta alla coibentazione dell’involucro: le pareti perimetrali sono coibentate con pannelli in fibra di legno (10 cm), così come la copertura curva, per la quale è stato realizzato un tetto ventilato con rivestimento in lamiera
di alluminio a doppia aggraffatura. I serramenti, in alluminio a taglio termico montano vetrate termo-isolanti con vetro-camera stratificato di sicurezza riempito con argon. Il riscaldamento dell’edificio avviene con sistema di riscaldamento a pannelli radianti (riscaldamento a pavimento): è una tecnologia che permette ottimi risultati dal punto di vista energetico, potendo funzionare con temperature relativamente basse: viene alimentato da una caldaia a condensazione integrata con l’impianto solare termico posto in copertura. L’impianto a pavimento funziona principalmente con uno scambio termico per irraggiamento, e non per convezione e, quindi, ha come maggiore vantaggio quello della ridottissima dispersione termica, e un riscaldamento costante su tutta la superficie dell’ambiente riscaldato. Il funzionamento avviene mediante una serpentina di tubi in cui scorre acqua a bassa temperatura, circa 37 °C (i radiatori normali hanno una temperatura di 70-80 °C). Le acque piovane delle coperture (sia quelle piane che quella curva) vengono raccolte e canalizzate in una cisterna interrata e, successivamente, riciclate per l’irrigazione del prato e delle aree a verde, attraverso l’impianto d’irrigazione automatica. Per ridurre i costi di energia elettrica generati dall’illuminazione, ed ottimizzare l’illuminamento negli ambienti interni, l’impresa esecutrice ha proposto, nell’ambito dell’offerta migliorativa in sede di gara, l’installazione di un sensore luminoso in ogni ambiente. Viene così dimmerata la quantità di luce emessa dagli apparecchi illuminotecnici, regolandola sul grado d’illuminamento pre-impostato per la specifica destinazione d’uso (300 lux per le aule e spazi comuni: attività ordinate e libere). Al variare della luminosità esterna viene regolato automaticamente il flusso luminoso degli apparecchi, evitando sprechi e, soprattutto, mantenendo costante l’illuminamento dell’ambiente. L’elemento più innovativo dell’edificio è indubbiamente rappresentato dal sistema di ventilazione naturale, attraverso il quale gli ambienti interni dell’edificio si adattano autonomamente e automaticamente al variare delle condizioni ambientali esterne. Attraverso un sistema di sonde, ubicate all’interno ed all’esterno della costruzione, viene rilevata la temperatura e l’ossigeno nelle aule e negli spazi comuni, l’irraggiamento solare
Schema dell’impianto domotico realizzato
sulla facciata, l’umidità nei bagni e nella cucina, ecc. Queste informazioni vengono trasmesse ad una centralina che, dopo averli confrontati con i parametri preimpostati, provvede a gestire in maniera autonoma le regolazioni che permettono di conseguire risultati significativi nell’ambito dell’efficienza energetica, e di migliorare ulteriormente la qualità ambientale indoor. Nello specifico il sistema opera con queste modalità: in ciascuna aula (sezione) sono posizionate due sonde ambiente: una che misura la temperatura ed una seconda che rileva la percentuale di ossigeno. Quando la centralina rileva una temperatura superiore ai 21 °C, spegne automaticamente l’impianto di riscaldamento (a pavimento); analogamente, quando viene rilevata nell’ambiente una quantità di ossigeno inferiore al 19%, la centralina dispone l’apertura dei vasistas nei serramenti esterni, favorendo il riequilibrio della composizione dell’aria. Altre sonde ambiente, posizionate nei bagni e in cucina, rilevano l’umidità: quando tale valore supera il 70%, attraverso la centralina di controllo vengono attivati i motori per l’apertura delle finestre alte (vasistas), riportando in tal modo l’umidità nei valori normali. Altre sonde esterne, invece, monitorano l’irraggiamento
