Viaggiando n° 52

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n. 52

MENSILE - aNNo VI

GIUGNo 2010 3,90 (Italia)

VIaGGIaNDo.TV

SPECIaLE ISoLE MInoRCa • CoRSICa • BRaC PRoCIda • SRI Lanka

IL CuoRE dEL JERId

Poste Italiane S.p.A. - Spedizione in abbonamento postale D.L. 353/2003 (conv. in L.27/02/2004 n. 46) art. 1 comma 1 – LO/MI

dolce come un dattero! In Tunisia fino all’oasi di Tozeur

ISTRIa

una vacanza all’insegna del relax e della buona tavola

kLagEnfuRT

In Carinzia tra cultura, natura, sport e benessere

SHangHaI 2010

La Perla d’oriente diventa mondiale e fa vetrina all’Expo e

SEYCHELLES Come Robinson Crusoe...

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editoriale | viaggiando.tv

Mare,deserto, città e montagna

Ce n’è per tutti i gusti e le esigenze in questo numero. Si vola fino alle isole più vicine e più lontane, per i vagabondi solitari, per le famiglie e per chi ama una vacanza in compagnia degli amici più cari. Seychelles, Corsica, Procida, Brac e Minorca ci svelano curiosità, gastronomia e angoli incantevoli. A chi anche durante le ferie non sa fare a meno del caos metropolitano e vuole sempre essere informato sulle novità mondiali è dedicato l’articolo sull’Expo di Shanghai, ottimo pretesto per conoscere da vicino un Paese che sta ormai conquistando silenziosamente il mondo. Nella fiera mondiale c’è anche ovviamente il padiglione italiano. Per chi ama viaggiare a breve raggio, abbiamo visitato la poliedrica Klagenfurt, in Austria, che offre tanti appuntamenti sportivi e culturali e la bellis-

sima costa dell’Istria, un icona per i buongustai. Tra borghi suggestivi e una natura ben conservata sono mille le occasioni per godere della vita all’aria aperta e delle passeggiate in bici. Amando il deserto non potevamo non dargli spazio scegliendo una meta vicina, a sole due ore da Milano: l’oasi di Tozeur. Per una vacanza in famiglia ma anche in solitaria, tra bellezze magiche, benessere e novità divertenti. Alla montagna abbiamo dedicato lo speciale Valle d’Aosta, una regione che sa regalare momenti emozionanti, buona tavola, escursioni in sicurezza e tanti appuntamenti con la cultura, il folclore e l’enogastronomia. E poi come sapete, nelle rubriche troverete sempre tante altre occasioni per viaggiare in Italia e in Europa a prezzi competitivi. Buona lettura! Patrizia Bertolotti

PRIMO PIANO sfida al vertice per la lounge piÙ trendy Già da tempo si è affermata negli aeroporti internazionali la tendenza a trasformarsi da semplice luogo di passaggio a parte integrante della visita turistica, con tanto di esposizioni di opere d’arte, negozi per uno shopping di alto livello e centri benessere per momenti di puro relax. Ma le compagnie aeree e le aziende di gestione delle strutture aeroportuali ultimamente hanno deciso di sfidarsi a colpi di tecnologie avanzate, servizi esclusivi e design di lusso per

aggiudicarsi il titolo di Vip Lounge più trendy del pianeta. Queste sale private, riservate ai frequent flyer e ai clienti più esclusivi, ma a volte aperte a chiunque sia disposto a pagare un congruo biglietto d’ingresso, si stanno trasformando in veri e propri santuari del lusso. La più tecnologica al momento sembra essere la Privium Club Lounge dell’aeroporto Schipol di Amsterdam, alla quale si accede con la scansione digitale dell’iride. Anche gli aeroporti italiani si sono gettati nella

mischia, con la nuovissima Vip Lounge Le Navi di Alitalia presso il terminal C di Roma Fiumicino, 300 metri quadri di esclusivo relax disposti su due piani, mentre da circa due anni British Airways ha completamente rinnovato la propria Galleries Lounge presso Milano Linate investendo oltre un milione di euro. viaggiando |

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SOMMARIO | GIUGNO 2010 |

NUMERO 52

GRANDI ITINERARI

Rilassraivresi

sulle del lago di Klagenfurt

am Wörthersee

Sia con l’aria primaverile sia con la brezza estiva – la città più meridionale dell’austria ispira sempre gioia di vivere!

Offerta speciale 32. Speciale Isole sapore di mare

80. Istria una terra a forma di cuore

Natura lussureggiante, spiagge mozzafiato e acque limpide in questo tour delle più belle isole d’Europa e non solo...

La più grande penisola dell’Adriatico è la nuova frontiera del turismo gastronomico, tra borghi storici e vecchie ferrovie

per l’estate 2010

Offerta speciale pacchetto base: 4 giorni/3 pernottamenti, colazione inclusa Cocktail di benvenuto in albergo Biglietto autobus, valido 48 ore Entrata giornaliera allo stabilimento balneare di Klagenfurt Biglietto giornaliero per un giro sul lago a bordo di una nave della compagnia marittima del Wörthersee

•• •• • •• ••

Altre alternative da prenotare: Camminate & gite in bicicletta Visita dei punti più importanti della città Tscheppaschlucht – parco con sentieri tracciati con le funi Lezioni di prova di golf Informazioni sul sito www.klagenfurt-tourismus.at

Klagenfurt tourismus Comune di Klagenfurt neuer Platz 1, 9010 Klagenfurt am Wörthersee t +43(0)463 537 2223, tourismus@klagenfurt.at

64. Shanghai nuova capitale mondiale

90. Klagenfurt la rosa del Woerthersee

Con la Expo 2010 la metropoli cinese consacra il suo ruolo di punto nevralgico dell’economia e della cultura globali

Il capoluogo carinziano è ricco di storia e cultura e meta ideale per un’estate di natura, sport e benessere

Klagenfurt am Wörthersee Offerta speciale per l’estate 2010 Vi chiederei cortesemente di farmi avere ulteriori informazioni inviandomi un’offerta non vincolante del programma speciale per l’estate 2010. al

la mia categoria d’albergo preferita temi speciali:

Periodo alternativo dal

****albergo

Camminate & gite in bicicletta

***albergo

**albergo

persona(e)

arrivo in

senza

visita dei punti più importanti della città

tscheppaschlucht – parco con sentieri tracciati con le funi Viaggio con

al

macchina

treno

aereo

lezioni di prova di golf

VIag0410

Il mio periodo preferito va dal

nome Indirizzo

4

72. Tozeur nel cuore del Jerid

Speciale Valle d’Aosta

Viaggio in Tunisia fino a un’oasi circondata da palmeti, melograni e ulivi immersi in un ammaliante miraggio

Gira la rivista...

| VIAGGIANDO

CaP/Città nazione telefono/fax e-mail

Compilare, ritagliare e inviare il modulo con busta affrancata a: Klagenfurt Tourismus, Rathaus, Neuer Platz 1, 9010 Klagenfurt am Wörthersee. I dati pubblicati sono stati registrati accuratamente (data di riferimento: aprile 2010). Tutte le indicazioni senza garanzia. Tutti i diritti riservati. Salvo errori e modifiche.


