n.75 29 luglio 2011
veritĂ egiustizia
La newsletter di liberainformazione
>> editoriale
Caro Roberto di Mara Filippi Morrione
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tavamo pranzando, a casa. Non sapevamo ancora che negli ultimi tre anni avremmo affiancato a tutte le altre una battaglia per la vita, la tua vita. Stavi seduto a tavola, vicino a me ed io, guardandoti armeggiare pericolosamente con sughi e salse, dissi: <altro che cavaliere senza macchia e senza paura, tu sei il cavaliere senza paura della macchia!>. Ti piacque molto, ne ridemmo insieme e me lo ricordavi poi con fierezza ogni volta che le tue maniche finivano, immancabilmente, in qualche piatto. Perché tu indossavi la giacca anche in casa. A ripensarci ora, capisco che quel senza paura della macchia era più ampio. Ti buttavi in ogni battaglia che consideravi degna di essere combattuta non perché impulsivo, anzi. Semplicemente perché “va fatta”. Senza considerare se ciò ti avrebbe causato problemi, disagi, incomprensioni. Senza paura di poter sbagliare, di metterti in discussione, di macchiarti. Sapevi dire ‘ho sbagliato, non avevo capito, mi dispiace’. Non sei mai salito in cattedra nemmeno con me, quando ti chiedevo di parlarmi dei misteri italiani degli anni ‘70-‘80, quando ero ancora una ragazzina e tu mitico capo-cronaca del TG1. Non davi nulla per scontato. Ti mettevi a discutere della situazione politica con il tecnico che, girando per casa, avevi sentito imprecare
contro il governo. E lo facevi con lo stesso impegno con cui ne avresti ragionato con Beppe, tuo specchio di confronto su questi argomenti. Tra noi il discorso passava continuamente dal caso Moro al “è stagione di carciofi?”. I tuoi ragionamenti lunghi, circostanziati, rigorosi erano invece negli ultimi anni quasi sempre sulla decadenza politica, culturale e soprattutto morale del Paese. E inevitabilmente si finiva col parlare di Libera, degli studenti di giornalismo e di Libera Informazione. Ti dava speranza constatare come crescevano velocemente i ragazzi della redazione. Dalla grafica sempre migliore delle newsletter di Giacomo, all’insostituibilità di Gaetano, alla sbalorditiva analisi interna presentata da Norma a gennaio, fino alla consapevolezza della spalla competente che ti affiancava in Lorenzo. Sapevi di aver puntato sui cavalli giusti, ne avevi continui riscontri e ne eri fiero. Ora avverto, avvertiamo un vuoto pauroso, banale dirlo. Ma ci hai lasciato talmente tanto da fare e ci hai mostrato così chiaramente con che spirito va affrontato e quanto ciò sia importante, che non ci resta altro che rimboccarci le maniche, tutti. Ognuno per ciò che ci compete. Senza paura di macchiarci. La tua Mara
La copertina di Floriana Lenti ritrae Mara Filippi, moglie di Roberto Morrione, davanti ai pannelli che il Premio Ilaria Alpi ha dedicato al direttore di Libera Informazione
2 verità e giustizia - 1 agosto 2011
Italia <<
Il popolo di Libera di Norma Ferrara
Magistrati, giornalisti, referenti e coordinatori di Libera. Ma anche attori e musicisti e 300 giovani. In tanti alla prima festa nazionale dell'associazione per un'Italia libera dalle mafie
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aura è una studentessa di Lettere, al primo anno di Università. Viene da un paesino del Centro - Sud e partecipa per la prima volta al raduno nazionale dei giovani di Libera. Luigi è un docente di Lettere presso un liceo toscano. In comune hanno tanto e lo hanno scoperto durante le giornate della Festa nazionale di Li-
bera a Firenze. Commentando i dati di una ricerca coordinata da Libera su come i ragazzi vedano oggi la mafia, in Toscana e nel Lazio. Il primo passo per una ricerca nazionale sul tema. Anche questo è il popolo di Libera. Appassionato, curioso, attento, presente. Animato dalla voglia di esserci, perchè anche se è importante fare rete durante l’anno, a distanza,
poi serve guardarsi in faccia, scegliersi, dirigersi insieme verso progetti comuni, scambiando esperienze e buone pratiche. Dal Sud al Nord, senza alcuna divisione perchè, ancora oggi, “l’unica vera divisione – ha commentato nella sette giorni per la legalità che si è tenuta a Firenze dal 21 al 26 luglio a Firenze, Don Luigi Ciotti – non è geografica ma sociale. Tra chi è povero e chi è ricco”. Questa è il vero muro che divide profondamente il nostro Paese. E in mezzo operano le organizzazioni criminali e la corruzione. I tanti business delle mafie che corrodono le fondamenta della nostra democrazia, agendo su diritti e sulle libertà individuali e collettive. Quest’anno Libera si è data appuntamento a Firenze per fare festa “nonostante – dichiara Ciotti – non ci sia nulla da festeggiare perchè la situazione nel nostro Paese è drammatica - sommando il giro di affari delle mafie, la corruzione, l’evasione si giunge a cifre sbalorditive stimabili in 560 miliardi di euro. Troppe promesse e troppa