Numero 5 - Viaggi&Foto

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Anno I, Numero 4


L’ EDITORIALE

Speciali Città d’Arte e Festival d’Emozioni di Rosalba Grassi Viaggi & Foto vi è mancata? Eh si! A volte succede che mentre lo Staff è in viaggio, la Rivista vada in vacanza e da periodica diventi sporadica, proprio come sta accadendo anche all’estate italiana. E così, quasi quasi, non diventa neanche anacronistica l’uscita attuale del Reportage ‘Speciale Napoli Urban Vision’, tanto attesa soprattutto dai 25 partecipanti che si sono impegnati a produrre portfoli fotografici degni di finire sulla carta patinata. Si tratta di viaggiatori di nicchia, di fotografi appassionati che vogliono approfondire il proprio background e allenare lo sguardo ad un’interpretazione foto-architettonica del territorio e che apprezzano la competenza che viene trasferita loro, con professionalità, dai coaches di Viaggio Fotografico. La formula dell’Urban Vision è quindi destinata a svilupparsi e, a parlare, sono i fatti. Feedback molto positivi e assolutamente veritieri, riportati per lo più, sul sito www.viaggiofotografico.it sono i crediti migliori perché il target si allarghi e perché i docenti, fotografo e architetto a braccetto, siano sempre più stimolati a organizzare nuovi workshop fotografici itineranti alla scoperta delle più belle città e borghi d’arte italiani. E’ così che in 4 mesi, sotto gli obiettivi di moltissimi partecipanti, dopo due edizioni di Roma Urban Vision e poi Trieste e Napoli Urban Vision, sono apparse meraviglie artistiche e culturali dell’Umbria, lo scorso aprile poi Matera a maggio ed ora Casole e Siena a luglio e così i prossimi portfoli, che vedrete prima sul web e poi sulle pagine della Rivista, racconteranno in particolare memorie delle acque impresse sulla pietra di antichi scavi sotterranei opere di alta ingegneria idraulica, dal Palombaro di Matera a I bottini di Siena. Ma se la formula dell’ Urban Vision risulta vincente e punta alla rivalorizzazione della Bella Italia, non è da meno la cura che si mette nell’organizzazione di grandi Viaggi fotografici in Europa, America e Africa in abbinamento a festival di spessore, dal Marocco con la Musica Gnawa di Essaouira, a Arles in Francia con il Festival della Fotografia, poi a Parigi, anche in Polonia, e a New York sotto la neve di febbraio o alle prossime due partenze che vedranno i fotografi sui Roof Garden dei Grattacieli. Fino al prossimo ‘Kreol Soul’ alla scoperta dell’anima creola delle Seychelles, un viaggio emozionale stavolta foto-giornalistico tra Immagine e Story telling in occasione di uno dei Festival più importanti dell’arcipelago. E i prossimi viaggi… li proponi Tu!


Viaggi&Foto non è solo un magazine. Troverete tutte le notizie relative a viaggi fotografici e workshop sul sito

www.viaggiofotografico.it Questo è il portale in cui potete interagire e iscrivervi alla newsletter E puoi seguirci sul gruppo “Viaggi e Fotografia” dove potrete postare le vostre foto. Le migliori saranno scelte e pubblicate sul magazine

Viaggiare. Il Viaggio inteso come percorso fisico e sopratutto mentale. Viaggiamo per il piacere della scoperta e per imparare a conoscerci meglio.

Osservare. Osservare è la sintesi percettiva di tutti i sensi sommati tra loro in uno stimolo unico. Dall’osservazione si ha la conoscenza del mondo e la nostra capacità di raccontarlo.

Fotografare. Fotografare è il nostro modo di essere, il nostro stile di vita, il linguaggio con il quale preferiamo esprimerci. Un Viaggio è una straordinaria occasione di crescita fotografica .