SOMMARIO | GIUGNO 2010 |

NUMERO 52

HAMMAMET

n. 52

MENSILE - aNNo VI

GIUGNo 2010 3,90

VIaGGIaNDo.TV

Scopri il mare

SPECIaLE ISoLE MInoRCa - CoRSICa - BRaC PRoCIda - SRI Lanka

dolce come un dattero! In Tunisia fino all’oasi di Tozeur Poste Italiane S.p.A. - Spedizione in abbonamento postale D.L. 353/2003 (conv. in L.27/02/2004 n. 46) art. 1 comma 1 – LO/MI

In copertina: Seychelles

IL CuoRE dEL JERId ISTRIa

una vacanza all’insegna del relax e della buona tavola

kLagEnfuRT

In Carinzia tra cultura, natura, sport e benessere

SHangHaI 2010

la Perla d’oriente diventa mondiale e vi aspetta all’Expo

SEYCHELLES Come Robinson Crusoe...

A no C er AS nt T ide sta IN gu o A mini lle d’A I AL 4 Va IT ella l’i

Al

d

8. News Notizie dal mondo

28. V.I.P. Sun Jiandong

108. Weekend Europa

Il mondo visto dagli occhi dei personaggi dell’arte e dello spettacolo

Tre giorni nelle più belle città d’Europa

14. Giramondo

100. Racconti d’estate

112. Tendenze Viaggi

De Rotterdam, la nave-hotel

Un tuffo nel blu esotico dello splendido mare delle Seychelles.

Natura, avventura, storia, archeologia, gusto, sport

10. News al volo Notizie dalle compagnie aeree

12. Curiosità Fatti strani ma incredibilmente veri!

114. Tendenze Benessere Viaggi all’insegna del piacere nelle più belle Spa d’Italia e del mondo

116. Libri & recensioni

Con le sue spiagge paradisiache di fine sabbia bianca bagnate dalle calde acque del Mediterraneo, Hammamet si apre ai suoi ospiti come un autentico baule magico. La meta ideale per una vacanza al mare con tutta la famiglia… Appassionante come ogni dettaglio di un paese che ti fa innamorare.

Da mettere in valigia per viaggiare anche con la mente

6

18. Agenda & eventi

106. Weekend Italia

118. Idee in valigia

Arte, musica, cinema, folclore, fiere. Idee e occasioni per viaggiare

Pillole estive di viaggio tra sport, mare, Vip e isole da sogno

Tutte le novità di moda, hi-tech e bellezza per essere sempre al top

| VIAGGIANDO

www.tunisiaturismo.it

Emozione mediterranea


SOMMARIO | GIUGNO 2010 |

NUMERO 52

HAMMAMET

n. 52

MENSILE - aNNo VI

GIUGNo 2010 3,90

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Scopri il mare

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dolce come un dattero! In Tunisia fino all’oasi di Tozeur Poste Italiane S.p.A. - Spedizione in abbonamento postale D.L. 353/2003 (conv. in L.27/02/2004 n. 46) art. 1 comma 1 – LO/MI

In copertina: Seychelles

IL CuoRE dEL JERId ISTRIa

una vacanza all’insegna del relax e della buona tavola

kLagEnfuRT

In Carinzia tra cultura, natura, sport e benessere

SHangHaI 2010

la Perla d’oriente diventa mondiale e vi aspetta all’Expo

SEYCHELLES Come Robinson Crusoe...

A no C er AS nt T ide sta IN gu o A mini lle d’A I AL 4 Va IT ella l’i

Al

d

8. News Notizie dal mondo

28. V.I.P. Sun Jiandong

108. Weekend Europa

Il mondo visto dagli occhi dei personaggi dell’arte e dello spettacolo

Tre giorni nelle più belle città d’Europa

14. Giramondo

100. Racconti d’estate

112. Tendenze Viaggi

De Rotterdam, la nave-hotel

Un tuffo nel blu esotico dello splendido mare delle Seychelles.

Natura, avventura, storia, archeologia, gusto, sport

10. News al volo Notizie dalle compagnie aeree

12. Curiosità Fatti strani ma incredibilmente veri!

114. Tendenze Benessere Viaggi all’insegna del piacere nelle più belle Spa d’Italia e del mondo

116. Libri & recensioni

Con le sue spiagge paradisiache di fine sabbia bianca bagnate dalle calde acque del Mediterraneo, Hammamet si apre ai suoi ospiti come un autentico baule magico. La meta ideale per una vacanza al mare con tutta la famiglia… Appassionante come ogni dettaglio di un paese che ti fa innamorare.

Da mettere in valigia per viaggiare anche con la mente

6

18. Agenda & eventi

106. Weekend Italia

118. Idee in valigia

Arte, musica, cinema, folclore, fiere. Idee e occasioni per viaggiare

Pillole estive di viaggio tra sport, mare, Vip e isole da sogno

Tutte le novità di moda, hi-tech e bellezza per essere sempre al top

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Emozione mediterranea


Speciale | iSole

Sapore di mare Inebriarsi dei profumi di una natura lussureggiante e godere delle spiagge mozzafiato lambite dalle acque piÚ limpide d’Europa e non solo...


Speciale | iSole

Sapore di mare Inebriarsi dei profumi di una natura lussureggiante e godere delle spiagge mozzafiato lambite dalle acque piÚ limpide d’Europa e non solo...


