Viaggiando 49

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n. 49

MENSILE - anno VI

MARZO 2010 3,90 (Italia)

Tariffa ROC – POSTE ITALIANE SpA – Sped. Abb. Post. D.L. 353/2003 (conv. in L. 27.02.2004, n. 46) – Art. 1 C. 1 – DCB Milano

VIAGGIANDO.TV

SPECIALE

NOZZE

Miami

Una città un po’ pazza dove vivere come i Vip Slow travel

Scorazzandoper la Svizzera su un treno rosso

NORMANDIA

Vita di mare, tradizioni e gastronomia Doc

Cile

Paesaggi incredibili tra geyser e deserti

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EDITORIALE | viaggiando.tv

Tutto cambia... “Il turismo ha ucciso il viaggio come involucro, non come anima e ne ha accresciuto la nostalgia” Stefano Malatesta, Il cammello battriano

Cambiano le tendenze, cambia il modo di comunicare e spostarsi. Cambiano le forme ma rimane l’essenza o come dice lo scrittore “la sua nostalgia”. Ed è quella che ci fa muovere a ritroso, a cercare nei mutamenti il senso antico dei nostri aneliti. È questo che accade ogni volta che ci si sente stretti e si ha voglia di varcare i confini. Del proprio Paese, del proprio mondo. Come è accaduto al nostro esperto in questo numero. Un viaggio in Africa e una folgorazione.... ha capito che non poteva più farne a meno. Ed è quello che accade a tanti italiani che incontriamo in giro per il mondo, a chi ama aprire la dispensa e trovarci dentro un pacco di riso giapponese, il tè thailandese, una lattina di birra africana, il barattolo di spezie o il burro spray comprato in America. E

allora ben venga il turismo senza più accezioni svilenti. Ben vengano anche i viaggi organizzati, perché a volte insegnano molto di più dei viaggi fai da te. Se non altro quanto sia difficile a volte condividere i propri sogni. Soprattutto se si hanno solo 10 giorni per viverli appieno. In questo numero abbiamo scelto per voi una bella manciata di questi da vivere da soli, con gli amici o in coppia. Specialmente se avete intenzione di pronunciare il fatidico Sì. E ancora, voglio segnalarvi il nostro Speciale Regioni. Dopo il Piemonte tocca alla bella Puglia con ben 16 miniguide de l’Italia in tasca, da staccare e conservare. Mese dopo mese porteremo a casa vostra informazioni e curiosità sul nostro meraviglioso e caro stivale... Buona lettura! Patrizia Bertolotti

PRIMO PIANO i buoni vacanze per risollevare il turismo in italia «Anche chi ha un piccolo reddito merita una grande vacanza». Con questo slogan si chiude lo spot che viene trasmesso da mesi sulle reti Rai, voluto dal Ministero del Turismo per pubblicizzare la nuova opportunità che lo Stato offre, con uno stanziamento di fondi pari a 5 milioni di euro, ai cittadini meno abbienti per riuscire comunque ad assicurarsi il meritato riposo in una località di villeggiatura. Si tratta dei buoni vacanze, simili per aspetto e funzionamento ai buoni pasto, che

si presentano in due tagli, da 5 e da 20 euro, e dal 20 gennaio scorso possono essere richiesti da tutti gli aventi diritto. L’ammontare che viene corrisposto varia a seconda del reddito e del numero di componenti del nucleo familiare e può coprire dal 20 al 45 per cento della spesa effettuata. I buoni possono circolare esclusivamente in Italia e sono utilizzabili solo fuori del proprio comune di residenza entro il 30 giugno 2010. La procedura di prenotazione dei tagliandi va avviata online attraverso la

compilazione dell’apposito modulo sul sito buonivacanze.it. Secondo il ministro Brambilla: «Grazie ai buoni vacanze stimoleremo un giro d’affari che si aggira intorno ai 170 milioni di euro per le sole strutture ricettive». VIAGGIANDO |

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SOMMARIO | MARZO 2010 |

NUMERO 49

GRANDI ITINERARI

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30. Miami sulla spiaggia con i Vip

70. Bernina sul tetto d’Europa

Una città un po’ pazza dove tutto è portato all’eccesso, all’insegna del divertimento senza limiti

Una ferrovia che ha fatto la storia, dichiarata nel 2008 Patrimonio dell’umanità dall’Unesco

