Periodico di informazione, cultura e musica dedicato al mondo latino americano - DISTRIBUZIONE GRATUITA - anno 4 - N° 4 MAGGIO 2013
el chèvere de la salsa
ISSAC DELGADO Mercadonegro e
insieme per un tour
estivo in tutta l’Europa
Intervista
Alexander Abreu e Havana D’Primera
Attualità
Yoani Sánchez in Italia per divulgare le sue idee
Musica&Ballo
Zouk Brasil, le novità del 2013
E LA CHIAMANO Numero dedicato a FRANCESCO ROSELLI Registrazione del Tribunale di Bari: n°3199 del 25/11/2010 Tiratura: 12.000 copie Numero Chiuso: 10/05/2013 Edito da: Ass. Culturale IDEANDO 2.0 Via Berlino 86 Altamura (Ba) Tel. 339.3511452 info@vidalatinamagazine.it
Vida Latina Magazine Milano: Via Anguissola, 26
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Vida Latina Magazine
PRIMAVERA
EDITORIALE di Daniele Blasi
M
aggio, un mese fantastico, con esso, con i suoi colori, con il risveglio dei profumi della natura, ogni anno siamo traghettati verso le atmosfere estive, bramate durante il rigido (ma neanche troppo) inverno. Un mese che accorcia le maniche, alleggerisce gli abiti, regala colore alla pelle e riscalda lo spirito, en mese che ogni anno è una piccola rivoluzione. Questo numero di Vida Latina, indirettamente parlerà di “rivoluzioni” dedicando diversi approfondimenti a celebri cubani che in qualche maniera, raccontano una nuova immagine de la “isla grande”.
In copertina l’immarcescibile Issac Delgado, un vero poeta della musica, negli anni della maturità, superati da poco i 50 e trasferitosi (dopo tante peripezie) negli States, si ritrova oggi ad essere un vero trait d’union tra generazioni di musicisti cubani. Nato e cresciuto artisticamente grazie ad influenze “classiche” oggi continua a stupire proponendo melodie e tematiche sempre attuali ed inconfondibilmente introspettive, esaltando la sensibilità, suo vero cavallo di battaglia. Tra i personaggi di rilievo de la “nueva cultura” cubana , Vida Latina magazine riserva un posto di rilievo all’enorme spessore di Yoani Sanchez non una semplice blogger, 07
EDITORIALE di Daniele Blasi ma molto di più, grazie al mondo della grande rete è riuscita a portare avanti la sua crociata per difendere i diritti civili a Cuba, una donna guerriero, in Italia per il festival del giornalismo. Una gustosa intervista ad Alexander Abreu che con il progetto Havana d’ primera è tra i più apprezzati “creatori” di musica, raccogliendo anche nel nostro paese, grandissimi consensi nel suo tour tra aprile e Maggio. Con tanta musica, non poteva mancare l’approfondimento dedicato al ballo, anche questo fatto con lo stile unico di Enzo Conte.
Un numero nel quale si incontrano interessantissimi spunti per vivere la musica, il ballo e la cultura dell’America Latina in maniera ancor più piena e soddisfacente. Quando l’Italia è baciata dal sole, diventa ancora più bella, e se Giove pluvio, decidesse che è tempo di vivere l’estate, vivremo in questi giorni le prime aperture degli spazi esterni. Alle nostre latitudini, tutti i gestori dei nostri locali stanno già lavorando per regalarci una stagione piena di grandi sorprese, noi di Vida Latina magazine, saremo contentissimi di fare da amplificatore delle tante iniziative che tutti i locali d’Italia intraprenderanno. Il nostro contenitore, nasce con l’intento di diffondere i verbo del divertimento e permettere a tutti di conoscere tempestivamente tutte le novità e gli appuntamenti in italica terra, dagli eventi più sensazionali alle serate più nascoste, invitiamo tutti a partecipare, con le segnalazioni che riceveremo ,siamo certi di contribuire a rendere la stagione che arriva ancora più bella e scintillante .
ISSAC
DELGADO IL PERSONAGGIO di Silvio Sisto
Uno dei più grandi interpreti del panorama della musica cubana è senza dubbio Issac Delgado, nato l’11 aprile del 1962 nel quartiere Marianao, nella Città de La Havana. Nel suo DNA c’è molta “arte”, visto che la mamma Lina Ramirez era ballerina e cantante nel corpo di ballo del Teatro musical de La Havana e suo fratello Nelson era un bravissimo chitarrista, cantante e compositore. Per questo motivo da piccolo Issac è sempre circondato in casa da molti artisti, tanto da essere contagiato molto presto dal “virus” della musica. A dieci anni comincia a studiare violoncello nel conservatorio “Amedeo Roldan”, ma qualche anno dopo decide di lasciare il violoncello e di studiare sport, più precisamente calcio, diplomandosi in educazione sportiva. Verso la maggiore età viene chiamato dal famoso pianista e compositore Gonzalo Rubalcaba a far parte della formazione “Proyecto”. A questo punto decide di studiare tecnica vocale con una delle migliori istruttrici di canto a Cuba, Mariana De Gonish . Professionalmente, la sua carriera di cantante inizia nel 1983 con l’Orchestra di Pacho Alonso. Dopo qualche anno, più precisamente nel 1987, viene chiamato come corista nel gruppo “Galaxia” e sempre nello stesso anno conduce come solista lo spettacolo del famoso cabaret Tropicana. Nel 1988 entra a far parte del gruppo “NG La Banda e, grazie a questa collaborazione, incide 3 album e gira in tournè in tutto il globo. Il suo primo album da solista ha come titolo “Dando La Hora”e lo incide nel 1991 grazie alla direzione musicale del grande Gonzalo Rubalcaba. L’anno seguente produce l’album “E Chévere De La Salsa Y El Caballero Del Son” e riceve il premio Egrem al Miglior disco di Musica Ballabile e Premio della Popolarità. Nel 1995 firma un contratto di esclusiva con l’etichetta neworkese RMM (Ritmo Mundo Musical) e incide l’album “El Año Que Viene”. La RMM in quegli anni era l’etichetta più importante al mondo
per quanto riguarda la musica salsa, tanto che nella sua scuderia c’erano addirittura i mitici Tito Puente e Celia Cruz. Di comune accordo con la sua etichetta si trasferisce in Spagna per entrare capillarmente nel mercato europeo, così incide a Madrid il suo terzo album con la RMM dal titolo “La Primera Noche”. E’ il 1999 e Issac Delgado incide “La Vida Es Un Carnaval” di Victor Daniel che rappresenterà senza dubbio il successo di musica popolare più importante della fine del secolo per Cuba. Dopo l’esperieza con la RMM incide un nuovo album con la Bis Music dal titolo “La formula” dal sabor molto cubano. Anche la famosa etichetta italiana Planet Recods pubblica nel 2005 il cd “Prohibido” e con questo lavoro il nostro artista torna alle sonorità totalmente cubane. L’anno 2006 segna il suo trasferimento in Florida con la moglie Massiel Valdes e le sue due figlie Dalina e Alessia. Inciso con l’etichetta Univision in duetto con Victor Manuelle, il brano “La mujer que mas te duele” è stata la salsa che ha fatto ballare ed emozionare i salseri di tutto il mondo tanto da essere nominata come “miglior canzone tropicale “ ai Latin Grammy nel 2007. L’ultimo lavoro di Issac Delgado è una produzione nella quale il mio amico Roberto Ferrante della Planet Records ha investito molto. Questo cd dal titolo “Supercubano”, in esclusiva mondiale Planet Records, è un mix fra la timba cubana, la salsa dura e le sonorità afro tipiche. Nell’album spicca il brano cantato con la famosissima cantante India dal titolo “Que no se te olvide” e le collaborazioni con Gente De Zona , Alain Perez e tanti altri artisti cubani. Noi di Vida Latina vi consigliamo di vedere in una sua performance live il grande Issac Delgado perché ne vale veramente la pena. Prossimamente sarà presente in Italia per una tournée insieme all’orchestra Mercadonegro. Nel Prossimo numero di Vida Latina troverete una sua intervista esclusiva.
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EVENTI
SALSEROS DA TUTTO IL MONDO A
“SOYLATINO!”