Come viaggiamo Viaggiare e fare fotografia è bellissimo e, per esperienza, sappiamo che è anche faticoso. Per questo motivo organizziamo minuziosamente il Programma di ogni Viaggio pensando anche al riposo. I nostri viaggi non sono mai rilassanti, infatti cerchiamo luoghi, eventi e persone che non sempre sono facilmente raggiungibili. Partecipare ai nostri Viaggi significa alzarsi presto al mattino per fare foto all’alba al gelo, scattare in mercati affollati o durante cerimonie sotto il sole… Ci piace l’avventura e la scoperta, ma vogliamo godere di ogni momento, per questo motivo selezioniamo e prenotiamo tutti gli alberghi già da prima di partire dall’Italia.

I mezzi di trasporto Usiamo quello più comodo per il raggiungimento dei nostri obiettivi che sono sempre fotografici. Per contenere i costi e i tempi di spostamento prendiamo mezzi privati comunque guidati da Autisti Professionisti locali che sono a nostra disposizione per eventuali soste e cambi di percorso. Conoscono il loro territorio e sanno consigliarci per la massima sicurezza del viaggio..

La gente Viaggio Fotografico vuole farti viaggiare e provare l’essenza dei posti che visitiamo insieme. Per questo motivo ci avviciniamo alle Gente e ne assorbiamo la cultura, le abitudini e lo stile di vita in modo immersivo. Ben vengano quindi tutte le esperienze fatte durante rituali, cerimonie, festival… Impossibile fotografare senza un contatto diretto con la popolazione locale, ne perderebbe l’efficacia delle nostre foto.

Le guide Durante i nostri itinerari i Viaggiatori sono sempre accompagnati da un Capogruppo di provata esperienza fotografica e sul Territorio di riferimento. Molto spesso l’approfondita conoscenza che abbiamo dei posti in cui viaggiamo ci fa incontrare amici locali che ci fanno anche da guida. Italiani espatriati, persone che ci portano a conoscere dall’interno le comunità locali, le famiglie. Questi incontri sono parte integrante dei nostri Viaggi, sono dei veri referenti esperti che ci mostrano un Paese da un punto di vista unico e straordinario che solo con Viaggio Fotografico potrai vivere in prima persona


Riflettori su‌ a cura di Rosalba Grassi



Il superlativo assoluto Una delle caratteristiche della lingua napoletana e' l'assoluta mancanza, nel senso italiano, del superlativo assoluto. Infatti se in italiano si aggiunge il suffisso -issimo, nel napoletano si preferisce usare altri espedienti linguistici come un avverbio insieme al comparativo o il superlativo relativo. Alcuni esempi per chiarire: Bruttissimo - assaje brutto Bellissimo - assaje bello Arrabbiatissimo - assaje 'ncazzate Altra particolarità è il ripetere la forma normale da cui proviene il superlativo e replicarlo. Alcuni esempi: Grassissimo - chiatto, chiatto Magrissimo - sicco, sicco Altissimo - aveto, aveto Bassissimo - curto, curto



Il Fondaco Fòndaco dall'arabo funduq, magazzino. Nelle città di mare indicavano, sin dal medioevo, dei luoghi, di proprietà di ricchi signori o associazioni caritatevoli, messi a disposizione dei mercanti stranieri per farvi depositare le loro merci, godendo di agevolazioni doganali e dove questi presero poi sinanche a dimorarvi. Si trattava di edifici decadenti poco alti con ingressi bui e spesso senza finestre