40. Cile l’incanto del Norte Grande

76. Normandia mare, formaggi e sidro

Le meraviglie naturali della parte settentrionale del Paese andino tra vulcani e laghi, geyser e deserti

Una terra dove le tradizioni si legano al mare in un connubio fatto di gastronomia e convivialità

50. Tamil Nadu verso l’alba

86. Speciale Nozze

Un lungo percorso in treno porta da Chennai a Kanyakumari, in India, per vedere il sorgere del sole

Avete deciso di dire di Sì? Eccovi allora qualche suggerimento per affrontare i preparativi in pieno relax

56. Windhoek dove i sogni rinascono

Speciale Puglia

Carattere europeo e fascino africano nella giovane capitale della Namibia. Un mix esplosivo e frizzante!

Gira la rivista...

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SOMMARIO |

MARZO 2010

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NUMERO 49

n. 49

MENSILE � ANNO VI

MARZO 2010 3,90

Tariffa ROC – POSTE ITALIANE SpA – Sped. Abb. Post. D.L. 353/2003 (conv. in L. 27.02.2004, n. 46) – Art. 1 C. 1 – DCB Milano

In copertina: piscine a Miami.Usa. Foto di Giovanni Rivolta

VIAGGIANDO.TV

MIAMI SPECIALE

NOZZE

Una città un po’ pazza dove vivere come i Vip NORMANDIA

Vita di mare, tradizioni e gastronomia Doc

WINDHOEK

La giovane capitale della Namibia si racconta...

CILE

Paesaggi incredibili tra geyser e deserti

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8. News Notizie dal mondo

10. Curiosità Fatti strani ma incredibilmente veri!

26. V.I.P. Josefa Idem Il mondo visto dagli occhi dei personaggi dell’arte e dello sport

114. Tendenze Viaggi Natura, avventura, storia, archeologia, gusto, sport,

12. Giramondo Notte da in... cubo a Rotterdam!

108. Weekend Italia Un itinerario nel Piceno tra dolci colline e spiagge di sabbia fine

116. Tendenze Benessere Viaggi all’insegna del piacere nelle più belle Spa d’Italia e del mondo

14. Agenda & eventi Arte, musica, cinema, folclore, fiere. Idee e occasioni per viaggiare

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112. Weekend Europa Tre giorni nelle più belle città d’Europa

118. Libri & recensioni Da mettere in valigia per viaggiare anche con la mente

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REPORTAGE | AMERICA DEL NORD | MIAMI

MIAMI sulla spiaggia con i Vip

Una città sorprendente e un po’ pazza dove tutto è portato all’eccesso, all’insegna del divertimento senza limiti testo di Luca Bergamin - foto di Giovanni Rivolta

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REPORTAGE | AMERICA DEL NORD | MIAMI

MIAMI sulla spiaggia con i Vip

Una città sorprendente e un po’ pazza dove tutto è portato all’eccesso, all’insegna del divertimento senza limiti testo di Luca Bergamin - foto di Giovanni Rivolta

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REPORTAGE | AMERICA DEL SUD | CILE

CILE

L’incanto del Norte Grande

Le meraviglie naturali della parte settentrionale del Paese andino tra vulcani e laghi, geyser e deserti a oltre 4.000 metri testo e foto di Vittorio Giannella


REPORTAGE | AMERICA DEL SUD | CILE

CILE

L’incanto del Norte Grande

Le meraviglie naturali della parte settentrionale del Paese andino tra vulcani e laghi, geyser e deserti a oltre 4.000 metri testo e foto di Vittorio Giannella


REPORTAGE | ASIA | INDIA

Tamil Nadu verso l’alba Un lungo percorso in treno porta da Chennai a Kanyakumari, per vedere il sorgere del sole. Tutto sotto la protezione di Shiva testo e foto di Anna Volpicelli