PER IL SALSA WORLD FESTIVAL 2013
Lazaro Martin Diaz
La manifestazione, ideata dal coreografo cubano Lazaro Martin Diaz Armentero, ospiterà maestri e ballerini di fama internazionale. Una quattro giorni di esibizioni, stage e concerti, che si chiuderà con una grande festa cubana con la Noche de Tambor ad ingresso libero
casino. A seguire, promossa da Josè Ferrante e Elena Salseros da tutto il mondo a “Soylatino!” per il Salsa Avella, il Bachatart, il concorso di bachada che conWorld Festival 2013. La manifestazione internazionasentirà alla coppia vincente di partecipare alla finale le, ideata dal coreografo cubano Lazaro Martin Diaz mondiale. Armentero, si terrà quest’anno da giovedì 27 a doSarà una vetrina importante per tutti quei gruppi, menica 30 giugno a Ostia, nell’area Cineland, nell’amin particolare italiani, che desiderano mostrare su bito della rassegna di Cultura Latinoamericana che un palcoscenico prestigioso il loro talento e la loro si conferma come la più “calda” dell’Estate romana. creatività. Venerdì 28, al mattino, si apriranno gli staIl Salsa World Festival ogni anno richiama a Roma i ge: i maestri insegneranno tutti i segreti della salsa migliori artisti del mondo, uniti in una quattro giora chiunque voglia confrontarsi con questo ballo, dai ni di esibizioni, stage, concerti, feste. Asso portante principianti ai più esperti. In serata, le piste di “Soyladell’evento è sicuramente il cast artistico: maestri e tino!” si apriranno alle performance delle tante scuoballerini di fama internazionale come Jhesus Aponte le nazionali. Sabato 29, ancora e Candy Mena, Esmil Diaz, Felipe stage per tutto il giorno e la sera il Polanco e Tania Santiago, Barba- Toby Love concerto di Cesar “Pupy” Pedroso, ra Jimenez, offriranno un ampio pianista, compositore, arrangiatopanorama della salsa e delle sue re e direttore di una delle Orchecorrenti stilistiche. Nelle quattro stre cubane più conosciute: Los giornate si alterneranno sul palQue Son Son. co spettacoli e coreografie che Domenica 30, un’altra mattinata hanno fatto il giro del mondo, dedicata alle lezioni per chi vuole “ambasciatori artistici” di Paesi avvicinarsi o perfezionarsi nella diversi come Cuba, Portorico, Maria Gadù danza, mentre la sera grande festa Venezuela, Perù e Italia. cubana con la Noche de Tambor “La salsa - spiega Lazar Martin ad ingresso libero. Diaz - è il ballo più amato dagli “Quando si dice salsa - dice ancoitaliani. Non a caso: essa assorbe ra Lazaro Martin Diaz - si pensa inevitabilmente i valori etici ed subito alla riscoperta che in Italia, estetici dei diversi luoghi in cui come nel resto del mondo, stanno viene praticata e, di conseguenavendo i balli latino americani. Si za, è un tipo di danza ancora oggi pensa a settori commerciali imin continua evoluzione, che laportanti come quelli del turismo e scia ampio spazio alla creatività, Nunziella Buono con Daddy Yankee dell’intrattenimento. Ed è vero, la alla libera espressione individuasalsa è questo. Ma non solo quele e alla fantasia, alla personale sto. La salsa è molto di più: una interpretazione e all’inserimento via coinvolgente e divertente per di nuovi elementi, frutto delle avvicinarsi a una cultura, per scopiù diverse e brillanti contaminaprirne le radici, gli aspetti popolari zioni artistiche”. e folkloristici e accendere un diaSi comincia giovedì 27 con la gara logo, uno scambio reale”. di ballo “open”, aperta a tutti, in Una passione, quella per i ritmi cui chiunque potrà esibirsi nelle Latinoamericani, che questa estatre categorie più richieste: salsa te sarà soddisfatta dal fitto calenin linea, salsa cubana e rueda de
dario degli eventi che “Soylatino!” ha messo in campo. Come i grandi concerti di star internazionali che si terranno dall’8 giugno all’8 settembre, per i quali sono già aperte le prevendite presso tutti i punti vivaticket, helloticket e online. La musica, infatti, sarà la vera protagonista delle serate di “SoyLatino!” Roma Festival 2013. Il grande palco dell’arena ospiterà, tra gli altri, Daddy Yankee (28 giugno), Tego Calderon (23 giugno), Issac Delgado (8 giugno), Maria Gadù (3 luglio), Lenine (24 luglio), Jowell y Randy (14 giugno), Sorriso Maroto (19 giugno), Gruppo Niche (4 luglio), Toby Love (11 luglio), J.Alvarez (12 luglio), Mart’nalia
(17 luglio), Tony Dize (19 luglio), Farruko (9 agosto), Revelacao (16 agosto), Plan B (6 settembre). Spazio anche alle tendenze giovanili emergenti, alla canzone popolare, al nuovo Indie Rock, passando per il Tango, la Salsa, la Bachata, il Merengue, il Reaggaeton e il Dembow. E dopo i concerti si continuerà a ballare sulle note della Dance Latina con i più importanti Dj di genere nelle due aree discoteca. La manifestazione si avvale dei patrocini della Consulta per l’immigrazione di Roma Capitale, dell’Ambasciata del Brasile e dell’IILA, Istituto Italo-Latino Americano.
SALSA WORLD FESTIVAL
L’INTERVISTA
QUATTRO GIORNI DI PURA ENERGIA LATINA VIDA LATINA ha intervistato Lazaro Martin Diaz Armentero, direttore artistico e coreografo tra i più noti del panorama internazionale, che ha ideato il Salsa World Festival un evento che richiama a Roma i migliori artisti del mondo, uniti in una quattro giorni di esibizioni, saggi, spettacoli speciali, conferenze, dibattiti, cortometraggi, cene etniche. L’evento si terrà dal 27 al 30 giugno 2013. Grazie per essere qui con noi. Quali sono le novità del Salsa World Festival? Salsa World Festival vuole riprendere un’iniziativa che abbiamo fatto sette anni fa. Questo è il primo evento che è riuscito a rompere la barriera tra cubani e portoricani. E’ davvero un evento che crea una fusione di tutto quello che chiamiamo salsa oggi. Ci sono tanti stili diversi. La cosa più bella è che si crea una fusione molto interessante, molto intensa. Vogliamo dare spazio alle new entry della realtà italiana e non, che sono nel settore da 5-6 anni e non hanno avuto modo di far vedere il loro talento. C’è spazio per loro e per quelli che sono già accreditati nel mondo salsero. Quando si svolgerà l’evento? Dal 27 al 30 giugno. Il 27 ci sarà la gara mondiale di salsa con le categorie di salsa cubana, salsa in linea e salsa portoricana, sempre giovedì 27 ci sarà un omaggio a Michael Jackson da non perdere. Venerdì 28 sono previste le sessioni di stage, poi la “maratona” di spettacoli in due sale immense e una sala concerto megagalattica. Gli stage saranno un susseguirsi di lezioni di salsa nei vari stili, rueda de casino, son, chachacha, rumba, afro, bomba, plena,latin jazz, hip hop latino e hip hop. Inoltre sarà possibile partecipare a corsi specifici di espressività e gestualità corporea sia per uomini che per donne. Oltre gli stage si terranno vari spettacoli e due
concerti: un concerto di reggaeton di Daddy Yankee e, se la trattativa in corso andrà a buon fine, uno di Mayimbe. Qual è la location? A Ostia Lido in un enorme villaggio di 10mila metriquadri. Sarà un evento grandioso anche perché all’interno del villaggio si terrà dall’8 giugno all’8 settembre una rassegna di eventi latini: Soylatino! Soylatino è l’evento generale al cui interno è previsto il Salsa World Festival Qual è il punto di forza di questo evento? L’evento mondiale per eccellenza che ha fatto concorrenza ad altri eventi mondiali come quelli degli USA. Abbiamo un livello artistico notevole. Il cast dei maestri degli stage è composto da tanti campioni ed ex campioni di salsa. Sono molti anni che sei in Italia, nel settore del divertimento. Qual è il segreto? Il segreto principale è che la musica latina e quella italiana sono legate. Tanti elementi musicali e storici della salsa sono impliciti nella musica italiana, nel bel canto e negli altri stili musicali esportati dall’Italia. Avete lasciato una scia culturale nel mondo che ora ritroviamo nella salsa. Capita alla bachata, al son alla salsa. Tanti arrangiamenti sono proprio italiani. C’è un italiano che si chiama Franco De Vita, il primo italiano che ha fatto salsa. Questo è un fenomeno italiano. Dove è possibile reperire informazioni sull’evento? Si può visitare il sito salsaworldfestival2013.com e soylatino.it. E’ possibile anche prenotare on line. Grazie della tua disponibilità! Grazie a voi! Vida Latina è il miglior giornale che c’è in giro adesso. Spero che continuiate e lavorare così! Belle foto, belle interviste, un giornale molto vero e fantasioso!
