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3 aprile 2009
veritàegiustizia La newsletter di liberainformazione
I
L’editoriale di Roberto Morrione
l segno lasciato dalle “giornate della memoria e dell’impegno” è profondo, ma proprio per questo impone ora di capire bene quale sia la reale situazione del Paese, quali le difficoltà da superare per dare una risposta concreta alle indimenticabili manifestazioni a Casal di Principe e a Napoli. Abbiamo intanto la certezza che le decine e decine di migliaia di giovani accorsi da tutt’Italia continueranno idealmente a marciare, ciascuno sui suoi sentieri, dietro le proprie organizzazioni, nella scuola o nella vita civile, con la partecipazione alla quale sono stati chiamati dai nomi scolpiti nella memoria delle vittime delle mafie. Obiettivo di fondo è estendere questa responsabilità, facendola calare nei comportamenti di ciascuno, nei modelli di vita sociale, nel lavoro, nei rapporti con le istituzioni come con i propri concittadini, rispettando piccole e grandi regole, creando nei territori dal Sud al Nord un presidio dei diritti, spezzando le cortine di omer-
tà, di indifferenza, di individualismo, che su questi temi avvolgono ancora gran parte dell’opinione pubblica. Libera cerca di tracciare il percorso coniugandolo con le innumerevoli iniziative di tutti i settori di lavoro, moltiplicando la presenza organizzata, cercando di creare un’alternativa di cultura e di mentalità prima che di osservanza delle leggi. Occorre però la consapevolezza almeno degli ostacoli più gravi , che stanno crescendo ogni giorno. Innanzi tutto la vocazione inguaribilmente plebiscitaria e populista che anima il premier e che ha segnato la nascita del nuovo Popolo delle Libertà, con un reiterato richiamo alla necessità di un potere discrezionale, ciò che significa l’assedio alla Costituzione e alla divisione dei poteri che è alla base della democrazia parlamentare. E’ evidente che questo sradicherebbe quei diritti di eguaglianza, innanzi tutto di fronte alla legge, senza i quali sarebbe vano ogni tentativo di sconfiggere un sistema crimina-
L’intervista
Internazionale
Media
Articolo 3
Media e immigrati. Boldrini : “ La popolazione ha una percezione distorta”
SPAGNA Il Grande Gioco dei traffici di coca
Meno cultura,più mafie
“Giù le mani” dal Testo Unico sullavoro
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Sommario
di Santo Della Volpe
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L’editoriale le denso di complicità che ha proprio nel corretto funzionamento del Parlamento e del potere giudiziario gli avversari da battere. Difendere a ogni costo l’assetto della Costituzione significa dunque per la società civile e responsabile la sopravvivenza stessa della propria ragion d’essere. Non possiamo non notare del resto che nei tre giorni del congresso fondativo del partito voluto da Berlusconi, fra tanti generici proclami di riforme “prossime venture”, non è mai stata pronunciata la parola mafia. In questa sede non spetta a noi entrare nel merito di come e perché il governo stia trattando ( o meglio non trattando) la gravissima crisi economica e occupazionale, con i suoi infiniti risvolti di drammi umani, familiari e sociali, ma non possiamo sottacere alcune vistose contraddizioni che influiscono direttamente sul quadro dei movimenti antimafia. Innanzi tutto sul problema della sicurezza, che ha riempito di sé prima la vittoriosa campagna elettorale della destra e poi si è trasferito in una serie di atti di governo che hanno alla base quella che i sociologi chiamano “la creazione del nemico”, identificato non solo con l’immigrato cosiddetto “clandestino”, con un’orribile luogo comune che ispira di per sé ostilità e che andrebbe bandito dal vocabolario dei media, ma via via con i cosiddetti “diversi”, dai gay agli stranieri, con particolare preferenza per i rumeni. Dalla straripante cronaca nera sui delitti, mai peraltro trattata in modo ragionevole su
TG e giornali, si è passati alle vicende degli stupri, con l’assenza di ogni seria analisi statistica, ad esempio su quanto accade fra le italianissime mura domestiche e in generale nei confronti della donna, italiana o straniera che sia. E da questa creazione del nemico sono fioriti in modo esponenziale, mai però denunciato seriamente dai media, episodi dal forte sapore razzista e xenofobo, così da suscitare invano anche l’allarme dell’Europa. Dalla creazione di una rete di detenzione e di espulsione degli immigrati, dal sapore odioso mentre a centinaia e forse a migliaia muoiono annegati nel loro tragico viaggio verso Occidente, alla grottesca presenza di pochi sprovveduti militari nelle strade, alle ronde cittadine figlie di una subcultura padana, ma spesso fatte proprie anche da illuminate amministrazioni progressiste, è la propaganda, l’immagine, il falso valore del decisionismo che ha sostituito il ragionamento, il contesto, la scala naturale dei problemi. Paura e disinformazione sono andati a braccetto e il vero, durissimo nemico della democrazia e dello sviluppo, le mafie che riemergono ovunque nell’economia legale e continuano a restare fuori dall’agenda delle priorità nazionali.
avviene del resto per tante procure di prima linea soprattutto nelle regioni dominate dalle mafie, dove mancano i pubblici ministeri, dove giovani magistrati non vogliono più andare. In attesa peraltro di quella riforma della Giustizia e di quel disegno di legge sulle intercettazioni che minacciano di mettere definitivamente il bavaglio al contrasto preventivo contro il crimine, come alla libertà di stampa e al diritto dei cittadini di essere informati su vicende che coinvolgono il Paese e i loro diritti. Ed è ancora l’informazione che, in questa drammatica deriva civile, porta pesanti responsabilità, pur nella certezza di dover pagare presto prezzi pesanti. Ce lo ha ricordato Roberto Saviano, nel magistrale programma di Fazio su Rai 3, una lezione di giornalismo, oltrechè una testimonianza vera e dura che ha parlato alle coscienze prima ancora che alla ragione. Molti, ma certo meno di quanto quella serata avrebbe meritato, hanno rilevato che una televisione diversa è dunque possibile e che la Rai, nonostante la palude in cui è immersa dai condizionamenti politici e da una legge perversa, sarebbe in grado di garantire questa presa diretta sulla realtà. E’ anche questo un obiettivo concreto e possibile, nonostante tutto. Cerchiamo di non dimenticarcene..