solare sulla facciata più soleggiata (orientata a sud) e la velocità del vento: superato il valore nominale di radiazione solare (preimpostato in base al mese), dalla centralina vengono aperte le tende motorizzate, filtranti, poste all’esterno del serramento. Quest’ultime, si abbassano fino a 10 cm dal pavimento, ed evitano il surriscaldamento delle aule senza ridurne la luminosità all’interno. In presenza di vento con velocità superiore a 1 Km/h, l’anemometro rileva il fattore climatico, e viene automaticamente disposto l’avvolgimento delle tende, evitandone il danneggiamento. Il sistema di controllo centralizzato appena esposto, un BMS (Building Automation System) semplificato, in quanto gestito localmente, permette il conseguimento dei seguenti vantaggi: – ottimizzazione del funzionamento dell’impianto termico, garantendo l’ottenimento dei valori di temperatura interna richiesta nelle ore in cui gli ambienti vengono utilizzati; – maggiore flessibilità di gestione anche in assenza di personale di controllo; – maggior comfort ambientale interno; – contenimento del fabbisogno energetico e riduzione dei costi di gestione e manutenzione; – migliore qualità dell’aria negli ambienti (indoor): ridotto contagio di virus, minore sonnolenza e perdita di concentrazione. Per la sicurezza dei piccoli utenti, gli spazi esterni sono tutti opportunamente delimitati da recinzione metallica, impedendo l’accesso ad essi da parte di estranei. Al fine di innalzare ulteriormente il livello di sicurezza dell’edificio, è stato installato un impianto di videosorveglianza connesso ad un video registratore digitale (le riprese vengono automaticamente cancellate dopo una settimana, nel rispetto della privacy), così da prevenire eventuali furti, o atti vandalici, durante l’orario di chiusura della scuola. Il sistema è gestibile in remoto attraverso qualsiasi dispositivo. Gli spazi interni, invece, sono tutti protetti da impianto d’allarme con sistema di sensori a tripla tecnologia posizionati in corrispondenza degli accessi e dei serramenti.
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Il progetto per la casa dei bambini Federico Verderosa Architetto, co-progettista
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“Il bambino è insieme una speranza e una promessa per l’umanità” [Maria Montessori]. L’architettura, lo spazio e la sua forma sono un fondamentale momento formativo e indicativo nella crescita dell’uomo. L’ambiente in cui cresciamo è un elemento decisivo per la qualità della nostra vita sociale e per una crescita equilibrata del nostro senso civico. La scuola è la “casa dei bambini”, è il luogo che ospita abitanti certamente preziosi, sensibili, delicati, ricettivi; è il luogo delle relazioni, le prime relazioni a cui molte altre seguiranno; è luogo di sollecitazione delle capacità cognitive ed espressive del bambino. La scuola è la prima istituzione pubblica con la quale ci confrontiamo, il primo spazio dopo la casa, nel quale cresciamo. La scuola è un edificio pubblico. Nei comuni piccoli e medi la scuola è spesso il più pubblico degli edifici. Un luogo di riferimento per i cittadini che deve avere un’identità e una riconoscibilità forte che solo l’architettura può dare. La scuola è il luogo specifico dell’avvio di una idea di comunità e, dunque, del valore di “appartenere”. La scuola è un edificio che permane nel tempo. La sua progettazione non può essere né seriale né casuale. Quanto più sarà frutto di un pensiero sia pedagogico che architettonico originale, contestualizzato e preciso, tanto più resisterà nel tempo e la sua flessibilità permetterà di piegarsi alle naturali trasformazioni della società. La centralità dell’immagine dell’edificio scolastico per la collettività ne fa un dispositivo deputato alla riqualificazione e alla