SEQUENCE
FOTOGRAFIE Numero 3 - 2017
La grandezza della fotografia è nella sua enorme possibilità di dilatazione della capacità fisica e mentale dell'uomo di vedere, e quindi, di conoscere.
sandro lombardo
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Contenuti
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Sequenza VII Sequenza VIII Sequenza IX
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Sequence VII
Sequence VIII
WhitE42
At a walking pace
"Soglia non indica il limite che definisce uno spazio, e neppure il confine tra due spazi. Soglia è lo spazio della sospensione, il tempo fluttuante dell'attesa. Luogo mentale, un non-oggetto, ma non per questo meno possibile. E la differenza, leggera ma decisiva, tra le tonalità di bianco sancisce l’esistenza di quel luogo protetto. Quasi invisibile. Quasi."
Ho provato a percorrere la mia vita a “passo d’uomo”: ho camminato con misura. Un verso di una canzone di Francesco De Gregori dice “Altra misura non conosco, altra parola non sono".
Sequence IX Rome
Roma non è una, non è solo la città della “grande bellezza”. Rome, al plurale, sono tante “Città invisibili”, non appartenenti al campo dell’immaginario (come nell’omonimo libro di Italo Calvino), piuttosto tanti luoghi che forse non vogliamo vedere…
Sandro De Alexandris
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...a Minor White
Il
tempo tra le foto è riempito dallo spettatore traendo spunto innanzitutto da se stesso e poi da ciò che è in grado di leggere nelle allusioni della composizione, dalle suggestioni che emergono dal trattamento, o dagli eventuali simbolismi che possono provenire dal lavoro stesso. "...se sembrano comparire dei simboli, essi sono invece semplici indicazioni di
significatività. Il significato appare nello stato d'animo che questi creano nello spettatore; passando di foto in foto, il flusso della sequenza crea dei piccoli gorghi nel fiume delle sue allusioni. Le rocce sono solo soggetti sui quali la significatività sta sparsa, come panni messi a terra ad asciugare."
"At first glance a photograph can inform us, at second glance it can reach us."
"Photographs side by side cannot help being mutually affected. Transpose them, the meaning changes." "A sequence of photographs, then, functions
as a little drama of dreams with a memory."
"La fotocamera e l'occhio sono insieme una macchina del tempo con cui la mente può fare lo stesso tipo di violenza al tempo e allo spazio allo stesso modo dei sogni." La fotografia creativa (o comunicativa) è quella in cui Minor White vede agire il principio di equivalenza (Alfred Stieglitz); in essa, tramite le foto di cose-del-mondo, l'autore parla di questioni interiori e gli spettatori - a loro volta - sono coinvolti nel trovarvi un'equivalenza con se stessi. L'immagine dunque parte da una risonanza interiore dell'autore, ma si fa specchio degli altri. Nelle foto di Minor White tutte le cose, così come gli ambienti naturali che ne sono il soggetto privilegiato, non appaiono mai per ciò che sono. Non sono mai l'espressione di se stesse, ma perdono la loro sostanza oggettiva per farsi strumento del distacco dal mondo sensibile. Sono forme, prevalentemente di luce, inafferrabili attraverso la comune e scontata percezione sensoriale. Inducendo smarrimento e angoscia, esse si fanno comunione tra l'Io profondo dell'uomo e il Trascendente.
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WhitE42 L’obiettivo, come uno sguardo, scivola sugli spazi, delinea uno spazio che dialoga con un altro spazio. Ma la soglia che indica il confine tra due spazi è essa stessa uno spazio di sospensione, tempo fluttuante dell’attesa. Il bianco e il nero, la luce e le ombre, due soglie contrapposte che si aprono all’esperienza della formazione dell’immagine e del suo linguaggio. La maggior parte di queste superfici è bianca. Campiture luminose che appaiono più leggere, più assenti. Ma l’assenza così come il silenzio è un limite che conserva un senso acuto del suo contrario e ad esso si contrappone: assenza di cose, non di possibilità. Dal bianco quindi emergono segni, geometrie, formalismi che possono richiamare l’astrattismo materico, l’espressionismo astratto, ma sono solo pretesti per far assumere al bianco quel realismo, quello spazio/ tempo vuoto, da colmare con la nostra immaginazione. Il bianco genera dei vuoti da colmare, che suggeriscono un’infinita ricerca. Anche nelle crepe, nei buchi il tempo scorre. Documentare il passaggio del tempo sulle architetture è come vederlo altro da sé, e forse ci mette in pace con il nostro cambiamento interiore.