Quanti brindisi devono avvenire nelle case e nei rifugi segreti dei clan e dei loro amici insospettabili e potenti, al vedere le forze di polizia umiliate, le loro auto ferme, le risorse necessarie alle investigazioni prosciugate, così come
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veritàegiustizia
Dai territori Emilia Romagna
Abruzzo Celano come Gomorra? Può sembrare una provocazione ma non lo è. Alle porte della ridente città castellana, da anni è attiva una discarica abusiva di oltre 25 ettari che farebbe impallidire anche un Gaetano Vassallo, il re degli imprenditori dello smaltimento illegale di rifiuti. La vasta area, quasi interamente intestata al comune di Celano, è situata a poche centinaia di metri dalla Tiburtina e a un paio di chilometri dal casello autostradale Aielli-Celano. Una superficie di 250mila metri quadrati, comodamente servita da quattro strade e addirittura da un’aviopista, dove da anni vengono costantemente smaltite, senza problemi, tonnellate di ogni tipo di rifiuto. I giornalisti del portale Site.it ci portano alla scoperta di questi affari illeciti, anche attraverso video amatoriali.
Sicilia
Giuseppe Grigoli, “re” dei supermercati e socio di Messina Denaro. Racconta di essere vittima della mafia, i mafiosi invece dicono che “era la stessa cosa”. È stato arrestato, con l’accusa di associazione mafiosa, a fine dicembre 2007, ad opera dei poliziotti della Squadra Mobile di Trapani che anche senza risorse ci stanno mettendo di saccoccia per non dare tregua ai mafiosi e ai loro complici in provincia di Trapani; successivamente Grigoli ha subito, stavolta ad opera degli agenti della Dia, direzione investigativa antimafia di Trapani, il sequestro dei suoi beni, patrimoni personali e societari per oltre 700 milioni di euro, comprese le quote del maxi centro commerciale «Belicittà» sorto in un baleno a ridosso di uno svincolo dell’autostrada A 29, nell’area commerciale di Castelvetrano. Negli stessi giorni nella vicina Partinico il giornalista di Telejato viene rinviato a giudizio per esercizio della professione. Il suo reato quello di informare su Cosa nostra e dintorni senza una regolare iscrizione all’albo.
Camorra a Parma. Per molti sembra ancora impossibile, assurdo, sconveniente. Eppure aldilà di timidi sentori a infrangere il tabù sono stati dati incontrovertibili: arresti, procedimenti giudiziari, relazioni delle distrettuali antimafia. La presenza dei casalesi, gli affari, il riciclaggio nella ricca Emilia è una realtà. Non per tutti però. Dopo la recente prima serata dedicata da Rai 3 a Roberto Saviano, qualcuno,nella città ducale, ha alzato gli scudi. Si, perché lo scrittore, durante la sua ricognizione sulla camorra non ha evitato di parlare di quelle zone, del centro nord, dove i casalesi fanno affari. Parma in testa. Suscitando alcune piccate risposte, come quella di Paolo Scarpis, prefetto di Parma. Negli stessi giorni nasce a Parma un coordinamento di Libera e il futuro referente Giuseppe La Pietra commenta – “Il dato più significativo è quello che ci arriva dalle persone che vogliono essere informate e hanno voglia di strumenti per poterlo fare. Indicativi anche gli incontri che due scuole ci hanno chiesto per dare ai ragazzi degli spunti per approcciare questa tematica.
L’ intervista Media e immigrati.
Boldrini :
“ La popolazione ha una percezione distorta”
Laura Boldrini di UNCHR parla del rapporto tra media e immigrati,denunciando una cattiva gestione del fenomeno. L’immagine che viene restituita alla popolazione è minacciosa, ma nessuno sa che il 75% delle persone che entrano via mare sono richiedenti asilo Ho appuntamento con la dottoressa Laura Boldrini a Largo di Torre Argentina, dove presso uno stand si procede alla raccolta firme per “Non Aver Paura”, un progetto volto a sensibilizzare l’opinione pubblica italiana al tema degli immigrati come risorsa e non come elemento di disturbo e di paura. Un incontro che è anche occasione per focalizzare sulle tematiche dei migranti essendo la Boldrini portavoce dell’Alto Commissariato Onu per i Rifugiati. Dottoressa Boldrini, il motivo questa iniziativa è da rintracciarsi nelle situazioni di paura e tensione che ultimamente sfociano in violenze verso gli immigrati? L’iniziativa nasce da un comitato promotore di ventisette organizzazioni e associazioni molto differenti tra di loro, associazioni religiose, laiche, organismi internazionali, sindacati e da una esigenza comune, quella di far passare un messaggio diverso sull’immigrazione che non necessariamente deve essere collegato alla criminalità come spesso si è fatto apparire in questi anni. Un messaggio che invece ne colga i caratteri di opportunità per uscire da un pregiudizio che condiziona in maniera pesante la percezione del fenomeno. Per la prima volta abbiamo deciso di unire tutti quanti le forze e di lanciare una campagna nazionale contro il razzismo, “Non aver paura”, per aprirsi agli altri e aprirsi
ai diritti. Pensa che la percezione del fenomeno flussi migratori percepiti dalla popolazione sia variata? Sicuramente su questo tema c’è da fare un ragionamento. Ritengo che negli ultimi dieci anni siano cambiate molte cose in questo paese; principalmente sono aumentati i numeri degli immigrati ma è cambiata anche da parte degli italiani la disponibilità a capire i bisogni e le situazioni che spingono queste persone ad arrivare fino in Italia. Molti sono impossibilitati a vivere in sicurezza in casa propria, sono richiedenti asilo e rifugiati: queste persona devono avere la opportunità di cercare e ottenere protezione in altri paesi.