che si affacciavano su di un cortile circolare a cui si accedeva, solitamente, attraverso un archetto, una sorta di supportico più o meno profondo. Col tempo, la cronica carenza di abitazioni, fece si che la gente si spingesse ad occupare questi spazi adattandosi alla meno peggio anche alle situazioni più terribili come la quasi totale assenza di servizi igienici. Uno solo il bagno, in comune e sversava all'aperto, nel cortile. Topi, insetti, malattie la facevano da padroni. Simbolo di degrado a tal punto che una donna volgare e sguaiata veniva fino a pochissimi anni fa ancora definita femmena funnachèra (abitante del fùnneco, il fòndaco). Sparsi in tutti i quartieri della città, nell'ottocento ne furono censiti 100(molti, poi, demoliti col risanamento), negli anni cinquanta poco piu' di 60. Ma quanti e quali fòndachi attualmente sopravvivono nella città e come sono diventati? Anche a seconda dei quartieri in cui si trovano li vediamo ora ristrutturati, ora trasformati in condomìni con l'archetto di ingresso chiuso da un portone, ora tristemente quasi cristallizzati nel tempo. Grazie all'impegno profuso dall'autore degli scatti nella loro ricerca, vongolen@pulitane è in grado di offrirvi una serie di immagini di come sono oggi.


annodarsi sotto il mento, così i fiorellini e le aigrettes che ornavano la piatta cupoletta. Sulla cornice alta della porta, per chi provenisse dall’incrocio delle strade, e perciò visibile ben da lontano, era posta una vasta tabella di bandone leggermente curvato di foggia rococò, con dipinta la scritta Mode al centro di due silouettes, l’una di un paio di guanti lunghi, l’altra ancora di un cappellino. L’interno ebbe su Nicandro l’effetto di una cappella di preghiera, per il sommesso mormorio che l’attraversava, senza che si distinguesse da quali labbra provenisse quel parlottare, se non da un’indistinta origine posta al centro di certi gruppi di due o tre giovani lavoranti a capo chino, la cui calma operosità fatta di svelti gesti di mani sicure, l’affascinava a guardare.* * * * *


SOLO A NAPOLI


'A Malalengua

Nun voglio campa' cient'anne. Cu chesto nun voglio dicere, cient'anne 'e salute a tutte quante, c'avimma murì ampressa. Vulesse pure campa' paricchiu tiempo cchiu' 'e chello ca se po, ma almeno 'o vulesse fa bbuono. Si, pecchè, avita sape', ca, arrassusì, nun ce stanne cient'anne'e giuventu' ma vicchiaia lunga. 'A nuvità 'ncià danne 'e scenziate. 'Nce ponno fa campà cchiu' assaje, ma cchiu' viecchie. Nossignori, nun me sta bbuono. Finacche' se trattava 'e cura' quacche malatia ca puteva purta' pericule p''a vita, pe putè salva' giuvine e criature, pe fa sentì pochi sufferenze 'nce puteva sta. Ma no, campa' cient'anne cchiu' viecchie, no. Ma vuje 'nce penzate che pesamiento pe chilli povere figlie nuoste? 'Nce menarranne acca' e a lla' nun tenennale a ddo' 'e mettere sti viecchie ca nun morane maje. E nuje a guarda' e sentì stu sbattimiento penzanne sempe e cchiu':"ma quanne moro?" E chesto fosse niente: addo' a mettimme cu 'a penzione? Ogge comme ogge ggia' stamme malamente situate che penzione. 'Nce stanne cchiu' viecchie a piglia' penzione (pe carita', cient'anne 'e salute se dice) ca giuvane a fatica'. E si campassame overamente cient'anne? Nun 'o voglio manco penza'. Accumminciasseno a dicere: campate cchiu' assaje, allora jate a piglia' a penzione cchiu' tarde. E chille cheste vanne truvanne e 'nce manna' 'mpenzione a nuvant'anne! E chesto sempe si 'nce starranne 'e denare pe manna' tutti sti viecchie 'mpenzione. Allora sapite che ve dico: voglio campa' pe ll'anne ca ma date 'o Pataterno, niente 'e cchiù ma pure niente mancante! Stateve bbuono. Umberto de Fabio