REPORTAGE | ASIA | CINA

Shanghai 2010

la perla d’Oriente diventa mondiale Con l’Expo 2010 la metropoli cinese consacra il suo ruolo di punto nevralgico dell’economia e della cultura mondiali, con il suo meltin’ pot di etnie provenienti da tutto il globo testo e foto di Gianluca Oppo

S

trana storia quella di Shanghai: nata come invenzione straniera in terra d’Oriente, venne concepita come un porto aperto al commercio con l’Occidente dove si barattava l’oppio con tè e seta. Il suo lungofiume, con l’imponente schiera di edifici in stile art déco, meglio conosciuto come Bund, fu per un ventennio il simbolo dell’influenza europea in Cina. Le prime avvisaglie della trasformazione imminente, però, iniziarono sornione a scaturire negli anni Venti del secolo scorso: da ogni parte del mondo cominciarono a immigrare in questa primitiva babele le etnie più diverse, oltre a quelle francofone del vecchio continente. Dai nobili decaduti dell’alta società francese, ai profughi ebrei. Dalle ballerine russe, ai banchieri inglesi, fino ai Sikh dal subcontinente indiano: tutto il mondo cominciava a fiutare che, in questa popolosa città adagiata lungo gli argini fangosi del fiume Huangpu, poteva avvenire il miracolo economico. E così, in effetti, si innescò un meccanismo di ipertrofia generalizzata ad ogni livello: economico, culturale, finanziario e persino di costume. Intorno al 1930 e nelle poche manciate di lustri a venire, Shanghai divenne un esperimento sociale incredibile per quei tempi: era già una delle città più grandi del mondo, basti pensare che oggi conta circa 20 milioni di abitanti, ma non assomigliava a nessun’altra. E come nessun’altra aveva le sue manie, le sue (non) regole e le sue stranezze. Una città dai soldi e dai costumi facili. La “puttana d’Oriente”, come venne presto e inelegantemente definita, venne divisa in varie zone dagli inglesi, dai francesi e persino dagli americani. La swinging life offriva di tutto: negozi di lusso e alla moda, locali notturni trasgressivi, fu-

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| VIAGGIANDO

merie d’oppio e bordelli. Shanghai stava diventando uno dei primi esempi al mondo di meltin’ pot razziale. Tutto funzionava a meraviglia: i soldi giravano, le risorse parevano infinite e nessuno si preoccupava che il giocattolo potesse rompersi nelle mani indelicate di un bambino iperattivo e pasticcione. Ma la condanna arrivò per opera del partito comunista cinese, che nel 1949 fece pagare alla città il ruolo di moderna Babilonia, consegnando a Pechino il ruolo dominante all’interno della nazione. Trent’anni più tardi, la città ancora soffriva dei vincoli che la capitale le aveva imposto in maniera drastica e che inibiva pressoché integralmente la sua voglia di riscatto e sviluppo ormai persa nelle brume del passato e nei ricordi degli anziani. Molti shanghaiesi allora cominciarono a domandarsi quando sarebbe arrivato il loro turno. Questo momento è arrivato, finalmente: favorita da anni di sviluppo, più veloce rispetto agli altri centri cinesi, la città vuole dimostrare il suo valore e riconquistare le glorie del passato. Ma alle proprie condizioni, questa volta. Spinta ulteriore e volano con eco mondiale, quest’anno è la volta dell’Expo 2010. È un rischio costato alla municipalità oltre 30 miliardi di euro, che se ne sono andati in ampliamenti delle già cospicue linee della metropolitana, nella profonda ristrutturazione e abbellimento del Bund, in nuove strade a scorrimento veloce e in due nuovi terminal dell’aeroporto internazionale. C’è da chiedersi se la scommessa ripagherà la puntata, perché si attendono non meno di 70 milioni di visitatori tra maggio e ottobre per potersi rifare dell’investimento e possibilmente generare utili che, VIAGGIANDO |

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REPORTAGE | ASIA | CINA

Shanghai 2010

la perla d’Oriente diventa mondiale Con l’Expo 2010 la metropoli cinese consacra il suo ruolo di punto nevralgico dell’economia e della cultura mondiali, con il suo meltin’ pot di etnie provenienti da tutto il globo testo e foto di Gianluca Oppo

S

trana storia quella di Shanghai: nata come invenzione straniera in terra d’Oriente, venne concepita come un porto aperto al commercio con l’Occidente dove si barattava l’oppio con tè e seta. Il suo lungofiume, con l’imponente schiera di edifici in stile art déco, meglio conosciuto come Bund, fu per un ventennio il simbolo dell’influenza europea in Cina. Le prime avvisaglie della trasformazione imminente, però, iniziarono sornione a scaturire negli anni Venti del secolo scorso: da ogni parte del mondo cominciarono a immigrare in questa primitiva babele le etnie più diverse, oltre a quelle francofone del vecchio continente. Dai nobili decaduti dell’alta società francese, ai profughi ebrei. Dalle ballerine russe, ai banchieri inglesi, fino ai Sikh dal subcontinente indiano: tutto il mondo cominciava a fiutare che, in questa popolosa città adagiata lungo gli argini fangosi del fiume Huangpu, poteva avvenire il miracolo economico. E così, in effetti, si innescò un meccanismo di ipertrofia generalizzata ad ogni livello: economico, culturale, finanziario e persino di costume. Intorno al 1930 e nelle poche manciate di lustri a venire, Shanghai divenne un esperimento sociale incredibile per quei tempi: era già una delle città più grandi del mondo, basti pensare che oggi conta circa 20 milioni di abitanti, ma non assomigliava a nessun’altra. E come nessun’altra aveva le sue manie, le sue (non) regole e le sue stranezze. Una città dai soldi e dai costumi facili. La “puttana d’Oriente”, come venne presto e inelegantemente definita, venne divisa in varie zone dagli inglesi, dai francesi e persino dagli americani. La swinging life offriva di tutto: negozi di lusso e alla moda, locali notturni trasgressivi, fu-

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merie d’oppio e bordelli. Shanghai stava diventando uno dei primi esempi al mondo di meltin’ pot razziale. Tutto funzionava a meraviglia: i soldi giravano, le risorse parevano infinite e nessuno si preoccupava che il giocattolo potesse rompersi nelle mani indelicate di un bambino iperattivo e pasticcione. Ma la condanna arrivò per opera del partito comunista cinese, che nel 1949 fece pagare alla città il ruolo di moderna Babilonia, consegnando a Pechino il ruolo dominante all’interno della nazione. Trent’anni più tardi, la città ancora soffriva dei vincoli che la capitale le aveva imposto in maniera drastica e che inibiva pressoché integralmente la sua voglia di riscatto e sviluppo ormai persa nelle brume del passato e nei ricordi degli anziani. Molti shanghaiesi allora cominciarono a domandarsi quando sarebbe arrivato il loro turno. Questo momento è arrivato, finalmente: favorita da anni di sviluppo, più veloce rispetto agli altri centri cinesi, la città vuole dimostrare il suo valore e riconquistare le glorie del passato. Ma alle proprie condizioni, questa volta. Spinta ulteriore e volano con eco mondiale, quest’anno è la volta dell’Expo 2010. È un rischio costato alla municipalità oltre 30 miliardi di euro, che se ne sono andati in ampliamenti delle già cospicue linee della metropolitana, nella profonda ristrutturazione e abbellimento del Bund, in nuove strade a scorrimento veloce e in due nuovi terminal dell’aeroporto internazionale. C’è da chiedersi se la scommessa ripagherà la puntata, perché si attendono non meno di 70 milioni di visitatori tra maggio e ottobre per potersi rifare dell’investimento e possibilmente generare utili che, VIAGGIANDO |