A

lla stazione di Egmore a Chennai, città dell’India del sud un tempo nota come Madras, nello Stato del Tamil Nadu, sembra che nessuno sappia come arrivare a Tiruvannamalai. Mettersi in coda per acquistare un biglietto è un’ardua impresa: gli indiani non amano fare la fila e gli spintoni sono all’ordine del giorno. Se ci si distrae solo un attimo, per osservare la grazia con cui alcune donne con i loro sari colorati trasportano grandi borse, ecco subito che qualcuno ti passa davanti. Qui vince la legge del più furbo e l’unico modo per cavarsela è imparare a muoversi come i locali. Così, una volta giunti alla cassa, si scopre che è necessario prendere il Puducherry Express diretto a Villupuram Junction, a un costo di 45 rupie, e poi salire su un autobus. È presto e la luce non ha ancora illuminato il cielo, sul treno donne e uomini si accomodano su vagoni separati. La carrozza è vuota, c’è solo una ragazza intenta a leggere un libro, ma quando il fischio annuncia la partenza tutti i sedili sono occupati: non esistono scompartimenti riservati, ogni spazio è aperto, persino le porte per scendere e salire. Il posto migliore è quello accanto al finestrino, da qui sembra che il treno segua il movimento del sorgere del sole. A ogni stazione venditori ambulanti fanno il loro ingresso sul vagone per vendere samosa,

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fagottini ripieni con patate, cavolfiori e un mix di spezie, chai, il tè locale, acqua contenuta in minuscole confezioni di plastica quadrate, bracciali e orecchini. Sembra di essere in un grande mercato mobile: c’è chi vuole guardare la merce offerta, chi non ha ancora fatto colazione e chiede il prezzo di un fagottino, chi, invece, si consulta con il vicino sulla qualità dei prodotti, mentre c’è chi ama la tranquillità e continua a guardare fuori nell’attesa che il treno riprenda il suo percorso. È impossibile rimanere indifferenti a tutto ciò, gli indiani amano parlare e ti coinvolgono in discorsi con mille domande per soddisfare la loro curiosità sull’Europa e sull’Italia. La complicità e la confidenza che si instaurano con il vicino è immediata, non esiste preoccupazione di offendere o di essere troppo invadente, si va nella stessa direzione, quindi tanto vale essere solidali e accettare l’offerta di un bicchiere di tè da parte di una signora. Bevendolo ti senti al sicuro e ogni sorso allontana la sensazione di solitudine. Dopo tre ore di treno e un’ora di autobus, finalmente si arriva a Tiruvannamalai. Sarà per la presenza del monte Arunachala, che con la sua imponenza domina l’intero villaggio, o per il Sri Ramana Maharishi Ashram, luogo de-

dicato alla meditazione, ma qui ogni angolo è intriso di spiritualità. Il villaggio è uno dei più importanti centri dedicati a Shiva di tutta l’India, dove la divinità si manifesta sotto forma di fuoco. Camminando per la lunga strada che conduce all’Arunachaleswara Temple, ci troviamo al cospetto di una cerimonia religiosa. Carri che trasportano statue di divinità indù e una grande folla circondano un cumulo di legna che brucia. I partecipanti raccontano che si tratta di un rito di ringraziamento nei confronti di Shiva che, con il suo potere, porta la luce nell’oscurità e scaccia il male. È una manifestazione molto sentita fra gli abitanti: donne, uomini, anziani e bambini sono tutti coinvolti e assistono con estrema devozione, anche se i più piccoli non perdono occasione per correre e scherzare. Il sadhu, il saggio indù, con indosso un doti, l’abito tradizionale color arancione sporco di cenere, si preoccupa che nessuno si bruci e indica di volta in volta chi deve aggiungere legna al fuoco o sistemarla. I grandi gopuram bianchi, torri monolitiche, delineano il contorno del tempio poco distante. Alla sinistra dell’ingresso principale, un elefante appoggia la proboscide sul capo di una donna in una sorta di benedizione. Prima di entrare bisogna togliersi le scarpe, qui si cammina a piedi nudi. Bramini, venditori di

fiori, bancarelle di souvenir e numerosi pellegrini animano l’atmosfera del tempio. Per trovare un po’ di quiete bisogna uscire e prendere il sentiero che dall’ashram conduce a due piccoli monasteri arroccati sul monte Arunachala. Il primo che si incontra è Virupaksha, un gioiello di quiete dove vige la regola del silenzio. In una stanza, indiani e occidentali meditano davanti all’immagine di Sri Ramana Maharishi, mistico indiano, uno dei più celebri saggi del subcontinente che visse la sua vita ai piedi della montagna. Un attimo di raccoglimento e poi via per Skandasramana, altro luogo sacro. Uno swami è il custode di questo tempio: una figura sottile e gracile con i capelli rasati dall’aria molto serena, che ha il compito di far rispettare le regole e di prendersi cura di ogni dettaglio che riguarda il monastero. Dopo un illuminante colloquio con il sant’uomo sul messaggio di Maharishi, vale la pena di prendersi una pausa e riflettere seduti su una panchina ai piedi di un albero. Da qui si gode una meravigliosa vista dell’intero villaggio e se ci si gira indietro, la cima del monte sacro sembra molto vicina, ma è solo apparenza. Per raggiungere la vetta è necessario percorrere quattro ore e mezzo di cammino. Chi non si lascia spaventare dalla fatica e non vuole perdere il fascino spirituale VIAGGIANDO |

