Verità e giustizia

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n.81

15 dicembre 2011

veritĂ egiustizia

M in afi vi e si bi li

La newsletter di liberainformazione


>>editoriale

Usura e crisi economica di Santo Della Volpe

E’

un’emergenza che cresce ,giorno dopo giorno, settimana dopo settimana: più la crisi economica stringe il credito delle banche verso esercenti ed imprenditori, più aumenta il ricorso all’usura, allo strozzinaggio, il più delle volte direttamente gestito dalle mafie, soprattutto in zone del nostro paese già economicamente depresse. Ormai è allarme sociale ed è per questo che , in occasione del periodo natalizio (che tradizionalmente dovrebbe vedere aumentare vendite ed acquisti), il fenomeno usura va contrastato con maggior decisione: perché nel tentativo di risalire la china delle vendite poco soddisfacenti, i commercianti in questo periodo cercano di rifornirsi per il Natale, acquistando i prodotti da vendere, in una sorta di scommessa verso il futuro e verso le tredicesime: molti si indebitano per questo, molti non potendo accedere direttamente al credito bancario regolare, spesso chiuso o troppo esoso, si rivolgono al prestito usuraio, nella speranza di restituire poi le somme avute ora, subito ed a breve, magari con il nuovo anno. Ma le prospettive di vendite natalizie non sono proprio buone: il rischio è dunque di un ulteriore indebitamento perché la crisi economica colpisce i più deboli,

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i redditi fissi e la piccola distibuzione . E chi oggi si indebita, potrebbe non ricavare dalle vendite natalizie il necessario per restituire i prestitii, cadendo quindi ulteriormente nella spirale dello “strozzo”; che per molti può significare la fine dell’attività. O peggio. I dati ce lo confermano. Rimandiamo alla relazione di S.O.S. Impresa per far capire quanto sia esteso il fenomeno Usura: ma proprio in questi giorni ci arrivano segnali ancora più preoccupanti. Uno fra tutti: l’aumento esponenziale delle denuncie di usura nel napoletano ha portato la Confesercenti ad aprire nuovi sportelli sportelli di assistenza, a Casoria ed in altre zone della provincia,perché le richieste di aiuto a Napoli erano ormai troppe. Perché , al di là della contingenza, natalizia, l’Usura rappresenta da sempre il ricorso al credito “emergenziale”, “istantaneo” e svolge un ruolo sussidiario al sistema bancario e finanziario, nel senso che il prestito a strozzo è utilizzato per rientrare dagli sconfinamenti o saldare un fornitore, per pagare un assegno in scadenza o per ripianare una sofferenza. Commercianti ed artigiani, imprenditori o famiglie alle prese con la crisi ne sono quindi vittima, mettendosi direttamen-

te nelle mani della criminalità che su questa pratica di prestiti ad interessi al 300-400% ricavano (insieme al racket del pizzo) la base di partenza per le altre attività economiche, dall’acquisto di partite di droga alla corruzione per ottenere appalti. Per questo è importante la mobilitazione delle associazioni per la denuncia del fenomeno: E soprattutto diventa fondamentale offrire una alternativa ai commercianti: la denuncia dello strozzino deve essere accompagnata da una difesa del commerciante o artigiano denunciante, da un intervento dello Stato che aiuti a ripianare i debiti contratti o ad affievolire le difficoltà economiche che hanno provocato il ricorso all’usuraio. Da qui la richiesta di un finanziamento attivo del fondo antiusura, di cui parliamo in questa nostra Newsletter. La proposta del tema usura,in questo periodo di crisi economica , nasce infine dalla convinzione che un percorso di sicurezza parta da una analisi approfondita del fenomeno Usura , all’interno delle attività illegali e criminali che rendono le nostre città meno sicure; e non solo al Sud, ma certamente anche al Centro ed al Nord, in quelle zone dove la crisi sta colpendo in modo così profondo e doloroso...


Premio Tv per il giornalismo investigativo Il Premio "Roberto Morrione" e’ rivolto ai giovani giornalisti, free lance, studenti, volontari dell'informazione ed ha l'obiettivo di promuovere, sostenere e incentivare concretamente la realizzazione di inchieste televisive di giornalismo investigativo nel nome di Roberto Morrione che, nella sua lunga carriera di giornalista, ha sostenuto con forza l'importanza dell'inchiesta per restituire

un contesto alle notizie e far comprendere i fatti. tre grandi giornalisti d’inchiesta: Ennio Remondino, Sigfrido Ranucci, Maurizio Torrealta. L’inchiesta premiata sarà trasmessa da Rainews. La premiazione si svolgerà durante le giornate del Premio Ilaria Alpi.

www.premiorobertomorrione.it IN COLLABORAZIONE CON: LIBERAINFORMAZIONE.ORG, ARTICOLO21, FNSI, USIGRAI, MISTERIDITALIA.IT, TECHE RAI, SCUOLA GIORNALISMO L.BASSO MEDIA PARTNER: INTERNAZIONALE, IL CALENDARIO DEL POPOLO

COMMUNICATIONS

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Cresce la crisi economica e anche l'usura di Norma Ferrara

Mafie e “cravattari” dietro il fenomeno. I boss hanno fiutato l'affare, prestano soldi e si impossessano delle imprese. Le vittime sono soprattutto i commercianti e i piccoli imprenditori