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REPORTAGE | AFRICA | TUNISIA

Il cuore dello Jerid

... dolce come un dattero

Viaggio in Tunisia fino all'oasi di Tozeur circondata da palmeti, melograni e fichi. L'aria profumata accarezza l'immaginazione che si perde nei colori pastello del lago salato di Chott el Jerid testo e foto di Patrizia Bertolotti

«R

accontami l'erg ombroso in una paralisi di eternità. Raccontami l'iridescenza della sua polvere d'oro sulle tue palpebre estasiate. Raccontami le palme, i loro piedi radicati nell'aridità e i loro shèsh di giada dolcemente cullati dall'ondeggiare dei cieli come i tuoi sogni... Raccontami kebdì, e cammina, perchè i deserti sono grandi mari aperti, sulle rive dei quali l'immortalità è un'eresia...». Così in Gente in cammino, Malika Mokedde, scrittrice africana descrive il deserto. Non solo un luogo ma una dimensione dell'anima, che tanti anelano e ricercano lontano dalla folla che assale le spiagge, e le bianche città della costa tunisina. Per una vacanza che sia anche un rifugio dal chiasso e dalle luci dell'urbanizzazione e del consumismo per ritrovare una solidarietà con se stessi, con la vita che prepotente e tenace nasce e resiste oltre ogni reale possibilità. Il deserto è un grande maestro così come lo è ogni cosa che in esso cresce e fruttifica. E un'oasi è il compendio dell'interazione tra uomo e natura. Così, inseguendo questi pensieri il nostro viaggio ci ha portato fino a qui, Tozeur, grande centro carovaniero del passato e del presente, immerso nello Jerid che vuol dire "Paese dei palmeti". Un'isola verde tra le onde dorate dell'erg dove la tradizione, il folclore, il misticismo e la cultura si sposano con le esigenze dei novelli Indiana Jones, che non disdegnano avventure con jeep che corrono come puledri d'acciaio lanciandosi lungo le dune e gli oued, o l'adrenalina dei lanci, con funi e cavetti, da una palma all'altra ad altezze notevoli. Anche il deserto ha saputo adeguarsi ai tempi e per incantare sa mettere nuovi abiti, sa dare nuove alternative, sa ammaliare con le luci al laser dei nuovi centri polifunzionali, gli schermi giganteschi e le fontane che danzano tra pulsazioni di frequenze colorate di luce, ma poi sà che lì, tra una pausa e l'altra, fisserà il vostro cuore con una freccia che vi inchioderà alla sua sabbia.

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| VIAGGIANDO

Da Duemila anni quesTa oasi è famosa per la produzione e il commercio dei datteri, quelli della migliore qualità detti deglet nour, ossia "dita di luce". Conosciuta dai Cartaginesi e poi dai Romani divenne musulmana nel XIII secolo quando vi furono costruite due moschee. Qui nacquero famosi personaggi come il poeta tunisino Aboul-Qacem Echebbi che dette le parole all'attuale inno nazionale tunisino (folklore.it - sezione "inni nazionali") e il matematico Ibn Chabbat che sempre nel XIII secolo migliorò i sistemi di irrigazione favorendo lo sviluppo dei palmeti. Le palme sono una vera manna e possono assimilarsi a "mucche verdi". Da esse si ottengono una linfa dissetante, il legno, le foglie, e i preziosi frutti che sono parte fondamentale della dieta locale. Latte, datteri e miele rendono dolci le giornate ed energetiche le colazioni. Sotto le chiome rigogliose "pendono" tanti sacchetti simili a mammelle rigonfie. Sono i grappoli che vengono protetti con delle reti per impedire agli insetti e agli uccelli di danneggiarli. Ad ottobre c'è finalmente la raccolta dei deglet nour giunti a completa maturazione. Molti contadini si riversano nei palmizi ed è un gran lavoro corale fatto con delicatezza per non sciupare i datteri curati per mesi interi. Ma i palmizi sanno dare ancora di più. Tra gli alti fusti trovano, infatti, posto piantagioni di albicocchi, melograni e fichi, oltre a colture agricole come cereali, semola, e ortaggi, carote. Ma il "sangue" che rende viva l'oasi è l'acqua. Sorgenti sotterranee e pozzi artificiali per la raccolta della pioggia, sono collegati tra loro con sistemi di irrigazione sempre più sofisticati e continuamente controllati per garantire l'acqua alla popolazione, agli animali come cammelli, cavalli, capre e pecore, e all'agricoltura. Per chi decidesse di fare un camminata tra le palme ricordiamo di fare attenzione perché la terra è spesso fangosa e si può scivolare con facilità. VIAGGIANDO |

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REPORTAGE | AFRICA | TUNISIA

Il cuore dello Jerid

... dolce come un dattero

Viaggio in Tunisia fino all'oasi di Tozeur circondata da palmeti, melograni e fichi. L'aria profumata accarezza l'immaginazione che si perde nei colori pastello del lago salato di Chott el Jerid testo e foto di Patrizia Bertolotti

«R

accontami l'erg ombroso in una paralisi di eternità. Raccontami l'iridescenza della sua polvere d'oro sulle tue palpebre estasiate. Raccontami le palme, i loro piedi radicati nell'aridità e i loro shèsh di giada dolcemente cullati dall'ondeggiare dei cieli come i tuoi sogni... Raccontami kebdì, e cammina, perchè i deserti sono grandi mari aperti, sulle rive dei quali l'immortalità è un'eresia...». Così in Gente in cammino, Malika Mokedde, scrittrice africana descrive il deserto. Non solo un luogo ma una dimensione dell'anima, che tanti anelano e ricercano lontano dalla folla che assale le spiagge, e le bianche città della costa tunisina. Per una vacanza che sia anche un rifugio dal chiasso e dalle luci dell'urbanizzazione e del consumismo per ritrovare una solidarietà con se stessi, con la vita che prepotente e tenace nasce e resiste oltre ogni reale possibilità. Il deserto è un grande maestro così come lo è ogni cosa che in esso cresce e fruttifica. E un'oasi è il compendio dell'interazione tra uomo e natura. Così, inseguendo questi pensieri il nostro viaggio ci ha portato fino a qui, Tozeur, grande centro carovaniero del passato e del presente, immerso nello Jerid che vuol dire "Paese dei palmeti". Un'isola verde tra le onde dorate dell'erg dove la tradizione, il folclore, il misticismo e la cultura si sposano con le esigenze dei novelli Indiana Jones, che non disdegnano avventure con jeep che corrono come puledri d'acciaio lanciandosi lungo le dune e gli oued, o l'adrenalina dei lanci, con funi e cavetti, da una palma all'altra ad altezze notevoli. Anche il deserto ha saputo adeguarsi ai tempi e per incantare sa mettere nuovi abiti, sa dare nuove alternative, sa ammaliare con le luci al laser dei nuovi centri polifunzionali, gli schermi giganteschi e le fontane che danzano tra pulsazioni di frequenze colorate di luce, ma poi sà che lì, tra una pausa e l'altra, fisserà il vostro cuore con una freccia che vi inchioderà alla sua sabbia.