testo mediatico, purtroppo, è sempre in accezione negativa, come un invasione. In verità il numero degli sbarchi rappresenta in minima parte gli “irregolari” in Italia, circa il 12%, il che chiarisce che non è il vero problema della cosiddetta immigrazione irregolare. Inoltre bisogna ricorda che la maggior parte delle persone che arrivano via mare, molto spesso richiede asilo. Le cifre dello scorso anno lo dimostrano, su 36 mila persone arrivate via mare una grossa parte ha fatto domanda di asilo, il 75 %. E il 50% di queste persone ha ottenuto dallo Stato una forma di protezione. Quindi non è vero che chi arriva via mare è una minaccia o comunque gente che rappresenta un pericolo, sono loro stessi persone in pericolo che cercano protezione. Ecco, i media, non hanno restituito agli italiani questa fotografia, hanno restituito agli italiani l’immagine minacciosa di persone che assediano le coste della Sicilia e di Lampedusa e questo non è corretto ed è gravissimo perché condiziona l’immaginario
I media hanno restituito agli italiani l’immagine minacciosa di persone che assediano le coste della Sicilia e di Lampedusa
La percezione così come veicolata dai mezzi di informazione, una costante minaccia per il paese, pensa sia distorta ? Quando si parla degli sbarchi in un con-
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dell’opinione pubblica italiana. Il trattato tra Italia e Libia per il pattugliamento delle coste, che entrerà in vigore dal 15 maggio, sembra affrontare il tema più da un punto di vista di ordine pubblico che da un punto di vista di diritto internazionale, non trova? Se la stampa non ha reso un servizio agli italiani in questi anni, descrivendo sempre il fenomeno migratorio come devianza e reato e mai nella sua complessità altrettanto ha fatto la politica che non si è mai spesa per far capire agli italiani il grande cambiamento della società che passava attraverso l’immigrazione. Si è limitata a incentrare i dibattiti pubblici e lo scambio di opinioni tra schieramenti, solo sul tema della sicurezza. E in questo c’è una responsabilità. Ora sembrerebbe che per avere consensi basta alzare i toni della voce contro gli immigrati, aumentare il livello di paura. Ma questo è un modo molto irresponsabile di gestire il fenomeno, che dovrebbe essere gestito super partes, con senso di responsabilità a prescindere da chi governa, con una visione a medio termine che porti l’Italia a poter vivere questo fenomeno non con la paura e l’ansia ma con l’intelligenza di chi sa coniugare le istanze altrui con i propri bisogni. Questo purtroppo, sino adesso, non è avvenuto; i governi che si sono avvicendati in Italia negli ultimi anni raramente hanno accolto gli aspetti più significativi di questo fenomeno, la globalizzazione, l’impoverimento di alcuni continenti, il fatto che la crisi economica oggi colpisce in primis il continente africano e quindi spingerà le persone ad andare via. Perché la crisi colpirà quei posti dove c’è già tensione sociale e la inasprirà; e questo di conseguenza creerà nuove fughe. Tutto questo non è stato colto prima dalla politica e continua a non essere colto oggi e le misure che vengono messe in atto sono quasi sempre riferite al contrasto all’immigrazione irregolare. Quando si comincerà a lavorare sull’integrazione e a destinarvi sufficienti fondi?
susseguono. Quando nei Balcani c’era un conflitto, abbiamo avuto nel ‘99, 33 mila arrivi sulle coste della Puglia e altrettante richieste d’asilo. Sono passati dieci anni e abbiamo avuto lo scorso anno 31 mila domande d’asilo. I numeri sono comunque quelli. Non c’è da stupirsi né da gridare all’emergenza. Perché se si va avanti con questa visione emergenziale si rischia di condizionare l’opinione pubblica e farla sentire sotto assedio e poi non si struttura mai una sorta di accoglienza, di gestione del fenomeno che oramai potrebbe anche essere prevedibili perché sono dieci anni che succede ogni volta la stessa cosa. Necessario allora cambiare i metodi di intervento e non strumentalizzare a scopi altri il fenomeno perché questo crea e creerà forti problemi a livello di convivenza civile e nessun paese può permettersi questo. A Caulonia, come in altre zone della Locride, il fenomeno migranti si sta affrontando in modo positivo, il sindaco addirittura ha ipotizzato il voto per gli immigrati che vivono nel suo paese, pensa che questo possa essere un esempio da seguire?
Quali le rotte principali oggidì delle migrazioni, e come i numeri dei migranti sono correlati a fattori geopolitici? Noi abbiamo visto che le rotte cambiano a seconda dei fattori geopolitici che si
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Caulonia e altre città hanno dato un forte segno di civiltà; si sono fatti carico di appelli disperati che arrivavano dal sindaco di Lampedusa, che chiedeva ad altri anche di suddividere l’onere degli arrivi. La regione Calabria ha fatto la prima legge regionale, in via di approvazione, per l’accoglienza degli immigrati e lo sviluppo locale. Coniugare due esigenze: dare fondi a quelle comunità locali che si impegnano ad accolgiere e integrare gli immigrati. A Riace abbiamo visto chiaramente un borgo che si stava spopolando dove arrivano i rifugiati, si riaprono i vecchi laboratori, le attività artigianali e di fatto i turisti hanno iniziato a ritornare a Riace, generando reddito. Su questo modello si dovrebbe agire anche altrove: intervenire per portare benefici alle comunità portando beneficio anche ai rifugiati.