E’

piena emergenza usura in Italia. Crisi economica, imprese deboli, l’andamento dei mercati e la presenza di una criminalità organizzata pronta a prestare soldi a tassi altissimi il mix esplosivo che fa di questo fenomeno sempre più sommerso la cartina di tornasole di un sistema economico fortemente in crisi e di un tessuto sociale permeabile ai soldi sporchi delle mafie: quelli del narcotraffico, dello sfruttamento della prostituzione, del traffico di rifiuti tossici e di molte altre attività illecite. Il panorama imprenditoriale, rilevano i dati Istat, è in grossa diffocoltà. Cinquanta aziende al giorno chiudono e lo scorso anno sono stati in 130.000 i posti di lavoro azzerati. Alto anche il trend dei “fallimenti”: una forte accelerazione ha portato un aumento del 16,6% nel 2008, del 26,6% nel 2009 e infine del 46% nel primo trimestre del 2010. Mentre l’indebitamen-

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to medio per impresa è di circa 180.000 euro, cresciuto negli ultimi dieci anni del 93%. Secondo le stime nazionali pubblicate dal rapporto Sos impresa 2010 sono oltre 200.000 i commercianti colpiti, per un giro d’affari che sfiora i venti miliardi di euro. «In questo vorticoso giro di denaro l’usura si è trasformata e da credito di sussistenza dei vecchi cravattari è diventata un affare per le mafie e faccendieri vari – sostiene Sos Impresa. Milano e il Nordest sono le aree più penalizzate, con le banche che tendono a restringere il rubinetto dei finanziamenti e a chiedere rientri immediati dei fidi, mentre i mafiosi sono gli unici a girare con le borse pieni di soldi. Soldi sporchi, ma spesso gli unici circolanti, cui ci si affida per non vedere fallire e chiudere la propria azienda» . Secondo la ricerca di Confesercenti, il fenomeno dell’usura continua a colpire i maggioranza persone che hanno intorno ai cinquant’anni, che operano nel

commercio, principalmente e che tentano di tutto per evitare di vedere fallire l’attività di una vita sotto i propri occhi. Sono alimentaristi, fruttivendoli, fiorai, mobilieri, le categorie che oggi pagano di più il prezzo della crisi in questi termini. Negli ultimi tempi, però, la crisi economica ha anche allargato la tipologia di “vittime” dell’usura. Oggi a fianco alle figure tradizionali che spesso facevano ricorso a prestiti con tassi usurai cominciano ad essere presenti, noti professionisti, operai e impiegati. Sos impresa, inoltre, lancia l’allarme durante il “No Usura Day” sull’anticamera dell’usura: il sovraindebitamento che - sottolinea nel suo rapporto – si sta insinuando particolarmente nelle attività della piccola impresa commerciale al dettaglio, dell’artigianato di quartiere, dei ceti più poveri, ma anche di quei soggetti una volta ritenuti immuni da questa piaga. Durante l’iniziativa “No Usura Day” dello scorso 21 novembre,


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Confesercenti traccia una analisi del fenomeno che è cambiato in questi anni e ha portato sempre più i boss della mafia ad interessarsi alle pratiche usuraie per impossessarsi, in ultima istanza, delle imprese delle vittime. Questo ha fatto accrescere notevolmente l’interesse verso l’attività usuraia. Le mafie hanno fiutato come sempre il business e fatto valere il loro potere economico. In Campania, nel Lazio e in Sicilia sono queste le caratteristiche del fenomeno. Crescono anche le operazioni antiusura a testimonianza non di una accresciuta capacità investigativa ma di un diffondersi del giro di denaro che circola intorno al fenomeno usuraio. Le attività che sono connesse all’usura cambiano di regione in regione, mantenendo fermi i capisaldi dell’attività e il loro collegamento con la malavita organizzata. In Sicilia, ad esempio coesistono tutte le varie forme di usura.

Crescono le operazioni antiusura in tutta Italia a testimonianza di un diffondersi del fenomeno e del giro denaro in mano agli usurai e alle mafie In Calabria il fenomeno ha una forte impronta ’ndranghetista. Fenomeno radicato e in mano alle mafie anche per la Puglia e la Campania e in forte risalita verso il centro – nord. Ma è al Lazio e a Roma che Sos impresa assegna, nel rapporto del 2010, il titolo negativo di “capitale dell’usura”.

Qui – conferma il rapporto - si riescono a trovare tutte le fenomenologie fino ad oggi note del sistema: dal singolo usuraio (in gergo cravattaro), pensionato o libero professionista, alle bande di quartiere, dalla criminalità organizzata alle finanziarie, apparentemente legali. Le vecchie reti usuraie, ripetutamente smantellate dalle Forze dell’ordine, si ricompongono in fretta tanto che anche nelle inchieste più recenti compaiono figure note agli inquirenti. 28.000 i commercianti colpiti dall’usura, pari al 35% delle attività economiche attive nella Regione e un giro d’affari stimato in 3,3 milioni di euro. «Le reti usuraie di Roma hanno elevato la loro capacità attraverso una divisione rigida di incarichi e di ruoli. Il centro Italia e il nord - est sono le due aree in cui avanza il credito illegale ed è ancora difficile capire quanto, oltre ai cravattari, non siano in azione anche i clan della criminalità organizzata. verità e giustizia - 15 dicembre 2011

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>> focus

«L

’usura è sempre più un reato associativo. Non è un reato fatto da singoli ma sempre più da gruppi di persone che, fra l’altro, commettono più di un reato finanziario: dalle truffe, alle assicurazioni, o attraverso aste giudiziarie. Si tratta di un mondo parallelo che non assomiglia a quello che ci immaginiamo “con coppola e lupara” ma sempre più a quello di “persone per bene”. Anche il settore del gioco illecito, le agenzie di scommesse: questi sono terreni in cui girano tanti contanti, liquidità. A raccontarci il fenomeno, Lino Busà, presidente di Sos impresa. Chi sono gli usurai in Umbria?