Yoani SĂĄnchez
Le ali digitali della libertĂ . di Gordiano Lupi
Yoani Sánchez (L’Avana, 1975). Filologa, informatica, ma soprattutto blogger e giornalista indipendente. Il suo blog Generación Y (www.desdecuba.com/ generaciony/) fa discutere perché controcorrente, la sua autrice lo definisce “un blog ispirato a gente come me, con nomi che cominciano o contengono una y greca. Nati nella Cuba degli anni Settanta - Ottanta, segnati dalle scuole al campo, dai cartoni animati sovietici, dalle uscite illegali e dalla frustrazione”. Yoani si specializza in letteratura spagnola, filologia ispanica e letteratura latinoamericana contemporanea, nel 1995, nonostante un figlio nato nello stesso anno. Nel 2000 si impiega presso la Editorial Gente Nueva e si convince - come la maggior parte dei cubani - che con il salario di Stato non può mantenere una famiglia. Comincia a impartire lezioni (illegali) di spagnolo ai turisti tedeschi che visitano L’Avana. Nel 2002 Yoani decide di emigrare in Svizzera, ma nel 2004 torna in patria, anche se amici e familiari sconsigliano il rientro. Scopre la professione di informatica, si rende conto che il codice binario è più trasparente di quello intellettuale e spera di avere maggior fortuna con il linguaggio html di quanta ne ha avuta con il latino. Nel 2004 fonda insieme a un gruppo di cubani che vivono sull’isola la rivista di cultura e dibattito Consenso. Tre anni dopo lavora come webmaster, articolista e editorialista del portale Desde Cuba. Nell’aprile del 2007 comincia l’avventura del Blog Generacion Y, definito come “un esercizio di codardia”, perché è uno spazio telematico dove può dire quello che è vietato sostenere nella vita di tutti i giorni. Yoani vive all’Avana insieme al giornalista Reinaldo Escobar, con il quale divide la sua vita da quindici anni, e adesso può dirsi più informatica che filologa. Yoani Sánchez è un’eroina della nuova Cuba, esponente di una generazione Y che può dar vita a un nuovo esercito ribelle del cyberspazio, senza bisogno di nascondersi tra le montagne della Sierra Maestra. La guerra delle idee può dare buoni frutti, perché i dittatori temono chi pensa con la propria testa e poi non possono rinchiudere le idee in una galera.
generacion
Tre Giorni con Yoani di Gordiano Lupi
Yoani Sánchez sbarca in Italia. Finalmente. Dopo tanta attesa, la nostra piccola Godot tropicale arriva all’aeroporto di Fiumicino per cominciare una tre giorni italiana che parte in salita con un ritardo del volo Milano - Roma. Yoani proviene da La Coruña, ha partecipato a un evento sui diritti umani alla Isla del Pensamiento, luogo simbolico dove Franco rinchiudeva i prigionieri politici. Non mi sento un cronista, d’altra parte è giusto così, perché non lo sono, nessuno mi ha insegnato a dare notizie in maniera impersonale. L’emozione di vedere Yoani dal vero è forte, dopo anni di condivisione telematica e di traduzioni en la distancia. Pierantonio Micciarelli, ottimo regista e grande amico del popolo cubano, autore del film Soy la otra Cuba, sembra un bambino in attesa del grande evento. Proprio come me. Proprio come mia moglie. Soltanto mia figlia Laura non comprende che stiamo vivendo la storia, forse con la esse minuscola, ma pur sempre storia. Yoani è come l’avevamo immaginata: solare, sorridente, lunghi capelli sciolti, abito primaverile, nonostante il clima fresco, persino piovigginoso. Abbracci, baci, strette di mano, non servono troppe parole per esprimere condivisione. Sentimenti reciproci. Sentimenti importanti. Cuba e il suo destino ci uniscono, siamo lontani anni luce da chi esalta Chávez e Maduro, Abel Prieto e Raúl Castro. Il programma italiano di Yoani è intenso. Si comincia da Perugia. Il Festival del giornalismo sposta alle nove di sera la sua conferenza - intervista con Mario Calabresi, ma non può evitare la contestazione di un gruppo di deficienti, perché tali sono, non trovo parole migliori per definire i protagonisti di una gazzarra indegna. Lei non si scompone: “Un paese dove si può gridare che non esiste libertà di espressione è un paese dove esiste libertà di espressione”, afferma. “Vorrei che certe contestazioni potessero
Yoani Sánchez, Gordiano Lupi e Laura Lupi avere luogo anche a Cuba, mentre da noi non è concesso neppure aprire un giornale indipendente o partecipare a un dibattito televisivo”, continua. E finisce alla grande, trionfatrice del Festival del giornalismo, vedette capace di riempire la Sala de’ Notari fino all’inverosimile e di conquistare il cuore dei giovani. Yoani parla di social network, twitter, sms lanciati come grido di libertà, utopie imposte, voglia di cambiamento. “Raúl Castro è sulla strada giusta, ma le riforme devono essere più rapide e incisive. Non possiamo attendere oltre”, conclude. I cubani partecipano all’evento, questa è una bella novità, attendono che la blogger esca dalla sala, si fanno firmare le copie del mio libro, cosa che accadrà sempre. Sì, perché “Yoani Sánchez. In attesa della primavera” (Anordest Edizioni) è un mio libro che raccoglie vita e pensieri della blogger, ma nessuno mi chiede di autografarlo. Tutti vogliono lei. Come è giusto che sia. Non sono per niente invidioso. Collaboro al progetto di Yoani da quando è nato e continuerò a farlo. A cena Yoani ci sorprende. Beve vino rosso (in buona quantità), per riscaldarsi, dice, ma solo quando è in Europa. Termina il pranzo bevendo tè, insolito per un cubano. Mi ricorda Cabrera Infante: “Il caffè è la bevanda dei selvaggi. Il tè dei popoli
civilizzati”. Grande Cabrera Infante, un avanero diventato londinese. Yoani, invece, è cittadina del mondo. Ma Cuba le manca, soprattutto la famiglia lontana, il marito Reinaldo, il figlio Teo che cita in continuazione. “Che cubana strana! Vero? Beve vino rosso e tè…”, sorride. Il giorno dopo facciamo un viaggio interminabile sulla mia vecchia Ford Escort. Ho pure la frizione un po’ scassata. Speriamo bene. Yoani prova a riposarsi, dormicchia con la benda nera sugli occhi, racconta di Cuba. Perugia - Torino sono quasi sei ore di auto, ma passano in fretta. Nella città della Mole, il sindaco Fassino riceve la blogger con tutti gli onori, quasi come un capo di Stato, parlando uno spagnolo forbito ed elegante. Un tipo in gamba Fassino. Per me guadagna parecchi punti. Prendiamo il caffè con la giunta comunale, mentre il sindaco racconta che trent’anni prima è stato a Cuba da Fidel Castro. Yoani visita La Stampa, il suo giornale italiano. Anna Masera l’accompagna in redazione e realizza un’intervista per la giornata dei diritti umani, anche se il direttore è assente e per le stanze del periodico aleggia la triste notizia del rapimento di Domenico Quirico. Serata di gala al Circolo dei Lettori. Si presenta ancora una volta il libro, Yoani firma copie su copie, riceve compatrioti, ha una buona parola per tutti. Non si risparmia. Qualche ora prima i giornalisti l’hanno massacrata d’interviste, ma lei non dà segni di stanchezza. Va persino a Linea Notte del TG3, saltando la cena, fa un figurone rispondendo a domande su Cuba senza esitare un istante, con precisione. Che forza. Che tempra… Terzo giorno. È la volta di Monza. Visita al Cittadino, dopo un pranzo tipico a base di polenta, ossobuco, brasato e vino rosso, poco cubano, ma ugualmente gradito. Yoani mi lascia il compito ingrato di litigare con la stampa, non è colpa sua, deve riposare e terminare Signor Campidoglio, il post che ha iniziato nella mia auto, con il portatile in braccio. “Non ce la farei mai a fare la sua vita”, mi dico. “M’incazzo con L’Eco di Bergamo. Tu pensa dover subire un atto di ripudio”, penso. Rammento che poco prima, davanti
a un bicchiere di vino rosso, Yoani ha detto una cosa importante: “La Rivoluzione Cubana è morta. Resta solo da stabilire quando. Reinaldo dice dal giorno in cui Fidel approvò l’invasione sovietica in Ungheria. Mia madre cita la fucilazione del generale Ochoa. Altri dicono che il colpo finale l’ha avuto con le fughe del Mariel. Mio padre indica la Primavera Nera del 2003, con gli arresti dei 75 dissidenti e la fucilazione di tre ragazzi dopo il sequestro di un rimorchiatore. Infine c’è chi la fa morire con la caduta del muro di Berlino e con l’inizio del Periodo Speciale. Una cosa è certa: la Rivoluzione è morta. Ha esaurito i suoi effetti propulsivi. È rimasto soltanto un regime dittatoriale”. Mentre ripenso a quelle parole spiego ai giornalisti come ho conosciuto Yoani, cerco di trasmettere il mio entusiasmo per le cose che scrive, per uno stile letterario che è una sfida rendere in un buon italiano. Faccio la stessa cosa con il pubblico del Teatro Manzoni, dove la contestazione resta fuori, espressa con civiltà e rispetto delle altrui opinioni. Pure a Monza ci sono cubani, venuti a sostenere Yoani, ma non manca la figura dell’infiltrato che qualcuno ha spedito a gridare slogan sorpassati dalla storia. Yoani non si scompone, contrappone la logica dei diritti umani e della libertà, a parole urlate ed espressioni sopra le righe. Sono le sette di sera quando ci saluta e parte alla volta di Ginevra per continuare il suo giro del mondo in ottanta giorni, lasciandoci tutti un po’ più soli, a meditare su parole e futuro. Il regista Micciarelli completa l’operazione nostalgia, per noi che non possiamo rivedere Cuba, macchiati del peccato originale, amici di yankees e vendipatria che osano criticare la Rivoluzione. Le immagini languide, i piani sequenza sul lungomare dell’Avana e le note di vecchi boleri ci portano indietro negli anni. Eravamo più giovani e persino idealisti. Ci credevamo. Ma abbiamo strappato una tessera conservando il volto d’una ragazza. Addio Paradiso perduto. Voglio rivederti libero, prima che sia notte.
