Periodico di informazione, cultura e musica dedicato al mondo latino americano - DISTRIBUZIONE GRATUITA - anno 5 - N° 1 GENNAIO -FEBBRAIO 2014
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Reportage
dall’Angola, suoni e cultura dedicati all’Europa.
Istanbul
La capitale Turca per 5 giorni diventa latina.
Domingo Pau
Intervista al maestro del folclore cubano.
Registrazione del Tribunale di Bari: n°3199 del 25/11/2010 Tiratura: 12.000 copie Numero Chiuso: 22/01/2014 Edito da: Ass. Culturale IDEANDO 2.0 Via Berlino 86 Altamura (Ba) Tel. 339.3511452 info@vidalatinamagazine.it
Vida Latina Magazine Milano: Via Anguissola, 26
Direttore Editoriale: Donato Ciccimarra Direttore Responsabile: Giuseppe Disabato Direzione Commerciale: Nunziella Buono Direttore Artistico: Silvio Sisto - Ricky Espino Caporedattore: Daniele Blasi Redazione: Michele Traversa Gordiano Lupi Enzo Conte Alberto Pianetti Yadira Gonzalez Silvio Sisto Berardino Caggiano Nunziella Buono Ricky Espino Denny dj Omar Gallo Marianna Melis Massimo Roger Francesca Mauro Giovanna Diomede Giuseppe Montefiore Michela Vernati Fernando Rodrigues Saluiza Hanno collaborato in questo numero: Gaspar Ribeiro Roberta Mazzacane Antonello Nicodemo Dj Engel Ramona Dell’Orefice
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Vida Latina Magazine
Le novità di un anno speciale
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L’EDITORIALE di Daniele Blasi
ari lettori come sempre è un grande privilegio scrivere per voi dei temi più disparati ed interessanti, condividendo la grande passione comune che ci tiene sempre più vicini. Il 2014 è cominciato come un vero uragano, non lasciandoci fiato ed aprendo tante nuove opportunità per il nostro progetto. La nostra redazione e tutti coloro che contribuiscono allo sviluppo del nostro magazine si stanno già preparando al meglio per accogliere le grandissime novità che si affacciano nel nostro futuro prossimo.
I nostri lettori più affezionati sanno bene quanto per noi sia importante offrire qualità, non pretendiamo di essere gli unici a provarci, ma la nostra filosofia, ha da sempre sposato, l’amore per la musica, per il ballo, per la cultura e per la grande “vida latina” in tutta la sua più ampia interpretazione. Quindi sarà sempre più bello inseguire gli artisti che si esibiranno nella penisola, contattarli, parlargli di noi, mostrare quanta gente sia vicina al “loro” mondo ed alla loro arte. Ci è capitato, durante le interviste, di invertire involontariamente i ruoli, e trovarci a rispondere alle domande di artisti che ci chiedevano come mai in Italia, ci fosse un movimento ed un amore così incondizionato per la musica latino americana in tutte le sue forme. Con tanto
orgoglio ci siamo divertiti a spiegare che forse, per sangue, per storia, per clima, o per chissà quale oscura ma fortunata ragione, la nostra terra è ricca di innamorati ed appassionati. Lo stupore di queste grandi figure diventa motivo di orgoglio e soddisfazione se, con il nostro piccolo contributo, riusciamo a far crescere tutto questo e motivare le grandi organizzazioni ad essere sempre più presenti nella penisola.
Molte volte abbiamo voluto ringraziare e congratularci con tutti i professionisti del divertimento, locali che credono ed investono in musica, serate ed eventi, con dedizione e costante sacrificio. In momenti di crisi è sempre più difficile incontrare il coraggio dell’imprenditoria, ma ce ne sono e vanno stimolati a crederci sempre, noi continueremo 07
EDITORIALE di Daniele Blasi ad essere cassa di risonanza per tutti. Non abbiamo limiti territoriali vogliamo che i nostri lettori, possano, attraverso le nostre pagine, sapere quando e dove poter ballare e trascorrere una bella serata “latineggiante” ovunque si trovino.
Non è la ricerca di sponsor e denari a muoverci, ma la necessità di essere strumento utile per far vivere la cultura e la passione latina in Italia. Le scuole di ballo, ballerini ed insegnanti, sono uno degli ingranaggi principali, saremo sempre presenti anche per offrire spazio a tutte le grandi iniziative che rallegrano il nostro paese. Per tutti coloro che vivono in e per questo incredibile movimento, Vida Latina Magazine vuole migliorarsi ancora, abbiamo ricevuto molti feedback dai nostri lettori, messo insieme le nostre esperienze ed elaborato un progetto a 360 gradi che permetterà
nel giro di qualche mese di dare una nuova veste al nostro lavoro, mantenendo il meglio di quanto costruito ed aggiungendo qualità all’informazione, con tante sorprese.... Oggi ve ne sveleremo solo una, dal numero di Marzo, Vida Latina Magazine diventa bimestrale, ogni numero sarà un vero concentrato di temi interessanti e coinvolgenti da conservare gelosamente come uno scrigno di gioielli.
Dopo lunga gestazione il 2014 sarà anche l’anno dell’esordio web, un fedele specchio on line della nostra produzione cartacea, con ulteriori approfondimenti, ricchi archivi e spazio di confronto e curiosità. Ma siamo solo all’inizio, ci sarà da rimanere a bocca aperta, per il momento ... keep in touch!
La Excelen
Orques
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musica di Silvio Sisto
La Excelencia nasce ufficialmente a New York City nel 2005 grazie a Jose Vazquez Cofresi, come band di salsa dura e classica. Trasferitosi nel 2000 nella grande mela, Jose, dopo varie collaborazioni con importanti artisti del panorama salsero tra cui Johnny Pacheco, incontra il cantante e compositore Edwin Perez , l’arrangiatore e bassista Jorge Bringas , il percussionista Carlo Dilone , il trombonista Ronald Prokopez ed il pianista Willy Rodriguez , musicisti con i quali comincia a creare l’essenza musicale della Excelencia . La band ha pubblicato tre CD “Salsa Con Conciencia “ , “ Mi Tumbao sociale “ e “ Ecos Del Barrio “. Ricordiamo di questi 3 cd alcuni riempipista come “La Salsa y el Guaguanco “, “ Deja De Criticar “, “ Ana Pa ‘ Mi Tambor “, “ Duelo De Bongo “ e “ Nueva York Sin Ti “ . Visto il successo ed il seguito durante le varie performance , la BBC ha prodotto un live della “Excelencia live” presso il Barbican Centre di Londra. Nel 2012 il loro manager organizza il tour mondiale finale visto che la band si scioglie e si ricompone nel 2013 sotto il nome di “Orchestra SSC-Salsa con Conciencia”. Cambia il nome ma la “sostanza” è la stessa. I componenti della “Orchestra SSC” sono sostanzialmente gli stessi, cominciando dal fondatore, il conguero e compositore Jose Vazquez Cofresi, al cantante e compositore Edwin Perez , all’arrangiatore e bassista Jorge Bringas , al percussionista Carlo Dilone , al trombonista Ronald Prokopez e al chitarrista Yuniel Jimenez. L’album di esordio “Renacimiento” esce ad Ottobre 2013 con gli arrangiamenti di Jorge Bringas, continuando la linea “dura” della Excelencia. Renacimiento è un album perfetto per il ballerino, rimanendo fedele alle radici newyorkesi della salsa dura, tanto che è stato già considerato da molti critici tra le migliori produzioni del 2013-14 nel suo genere. Noi di Vida Latina vi consigliamo di comprarlo e di seguire nel prossimo concerto in svizzera la Band al Salsa Festival di Zurigo. 13
Magica e anche un po latina
Istanbul
Per i Turchi la moschea è sicuramente qualcosa di più di quanto i cristiani considerino la chiesa. In lingua turca si chiama cami e rappresenta un luogo di culto, ma anche di apprendimento e di incontro. La moschea nasce sul modello della casa di Mohammed, quella che il Profeta, dopo la fuga da La Mecca, si costruì a Medina, secondo lo schema tradizionale della casa araba a cortile. Qui si radunavano i primi fedeli per ascoltare il Profeta, il quale, affinché tutti si riparassero dal sole, fece aggiungere una galleria sostenuta da tronchi di palma e coperta con foglie di palma rivestite d’ argilla. È così che è nata una delle costruzioni sacre dell’ Islam, la moschea a cortile: un recinto con lo scopo sia di isolare dal mondo che di assicurare la tranquillità nel momento della preghiera.