rigenerazione del luogo in cui si colloca. I segnali di attenzione da parte delle amministrazioni pubbliche alla possibilità di individuare nelle scuole le migliori occasioni per realizzare progetti dimostrativi di architettura sostenibile sono incoraggianti. La scuola di Pontecagnano Faiano vuole essere di impulso per praticare un’architettura di rigenerazione, un termine che sta a significare la forte interazione tra amministratori, comunità locali e imprese private. Il progetto si è posto due obiettivi fondamentali: uno stretto dialogo tra architettura e pedagogia per realizzare un ambiente ricco di stimoli e di supporto ai processi cognitivi e di crescita
dei bambini da tre a sei anni, e una progettazione attenta alla relazione con il contesto climatico, alla salubrità dell’ambiente e alle prestazioni energetiche. La scuola è vista come uno spazio unico integrato in cui i microambienti finalizzati ad attività diversificate hanno la stessa dignità e presentano caratteri di abitabilità e flessibilità in grado di accogliere in ogni momento persone e attività della scuola offrendo caratteristiche di funzionalità, comfort e benessere. La sequenzialità di momenti didattici diversi che richiedono setting e configurazioni diverse alunni/docente o alunni/alunni sta alla base di una diversa idea di edificio scolastico, che è in grado di garantire l’integrazione, la complementarietà e l’interoperabilità dei suoi spazi. Lo spazio didattico non è confinato nell’edificio, ma si apre all’esterno in un sistema di spazi verdi e aule all’aperto. Il gioco è visto non come attività opzionale, estranea al mondo della scuola, ma come strumento essenziale per lo sviluppo di capacità fisiche, emozionali, sociali e cognitive, che offre la possibilità ai bambini di sviluppare le loro capacità di apprendimento e di mettere in pratica ciò che viene loro impartito nell’aula. Il progetto nasce quindi con l’intento di realizzare e attrezzare in modo adeguato, sicuro e formativo i luoghi di vita scolastica dei bambini: parla il linguaggio semplice e immediato dei segni e si focalizza sulle capacità immaginative di cui sono dotati i più piccoli. Ogni spazio sia interno che esterno è stato pensato per creare accoglienza, stimolare curiosità, sviluppare creatività, per conoscere attraverso esperienze significative e per favorire la socializzazione e la cooperazione. L’atrio, per esempio, è stato pensato come il luogo simbolico d’incontro tra la scuola e la società, un punto di scambio che oltre alla sua funzione di accesso e di filtro comunica all’esterno la sua identità, i suoi programmi ed il suo rapporto con la realtà sociale. Così come lo spazio esterno, che costituisce parte integrante della scuola, configurato con orti didattici, gradonate, portici, prati, piantumazioni, selciati. La scuola in questo modo diventa uno spazio “privilegiato” di incontro tra bambini, bambini e adulti, per affrontare e superare le sfide della multiculturalità e della diversità. Sono stati quindi realizzati contesti accoglienti per il gioco in grado di predisporre
Render del progetto originario (2005). Vista da via degli Appennini
tempi, spazi, arredi materiali e giocattoli che si “lasciano giocare”, che si lasciano agire, trasformare nel gioco; oggetti disponibili ad accogliere le azioni, i pensieri, i desideri dei bambini e capaci di suggerire possibilità, suggestioni, emozioni. Il filo conduttore di questo progetto è stato l’ideazione di ambienti in grado di favorire il “buon gioco”. Nella scuola, quindi, gli arredi, fissi e mobili, duri e morbidi, e l’illuminazione, rivestono un ruolo di fondamentale importanza. Vista infatti l’attenzione posta all’uso dei materiali, dei colori e delle luci come elementi integranti delle attività di gioco e apprendimento, è stato altrettanto necessario operare un’attenta scelta dell’arredamento. La