Alexander Abreu durante il concerto a Bari organizzato dal Puglia Salsa Congress. PH: Nunziella Buono
Il Luis Armstrong latino
Alexander Abreu si racconta a Vida Latina
2 maggio 2013, incontriamo Alexander Abreu e gli “havana D’Primera” al completo prima del loro concerto nel capoluogo pugliese. al mondo poesia, allegria e buona musica. L’INTERVISTA Nunziella Buono Oltre ad essere un trombettista sei anche autore e compositore dei brani. A cosa ti ispiri? Ciao Alexander, benvenuto a Bari! Sappiamo che Sono esperienze di vita, cose successe a me e ai miei hai lavorato con grandi musicisti come Irakere, amici nella vita di ogni giorno. Penso che per questa Chucho Valdés, Issac Delgado. Quale di queste ragione chi ascolta le mie canzoni si identifichi con esperienze porti con te? più facilità. E’ un modo per trasformare la vita reale Il lavoro che ho fatto con Chucho Valdès, per me, è una in poesia fondendola con la musica e con il potere delle esperienze più grandi e più forti che ho vissuto. dei ritmi cubani. Da questo mix nasce la mia musica. A Cuba si può dire che è il top per un trombettista. Sappiamo che hai un figlio e che, come tu ben dici, Il massimo traguardo che si può raggiungere è è la tua vita. Hai scritto qualcosa pensando a lui? lavorare con Di solito non scrivo quest’orchestra da canzoni pensando cui sono passati ai miei cari. Forse i musicisti più perche l’affetto famosi del paese. e l’amore sono C’è qualche espressi cosi da esperienza che vicino che, a volte, ti è rimasta nel non c’è bisogno cuore? di scrivere. Ho Gli inizi di “Havana creato molte d’Primera”. Sono canzoni che mio stati tempi di duro figlio canta con lavoro e di molti tanta emozione. sacrifici da parte Penso che il giorno di tutti i musicisti che deciderò di che hanno avuto il scrivere una canzone dedicata a lui, questa dovrà coraggio di credere in un progetto nato in un paese essere ben pensata, su tutto ciò che un padre porta pieno di difficoltà. Il 90% dei musicisti che hanno dentro. cominciato ancora oggi mi accompagna e ci stiamo Ritornando alla musica, stai lavorando già su un godendo i risultati di quello che abbiamo fatto nuovo album? insieme. Penso che questa sia la cosa più bella che C’è qualcosa in programma. Io sono uno di quelli vi possa raccontare. che crede che si debba pensare molto prima di fare Ora siete conosciuti dappertutto grazie ai vostri un nuovo album. Ci sono artisti che preferiscono sacrifici. I-tunes ti paragona a un grande come registrare tutti gli anni. Io no. Penso che si debba Louis Armstrong. Che ne pensi? lavorare bene sull’idea purchè il nuovo disco sia Molta gente mi paragona a lui e mi chiama il Louis uguale o migliore di quello che già c’è. Manca Armstrong latino. Per me è un grande privilegio ma ancora un po’ ma ci sono molte canzoni che stiamo io sono solo un musicista cubano che vuole portare
elaborando che penso possano integrare un terzo cd. Sto anche pensando di fare un disco come trombettista. Un disco di Jazz che arrivi ai cuori di chi segue la mia musica. Ci dicono che un tuo nuovo cd può essere “ La Bailarina”. E’ vero? No,“La Bailarina” è stato l’ultimo tema inserito nella nuova versione de disco “Pasaporte”. Nell’articolo che Vida Latina ti ha dedicato abbiamo parlato del film “Seven days in Havana” dove tu interpretavi il ruolo del tassista. Cosa ti ha lasciato questa esperienza? E’ stato molto bello recitare per la prima volta davanti alle cineprese. La gente per strada mi diceva tante cose, sempre positive. Mi sono divertito tanto. Ho dovuto immedesimarmi nel personaggio che ho interpretato. Ho avuto l’opportunità di lavorare con un grande come Pablo Trapero, un regista pluripremiato, con tante virtù e con altri artisti del cinema internazionale. E’ stata una fortuna poter lavorare insieme a queste persone note, pur non essendo attore, non avendo studiato per esserlo. Penso che questa parte del tassista nel film sarebbe stata il desiderio di molti attori. Tu di giorno eri un tassista e di sera eri un jazzista. Infatti, quella del film è la mia musica. E’ stato molto bello perché è la storia di un tassista che di sera è un musicista e fa il suo spettacolo. Mi sono identificato molto con questo personaggio ed è stato molto emozionante. La musica cubana ha tante sfaccettature e tante influenze. Qual è, secondo te, il futuro della musica cubana? Mi sembra che ci siano nuovi progetti che nascono come un prodotto diverso. Auguro alla musica cubana un futuro di splendore. Con la nascita di “ Havana d’ Primera” molti creatori che si stavano “perdendo” sono ritornati a realizare le loro creazioni con questa musica che nel passare degli anni ha attraversato il mondo con un’energia positiva enorme. Se nei prossimi anni le cose continueranno cosi, ci saranno tanti altri buoni risultati. Attualmente la diffusione della musica è migliorata grazie ad internet che arriva con maggior regolarità (sapete com’è difficile la situazione a Cuba) e al lavoro di Dj e maestri di ballo. Questi ultimi siano benedetti! Ci stanno aiutando molto a far conoscere la nostra musica. Nei prossimi anni saremo ancora più conosciuti nel mondo della musica internazionale e stiamo lavorando per questo . Hai raggiunto il massimo del successo con la tua musica. Con quale artista ti piacerebbe collaborare? Non lo so, sono tanti! Mi piacerebbe cantare con Oscar de León o con Rubèn Blades. Sono grandi della musica che rispetto e apprezzo per tutto quello
che hanno fatto. Mi piacerebbe suonare la tromba con Alturo Sandobal. Sono sogni che un giorno mi piacerebbe realizzare. Cosa pensi del pubblico italiano? Grande! Io voglio molto bene all’Italia e l’Italia vuole molto bene a me. E’ reciproco! Ovunque andiamo l’accoglienza è molto forte. Le persone si identificano molto con la nostra musica. Raggiungere questa popolarità arrivando da così lontano, soprattutto per un’orchestra giovane come “Havana d’Primera” è molto difficile. Sono davvero molto contento e soddisfatto di questo! Grazie e buon lavoro. Grazie a tutti voi di Vida Latina Magazine e tutta la gente che crede nella nostra musica.