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REPORTAGE | ASIA | INDIA

Tamil Nadu verso l’alba Un lungo percorso in treno porta da Chennai a Kanyakumari, per vedere il sorgere del sole. Tutto sotto la protezione di Shiva testo e foto di Anna Volpicelli

A

lla stazione di Egmore a Chennai, città dell’India del sud un tempo nota come Madras, nello Stato del Tamil Nadu, sembra che nessuno sappia come arrivare a Tiruvannamalai. Mettersi in coda per acquistare un biglietto è un’ardua impresa: gli indiani non amano fare la fila e gli spintoni sono all’ordine del giorno. Se ci si distrae solo un attimo, per osservare la grazia con cui alcune donne con i loro sari colorati trasportano grandi borse, ecco subito che qualcuno ti passa davanti. Qui vince la legge del più furbo e l’unico modo per cavarsela è imparare a muoversi come i locali. Così, una volta giunti alla cassa, si scopre che è necessario prendere il Puducherry Express diretto a Villupuram Junction, a un costo di 45 rupie, e poi salire su un autobus. È presto e la luce non ha ancora illuminato il cielo, sul treno donne e uomini si accomodano su vagoni separati. La carrozza è vuota, c’è solo una ragazza intenta a leggere un libro, ma quando il fischio annuncia la partenza tutti i sedili sono occupati: non esistono scompartimenti riservati, ogni spazio è aperto, persino le porte per scendere e salire. Il posto migliore è quello accanto al finestrino, da qui sembra che il treno segua il movimento del sorgere del sole. A ogni stazione venditori ambulanti fanno il loro ingresso sul vagone per vendere samosa,

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fagottini ripieni con patate, cavolfiori e un mix di spezie, chai, il tè locale, acqua contenuta in minuscole confezioni di plastica quadrate, bracciali e orecchini. Sembra di essere in un grande mercato mobile: c’è chi vuole guardare la merce offerta, chi non ha ancora fatto colazione e chiede il prezzo di un fagottino, chi, invece, si consulta con il vicino sulla qualità dei prodotti, mentre c’è chi ama la tranquillità e continua a guardare fuori nell’attesa che il treno riprenda il suo percorso. È impossibile rimanere indifferenti a tutto ciò, gli indiani amano parlare e ti coinvolgono in discorsi con mille domande per soddisfare la loro curiosità sull’Europa e sull’Italia. La complicità e la confidenza che si instaurano con il vicino è immediata, non esiste preoccupazione di offendere o di essere troppo invadente, si va nella stessa direzione, quindi tanto vale essere solidali e accettare l’offerta di un bicchiere di tè da parte di una signora. Bevendolo ti senti al sicuro e ogni sorso allontana la sensazione di solitudine. Dopo tre ore di treno e un’ora di autobus, finalmente si arriva a Tiruvannamalai. Sarà per la presenza del monte Arunachala, che con la sua imponenza domina l’intero villaggio, o per il Sri Ramana Maharishi Ashram, luogo de-

dicato alla meditazione, ma qui ogni angolo è intriso di spiritualità. Il villaggio è uno dei più importanti centri dedicati a Shiva di tutta l’India, dove la divinità si manifesta sotto forma di fuoco. Camminando per la lunga strada che conduce all’Arunachaleswara Temple, ci troviamo al cospetto di una cerimonia religiosa. Carri che trasportano statue di divinità indù e una grande folla circondano un cumulo di legna che brucia. I partecipanti raccontano che si tratta di un rito di ringraziamento nei confronti di Shiva che, con il suo potere, porta la luce nell’oscurità e scaccia il male. È una manifestazione molto sentita fra gli abitanti: donne, uomini, anziani e bambini sono tutti coinvolti e assistono con estrema devozione, anche se i più piccoli non perdono occasione per correre e scherzare. Il sadhu, il saggio indù, con indosso un doti, l’abito tradizionale color arancione sporco di cenere, si preoccupa che nessuno si bruci e indica di volta in volta chi deve aggiungere legna al fuoco o sistemarla. I grandi gopuram bianchi, torri monolitiche, delineano il contorno del tempio poco distante. Alla sinistra dell’ingresso principale, un elefante appoggia la proboscide sul capo di una donna in una sorta di benedizione. Prima di entrare bisogna togliersi le scarpe, qui si cammina a piedi nudi. Bramini, venditori di