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Da Duemila anni quesTa oasi è famosa per la produzione e il commercio dei datteri, quelli della migliore qualità detti deglet nour, ossia "dita di luce". Conosciuta dai Cartaginesi e poi dai Romani divenne musulmana nel XIII secolo quando vi furono costruite due moschee. Qui nacquero famosi personaggi come il poeta tunisino Aboul-Qacem Echebbi che dette le parole all'attuale inno nazionale tunisino (folklore.it - sezione "inni nazionali") e il matematico Ibn Chabbat che sempre nel XIII secolo migliorò i sistemi di irrigazione favorendo lo sviluppo dei palmeti. Le palme sono una vera manna e possono assimilarsi a "mucche verdi". Da esse si ottengono una linfa dissetante, il legno, le foglie, e i preziosi frutti che sono parte fondamentale della dieta locale. Latte, datteri e miele rendono dolci le giornate ed energetiche le colazioni. Sotto le chiome rigogliose "pendono" tanti sacchetti simili a mammelle rigonfie. Sono i grappoli che vengono protetti con delle reti per impedire agli insetti e agli uccelli di danneggiarli. Ad ottobre c'è finalmente la raccolta dei deglet nour giunti a completa maturazione. Molti contadini si riversano nei palmizi ed è un gran lavoro corale fatto con delicatezza per non sciupare i datteri curati per mesi interi. Ma i palmizi sanno dare ancora di più. Tra gli alti fusti trovano, infatti, posto piantagioni di albicocchi, melograni e fichi, oltre a colture agricole come cereali, semola, e ortaggi, carote. Ma il "sangue" che rende viva l'oasi è l'acqua. Sorgenti sotterranee e pozzi artificiali per la raccolta della pioggia, sono collegati tra loro con sistemi di irrigazione sempre più sofisticati e continuamente controllati per garantire l'acqua alla popolazione, agli animali come cammelli, cavalli, capre e pecore, e all'agricoltura. Per chi decidesse di fare un camminata tra le palme ricordiamo di fare attenzione perché la terra è spesso fangosa e si può scivolare con facilità. VIAGGIANDO |

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REPORTAGE | EUROPA | ISTRIA

IstrIa una terra a forma di cuore La più grande penisola dell’Adriatico è la nuova frontiera del turismo enogastronomico. Un’oasi verde punteggiata di borghi storici e marinari da scoprire percorrendo in bici la vecchia ferrovia Parenzana testo e foto di Massimiliano Rella

U

na terra piena di charme, l’Istria. Con la sua costa dai forti accenti veneziani, la natura ben preservata, i borghi suggestivi ricchi di chiese e palazzi storici. L’Istria è la meta ideale per una vacanza al mare, tra acque azzurre, isolotti, porticcioli, buoni ristoranti dove gustare l’ottimo pesce dell’Adriatico insieme a una fresca Malvasia istriana, il vino simbolo della regione. Ma è anche una terra ideale per chi ama il turismo all’aria aperta, per i golosi e i buongustai (ottimi tartufi e grandi olii) e per chi ha abbastanza energie per viaggiare in bici. Già ricca di itinerari e percorsi naturali, da un paio d’anni buona parte del vecchio tracciato della ferrovia Parenzana, che a inizio Novecento univa Trieste a Parenzo, è stato trasformato in pista ciclabile. Si parte dal confine italiano, si attraversano le cittadine slovene passando per le spettacolari saline di Sicciole, dove è prodotto il famoso sale di Pirano, e si entra nell’Istria croata. Qui tra i primi paesi che incontriamo c’è Verteneglio, in croato Brtonigla, un pittoresco borgo dell’Istria nord occidentale, abitato da una comunità di origine istro-veneta di quasi duemila persone. Dopo Grisignana, Verteneglio è il comune con il maggior numero di abitanti di origine italiana. Nei documenti ufficiali il paese venne citato per la prima volta nel 1234 con il nome di Ortoneglo o Hortus Niger, cioè orto di terra nera; tuttavia, come moltissime cittadine istriane, ha un passato più antico. Eretta su un colle, sulle rovine di un castelliere preistorico (una grossa cinta difensiva dell’età del bronzo), venne conquistata dai Romani. Nella fascia interna, non distante da Verteneglio,

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si possono ammirare i resti del castello di Momiano, sorto su un territorio argilloso, montuoso, dove crescono bene la vite e l’ulivo. Le rovine del castello sono ancora imponenti, ma l’accesso non è agevolato dalla cattiva manutenzione delle vie di ingresso. Il castello di Momiano ha una pianta irregolare che segue l’andamento dello sperone roccioso sul quale fu costruito intorno al 1100. Agli angoli era chiuso da grandi torri quadrate, di cui ne rimane una sola, insieme a un tratto delle mura di cinta. Spostandoci sulla costa, una località molto frequentata è Novigrad, in italiano Cittanova, una bella cittadina di mare con un ampio porto e un tipico “mandracchio”, cioè una parte interna al porto, piccola e chiusa, usata tradizionalmente come darsena per le piccole imbarcazioni. Cittanova viene citata già come Neapolis nel settimo secolo e Civitas Novus nel nono, il periodo di massimo sviluppo. I periodi di dominio bizantino, franco, veneto, napoleonico e austro-ungarico hanno poi lasciato interessanti testimonianze. Interamente chiusa da mura medievali, oggi Novigrad è il buen retiro di intellettuali e artisti, ricca di bar, ristoranti e sede di importanti eventi estivi, come il Novigrad Music Nights, a luglio, e la Festa del Pescatore, ad agosto. Un altro paese amato dagli artisti è Grisignana, un tipico borgo istriano della fascia interna, a 228 metri sul livello del mare, dal forte richiamo culturale e artistico. Nei testi antichi appare nel 1102 come possesso dei patriarchi di Aquileia, ma su una lapide romana rinvenuta sul posto viene ricordata con il nome di Graeciniana. Affacciato verso il paese di Montona e