linea di arredi scelta è andata in questa direzione: sono stati banditi anonimato e banalità per privilegiare elementi fortemente caratterizzati dal punto di vista formale, materiale e cromatico. Forme della quotidianità sono state decontestualizzate attraverso un mutamento di scala producendo uno stimolo che amplifica ed arricchisce le percezioni del bambino. Morbidezza e calore sono stati privilegiati come sensazioni tattili. Colori delicati ed armonicamente associati costituiscono la palette visiva presente. La ricchezza del paesaggio materico così creato fornisce un
valido supporto ai bambini nell’avventura della conoscenza e della costruzione della propria identità. Altro importante principio seguito nella progettazione è stato quello della “polivalenza”, intesa come attitudine di un ambiente o di un arredo a consentire con la stessa efficacia lo svolgimento di diverse attività senza perdere la propria identità. Assumere il cambiamento, l’evoluzione come paradigmi progettuali ha significato garantire la versatilità d’uso degli ambienti, cioè la possibilità di garantire modifiche nell’arco della giornata, attraverso spostamenti e riconfigurazioni degli arredi. Lo spazio è vissuto dai bambini in maniera ambivalente: è guscio protettivo e terreno di conquista. Questa ambivalenza assume connotazioni diverse anche in rapporto alla loro età: i bambini più piccoli hanno maggior bisogno di riconoscersi nel proprio territorio, di avere punti di riferimento ben precisi; per quelli più grandi il carattere di indeterminatezza e variabilità degli ambienti può invece rivelarsi gradevole e stimolare la loro immaginazione. Parti integranti dell’architettura e promotori di un certo modo di abitare, gli arredi rientrano in una narrazione che comunica benessere ed emozioni, caratterizzano gli spazi della vita di ogni giorno con contrasti inaspettati e rassicuranti armonie. L’impiego creativo dei processi artigianali, l’utilizzo di materie prime di assoluto pregio e le scrupolose lavorazioni eseguite da maestranze locali hanno permesso di ottenere collezioni di alta qualità e 100% Made in Italy. L’identificazione di una possibile percezione d’insieme e interagente è stato il motivo portante che ha caratterizzato anche lo studio dell’illuminazione degli spazi interni. Un tema d’insiemi che si è prefisso di unire aree con forme e funzioni diverse tra loro nell’ottica di esprimere un compito di accomunamento. I corpi illuminanti sono disegni regolari che accompagnano, assecondandole, le destinazioni d’uso degli ambienti e lasciano agli spazi e alle attività in essi svolte il primato funzionale.
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Abc, alfabeti e abecedari
Abecedario pittografico. Studio per le vetrofanie (2018)
Deborah Napolitano Architetto, artista consulente dell’impresa appaltatrice
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I bambini, ancor meglio se piccoli, sono sorprendenti e stimolanti. Sorprendono per la loro capacità di comprendere e stimolanti perché è nostro compito riuscire a trovare il giusto tramite per trasferire loro le informazioni. Concetti complessi possono essere facilmente spiegati purché veicolati da immagini semplici. Anzi, spiegare diventa inutile o ridondante quando i concetti possono essere trasmessi attraverso una sorta di imprinting visivo. La responsabilità di elaborare un alfabeto primario visivo può esserci risparmiata se attingiamo a quanto prima di oggi è stato teorizzato nella “scuola” di arti visive per eccellenza che fu il Bauhaus, casa di costruzione o scuola del costruire. E cosa è la scuola, se non il luogo dove si costruiscono le Persone? A scuola si impara come prima cosa l’alfabeto, ebbene, l’intero apparato decorativo pensato per questa scuola altro non è che un ABC formale composto da forme primarie (quadrato, cerchio, triangolo) e