Anche nel deserto i beduini che vogliono pregare si isolano con delle pietre disposte a rettangolo: con lo stesso senso, sono stati creati i piccoli tappeti cosiddetti mihrab. Il mihrab è una nicchia, a volte semplice e povera, a volte impreziosita, che indica la qiblah, cioè la direzione de La Mecca verso cui pregare. A destra del mihrab si trovano uno o più minbar, in marmo o in legno, con una scala dai fianchi elaborati o scolpiti: è una specie di pulpito, da dove l’ imam predica durante la preghiera del venerdì. Spoglio è l’ interno di tutte le moschee: bei tappeti sul pavimento, lampadari al soffitto e null’altro. Nel cortile, all’ ingresso principale della moschea,si trova l’acqua: una o più fontane consentono ai fedeli di compiere le abluzioni di rito, che devono precedere
ISTANBUL - di Michele Traversa
l’ entrata in moschea. La moschea ottomana è in genere circondata da un apparato di edifici annessi: le tombe dei sultani, le madrase, i caravanserragli, a volte i bagni o l’ imaret, l’ antico ospedale per i poveri. Il tutto è completato da almeno un minareto. Quello ad ago, eccezionalmente alto, esilissimo, scannellato e terminante con una punta, è un classico dell’ architettura ottomana. A volte, lo slancio del minareto, è frenato da uno o più balconcini. Dal minareto il muezzin (la parola significa letteralmente: colui che chiama alla preghiera) ricorda il dovere coranico delle cinque preghiere quotidiane, nonché la grandezza di Allah. I giovani escono quasi sempre in gruppo, e le coppie tendono a non uscire in pubblico senza una chaperon, perché trascorrere del tempo da soli è
considerato un comportamento estremamente licenzioso e compromette la reputazione della ragazza. In genere il matrimonio richiede una certa misura l’approvazione della famiglia. Nei villaggi oppure fra le famiglie molto ricche (dove il matrimonio può essere un all’alleanza di interessi) hanno ancora luogo i matrimoni combinati. Fra i più conservatori i membri della famiglia hanno voce in capitolo nella scelta del patner. Spesso lo sposo è molto più vecchio della sposa perché, oltre a completare il servizio militare deve poi lavorare per mettere da parte un po’ di soldi in vista del matrimonio. I giovani turchi di ceto medio che vivono in città, invece, spesso si sposano per amore, a volte senza il consenso dei genitori. In vista di un possibile matrimonio la famiglia prepara la dote per le figlie femmine (ceyiz), comprendente biancheria e utensili domestici. Quando una coppia decide di sposarsi ci sono dei passi da compiere: il sozlu , il nisanli e l’evli. Il sozlu è un accordo pre-fidanzamento che autorizza la coppia a vedersi e a passare del tempo insieme, anche se non da soli. Si tratta di un impegno serio, e non rispettarlo è considerato una grave offesa all’onore. Nisanli significa “fidanzati”. Il fidanzamento coinvolge tutti i membri di entrambe le famiglie. La famiglia del promesso sposo si reca da quella della futura sposa per chiederne la mano. Si tratta di una visita ufficiale: la famiglia dello sposo indosserà i vestiti più belli, quella della sposa offrirà rinfreschi migliori. Affinché lo sposo non perda la faccia in caso di rifiuto, la potenziale mogli non risponderà alla proposta direttamente ed esplicitamente , ma preparerà il caffè e, se desidera accettare la proposta (o se così vuole sua madre), metterà dello zucchero nella tazza di lui; se invece intende rifiutare ci metterà del sale. Per celebrare il fidanzamento si dà una festa, organizzata dalla persona più anziana della famiglia. Nel corso di una cerimonia si donano ai futuri sposi due anelli legati alle estremità di un nastro: ciascuno dei due fidanzati si mette un anello al dito, poi l’anziano taglia il nastro. Evli significa “sposati”. La prima parte della celebrazione è festa dell’hennè (kina gecesi), un evento importante per il villaggio, organizzato per la sposa dalle amiche più intime, da una sorella sposata o dalle donne della famiglia. A un certo punto della serata le amiche nubili cominciano a camminare in circolo introno alla sposa, portando candele e
ISTANBUL - di Michele Traversa sposo e la sposa tenteranno di salirsi reciprocamente sui piedi: si crede che questo mostrerà chi comanderà in casa. Il Vetro di Instanbul. Quella del vetro è un’ antica tradizione in Turchia, iniziata nell’ XI secolo con i Selgiuchidi, ed Istanbul, dopo la conquista, divenne il centro della manifattura del vetro turco ottomano. Una vetreria, situata sulla sponda asiatica del Bosforo, produceva quello famoso, opaco, noto come “cesmibulbul”. Nel 1934, 11 anni dopo la fondazione
fazzoletti contenenti l’hennè . La suocera invita poi la sposa ad aprire la mano e le offre una moneta, quindi la ragazza e le sue amiche si cospargono le mani con l’hennè , ballando e cantando canzoni tristi sulla perdita dell’amica, che se ne andrà in un altro villaggio. Le amiche sposate racconteranno poi tutta una serie di storie dell’orrore sulle suocere. Il matrimonio ufficiale è una cerimonia di tipo civile. Ottenuta dal comune la licenza di matrimonio, la coppia si sposa davanti a un funzionario del municipio con una cerimonia relativamente breve e un po “meccanica”. Per questo motivo le famiglie ricche preferiscono pagare qualcosa di più e organizzarla a casa o in un albergo, dove si recherà il funzionario. Si può celebrare anche un matrimonio religioso, ma è un reato farlo prima della cerimonia civile. Anche la poligamia è vietata. Durante la cerimonia tutti applaudono quando gli sposi entrano, quando pronunciano il “si” e all’annuncio che la coppia è sposata. Inoltre lo
della Repubblica Turca, Turkiye Is Bankasi, un’ importante corporazione di banche, ebbe da Ataturk, il padre della patria, il compito di creare un’ industria vetraria per i mercati scientifico, industriale e domestico. Sempre in quell’ anno, a Beykoz-Pasabahçe, ad Istanbul, iniziò la costruzione della prima fabbrica. Oggi, quell’ industria, sinonimo di vetro in Turchia, comprende ben 31 compagnie, che coprono vari settori. Uno di questi riguarda il vetro artistico, ed una bella scelta dei migliori oggetti creati dalla Pasabahçe, si può ammirare nel negozio-museo, situato sull’ elegante, centralissima Istiklal Caddesi, la via principale di Beyoglu. Una delle collezioni è legata proprio ad Istanbul, ai suoi monumenti e bellezze artistiche. Si passa così dal candelabro “Hamam”, in vetro ambrato, di forma esagonale e decorato in oro, che ricorda gli hamam cittadini, simbolo di pacifica coesistenza, per passare allo specchio “Topkapi”, la cui cornice è decorata da miniature del cortile principale del più
famoso palazzo di Istanbul, scrigno dei tesori di corte. Il vaso “Mari” (Gabbiano), in vetro turchese, su cui spicca in bianco l’ immagine stilizzata dell’ uccelo marino, è un omaggio ad uno dei simboli di Istanbul, insieme al mare, ai traghetti e al “simit”, la tipica focaccina cosparsa di semi di sesamo, mentre il vaso “Onikli Sutun” (Colonna incrostata di onice), in vetro viola, lavorato a mano con applicazioni di onice e perle di vetro, riprende nell’ elegante design i motivi di alcune magnifiche colonne del VI secolo, ritrovate durante scavi archeologici in diverse zone di Istanbul. Il piatto “çinili”, in vetro, sempre lavorato a mano, dipinto con delicati motivi astratti blu, ripresi dalla moschea di Rustem Pasha, è invece una coppa per i lokum,
le dolcissime “delizie turche”, simile a quelle usate nelle cucine di corte durante l’ Impero Ottomano. Tutti questi splendidi oggetti, a cui se ne aggiungono molti altri preziosi ed unici, sono prodotti in edizione limitata di 1999 pezzi. Noi di Vida Latina Magazine consigliamo di visitare questa città stupenda, magari unendo la vacanza allo studio delle discipline caraibiche. Infatti Istanbul diventa capitale della salsa (e non solo) dal 3 al 7 aprile 2014, con la terza edizione del “Istanbul International Dance Festival. Giovane evento, ma allo stesso tempo ricco della sua importanza a livello mondiale, data dal fatto che istanbul è un punto di incotro tra oriente ed occidente. In volo dall’Italia ci metterete qualche oretta per raggiungere la capitale turca, ma ne varra la pena... noi di Vida Latina Magazine saremo li per realizzare un reportage completo dell’evento. info: istanbuldancefestival.com
REPORTAGE - ANGOLA II PARTE di Fernando Rodrigues Saluiza
“Vou mostrar-vos uma nova terra, agora sem guerra, Angola, do meu coração”.