fiori, bancarelle di souvenir e numerosi pellegrini animano l’atmosfera del tempio. Per trovare un po’ di quiete bisogna uscire e prendere il sentiero che dall’ashram conduce a due piccoli monasteri arroccati sul monte Arunachala. Il primo che si incontra è Virupaksha, un gioiello di quiete dove vige la regola del silenzio. In una stanza, indiani e occidentali meditano davanti all’immagine di Sri Ramana Maharishi, mistico indiano, uno dei più celebri saggi del subcontinente che visse la sua vita ai piedi della montagna. Un attimo di raccoglimento e poi via per Skandasramana, altro luogo sacro. Uno swami è il custode di questo tempio: una figura sottile e gracile con i capelli rasati dall’aria molto serena, che ha il compito di far rispettare le regole e di prendersi cura di ogni dettaglio che riguarda il monastero. Dopo un illuminante colloquio con il sant’uomo sul messaggio di Maharishi, vale la pena di prendersi una pausa e riflettere seduti su una panchina ai piedi di un albero. Da qui si gode una meravigliosa vista dell’intero villaggio e se ci si gira indietro, la cima del monte sacro sembra molto vicina, ma è solo apparenza. Per raggiungere la vetta è necessario percorrere quattro ore e mezzo di cammino. Chi non si lascia spaventare dalla fatica e non vuole perdere il fascino spirituale VIAGGIANDO |

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REPORTAGE | AFRICA | NAMIBIA

Windhoek

dove i sogni rinascono Carattere europeo e fascino africano, questa giovane capitale ha saputo miscelare le due culture trasformandole in una nuova forza. Quella di un’Africa che sa brillare di luce propria testo di Patrizia Bertolotti - foto di Francesco Garufi


REPORTAGE | AFRICA | NAMIBIA

Windhoek

dove i sogni rinascono Carattere europeo e fascino africano, questa giovane capitale ha saputo miscelare le due culture trasformandole in una nuova forza. Quella di un’Africa che sa brillare di luce propria testo di Patrizia Bertolotti - foto di Francesco Garufi


REPORTAGE | EUROPA | SVIZZERA

cent’anni Bernina sul tetto d’Europa Una ferrovia che ha fatto la storia, dichiarata nel 2008 Patrimonio dell’Umanità dall’Unesco. Un modo romantico per valicare le Alpi alla scoperta del cantone dei Grigioni testo di Alberto Caspani

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| VIAGGIANDO

U

n incantesimo, forse un sortilegio della misteriosa fata delle nevi, che le locali leggende vogliono celata fra Chapütschöl e Munt Pers. Non si spiegherebbe altrimenti il perché di un paesaggio simile, improvvisamente capace di farsi cristallo puro, né il sinistro nome delle montagne, Diavolezza. Alle porte di St. Moritz, il leggendario trenino rosso del Bernina invita ad affondare lo sguardo in cerca d’appigli. Fuori dal finestrino, neanche un granello di polvere, nessuna orma umana osa calcare il bianco manto che tutto inghiotte. Alzando gli occhi, il blu del cielo è così intenso da apparire semplicemente inscalfibile, quasi si fosse stati catturati in una di quelle sfere magiche ove basta il capriccio di un bimbo per scatenare una bufera, o il sussurro di una madre per assopire l’ineluttabilità del fato. Viaggiare sui vagoni panoramici del Kleine Rote risveglia meraviglie d’altri tempi, di un’età remota e fantastica, in cui il sogno sapeva scatenare da un momento all’altro l’esuberanza poetica della realtà, spingendo a scavalcare gli ostacoli più arditi sino al raggiungimento dei luoghi dell’impossibile.