colori primari puri (rosso, verde, blu e giallo). Ho voluto che i bambini, vivendo il loro quotidiano in questi spazi, acquisissero un “Codice visivo basilare” che nell’esperienza dell’adulto è frutto di sintesi e di astrazione ma che per un bambino può essere la forma più semplice di espressione, un linguaggio primordiale valido in ogni tempo ed in ogni luogo. In questo caso la “decorazione” ha assunto uno scopo didattico e funzionale. Il concept è basato su forme geometriche elementari (quadrato, cerchio, triangolo) con colori che attuano un accordo con le tonalità della pavimentazione preesistente. Le sagome in acciaio colorato distribuite in modo da alleggerirsi man mano che salgono, decrescendo proporzionalmente, sulle pareti, diventano di volta in volta bacheca, libreria, specchio, lavagna, porta magneti, diventano cioè “funzione”. Un oggetto strutturato in modo da assolvere al suo compito, senza essere ridondante, senza sovra pensieri estetici, senza sovrastrutture, sicuramente corrisponderà ad un concetto di equilibrio e ponderatezza che ne garantirà il valore estetico. Rispetta cioè quel principio di “estetica funzionale“ che ci fa
ammirare e trovare belle le “macchine da lavoro“. E sostanzialmente è una macchina il grande mobile che pende dal lucernario del piano superiore. La prima cosa che ha catturato l’attenzione e stimolato il pensiero è stata la sensazione di sfondamento dello spazio e luminosità fornita dal lucernario. Quando si parla di scultura ma si guarda verso l’alto è difficile non pensare all’arte cinetica di Calder, quando si parla di “regole ed equilibrio” in binomio con “leggerezza e movimento” è difficile non disegnare un mobile. Le forme geometriche quindi salgono in alto fino a staccarsi dalle pareti e conquistare lo spazio del lucernario danzando dolcemente mosse dalla brezza. Un secondo mobile chandelier e l’albero della vita, posto all’esterno, completano il gruppo di sculture cinetiche. In questo viaggio a ritroso in cerca di un elemento minimo da utilizzare come “massimo comune denominatore” per attuare la sintesi tra un adulto che “parla ad un bambino“ ed un adulto che “pensa come un bambino“ è necessario introdurre l’“Io” e
Appendiabiti su ruote e casette gioco. Studio preliminare (2018)
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collocarlo nello spazio in interazione e relazione con lo spazio e le forme che lo abitano. Se la realtà è ridotta a regola attraverso le forme base, così l’io è ridotto ad idea attraverso la linea. La figura si astrae in linea, il corpo diventa segno, il disegno diventa grafica, l’astrazione diventa pittogramma. Quando un segno diventa universale, ossia leggibile ovunque e da chiunque, allora è “base” e “regola”. Non è un caso che l’omino disegnato dei bambini e la stilizzazione grafica della figura umana, assumano un segno pressoché coincidente. Ed ecco che, sulle pareti, spunta un “Io” che gioca, usa, lotta, interagisce con le forme, si relaziona “al cerchio e al quadrato” e mette il bimbo al centro di quel mondo a due dimensioni. Il pittogramma quindi inteso come riduzione grafica delle figure reali è utilizzato come e-semplificazione e associato all’alfabeto compone “l’Abecedario pittografico” ideato per la scuola di Faiano, utilizzato anche per le vetrofanie che ornano le vetrate. Ancora in risposta ad una funzione, sono stati disegnati gli elementi d’arredo che occupano le due navate su cui affacciano le aule. Il modulo appendiabiti su rotelle risponde a due esigenze; la prima è quella di fungere da guardaroba per ogni aula – è fornito infatti di un colore e di lettere in modo che ogni bambino possa riconoscere il suo posto – l’altra è quella di setto o filtro che possa suddividere il grande spazio della navata che è destinato a varie funzioni e deve quindi poter essere trasformato.