Non importa il paese di provenienza o la cultura a cui si appartiene: questo messaggio di pace, unito ad una melodia dolce e avvolgente, fa emozionare chiunque abbia il piacere di ascoltarlo. Quale miglior biglietto da visita per presentarvi l’autore delle splendide parole sopra citate, contenute nel brano “País Novo”, conosciuto durante il mio ultimo viaggio in Angola: un viaggio che mi ha permesso di entrare in punta di piedi nel mondo della musica angolana riuscendo a stare a diretto contatto con alcuni dei suoi maggiori esponenti. Vi presento
Matias Damásio. Fernando Rodrigues e Matias Damàsio
Fernando Rodriguez sul lungomare Marginal di Luanda
Matias Damásio è un nome piuttosto nuovo nel panorama musicale angolano. Da dove provieni? Sono originario di una regione nel sud dell’Angola, Benguela, e vivevo in quartiere molto povero da noi chiamato bairro da lixeira (quartiere della discarica). Nel 1992, durante la guerra civile, tra mille peripezie sono riuscito ad emigrare a Luanda come rifugiato con la mia famiglia per cercare una migliore condizione di vita e maggiori sicurezze rispetto a ciò che poteva offrire il resto del paese. In quel periodo, il flusso migratorio verso la capitale accomunava la storia della maggior parte degli angolani. La vita da musicista emergente è più difficile, o almeno diversa, tra chi è oriundo di Luanda e chi no? Questa è una domanda interessante. Tempo fa ho scritto un brano “Luanda, a cidade dos braços abertos” volendo raccontare ciò che la capitale rappresenta per tutta l’Angola. Specialmente durante i conflitti armati dovuti alla guerra civile, Luanda ha aperto le sue porte a tutti i fuggitivi angolani, tanto che oggi ospita più del 50% della popolazione totale del paese: Luanda è infatti considerata la città madre di tutti gli angolani. Come ho già detto, la città offre molte più opportunità
rispetto a qualunque altra parte dell’Angola, infatti, prendendo come esempio il mio lavoro, qui si trovano tutte le televisioni e le stazioni radio grazie alle quali ho avuto la possibilità di partecipare a vari concorsi per poi gettare le basi della mia carriera. Se fossi rimasto nella mia regione natìa probabilmente non avrei avuto la stessa fortuna. Con il dovuto impegno, che sta alla base della riuscita di qualunque tipo di percorso professionale, Luanda è un ottimo bacino per tutti gli angolani del paese. Facciamoti conoscere meglio al pubblico italiano. Che tipo di musica componi? Sono fondamentalmente un compositore di musica popolare angolana. I generi su cui spazio sono Semba, Kizomba, Zouk, Bolero e tutta la musica caratterizzata dalle tipiche percussioni africane. Quando è iniziata la tua carriera? La mia carriera è iniziata nel 2001 quando ho partecipato ad un concorso “Estrelas No Palco” ma in realtà ho sempre suonato fin da ragazzo con i miei amici nel quartiere da cui provengo essendo la musica la mia grande passione. Qual è stato il tuo primo brano e quello a cui ti senti più legato?
REPORTAGE - ANGOLA II PARTE di Fernando Rodrigues Saluiza Professionalmente il mio primo brano è stato “Mboa Ana” che mi ha permesso di viaggiare realizzando così uno dei miei più grandi sogni. Un brano che mi ha dato molta notorietà è stato “Porque”: con questo pezzo ho vinto un concorso di un programma radiofonico molto popolare chiamato “Top Dos Mais Queridos” trasmesso dalla Radio Nacional de Angola. “Angola”, invece, è un pezzo molto sentito in quanto rappresenta la mia terra, con la sua storia e le sue battaglie. Posso quindi dire di non essere legato in particolare ad un brano piuttosto che ad un altro perché qualunque testo io scriva o qualunque melodia io interpreti rappresentano momenti specifici e importanti della mia vita. C’è una ragione particolare che ti ha portato a cantare e suonare? Assolutamente si. Mio padre, militare, ha combattuto durante la guerra nel Sud Est del paese in uno dei fronti più pericolosi. In quel periodo, sentivamo parlare di una ipotetica pace ma questa pace non arrivava mai e vivevamo tutti nel terrore. Cresceva quotidiamente in me il desiderio che mio padre tornasse a casa sano e salvo e che la nostra famiglia si ricongiungesse quindi sfogavo i miei pensieri e le mie frustrazioni prendendo in mano la chitarra e suonando tutte le note che fluivano dai miei pensieri. Era il mio rifugio, la mia isola felice in cui sognavo la pace per tutti e le famiglie di nuovo unite... come si vedeva nei film. Quanti album hai all’attivo? Ho pubblicato tre album: “Vitoria” (2005), “Amor e Festa Na Lixeira” (2008), “Por Angola” (2012). Ultimamente è uscito un DVD che racchiude il mio periodo lavorativo dal 2008 al 2012 e prossimamente uscirà il mio nuovo album. Per il grande pubblico dei festival di Kizomba in Italia e in Europa, tu sei rappresentato dal brano “País Novo” che fa arrivare il suo messaggio di pace anche a chi non conosce la lingua portoghese. Un messaggio, questo, talmente importante da far scambiare il tuo brano per l’inno nazionale angolano! Parlaci di questo tuo lavoro: quando lo hai scritto, quale ispirazione hai avuto, cosa rappresenta. Rappresenta le mie radici, la terra dei miei antenati, la speranza di una vita migliore, la pace tra i popoli.
Matias Damàsio
L’ispirazione per questo brano è arrivata nel 2005 quando, per la prima volta nella storia, l’Angola si è qualificata, nella città di Kigali, ai Mondiali di Calcio che si sarebbero svolti nel 2006. Questo è stato un momento di grande esaltazione patriottica per tutti gli angolani: i conflitti armati dovuti alla guerra civile erano definitivamente conclusi, la pace raggiunta e la qualificazione delle “Palancas Negras” (così chiamiamo la nostra nazionale di calcio) con la successiva partecipazione al Mondiale hanno rappresentato una vera e propria iniezione di fiducia per tutta la nazione e incentivato il popolo a credere nelle grandi possibilità dell’Angola. Il nostro paese poteva farcela... poteva e doveva rinascere e crescere. Sull’onda di questo grande entusiasmo, con le immagini di Mantorras che mi passavano in testa, ho scritto “País Novo”. Che progetti hai per il futuro? Sicuramente continuare a produrre la mia musica affacciandomi sempre di più al mercato internazionale. Non ti nascondo che mi piacerebbe anche diventare produttore aiutando i giovani emergenti ad iniziare la loro carriera e ad avere le stesse possibilità che ho avuto io. Secondo te, il livello di divulgazione della musica angolana nel mondo è soddisfacente? Ancora non c’è un interesse così grande da parte delle multinazionali a promuovere i nostri artisti o la nostra musica. Sicuramente avverrà in futuro ma ancora non è così. Noi ci stiamo impegnando per far si che la nostra musica popolare angolana sia conosciuta nel mondo. Grazie per il tempo dedicatoci, Matias. È stato un piacere. Voglio salutare te, la redazione di VidaLatina Magazine e tutti gli appassionati di Kizomba in Italia.