retorica della memoria in chi ha responsabilità istituzionali e politiche”. Ma tante cose sono state fatte in questi anni: dal riutilizzo sociale dei beni confiscati, alla formazione nelle scuole, ad una nuova e più efficace comunicazione della lotta alle mafie. E’ per dare voce a questo cambiamento, per raccontarlo e per poterlo intensificare che Libera si è incontrata a Firenze per “fare festa”. Per una grande agorà della corresponsabilità. La prima giornata della Festa si è aperta nel ricordo delle tante vittime delle mafie e Ciotti, alla Fortezza da Basso, accompagnato da Emanuela Giuliano, figlia di Boris Giuliano, capo della mobile di Palermo ucciso dalla mafia il 21 luglio del 1979, ha lanciato un monito che è diventato il filo conduttore di questa festa (in queste settimane in cui è in approvazione un “codice antimafia” lacunoso e pieno di omissioni): «La lotta alla mafia si fa a Roma – dichiara Ciotti - meno leggi e più Legge: quella chiara, categorica e senza sconti». E si fa mettendo anche in pratica quello che l’Europa ci chiede. A tal proposito, ricorda il presidente di Libera, il Parlamento dal 1999, non ratifica il trattato di Strasburgo, che prevede l’introduzione di strumenti e verità e giustizia - 1 agosto 2011
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>> Italia di reati penali essenziali per la lotta alla corruzione. «In Italia - aggiunge don Luigi - non esistono regole contro il caporalato e contro il lavoro nero: esiste solo un ammenda amministrativa». Troppo poco per chi ha davvero a cuore la lotta alla mafia. Dalla memoria, all’impegno contro le mafie, dalla storia dell’antimafia nei 150 anni dell’Unità d’Italia a quella delle donne impegnate in prima linea in questa battaglia, dentro la Festa di Libera batte il cuore dell’Italia che si “sporca le mani” ogni giorno: nei quartieri difficili delle città ad alta densità mafiosa, come nelle periferie urbane, nel lavoro di formazione nelle scuole, come nel ruolo di cittadino. E poi a Firenze è presente gran parte del terzo settore, che insieme a Libera, lavora trasversalmente per garantire assistenza, servizi, informazione sui territori. E poi tutti coloro che combattono la mafia attraverso le parole, le immagini, la musica e la cultura: dai compagni di viaggio dei Modena City Ramblers a Niccolò Fabi, agli attori come Tiziana Di Masi e Marina Senesi che portano sul palco la forza del teatro civile, di denuncia e proposta. E ancora i tantissimi colleghi giornalisti: da Fabrizio Feo, giornalista Rai autore del libro “Il Camaleonte” che racconta la latitanza del boss Messina Denaro, a Rino Giacalone, cronista trapanese, sino al giornalista d’inchiesta, Maurizio Torrealta, di Rainews e autore del libro “Il quarto livello”. E il 23 luglio insieme a loro e ai colleghi Elisa Marincola e Francesco Cavalli è stato ricordato l’impegno di un giornalista dalla parte dei cittadini: Roberto Morrione, direttore di Libera Informazione. E poi i tanti compagni di viaggio di Libera: i magistrati Antonio Ingroia e il procuratore Gian Carlo Caselli, il presidente onorario di Libera, Nando Dalla Chiesa. E’ stata una festa, certo, ma densa di contenuti. E poi arricchita dal presente della lotta alle mafie: i giovani della rete di Libera. Per il secondo anno consecutivo si sono dati appuntamento tutti per il raduno nazionale. Ad animarlo, a Scandicci (Fi) fra gli altri, Davide Mattiello, Maria Josè Fava e Francesca Rispoli, di Libera Piemonte e dell’Ufficio di presidenza di Libera. Il raduno è ormai diventato un’occasione per crescere, confron4 verità e giustizia - 1 agosto 2011
300 giovani dal Nord al Sud del Paese si sono incontrati a per il secondo raduno dei giovani di Libera
tarsi e divertirsi e ragionare sul come lavorare sul territorio su questi temi. Quest’anno – come ci racconta Davide Mattiello di Libera – i ragazzi l’hanno fatto attraverso il teatro e due figure importanti testimoni della lotta alle mafie: Danilo Dolci, educatore e sociologo della non – violenza e Rita Atria, testimone di giustizia, morta suicida a Roma una settimana dopo la morte del magistrato Borsellino a Palermo. “Fare presto e bene perchè si muore” – con queste parole di Danilo Dolci i ragazzi hanno lavorato sette giorni sui temi della memoria e dell’impegno antimafia per
i diritti. Parlando a loro, nella giornata conclusiva, Luigi Ciotti ha detto: «Raccontate quello che avete vissuto, fatevi moltiplicatori di speranza e impegno. Portate la bellezza delle riflessioni e degli incontri, dell’amicizia. E’ stato bello vedervi prendere appunti durante i dibattiti, intenti a cogliere passaggi non facili, scomodi, difficili, per farli vostri. Siete stati meravigliosi». Ciotti ricorda loro il legame profondo che unisce le resistenze di ieri e quelle di oggi. Le stesse che oggi vedono loro protagonisti di una nuova stagione di lotta per i diritti, la libertà e legalità.