I moduli guardaroba sono delle cornici in multistrato di betulla sbiancata pannellate da un fondo su cui si alternano fori e pomelli circolari in faggio sbiancato. Nella parte superiore una mensola a giorno funge da porta oggetti e lascia intravedere lo spazio retrostante così come fanno i fori sul pannello. La composizione volumetrica delle forme geometriche che decorano i muri invece dà vita alle casette gioco. Sono anche loro una “idea“ più che una figura. Volumi composti da semplici geometrie, aperti da semplici geometrie e avvolti da un unico colore. Le casette colorate sono in multistrato di betulla, verniciato con colori all’acqua, ecologici così come i moduli appendiabiti. La scelta dell’intera car tella dei colori utilizzata per tutte le realizzazioni è nata dalla volontà di accordarsi alle tinte della pavimentazione. Quindi, dall’iniziale volontà teorica di utilizzare i colori primari puri, si è passati a colori da questi derivati in tinte più tenui che si collocano di fatto tra la colorazione del pavimento e quella molto leggera degli arredi (tavoli e sedie). Per le aree gioco esterne, dove è stata utilizzata una pavimentazione in morbida gomma antiurto, si è scelta, ancora una volta, una soluzione grafica in cui strisce di colore attuano una mediazione nel passaggio dal verde sintetico della gomma al verde naturale del prato. Due grandi e sinuosi animali di legno (lombrico e lumaca) fungono da seduta e da scivolo per i bambini durante i momenti di apprendimento e gioco all’aperto.
Prestazione energetica dell’edificio
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Dati geografici e ambientali Comune di Pontecagnano Faiano (SA) Faiano, via degli Appennini Altitudine 150 m s.l.m. Latitudine 40°39’48.73”N Longitudine 14°53’59.60”E Catasto fg 2 p. lle 375, 803, 804 Classificazione d.P.R. 412/93 “E7” Zona climatica “C” Gradi giorno 1011 Giorni di riscaldamento 137 Dati edilizi Anno di ultimazione dei lavori 2018 Volume lordo riscaldato 4.012 m3 Superficie disperdente 1.966 m2 Rapporto S/V 0,49 Superficie utile riscaldata 1.156 m2
Stima dei consumi annui di energia Energia elettrica da rete 128,71 kWh Gas naturale 2880,21 m3 Solare fotovoltaico 13289,73 kWh Solare termico 904,36 kWh Prestazione energetica annua degli impianti Indice della prestazione energetica rinnovabile EPgl,ren = 12,32 kWh/m2 Emissioni di CO2 = 4,99 Kg/m2 Energia primaria totale EPgl tot = 37,25 kWh/m2 Energia esportata (elettrica) 12076,06 kWhe Consumi energetici annui per tipo di impianto Riscaldamento Energia primaria non rinnovabile 24,59 kWh/m2 Energia primaria rinnovabile 0,00 kWh/m2 Energia primaria totale 24,59 kWh/m2
Servizi energetici presenti Climatizzazione invernale Produzione di acqua calda sanitaria Illuminazione
Acqua calda sanitaria Energia primaria non rinnovabile 0,12 kWh/m2 Energia primaria rinnovabile 1,06 kWh/m2 Energia primaria totale 1,18 kWh/m2
Prestazione energetica globale Classe energetica “A4”, edificio a energia quasi zero Indice della prestazione energetica non rinnovabile EPgl,nren = 24,92 kWh/m2 anno
Illuminazione Energia primaria non rinnovabile 0,21 kWh/m2 Energia primaria rinnovabile 11,26 kWh/m2 Energia primaria totale 11,48 kWh/m2
Tipologia e valori delle stratigrafie edilizie
Tipologia degli impianti realizzati
S.1 Solaio su vespaio areato Massetto in cls armato, massetto isolante con argilla espansa, pannello in polistirene per impianto radiante, massetto termoconducente, massetto di sabbia e cemento, pavimento in gres. Trasmittanza U = 0,261 W/m2K Indice fonoisolante Rw = 57,71dB
– Impianto di riscaldamento e produzione di acqua calda sanitaria con n. 2 caldaie a condensazione.