LE ORIGINI DEL GENERE La rubrica Zouk di Gaspar Ribeiro
ZOUK
Zouk è un genere musicale originario delle Antille (Guadalupa e Martinica). È presente in diversi ritmi brasiliani e ha sempre avuto una grande influenza nel nord e nord-est del Brasile, in particolare nel Pará e Amapá Bahia, precisamente a Porto Seguro. Questo genere è praticato nelle Antille francesi (Guadalupa e Martinica), Guiana Francese, e anche a St Lucia. Nei paesi di lingua francese si canta per lo più in creolo delle Antille. I creatori di questo ritmo musicale sono il Gruppo Kassav che ha mescolato Calypso, uno stile musicale afro-caraibica, e Makossa, uno stile musicale proveniente da aree urbane del Camerun. Il nome “Zouk” è stato attribuito in Europa nel 1985, attraverso il brano “Zouk la Sé sel médickaman nou ni”. Zouk non era il nome dello stile musicale ma solo la prima parola del titolo del brano che in creolo si traduce “Il partito è l’unica medicina che abbiamo”. Zouk in creolo haitiano significa semplicemente partito. Dato che in Francia pochi capivano il creolo lo stile – che nasceva con quel brano - divenne noto come Zouk (prima parola del titolo). Zouk - che significa “festa” -originariamente era molto simile al merengue a differenza dello zouk brasiliano . In Brasile, la canzone zouk viene utilizzata per si ballare lo zouk brasiliano (danza) . La lambada era molto veloce e frenetica, mentre lo zouk brasiliano è piu lento ed eleborato, con movimenti acrobatici e casquè. Devo ammettere che noi maestri brasiliani sbagliamo a chiamarla zouk perchè la nostra danza non ha niente a che fare con la danza ballata in Guadalupe e Martinica, per questo per distinguerla attualmente la chiamiamo in vari modi tipo Zouk Lambada in collaborazione con: o Brazilian Zouk o Zouk Brasil o Zouk Brasiliano.
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Os Caminhos da Kizomba… Dalla A come: Angola! LA RUBRICA DI KIZOMBA di Fernando Rodrigues Saluiza
Il fenomeno Kizomba sta ormai dilagando nel nostro Bel Paese: percorsi formativi per maestri, lezioni collettive per gli allievi, stage in pre-serata con successivo spettacolo e un numero sempre crescente di congressi dedicati sono i segnali di un interesse in continua evoluzione nei confronti di questa cultura. In virtù di ciò, cari amici Kizombeiros, mi sembra doveroso dedicare questo numero alla terra che ha dato i natali a quello che viene ormai considerato come il ballo del momento: l’Angola. Prima della massiccia divulgazione della Kizomba, la mia terra era sconosciuta ai più e, di contro, l’esiguo numero di persone che sapeva della sua esistenza era dovuto, ad esempio, alla guerra civile che ha dilaniato il paese dal 1975 (anno in cui cadde definitivamente il regime coloniale portoghese) al 2000 dovuta sia ai contrasti interni tra i tre gruppi politico militari che avevano lottato per l’indipendenza, sia al suo vasto territorio ricco di diamanti e petrolio troppo appetibile da parte delle potenze straniere. Il successo della Kizomba, quindi, è stato (ed è) estremamente importante avendo dato la possibilità di conoscere moltissimi aspetti positivi di questo paese. E’ come un biglietto
da visita che ha permesso agli appassionati di aprire una nuova finestra conoscitiva sulla terra delle antilopi nere (palancas negras) avvicinandosi agli usi e costumi della gente, alle tradizioni, alla natura sconfinata e alle tante curiosità. Ora allacciamo le cinture e iniziamo il nostro viaggio nella mia terra natia. A proposito di palancas negras, ne esiste una rara sottospecie, l’antilope nera gigante, che nasce e sviluppa soltanto in Angola e più precisamente nella regione compresa tra i fiumi Cuando (il più grande degli affluenti occidentali dello Zambesi) e Luando, dove troviamo tra l’altro, una delle più grandi e belle cascate dell’Africa, ossia, le Quedas de Calandula così come le Pedras de Pungo a Ndongo. La Palanca, è un animale meraviglioso e molto rispettato tanto da diventare il simbolo della Nazionale di Calcio e della compagnia aerea di bandiera angolana. Altro simbolo della natura angolana è, senza dubbio, il Tombwa ossia Wellwitchia Mirabilis, in omaggio al suo studioso e scopritore occidentale, che si trova a sudovest nella regione semi desertica del Namibe. Questa pianta può sopravvivere diversi anni senza acqua anche perché è fondamentalmente carnivora e le sue foglie possono tranquillamente superare i 2 metri di lunghezza! L’Angola è un paese estremamente vasto in cui
convivono molti habitat diversi tra loro: una fascia di altopiani attraversa il paese da nord a sud con una dorsale montuosa sul lato occidentale per poi scivolare in pianura fino ad arrivare alla costa atlantica mentre, nella parte orientale, gli stessi altopiani si perdono nel bacino dello Zambesi... troviamo anche estese savane e, scendendo verso sud, zone desertiche che ci conducono al confine con la Namibia. Proprio nelle savane veniamo a conoscenza di una specie di Baobab, chiamata Imbondeiro, dai cui frutti riusciamo a ricavare il Sumo de Mucua. Facendo bollire in una pentola d’acqua questi frutti fino a quando non ne restano soltanto i semi, si separano questi ultimi dal succo per poi setacciarlo. Si aggiunge zucchero, si mescola, si ripone in frigorifero... et voilà!! Ecco pronto per voi un vero e proprio succo di frutta ricco di vitamine e sali minerali in puro stile Mwangolé. Lasciamo la savana per addentrarci nell’entroterra fino ad arrivare alla più estesa regione del paese, situata ad est dell’Angola e confinante a nord con la Repubblica Democratica Del Congo e ad est con lo Zambia: la regione di Moxico in cui sono nato, più precisamente a Cazombo nella “zona” dell’Alto Zambese chiamata così per via del fiume Zambesi che l’attraversa. Il suo capoluogo è Luena, chiamata Luso fino al 1975 (anno dell’indipendenza angolana in cui molte città sono tornate ad avere i nomi originali africani al posto di quelli attribuiti dai coloni portoghesi).
L’Angola, come la maggior parte degli stati africani, è costituita da un vario numero di etnie, ognuna con le sue tradizioni e con la propria lingua ufficiale. Il portoghese (ereditato dal regime coloniale), infatti, non è identificato come lingua ufficiale propriamente detta bensì come lingua veicolare del paese in quanto permette la comunicazione tra tutti i gruppi etnici presenti nel territorio angolano. Il gruppo etnico a cui appartengo, ad esempio, è quello dei Luvale o Lwena sviluppato, oltre che nella mia regione, anche in Zambia. La lingua ufficiale è, appunto, il Luvale a sua volta strettamente legata al Chokwé, uno degli idiomi della famiglia delle lingue Bantu. I suoi idiomi sono il Kikongo, diffuso nel nord; il Kimbundu, sviluppato anch’esso a nord e nella provincia di Luanda (non dimentichiamoci che la parola “Kizomba” è proprio in Kimbundu); il Chokwé, parlato nell’est del paese; l’Umbundu ad ovest e centro e il Kwanyama al sud. Vorrei concludere questa panoramica su alcuni dei tantissimi aspetti dell’Angola con una piccola curiosità. Nel 2011 si aggiudica la corona di Miss Universo una splendida ragazza che risponde al nome di Leila Lopes, allora venticinquenne. Indovinate un pò da quale paese proviene?!? Alla prossima amici, kandando grande a tutti voi!
Cuba, riapre dopo 50 anni Sloppy Joe’s: il bar amato da Hemingway Humphrey Bogart, Spencer Tracy, Ernest Hemingway sono alcuni dei personaggi famosi che hanno frequentato in passato all’Avana “Sloppy Joe’s”, uno dei bar per anni più in voga nella capitale di Cuba. Dopo quasi 50 anni di chiusura e un lungo restauro, il locale è stato riaperto. Il bar venne fondato nel 1918 da un’immigrato galiziano, José Abeal Otero, il quale lo rese soprattutto negli anni Cinquanta un luogo culto. Oggi anche i residenti e i turisti potranno sorseggiare un drink al bancone, proprio dove lo facevano le star dell’epoca, in una atmosfera che riproduce quella dei tempi andati. La chiusura del bar amato dai vip avvenne nel 1965, con la nazionalizzazione delle attività private voluta dal governo rivoluzionario di Fidel Castro. Dopo cinque decenni di abbandono e due anni di ristrutturazione, Sloppy Joe’s potrà ora conoscere una nuova fortuna. A gestirlo la compagnia statale del turismo.