>> Italia
Codice antimafia, occasione mancata di Norma Ferrara
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n intero testo, presentato dal Governo e in attesa di approvazione dovrebbe raccogliere, coordinare e armonizzare, la copiosa documentazione legata alla legislazione antimafia. I lavori per un testo che riunisca la materia sotto una unica voce sono in corso da anni. Eppure qualcosa non torna. Lo denunciano da settimane tante associazioni, magistrati e anche il procuratore nazionale Piero Grasso che ha consegnato una densa relazione per segnalare pericoli di omissioni o lacune. Molti i punti critici che il testo presenta, anche per la complessità della materia e la fretta con la quale si sta procedendo a chiedere l’approvazione. In piena estate, a metà agosto. In tanti continuano a riperete che si tratta già di una “occasione mancata”. Come il magistrato Antonio Ingroia che durante la Festa di Libera a Firenze ha ribadito: «il codice antimafia non è di fatto un vero codice, non è neanche quello che chiedevamano, cioè un testo unico delle leggi antimafia. E’ un parziale assemblamento di alcune leggi in materia di leggi contro le mafie. Questo codice nasce già vecchio, poichè basato su studi che riguardano la mafia di molti anni fa, quando iniziò il dibattito poi arenato intorno a questo testo. Oggi la mafia è cambiata – ricorda Ingroia – mentre il testo non sta al passo con queste evoluzioni. Mancano gli strumenti per fronteggiare la mafia finanziaria e economica». Anche la rete nazionale di Libera, 1600
Associazioni e cittadini bocciano il testo e chiedono di non fare passi indietro nella lotta alle mafie nel Paese. Antonio Ingroia, procuratore aggiunto di Palermo: «Mancano norme per combattere l'economia criminale dei clan» realtà, chiede a gran voce di fermarsi di giustizia, delle vittime del racket e e rivedere il testo prima dell’approva- dell’usura». Il cosiddetto codice anzione. Il presidente, Don Luigi Ciotti timafia, infatti, si dimentica di loro. a Firenze ha ribadito: «Il nostro Paese «Questa era l’occasione – ribadisce la sta rischiando, in questi giorni, di fare Rando – per ridurre o eliminare le laun improvviso e imprevisto passo in- cune che continuano ad esserci nella dietro nella lotta alle mafie dopo gli legislazione attuale per i collaboratori importanti risultati raggiunti negli di giustizia, per i quali vige il termine ultimi anni, la proposta di decreto massimo dei 180 giorni (troppo poco legislativo attualmente all’esame del per alcuni processi complessi) per i Parlamento, conosciuta come ‘Codi- testimoni di giustizia, per i quali non ce antimafia’, risulta non rispondere è prevista quella assistenza e quell’acai compiti affidati dal Parlamento compagnamento da parte dello Stato stesso al Governo con la relativa leg- che chiediamo da tempo. E poi ancoge delega approvata lo scorso anno». ra per le vittime dei reati di usura e Manca una compleracket per i quali anta ricognizione e arnon è semplice Il "Codice cora monizzazione della la costituzione parAntimafia" non te civile in un pronormativa vigente in materia di conrisponde ai cesso di tipo penale trasto della crimie la stessa cosa vale compiti affidati per le associazioni nalità organizzata e poi ci sono vuoti che dal Parlamento al impegnate da anni pesano nella quosu questo fronte». Governo Senza contare i fatidianità del lavoro antimafia. Sopratmiliari delle vittime tutto nei confronti delle vittime dei della mafia. Anche per loro, da anni, si reati di stampo mafioso. «Da questo chiede una semplificazione dell’iter e testo – dichiara Enza Rando, respon- maggiori garanzie e sostegni. C’è ansabile ufficio legale di Libera – dal cora molto da fare. L’appello di Libera, quale ci si aspetterebbe una completa inoltre, punta il dito sul nodo centrale ricognizione della materia, una atten- che impedisce una vera lotta alle mata presa in considerazione non solo fie nel Paese. Le ambiguità del testo degli imputati del processo ma anche riguardano i rapporti mafia-politica. e soprattutto delle vittime dei reati, «Manca una rielaborazione di quell’ ci si aspettava una risultato diverso. articolo 416 ter – scrive Libera - la cui Un documento che tenesse conto dei formulazione attuale, scambio voto tanti lavori che in questi anni sono contro denaro, ha avuto pochissimi stati fatti per migliorare la situazio- riscontri nella realtà delle relazioni ne attuale, ad esempio, dei testimoni tra mafia e politica». verità e giustizia - 1 agosto 2011
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>> Speciale
Così il Governo vuol fare la lotta alle mafie Un testo nato per armonizzare e coordinare le norme già esistenti in materia di antimafia. E che fa già discutere. Cinque libri racchiusi in un decreto legislativo in approvazione nelle prossime settimane. A seguire la sintesi del testo ufficiale presentato al Consiglio dei Ministri
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stato presentato al Consiglio dei Ministri il Codice delle leggi antimafia. Si tratta di un decreto legislativo in attuazione delle deleghe previste dal Piano straordinario contro le mafie approvato dal Consiglio dei Ministri di Reggio Calabria il 28 gennaio 2010. Il Codice delle leggi antimafia è articolato in cinque libri: Libro I: La criminalità organizzata di tipo mafioso; Libro II: Le misure di prevenzione; Libro III: Nuove disposizioni in materia di documentazione antimafia; Libro IV: Le attività informative ed investigative nella lotta contro la criminalità organizzata. L’Agenzia nazionale per l’amministrazione e la destinazione dei beni sequestrati e confiscati alla criminalità organizzata; Libro V: Modifiche al codice penale e alla legislazione penale complementare.