Conosciamo le reti usuraie. L’usura è un reato sommerso ma gli usurai sono persone note: alle autorità giudiziarie, al cittadino, alle forze di polizia. Sono note al sistema bancario. Un impiegato di banca di quarto livello è in grado di riconoscerle, in funzione dei movimenti bancari. Sulla base di questo abbiamo descritto il fenomeno usuraio nell’Umbria nel documento “Umbria non è isola felice”. Se si tratta di un reato sommerso com’è possibile individuarlo o prevenirlo? Uno dei problemi che incontriamo in questa regione è che questo fenomeno è trattato in maniera superficiale. Le vittime di usura, per esempio, sono tenute a distanza, mentre loro potrebbero essere invece una fonte importante per capire come funziona il sistema e il fenomeno. L’usura è sempre più un reato associativo: non è un reato fatto da singoli ma sempre più da gruppi di persone che, fra l’altro, commettono più di un reato finanziario: dalle truffe, alle assicurazioni, o attraverso aste giudiziarie. Si tratta di un mondo parallelo che non assomiglia a quello che ci immaginiamo “con coppola e lupara” ma sempre più a quello di “persone per bene”. Anche il settore del gioco illecito, alle agenzie di scommesse: questi sono terreni in cui girano tanti contanti, liquidità (bene prezioso al momento in possesso delle mafie). Come fanno le mafie a penetrare il sistema economico umbro? 6 verità e giustizia - 15 dicembre 2011

Le reti usuraie in Umbria di Norma Ferrara

Un tempo isola felice oggi luogo di una “mafizzazione in corso”, la regione è centro nevralgico del narcotraffico e della tratta degli esseri umani. Ma cresce il rischio usura. Busà, Sos impresa: «reato sommerso ma usurai persone note»


focus << La penetrazione avviene attraverso soggetti prestanome, che intervengono in determinati settori, uno di questi è l’edilizia. Si radicano all’interno del tessuto e poi, gradualmente con modalità insospettabili, investono in varie attività: bar, ristoranti, negozi. I primi prestanome sono persone di assoluta fiducia. Successivamente quando l’usuraio o il mafioso diventa stanziale trova sul posto prestanome. L’Umbria diventa terra appetibile per queste operazioni perché ha sempre avuto una scarsa attenzione al fenomeno. Solo da due/tre anni - in particolare devo sottolineare con il lavoro fatto da Libera – è cambiato il modo di porsi rispetto a questi dati. C’è stata una diversa attenzione al pericolo delle infiltrazioni mafiose nella Regione. Quanto il fenomeno dell’usura è collegato ad altri, come la prostituzione e il traffico della droga. C’è un collegamento fra loro? Questo è il grande tema del presente e del futuro. Riguarda l’Umbria ma anche la Capitale e il rapporto di “Sos impresa” dedica proprio ampio spazio

a questa “relazione” fra diversi fenomeni. Noi oggi abbiamo, per una serie di ragioni, questa situazione. Il traffico di cocaina e l’attività usuraia è nelle stesse mani. Questo cosa significa? Attraverso il commercio di cocaina queste reti entrano in contatto con attività aziendali importanti, con professionisti importanti e a loro sono in grado di fornire la cocaina ma anche di prestarti i soldi, inizialmente per comprarla, successivamente si possono appropriare della tua attività commerciale/finanziaria.

importante di usura. E spesso quella rivolta verso persone benestanti, che gestivano patrimoni consistenti. Questi sono soggetti difficili da denunciare e quindi si tratta di indagini difficili da portare avanti. Spesso si pensa che l’usura sia un reato fatto da marginali verso marginali. Invece non ci si rende conto che si tratta anche di un fenomeno diffuso e realizzato da personaggi “insospettabili”.

C’è sempre la mafia dietro la rete di usurai?

Non c’è consapevolezza, reale, di cosa rappresenti in termini di sicurezza per i cittadini, la presenza di reti usuraie importate dentro un territorio. Quindi non essendoci questa percezione non parte un indirizzo a contrastarla con forza. Spesso si tratta, lo ricordo nuovamente, di indagini complesse, che hanno costi più alti, anche per chi deve condurle.

Accanto a questa rete malavitosa, rimangono commercianti facoltosi. Ma ci sono anche reti “professionalizzate” fatte da notai, avvocati, commercialisti. Persone che hanno agganci dentro il sistema bancario, della finanza, delle aste giudiziarie Che ruolo hanno all’interno del fenomeno? Questi ultimi gestiscono un pezzo

Non c’è ancora quindi percezione del fenomeno?