A cent’anni esatti dalla scommessa di un manipolo d’arditi ingegneri svizzeri, la magia è ancora intatta. Fra Tirano e St. Moritz si snoda, infatti, uno dei tratti ferroviari più scenografici al mondo, che nel 2008 è stato incluso, non a caso, nel Patrimonio Unesco, comprendendo anche l’estensione sino a Thusis. Per 122 chilometri si alternano riserve naturali, città storiche e amene località di folclore elvetico, e se 55 gallerie o 165 ponti non sono sufficienti per mozzare il fiato, di fronte alla tecnica di risalita “elicoidale” del leggendario trenino rosso non resta che inchinarsi al prodigio: la sinuosità della ferrovia nei pressi di Brusio, a scartamento ridotto e in assenza di cremagliera, è potenza allo stato puro. Fa venire i brividi toccare quota 2.253 metri stando comodamente seduti in una carrozza panoramica. Sono emozioni che, nel migliore dei casi, si provano una sola volta nella vita e fanno battere il cuore come al primo bacio. Eppure, la Ferrovia Retica ha saputo trasformare questa conquista titanica in una favola giornaliera dalle immancabili tinte gotiche. I bimbi trepidano, con gli occhi sgranati sui boschi, gli VIAGGIANDO |

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REPORTAGE | EUROPA | SVIZZERA

cent’anni Bernina sul tetto d’Europa Una ferrovia che ha fatto la storia, dichiarata nel 2008 Patrimonio dell’Umanità dall’Unesco. Un modo romantico per valicare le Alpi alla scoperta del cantone dei Grigioni testo di Alberto Caspani

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n incantesimo, forse un sortilegio della misteriosa fata delle nevi, che le locali leggende vogliono celata fra Chapütschöl e Munt Pers. Non si spiegherebbe altrimenti il perché di un paesaggio simile, improvvisamente capace di farsi cristallo puro, né il sinistro nome delle montagne, Diavolezza. Alle porte di St. Moritz, il leggendario trenino rosso del Bernina invita ad affondare lo sguardo in cerca d’appigli. Fuori dal finestrino, neanche un granello di polvere, nessuna orma umana osa calcare il bianco manto che tutto inghiotte. Alzando gli occhi, il blu del cielo è così intenso da apparire semplicemente inscalfibile, quasi si fosse stati catturati in una di quelle sfere magiche ove basta il capriccio di un bimbo per scatenare una bufera, o il sussurro di una madre per assopire l’ineluttabilità del fato. Viaggiare sui vagoni panoramici del Kleine Rote risveglia meraviglie d’altri tempi, di un’età remota e fantastica, in cui il sogno sapeva scatenare da un momento all’altro l’esuberanza poetica della realtà, spingendo a scavalcare gli ostacoli più arditi sino al raggiungimento dei luoghi dell’impossibile.

A cent’anni esatti dalla scommessa di un manipolo d’arditi ingegneri svizzeri, la magia è ancora intatta. Fra Tirano e St. Moritz si snoda, infatti, uno dei tratti ferroviari più scenografici al mondo, che nel 2008 è stato incluso, non a caso, nel Patrimonio Unesco, comprendendo anche l’estensione sino a Thusis. Per 122 chilometri si alternano riserve naturali, città storiche e amene località di folclore elvetico, e se 55 gallerie o 165 ponti non sono sufficienti per mozzare il fiato, di fronte alla tecnica di risalita “elicoidale” del leggendario trenino rosso non resta che inchinarsi al prodigio: la sinuosità della ferrovia nei pressi di Brusio, a scartamento ridotto e in assenza di cremagliera, è potenza allo stato puro. Fa venire i brividi toccare quota 2.253 metri stando comodamente seduti in una carrozza panoramica. Sono emozioni che, nel migliore dei casi, si provano una sola volta nella vita e fanno battere il cuore come al primo bacio. Eppure, la Ferrovia Retica ha saputo trasformare questa conquista titanica in una favola giornaliera dalle immancabili tinte gotiche. I bimbi trepidano, con gli occhi sgranati sui boschi, gli VIAGGIANDO |

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REPORTAGE | EUROPA | FRANCIA

Normandia

tra marinai, formaggio e sidro Una terra dove le tradizioni si legano al mare in un indissolubile connubio fatto di gastronomia e convivialità testo e foto di Peppe D’Urso