La Plena
La plena è un genere che ha influenze indigene, africane e spagnole. Molti studiosi asseriscono che sia nata tra il 1915 ed il 1921 nella zona della Joja del Castillo di Ponce. Nel suo libro “La Plena: Origen, Sentido y Desarrollo en el Folklor Puertorriqueño”, Félix Echevaría Alvarado ci spiega come, grazie alla sua intensa produzione agricola (in particolare la canna da zucchero), la città di Ponce offriva opportunità di lavoro non solo ai portoricani ma anche agli abitanti delle isole vicine. Le varie comunità, mescolate tra di loro contribuirono così al nascere di questa allegra e piccante espressione musicale. Altri studiosi, come Francisco López Cruz, sostengono, al contrario, che già nel secolo XIX si cantavano plenas nell’area di Bayamón (città che fa parte dell’area metropolitana di San Juan) anche se non erano conosciute con quel nome. E’ comunque certo che la plena si sviluppa tra le fasce più umili della popolazione come risultato della fusione di vari ritmi quali: la bomba, il calypso, il merengue e persino il porro colombiano. Secondo quanto scrive Rosa Nieves, la plena era il “periodico cantado”, ovvero la gazzetta quotidiana che raccontava gli eventi successi nel barrio o nei paesi limitrofi. All’epoca non esistevano i giornali, cosicché si componevano plenas ispirandosi a fatti realmente avvenuti che, proprio grazie a questa
MUSICA di Enzo Conte
forma d’arte, venivano divulgati in tutta l’isola. Gli strumenti caratteristici di questo ritmo gioioso sono due tamburelli senza sonagli chiamati panderetas. La più grande si chiama seguidor, produce un suono grave e mantiene un ritmo costante. La più piccola si chiama requinto, ha un suono più acuto e improvvisa figure ornamentali chiamate golpes o piquetes. Altri strumenti tipici erano la chitarra, il cuatro portoricano, l’armonica e il guiro. Quest’ultimo, come abbiamo già accennato, è uno strumento di origine indigena, si suona con una forchetta di metallo e si costruisce con una zucca svuotata internamente e poi fatta essiccare. Successivamente l’armonica fu sostituita dalla sinfonia, detta anche acordeón de botones (uno strumento simile alla nostra fisarmonica) mentre, col proposito di dare più brio al ritmo, si aggiunsero altre due panderetas. Attualmente il classico conjunto de plena può essere arricchito da strumenti come tromba, trombone, flauto, piano ed altri ancora. La plena si scrive in ritmo di 2/4 ed ha una forma binaria. La sua melodia ondulante è caratterizzata dall’utilizzo di frasi brevi che eseguono un contrappunto con la sezione ritmica, producendo così un andamento molto sincopato. Mostra la tipica alternanza fra coro e solista comune a tutta la musica di origine africana (mentre la
L’arte di realizzare un sogno. Passione per il ballo, amore per i dettagli e una storica tradizione artigiana da oltre 45 anni: è così che nascono le nostre calzature per la danza indossate dai migliori ballerini del mondo e da chi, semplicemente, ama ballare. Le calzature Paoul sono l’eccellenza in fatto di design, comfort e performance: è la poesia di una scarpa che accompagna il ritmo delle vostre passioni.
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MUSICA - LA PLENA di Enzo Conte
voce principale improvvisa, il coro risponde all’unisono muovendosi per terze o per seste). Generalmente tanto il solista che il coro hanno a disposizione quattro versi di otto sillabe ciascuno. Come abbiamo accennato, gli argomenti trattati nelle canzoni di plena riguardavano soprattutto situazioni di vita quotidiana, trattate a volte in tono umoristico e satirico così come avveniva con la guaracha: superstizioni, litigi, critiche, suppliche, rancori, avvertimenti, fatti storici e patriottici. Secondo la testimonianza del folklorista, artigiano e musico Don Ramon Pedraza, esistono basicamente quattro tipi di plena: “plena poetica”, “plena lamento” (sobria e triste), “plena creola” (di carattere allegro) e “plena con rumba” (con una linea melodica corta ed un soneo ugualmente breve). Negli anni ‘20 la plena si afferma anche a San Juan, soprattutto nel quartiere popolare di Puerta de Tierra, dove sorgono alcune varianti come la plena montuna, la plena a punto de clavo e il paso del cangrejo. Come spesso succede nella genesi dei ritmi, ci sono diverse teorie sull’origine del nome. Per lo studioso cubano Helio Orovio: “L’origine del nome va ricercata nel calore del suo ritmo. Secondo la leggenda nella città di Ponce si cantava e ballava questa musica vivace ed allegra e fra i partecipanti di una di queste feste collettive un esaltato nel mezzo dell’entusiasmo generale esclamò: Plena!!!” Un’altra teoria sostiene che all’inizio la plena si ballava sotto la luna piena (llena o plena in spagnolo). Altra curiosa teoria è quella che racconta di una coppia di sposi proveniente dalle Barbados: Catherine George e John Clark, che, accompagnandosi con una chitarra ed un pandero, cantavano per le strade di Ponce. Il signor Clark diceva alla moglie “Play Anna” ed i portoricani, ascoltando quella frase, la tramutarono in “Ple-na”. Negli anni ‘20 a Puerto Rico sorsero le prime trasmissioni radiofoniche che contribuirono a popolarizzare questo ritmo. Contemporaneamente la plena si diffuse sia a New York che in molte altre città americane. Suo principale ambasciatore fu Manuel Jimenez “Canario”, a cui si devono, nel 1927, le prime incisioni di plena. Tra i suoi brani più famosi (molti dei quali incisi insieme all’orchestra Puerto Rico), ricordiamo: “Cuando las mujeres”,
“Santa Maria”, “La Pulguita” e “El obispo de Ponce”. Tra i principali interpreti di plena ricordiamo anche Bum Bum Oppenheimer, autore della indimenticabile “Cortaron a Elena” e l’orchestra di Cesar Concepción, che rese celebri “A la plena” e uno degli inni dell’immigrazione: “Pa’ los boricuas ausentes”. Fu proprio questa orchestra ad introdurre, alla fine degli anni ‘40, la plena nelle lussuose sale da ballo frequentate dalla borghesia portoricana. Seguendo l’esempio di Concepción, tutte le orchestre dell’epoca cominciarono ad inserire nel loro repertorio brani di plena, dando vita ad un nuovo genere che fu successivamente battezzato: plena de salón. Tra le formazioni più famose ricordiamo l’Orquesta Panamericana del maestro Lito Peña e Los Ases del Ritmo, in cui militavano il timbalero Moncho Lena e il trombonista-cantante Mon Rivera (famoso anche per aver creato una specie di scat musicale noto como trabalengua). Queste orchestre, tra il 1953 e il 1955 portarono al successo vari brani come: “La sazón de abuela”
e “Alo, quien ñama?” facendo entrare la plena addirittura nel Palladium di New York, in un’epoca in cui regnavano ritmi cubani come il mambo ed il chachacha. Furono però le incisioni di Raphael Cortijo e Ismael Rivera a rivoluzionare sia la bomba che la plena. Un elemento di novità venne dalla sostituzione dei barriles de bomba e delle panderetas (forse troppo legati alle tradizioni dei barrios marginales) con la classica sezione ritmica composta da congas, bongó e timbales. Molti storsero il naso davanti a questa scelta che di fatto relegava le tipiche percussioni portoricane ad un mero ruolo folklorico. La storia però ha dato ragione a Rafael Cortijo perché sono state proprio le incisioni del suo Combo, impreziosite dai virtuosismi vocali di Ismael Rivera, a dare fama internazionale alla bomba e alla plena. Tra i pleneros più popolari ricordiamo anche il Trío Maravilla, Papito Candido, Joe Papi y sus Pleneros, Francisco Bastar “Kako”, Kito Velez y su Sonora, Marcial Reyes y sus Pleneros de Bayamón, Juanchín Ramírez y los Pleneros del Palmar, Enrique Soto, Toribio Laporte, Angel Luis Torruelas y Los Pleneros
de Borinquen. Nel panorama portoricano, particolarmente innovativo fu il contributo del già citato Mon Rivera, leader dei Pleneros del Quinto Olivo. Questo eclettico musicista, messosi in luce grazie a successi come “El Gallo Espuelérico”, seppe creare una interessante variante chiamata trombanga, caratterizzata dall’introduzione di strumenti a fiato come il trombone. Secondo gli studi di Pescador de Umpierre, il ballo della plena non possiede uno stile preciso sebbene ha nella vivacità una delle sue caratteristiche principali. Si balla nella classica posizione chiusa di ballo sociale ed è ravvivato da continui movimenti di spalle. Si tratta in realtà di un ballo molto semplice, fatto di poche varianti, sebbene persino la plena, col tempo, abbia finito con lo stilizzarsi, al punto che non è raro vederla rappresentata in teatro attraverso coreografie più elaborate. Per quanto riguarda l’abbigliamento, sempre secondo la testimonianza della preziosa folklorista Jeanitiza Aviles, la dama si veste abitualmente con un vestito di tela, ravvivato da disegni floreali, privo di collo, con maniche corte, lungo fino alle ginocchia.