S.2 Solaio di interpiano Intonaco, solaio in latero-cemento, massetto isolante con argilla espansa, pannello in polistirene per impianto radiante, massetto termo-conducente, massetto di sabbia e cemento, pavimento in gres. Trasmittanza U = 0,324 W/m2K Indice fonoisolante Rw= 58,92 dB S.3 Copertura in legno lamellare Tavolato di abete sp. 4 cm, barriera al vapore, pannello semirigido di lana di roccia sp. (4+4+8) 16 cm, manto impermeabile traspirante, intercapedine d’aria sp. 4 cm, tavolato di abete sp. 2,5 cm, lamiera in alluminio, Trasmittanza U = 0,177 W/m2K Sfasamento 12 h Indice fonoisolante Rw = 33,16 dB S.4 Parete esterna Intonaco interno, blocco in laterizio alveolato sp. 12 cm, intercapedine d’aria sp. 4 cm, blocco in laterizio alveolato sp. 25 cm, pannello in fibra di legno sp. 10 cm, intonaco con rete in fibra di vetro e intonachino colorato, con isolamento in fibra di legno sp. 8 cm Trasmittanza U = 0,264 W/m2K Sfasamento 18 h Indice fonoisolante Rw = 55,08 dB Infissi in alluminio a taglio termico con vetrocamera stratificato 33.l/14 argon/33.1 Trasmittanza U = 1.2 W/m2K
– Impianto di riscaldamento a pavimento con distribuzione a bassa temperatura. – Impianto di recupero acque meteoriche e riutilizzo per usi irrigui. – Ventilazione naturale con sistema di controllo umidità. – Sistemi per la riduzione del consumo di acqua potabile (frangigetto, riduttori di flusso). – Impianto fotovoltaico per la produzione di energia elettrica. – Collettori solari per la produzione di acqua calda sanitaria.
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Disegni e immagini di cantiere
Galleria centrale per attivitĂ libere. Render (2005)
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Pontecagnano Faiano (SA), localitĂ Faiano. Inquadramento su base aerofotogrammetrica
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Carpenteria della copertura lignea
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Scale esterne, lato ovest. Particolari costruttivi
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Porticato d’ingresso. Pianta, prospetto e particolari costruttivi
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Fondazioni. Particolari costruttivi
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Solai. Particolari costruttivi
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Murature perimetrali e copertura in legno lamellare. Particolari costruttivi
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Polo scolastico, aule speciali e laboratori (secondo lotto). Render (2005)
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L’area all’inizio del cantiere (2006) La demolizione dei pilastri difettati (2011)
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Il montaggio della copertura in legno lamellare (2012)
Il solaio del primo impalcato durante la fase di armatura (2011)
Posa della pavimentazione in gomma colata anti-trauma (2018)
Montaggio del tavolato di copertura (2012)
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Disegni e immagini del realizzato
Modello distributivo della scuola realizzata. Studio topologico
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Il Polo scolastico di Faiano. Planimetria generale
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Legenda 1. Scuola dell’infanzia 2. Scuole elementari e medie, progetto di adeguamento (Miur 2018) 3. Nuove aule speciali, progetto esecutivo (Regione Campania 2017) 4. Auditorium, progetto esecutivo di adeguamento (2015) 5. Nuova viabilità e parcheggi, progetto esecutivo (2010) 6. Nuove aree verdi e gioco, progetto esecutivo (2011) 7. Nuovi porticati di ingresso e campo giochi, in fase di appalto
Scuola dell’infanzia di Faiano. Planimetria generale
Legenda 1. Porticato d’ingresso 2. Scale esterne e porticato del piano primo 3. Scale interne 4. Ascensore 5. Piano tipo con 3 sezioni 6. Aule all’aperto 7. Orto didattico 8. Accesso carrabile alla cucina 9. Scale di sicurezza 10. Gradonata di relazione con le scuole elementari e medie Superfici pavimentate della scuola: 1.076 m2 Superfici esterne attrezzate: 3.700 m2
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Pianta del primo livello
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Legenda 1. Ingresso del primo livello / filtro termico 2. Aula / attività ordinate (sud) 3. Galleria centrale / attività libere (ovest-est) 4. Servizi igienici / attività pratiche (nord) 5. Sala insegnanti / nucleo assistenza 6. Ascensore 7. Scale interne 8. Uscita supplementare di sicurezza 9. Proiezione del lucernario / ventilazione naturale 10. Aule all’aperto
Sezione trasversale, sud-nord
Legenda
Sezione longitudinale, ovest-est
1. Aule all’aperto 2. Aule / attività ordinate (sud) 3. Galleria centrale / attività libere 4. Servizi igienici / attività pratiche (nord) 5. Viabilità di servizio 6. Passerella pedonale 7. Lucernario / illuminazione e ventilazione naturale