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Nel libro I sono contenute le norme essenziali alla disciplina del fenomeno criminoso di tipo mafioso: associazione a delinquere di tipo mafioso (art. 416bis c.p.); scambio elettorale politicomafioso (art. 416-ter c.p.); assistenza agli associati (art. 417 c.p.); aggravanti e diminuenti di mafia (art. 7, d.l. 152/91; art. 7 del decreto-legge n. 419/91); disposizioni in tema di misure di sicurezza e confisca penale relative ai delitti di mafia (art. 12-sexies del decreto-legge n. 306/92); norme relative alle indagini per delitti di criminalità organizzata di tipo mafioso presenti nella normativa complementare; disciplina delle intercettazioni preventive di cui all’art. 25ter. 306/92; normativa speciale in tema di controlli, ispezioni e perquisizioni. Il libro II provvede alla ricognizione della normativa vigente in tema di misure di prevenzione personali (legge 27 dicembre 1956, n. 1423) e patrimoniali (legge 31 maggio 1965, n. 575) che hanno subito, nel corso del tempo, numerosi interventi di modifica. Il Libro II è suddiviso in cinque Titoli che riguardano: le misure di prevenzione personali;
le misure di prevenzione patrimoniali; l’amministrazione, la gestione e la destinazione dei beni sequestrati e confiscati; la tutela dei terzi e i rapporti con le procedure concorsuali. Il Libro III modifica, aggiorna ed integra la disciplina della documentazione antimafia, frutto di una stratificazione normativa. La nuova disciplina valorizza, in particolare, l’istituto delle informazioni prefettizie, ampliando l’elenco delle situazioni dalle quali si desume il tentativo di infiltrazione mafiosa. È prevista la realizzazione di un sistema integrato dei dati, mediante l’istituzione della “Banca dati nazionale unica della documentazione antimafia” presso il Ministero dell’Interno. II Libro IV raccoglie le vigenti disposizioni inerenti: la Direzione distrettuale antimafia, la Procura nazionale antimafia, il Consiglio generale per la lotta alla criminalità organizzata, la Direzione investigativa antimafia e contiene tutte le disposizioni relative all’istituzione ed al funzionamento dell’Agenzia nazionale per l’amministrazione e la destinazione dei beni sequestrati e confiscati alla criminalità organizzata. II Libro V contiene le norme transitorie, di coordinamento, di abrogazione e di modifica della legislazione vigente che si rendono necessarie a seguito dell’intera operazione di riordino.
Lotta alle mafie nessun passo indietro di Libera
La rete di associazioni di Libera lancia un appello al Governo e al Parlamento per la proroga dei tempi di approvazione del "Codice antimafia" e l’introduzione di modifiche alle norme previste sul sequestro e la confisca dei beni alle mafie Il nostro Paese sta rischiando, in questi giorni, di fare un improvviso e imprevisto passo indietro nella lotta alle mafie, dopo gli importanti risultati raggiunti, anche dal punto legislativo, negli ultimi anni (grazie, ad esempio, all'introduzione dell'Agenzia nazionale per l'amministrazione e la destinazione dei beni sequestrati e confiscati alla criminalità organizzata e all'approvazione di norme che hanno reso più efficace l'aggressione ai patrimoni criminali). La proposta di decreto legislativo attualmente all'esame del Parlamento, conosciuto come "Codice antimafia", risulta, secondo Libera, non rispondere ai compiti affidati dal Parlamento al governo con la legge delega approvata lo scorso anno. La proposta di “Codice antimafia” non prevede, infatti, una completa ricognizione e armonizzazione della normativa penale, processuale e amministrativa vigente in materia di contrasto della criminalità organizzata: alcuni temi fondamentali non sono compresi - come quelli che riguardano i collaboratori e i testimoni di giustizia, le vittime della criminalità organizzata, l'adeguamento alla normativa europea di contrasto alla criminalità organizzata transnazionale - mentre altri richiedono una riforma complessiva, che deve tener conto di norme più efficaci per contrastare fenomeni gravi d'illegalità, spesso connessi
alle attività delle organizzazioni mafiose, quali il racket e l'usura, i delitti contro l'ambiente, il caporalato, la tratta degli esseri umani, l'autoriciclaggio. Nella proposta sono contenute anche previsioni normative che, se approvate, rischierebbero seriamente di vanificare gli sforzi compiuti. Sono inserite, in particolare, alcune disposizioni che spezzettano l'articolo 416 bis e non danno quelle chiare risposte, che ci si attendeva, nello specifico campo dei rapporti mafia - politica, mediante la rielaborazione di quell'articolo 416 ter, la cui formulazione attuale - scambio voto contro denaro - ha avuto pochissimi riscontri nella realtà delle relazioni tra mafia e politica. Preoccupa, in particolare, il termine massimo di un anno e sei mesi in appello che verrebbe introdotto per completare, dal punto di vista giudiziario, l'iter di sequestro e di confisca dei beni, scaduto il quale il lavoro svolto dalle forze dell'ordine e dalla magistratura verrebbe azzerato. Si tratta di una previsione francamente irragionevole, alla luce della esperienza ormai consolidata in materia, che in nome di un principio condivisibile - quello di tempi rapidi e certi della giustizia - finirebbe per tradursi in una sorta di prescrizione generalizzata di tutte le misure di prevenzione patrimoniale nei con-