Internazionale
IL GRANDE GIOCO
DEI TRAFFICI DI
COCA
La Spagna dopo le ultime operazioni di polizia conferma di essere diventata snodo cruciale per il traffico di cocaina. La conferma nei rapporti dell’antimafia: zona di transito dall’America Latina e dall’Africa Occidentale
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a Spagna è sempre più al centro dei traffici internazionali di cocaina. Le organizzazioni criminali colombiane e quelle europee da tempo hanno scelto la penisola iberica come approdo per la polvere bianca diretta ai mercati del vecchio continente. In Spagna i narcos colombiani sono in strettissimo contatto con la ‘ndrangheta e con la camorra, come dimostra la lunghissima serie di arresti nei confronti di boss italiani di alto livello. Il 18 gennaio, a Barcellona, la Guardia Civil arresta Salvatore Zazo, reggente del clan Mazzarella di Napoli. Il 21 gennaio i Ros dei Carabinieri arrestano 41 persone coinvolte in una vasta rete di traffico internazionale di cocaina diretta a Roma e proveniente dalla Spagna. Tra gli arrestati Michele Senese, legato al clan Moccia di Afragola. Il 28 gennaio è la volta di Antonio Caiazzo, boss del Vomero e dell’Arenella, e di Francesco Simeoli, arrestati a Madrid. (http://www.liberainformazione.org/news.php?newsid=5909) Il 26 febbraio la Squadra Mobile di Genova, in collaborazione con l’Agenzia Tributaria spagnola e i GRECO (Grupo de respeusta especial contra el crimen organizado) sequestra 5 tonnellate di cocai-
na all’interno di un peschereccio al largo Da queste analisi la Spagna si dimostra delle Canarie. Il carico proveniente dalla centrale nello scacchiere dei traffici di coGuinea Bissau era diretto in Spagna, da caina, così come centrale risulta la stretta dove sarebbe stato smistato verso l’Italia. interconnessione tra le mafie a livello gloIl 3 marzo un’operazione dei Ros porta bale nella gestione del traffico. Nell’ultimo all’arresto di 13 persone in Friuli Venezia rapporto della Direzione Nazionale AntiGiulia e 21 in Colombia per una vasta rete mafia si parla diffusamente di narcotraffidi traffici riguardanti il triangolo Colom- co, e la Spagna viene citata innumerevoli bia-Spagna-Italia. Il 10 marzo nei pressi volte. I magistrati della DNA parlano di indi Barcellona viene arrestato Ettore Fac- ternazionalizzazione dei rapporti tra i cartelli criminali in tutto il chinetti, affiliato alla “il contrabbando è la processo (produzione, ‘ndrangheta calabrese. Lo stesso giorno viene quintessenza dell’attività approvvigionamento sgominata una cellula criminale, e sta passando e commercializzazioda una situazione di ne), dell’emersione criminale che gestiva l’importazione di co- stretta specializzazione, di stabili e articolate nella quale ogni strutture criminali che caina dalla Colombia via Spagna e diretta gruppo traffica un solo gestiscono le rotte detipo di prodotto, in gli stupefacenti, della alle piazze di Napoli una di multi-offerta, e varietà dei modi in cui e Roma. Sempre il 10 conseguentemente di viene utilizzato il simarzo, nel corso di multi-criminalità” stema finanziario per una vasta operazione la gestione dei traffici coordinata dalla Dda di Bologna, viene smantellato un sodalizio e per il riciclaggio, e delle forti connessiotra ‘ndranghetisti e casalesi che trafficava ni tra il narcotraffico e la destabilizzazione di cocaina dalla Spagna (ma anche da Ger- politica ed economica dei paesi di produmania e Olanda) (http://www.liberainfor- zione e stoccaggio. mazione.org/news.php?newsid=6307). Considerazioni, queste, affrontate da Eu-
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ropol nell’Organised Crime Threat Assessment 2008. Nel documento viene descritta la dimensione orizzontale dei mercati illegali: “i gruppi criminali internazionali stanno ampliando la propria portata operativa e la gamma delle attività in cui sono coinvolti”, inoltre, “il contrabbando è la quintessenza dell’attività criminale, e sta passando da una situazione di stretta specializzazione, nella quale ogni gruppo traffica un solo tipo di prodotto, in una di multi-offerta, e conseguentemente di multi-criminalità”. Uno tra i traffici più lucrativi è quello legato ai narcotici, ed in modo particolare alla cocaina, e di questa il mercato più esigente è quello europeo. L’internazionalizzazione dei rapporti tra le mafie, denunciato a più riprese dalla Dna, risulta in modo evidente nel traffico della “blanca”. Le vie dei traffici, tendono a variare, così come variano le porte di accesso al mercato europeo, e di conseguenza i contatti e i rapporti tra le varie mafie. Attualmente la Spagna rappresenta l’approdo della coca nel mercato europeo. Tuttavia, se nel passato la “polvere bianca” arrivava direttamente dai porti latino-americani, negli ultimi anni il flusso di coca transita
in Africa Occidentale, prevalentemente in Guinea-Bissau, dove viene stoccata, e da qui riprende il largo verso la penisola iberica (http://www.liberainformazione.org/ news.php?newsid=4629). Se l’attenzione delle polizie europee è concentrata verso la Spagna è possibile che i flussi di coca prendano nuove direzioni. A sottolinearlo è Europol: “il ruolo crescente dell’Africa nel traffico di cocaina può creare un contesto in cui la penisola iberica o i gruppi criminali lì attivi siano sempre più aggirati dai flussi che riforniscono l’Europa”. Dall’Africa Occidentale, infatti, i traffici sono incanalati sempre più nelle tradizionali rotte del traffico di cannabis utilizzate dalle mafie marocchine per rifornire l’Europa. Risulta interessante, a tal proposito, approfondire il concetto di Hub criminale a cui Europol fa riferimento: “un hub criminale è un’entità concettuale generata da una combinazione di fattori quali prossimità ai maggiori mercati di destinazione, localizzazione geografica, infrastrutture”. Europol individua cinque grandi hub criminali in Europa: il nord-occidentale
(Olanda, Belgio) che rifornisce i mercati più ricchi di eurolandia; il nord-orientale (paesi baltici) che dipende dagli scambi criminali tra Russia ed Ucraina; il sudorientale (penisola balcanica) che collega l’Asia centro-orientale all’Europa; il sudoccidentale (penisola iberica), ed infine il meridionale (Italia). Proprio l’Italia è caratterizzata dalla presenza di mafie fortemente strutturate, competitive e ben radicate nel cuore degli altri hub criminali (Spagna e Olanda). Tutti gli hub criminali europei interagiscono tra loro, garantendo la possibilità che i flussi di cocaina possano trovare rotte alternative per raggiungere il vecchio continente. Con i riflettori puntati sulle coste spagnole il flusso si sposta in Marocco, e da qui utilizzando le vie dell’hashish, approda in Spagna, oppure prosegue per l’Algeria e l’Egitto fino ad intercettare la via dell’eroina che attraversa la penisola balcanica. Un gioco globale che sposta ingentissime somme di denaro, che riesce a destabilizzare interi continenti, ma che non ha ancora trovato una seria politica internazionale in grado di interromperlo.