COME NASCONO I DIVERSI STILI DI BALLO? LA CULTURA DEL BALLO di Enzo Conte
Tutti coloro che si avvicinano alla salsa rimangono sorpresi davanti alla sua intrinseca libertà espressiva. Non esistono infatti dei passi o delle figure standardizzate, in quanto ogni nazione ha espresso una sua maniera di interpretare le seducenti movenze della salsa. Addirittura, come nel caso della Colombia, ballerini di una regione ballano in maniera completamente diversa da quelli di un’altra. Tutto ciò ha fatto sì che, col tempo, intorno alla salsa si scatenassero moltissime polemiche, alimentate soprattutto da coloro che ne rivendicavano l’ortodossia. Polemiche spesso frutto di ignoranza, a volte di sfrenato nazionalismo e in alcuni casi anche di estrema ottusità, in quanto non esiste “una salsa per eccellenza”, ma diversi modi di interpretare la stessa musica, quelli che oggi noi definiamo “stili di ballo” ma che sarebbe più corretto considerare dei veri e propri “linguaggi corporei”. Stabilire le caratteristiche salienti della salsa non è impresa facile. Bisogna, inoltre, tenere presente che oggi non si balla più come dieci anni fa (nonostante che ci sia gente preoccupata a mantenere in vita le proprie tradizioni) ma nemmeno come si ballerà probabilmente tra dieci anni. Per meglio capire questo fenomeno dobbiamo tenere ben presente quella che amo definire la “variante spazio-temporale”. Ovvero: “la salsa si è modificata non solo attraverso il tempo, ma anche in base alla sua collocazione geografica, modellandosi alla realtà di ogni singolo
paese”. Per noi occidentali, così razionali, così desiderosi di certezze e di verità assolute, risulta difficile prendere in considerazione questa variante. Ci piacerebbe, al contrario, che la salsa fosse una espressione con una precisa identità, una cosa rimasta immutata nel tempo, che fosse universalmente riconosciuta. L’intrinseca libertà della salsa se da una parte ci affascina, dall’altra ci spiazza. Ci regala un senso di smarrimento, se non addirittura di irritazione, ma più proseguiremo nel nostro cammino, più ci renderemo conto di come essa sia “l’espressione danzante di realtà sociali assai complesse e variegate”. Dobbiamo infatti tenere presente che, alla base dei diversi linguaggi corporei o dei diversi stili, ci sono anche differenti approcci al ballo a seconda se parliamo di ballerini della strada (de la calle), ballerini amatoriali (de salon o de academia) o di ballerini professionisti (de show o de tarima). Mentre i ballerini della strada ballano in maniera molto semplice, lo stesso non si può dire dei ballerini amatoriali che apprendono a ballare nell’ambito di un’accademia, magari proprio da quei ballerini professionisti che creano invece degli stili personali o delle tendenze (imitate poi da altri) che finiamo un po’ superficialmente con l’identificare con la loro nazione di provenienza. Ecco perché diventa sempre così difficile definire le differenze tra uno stile e un altro. A quale tipo di
salsa ci riferiamo: a quella de la calle? A quella de salon? Oppure a quella de show? Quando, ancora oggi, sento qualcuno tuonare contro la libertà d’espressione insita nella salsa, mi assale un forte senso di preoccupazione. Mi viene subito alla mente il Partito Unico, i regimi dittatoriali dove non c’è più libertà di scelta e di espressione. La salsa è per antonomasia una “libera espressione
ha di fatto generato un nuovo ballo: quello esisteva già! I ballerini dei luoghi d›origine non hanno fatto altro che prendere dei passi o delle figure appartenenti ai loro balli folklorici o dai balli da sala più in voga e adattarli quindi al ritmo della clave. Questa sua intrinseca libertà rende la salsa affascinante, ma allo stesso tempo la rende piena di insidie e pericoli perché attorno alla sua complessità si possono scatenare tantissimi entusiasmi ma alle
corporea” che affonda le radici anche nel complesso sistema sociale di quei popoli che l’hanno generata oppure successivamente adottata. Si vive, si balla, si usufruisce della musica e del ballo in maniera diversa anche in base al contesto sociale al quale si appartiene (la classe operaia o la borghesia, ad esempio, in paesi dove le classi sociali ancora coesistono, talvolta in maniera drammatica). Ogni comunità la vive, la sente e la interpreta alla sua maniera, grazie anche ad un ricambio generazionale che ogni volta ne modifica le caratteristiche adattandole ai gusti e alle aspirazioni dei nuovi tempi. Per capire bene questo fenomeno così complesso, bisogna di conseguenza scavare nel sociale e non limitarsi solo al fatto tecnico o estetico. Soprattutto non dobbiamo essere schiavi degli stereotipi, dei pregiudizi delle etichette o tanto meno dei termini, perché i termini, tendono spesso a generalizzare situazioni che sono invece molto complesse e sfaccettate. “SALSA” è uno di questi termini, un termine che vuol dire tutto e non vuol dire niente, proprio perché è un termine “aperto”, che racchiude tanti ritmi, tanti balli, tante voci, tanti suoni, tante storie, pur non essendo né un ritmo vero e proprio, né un ballo codificato, né espressione di una unica società, tanto meno di un unico popolo. E’ importante semmai sottolineare che la salsa non
volte altrettanti fanatismi che rischiano di far emergere una verità piuttosto sconfortante: “la salsa non unisce, al contrario divide”. E divide ancora di più in quei paesi, come il nostro, dove non c›è una vera radice, dove al contrario ci sono modelli importati dall’estero che a loro volta si sono modificati al contatto con la nostra cultura. La cosa interessante, almeno per quanto mi riguarda è che la passione per la salsa mi ha portato negli anni ad ampliare il mio raggio d›azione e approfondire tutte le diramazioni non solo della musica afrolatino-caraibica ma anche dei balli popolari europei, a cominciare da quelli del nostro sud. La mia innata sete di sapere mi ha portato di conseguenza a studiare l›origine di questi balli e le loro implicazioni antropologiche e sociologiche. C›è ad esempio, tra tutti i balli da me studiati, una profonda analogia tra il “ballo come espressione popolare” e il “ballo come espressione artistica”. Una delle caratteristiche che rende popolare un ballo è la sua semplicità. Ogni ballo è di fatto caratterizzato da un passo base e da qualche piccola variante, a volte figurata. La sua forza sta appunto nella sua semplicità che lo fa diventare di conseguenza popolare, ovvero alla portata di tutti. I balli popolari di solito non si apprendono a scuola ma fanno parte della tradizione orale e vengono spesso tramandati di padre in figlio. Poi ci sono i danzatori, gli artisti
LA CULTURA DEL BALLO di Enzo Conte che ne danno una interpretazione più nobile, più creativa, fino a portare quelle stesse espressioni popolari in un teatro o su un palcoscenico. Reclamare l›ortodossia di uno stile rispetto all›altro è di conseguenza una pura utopia. Non a caso di uno stesso ballo, anche a latitudini diverse, si possono avere delle letture molto differenti. Andiamo a vedere, ad esempio, cosa succede con la nostra Tarantella. Immagino che pochi tra di voi sanno che in realtà esistono vari tipi di Tarantella. C›è ad esempio la Pizzica (tipica del Salento), la Tarantella del Gargano (provincia di Foggia), quella di Montemarano (provincia di Avellino) quella calabrese, fino alla Tammurriata napoletana. Anche nel caso della Tarantella ci sono grosse dispute sulla sua ortodossia, al punto che in alcuni paesi della Calabria si dice: “La vera Tarantella è la nostra! Quella degli altri paesi è...un’altra cosa!!!”. Spostandoci in un paese lontano come Brasile ci accorgeremo, che persino nel samba o nel forrò (ballo tipico del nord est) esistono stili differenti e che tra una città e l’altra si balla spesso in maniera completamente diversa. Stesso discorso potremo estenderlo alla emergente kizomba di cui già oggi in Italia abbiamo diverse letture stilistiche foriere di molte polemiche e controversie. Proprio queste diverse interpretazioni stanno a testimoniare come noi «ricercatori» non abbiamo fatto altro che importare delle situazioni e dei modelli provenienti direttamente dai luoghi d›origine. Luoghi che spesso si fa l’errore di considerare un tutt›uno, quando invece sono diversissimi tra di loro, avendo alle volte in comune solo la lingua e la musica che gira intorno ad essa. In realtà, piuttosto che ostinarci a trovare a tutti i costi regole comuni, sarebbe più proficuo comprendere che proprio il nostro peculiare modo di essere, il nostro vissuto, l’appartenenza ad una classe sociale piuttosto che ad un altra ci farà interpretare la salsa in una maniera piuttosto che in un altra. Il bello è che a sentire parlare loro - i latino-americani - ognuno rivendica la paternità e l›ortodossia del ballo salsero. E così mentre i cubani sostengono che la salsa è figlia della loro tradizione folklorica, i portoricani, al contrario, si vantano di essere stati loro i creatori di questo nuovo ballo. I venezuelani da parte loro sostengono di aver coniato per primi la parola salsa; contrastati dai colombiani, i quali asseriscono di aver sfornato i migliori ballerini del mondo. Oggi però la cortina di mistero attorno alla salsa si
fa, grazie alle nuove tecnologie, sempre meno fitta. Una volta non esistevano Congressi, non c›erano né video, né film, soprattutto non c’era Internet o canali come Youtube che oggi ti danno la possibilità di vedere all’opera i ballerini più bravi del mondo, standotene comodamente seduto in poltrona. In passato la musica cubana arrivava magari in Colombia attraverso la radio, ma con essa non arrivava il modo in cui i cubani ballavano, ad esempio, il son. Era inevitabile quindi che i ballerini locali finissero col reiventare il son attingendo a passi e figure del proprio folclore. E’ quel fenomeno, felicemente battezzato dallo studioso cubano Fernando Ortíz: “transculturación”, che da solo ci spiega perché dello stesso ballo si possono avere delle interpretazioni così diverse a latitudini così diverse. Ad esempio, durante i primi Congressi, era facilissimo individuare i diversi gruppi (e di conseguenza la loro provenienza geografica) dal loro modo di ballare. Oggi invece assistiamo ad una grande omogeneizzazione che rischia di cancellare le rispettive peculiarità. Potrei azzardare l’ipotesi che sia nato un nuovo stile che è diventato un ideale punto di convergenza fra lo stile portoricano, quello newiorkese, quello di Los Angeles e quello cubano. Una salsa che sarei però tentato di definire VIRTUALE, perché rischia per la sua complessità di scavare un profondo solco tra ciò che succede su un palco e quello che in realtà succede in una normalissima pista da ballo o nel corso di una festa patronale. Ormai non si trova più nessun gruppo che non provi a fare qualche acrobazia, che non inserisca qualche intermezzo extrasalsero o che non faccia fare alla donna un minimo di quattro giri per volta. Si rischia però in questo modo di creare una salsa sempre più virtuosa, una salsa per pochi eletti, una TURBO SALSA che rischia di allontanarsi sempre di più dallo spirito sia dalla strada che dalla normale pista da ballo. Sono però convinto che, stando così le cose, in futuro si metterà di più in luce quel ballerino che riuscirà a mantenere in vita la propria personalità senza ritrovarsi a copiare quello che fanno gli altri. Se, infatti, da un parte è comprensibile cercare di seguire le mode del momento è anche vero che sarebbe molto triste (almeno in quei paesi dove esiste una propria radice) perdere le proprie caratteristiche originali, le proprie tradizioni espressive. La storia però (ed anche l’Italia per certi versi ne è un valido esempio) ci insegna che non sempre i popoli sanno difendere le proprie radici o i propri usi e costumi. Diventa così sempre più facile rinnegare se stessi ed il proprio passato per farsi colonizzare dai modelli di successo oggi imperanti...