fronti delle mafie. Altrettanto preoccupanti e gravi, anche per le conseguenze di natura economica e occupazionale, sono le nuove norme previste in materia di liquidazione dei beni mobili, delle aziende o rami d'azienda e dei beni immobili, al fine di soddisfare i diritti dei creditori. Nella formulazione attuale, gli articoli del nuovo "Codice antimafia" costringerebbero gli amministratori giudiziari a sospendere tutti i contratti in essere e liquidare i compendi aziendali. Anche in questo caso, un principio condivisibile, ovvero la tutela dei diritti dei terzi, finisce per innescare una procedura che porta, di fatto, alla liquidazione e alla vendita delle aziende o rami d'azienda e anche dei beni immobili, assimilando il procedimento di prevenzione a quello previsto in sede fallimentare e snaturando i principi della legge n. 109/96 sul riutilizzo sociale dei beni confiscati. Il risultato, anche dal punto di vista della percezione da parte dei cittadini, sarebbe devastante: la mafia dà lavoro e lo Stato lo cancella. La strada da percorrere dovrebbe essere tutt'altra, tesa semmai a salvaguardare le aziende stesse e, soprattutto, l'occupazione. Per queste ragioni rivolgiamo un forte appello al governo e a tutte le forze politiche presenti in Parlamento affinché si proceda a una profonda revisione dell'attuale testo del decreto legislativo - salvaguardando il sistema giuridico complessivo nato con la legge Rognoni La Torre - e, a tal fine, si preveda innanzitutto un congruo periodo di tempo, in deroga a quanto stabilito dalla legge delega, per valutare e apportare tutte le necessarie modifiche, il più condivise possibile, prima della sua definitiva adozione. Vale la pena ricordare che proprio la legge delega in materia di "Codice antimafia" è stata approvata con voto unanime dal Parlamento, suscitando un'ampia aspettativa, che non può e non deve andare delusa. Il rischio è di perdere un'occasione e di fare un passo indietro nella lotta alle mafie. verità e giustizia - 1 agosto 2011
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Speciale <<
Chiediamo trasparenza e legalità di Avviso Pubblico
Anche la rete di Enti Locali e Regioni per la formazione civile contro le mafie in un documento punta il dito contro omissioni, lacune e semplificazioni contenute dentro il "Codice antimafia". In particolare su appalti e corruzione
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vviso Pubblico ritiene che l’articolato proposto dal Consiglio dei Ministri non possa qualificarsi né come un codice né come un testo unico antimafia. Dalla lettura attenta dello schema del DLgs si ravvisa la mancanza di una visione organica e di una profonda azione di revisione e di aggiornamento della normativa esistente in termini di prevenzione e di contrasto alle mafie. In particolare, a livello generale, si registra la mancanza di: una serie di disposizioni di legge rientranti nell’attuale legislazione antimafia; norme e procedure che permettano una più marcata e concreta semplificazione ed un coordinamento efficace ed efficiente della legislazione antimafia vigente; specifiche e nuove fattispecie di reato; modifiche di fattispecie di reato già esistenti e relative al contrasto dei rapporti tra mafia e politica e tra mafia ed economia; una chiara definizione ed elencazione delle norme che si intende abrogare; di un raccordo con altre iniziative legislative (es. DDL n. 2156 “anticorruzione”, le recenti innovazioni legislative introdotte dal “decreto sullo svilup8 verità e giustizia - 1 agosto 2011
secondo le previsioni contenute nei codici di autoregolamentazione dei partiti approvati all’unanimità dalle Commissioni parlamentari antimafia del 2007 e del 2010. introduzione dei reati contro l’ambiente; riferimento alla normativa di prevenzione e contrasto ai fenomeni del racket e dell’usura; riferimento alla legislazione in materia di contrasto alla tratta degli esseri umani; inserimento di norme contro il fenomeno del caporalato;
provvedimenti che recepiscano convenzioni europee ed internazionali in materia di prevenzione e contrasto alla criminalità organizzata transnazionale e alla corruzione.
riferimento alle norme che regolano il trattamento dei collaboratori e dei testimoni di giustizia prevedendo, nel caso dei primi, la possibilità di estendere il termine temporale di 180 giorni attualmente previsti dal legislatore per rendere le proprie confessioni, in casi specifici caratterizzati da particolare complessità delle indagini;
In forma specifica si rilevano le seguenti criticità, sulle quali si chiede al legislatore di intervenire prontamente:
previsione di un provvedimento legislativo che ratifichi la Convenzione di Strasburgo contro la corruzione, firmata dall’Italia nel 1999;
previsione del reato di autoriciclaggio, più volte sollecitata dal Procuratore nazionale antimafia e dal Governatore della Banca d’Italia;
un riferimento alle previsioni contenute nella Convenzione contro la criminalità organizzata transnazionale delle Nazioni Unite – e i due relativi protocolli – presentata e firmata a Palermo nel 2000 e ratificata dal Parlamento Italiano con legge n. 146/2006;
po” in materia di appalti, ecc.); misure di sostegno alle azioni di antimafia civile e sociale;
revisione dell’articolo 416-ter del codice penale, che sanziona il voto di scambio politico mafioso. Nel nuovo testo dell’articolo 416-ter, insieme all’erogazione di denaro, va previsto che il reato sopra citato sussista anche quando vi è “la promessa di agevolare l’acquisizione di concessioni, autorizzazioni, appalti, contributi, finanziamenti pubblici o, comunque, la realizzazione di profitti e altre utilità”; una serie di norme specifiche che regolamentino l’incandidabilità, l’ineleggibilità e la decadenza da un incarico pubblico qualora una persona sia rinviata a giudizio e condannata per gravi reati (mafia, corruzione, traffico di droga, estorsione, usura, ecc.),