A Napoli il caffè nei bar si serve dolce; e pure a casa delle persone. Moltissimi bar del centro preparano una cremina a base di zucchero che viene usata in automatico se non chiedi espressamente un caffè amaro. Se lo vuoi amaro lo devi specificare; il barista ti vede chiatto e domanda: volete il dolcificante? No grazie, mi piace amaro. E lui sospira! Un caffè ristretto consiste di solito in poche gocce depositate sul fondo della tazza. Il barista teorizza sul fatto che più corto è, meglio è, perché quello lungo fa male; se fosse vero gli americani sarebbero tutti morti stecchiti. Comunque se vuoi un caffè un po’ più consistente devi dire: un caffè lungo. A Napoli le persone ti danno del voi; è rimasto nel DNA dei napoletani; dopo tante dominazioni, tanti re e vicerè, non poteva che rimanere almeno il plurale maiestatis. I napoletani oltre ad offendere direttamente il proprio interlocutore, se la prendono volentieri con i suoi morti; si sentono spesso epiteti rivolti alla catena delle parentele trapassate: da chi t’è vivo, a chi t’è viecchio, a chi t’è straviecchio, chi t’è muorto … chi t’è stramuorto … e’ muorti e’ chi t’è muorto … e’ muorti e’ chi t’è stramuorto … e l’elenco potrebbe ancora essere continuato data l’iperbolica fantasia dei napoletani. Obiettivi delle offese dei napoletani, soprattutto i giovani, sono poi gli affetti, i parenti del proprio interlocutore; se la prendono con le mamme, anzitutto (anche se tra ragazzi si diceva “non scherziamo con le mamme”), ma non disdegnano soreta, ziteta e nonneta. Il napoletano sarà fraccomodo, indolente, inaffidabile, ritardatario … quello che vuoi tu. Ma lo deve dire lui perché ‘O core vo dicere ma nun vo sentere. Quindi se lo dice un forestiero va su tutte le furie. I Francesco di chiamano Ciccio, i Raffaele si chiamano Lello ed i Salvatore … Totore.


Sui cartelli di morti si scrive pure il soprannome del morto, per facilitare la sua individuazione nel quartiere; e questo pure se il soprannome non è proprio un’onorificenza: detto ‘o cacaglio, detto o’ terramoto; detto o’ sprecato, detto ‘o smargiasso. I napoletani si fanno la croce entrando in acqua, perché come diceva Pulcinella, ppe’ mmare nun ce stanno taverne; la croce se la fanno pure i commercianti al primo incasso della giornata, per buon augurio. Il napoletano poi è plenastico, si ripete. Ad esempio dice “tu sì scemo ncapa” (e dove altro si può essere scemi?) oppure “sì ‘na samenta ‘e merda! oppure “sì ‘nu strunz’ ‘e merda” (e di che altro materiale poteva essere fatto nu strunzo?). I napoletani dialogano molto fra di loro, anche se dalle loro auto, magari bloccando il traffico del corso principale. Non stare lì a protestare bussando il clacson. Poi ti lamenti che questa è una società che comunica poco! E infine la regola numero uno. Il parcheggiatore abusivo si paga in anticipo. È inutile tentare frasi del tipo, non ho spicci, ti pago appena torno. Le regole sono regole!



Il napoletano un miscuglio di lingue Sai benissimo che Napoli è un melting pot (na mmescafrancesca) di culture, storie, tradizioni. E’ stata per millenni il crocevia di popoli, accogliendo i migranti ed apprendendo da questi saperi, sapori e parole.

Ci sono 5 secondi di film, non più di 5 secondi, che mostrano le influenze delle lingue straniere sulla lingua napoletana: sono 3 righe del copione di Miseria e Nobiltà, con Totò, un film di Mario Mattoli del 1954 che porta sugli schermi una commedia di Eduardo Scarpetta del 1888. In 3 righe … un mondo intero. Pasquale: "Allora, prendi il mio soprabito vai dallo charcutier alla cantonata..." Felice: "E chi è questo sciacquettiere?" Pasquale: "Il pizzicagnolo, il salumiere..." Felice: "Il casadduoglio? E parla chiaro!"