I media ne parlano
Meno cultura,più mafie D
anilo Dolci ci ha insegnato,in quegli anni ’60 che sembrano lontani, una verità invece attualissima: solo la cultura ed il lavoro possono essere vera emancipazione sociale, solo la scuola e la consapevolezza dei diritti e doveri trasformano la persona in cittadino. E solo i cittadini consapevoli possono e sanno ribellarsi alla sub-cultura della sopraffazione ed a quel rapporto tra criminalità e politica che identifica le mafie, cosa nostra,la camorra o la ‘ndrangheta, come forme particolari ed incancrenite di malavita organizzata. E’ scritto ed affermato in saggi e ricerche, da anni: eppure in Italia, patria della Cultura e del Diritto, si continuano a tagliare i fondi per la scuola e per le varie forme di cultura, dal teatro alla cinematografia, dalla musica all’editoria. Non basta purtroppo fare recenti esempi di successo editoriale e cinematografico, “Gomorra” su tutti, come libro e pellicola, ma anche il recente film su Giancarlo Siani, per far capire ai nostri governanti che ogni taglio alla cultura,significa aiutare chi vuole persone con poco spirito critico e quindi più asservibili alle logiche mafiose. Niente da fare: neanche i dati economici,in questo periodo di crisi, sembrano far capire ai ministri Tremonti e Gelmini ed al presidente del Consiglio Berlusconi, che la cultura è anche una industria che produce maturità sociale e lavoro, per di più intellettuale, oltre che materiale. Perché in Italia lavorano nel mondo della cultura e dello spettacolo 400mila persone: a queste vanno
di SANTO DELLA VOLPE
aggiunti tutti gli addetti dell’indotto legato al turismo culturale. Ma l’Italia, nel 2008, ha investito in Cultura solo lo 0,28% del Pil e per il 2009 la previsione è molto al ribasso: negli altri paesi europei,si investe l’1,41,5% del Prodotto Interno Lordo, quattro volte la cifra stanziata nel nostro paese, che dovrebbe essere invece(per la sua storia) il primo paese al mondo negli investimenti culturali.
(preservando i valori sani del passato e riproponendo il confronto dialettico con altre culture, con libri, teatro, musica), che si impara a crescere sapendo che i propri diritti non sono un favore da chiedere a qualcuno; al potente di turno, al mafioso che scambia i bisogni per protezione, al politico che chiede il voto in cambio di un aiuto ad avere quel che la Costituzione prevede come diritto del cittadino italiano.
Invece in Italia si tagliano i fondi per lo spettacolo,i beni culturali, la scuola e la ricerca. In più, per effetto dei tagli del governo ai Comuni (ad esempio quello dell’Ici), i Comuni hanno tagliato il 50% degli investimenti per cultura e spettacolo.
E’ invece tragicamente vero che oggi molti modelli di comportamento passano dall’uso distorto delle televisioni, dal concetto che il cittadino sia più consumatore che persona con una coscienza critica.
Per questo si può ben dire che in Italia si sta uccidendo il futuro: perché la volontà di fare cultura sembra sia affidata solo alla televisione (dove per altro i programmi veramente culturali sono rari), cioè ad uno strumento comunque passivo per gli spettatori, ancora di più in questo momento. Eppure in Italia, lo scorso anno, si sono venduti più biglietti per il teatro che per gli stadi di calcio, un sorpasso significativo, che sembra però aver lasciato indifferenti gli uomini del bilancio dello stato, che sembrano preferire tagli indiscriminati nella cultura e nella scuola, cioè proprio là dove si formano i cittadini,dove si cresce come sistema paese, dove si crea futuro e intelligenza attiva, capacità critica e voglia di migliorare il mondo: e dove si crea coscienza antimafia,perché è dalla cultura
Per i governanti italiani il sostegno della cultura equivale ad un atto di assistenzialismo, mentre il contributo statale per la sostituzione di un elettrodomestico seminuovo è considerato un incentivo economico. I tagli drastici alla cultura non sono mai il frutto di scelte casuali e chi li pratica conosce bene il rischio di dover governare un popolo colto. Un popolo che legge e che va al cinema e a teatro, che ascolta la musica, che studia e fa ricerca è un popolo che sa scegliere, che partecipa, che giudica, che non accetta di ridursi a una “plebe” passiva di consumatori. E’ soprattutto un popolo che sa difendere, insieme con la cultura, la propria identità e la democrazia. Nei Paesi civili, qualunque sia il co-
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lore del governo e l’entità della crisi economica, nessuno si sognerebbe mai di penalizzare la cultura. Perché, nei Paesi civili, la cultura è considerata una priorità, un bene da difendere e incrementare, alla pari con la sanità, con i trasporti, la viabilità e tutto il resto. Come non vedere,poi, che i film di Rosi e Marco Risi (solo per citare un maestro ed un giovane regista tra i tanti…), le fiction su Falcone e Borsellino, i libri di Saviano e di Dalla Chiesa, hanno influenzato molti giovani nel giudizio verso le mafie, facendo capire che gli eroi sono solo coloro che combattono per la legalità? Come non capire che la scuola , soprattutto in alcune regioni e periferie del nostro paese, è la prima frontiera dell’antimafia vera, quella educativa? Invece i nostri governanti non vedono e non capiscono: e viene il sospetto che non vogliano vedere o capire, che pensino che il potere di cui oggi usufruiscono abbondantemente sia invece basato su un livello culturale non alto, (“da terza media e cultura medio bassa” come disse a suo tempo l’attuale presidente del consiglio riferendosi agli spettatori-consumatori delle sue Tv) . Offrendo così il fianco, e la testa, alla sub-cultura mafiosa che proprio di ignoranza e sottomissione si alimenta e vive. Forse non è una scelta consapevole, certo è un corto circuito pericoloso e devastante.