Inoltre Avviso Pubblico segnala ulteriori criticità in merito a: appalti; beni immobili confiscati; costituzione di parte civile degli enti locali; comuni sciolti per infiltrazione mafiosa; misure di prevenzione. Info: http://www.avvisopubblico.it/categorie/pubblicazioni/codice-unico-antimafia_speciale.shtml
Internazionale <<
"Familiares": il dolore non ha colore di Norma Ferrara
Alla Festa e al raduno dei giovani di Libera a Firenze il punto sui percorsi internazionali contro le mafie e narcotraffico. Tonio Dell'Olio, Libera Internazionale: «la lotta alle mafie passa anche attraverso un impegno sociale»
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na tenda della memoria. Questa è stata la sopresa che i ragazzi del secondo raduno nazionale dei giovani di Libera hanno trovato ad attenderli nel campo sportivo “Turri” dal 21 al 27 luglio a Scandicci (Fi). All’interno i giovani, fra i 18 e i 35 anni, provenienti da tutta Italia hanno potuto conoscere da vicino alcuni oggetti che appartenevano a vittime delle mafie. La tenda è stata pensata e progettata dal presidio umbro dedicato proprio a “Renata Fonte” e presentata al raduno di Libera, dalla figlia di Renata, Viviana Matrangola. «Abbiamo voluto questa tenda – spiega Viviana - per tenere insieme l’esperienza sensoriale e quella la conoscenza delle storie che lega memoria e impegno. E’ importante che tutti sentano proprie queste “vite” ma in particolare i giovani». Il raduno dei giovani di Libera si è parlato a lungo del valore di queste storie e di quello della testimonianza quotidiana per la legalità, attraverso le parole, le immagini e i laboratori teatrali. Questi appuntamenti hanno guardato molto all’Italia ma anche all’estero. Proprio a Firenze, infatti, il settore internazionale di Libera si è ritrovato per fare il punto dei percorsi e degli obiettivi futuri. «Libera Internazionale - dichiara Tonio Dell’Olio, responsabile del settore - nasceva nel 2007 con due obiettivi, fra gli altri. Il primo era quello di creare reti internazionali e riuscire a fare nel mondo quello che Libera ha fatto nel nostro Paese in questi anni. Il secondo: sollecitare e sensibilizzare quanto più possibile a livello internazionale, livello costitutivo delle mafie attuali, l’attenzione di
chi si occupa di questi argomenti». «Per sviluppare soprattutto questo secondo punto metteremo in campo quest’anno due iniziative – prosegue Dell’Olio. La prima l’abbiamo chiamata “le visite di giustizia”. Si tratta di viaggi verso l’America Latina, in particolare, che consentiranno di entrare in contatto e conoscere le realtà difficili e quelle virtuose che lavorano in questi Paesi, far nascere relazioni stabili e scambiarsi le reciproche esperienze». La seconda iniziativa presentata da Libera Internazionale a Firenze è “Familiares” un progetto di pericolosa del mondo. In questi Paesi gemellaggio fra familiari di vittime del- (Guatemela, Equador, Messico) sta nale mafie in Italia e quelli di vittime della scendo Alas, America Latina Alternativa criminalità organizSocial, perchè - «per zata internazionale ancora una volta, In Europa manca noi, per creare un sostela lotta al narcotraffiancora una vera co e alle mafie passa gno reciproco. «Si tratta di un incontro cooperazione e una attraverso una rispoindividuale ma capasta e un impegno di armonizzazione tipo sociale». Ma non ce anche di andare oltre l’aspetto personale delle leggi solo. Grande attenper confrontare e cozione è stata data dal contro le mafie settore internazionanoscere i contesti di riferimento – contile di Libera alla situanua Tonio Dell’Olio. Siamo convinti che zione europea, poichè mancano ancora questo metterà in campo tante energie, una vera cooperazione e armonizzaziogiovani, anche nei nostri territori». L’im- ne delle leggi contro le mafie. Da questa pegno di Libera in America Latina ha considerazione è nata Flare, Freedom, portato alla luce nel nostro Paese i nu- legality and right in Europe, oggi opemeri che raccontano di questa presenza rante in 30 Paesi e rete di 50 associazioni criminale e delle condizioni in cui versa diverse. Flare è impegnata ad ottenere la popolazione. Ci sono Paesi come il dalle istituzioni europee una direttiva in Messico in cui si calcola che negli ultimi materia di sequestro, confisca e riutilizanni siano stati oltre 40.000 le persone zo sociale dei beni sottratti ai boss, per uccise, dove ci sono 20.000 sequestri i 27 Paesi europei. Con una attenzione all’anno e dove c’è il problema grosso particolare alla situazione dell’Est Eudella sparizione dei migranti e del fem- ropa, al passato al presente e al futuro minicidio e Ciudad Juarez è la città più della “nuova Europa”. verità e giustizia - 1 agosto 2011
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>> libri
Mentre l’orchestrina suonava «Gelosia» di Lorenzo Frigerio Sono tanti i compiti che, lasciandoci, il nostro Roberto Morrione ci ha affidato: sono compiti non semplici da gestire, vista la nostra assoluta impossibilità di avvicinarci, anche solo per approssimazione, alle sue straordinarie capacità umane e professionali. Tra questi compiti riusciamo ora a mantenere fede ad una promessa fatta a suo tempo: si tratta di un impegno preso con un valido collega che ha recentemente pubblicato un felice affresco di una stagione, forse irripetibile per il giornalismo italiano, ma in grado, ancora oggi al solo ricordo, di scuotere le coscienze e suscitare passione per la vita. Il collega in questione è Antonio Roccuzzo e Roberto avrebbe dovuto commentare il suo ultimo libro per Libera Informazione: «Mentre l’orchestrina suonava Gelosia» edito da Mondadori. “Mi raccomando – ci disse in quegli ultimi giorni e con un filo di voce – ricordatevi di recensire il libro di Roccuzzo!”