* L’intervista è tratta dal dossier a cura di Libera Informazione “Il covo freddo. Mafie e antimafia in Umbria”

Ripristinare Fondo per vittime reati di stampo mafioso «La lotta alle mafie dovrebbe essere considerata una delle priorità dell’azione di qualunque governo di questo paese. Il prezzo che l’Italia paga alla criminalità organizzata in termini civili, morali, politici ed economici è tale da rappresentare uno degli ostacoli principali al nostro sviluppo. Per questo ogni sforzo impiegato a contrastare le mafie non deve essere considerato un costo quanto un investimento, ancora più urgente e importante proprio in un periodo di ristrettezze e di riforme». Questo l'appello lancia-

to da "Politicamente Scorretto" durante la VII edizione in corso a Casalecchio di Reno da Carlo Lucarelli, Don Luigi Ciotti e Paola Parenti (Presidente Casalecchio delle Culture). «Il Fondo di rotazione per la solidarietà alle vittime dei reati di tipo mafioso, delle richieste estorsive e dell’usura rappresenta non solo il doveroso intervento dello stato a fianco di cittadini che già hanno sofferto e spesso contrastato la criminalità organizzata - continua l'appello - ma anche uno degli strumenti più efficaci per combatterla. Il ddl di stabilità ha

invece ridotto di ben 10 milioni di euro il Fondo che scenderà dagli oltre 12 milioni inizialmente previsti per il 2012 a poco più di 2 milioni di euro. Senza considerare che tagliare il Fondo non è un risparmio, semmai il contrario. Al nuovo governo chiediamo che venga rivista tale decisione e che il Fondo venga ripristinato».

Carlo Lucarelli, Don Luigi Ciotti. Paola Parenti (Presidente Casalecchio delle Culture)

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Legge antiusura (e suo fallimento) di Norma Ferrara

Una burocrazia più snella, maggiori tutele per chi denuncia e fondi per far ripartire attività e imprese. Ma la proposta di riforma della legge è ferma in Senato. Cozzi, FAI: «molti usurai a piede libero e chi denuncia è sempre meno tutelato, anche dalle minacce dei boss»

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ata per dare sostegno alle vittime del reato di usura la Legge 108 del 1996 è stata un primo tentativo di rispondere ad un fenomeno in crescita, che nel giro di due decenni è diventato sempre più un affare di mafie e criminalità organizzata. Prestiti a tassi usurai e riciclaggio di denaro, infatti, sono un binomio confermato dalle molteplici inchieste della magistratura. Molte anche le carenze di questa legge mentre le proposte di riforma del testo giacciono inascoltate in Senato, da anni. Mentre lo Stato ritarda a dare una risposta il fenomeno si allarga a macchia d’olio: dalle attività commerciali ai singoli cittadini con busta paga da dipendente. «Quando una vittima dell’usura denuncia – dichiara Marcello Cozzi dell’ufficio di presidenza del FAI – si mette in moto la grande macchina della burocrazia. Dalle prefetture all’ufficio centrale a Roma e poi, laddove la risposta di assistenza che la vittima fa allo Stato, dovesse essere positiva, le pratiche per l’accesso al Fondo antiusura (art. 14)». I tempi sono lunghi, in sostanza, ma le vittime hanno di fronte grosse difficoltà economiche cui devo-

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no rispondere e spesso proprio la con- usura – conferma Cozzi – dura dagli 8 dizione economica disastrosa causata ai 10 anni, questo vuol dire che quella dall’usura ha creato problemi anche legge ha, di fatto, depenalizzato il reato con le banche. In questo quadro in cui di usura, rendendo complesso giungere il tempo gioca a favore degli usurai e a piena giustizia per tutte le vittime. E non delle vittime si inseriscono anche infine, un dato nuovo. La Legge 108 del altre dinamiche che diventano i punti 1996 è pensata per le “classiche” vittime di debolezza di questa legge. «Altro ele- dell’usura, ovvero, operatori economimento di criticità della 108 – continua ci, privati, commercianti, imprenditori. Negli ultimi tempi, Cozzi – è quello che però, segnala Cozzi riguarda la tutela delle «il problema dell’upersone che denun- Busda dolorio. sura si è spinto sino ciano. Molto spesso a coinvolgere angli usurai rimangono, Aperspi enihiliquae che le famiglie, i lain attesa di processo, pro bla di dus rem. dipendenti a piede libero perché Nam num et facerch voratori con busta paga». scadono i termini di Per loro non è precustodia cautelare. iciistius. vista ancora la neQuesta situazione – Sitius. Oreprore cessaria attenzione prosegue – è ancor più ma con la crisi ecograve negli ultimi anni da quando il fenomeno è sempre più nomica in corso c’è da aspettarsi che il nelle mani delle mafie, quindi dietro fenomeno aumenti progressivamente. l’usuraio c’è un clan e una organizza- Una Legge, dunque, quella antiusura zione criminale violenta e pericolosa». che presenta - a fronte di una capillaE poi c’è il processo. Marcello Cozzi ri- rità sotto il profilo delle informazioni corda la legge ex Cirielli che ha dimez- sull’assistenza da parte delle Fondazato, per il reato di usura, i tempi per zioni e dello Stato – notevoli carenze l’archiviazione del procedimento, da 14 e lascia prive di una effettiva tutela le a 7 anni e sei mesi. «Un processo per vittime dell’usura.