Il porticciolo di Rovigno, cittadina col suo borgo marinaro e il ricco retaggio culturale vicino al fiordo di Lemme


REPORTAGE | EUROPA | ISTRIA

IstrIa una terra a forma di cuore La più grande penisola dell’Adriatico è la nuova frontiera del turismo enogastronomico. Un’oasi verde punteggiata di borghi storici e marinari da scoprire percorrendo in bici la vecchia ferrovia Parenzana testo e foto di Massimiliano Rella

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na terra piena di charme, l’Istria. Con la sua costa dai forti accenti veneziani, la natura ben preservata, i borghi suggestivi ricchi di chiese e palazzi storici. L’Istria è la meta ideale per una vacanza al mare, tra acque azzurre, isolotti, porticcioli, buoni ristoranti dove gustare l’ottimo pesce dell’Adriatico insieme a una fresca Malvasia istriana, il vino simbolo della regione. Ma è anche una terra ideale per chi ama il turismo all’aria aperta, per i golosi e i buongustai (ottimi tartufi e grandi olii) e per chi ha abbastanza energie per viaggiare in bici. Già ricca di itinerari e percorsi naturali, da un paio d’anni buona parte del vecchio tracciato della ferrovia Parenzana, che a inizio Novecento univa Trieste a Parenzo, è stato trasformato in pista ciclabile. Si parte dal confine italiano, si attraversano le cittadine slovene passando per le spettacolari saline di Sicciole, dove è prodotto il famoso sale di Pirano, e si entra nell’Istria croata. Qui tra i primi paesi che incontriamo c’è Verteneglio, in croato Brtonigla, un pittoresco borgo dell’Istria nord occidentale, abitato da una comunità di origine istro-veneta di quasi duemila persone. Dopo Grisignana, Verteneglio è il comune con il maggior numero di abitanti di origine italiana. Nei documenti ufficiali il paese venne citato per la prima volta nel 1234 con il nome di Ortoneglo o Hortus Niger, cioè orto di terra nera; tuttavia, come moltissime cittadine istriane, ha un passato più antico. Eretta su un colle, sulle rovine di un castelliere preistorico (una grossa cinta difensiva dell’età del bronzo), venne conquistata dai Romani. Nella fascia interna, non distante da Verteneglio,

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si possono ammirare i resti del castello di Momiano, sorto su un territorio argilloso, montuoso, dove crescono bene la vite e l’ulivo. Le rovine del castello sono ancora imponenti, ma l’accesso non è agevolato dalla cattiva manutenzione delle vie di ingresso. Il castello di Momiano ha una pianta irregolare che segue l’andamento dello sperone roccioso sul quale fu costruito intorno al 1100. Agli angoli era chiuso da grandi torri quadrate, di cui ne rimane una sola, insieme a un tratto delle mura di cinta. Spostandoci sulla costa, una località molto frequentata è Novigrad, in italiano Cittanova, una bella cittadina di mare con un ampio porto e un tipico “mandracchio”, cioè una parte interna al porto, piccola e chiusa, usata tradizionalmente come darsena per le piccole imbarcazioni. Cittanova viene citata già come Neapolis nel settimo secolo e Civitas Novus nel nono, il periodo di massimo sviluppo. I periodi di dominio bizantino, franco, veneto, napoleonico e austro-ungarico hanno poi lasciato interessanti testimonianze. Interamente chiusa da mura medievali, oggi Novigrad è il buen retiro di intellettuali e artisti, ricca di bar, ristoranti e sede di importanti eventi estivi, come il Novigrad Music Nights, a luglio, e la Festa del Pescatore, ad agosto. Un altro paese amato dagli artisti è Grisignana, un tipico borgo istriano della fascia interna, a 228 metri sul livello del mare, dal forte richiamo culturale e artistico. Nei testi antichi appare nel 1102 come possesso dei patriarchi di Aquileia, ma su una lapide romana rinvenuta sul posto viene ricordata con il nome di Graeciniana. Affacciato verso il paese di Montona e

Il porticciolo di Rovigno, cittadina col suo borgo marinaro e il ricco retaggio culturale vicino al fiordo di Lemme


REPORTAGE | EUROPA | AUSTRIA

Klagenfurt

la rosa del Woerthersee Il capoluogo carinziano è una città pulsante di vita, ricca di storia e cultura, e al tempo stesso una meta ideale per un’estate all’insegna della natura, dello sport e del benessere Testo e foto di Alberto Caspani

B

astano 44 secondi per entrare nella storia di Klagenfurt. Tanti ne ha impiegati Guenter Wand per vincere l’ultima Turmer Lauf: una forsennata corsa in vetta alla torre più alta del capoluogo carinziano, che ogni giugno invita a scalare 225 sottilissimi gradini per guadagnarsi una visione mozzafiato sulla città e gli immancabili baci della gloria. Un tempo sfruttato come punto d’avvistamento dei nemici e per lanciare l’allarme in caso d’incendio, ancora oggi il campanile della parrocchiale è abitato da un sorvegliante che ha il potere di risvegliare i morti suonando il proprio corno verso sud (già un suo predecessore fu capace di terrorizzare gli abitanti del posto quando si fecero burla del suo incarico). La competizione, che affonda le radici nei riti scaramantici di San Silvestro e si ripete appunto a fine anno, è indubbiamente una delle tradizioni più amate dai locali, visto che rinnova il culto per l’eroe capace di oltrepassare i limiti umani. Proprio come un tempo toccò al fondatore di Klagenfurt, un giovinetto su cui nessuno avrebbe scommesso un soldo di cacio, eppure l’unico in grado di piegare sotto la sua clava il terribile drago Lindwurm, oggi imprigionato in un blocco di pietra da 124 quintali, che nel 1590 venne misteriosamente scolpito da Ulrich Vogelsang, usando come modello il calvarium di un rinoceronte lanoso dell’era glaciale (ossia un cranio privo della mandibola, rivenuto 600 anni fa sul vicino monte Zollfeld). Il lucertolone alato di Vogelsang potrebbe rappresentare il primo tentativo “scientifico” di ricostruire un animale preistorico protagonista di innumerevoli leggende. Su tutte, quella che lo voleva sbuffante e famelico nelle acque paludose tra il fiume Drava e il lago Woerther, il sito ove sorge appunto l’odierna “Città del Drago”. I suoi abitanti non devono però aver rimosso del tutto la paura ancestrale del mostro, visto che qui continuano ad essere cresciuti superuomini d’acciaio: sono i cosiddetti “Iron Men”, protagonisti del più famoso e massacrante triathlon europeo, che a luglio raduna da ogni dove atleti capaci di nuotare per quasi quattro chilometri, sfrecciare in bicicletta per altri 180, lanciandosi infine di corsa verso un traguardo lontano ancora 42 chilometri. Insieme ai giorni del fitness, in programma a fine agosto, non è che uno dei numerosi eventi organizzati ogni mese da questa cittadina sempre in festa e co-