. Ora tocca quindi a noi: scusandoci con l’autore e con la speranza di non fare troppi danni, vi invitiamo a leggere il bel libro perché ne vale davvero la pena, in un momento in cui il panorama editoriale è soffocato da una pletora di volumi di cui se ne farebbe volentieri a meno. Dalla lettura delle intriganti pagine, che si scorrono tutte d’un fiato, ci viene restituita l’esperienza del gruppo dei “carusi” di Pippo Fava, una batteria di giovani giornalisti che dopo i travagliati trascorsi al “Giornale del Sud” seguirono il loro coraggioso direttore nella straordinaria avventura de “I siciliani”, il periodico di battaglia che da Catania seppe portare a livello nazionale l’impegno per un giornalismo al servizio dei lettori e contro ogni forma di violenza e di sopraffazione, da quella, più animale, del crimine organizzato – all’epoca la vulgata ufficiale sosteneva che la mafia nel capoluogo etneo non c’era – a quella, più subdola, della politica corrotta. Roccuzzo racconta il suo esordio nel mondo giornalistico, poco più che ventenne, proprio a partire dal titolo del suo primo articolo, che ora campeggia sulla copertina del libro: una pennellata immaginifica, ma soprattutto immaginaria, che il direttore Fava impose a quel primo pezzo, riscrivendolo quasi per intero e dando un tono avvincente a quella che Camilleri oggi chiamerebbe “un’ammazzatina” in pieno centro storico di Catania. La leggerezza e la densità: due concetti apparentemente contrastanti ma che forse costituiscono la cifra umana e professionale di Pippo Fava, così come ci viene restituito anche dal racconto di Antonio Roccuz10 verità e giustizia - 1 agosto 2011
zo. L’autore, il figlio del direttore, Claudio, Riccardo Orioles, Michele Gambino e altri giovani furono la redazione storica dell’ultimo periodo giornalistico di Fava, il periodo in cui la cultura e l’amore per la vita che lo animavano dovettero fare i conti con le insidie della mafia e dei suoi complici. Non ci fu mai un passo indietro, un cedimento di fronte alle minacce e alle profferte, ma al contrario tante denunce e inchieste giornalistiche che, per la loro importanza, ancora oggi sono pagine che andrebbero lette nelle università e nelle scuole di giornalismo. L’indipendenza, dichiarata in ogni in ogni scritto e in ogni occasione ma soprattutto tradotta in parola e azione: questo il motivo che scatenò l’ira dei criminali, dei violenti e dei corrotti. Fava e i suoi non scesero mai a patti con il quieto vivere, con il buon nome della città, con il rispetto delle convenzioni e scelsero di “dire alla gente ciò che la gente non vorrebbe sentirsi dire”, secondo la ben nota definizione della libertà di stampa che è contenuta nell’aforisma di George Orwell. Pagine poco edificanti per la classe politica e l’elite culturale di una città come Catania, che costrinsero ai margini Fava e i suoi, sono altrettanto esemplificative di quelle dedicate ai delitti e ai traffici mafiosi, perché offrono, in presa diretta, lo spaccato di un sistema criminale che da quasi due secoli ormai, nelle sue diverse forme e denominazioni, costringe il nostro Paese a misurarsi con una crisi etica che mina le basi stesse della convivenza civile. Riandare con la mente e la scrittura a quegli anni in cui raccontava Catania e i suoi meandri è per Roccuzzo fare anche i conti con l’eredità consegnata da “I siciliani” al giornalismo italiano e ai suoi lettori, che sono anche cittadini di questo paese. Di un giornale così oggi ne avremmo ancora bisogno? Forse sì, forse no. La domanda da farsi non è questa, ma piuttosto serve interrogarsi sulla voglia e la capacità del giornalismo nostrano di essere “cane da guardia” contro ogni forma di prevaricazione, da qualsiasi direzione provenga. Anche quando il fuoco è amico e non ce lo si aspetterebbe. Anche quando fa più male. Nel libro di Roccuzzo si racconta l’inevitabile appuntamento con la morte di Fava; un appuntamento temuto, non cercato e vissuto con grande dignità. Strano che lo stesso, fatte le dovute distinzioni ci mancherebbe, si possa dire per gli ultimi giorni del nostro direttore. Leggere quelle pagine in quei giorni del distacco ha avuto l’effetto inaspettato di un balsamo.
Antonio Roccuzzo MENTRE L’ORCHESTRA SUONAVA «GELOSIA» Mondadori, Milano 2011 pp. 180 € 17,50
veritĂ e giustizia - 1 agosto 2011
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>> dai territori a cura di Norma Ferrara
Lazio Un villaggio della legalità dove potranno trovare spazio e accoglienza associazioni e gruppi di volontariato: si trova a Borgo Sabotino, a Latina, ad un paio di chilometri dal mare: un’area di quattro ettari dove erano state realizzate una serie di strutture abusive che, dopo essere stata sequestrata e poi acquisita dal Comune, è stata affidata a “Libera” come segnale forte di ripristino della legalità in una provincia dove le infiltrazioni criminali sono ormai fenomeno assodato
Sicilia Rosario Cauchi, giornalista free-lance di 28 anni, collaboratore di Libera Informazione è stato minacciato a seguito della sua attività di informazione e inchiesta. Il fatto è accaduto due sere fa, a Gela, quando il giovane giornalista ha trovato sotto la saracinesca del garage della propria abitazione due immagini di “santuzze”, di cui una bruciata e un bigliettino con su scritto: “Ti leggiamo e non va bene quello che scrivi, questo è l’ultimo avvertimento”.
12 verità e giustizia - 1 agosto 2011
Calabria Operazione Ortro, indagati 5 presunti prestanome dei Condello. Sequestrati beni e conti correnti per un valore complessivo di 15 milioni di euro. Una serie di atti cessioni di attività commerciali finalizzati solo ad evadere il controllo della magistratura - considerato lo stretto contatto con la famiglia Condello - e dietro i quali in realtà il cedente rimaneva titolare a tutti gli effetti delle stesse attività, come emerso dalla intercettazioni.