MUSICA - LA PLENA di Enzo Conte
I capelli si raccolgono di solito in una treccia dove viene collocato un fiore. L’abbigliamento è completato da collane e ornamenti vari. Il ballerino indossa una camicia bianca (in qualche occasione con stampe tropicali) a cui abbina calzoni e scarpe di color nero. Per quanto possa sembrare paradossale, sia la bomba che la plena hanno sofferto per lunghi anni l’ostracismo delle elite culturali che hanno sempre associato queste forme musicali alle classi sociali più umili. Questo ostracismo ha spinto Juan Luis Guerra, famoso cantante dominicano, ad affermare ultimamente: “Non capisco come mai i portoricani amano così tanto il merengue quando hanno un ritmo tanto bello e contagioso come la plena!” Oggi per fortuna un numero crescente di persone sta prendendo coscienza dell’importanza dis della bomba che della plena a livello culturale. La popolarità della plena è dimostrata, ad esempio, anche dal suo utilizzo come colonna sonora delle feste natalizie, delle feste patronali e di quelle carnevalesche. La plena, inoltre, è la musica favorita
nella propaganda commerciale e politica ed è sempre presente anche nelle manifestazioni che accompagnano i vari scioperi. Nonostante una conoscenza reciproca piuttosto sommaria, è indubbio che molti musicisti salseri abbiano guardato con interesse sia alla tradizione della bomba che della plena. Pensiamo in particolare al grande compositore e poeta Tite Curet Alonso, al Gran Combo de Puerto Rico, a Truko y Zaperoko e al sempre sorprendente Willie Colón, a cui si deve la bomba sicá “Ghana’e” (a duo con Héctor Lavoe), l’altra bomba “Biatá” (a duo con Ismael Miranda) e la plena “La era nuclear”. Persino il celebre salsero panamense Rubén Blades si è cimentato con il folklore portoricano: con la bomba, nel brano “Raíz de sueños”, con la plena, nel brano “Todo o nada”. Interessanti anche le innovazioni musicali apportate da due grandi musicisti come Eddie Palmieri e Jorge Millet a cui si devono brani come: “Ola de agua”, “Bomba de corazón”, “Se escapó un león”, “A la verdegué”, “Compay Sapo”, “Qué gente averigua”.
O ri xà Y em an já
Gli orixas e la loro descrizione CULTURA E RELIGIONI del Brasile di Gaspar Ribeiro
che si forma all’incontro delle acque del fiume con l’acqua di mare , essendo questo uno dei luoghi di culto Yemonjà . Yemonjà è la madre di tutti i figli , la madre di tutti. E ‘ ciò che sostiene l’umanità e, pertanto, gli organi che riguardano la maternità che sono sacri . Yemonjà è lo specchio del mondo , che riflette tutte le differenze , perché la madre è sempre uno specchio per suo figlio , un esempio di comportamento . Lei è la madre che guida , mostrando i percorsi , che educa , soprattutto, sfruttando il potenziale che è in ognuno , come ha fatto con i guerrieri di Olofin, mostrando quindi quanto erano bravi , ma dicendo allo stesso tempo , che la più grande guerra che combattiamo è quella contro di noi stessi .
E ‘ la regina di tutte le acque del mondo , dei fiumi e del mare . Il suo nome deriva dall’espressione Yeye Omo Eja , che significa madre i cui figli sono pesci . L’ Africa è stata adorata dal Egba , la nazione Yoruba di Ife e Ibadan, regione del fiume Yemoja. Queste persone si sono spostate nella zona di Abeokuta , portando gli oggetti sacri della dea che sono stati depositati nel fiume Ogun , (che non ha nulla a che fare con l’ Orixà Ogun) , anche se in Brasile Yemonjà è adorata in acqua salata , la sua origine è un fiume che scorre verso il mare . Inoltre tutti i suoi saluti e canzoni fanno riferimento a questa fonte , Odo Iya per esempio, significa madre del fiume , dal momento che il saluto Iya Eru allude alla schiuma
L’energia di Yemonjà si unì a Orugan, con questa interazione sono nati molti OMO –ORIXAS e dai seni strappati di Yemojà scorrevano tutti i fiumi del mondo . Yemonjà è l›acqua stessa , le sue lacrime trasformate in un fiume che correva verso l›oceano . Quindi non è un caso che le lacrime e il mare hanno lo stesso sapore. Yemonjà fa uso di ricatto affettivo per tenere i bambini sempre vicino a se stessa . E ‹ considerata la madre della maggior parte delli “ORIXA YOURUBA” di origine . E ‹il tipo di madre che vogliono sempre i loro figli nelle vicinanze, che ha una parola di affetto, un consiglio , un sollievo psicologico . Quando perde un figlio è in grado di sbilanciare completamente . Yemonjà è la madre che non fa distinzione dei suoi figli. Quando umilmente ha cresciuto OMULU con amore e affetto come se fosse sua madre, lui che era pieno di piaghe, l’ha trasformato in un grande guerriero,il figlio e signore, il re della terra, il sole stesso.
Le nuove generazioni di rumberi a lezione da:
Domingo Pau
Domingo Pau è sicuramente uno dei più grandi ballerini al mondo di rumba e folklore cubano. Comincia a ballare nel 1964, a 14 anni e da allora si è sempre dedicato al ballo. Prima tappa importante della sua carriera, l’ingresso nel Conjunto Folclorico, dopo una dura selezione, del quale, col tempo, è stato anche Primo Ballerino e Coreografo. Ha studiato con i più grandi: Mario Aspirina, Ricardo Jauri, Andres Cortina, Juan de Dios Ramos, Ricardo
Gomez Santacruz, Orlando Lopez. E adesso, rappresentare Cuba, e la sua cultura, nel mondo, formando le nuove generazioni di Rumberi, è per lui motivo di grande orgoglio. Attualmente insegna alla Scuola Nazionale D’Arte, all Ballet America e al Ballet Rakatan. In occasione dell’Encuentro Internacional Folklorioco Afro Cubano, tenutosi a Novembre 2013, a monopoli, lo abbiamo intervistato per tutti i lettori di Vida Latina Magazine.
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L’INTERVISTA di Donato Ciccimarra e Francesca Mauro Perché hai deciso di venire in Italia? E’ un Paese che mi piace molto, in cui si balla tantissimo. Dopo Cuba, credo sia il Paese in cui si balla di più la salsa. Vengo in Italia da circa tredici anni e credo di essere l’unico cubano che ha avuto il privilegio di organizzare il carnevale di Venezia con la maestra Teresa Castaneda e con un amico italiano, che da quando l’ho conosciuto, a Cuba, è sempre stato un grande e vero amico. E’ stato lui a farmi la lettera di invito (i cubani per poter uscire dal loro Paese devono essere invitati da una persona residente nel Paese in cui devono recarsi. Detto così sembra piuttosto semplice, ma in realtà è una procedura alquanto complicata, costosa e non sempre va a buon fine- ndr). E ogni volta che vengo in Italia conosco nuovi amici italiani. Vivi a Cuba o in Europa? Vivo a Cuba e vengo in Italia quando mi chiamano: scuole o eventi, per insegnare il folklore afro cubano, cultura popolare che si trasmette da una generazione ad un’altra. E ci tengo a mettere l’accento sul Folklore Afro Cubano. In questo momento mi stanno facendo anche una lettera di invito per l’Università del Cile, ma devo valutare se andarci o meno... non ci sono mai stato…
L’INTERVISTA di Donato Ciccimarra e Francesca Mauro Tanta gente qui in Italia, “vive” di Cuba, vorrebbe conoscere tutto di quel Paese, e del suo folklore, lo avrai notato. Perché in Italia non si costituisce un’organizzazione che rappresenti la cultura cubana? Quello che dici è molto importante. E sarebbe opportuno che qualcuno si incaricasse di seminare il germe o di porre la prima pietra perché si possa realizzare questo progetto, che mi pare una bellissima
lezioni direttamente a un gruppo selezionato di giovani perché in futuro possano continuare questo lavoro. Questo si potrebbe fare in Italia perché c’è “materiale umano” di qualità, sensibile alla musica cubana. Io penso che questo debba partire da Maestri come te, che hanno tanto séguito e tanta stima da parte del pubblico. Certo, ma come ti dicevo, il problema è proprio che
idea. Lavorando per il Carnevale di Venezia, mi sono reso conto che alcuni balli come il son, il cha cha cha e il mambo erano quasi sconosciuti alle nuove generazioni. Ho avuto il privilegio di lavorare con alcuni giovani entusiasti e trasmettere loro un po’ della mia cultura, e adesso sono Maestri di danza, con tanto amore e rispetto per i nostri balli. Il popolo cubano è quello che ha dato al mondo intero di più in fatto di musica, rispetto a qualunque altro popolo: il son, il danson, il cha cha cha, il mambo sono tutti ritmi cubani, da cui deriva anche la stessa salsa…e molti non lo sanno. In questo momento c’è una grande richiesta di conoscere di più il folklore afro cubano. E dico che il popolo italiano dopo quello cubano è quello che balla di più, perché ho visto nei Congressi a cui ho partecipato quanto sia forte la passione per la rumba, per l’afro e per il ballo popolare. Purtroppo, non so che succede, i cubani che sono qui in Italia - è brutto dirlo - sono “separati in casa”, non uniti tra loro, mentre sarebbe bello che si unissero e creassero “un tempio della cultura afrocubana” per trasmetterla, con la sua storia, i suoi balli e le sue percussioni a ballerini professionisti: dare