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REPORTAGE | EUROPA | AUSTRIA

Klagenfurt

la rosa del Woerthersee Il capoluogo carinziano è una città pulsante di vita, ricca di storia e cultura, e al tempo stesso una meta ideale per un’estate all’insegna della natura, dello sport e del benessere Testo e foto di Alberto Caspani

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astano 44 secondi per entrare nella storia di Klagenfurt. Tanti ne ha impiegati Guenter Wand per vincere l’ultima Turmer Lauf: una forsennata corsa in vetta alla torre più alta del capoluogo carinziano, che ogni giugno invita a scalare 225 sottilissimi gradini per guadagnarsi una visione mozzafiato sulla città e gli immancabili baci della gloria. Un tempo sfruttato come punto d’avvistamento dei nemici e per lanciare l’allarme in caso d’incendio, ancora oggi il campanile della parrocchiale è abitato da un sorvegliante che ha il potere di risvegliare i morti suonando il proprio corno verso sud (già un suo predecessore fu capace di terrorizzare gli abitanti del posto quando si fecero burla del suo incarico). La competizione, che affonda le radici nei riti scaramantici di San Silvestro e si ripete appunto a fine anno, è indubbiamente una delle tradizioni più amate dai locali, visto che rinnova il culto per l’eroe capace di oltrepassare i limiti umani. Proprio come un tempo toccò al fondatore di Klagenfurt, un giovinetto su cui nessuno avrebbe scommesso un soldo di cacio, eppure l’unico in grado di piegare sotto la sua clava il terribile drago Lindwurm, oggi imprigionato in un blocco di pietra da 124 quintali, che nel 1590 venne misteriosamente scolpito da Ulrich Vogelsang, usando come modello il calvarium di un rinoceronte lanoso dell’era glaciale (ossia un cranio privo della mandibola, rivenuto 600 anni fa sul vicino monte Zollfeld). Il lucertolone alato di Vogelsang potrebbe rappresentare il primo tentativo “scientifico” di ricostruire un animale preistorico protagonista di innumerevoli leggende. Su tutte, quella che lo voleva sbuffante e famelico nelle acque paludose tra il fiume Drava e il lago Woerther, il sito ove sorge appunto l’odierna “Città del Drago”. I suoi abitanti non devono però aver rimosso del tutto la paura ancestrale del mostro, visto che qui continuano ad essere cresciuti superuomini d’acciaio: sono i cosiddetti “Iron Men”, protagonisti del più famoso e massacrante triathlon europeo, che a luglio raduna da ogni dove atleti capaci di nuotare per quasi quattro chilometri, sfrecciare in bicicletta per altri 180, lanciandosi infine di corsa verso un traguardo lontano ancora 42 chilometri. Insieme ai giorni del fitness, in programma a fine agosto, non è che uno dei numerosi eventi organizzati ogni mese da questa cittadina sempre in festa e co-

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RACCONTI D'ESTATE |

DI PIER VINCENZO ZOLI

Come Robinson alle foto di Mauro Camorani

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Seychelles

mico mio carissimo, se non vedessi danzare sulla risacca il veliero che mi ha condotto fin qui, questa lettera potrebbe essere l’ultimo saluto di un moderno Robinson Crosuè, naufragato per caso in un luogo che non sembra reale e in un tempo che pare lontano. Da quassù, nel punto più alto della scogliera, viene voglia di dimenticare ogni cosa del mondo che ho appena lasciato alle spalle, perché qui è solo l’irrefrenabile energia della natura a dettare leggi non scritte. No, amico mio, non è un paradiso quello dal quale ti scrivo; salendo fin quassù, agli inizi del sentiero che si perde in questa giungla equatoriale, ho visto un uccello dal piumaggio scuro con la testa e il collo dentro un foro nella sabbia, immobile come una roccia. Ho chiesto a George, la mia guida, cosa stesse facendo e ho scoperto che quella sterna bruna era morta; un grosso granchio di terra, il custode della tana, ne stava facendo la sua dispensa. Non è un paradiso, ma se mai potrò scappare dal mondo vorrei tanto arenarmi ad Arìde, questo rifugio un po’ appartato, a nord est di Praslin, fra le isole delle Seychelles. L’arcipelago, come tu sai, è così vasto che occorrerebbe una vita per scoprirlo tutto; ricordi William Travis, lo scrittore avventuriero di Beyond the Reefs? Nemmeno lui c’è riuscito! Aldabra, la più meridionale, dista mille chilometri dalla capitale e vede il Madagascar molto più vicino di quanto non scorga le altre sorelle. Lontananza e diversità: ecco cosa distingue le Seychelles da molte altre isole tropicali. Ma io sono qui, in questo spicchio di granito che galleggia sull’Oceano Indiano e mai nessuno potrà più turbare. Sì, perché Arìde non è per tutti; non conosce alberghi, né case, né villaggi. Non ha strade, non ha nulla o quasi che possa definirsi “umano”: proprio per questo è la più umana di tutte. Pensa che ho potuto trascorrere un’intera giornata in assoluta solitudine, con l’unica eccezione di George, naturalmente. Lui, del resto, è una delle tre persone che vivono stabilmente ad Arìde: è il ranger che, con altri due colleghi, coccola questo pezzetto di terra in mezzo al mare. Come tu mi consigliasti, ho noleggiato una barca a vela e, spinto dall’aliseo di sud est, ho sfruttato il vento per navigare fin qui, ormeggiando a pochi metri dalla spiag-