Fra gli strumenti che colpiscono la libertà di stampa, insieme con le intimidazioni ai cronisti, c’è l’uso strumentale della legge sulla diffamazione, con esose richieste di risarcimento danni in sede civile, senza alcun rischio per il querelante. Un’arma in grado di annientare iniziative editoriali, scoraggiare e intimidire singoli giornalisti, impedire di far luce su oscure vicende di illegalità e di potere.

Per usufruire di consulenza e di assistenza legale giornalisti e giornaliste possono: Inviare una e-mail all’indirizzo:

sportelloantiquerele. roma@libera.it

Per non lasciare soli i cronisti minacciati

che siano in grado di dimostrare la loro buona fede e la loro correttezza, Federazione Nazionale della Stampa, Associazione Stampa Romana, Ordine Nazionale e regionale dei giornalisti, Unione Cronisti Italiani, Libera, Fondazione Libera Informazione, Articolo 21, Osservatorio Ossigeno, Open Society Foundations hanno deciso di costituire uno sportello che si avvale della consulenza di studi legali da tempo impegnati in questa battaglia per la libertà di informazione.

Telefonare al numero :

06/67664896-97

inserendo in oggetto la specificazione “sportello antiquerele" verità e giustizia - 15 dicembre 2011

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>> internazionale

Quanto fruttano gli affari dei boss a livello globale di Gaetano Liardo

Uno studio dell'agenzia delle Nazioni Unite su droga e criminalità organizzata cerca di valutare il flusso di capitali illeciti frutto del narcotraffico, e l'incidenza di questo denaro sull'economia mondiale. Una minaccia contro la quale la comunità internazionale non ha strumenti adeguati Soldi, tanti e sporchi. Provate ad immaginare quanto denaro frutto dei traffici più svariati inquina l’economia mondiale. La risposta è sconcertante. Il numero è astronomico, difficile pure da considerare. Duemilacento miliardi di dollari. Una cifra pari al 3,6% del Pil globale del 2009. A fornire i dati l’ufficio delle Nazioni unite che si occupa di droga e crimine organizzato, l’Unodc. Si tratta naturalmente di una stima, difficile da quantificare con assoluta certezza, ma che rende l’idea del problema, offrendo degli spunti di analisi e di riflessione interessanti. Primo fra tutti che la ricchezza generata dal mondo criminale è un pezzo importante 10 verità e giustizia - 15 dicembre 2011

dell’economia globale. Non solo mafie, quindi, ma anche comportamenti criminali quali frodi, evasione fiscale, e chi più ne ha più ne metta. La criminalità organizzata, tuttavia, gioca un ruolo importante. «Se si considerano soltanto i ricavi tipici del crimine organizzato transnazionale – si legge nel documento – risultanti dai traffici di droga, contraffazione, traffico di esseri umani, traffico di petrolio, di animali selvatici, legname, pesce, proprietà culturali e artistiche, oro, organi, e armi piccole e leggere – la stima si aggira intorno all’1,5% del Pil». Circa la metà di questa cifra, inoltre, è collegata al narcotraffico, e in modo principale alla cocaina.

Dei duemilacento miliardi di dollari prima citati, quanti vengono ripuliti nel sistema finanziario internazionale? Anche qui il dato è spaventoso: milleseicento miliardi di dollari, pari al 2,7% del Pil mondiale del 2009. Una minaccia reale e concreta che investe il globo intero. Una rete fitta e stringente. Non è vero che il denaro non “puzza”, anzi. Il criminale, in modo particolare il boss mafioso o il narcotrafficante, pur muovendosi nel terreno economico, è spinto da logiche del tutto diverse rispetto a quelle che regolano il mercato. Scrive l’Unodc: «Le implicazioni dell’investimento di flussi finanziari criminali nell’economia legale sono principalmente


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L'Ocse ha calcolato che il riciclaggio di denaro sporco incide negativamente sul tasso di crescita di un paese correlate alle distorsioni degli investimenti, dei prezzi, del consumo, delle esportazioni e delle statistiche economiche, alla concorrenza sleale e all’indebolimento delle istituzioni». I soldi sporchi avvelenano l’intero sistema politico, sociale ed economico di un paese. Infatti, il boss che diventa imprenditore – sottolinea l’Unodc – sceglie dove investire sulla base del rischio di essere scoperto, mentre un operatore sano sceglie i propri investimenti sul calcolo del massimo ricavo che può ottenere. C’è di più, l’Ocse in un recente studio ha calcolato la relazione che esiste tra il riciclaggio di denaro sporco e il tasso di crescita di uno Stato. Si

calcola che, sempre approssimativamente, un miliardo di dollari “ripulito” e immesso nel tessuto economico sano, provoca la diminuzione della crescita per un valore che oscilla dallo 0,04% allo 0,06%. Di fronte a dati così allarmanti ne va aggiunto uno ulteriore. Si stima che meno dell’1% dei capitali riciclati è sequestrato. Un tasso eccessivamente basso, che evidenzia la necessità di un maggiore coordinamento internazionale sul contrasto al riciclaggio. Alcuni passi, anche se piccoli, sono stati compiuti con la nascita presso numerose Banche centrali delle Unità di informazione finanziarie (Uif ), che svolgono un’analisi di mo-

nitoraggio sulle operazioni finanziarie sospette. Quelle, cioè, che molto probabilmente nascondono attività di ripulitura di denaro sporco. Le Uif, in Italia è attiva presso Bankitalia, collaborano tra loro a livello internazionale. Tuttavia restano ancora grandi lacune che spuntano le armi degli investigatori. Infine, la profonda crisi finanziaria che sta colpendo l’economia mondiale, e in particolar modo quella dei paesi dell’Unione Europea, rischia di rendere appetibile l’enorme massa di capitali illeciti. In mancanza di liquidità il denaro sporco è pur sempre denaro. Business as usual. verità e giustizia - 15 dicembre 2011