i ballerini cubani non sono legati tra di loro… Maykel Fonts, ha già il suo tempio…Io non invaderei mai lo spazio di Maykel, non perché non lo sappia fare, l’ho studiato, ma io mi sono dedicato al folklore. I ballerini italiani studiano con tanti insegnanti e da lì viene la comparazione, ma non è corretto. Se non sei uno specialista, non devi farlo, per guadagnare più soldi. Poi, io sono un Maestro di ballo, se mi chiedi di insegnare Flamenco, lo faccio, ma non è la mia specialità. A Cuba, si insegna anche la tarantella, come folklore. Mio figlio, che è diplomato alla Scuola Nazionale d’Arte ha studiato la tarantella, ci sono ballerini qui in Italia che non la sanno la ballare… Qual è il tuo consiglio ai giovani che intraprendono questo corso, a volte stile di vita? Vedo molti con la maglietta cubana…ma a Cuba non si arriva con la maglietta cubana, a Cuba si arriva così, come stai facendo tu. Devi camminare per le vie di Cuba, vedere le donne come camminano a Cuba, l’uomo cubano come si comporta con la donna: le apre la portiera della macchina, le prende la mano, la tratta dolcemente. Quindi tu giovane, che ami tanto Cuba, devi comportarti come questi uo-
L’INTERVISTA di Donato Ciccimarra e Francesca Mauro mini. E tu donna, non puoi ballare la rumba, usando la mia bandiera come gonna, perché dimostri poco rispetto per il mio Paese. Vedo che tanti giovani si sforzano molto per ballare il folklore come i cubani e questo mi piace moltissimo. La prima volta che sei venuto in Italia quando è stato? Credo vent’anni fa. Mio figlio, che ne ha 17 non era
ancora nato! Quanti figli hai? Tre: Luanda la più grande, abita in Francia, il maschio abita con me a Cuba, e un’altra figlia che purtroppo ci ha lasciato due anni fa. E’ usanza a Cuba vestirsi di bianco? Non è che sia usanza vestirsi di bianco: il bianco è il colore che devono indossare per un anno i seguaci della religione Yoruba, quando prendono il Santo, quindi capita spesso di vedere persone che indossano abiti di quel colore. Ma poi, sì, ai cubani piace
molto il bianco perché è un colore estivo. E ai miei compaesani piace vestirsi bene, eleganti. Come si sta oggi a Cuba, a livello di lavoro, del tuo tipo di lavoro? Quando ho cominciato a ballare nel 1964, avevo un grande appoggio da parte del Governo, a livello di cultura. Adesso quell’appoggio c’è ancora, ma tramite il Ministero della Cultura di Cuba. E ci sono tanti gruppi di ballerini professionisti e anche gruppi comunitari di appassionati, che lo fanno solo per passione. Io da ventotto anni lavoro con un gruppo che si chiama Alafia, senza prendere mai un soldo. Da questo gruppo è uscito il Maestro Mario Quintin che adesso insegna a Roma. D’estate quando qui le scuole sono chiuse, insegnanti più o meno “famosi” in Europa vengono a Cuba per studiare con te, vero? Molti Maestri che insegnano qui in Europa, durante l’estate vengono a Cuba, e mi chiedono di dare lezione a loro e ai loro allievi, ci tengono che i loro allievi conoscano il loro Maestro! ….Questo è solo l’inizio della nostra storia... Abbiamo in programma un viaggio a Cuba e il Maestro Domingo Pau ha promesso di farci vedere la VERA Cuba, non quella dei turisti…quindi aspettatevi presto un altro articolo-reportage su Cuba…come non l’avete mai vista!
Carlos Puebla
CULTURA - di Gordiano Lupi - infol.it/lupi
Carlos Puebla è morto all’Avana nel 1989, forse è morto felice perché come Nicolas Guillén non ha fatto in tempo a vivere il periodo speciale e quindi non ha potuto rendersi conto di cosa vuol dire vivere oggi a Cuba. In un mondo non più separato da un muro e non più diviso da due blocchi contrapposti, la Rivoluzione per cui lui ha scritto stupendi pezzi di son e incantevoli boleros ha prodotto adesso una società indefinibile. Una società che non è più comunista ma non è ancora capitalista, un ibrido assurdo, un mostro generato dal sonno della ragione, direbbe Goya. Certo, credo che Carlos Puebla non avrebbe prestato la sua penna e la sua voce, insieme a quella dei Tradicionales, per celebrare un lontano parente
del grande sogno per cui aveva lottato. Carlos Puebla era nato a Manzanillo nel 1917 e durante la dittatura di Batista aveva avuto il coraggio di scrivere canzoni avverse al regime. Per questo con l’avvento della Rivoluzione divenne il puntuale cronista del nuovo corso politico e ha saputo collegare la grande tradizione musicale del son cubano con testi didattici e di grande presa sociale. I suoi Tradicionales sono composti da: Santiago Martinez (seconda voce e seconda chitarra), da Rafael Lorenzo (marimbula, un contrabbasso primitivo di origine africana) e Pedro Sosa (coro e maracas). Hasta siempre credo che per i cubani sia una delle canzoni meno amate, ma in presenza di turisti italiani non possono rifiutarsi di suonarla. A noi italiani di sinistra Hasta siempre ricorda un passato di lotte politiche e di illusioni, un tempo in cui credevamo fosse possibile cambiare il mondo. Hasta siempre riporta alla giovinezza, in fondo. Sarà che siamo un po’ masochisti e i cubani lo sono meno. Loro non amano pensare alle sconfitte. E Hasta siempre ricorda soltanto un’illusione perduta. Ecco perché vorrebbero dimenticarla. Ecco perché la suonano solo perché la chiede un turista italiano e lo fanno perché sperano nella mancia. Se provate a chiedere Emiliana vi risponderanno che non ricordano le parole. Per Todos unidos uguale. Provare per credere. Ma Hasta siempre non possono rifiutarsi di farla. Fa parte del pacchetto - vacanza. Carlos Puebla scrive Hasta siempre nel 1965 per salutare la partenza del Che da Cuba. Ve la riporto per intero.
Carlos Pueblas - CULTURA - di Gordiano Lupi - infol.it/lupi
Aprendimos a quererte desde la historica altura donde el sol de tu bravura le puso cerco a la muerte. Aquí se queda la clara la entrañable transparencia de tu querida presencia Comandante Che Guevara.
Inutile tradurre. L’italiano e lo spagnolo hanno il vantaggio di essere due lingue latine, molto simili come pronuncia e musicalità. Una canzone come Hasta siempre se la chiamiamo Fino a sempre non è la stessa cosa. E andando avanti potremmo fare di peggio e scrivere cose come: Abbiamo imparato ad amarti/ fin da quella storica altitudine/ dove il sole del tuo valore/ pose l’assedio alla morte… Teniamoci lo spagnolo, allora. Non è difficile capire e la poesia del testo ne guadagna. Carlos Puebla dopo la morte di Che Guevara ha scritto altre tre belle canzoni a lui dedicate: Que pare el son, Lo eterno e Un nombre. Un son politico quello di Carlos Puebla, un son dedito anima e corpo alla causa rivoluzionaria, che segue le orme letterarie del poeta mulatto Nicolas Guillén autore dei famosi Motivos de son. Ma di lui parleremo in altra occasione...
Tu mano gloriosa y fuerte sobre la historia dispara cuando todo Santa Clara se despierta para verte. Aquí se queda la clara la entrañable transparencia de tu querida presencia Comandante Che Guevara. Vienes quemando la brisa con soles de primavera para plantar la bandera con la luz de tu sonrisa. Aquí se queda la clara la entrañable transparencia de tu querida presencia Comandante Che Guevara. Tu amor revolucionario te conduce a nueva empresa donde esperan la firmeza de tu brazo libertario. Aquí se queda la clara la entrañable transparencia de tu querida presencia Comandante Che Guevara. Seguiremos adelante come juntos a ti seguimos y con Fidel te decimos: hasta siempre, comandante!
Can’t Remember To Forget You
Shakira & Rihanna Esce il nuovo singolo di una coppia davvero esplosiva: Shakira in duetto con Rihanna! Il brano “Can’t Remember To Forget You”, scritto da Shakira in collaborazione con Rihanna, ha già conquistato la rete e, vista la collaborazione, ci si attende una grande hit in attesa del nuovo album!