Charcutier è un francesismo per indicare il salumiere; in francese poi deriva da chair e cuit (cioè carne cotta). Quindi lo charcutier era o’ carnacuttaro, o’ salumiere. Parlare francese era considerato molto sofisticato nell’800; la Francia esercitava una grande forza d’attrazione nella borghesia italiana. Memorabile la strofa di Libero Bovio del 1917 rivolto alla sua “Reginella”: “Stive 'mmiez'a tre o quatto sciantose … e parlave francese… E' accussì?” (La stessa parola "sciantosa" è un francesismo di fine 800 che italianizza la parola francese "chanteuse" (cantante)).

Cantonata – è uno spagnolismo, viene da canton che significa angolo. E infatti la cantonata è l’angolo della strada, il puntone. Pizzicagnolo, dallo spagnolo pinchar, pizcar; è il venditore di salumi e formaggi che pizzicano, che stuzzicano. Casadduoglio infine deriva dal latino “caseum et oleum” ma alcuni ne associano la diffusione del termine ai cartelli apposti alle salumerie dopo la seconda guerra mondiale, con l’arrivo degli americani, “cheese and oil” da cui per corruzione casadduoglio. Ho detto tutto; la lezione dovrebbe finire qui; che grande lingua, il napoletano. Profitto però per illustrarti un altro paio di parole inglesi che sono entrate nella parlata napoletana.


Il noto termine sciuscià (lustrascarpe) deriva da shoe-shine. Così come pure tacchete, che significa eccotelo, deriva dall’inglese take it. O’ nìppulo, quella pallina fatta da di filetti di cotone e di lana che si forma in genere nell’ombelico (da cui il detto sì nu nippolo ‘e velliculo, ovvero non vali nulla) deriva dall’inglese nipple (capezzolo). Infine per esercitazione ti invito a vedere un recente film di John Turturro, Passione, uno dei più bei film sulla musica napoletana girati da un forastiero. In esso soprirai che pure la frase “E llevate ‘a pistuddà” della canzone Tammurriata Nera di Edoardo Nicolardi deriva dall’americano “Let the pistol down”, abbassa la pistola! E molte altre etimologie americane. Listen, please!



'O rraù Edoardo De Filippo

'O rraù ca me piace a me m' 'o ffaceva sulo mammà. A che m'aggio spusato a te, ne parlammo pè ne parlà. Io nun sogno difficultuso; ma luvàmell''a miezo st'uso. Sì, va buono: cumme vuò tu. Mò ce avèssem' appiccecà? Tu che dice? Chest'è rraù? E io m'a 'o mmagno pè m' 'o mangià... M' 'a faje dicere na parola? Chesta è carne c' 'a pummarola.


Il monologo del caffè Edoardo De Filippo Il Monologo del caffè è probabilmente la scena più famosa della commedia Questi fantasmi. Siamo all'inizio del secondo atto e, in un raro momento di tranquillità, Pasquale Lojacono, il protagonista della commedia, siede fuori uno dei 68 balconi della casa che ha affittato, per prepararsi il suo caffè! Il suo interlocutore è il Prof.Santanna, il famoso dirimpettaio di casa Lojacono. Nel monologo del caffè vi è l'esaltazione tutta napoletana di un rito quotidiano, quasi sacro, in grado di conferire un momento di felicità a qualsiasi uomo. Pasquale Lojacono assaggia il suo caffè: è cioccolata! Ecco il testo del monologo del caffè (tratto dal Volume primo, Cantata dei giorni dispari, a cura di Anna Barsotti, edito da Einauidi): "Sul becco io ci metto questo coppitello di carta... Pare niente, questo coppitello, ma ci ha la sua funzione... E già, perché il fumo denso del primo caffè che scorre, che poi è il più carico, non si disperde. Come pure, professo', prima di colare l'acqua, che bisogna farla bollire per tre o quattro minuti, per lo meno, prima di colarla, vi dicevo, nella parte interna della capsula bucherellata, bisogna cospargervi mezzo cucchiaino di polvere appena macinata. Un piccolo segreto! In modo che, nel momento della colata, l'acqua, in pieno bollore, già si aromatizza per conto suo. Professo', voi pure vi divertite qualche volta, perché, spesso, vi vedo fuori al vostro balcone a fare la stessa funzione. E io pure. Anzi, siccome, come vi ho detto, mia moglie non collabora, me lo tosto da me. Pure voi, professo'?... E fate bene... Perché, quella, poi, è la cosa più difficile: indovinare il punto giusto di cottura, il colore... A manto di monaco... Color manto di monaco. È una grande soddisfazione, ed evito pure di prendermi collera, perché se, per una dannata combinazione, per una mossa sbagliata, sapete... ve scappa 'a mano 'o piezz' 'e coppa, s'aunisce a chello 'e sotto, se mmesca posa e ccafè... insomma, viene una zoza... siccome l'ho fatto con le mie mani e nun m' 'a pozzo piglia' cu' nisciuno, mi convinco che è buono e me lo bevo lo stesso. Professo', è passato. (Assaggia il caffè) Caspita,chesto è ccafè... È ciucculata. Vedete quanto poco ci vuole per rendere felice un uomo: una tazzina di caffè presa tranquillamente qui, fuori... con un simpatico dirimpettaio..."