Fra gli strumenti che colpiscono la libertà di stampa, insieme con le intimidazioni ai cronisti, c’è l’uso strumentale della legge sulla diffamazione, con esose richieste di risarcimento danni in sede civile, senza alcun rischio per il querelante. Un’arma in grado di annientare iniziative editoriali, scoraggiare e intimidire singoli giornalisti, impedire di far luce su oscure vicende di illegalità e di potere.
Per usufruire di consulenza e di assistenza legale giornalisti e giornaliste possono: Inviare una e-mail all’indirizzo:
info@stamparomana.it
Per non lasciare soli i cronisti minacciati
che siano in grado di dimostrare la loro buona fede e la loro correttezza, Federazione Nazionale della Stampa, Associazione Stampa Romana, Ordine Nazionale e regionale dei giornalisti, Unione Cronisti Italiani, Libera, Fondazione Libera Informazione, Articolo 21, Osservatorio Ossigeno, Open Society Foundations hanno deciso di costituire uno sportello che si avvale della consulenza di studi legali da tempo impegnati in questa battaglia per la libertà di informazione.
Telefonare al numero :
06/6871593
inserendo in oggetto la specificazione “sportello antiquerele" verità e giustizia - 1 agosto 2011
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IPSE DIXIT a cura di Lorenzo Frigerio
Rita Atria: “La Mafia siamo noi”
Rita Atria Testimone di Giustizia Partanna (TP) 1974, Roma 1992 L’unica speranza è non arrendersi mai. Finché giudici come Falcone, Paolo Borsellino e tanti come loro vivranno, non bisogna arrendersi mai, e la giustizia e la verità vivrà contro tutto e tutti. L’unico sistema per eliminare tale piaga è rendere coscienti i ragazzi che vivono tra la mafia che al di fuori c’è un altro mondo fatto di cose semplici, ma belle, di purezza, un mondo dove sei trattato per ciò che sei, non perché sei figlio di questa o di quella persona, o perché hai pagato un pizzo per farti fare quel favore. Forse un mondo onesto non esisterà mai, ma chi ci impedisce di sognare. Forse se ognuno di noi prova a cambiare, forse ce la faremo.
Ora che è morto Borsellino, nessuno può capire che vuoto ha lasciato nella mia vita. Tutti hanno paura ma io l’unica cosa di cui ho paura è che lo Stato mafioso vincerà e quei poveri scemi che combattono contro i mulini a vento saranno uccisi. Prima di combattere la mafia devi farti un auto-esame di coscienza e poi, dopo aver sconfitto la mafia dentro di te, puoi combattere la mafia che c’è nel giro dei tuoi amici, la mafia siamo noi ed il nostro modo sbagliato di comportarsi. Borsellino, sei morto per ciò in cui credevi ma io senza di te sono morta. Roma, 26 luglio 1992
Erice, 5 giugno 1992
rassegna stampa di Norma Ferrara L’informazione antimafia non va in vacanza. E’ un dato che salta subito agli occhi leggendo la stampa di queste utlime settimane. Si susseguono in tutta Italia iniziative, dibatti e incontri che parlano di mafie e antimafia. L’estate è diventata, già da anni, l’occasione per fare il punto sullo stato della lotta alle mafie e alla corruzione nel Paese. Anche Libera quest’anno ha deciso di dedicare ancora più spazio all’appuntamento estivo che da Savignano sul Panaro (Mo) si è spostato e aperto al pubblico, a Firenze e Scandicci, per la prima festa nazionale di Libera e il raduno dei giovani dell’associazione.
14 verità e giustizia - 1 agosto 2011
Anche la risposta delle agenzie stampa e dei quotidiani non si è fatta attendere. Così in piena estate, grazie ad alcuni articoli di approfondimento, Libera ha lanciato l’allarme sul rischio riciclaggio collegato ai giochi d’azzardo on line, per i quali il Governo ha dato il via, con la costituzione di casino virtuali. E poi ancora sulle pagine de “Il Manifesto” la denuncia precisa sui nuovi mercati in cui le mafie stanno riciclando capitali. La “’ndrangheta investe sul porno” titola il giornale diretto da Norma Rangeri. E poi la sette giorni di Festa della rete di associazioni di Libera a Firenze e il raduno dei giovani di Li-
bera nel vicino Comune di Scandicci. La stampa toscana ha raccontato “il popolo di Libera” e l’impegno antimafia nelle sue diverse forme. E si moltiplicano in queste settimane anche le altre attività territoriali dei presìdi e dei coordianamenti sui territori. Come sempre meno presente l’impegno del giornalismo televisivo. E’ancora difficile, dunque, portare questi temi all’attenzione della maggioranza degli italiani. In soccorso e ormai concorrente potenziale, il web, che in piena libertà, sino da oggi, racconta questa Italia in cui è in corso la battaglia di liberazione dalle mafie.
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Verità e giustizia newsletter a cura della Fondazione Libera Informazione Osservatorio nazionale sull’informazione per la legalità e contro le mafie
Direttore responsabile: Santo Della Volpe
Sede legale via IV Novembre, 98 - 00187 Roma tel. 06.67.66.48.97 www.liberainformazione.org
Redazione: Peppe Ruggiero, Antonio Turri, Gaetano Liardo, Norma Ferrara
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Coordinatore: Lorenzo Frigerio
Hanno collaborato a questo numero: Mara Filippi Morrione, Libera e Avviso Pubblico, Floriana Lenti Grafica: Giacomo Governatori