Sulle soglie del bianco. Soglie sospese tra un prima e un dopo oltre che tra un dentro (l’inquadratura) che si vede e un fuori che si può immaginare, così che è lecito pensare che una fotografia può essere particolarmente bella quando esprime limpidamente il suo ambiguo potenziale di soglia, come esperienza dell’immaginario.
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At a walking pace Non sai dove porta la strada, ma sai che dovrai camminare e percorrerla. Non vediamo la fine. E’ la nostra condanna e il nostro premio. La vita migliore è quella che si interpreta con passo d’uomo. Cercai di focalizzarmi sul loro modo di camminare. Ciò che vidi attraverso le mie lenti quel giorno fu che ogni persona, stava camminando in modo differente dall’altra. Cercai di immortalare cosa rappresentasse “camminare su un marciapiede” o “camminare attraverso i giorni” o “attraverso la vita”.
Povero cuore
come uno straniero giro la mia terra abbandonata abbandonato e solo e vado per la vita a passo d'uomo altra misura non conosco altra parola non sono." A passo d’uomo F. De Gregori, 2012
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Rome
La grande “sdrucinata”, rimarcando una certa dismissione di urbanità, di stile di vita! Roma, una sorta di ossimoro: come è possibile che la città eterna, possa presentare anche il “brutto”, il decadente, l’incuria, il disordine. Forse che il suo fascino risieda anche nella miseria e nel degrado, dove i resti, i frammenti diventano avanzi, tagli, smembramenti. Una città che si presenta a tratti non riconoscibile o meglio non identificabile nell’iconografia stereotipata, viceversa reale ed esistente. Città invisibile perchè ricoperta, ingombra, di vita appoggiata alle mura, stravaccata addosso ai monumenti, infilata nei Fori, accampata sotto gli acquedotti, dimenticata nelle periferie. Il reale – possiamo vederlo da noi – è un disordinato insieme di persone, situazioni, luoghi, problemi che non fanno che spaesare il cittadino. Invito alla ricerca di ciò che non è inferno entro “l’inferno che abitiamo tutti i giorni”, al paziente rinvenimento della città ideale entro il caos delle tante città.
L’inferno dei viventi non è qualcosa che sarà; se ce n’è uno, è quello che è già qui, l’inferno che abitiamo tutti i giorni, che formiamo stando insieme. Due modi ci sono per non soffrirne. Il primo riesce facile a molti: accettare l’inferno e diventarne parte fino al punto di non vederlo più. Il secondo è rischioso ed esige attenzione e apprendimento continui: cercare e
saper riconoscere chi e cosa, in mezzo all’inferno, non è inferno, e farlo durare, e dargli spazio.” “L’unico metodo a disposizione dell’uomo, sia che stia ragionando sia che stia creando, è quello di socchiudere gli occhi contro il bagliore e la confusione del mondo reale.” I. Calvino
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Le cittĂ e...
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la memoria
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Le cittĂ e...
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il desiderio
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Le cittĂ e...
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i segni
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Le cittĂ ...
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sottili
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Le cittĂ e...
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gli scambi
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Le cittĂ e...
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gli occhi
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Le cittĂ e...
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il nome
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Le cittĂ e...
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i morti
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Le cittĂ e...
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il cielo
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Le cittĂ ...
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continue
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Le cittĂ ...
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nascoste
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SEQUENCE fotografie N°3 - 2017
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Sandro Lombardo Photography Medico Veterinario Fotografo appassionato Viaggiatore curioso www.sandrolombardo.com
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