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>> i media ne parlano

'Ndrangheta a Milano Il web racconta di criminalità organizzata e corruzione. Sul Corriere.it questa settimana lo speciale, a puntate, firmato da Ruben H. Oliva, accende le luci sul processo per il delitto di Lea Garofalo, testimone di giustizia, uccisa e sciolta nell’acido, a Milano

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a alcuni mesi i due principali quotidiani on line, Repubblica.it e Corriere.it, nei primi cinque posti nella classifica dei siti più letti in Italia, hanno aperto all’inchiesta sul web. Repubblica, insieme alla redazione de “L’Espresso” ha dato vita ad un nuovo portale http://inchieste.repubblica.it/, dal quale sceglie, giorno dopo giorno, alcune inchieste da riproporre sulla home page del giornale on line. Nella corsa e rincorsa fra le due testate per il mercato pubblicitario on line e per il primato dei lettori, anche il quotidiano di via Solferino, ha scelto di scommettere sull’inchiesta. L’ha fatto ospitando nella sua colonna centrale, le anticipazioni o le video inchieste del team guidato da Milena Gabanelli. Una mossa che non investe

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su una nuova redazione ma ottimizza e offre al pubblico di internet, una squadra da combattimento di primo livello, quale quella di “Report” su Raitre. Nelle ultime settimane, la testata diretta da Ferruccio De Bortoli, sceglie di ospitare anche inchieste monotematiche a puntate. La prima è quella realizzata da Ruben H. Oliva, storico giornalista d’inchiesta, sulla presenza della ‘ndrangheta in Lombardia. Molti gli speciali e i libri che in questi ultimi mesi raccontano di questa “occupazione” del territorio che dura da decenni ma che ha raggiunto negli anni dimensioni catastrofiche. Milano, in particolare, sottolinea l’inchiesta di Oliva è la capitale delle ‘ndrine. Qui si muovono con disinvoltura, occupano già interi isolati, gestiscono attività economiche

e finanziarie. La web inchiesta del giornalista che conosce bene il fenomeno della ‘ndrangheta, questa settimana, racconta la storia di Lea Garofalo, vittima della ‘ndrangheta. Con un stile quasi distratto, di passaggio, volutamente simile a quello del citizen journalism, Ruben H. Oliva coglie gli aspetti più nascosti di questa mafia al Nord. Lo fa attraverso le testimonianze di Ilaria Ramoni, avvocato e referente di Libera per Milano e del Gip della procura del capoluogo lombardo, Giuseppe Gennari. Mentre i mass media occupano le loro ore di programmazione a scoprire i responsabili del delitto di Garlasco, contestano la sentenza di Perugia sulla morte di Meredith e continuano a chiedersi in che direzione stiano andando le ricerche per l’assassinio di Yara


i media ne parlano <<

Le 'ndrine a Milano si muovono con disinvoltura, gestiscono attività economiche e finanziarie. Ilaria Ramoni, Libera:«In questi anni hanno penetrato il territorio, non solo con il narcotraffico ma anche attraverso il controllo degli appalti»

Gambirasio, a due passi dal Duomo di Milano una testimone di giustizia, Lea Garofalo, nella notte fra il 24 e il 25 novembre del 2009 è stata rapita, uccisa e sciolta nell’acido e in pochi si chiedono perché. In pochi raccontano la sua storia, con la stessa attenzione che muove invece gli spazi di infotainment, verso altri delitti irrisolti. Eppure da raccontare c’è davvero molto. Lo ha dimostrato “Servizio Pubblico” che nell’ultimo appuntamento con il pubblico della rete e del circuito delle tv locali, ha intervistato la sorella di Lea, Marisa, per raccontare del processo in corso, del rischio di scarcerazione degli imputati e delle difficoltà che ancora oggi vivono i parenti di Lea ( fra tutti, la figlia Denise) uccisa per essersi ribellata alla ‘ndrangheta. Anche Ruben H. Oliva torna sul

caso Garofalo. «I testimoni di giustizia - racconta Ilaria Ramoni avvocato di Libera - ci dicono che non sono tranquilli a Milano, ci sono troppi appartenenti alla ‘ndrangheta». Perché qui le ‘ndrine hanno legami ovunque: molti “covi freddi” pronti ad entrare in azione, una solida alleanza con gli esponenti di altre organizzazioni criminali. Come quello del “Fortino di via Montello” a Milano. Il gip Giuseppe Gennari - conferma: «Il fortino in città è una vergogna per la città». Presidio di calabresi della ‘ndrangheta, luogo di spaccio e di affari. «Per quello che noi abbiamo ritenuto potere sostenere in una misura cautelare – conferma il Gip - da lì hanno un controllo capillare dello stabile». Riscuotono affitti, trafficano droga, membri di famiglia Cosco lo abita-