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gia. Sarebbe stato divertente averti accanto al momento di sbarcare, tu che non temi le burrasche oceaniche, ma tremi sconvolto se solo metti piede in una barca a motore. Pensa che per condurmi sull’isola, George ha dovuto superare arroganti frangenti di oltre due metri su un piccolo battello e poi, per ritornare alla spiaggia, abbiamo davvero cavalcato le onde fino a trovarci a secco al di là della risacca. Chissà come saresti rimasto tu! Sono certo, però, che subito dopo mi avresti imitato; immobile sulla spiaggia, gli occhi gettati all’interno della foresta, la bocca ostinatamente chiusa, perché, a volte, la migliore elegia per la bellezza è il silenzio. George e i suoi colleghi mi hanno delicatamente riscosso e insieme con loro ho varcato la soglia dell’unico edificio dell’isola: è poco più di una capanna, ma loro ne vanno fieri, perché è la loro casa. A dire il vero, c’è un’altra costruzione poco distante da lì, ed è il vecchio fabbricato dei lavoratori del cocco. Fino agli anni Sessanta, nell’isola esisteva una grossa piantagione, che veniva sfruttata proprio per la produzione di olio di copra. Il mercato, però, era in crisi già allora e il destino di Arìde incerto. Poi, per uno di quei miracoli che fanno tornare un po’ di fiducia nel genere umano, un ricco commerciante inglese, Christopher Cadbury, decise di acquistarla, non per profitto, ma per riportarla al suo primitivo splendore. Fece tagliare gli alberi di cocco e lasciò che la natura decidesse da sé. Da quasi 40 anni nulla è più stato toccato e Arìde è diventata la meraviglia su cui ora mi trovo. Noi, uomini del mondo moderno, qui non siamo davvero nessuno. Sono gli uccelli i padroni di Arìde; ogni albero, ogni roccia, ogni anfratto, ogni centimetro quadro di spiaggia è soltanto per loro; per la sterna bianca, per quella bruna, per l’alectroenas pulcherrima, il magnifico e raro piccione blu, per il fetonte dalla lunga coda. Ma soprattutto l’isola è il tempio della maestosa fregata, quasi un simbolo delle Seychelles. Quando sono salito fin quassù, per incontrarle, non potevo credere a ciò che stavo vedendo. Amico mio, tu sai che ho girato mezzo mondo per celebrare ogni volta il mio matrimonio pagano con la natura selvaggia. Non è l’esperienza, e nemmeno l’età, che mi manca; ma quello VIAGGIANDO |

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RACCONTI D'ESTATE |

DI PIER VINCENZO ZOLI

Come Robinson alle foto di Mauro Camorani

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mico mio carissimo, se non vedessi danzare sulla risacca il veliero che mi ha condotto fin qui, questa lettera potrebbe essere l’ultimo saluto di un moderno Robinson Crosuè, naufragato per caso in un luogo che non sembra reale e in un tempo che pare lontano. Da quassù, nel punto più alto della scogliera, viene voglia di dimenticare ogni cosa del mondo che ho appena lasciato alle spalle, perché qui è solo l’irrefrenabile energia della natura a dettare leggi non scritte. No, amico mio, non è un paradiso quello dal quale ti scrivo; salendo fin quassù, agli inizi del sentiero che si perde in questa giungla equatoriale, ho visto un uccello dal piumaggio scuro con la testa e il collo dentro un foro nella sabbia, immobile come una roccia. Ho chiesto a George, la mia guida, cosa stesse facendo e ho scoperto che quella sterna bruna era morta; un grosso granchio di terra, il custode della tana, ne stava facendo la sua dispensa. Non è un paradiso, ma se mai potrò scappare dal mondo vorrei tanto arenarmi ad Arìde, questo rifugio un po’ appartato, a nord est di Praslin, fra le isole delle Seychelles. L’arcipelago, come tu sai, è così vasto che occorrerebbe una vita per scoprirlo tutto; ricordi William Travis, lo scrittore avventuriero di Beyond the Reefs? Nemmeno lui c’è riuscito! Aldabra, la più meridionale, dista mille chilometri dalla capitale e vede il Madagascar molto più vicino di quanto non scorga le altre sorelle. Lontananza e diversità: ecco cosa distingue le Seychelles da molte altre isole tropicali. Ma io sono qui, in questo spicchio di granito che galleggia sull’Oceano Indiano e mai nessuno potrà più turbare. Sì, perché Arìde non è per tutti; non conosce alberghi, né case, né villaggi. Non ha strade, non ha nulla o quasi che possa definirsi “umano”: proprio per questo è la più umana di tutte. Pensa che ho potuto trascorrere un’intera giornata in assoluta solitudine, con l’unica eccezione di George, naturalmente. Lui, del resto, è una delle tre persone che vivono stabilmente ad Arìde: è il ranger che, con altri due colleghi, coccola questo pezzetto di terra in mezzo al mare. Come tu mi consigliasti, ho noleggiato una barca a vela e, spinto dall’aliseo di sud est, ho sfruttato il vento per navigare fin qui, ormeggiando a pochi metri dalla spiag-

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gia. Sarebbe stato divertente averti accanto al momento di sbarcare, tu che non temi le burrasche oceaniche, ma tremi sconvolto se solo metti piede in una barca a motore. Pensa che per condurmi sull’isola, George ha dovuto superare arroganti frangenti di oltre due metri su un piccolo battello e poi, per ritornare alla spiaggia, abbiamo davvero cavalcato le onde fino a trovarci a secco al di là della risacca. Chissà come saresti rimasto tu! Sono certo, però, che subito dopo mi avresti imitato; immobile sulla spiaggia, gli occhi gettati all’interno della foresta, la bocca ostinatamente chiusa, perché, a volte, la migliore elegia per la bellezza è il silenzio. George e i suoi colleghi mi hanno delicatamente riscosso e insieme con loro ho varcato la soglia dell’unico edificio dell’isola: è poco più di una capanna, ma loro ne vanno fieri, perché è la loro casa. A dire il vero, c’è un’altra costruzione poco distante da lì, ed è il vecchio fabbricato dei lavoratori del cocco. Fino agli anni Sessanta, nell’isola esisteva una grossa piantagione, che veniva sfruttata proprio per la produzione di olio di copra. Il mercato, però, era in crisi già allora e il destino di Arìde incerto. Poi, per uno di quei miracoli che fanno tornare un po’ di fiducia nel genere umano, un ricco commerciante inglese, Christopher Cadbury, decise di acquistarla, non per profitto, ma per riportarla al suo primitivo splendore. Fece tagliare gli alberi di cocco e lasciò che la natura decidesse da sé. Da quasi 40 anni nulla è più stato toccato e Arìde è diventata la meraviglia su cui ora mi trovo. Noi, uomini del mondo moderno, qui non siamo davvero nessuno. Sono gli uccelli i padroni di Arìde; ogni albero, ogni roccia, ogni anfratto, ogni centimetro quadro di spiaggia è soltanto per loro; per la sterna bianca, per quella bruna, per l’alectroenas pulcherrima, il magnifico e raro piccione blu, per il fetonte dalla lunga coda. Ma soprattutto l’isola è il tempio della maestosa fregata, quasi un simbolo delle Seychelles. Quando sono salito fin quassù, per incontrarle, non potevo credere a ciò che stavo vedendo. Amico mio, tu sai che ho girato mezzo mondo per celebrare ogni volta il mio matrimonio pagano con la natura selvaggia. Non è l’esperienza, e nemmeno l’età, che mi manca; ma quello VIAGGIANDO |

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