Los Van Van, la grande storia della musica cubana LA STORIA DELLA MUSICA Di Daniele Blasi Quando tra appassionati della musica si parla dei grandi successi, spesso ci si scontra verbalmente su quale artista o gruppo sia più in voga, quale il più apprezzato, quale brano meglio rappresenti il momento, e su quelli che ormai hanno imboccato la china discendente. Questo è il risultato del grande successo della musica latino americana in Italia, ormai la sua presenza “ha” una storia, un lungo percorso di quasi vent’anni nei quali si sono raccontate splendide note in cui ognuno trova e rivive le sue emozioni. Esistono poi gli evergreen, gli immortali, quelli, per intenderci, che nel canto lirico sono stati Pavarotti o Caruso, nel rock i led zeppelin, nel pop gli U2. Anche la musica latino americana, ha gruppi ed interpreti leggendari, quelli che non sono mai in discussione, coloro che riescono a mettere d’accordo tutti, perché il passare del tempo, non riesce a scalfire la capacità di creare vere e proprie “opere” musicali, sempre innovative ed allo stesso tempo classiche. Los Van Van, hanno raggiunto qualche anno fa, lo storico traguardo di 40 anni di attività, un’avventura da vivere e raccontare con entusiasmo ancora oggi, periodo nel quale con grande piacere l’Italia li ospiterà nuovamente in questa primavera, per
vivere la magnificenza di un grande concerto. Alla fine del 1969 Juan Formell, contrabbassista dal grande futuro, giovane, intraprendente ed ambizioso, decise di dare vita ad un gruppo in grado di unire il vecchio al nuovo, strumenti accostati con coraggio ad altri, ritmiche jazz che si univano alla tradizione del Son, tutto questo nei primi anni 70 fece nascere il songo, con quest’affermazione, smetteremo di parlare di generi musicali, perché Los Van Van, non possono essere “costretti” in categorie, generi o mode. Già dal principio si sentì parlare di questo strano gruppo, che proponeva uno stile tanto personale, estroverso che faceva storcere il naso a più di un melomane. A prescindere dal genere interpretato, bisogna ricordare che in tutto il mondo, dal 68’in poi si visse una grande rivoluzione musicale, gli stati uniti e l’Inghilterra proponevano grandissimi gruppi rock e pop, nell’Agosto dello stesso anno (1969) ci fu stato il megaconcerto di Woodstock, l’uomo era finalmente arrivato sulla luna, in poche parole, si stava realizzando uno stravolgimento culturale, che inevitabilmente si andava ripercuotendo anche sulla musica. Nonostante Cuba vivesse il primo decennio della
rivoluzione Castrista, con tutte le arti assoggettate al potere, la Isla Grande non fu esente da questo clima di crescita e sviluppo, del resto la musica è sempre stata una forma di comunicazione spesso controcorrente. Los Van Van, erano ormai realtà. Influenze jazz, rock, fusion avevano sfondato la diffidenza dei puristi cubani, mantenendosi sempre in una delicata accettazione da parte del regime, Juan Formell riuscì a far evolvere il gruppo con l’introduzione di nuove chiavi ritmiche. Uno degli aspetti più importanti della vita musicale de Los Van Van è data dalla pluralità di pubblico che riuscivano ad appassionare, hanno prodotto grande musica ballabile per i salseri più appassionati, impegnandosi al tempo stesso nelle tematiche sociali, hanno realizzato grandi brani jazz, affrontato con grande coraggio ed ironia temi delicati come il sesso e la politica, dato spazio a grandi voci, in definitiva, Los Van Van sono considerasti un libro di storia dedicato a Cuba ed alla sua storia recente, tra conflitti, problemi e grandezze. La costante benevolenza di Castro nei confronti di Formell, ha spesso fatto nascere polemiche sulla loro reale voglia di rappresentare tutta Cuba. Una parte degli esuli della post rivoluzione gli ha spesso accusati di connivenza con un regime spietato e sanguinario, “questo è parte della vita di un artista” ha dichiarato in un’intervista ad una Tv statunitense, “il pubblico ci ha acclamato, perché siamo la vera Cuba nel bene e nel male”, ed in verità tutti i concerti del gruppo, sono sempre uno splendido successo, per numeri ed entusiasmo.
Per queste ragioni, se volessimo raccontare la discografia di un gruppo come questo, non basterebbero cento pagine di Vida Latina, la musica d’altronde è anche piacere ed opinione, e tanti sarebbero i brani da citare come pietre miliari. Noi richiameremo giusto alcune delle produzioni che “secondo noi” riescono a meglio descrivere le tappe più significative di questo grande gruppo . L’album “El negro no tiene nada”, “hay Dios Amparame”, “Arrasando” ed il mitico “Llegò Van Van “ forse il più completo di tutti un vero riassunto del sapere musicale di Juan Fomell e la sua banda. Durante gli anni, tanti musicisti e cantanti si sono avvicendati nel gruppo, dando vita spesso a band proprie di grande successo (ricordiamo solo, Mayto Rivera, Pedrito Calvo, Pupy Santiago), del resto, l’evoluzione passa anche dal cambio, ma l’eredità della famiglia Formell, è ormai patrimonio universale della musica fatta anche da chi direttamente o semplicemente per essersi ispirati a loro, oggi propone ancora capolavori di enorme spessore. Per Juan Formell alla soglia dei 71 anni, la carriera non è mai al tramonto, certo adesso l’organizzazione della band è in parte delegata ai figli artisti di grande spessore… perché buon sangue non mente. Assistere ad uno spettacolo de Los Van Van è sempre una sorpresa, il loro numero è sempre diverso, come diversi sono i volti ed i nomi che di volta in volta si integrano in questo grande progetto, se si assiste ad un evento così, non ci si stanca mai, Los Van Van, non saranno mai un “deja vu”, ma sempre una sorprendente miscela di energia ed emozione.