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L

a strada è molto ripida, ho decisamente sottovalutato la cosa. Sono molto accaldato, sebbene il sole basso del lungo tramonto sull’Atlantico e una lieve brezza rinfreschino l’aria. Il cuore batte forte e non ho più fiato. Il pesante zaino che porto sulle spalle non facilita certo la situazione. Ma non mi importa, tolgo la vareuse, la casacca tipica dei marinai bretoni e normanni, e proseguo lentamente lungo il cammino chiamato La sente aux matelots. La mia meta è la cappella di Notre Dame du Salut, ripercorro le tracce di una tradizione che si perpetua da secoli, quella di chiedere la protezione prima di andare per mare e di ringraziare per essere tornati sani e salvi a casa dopo mesi di navigazione. Sì, perché il mare qui dà lavoro, ma molto spesso inghiotte i più sfortunati. I marinai di Fécamp lo

sanno bene, moltissime sono le storie di naufragi e pochi sono ancora vivi per poterle raccontare. La mia “scalata” non è dovuta a un atto di fede, ma soltanto al piacere di scavare in una cultura a me cara. Amo il mare e gli dedico gran parte della mia vita, e questo mi è sembrato un modo splendido per rendere omaggio a chi il mare lo vive ancor più di me. Notre Dame du Salut si trova sulla cima della falesia che sovrasta Fécamp, nota come Cap Fagnet più o meno dall’anno Mille. Da qui si gode uno dei tramonti più belli che la verde Normandia ha da offrire. Arrivato in cima mi avvicino al cantastorie, al suo fianco una folla di persone che ascolta storie di navi, di marinai, di tempeste e di onde enormi in religioso silenzio. I bambini sono incantati, e anche il bimbo che è in me resta lì, a bocca aperta, ad amVIAGGIANDO |

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REPORTAGE | EUROPA | FRANCIA

Normandia

tra marinai, formaggio e sidro Una terra dove le tradizioni si legano al mare in un indissolubile connubio fatto di gastronomia e convivialità testo e foto di Peppe D’Urso

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a strada è molto ripida, ho decisamente sottovalutato la cosa. Sono molto accaldato, sebbene il sole basso del lungo tramonto sull’Atlantico e una lieve brezza rinfreschino l’aria. Il cuore batte forte e non ho più fiato. Il pesante zaino che porto sulle spalle non facilita certo la situazione. Ma non mi importa, tolgo la vareuse, la casacca tipica dei marinai bretoni e normanni, e proseguo lentamente lungo il cammino chiamato La sente aux matelots. La mia meta è la cappella di Notre Dame du Salut, ripercorro le tracce di una tradizione che si perpetua da secoli, quella di chiedere la protezione prima di andare per mare e di ringraziare per essere tornati sani e salvi a casa dopo mesi di navigazione. Sì, perché il mare qui dà lavoro, ma molto spesso inghiotte i più sfortunati. I marinai di Fécamp lo

sanno bene, moltissime sono le storie di naufragi e pochi sono ancora vivi per poterle raccontare. La mia “scalata” non è dovuta a un atto di fede, ma soltanto al piacere di scavare in una cultura a me cara. Amo il mare e gli dedico gran parte della mia vita, e questo mi è sembrato un modo splendido per rendere omaggio a chi il mare lo vive ancor più di me. Notre Dame du Salut si trova sulla cima della falesia che sovrasta Fécamp, nota come Cap Fagnet più o meno dall’anno Mille. Da qui si gode uno dei tramonti più belli che la verde Normandia ha da offrire. Arrivato in cima mi avvicino al cantastorie, al suo fianco una folla di persone che ascolta storie di navi, di marinai, di tempeste e di onde enormi in religioso silenzio. I bambini sono incantati, e anche il bimbo che è in me resta lì, a bocca aperta, ad amVIAGGIANDO |

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SPECIALE | NOZZE

Matrimoni

DA FAVOLA I luoghi più magici e di charme dove coronare il proprio sogno d’amore. Le nuove tendenze e tante idee per rendere indimenticabile il giorno del Sì

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SPECIALE | NOZZE

Matrimoni

DA FAVOLA I luoghi più magici e di charme dove coronare il proprio sogno d’amore. Le nuove tendenze e tante idee per rendere indimenticabile il giorno del Sì

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SPECIALE REGIONI

PUGLIA d’amare

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