no ma anche o cinesi che pagano a loro volta gli affitti, dagli anni ‘90. «In questi anni - conclude la Ramoni - sono stati cosi penetranti non solo con la cocaina ma anche nei subappalti, subcontratti movimento terra e cemento per la costruzione della metropolitana cinque di Milano». Il web racconta di questa donna, lasciata sola a combattere con la ‘ndrangheta. Delle tante donne, dalla figlia Denise, alla sorella Marisa passando alle avvocatessa Enza Rando e Ilaria Ramoni, alla giornalista di Narcomafie, Marika Demaria, che si stanno occupando del caso. Ma la tv generalista tace. I programmi di approfondimento non seguono questo processo, non accendono ancora abbastanza le luci su questa vicenda, emblematica di una “colonizzazione” delle mafie al Nord. verità e giustizia - 15 dicembre 2011

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MAFIE SENZA CONFINI NOISENZAPAURA SABATO 17 DICEMBRE 2011 9.00-13.00 [ Ore 9.30 ] Saluti istituzionali

CONVEGNO NAZIONALE a cura di Fondazione Libera Informazione in collaborazione con Assemblea Legislativa Regione Emilia-Romagna

Istituzioni, associazioni e cittadinanza a confronto

[ Ore 10.00 - 11.15 ]

Le mafie in Emilia-Romagna: dall’insediamento alle presenze Presentazione e discussione del dossier “Mafie senza confini, noi senza paura” Roberto Alfonso Procuratore della Repubblica di Bologna Giovanni Tizian giornalista Lorenzo Frigerio coordinatore di Libera Informazione [ Ore 11.15 - 12.45 ]

Le mafie in Emilia-Romagna: buone prassi e nuove strategie Tavola rotonda coordinata da Santo Della Volpe, direttore Libera Informazione Dalla nuova legge regionale alle buone prassi Interventi a cura di: Libera - CUP Modena - Avviso Pubblico - Alleanza reggiana per una società senza mafie Conclusioni a cura di: Matteo Richetti Presidente Assemblea Legislativa Regione Emilia Romagna Don Luigi Ciotti Presidente di Libera Anna Canepa Magistrato della Direzione Nazionale Antimafia Carlo Alberto Roncarati Presidente di Unioncamere regionale [ Ore 12.50 ]

Firma del protocollo tra Libera Emilia-Romagna e Unioncamere regionale

sala polivalente Assemblea Legislativa Regione Emilia-Romagna via Aldo Moro, 50 Bologna 14 verità e giustizia - 15 dicembre 2011


>> dai territori a cura di Gaetano Liardo

Campania Nuova vittoria della Stato contro il clan dei Casalesi. L’arresto di Michele Zagaria, boss di primissimo livello e mente economico – imprenditoriale della consorteria criminale campana è un passo importante. La cattura del boss latitante, tuttavia, impone a non abbassare la guardia. Il contrasto contro i Casalesi, holding criminale insediatasi in numerose regioni italiane, a partire dall’Emilia Romagna, necessita della continuità dell’azione repressiva condotta dalle forze dell’ordine, ma anche di una risposta culturale e sociale. Servono uomini, mezzi e libri.

Sicilia E’ morta la mamma coraggio di Niscemi, Ninetta Burgio. Per quindici anni è stata testimone di legalità. Ha lottato con tutte le sua forze per ottenere verità e giustizia per il figlio, Pierantonio Sandri, scomparso nel 1995 e mai più ritrovato. Le dichiarazioni di un giovane pentito nel 2009 hanno consentito di ritrovare il corpo di Sandri sepolto nelle campagne di Niscemi. Ninetta Burgio, ha dichiarato il Sindaco Giovanni Di Martino, resterà un esempio per tutta la comunità.

Calabria Moriva 16 anni fa in circostanze sospette il capitano di Fregata Natale De Grazia, investigatore del pool ecomafie della Procura di Reggio Calabria istituito per far luce sulle navi dei veleni. De Grazia è stato colto da un malore fulminante dopo una sosta durante una missione verso La Spezia. Lo scorso 13 dicembre il circolo Legambiente di Reggio Calabria ha presentato un’opera a fumetti sulla vita di De Grazia realizzato in collaborazione con l’associazione Da Sud. Dal 2004, inoltre, è operativo ad Amantea un Comitato che porta il nome del capitano De Grazia.

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Graziella, 16 anni dopo di Norma Ferrara