Workshop di Fotografia Urbana

Il napoletano è convinto di vivere in un mondo ostile, sul quale non è in grado di esercitare alcun controllo... I rapporti tra gli uomini sono regolati da una concezione fatalistica, nella quale l'Autorità svolge lo stesso ruolo che ha il "destino" nel mondo naturale. Percy Allum


L’uomo produttivo, il milanese, preferisce la doccia: consuma meno acqua, meno tempo e si lava meglio. Il napoletano invece, se si decide, preferisce il bagno: s’intallea come si dice a Napoli, cioè si attarda e tiene tutto il tempo che vuole per pensare. Luciano De Crescenzo, Così parlò Bellavista, 1977

A volte, per sopportare Napoli bisogna volerle veramente molto bene. Luciano De Crescenzo, Così parlò Bellavista, 1977

Napoli è la terra delle cose fatte fino ad un certo punto. La produttività può essere fatale come l’ignavia. Luciano De Crescenzo, Così parlò Bellavista, 1977

Anche se Napoli, quella che dico io, non esiste come città, esiste sicuramente come concetto, come aggettivo. E allora penso che Napoli `e la città più Napoli che conosco e che dovunque sono andato nel mondo ho visto che c’era bisogno di un poco di Napoli. Luciano De Crescenzo, Così parlò Bellavista, 1977