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Piano del colore con corrispondenza tra attivitĂ ordinate e attivitĂ pratiche. Pianta per la posa delle pavimentazioni in gres colorato (2011)
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Sostenibilità ambientale dell’edificio. Rendicontazione dei risultati conseguiti (2018)
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Vista dal lato ovest. Render di studio (2005)
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Vista dal lato ovest. La scuola realizzata (2018)
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L’albero della vita ripreso nel giorno dell’inaugurazione
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La cerimonia di inaugurazione del 27 aprile 2018
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Vista da via degli Appennini con il porticato d’ingresso del piano terra Vista dal lato est con il porticato d’ingresso al primo livello
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Vista dal lato ovest
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Vista da via degli Appennini, lato sud
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Un’aula all’aperto
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Il porticato e le gradonate per gli spettacoli all’aperto. Visti dall’adiacente complesso delle scuole elementari e medie
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Dettaglio del portico d’ingresso e della copertura aggettante
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Lato est. L’ingresso e la pedana per gli spettacoli all’aperto
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Lato ovest. Gli spazi mensa visti dall’orto didattico
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ContinuitĂ materica: il legno di larice sbiancato utilizzato per le superfici di copertura. Intradosso del porticato, piano terra
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Intradosso della copertura in legno lamellare
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Le scale di collegamento tra i due livelli. Vista interna
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Il porticato d’ingresso al primo livello. Dettaglio
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L’ingresso alle tre sezioni del piano primo. Dettaglio con l’incasso del led lineare
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Uno degli oblò tra le aule. Dettaglio del fissaggio del cristallo di sicurezza
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L’omino e i triangoli. Dettaglio di una delle pareti decorate con sagome in acciaio verniciato
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Albero della vita. Dettaglio della scultura cinetica
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La targa in ceramica con lo stemma comunale
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Inaugurazione del 27 aprile 2018. La bambina e la lumaca
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Giochi lignei nelle aule all’aperto. Particolare della lumaca
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Arredi in legno, tavoli e sedie. Dettaglio delle bordature antinfortunio e dei piedi tronco-conici
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Armadiature porta-oggetti (aule). Dettaglio con l’abbinamento dei colori tra ante e schienale
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Appendiabiti e casette colorate (spazio centrale). Produzione locale in multistrato di betulla
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La galleria centrale del piano primo
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Dettaglio del “mobile chandelier�
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Applicazioni del piano del colore. Il cancello e l’albero cinetico.
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I porticati d’ingresso ai due livelli. Sistemi illuminotecnici a basso consumo energetico
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Dettaglio del cancello e della scritta in ferro battuto. Sulla destra, il complesso delle scuole elementari e medie
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La gradonata di raccordo tra la scuola dell’infanzia e il complesso delle scuole elementari e medie
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Vista aerea del complesso
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L’aula del primo livello, angolo sud-ovest. Vista degli apparecchi illuminotecnici dimmerati da sensori domotici
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Una delle vetrofanie applicate sui vetri degli infissi. Le figure dell’abecedario diventano segnali antinfortunio
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Oblò tra le aule e specchi. Sicurezza introspettiva
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Piano del colore. ContinuitĂ tra esterno e interni
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Finito di stampare nel maggio 2018 per conto di De Angelis Art
Prestampa De Angelis Stampa Grafica Letizia Allestimento Legatoria Pompeana