Recensioni LOTTA CIVILE contro le mafie e l’illegalità Il nuovo libro di Antonella Mascali ripercorre le vite di dodici familiari di vittima di mafie, recuperando e superando il dolore del ricordo per tramutarlo in impegno nella società, in resistenza civile, e lotta contro la criminalità organizzata Antonella Mascali LOTTA CIVILE Contro le mafie e l’illegalità Edizioni: Cniare lettere p. 305 EURO: 14,60
Stefania Grasso la ricordo quella mattina di due settimane fa, il 21 marzo a Napoli, mentre è in testa al corteo dei familiari delle vittime di mafia. Ventanni fa suo padre fu ucciso dal racket e ora lei sfila per ricordarne la memoria. E mi parla di una cosa per lei fondamentale, dell’attaccamento, pur con mille difficoltà alla sua terra, alla Locride, dove lei continua a vivere e lavorare. Perché un segno forte di continuità e di impegno è quello di prospettare un cambiamento nei territori dove la criminalità organizzata ha offeso le vite di persone normali, ma dai fermi principi, ha straziato corpi e distrutto famiglie. Quella di Vincenzo Grasso non è l’unica storia che troverete in questo libro, scritto dalla giornalista catanese, trapiantata a Milano, Antonella Mascali. Nelle pagine si intrecciano le storie di Giuseppe Fava, Rocco Chinnici, Beppe Montana, Roberto Antiochia, Marcello Torre, Silvia Ruotolo, Libero Grassi, Barbara Asta e i figli Giuseppe e Salvatore, Mauro Rostagno, Francesco Marcone, Renata Fonte. Non eroi, ma persone attaccate visceralmente a principi, ideali e convizioni che hanno saputo portare avanti sino al sacrificio più alto, quello della vita. Ma non solo di questo si nutre il libro: ripercorrere le vicende umane strazianti di queste vittime di mafia significa innan-
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zitutto porsi nell’ottica di chi rimane, dei familiari. Antonella Mascaripercorerre solidamente quindi, non solo l’impegno in vita delle vittime, ma l’impegno di chi è rimasto, passando dall’elaborazione di un lutto alla presa di coscienza della necessità di agire per far crescere la coscienza civile di un paese. Associazioni, incontri nelle scuole, impegno, memoria, tutti tasselli che ricompongono l’impegno di familiari convinti che ricordare in maniera attiva i propri cari sia uno sprone non solo utile ma necessario per l’elaborazione di un ricordo che “si faccia carne” nelle azioni concrete quotidiane della collettività. Con stile appassionato ma mai invasivo, la giornalista entra in sintonia con gli intervistati e attraverso il loro sguardo rievoca il passaggio decisivo dalla tragedia all’impegno, una resistenza civile che è un bagliore di speranza per il futuro. Il linguaggio fluido ed essenziale ma mai disadorno, rende giustizia anche a un lavoro, dal lato puramente stilistico, apprezzabile e fresco nel coniugare la forza dell’intervista, all’approfondimento storico e giornalistico, rappresentando un agile stimolo al tema della “memoria”, quantomai necessario oggigiorno nel nostro Paese.
Rubriche Antimafia online Ecquo L’ambiente, ecomafia, energia, mobilita’ sostenibile sbarcano on line con ‘Ecquo’. Il nome (neologismo che nasce dal mix di ecologico ed equo) e’ quello del nuovo canale ‘verde’ di Quotidiano.net, versione web del gruppo Quotidiano nazionale. La questione ambientale emerge come uno dei temi di maggiore importanza di questi anni e nel tempo di crisi economica che stiamo vivendo l’ecologia si sta sempre più affermando come una opportunità anziché un vincolo. La crescita sostenibile è compatibile con la difesa dell’ambiente e fa bene all’economia. Ma servono strumenti perché quello che ci attende sia uno sviluppo mirato e consapevole: eticamente oltre che ecologicamente sostenibile. In questo senso è importante la diffusione dell’informazione ambientale, la denuncia dell’ecomafia, della finanza etica , del commercio equo e solidale e della
http://magazine.quotidianonet.ilsole24ore.com/ecquo/ tematiche collegate in generale alla sostenibilità . Una eco-informazione puntuale e aggiornata in tempo reale; di approfondimenti, interviste e notizie esclusive; di blog affidati a personalità dell’ambientalismo, della ricerca scientifica, dell’università , del giornalismo, della finanza etica con i quali potranno interagire i nostri lettori. Tra loro Gaetano Benedetto codirettore del WWF, Alberto Fiorillo portavoce di Legambiente, Alessandro Farruggia di Quotidiano Nazionale, Peppe Ruggiero, coautore del premiato documentario sulle ecomafie “Biutiful Cauntri”, Aldo Iacomelli dell’Università di Pisa, Franco Vivona ricercatore del Cnr. Ogni rubrica di approfondimento è realizzata in forma di
blog e ogni contenuto fornito dagli esperti è aperto al commento e alle domande dei lettori. Oltre ai contributi originali degli estensori delle rubriche, il sito aggrega l’informazione proveniente dalle migliori fonti d’informazione ”sostenibile” presenti in rete. Si tratta di oltre 40 fonti in forma di feed RSS che spaziano dalle agenzie regionali per la protezione ambientale (ARPA) all’Agenzia Europea dell’ambiente, dai siti delle associazioni di tutela dell’ambiente, ai migliori siti di divulgazione “verde” , alle testate specializzate in finanza etica e commercio equo-solidale. E allora ciccate su www. ecquo.it e respirate informazione pulita.