ADELE CASTAGNOLA - Metro Story



ADELE CASTAGNOLA - Metro Story



ADELE CASTAGNOLA - Metro Story



AGNESE CUCCHIARELLI窶年apoli sottosopra



AGNESE CUCCHIARELLI窶年apoli sottosopra



ANITA ZACCARIA —Bianco



ANITA ZACCARIA —Bianco



ANITA ZACCARIA —Bianco



ANNA SABA 窶年apoli&Foto



ANNA SABA 窶年apoli&Foto



CATERINA MARCHIONNE —Metrabstract



CATERINA MARCHIONNE —Metrabstract



CATERINA MARCHIONNE —Metrabstract



FEDERICA MIELI 窶年apoli 2.0



FEDERICA MIELI 窶年apoli 2.0



FERRUCCIO GIUSTINI —Devozione



FERRUCCIO GIUSTINI —Devozione



FLAVIO FERRARA —Movimenti



FLAVIO FERRARA —Movimenti



FLAVIO FERRARA —Movimenti



GIOVANNI FERRO —Vertigo



GIOVANNI FERRO —Vertigo



IOLE FIORILLO —Arte in corsa



IOLE FIORILLO —Arte in corsa



LISANNA PINA —Riflettendo



LISANNA PINA —Riflettendo



LISANNA PINA —Riflettendo



LUCIANO BISTONI —Sequenza di dettagli



LUCIANO BISTONI —Sequenza di dettagli



LUCIANO BISTONI —Sequenza di dettagli



LUCIANO BISTONI —Sequenza di dettagli



MARIA BONETTO —Mani



MARIA BONETTO —Mani



MARIA BONETTO —Mani



MARINA BONFANTI 窶年on ティ vero窶ヲ ma ci credo



MARINA BONFANTI 窶年on ティ vero窶ヲ ma ci credo



PAOLA CAPPARELLA —Made in Naples



PAOLA CAPPARELLA —Made in Naples



PAOLA CAPPARELLA —Made in Naples



RICCARDO GARDIN 窶年apoli al verde



RICCARDO GARDIN 窶年apoli al verde



ROSARIA DAQUINO —Contrasti



ROSARIA DAQUINO —Contrasti



ROSARIA DAQUINO —Contrasti



ROSARIA DAQUINO —Contrasti



SANDRO LOMBARDO —Lo spirato



SANDRO LOMBARDO —Lo spirato



SANDRO LOMBARDO —Lo spirato



SERENA BISESTI —A scuola dallo stregone



SERENA BISESTI —A scuola dallo stregone



SERENA BISESTI —A scuola dallo stregone



SERENELLA VISCA —Magie di colori



SERENELLA VISCA —Magie di colori



SIMONA POLESE —Sacro e profano



SIMONA POLESE —Sacro e profano



SIMONA POLESE —Sacro e profano



SIMONETTA FANTINI —Arti e mestieri



SIMONETTA FANTINI —Arti e mestieri



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Books to travel...Even from your couch

“Guardati dall’uomo che legge un solo libro”

S.Tommaso d’ Aquino

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OCCHI SU NAPOLI FOCUS ON NAPLES Claudio Corrivetti Esiste una linea invisibile che unisce i volti di Napoli, i suoi gesti usuali declinati in un’eruzione di anime diverse. Occhi su Napoli cerca nei suoi 223 scatti in bianco e nero di catturare questa linea, di interromperne il flusso in un istante fotografico, scegliendo con saggezza volti somiglianti in una comune musicalità, tensione, nervosa sensualità. Nemmeno l’affondo nel più tradizionale dei repertori della città sembra sciupare l’originalità di alcune intuizioni, come l’irruzione della luce, esplosione talvolta inversamente proporzionale all’ampiezza di strade e vicoli.


Lettura e Fotografia Luciano de Crescenzo - La Napoli di Bellavista

Quanto volete per questo fondale di presepe?” “Dottò, perché siete voi, ottomila lire” “Ottomila lire? Ma fusseve asciuto pazzo? Io l’anno scorso, tremila lire e non me lo sono voluto comprare!” “A parte il fatto che io l’anno passato questo fondale qua non lo vendevo per meno di cinquemila lire, avete fatto male voi a non comprarvelo. E già perché adesso per fare un fondale di questa posta ci vogliono tremila lire di materiale e tre giorni di fatica. Metteteci pure ‘e stellette ‘argiento, ‘a cumeta e ‘a farina azzeccata pe fa ‘a neve e poi fatevi il conto” “Va bè, va, voglio fare una pazzia, eccovi le cinquemila lire” “Dottò, mi dispiace per voi, ma non vi posso accontentare: qua se non escono settemila lire, una sopra all’altra, io il fondale dal muro non lo posso nemmeno staccare” Santa pace di Dio! Io l’ho detto che a San Gregorio Armeno non ci debbo più venire! Ma lo sapete che Upìm vende i poster a duemila lire con tutte le montagne che volete? Ce ne sta uno dove si vedono pure le Dolomiti” “E voi compratevi i poster all’Upìm. Vuol dire che, quando è Natale, a Gesù bambino lo fate nascere in mezzo alle Dolomiti e a San Giuseppe ‘o vestite ‘a tirolese!” 101 storie su Napoli che non ti hanno mai raccontato di Agnese Palumbo Come la Sherazade de "Le mille e una notte", Napoli è una donna bellissima, che attrae e seduce raccontando storie sdraiata su cuscini di seta e morbidi merletti. Nei suoi ricordi, come per magia, si materializzano volti di uomini illustri e luoghi imperdibili, date che si perdono nei grani di un rosario e intrecci imprevisti. Si tratta di storie che invitano a guardare con occhi diversi gli angoli più suggestivi di una città stretta tra la terra e il mare.