HIT LATIN PRESENTA EVIDENCE EL RETORNO MUSICA di Silvio Sisto Il gruppo EVIDENCE – formato da Jhonny, Junnior , Engel e Alex di Santiago della Repubblica Dominicana - è uno dei gruppi musicali bachateri che ha avuto maggiore successo a livello internazionale, in particolare con due hit mondiali come Soy un pobre diablo e Colgando en tus manos . Dopo l’uscita del loro primo album nel 2011 Confesiones , con brani di successo molto ballati in tutte le discoteche latine come Porque te fuiste, Nuestro Amor e Me pides que te olvide è uscito il loro nuovo grande disco El Retorno con 13 splendite bachate urbane dalle sonorità inconfondibili e di sicuro successo nelle piste da ballo latine. Tu apartamento del talento Dominicano Edgar Lopez , Arrepentido - No he podido olvidarte - La Soga - Palomita Voladora sono alcuni di questi brani già molto richiesti e ballatissimi. Tu Apartamento con il suo video ufficiale su you tube sfiora già le 200,000 visualizzazioni Tutti i brani sono stati registrati negli studi di ENGELS ESTUDIO in Santiago e AB ESTUDIO in Higuey ( Rep. Dominicana), gli arrangiamenti musicali sono del chitarrista del gruppo Engel
Torrez che è anche musicista ed arrangiatore del grande bachatero Antony Santos . Anche per il nuovo album continua e si rafforza il binomio vincente “EVIDENCE - HIT LATIN”, con la coproduzione di Gino Dj. Edizioni SOLO MUSICA - SMILAX .
Insieme, ma solo sul set televisivo In Italia debutta ¡Q’Viva! The Chosen, l’inedito talent show ideato, prodotto e condotto da Jennifer Lopez e Marc Anthony, freschi di divorzio, si sono così ritrovati sul palco di ¡Q’Viva! The Chosen, un nuovo talent show che va in cerca dei migliori performer dell’America Latina: cantanti, ballerini, musicisti ma anche acrobati e giocolieri, insomma artisti da valutare, selezionare e portare alla ribalta con l’obiettivo di mettere in scena il più grande e variopinto show latino. Ad affiancare le due star statunitensi di origini portoricane in quello che sarà un lungo viaggio attraverso 20 paesi del Centro e Sud America che terminerà a Las Vegas con un gran concerto finale dai ritmi contagiosi e dalle scenografie colorate, sarà il ballerino e coreografo Jamie King, già collaboratore di artisti del calibro di Madonna, Ricky Martin e Christina Aguilera. Insieme affronteranno un percorso lungo ma emozionante, ricco di sorprese e di grandi e promettenti talenti. Ogni domenica su Cielo, canale 26 del digitale Terrestre, ore 14.00.
Arriva in Italia il capolavoro satirico di Hernan Henriquez che dal 1964 prende di mira il regime cubano. Attraverso un lungo articolo di Gordiano Lupi, corredato anche da alcune tavole, vi avevamo già parlato qui su Fumetto d’Autore di Hernan Henriquez e del suo importante ruolo nella storia del fumetto e dell’animazione cubana. La sua opera più conosciuta, Gugulandia, è un ritratto satirico di Cuba e del regima castristra, un gioiello del fumetto umoristico che era rimasto sinora inedito in Italia, nonostante la striscia sia nata nel 1964 e sia molto conosciuta anche negli Stati Uniti per la pubblicazione su alcuni quotidiani. Grazie alla collaborazione tra Gordiano Lupi e Cagliostro E-.Press , arriva finalmente in Italia un volume antologico dedicato a Gugulandia e a tutti i personaggi che animano questa terra fantastica. Il volume si pregerà inoltre dell’introduzione della famosa blogger Yoani Sanchez, una delle giovani voci più autorevoli tra quelle dell’ultima generazione ad
esprimere il proprio dissenso al regime castristra. Gugulandia sarà in bianco e nero, 108 pagine, brossurato, formato 16cm per 22cm, avrà il prezzo di 12,90 euro e uscirà a settembre.Il volume è curato e tradotto da Gordiano Lupi.
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A qui se baila no se camina. Il ballo e’la nostra passione, insegnarlo divertendoci è il nostro scopo Il m°donato e luana briganti “salsero para siempre” insegnano da anni salsa cubana - salsa in linea - rueda de casino- merengue - kizombabachata - bachatango - reggeaton. m°enzobisbal coreografico - sincro latino a squadre - show dance caraibico Presso: Ma.ri. dance school 349.80 66 184 TARANTO
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Salsero para siempre
LE SCUOLE DI BALLO PARTNER L’a.s.d. Grupo alma loca, con sede a Bari in via Davide Lopez 60/62 e santo spirito c/o la Nippon karate, nasce dalla voglia di trasmettere la passione per il ballo,con l’esperienza decennale dei titolari,la scuola si basa sul modello dei piu’ avanzati centri danza multidisciplinari, con a disposizione Corsi di: zumba,Hip-Hop, danza, balli di gruppo...e tutto il mondo caraibico! Affidando i corsi ed ogni disciplina a maestri ed istruttori specializzati. Che aspetti? Aqui se baila! 347. 95 29 482
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Via Davide Lopez 60/62 (BARI) BARI e SANTO SPIRITO
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Riaprono i corsi di danze: salsa cubana, salsa portoricana, salsa NY style on2, bachata, merengue, cha cha, rueda, son-rumba e tanto altro ancora. Inoltre corsi di liscio, balli da sala e balli di gruppo. La novità di quest’anno è il corso di Zumba Fitness e corso master di approfondimento cubano per chi vuole realmente studiare e specializzarsi nel genere con maestri cubani e artisti di fama internazionale. Balli caraibici per bambini e preparazione a competizioni. 328. 46 93 376 FRANCAVILLA FONTANA (BR)
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Danzando... apriamo... Musica, ballo, divertimento sono il nostro pane quotidiano. Nuovissima struttura a due passi dalla stazione centrale. Il divertimento di qualità, una grande struttura e i migliori maestri di: Danze caraibiche, hip hop, tango argentino, break dance, danze standard, zumba, house dance, kizomba, danze orientali, Burlesque. Inoltre corsi di ballo per over 60, e tanto altro... 340. 33 74 802 BARI
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cumbalaye
Latin Passion Group nasce da un’idea di Michele Di Benedetto che, da oltre vent’anni, coltiva la passione per l’arte e lo spettacolo. L’amore per la danza, in particolare per i balli caraibici, lo hanno portato a concretizzare anni di sacrifici svolti con impegno e professionalità, trasformando questo grande sentimento in un vero e proprio lavoro. Ad oggi, l’associazione sportiva LATIN PASSION GROUP conta più di 400 iscritti, dislocati in diverse sedi tra Campania e Basilicata. La scuola è diretta dai maestri Michele Di Benedetto e Chiara Barone che sono fra i migliori esponenti della “salsa New York Style”in Italia. Le lezioni sono aperte a tutti, single o coppie, giovani o meno giovani, e naturalmente anche ai bambini. Latin Passion Group non è soltanto una scuola di ballo, ma è anche una compagnia di danza che oggi conta numerose partecipazioni a livello nazionale ed internazionale. CAMPANIA E BASILICATA
335. 43 51 45
latinpassiongroup.com
latin passion group
LEZIONI
chèvere de la salsa
DI SPAGNOLO
di Yadira Gonzalez
“El español al ritmo del chèvere de la salsa” Los pronombres personales (I pronomi personali) No vale la pena Seguirle mintiendo al alma Si yo sigo enamorado de ti ¿Por què tù quieres que lo tome con calma? No vale la pena
Non vale la pena continuare a mentire alla mia anima se io continuo ad essere innamorato di te Perché vuoi che la prenda con calma? Non vale la pena
(“No vale la pena”, Issac Delgado)
Usted me perdona ha llegado Isaac Delgado con Gente de Zona nosotros somos gente, calle representando a Cuba nosotros somos Cuba
Lei mi perdoni è arrivato Issac Delgado con “Gente de Zona” noi siamo gente, strada rappresentando Cuba noi siamo Cuba
(“Somos Cuba”, Issac Delgado y Gente de Zona)
Ay lo que puede el sentimiento Ya ves las cosas del corazòn èl le canta la sandunguita ella baila con Gilberto timba, salsa y amor, eso es lo que hay
ah quello che può il sentimento già vedi le cose del cuore lui le canta “la sandunguita” lei balla con Gilberto timba , salsa e amore, quello è ciò che c’è
(“Timba, salsa y amor”, Issac Delgado)
yo (io) tú (tu) él,ella,(lui, lei ) usted (Lei)
nosotros, nosotras (noi maschile, noi femminile) vosotros, vosotras ( voi maschile, voi femminile) ellos, ellas(essi, esse, loro) Ustedes (Loro)
ATTENZIONE - In Spagna si usa (vosotros) nei discorsi informali e (ustedes) in quelli formali, in America Latina si usa solo (ustedes) - In Argentina, Uruguay e Paraguay non si usa il tù, al suo posto si usa il vos - Ricorda che la seconda persona singolare (tù) e la terza singolare maschile (èl) hanno l’accento acuto.
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