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2004 – scrivono sul portale dell’associazione antimafia Rita Atria, gli autori. La Corte di Assise di Messina ha condannato i mafiosi palermitani Gerlando Alberti jr. e Giovanni Sutera per l’esecuzione materiale dell’assassinio. Franca Federico (titolare della lavanderia) e Agata Cannistrà (collega di Graziella) per favoreggiamento. Il processo di appello si è concluso confermando la sentenza di primo grado per Alberti e Sutera mentre alle due donne è stato declassato il reato a favoreggiamento semplice, hanno quindi goduto di prescrizione e quant’altro. Hanno detto che Graziella ha avuto giustizia. Non siamo d’accordo! - continuano - Non sono mai emersi i mandanti e le complicità istituzionali che hanno coperto i latitanti». Molte delle responsabilità, delle complicità di questo “sistema peloritano” che il libro evidenzia, con un taglio d’inchiesta, sono oggi elementi processuali che consentono di fare luce su molti aspetti di una “rete di coperture” che ha garantito la latitanza di molti boss nella provincia, la mancata giustizia su tanti delitti di mafia della provincia e un cono d’ombra informativo, simile a quello che il procuratore, Giuseppe Pignatone, ha denunciato in Calabria. Qui a Messina si sono incontrati i boss, come conferma anche una informativa della Dia (non solo quelli di Cosa nostra) per decidere le strategie future, programmare attentati (per fortuna sventati) e rinnovare patti economici fra diverse “famiglie” criminali. Qui si poteva morire a soli 17 anni, senza aver mai conosciuto mafiosi. Mentre si lavora, convinti di vivere in un luogo dove la mafia non esiste e se c’è non ti fa del male “perchè si uccidono fra loro”. Per maggiori informazioni su questo libro http://www.ritaatria. it/LeStorie/Vittimemenonote/GraziellaCampagna.aspx.

GRAZIELLA CAMPAGNA, 17 ANNI, VITTIMA DI MAFIA Storie di trafficanti, imprenditori e giudici nella provincia dove la “mafia non esiste” Associazione Antimafia Rita Atria Comitato per la Pace e il disarmo unilaterale di Messina Libro ristampato da Armando Siciliano Editore www.ritaatria.it

LIBRI

Storie di trafficanti, imprenditori e giudici nella provincia dove la mafia non esiste: Messina. Questo il titolo di un libro che dice già tutto. Si può morire a 17 anni, in provincia di Messina, dove la mafia non esiste? Si può morire per aver trovato un bigliettino con un nome, dentro la giacca di un cliente e averlo consegnato alla titolare? La storia di Graziella Campagna, vittima “meno nota” di altre, della criminalità organizzata di stampo mafioso in provincia di Messina, a Villafranca Tirrena, purtroppo porta a rispondere di “si” a queste domande. Si poteva morire anche per questo motivo, in provincia di Messina, negli anni ‘90. L’ultimo libro, che racconta questa storia per molti anni dimenticata, è affidato alla penna della giornalista Rosaria Brancato e si intitola “Con i tuoi occhi”. A pochi giorni dall’anniversario del suo assassinio, avvenuto il 12 dicembre del 1995 Libera Informazione vuole però scavare nel passato e tornare ad un libro, scritto in tempi ancora lontani, dalla fiction su Graziella Campagna “La vita rubata” , in anni in cui chi parlava della mafia a Messina era “ghettizzato e deriso” e accusato di “parlar male del territorio”. Alcuni cittadini, giornalisti e militanti del fronte antimafia, in quel periodo, hanno raccontato la storia di Graziella. Senza remore, senza omissis, con nomi e cognomi. A distanza di 14 anni dalla sua ripubblicazione con la casa editrice “Armando Siciliano Editore” - “Graziella Campagna, 17 anni, vittima di mafia” scritto “dall’associazione antimafia Rita Atria” e dal Comitato per la Pace e il disarmo unilaterale di Messina, continua ad essere un libro estremamente attuale. Capace di raccontare prima e con lucidità quello che oggi confermano sentenze e indagini della magistratura. «Il processo di primo grado si è concluso l’11 dicembre del


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IPSE DIXIT a cura di Norma Ferrara

Marcello Torre, per una Pagani libera Carissimi, ho intrapreso una battaglia politica assai difficile. Temo per la mia via. Ho parlato al dr Ingala (commissario PS Nocera Inferiore ndr). Conoscete i valori della mia precedente esperienza politica. Torno nella lotta soltanto per un nuovo progetto di vita a Pagani. Non ho alcun interesse personale. Sogno una Pagani civile e libera. Ponete a disposizione degli inquirenti tutto il mio studio. Non ho niente da nascondere. Siate sempre degni del mio sacrificio e del mio impegno civile. Rispettatevi ed amatevi. Non debbo dirvi altro. Conoscete i miei desideri per il vostro avvenire. Lucia (la moglie ndr) serena – Peppino ed Annamaria (i figli ndr) “laureati” corretti – tolleranti – aperti all’esistenza – con una famiglia sana e tranquilla. Quanti mi hanno esposto al sacrificio siano sempre vicini alla mia famiglia. Vi abbraccio forte al cuore un pensiero ai miei fratelli, alle zie e a tutti i miei cari... Marcello. Il testo, scritto da Marcello Torre, è del 30 maggio del 1980. E’ una lettera testamento, indirizzata alla moglie ed ai figli, consegnandola all’allora Pubblico Ministero dott. Domenico Santacroce, scritta durante l’ultima campagna elettorale. Marcello Torre, vittima della camorra ucciso l’11 dicembre 1980 a Pagani

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Verità e giustizia newsletter a cura della Fondazione Libera Informazione Osservatorio nazionale sull’informazione per la legalità e contro le mafie

Direttore responsabile: Santo Della Volpe

Hanno collaborato a questo numero: Ufficio Stampa di Libera

Coordinatore: Lorenzo Frigerio

Grafica: Giacomo Governatori

Sede legale via IV Novembre, 98 - 00187 Roma tel. 06.67.66.48.97 www.liberainformazione.org

Redazione: Peppe Ruggiero, Antonio Turri, Gaetano Liardo, Norma Ferrara

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