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Festival della Fotografia di Arles 10-13 luglio 2014 Una delle pi첫 rappresentative mostre fotografiche al mondo, una tradizione che si ripete ogni anno. Andremo a visitare tutta la manifestazione nei giorni dell'inaugurazione

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“Fotografare l’Arte” Corso di Fotografia a Casole d’Elsa (SIENA) 3 Giorni di Corso teorico-pratico sulla Fotografia di Opere d'Arte

Guarda il programma completo al link: http://www.viaggiofotografico.it/10221/fotografare-arte-siena/


“SIENA URBAN VISION� Workshop di Fotografia Urbana 3 giorni sulla Fotografia di Architettura

Guarda il programma completo al link: http://www.viaggiofotografico.it/10221/fotografare-arte-siena/


FERRAGOSTO A PARIGI Dal 12 al 16 Agosto 2014

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POLONIA FAVOLOSA Dal 26 ago al 6 set 2014

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Marocco – il Festival delle Spose di Imilchil Metà Settembre 2014 Guarda il programma completo al link: http://www.viaggiofotografico.it/prossimi-viaggi


I love New York Dal 27 set al 4 ott 2014 Guarda il programma completo al link: http://www.viaggiofotografico.it/3803/i-love-new-york/


Seychelles – Reportage al Festival Creolo 22 ott / 1 nov 2014 Guarda il programma completo al link: http://www.viaggiofotografico.it/6783/seychelles-festival-creolo/


MAROCCO窶認ez e Meknes Dal 29 ott al 2 nov 2014 Programma in preparazione


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è una associazione senza scopo di lucro fondata nel 2010 allo scopo di creare un “luogo” dove poter parlare di fotografia e di reportage di viaggio. Il reportage di viaggio è la forma visuale, il linguaggio di ogni viaggiatore. E in questo “luogo” si ha la possibilità di po tersi esprimere e comunicare. Si possono così proporre alla redazione idee, progetti ma anche quesiti e richieste sulle tematiche della fotografia e del viaggio. Si conosceranno così altre persone che condividono la nostra stessa passione e poter così organizzare anche un bel viaggio. Perché no?

Anno I Numero 4 Redazione: viaggiefotografia@gmail.com Art Direction e grafica: Antonio D’Onofrio Ufficio Stampa e Pubbliche Relazioni: Rosalba Grassi Hanno collaborato a questo numero: ROBERTO GABRIELE - SIMONA OTTOLENGHI ADELE CASTAGNOLA—AGNESE CUCCHIARELLI—ANITA ZACCARIA ANNA SABA—CATERINA MARCHIONNE - FEDERICA MIELI FERRUCCIO GIUSTINI - FLAVIO FERRARA - GIOVANNI FERRO IOLE FIORILLO - LISANNA PINA - LUCIANO BISTONI MARIA BONETTO - MARINA BONFANTI - PAOLA CAPPARELLA RICCARDO GARDIN - ROSARIA DAQUINO - SANDRO LOMBARDO SERENA BISESTI - SERENELLA VISCA - SIMONA POLESE - SIMONETTA FANTINI Viaggi&Foto garantisce la riservatezza dei dati e la possibilità di richiederne gratuitamente la rettifica o la cancellazione ai sensi dell’art. 7 D.L. 196/2003 scrivendo a: viaggiefotografia@gmail.com Il materiale pubblicato non può essere utilizzato, in tutto o in parte, senza il consenso di Viaggi&Foto. Il materiale inviato alla redazione non viene restituito e non ne viene garantita la pubblicazione.

Troverai i programma completi dei workshop e dei viaggi in partenza su:


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