La rassegna stampa Rimane alta in questi giorni l'attenzione sui fatti che incrociano giustizia e informazione e in particolare sul Ddl Alfano che limiterebbe stampa e magistratura sull'uso di un documento indispensabile come le intercettazioni. Federazione nazionale della stampa, magistratura e politica non mollano la presa e annunciano
ulteriori manifestazioni contro il ddl governativo. Nelle stesse settimane in Campania si susseguono arresti importanti fra le fila della criminalità organizzata, arresti per droga e associazione a delinquere, in particolare. C'è invece a cavallo dello Stretto un nuovo colpo di scena nel processo per l'omicidio di Beppe Alfano che coinvolge la magistra-
tura del paese del Longano e rallenta il proseguimento del processo che si stava avviando a tappe forzate al termine. Libera Informazione se ne occuperà nei prossimi giorni, raccontando retroscena e situazione attuale della provincia di Messina che sulla stampa nazionale è rimasta un pò silenziata come capita da anni. Non solo mafie ma
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anche antimafia: importanti momenti di confronto al centro nord, in Emilia Romagna, dove istituzioni, cittadini e magistratura fanno il punto sullo stato delle infiltrazioni dei clan camorristici nell'Emilia, fra polemiche, ammissioni e nascita di un coordinamento antimafia sul territorio.
Articolo 3 “Giù le mani” dal Testo Unico sullavoro Modifiche al Testo Unico: “grave intervenire sul corpo normativo del precedente Governo cambiandone logica di fondo e concetto stesso di prevenzione” Nella settimana appena trascorsa si è svolta alla Camera dei deputati una conferenza stampa promossa da Articolo21 e dall’ex ministro Cesare Damiano insieme a molti esponenti del mondo del lavoro e della cultura per lanciare un appello: no alle manomissioni sul Testo Unico sul lavoro. Si tratta di un testo che può essere migliorato, certo - commenta Damiano - ma non snaturato nelle sue principali garanzie; misure - ricorda Damiano - che prendemmo dopo un anno intenso di lavoro nato dal cofronto con tutte le parti sociali e che raccoglie al suo interno tutte le istanze che ci sono state segnalate in quei mesi. Alle proposte di modifica in materia di Certificazione, appalti, valutazione del rischio, sorveglianzia sanitaria, alcune tutele sindacali e infine sulle sanzioni. Un rovesciamento culturale e d’impostazione su un Testo Unico che a più di una anno dalla sua applicazione aveva avuto già buoni risultati, compresa una progressiva diminuzione delle morti sul lavoro. “Si interviene dunque sul corpo normativo prodotto dal precedente Governo - commenta il Antonio Montagnino - cambiandone la logica di fondo e il concetto stesso di prevenzione”. A seguire riportiamo alcune delle considerazioni che sono state mosse al decreto che comprende le proposte di modifica: Sullo statuto dei lavoratori: 1. la figura del RLS esaurisce le prerogative della rappresentanza sindacale di tutela della salute e della sicurezza dei lavoratori prevista dall’articolo 9 della legge 300/70. Quindi un sindacato può tutelare la salute dei propri lavoratori associati solo se ha un RLS in azienda: è un rovesciamento culturale e giuridico non irrilevante
2. non solo viene cancellato, all’articolo 41, comma 3, il divieto di visita in fase preassuntiva, ma viene introdotta come norma la visita preassuntiva, per cui il giudizio del medico competente non è sulla idoneità a svolgere la mansione specifica cui poi sarà adibito ma sulla idoneità a lavorare in contrasto con l’articolo 5 dello statuto dei lavoratori. Anche in caso di rientro al lavoro dopo un’assenza per malattia superiore a 60 giorni il lavoratore sarà soggetto a visita medica per sapere se è ancora idoneo “alle mansioni”, non alla mansione specifica che svolgeva prima (anche in questo caso si manomette l’articolo 5). Tra l’altro, mentre la norma fa obbligo di comunicare al lavoratore interessato il giudizio di idoneità/inidoneità alla mansione specifica, questo non avverrà in caso di giudizio di inidoneità al lavoro. Sugli appalti: La proposta contenuta nel testo del decreto 81 viene confermata (DUVRI compreso) con una correzione, a dir la verità, un po’ pasticciata. Nell’articolo 26 del dlgs 81 i costi per la sicurezza devono contenuti nei contratti di appalto e devono essere pubblici ed accessibili ai RLS. Ora, copiando male dall’atto di indirizzo dell’Autorita’ per la vigilanza sui contratti pubblici, che prevede la indicazione dei costi della prevenzione dei rischi da interferenza senza possibilità di ribasso e la indicazione dei costi per la sicurezza di ogni specifico appalto sulla base della valutazione di congruità dei costi indicate dalle diverse imprese che concorrono all’appalto, si corregge il testo indicando prima il riferimento ai costi delle interferenze, mantenendo poi il riferimento generale ai costi per la sicurezza e confermando poi che tutti i costi