Seconda formula per Romeo Santos Se amate bachata è probabile che conosciate Romeo Santos , uno dei cantanti più famoso al mondo anche grazie al gruppo degli Aventura. Romeo Santos sta per lanciare il suo secocndo disco da solista intitolato “Formula Vol. 2” . Nel 2011 Romeo Santos ha sorpreso i suoi seguaci pubblicando il suo primo album ottenendo un successo strepitoso. La sua etichetta discografica era la Sony Music e in questo successo erano incluse collaborazioni con artisti come Lil Wayne , Usher e Mario Domm . L’album è stato accolto positivamente dalla critica e ha venduto oltre 62.000 copie nella prima settimana di lancio quindi riuscito a debuttare al primo posto nella Top Album latini. In questo disco appartengono canzoni come “ You” , che è stata mantenuta per nove settimane al primo posto della Billboard Hot Latin Songs e “ Promise” , il cui video musicale ha avuto oltre 50 milioni di visualizzazioni su Youtube . Con questo nuovo album, Formula Vol. 2 Romeo vuol
provare a ripetere la “formula” vincente: melodie orecchiabili, sound fresco e ritornelli facili che si ripetono più e più volte nelle nostre teste. Il primo singolo “Propuesta Indecente” uscito il 30 luglio, è servito per promuovere l’intero album ed è stato un vero successo. In questo singolo speciale, Romeo Santos ha fuso due generi: Bachata dominicana e tango argentino. Il risultato è una canzone esplosiva e sensuale che non passa inosservata . Lo stile di questo tema suggerisce che “Formula Vol 2”, sarà un miscuglio di vari generi musicali, come attestano le collaborazioni con altri cantanti: Carlos Santana, Marc Anthony, tego Calderon e tanti altri. Un album innovativo che cambierà il modo di ascoltare bachata. Per ora possiamo solo aspettare fino a che non sarà in vendita il prossimo 25 febbraio, 2014. E per chi non riesce ad aspettare, a fine gennaio si potrà acquistare un altro singolo del nuovo superatteso album.
WHAT’S THE K?
KARIPANDE!
Dal 24 al 27 Aprile prenderà il via What’s the K? Karipande! Il 1° Festival Italiano della Cultura Angolana & Festival Internazionale di Kizomba. Avrà luogo a Terni, una gradevole città immersa nel cuore verde d’Italia, l’Umbria, conosciuta come la città degli innamorati essendo San Valentino il suo patrono e che ritrova il suo simbolo nella splendida cascata delle Marmore. Sarà il primo festival dedicato alla cultura angolana con workshops che spazieranno dalla musica al ballo, usi e costumi, cibi e tradizioni dell’Angola e saranno presenti i maggiori esponenti del panorama kizombeiro internazionale. La Kizomba la farà da padrona ma si avrà la possibilità di conoscere anche tutti i balli che hanno contribuito alla sua nascita: dal Folklore Angolano all’allegria e l’improvvisazione del Semba, ci saranno
WHAT’S THE K? KARIPANDE!
fantastici momenti di Tarraxinha fino a scatenarsi con Kuduro e Afro House. Il festival si svolgerà presso il Best Weatern Garden Hotel, un centro congressi immerso nel verde e situato alle porte della città. Il progetto, dopo essere stato presentato alle massime autorità angolane, ha trovato la sua approvazione dal Ministro della Cultura a Luanda, dall’Ambasciatore in Italia, dalla Presidente della Commissione Angolana per l’Expo 2015 di Milano e ha ricevuto la concessione del patrocinio del Comune di Terni. Una piccola curiosità… Karipande, in Angola, è il luogo simbolo della gioventù e della pace e questo festival sarà un omaggio a tutti i giovani del mondo, angolani e non, che con grande energia stanno divulgando la cultura angolana: la cultura della pace, del ballo e dell’allegria. Cascata delle Marmore
Le più ballate di Febbraio 2014 Classifica KIZOMBA a cura di DJ BABACAR
1 - Tendresse Matinal Annick et Jean Claude 2 - Mil Motivos Euclide de Lomba 3 - Nady N,Sex Love 4 - Milito Kelly Silva 5 - Cuze sta passa Ariete Furtado 6 - Amor Inconditional Beto Dias 7 - Banderia Nacional Yury Da Cunha e Americo Gomes 8 - Nudadi Americo Gomes 9 - Des bes Konde 10-Silencio Tabanka Djaz
PUBBLIREDAZIONALE di Roberta Mazzacane
Scommettiamo sui
LOS HERMANOS
Giovani ballerini scommettono sulla loro passione I “Los Hermanos” si sono costituiti a Matera nel settembre 2009, quattro soci fondatori: Claudio D’Ercole, Nino Cosola, Raffaele Logallo, Enzo Di Liddo. Il nome prende ispirazione dal fatto che questi amici erano come dei fratelli che dedicavano ore al ballo e alla musica caraibica. Dopo circa tre anni di pratica e studio presso una delle scuole più importanti “La Mariposa del Caribe”, molti chiedevano a Claudio e ai suoi amici di iniziare a dare lezioni di ballo. Così nacque la decisione di fondare un’associazione sportiva dedicata al ballo a Matera. Col tempo i “Los Hermanos” si sono perfezionati ed oggi la scuola, diretta da Claudio D’Ercole e Roberta Fabiano, è nota per la qualità di studio e approfondimento teorico-pratico soprattutto nelle discipline caraibiche. Da allora ad oggi il percorso artistico dei ragazzi è stato ed è quello di continuare sulle orme dei loro primi maestri, quindi forte stima e rispetto per i primi insegnanti di ballo, Antonio Minari, Antani Colucci e Rosa Nardone, che non si dimenticano nemmeno dopo le varie occasioni di incontro con ballerini celebri e internazionali. Notevole anche l’amore per l’isola di Cuba, che dà la spinta ai ballerini di divulgare la cultura cubana, a giovani e meno giovani. Come racconta Claudio: “la cultura delle danze caraibiche è particolare perché il ballo in quelle terre è legato ad un concetto religioso e culturale, quindi per ballare bene e migliorare la propria interpretazione è necessario sapere dal punto di vista teorico che cosa si sta ballando e conoscere la cultura cubana. I passi impersonano un personaggio religioso, quindi serve capire chi si sta interpretando durante il ballo. Inoltre è importante conoscere la musica, noi da tre anni studiamo anche le percussioni. Perciò è importante conoscere gli strumenti e saperli suonare”. Ballerini completi, quindi, che gareggiano anche ai campionati nazionali di ballo, a partire dal 2009, piazzandosi sul podio sia a Rimini che a Roma (Nel
2013 a Rimini hanno vinto anche il campionato italiano di coppia e coreografico caraibico - folklore e ballo da sala) Il 2014 per loro sarà un anno di sfide e soddisfazioni. Una delle più grandi è stata quella di erigere una struttura di oltre 400 mq. dedicati interamente alla loro attività. Infatti, hanno avuto il coraggio di
investire, in tempi di crisi, contando solo sulle loro forze e sulla loro passione. I due titolari hanno quindi deciso di fare quest’investimento su una nuova struttura, dotata di ben quattro sale, dove si potrà dedicare tempo non solo al ballo, ma anche alla musica, con una sale attrezzate, una sala dedicata alla teoria e altre al ballo. Non solo ballo, quindi, ma anche cultura musicale e teoria con l’aspirazione di arrivare a creare un’accademia di ballo completa. Lo staff di ragazzi è già pronto e la nuova struttura sicuramente si presta allo scopo. In bocca al Lupo!
Premio Lo Nuesto alla musica latina EVENTI di Ramona Dell’Orefice Estamos listos para una de las noches mas encendidas del Año? Pronti per una delle notti più calde dell’anno? Il prossimo febbraio, l’appuntamento imperdibile che tutti gli appassionati del mondo latinoamericano stanno aspettando, ha solo un nome: Premio Lo Nuestro. Come ogni anno avviene, a partire dal 1989, il Premio Lo Nuestro è uno showcerimonia, nel quale saranno premiati per le loro performance artistiche, gli esponenti più significativi della musica latina, dell’attuale panorama musicale mondiale. Artisti come Prince Royce, Marc Anthony, Carlos Vives, Toby Love, Thalìa, Romeo Santos e molti altri ancora, sfileranno sul red carpet, tra le urla di fan scatenati ed i numerosi flash e giornalisti, delle testate più note del mondo. Saranno loro, i veri protagonisti indiscussi della serata, con le loro musiche, dai ritmi più disparati: travolgenti e dolci, sensuali ed affascinanti, struggenti e, talvolta, pacati. Quest’anno, le categorie scelte sono cinque e vanno dal pop all’urbano, dal tropical al regional, passando per la categoria generale che prevede la premiazione dell’artista dell’anno, della migliore collaborazione realizzata, nonché del miglior video girato. A rice-
vere le nomination nella categoria pop per l’album dell’anno, si annoverano Tommy Torres con “12 Historias”, “El Amor manda” di America Sierra, la cantante considerata di maggior successo attualmente in Messico, “Entre venas” di Rigù, “Habitame siempre” di Thalìa ed, infine, “Faith, hope y amor” di Frankie J. Sempre nella stessa categoria, per la canzone dell’anno, a contendersi il premio, ci sono Jenny Rivera con “Detras de mi ventana”, Jesse&Joy con “Llorar”, Alejandro Sanz con “Mi marciana” e “No me compares” ed, infine, la canzone a cui molti fan, già in rete, attribuiscono il premio: “Te perdiste mi amor”, che vede protagonista la collaborazione tra Thalia e Prince Royce, il bachatero del momento. Inoltre, avvincente sarà il duello musicale contemplato nella categoria “Tropical” dove l’album 3.0 di Marc Anthony, dovrà vedersela con “Amor total” di Toby Love, “Corazon profundo” dell’artista colombiano Carlos Vives, con “Leslie Grace” e “Me llamarè tuyo” di Victor Manuelle. Sempre in questa categoria, difficile sarà decretare l’artista dell’anno visto che, i personaggi in questione, hanno riempito stadi con i loro concerti, hanno animato le scene della movida latina ed hanno fatto ballare tutto il mondo, con le loro hit: Carlos Vives, Elvis Crespo, Prince Royce, Romeo Santos e Victor Manuelle. Nella notte delle stelle latine, sulle note di una salsa movimentata alla “Vivir mi vida” di Marc Anthony o di una bachata romantica seguendo le logiche di “Llevame contigo” oppure “Te me vas”, quien serà el elegido? Chi sarà scelto? E, mentre il pubblico impazzisce per i propri idoli, gli artisti si preparano ad ultimare le loro esibizioni, ed il mondo latino non si ferma e continua a ballare instancabilmente, nelle scuole di ballo, nelle discoteche più in voga e nei locali storici, a noi non ci resta che aspettare per goderci lo spettacolo di una notte da sogno, avvolti nella magia che solo la musica latina è in grado regalarci.