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non possono essere soggetti a ribasso. La Confindustria chiedeva che venissero solo indicati i costi delle interferenze e che fossero non soggetti a ribasso (come l’autorità per la vigilanza sui contratti pubblici) ma chiedeva di cancellare il riferimento generale ai costi: vedremo come va a finire. Comunque converrà insistere perché la cancellazione del riferimento generale ai costi penalizza sia i lavoratori che la piccola impresa. Sulle sanzioni: Sulla valutazione del rischio già detto; in generale l’entità delle sanzioni viene dimezzato; anche per l’omicidio colposo o la lesione colposa per mancate misure di prevenzione in assenza di un sistema di gestione le sanzioni pecuniarie molto pesanti vengono più che dimezzate (rimangono comunque molto alte); si reintroduce in termini generali la sanzione della disposizione per cui le “norme tecniche” e le “buone prassi” sono di adozione volontaria (art. 2 dlgs 81 “adottate volontariamente” per migliorare la prevenzione, confermato) ma un ispettore può sanzionare con la disposizione chi “volontariamente” non l’ha adottate. Quello che è sicuro è che si apre un mercato incontrollato; la proporzionalità della sanzione al mancato rispetto di norme di prevenzione di rischi molto gravi era, nel testo precedente, esemplarmente evidenziata nella sanzione dell’arresto da sei a dodici mesi o all’ammenda da 4.000 a 16.000 € nei casi di lavoro in ambienti chiusi soggetti a gas o vapori pericolosi dove ancora recentemente ci sono stati gli infortuni mortali plurimi in Veneto, in Puglia ed in Sicilia: viene ora ridotta ad arresto da tre a sei mesi o all’ammenda da 2.500 a 6.400 €. Per ulteriori approfondimenti clicca qui
Sabato 4 Aprile ore 9.00 - Hotel Brufani, piazza Italia 12, Perugia Rassegna stampa Intervengono Michele Serra e Giovanna Zucconi
In arrivo dall’America il team dei Vanguard Journalists di Current US. Sono giovani, creativi, coraggiosi e innovativi. La loro missione è investigare in modo approfondito e diretto i temi cruciali dei nostri tempi.
Torna la rassegna stampa e finisce nelle grinfie della satira. Michele Serra e Giovanna Zucconi coinvolgeranno il pubblico in una lettura ironica e dissacrante dei giornali.
ore 15.00 - Teatro Pavone, corso Vannucci 19, Perugia Radio, la rivincita del buon giornalismo Intervengono Jean Jacques Bourdin, Giuseppe Cruciani, Marcello Foa, Giovanna Zucconi e Vittorio Zucconi
ore 9.00 - Sala Lippi, UniCredit Banca di Roma, corso Vannucci 39, Perugia I° Convegno Nazionale Stampa Studentesca ore 10.00 - Hotel Brufani, piazza Italia 12, Perugia Con lo sguardo delle donne Intervengono Axelle de Russé, Tiziana Faraoni, Barbara Schiavulli e Hazel Thompson Per esplorare il mondo del fotogiornalismo dal punto di vista delle donne. ore 10.00 - Sala dei Notari, piazza IV Novembre, Perugia Open session: Graduate School of Journalism, City University, London Interviene Adrian Monck Per gli aspiranti reporter una importante occasione per conoscere da vicino una delle più importanti scuole di giornalismo europee, la City University Graduate School of Journalism di Londra. Si terrà una Open Session con potenziali candidati al Master in Giornalismo Internazionale, che è rivolto in particolare agli studenti che non vivono in Gran Bretagna. ore 11.30 - Teatro Pavone, corso Vannucci 19, Perugia Bush, l’attacco alla Costituzione americana, la complicità dei media Intervengono Francesco Arcuti, Giampiero Gramaglia e Seymour Hersh Per la prima volta in Italia Seymour Hersh, tra i più noti giornalisti investigativi al mondo, firma di punta del prestigioso settimanale americano The New Yorker. Il suo keynote speech sarà sul tema On how the Bush administration overran the American Constitution with the aid of the American press. ore 13.00 - Hotel Brufani, piazza Italia 12, Perugia Incontro con i Vanguard Journalists Intervengono Kaj Larsen, Christof Putzel, Mariana Van Zeller e Adam Yamaguchi
Ha più di ottant’anni ed è in ottima salute. La radio ha saputo affrontare e vincere la sfida delle nuove tecnologie, testimoniando in molti casi di saper fare un giornalismo di altissimo livello. ore 15.00 - Sala dei Notari, piazza IV Novembre, Perugia Donne e media: chi ha paura delle “streghe”? Intervengono Alexandra Föderl-Schmid, Alexandra Kamenskaya, Angelo Mellone, Maria Laura Rodotà e Annalisa Spiezie Le donne ai vertici dei media sono poche e non solo in Italia. Godono di ottima visibilità ma di scarso potere nel sistema. Ma qualcosa seppur lentamente sta cambiando... ore 16.00 - Hotel Brufani, piazza Italia 12, Perugia Il giornalismo e le aziende: cane da guardia o cane da compagnia? Intervengono Marie-Jeanne Husset, Luca Primavera, Alessio Rocchi, Roberto Sommella e Andrea Vianello Quanto sono liberi i giornalisti di realizzare servizi scomodi per le aziende e gli inserzionisti pubblicitari, e quanto il marketing e le aziende influenzano i media facendo pressioni sugli editori o cercando di conquistare i giornalisti attraverso benefit e regali? ore 17.00 - Sala dei Notari, piazza IV Novembre, Perugia Rosaria Capacchione, una penna contro la Camorra Intervengono Bianca Berlinguer e Rosaria Capacchione Bianca Berlinguer intervista la giornalista del Mattino Rosaria Capacchione, a fronte del suo libro L’oro della Camorra. Rosaria Capacchione vive sotto scorta in quanto minacciata dalla Camorra casalese.