LE SCUOLE DI BALLO PARTNER HECHO EN CUBA: Traduzione “FATTO A CUBA”. Nella nostra struttura, completamente immersa nell’atmosfera cubana, troverai professionalità e divertimento, un mix esplosivo che ti permetterà di imparare svariate discipline senza mai annoiarti..!!! Il tutto accompagnato da uno staff di insegnanti esperti e qualificati che sarà sempre pronto ad accoglierti ed esaudire ogni tua esigenza, perchè per noi....” La tua soddisfazione è la nostra felicità’”. Da gennaio ogni venerdì corso accademico con maestri di fama internazionale. 340.68 00 650 MOLFETTA (BA)
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La scuola di ballo Los Hermanos con sede in via Paganini 1/c a matera (zona acquarium), nasce con la passione e la voglia di diffondere la fantastica cultura afro-cubana con divertimento e dedizione! anche quest’anno tra le novità presentiamo le nuove discipline “zumba” e “kizomba” e grazie alle numerose richieste riproponiamo il “corso accademico” di folklore cubano con i maggiori esponenti di fama internazionale : il corso si terrà tutte le domeniche dalle 15.00 alle 17.00!! ti aspettiamo!!! 0835.68 03 13 MATERA
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Philip & Titty iniziano la loro carriera da ballerini nel 2003 con l’idea di far conoscere lo swing al pubblico attraverso i loro show. In seguito l’unione con Nicola e Chiara Berrettoni rafforza il gruppo puntando ai palchi di tutto il Mondo. Il loro stile un mix di Salsa, hip hop, figure acrobatiche e swing, lascia sempre stupito il pubblico. La scuola si prefigge di insegnare queste e tante altre discipline.
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Associazione di danza nata 15 anni fa dalla passione e la dedizione per il ballo di Salvatore Scarabaggio. Racchiude al suo interno collaborazioni e progetti di lavoro con svariati professionisti del settore. Le discipline vanno dalla danza del ventre ai balli caraibici, dai balli da sala alla difesa personale. La struttura sita in Altamura (Ba) offre una qualità altissima al fine di soddisfare tutti gli utenti con importanza particolare ai bambini. Infatti proprio ai bambini è dedicata un’area attrezzata, dove, insieme a istruttori, si divertono imparando, mentre i loro genitori partecipano ad un corso di ballo. 338. 52 01 883 ALTAMURA (BA)
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La scuola TROPICALIA nasce nel 1993 grazie alla passione per la Musica Latina degli ancora attuali Maestri Diplomati ANMB Giuseppe Montefiore (Flaco dj), Annamaria Mortella e con il supporto di validi collaboratori. La si può definire la Genesi del Ballo Latino a Lecce e Provincia. Da quella che era una semplice passione e divertimento di pochi amici in seguito è diventata un punto di riferimento per tanti Salseri di vecchie e nuove generazioni. Presso la nostra scuola si svolgono corsi di Salsa, Bachata, Merengue, Son Cubano, Cha Cha Cha e corsi applicativi di Musica con strumenti tipici. I corsi si svolgono tutti i giorni dal Lunedì al Venerdì.
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Da noi si balla solo per divertimento e passione . “I nostri super maestri Wilmer e Maria ci insegnano a ballare ed ad essere umili”. Corsi di Salsa cubana, son, cha cha cha, rumba, afro, hip-hop, tango argentino, kizomba, Rumba. Esibizioni e spettacoli in ricorrenze in genere. Lezioni private.
mauriziopara@libero.it
328.2199657 ANDRIA (BT)
Via Castel del Monte, 15
Paraiso Caraibico
Accademia della danza, del successo e del divertimento! Vieni a provare la tua lezione gratuita! Per voi tante promozioni e tante novità.. vieni a scoprire la DIFFERENZA! Corsi di: Danze Caraibiche, Folklore Cubano, Kizomba, Danza Classica-Moderna-Jazz, Hip-Hop, Reggaeton, Break Dance, Danze Orientali, Danze Africane, Danze Argentine, Balli di gruppo, Fitness, Zumba, Corsi Over 60’, Baby Lab, Baby Dance, Doposcuola, Canto, Recitazione, Dizione, Animazione, Spettacoli! Stage mensili con Wilmer Najarro y Maria Carmen Moreno, Sergio Larrinaga, Barabara Jimenez (Camino Cubano)- Promo “Accademico Full-Dance” AL GUAPO SI STUDIA!
349. 32 65 769 BARI
349. 32 61 290
elguapodecuba@live.it
Via Pellegrini n° 14-22 (Prolung. Via Piave) BARI
el guapo de cuba
Perchè a Matera scuola di ballo si dice PIELMORENA. La scuola di ballo Piel Morena nasce nel settembre del 2001 da una idea dei maestri Antonio Farina e Tina Gravela, già insegnanti dal 1997. Siamo specializzati in danze caraibiche e precisamente salsa cubana, portoricana, merengue, bachata, son y rumba afro-cubana. Oggi la nostra scuola è sicuramente riconosciuta tra le più attive a livello nazionale per la promozione e per la diffusione della cultura caraibica.
328. 67 96 200 MATERA
via Pizzilli, 3
pielmorena.it
info@pielmorena.it
piel morena
Il progetto della scuola “CUBABAILA” nasce nel 2001 con l’idea di creare una scuola rappresentativa della cultura musicale cubana e del ballo cubano, ampiamente diffusi nel mondo latino-americano. Il nostro obiettivo fondamentale è la diffusione e l’insegnamento delle espressioni e dei sentimenti del folklore, tramite il dialogo, la poesia, la musica e la danza del nostro popolo. Pertanto saranno il mambo, la salsa, l’afro, la timba, il cha cha cha e la rumba cubana a fare da tramite tra due continenti separati dall’immenso oceano ma uniti dal canto, dal ballo e dalla musica. 0362 . 546168 CESANO MADERNO (MB)
Via A. Da Giussano, 17
info@cubabaila.net cubabaila.net
cubabaila
LE SCUOLE DI BALLO PARTNER “La scuola di ballo Santiago de Cuba nasce da un idea dei maestri Massimo e Simonetta Mazzotta nel 2005. Nel corso degli anni la passione per la danza è trasmessa a Maurizio e Carmelina Fuso, i quali oggi sono parte integrante dello staff direttivo. Specializzata nell’ insegnamento delle Danze Caraibiche, la Santiago de Cuba si avvale della collaborazione di Vincent, Arianna e Lidia per i corsi di Salsa Portoricana e Balli di Gruppo. Alla Santiago de Cuba, entri camminando....esci ballando!!” salsalecce.it 389.08 25 099 349.64 08 866 LECCE CORIGLIANO D’OTRANTO
Via Vecchia Frigole, 45 - Lecce
santiagodecubalecce@libero.it
Via M. Ausiliatrice, 45 - Corigliano D’Otranto
Santiago de Cuba Lecce
Scuola di danze caraibiche: Salsa NY style,pachanga,cha-cha, salsa cubana, bachata,merengue,rueda,,son-rumba. Specialisti nella NY style tecnica Indacochea. Pino&Marianna i maestri della isla del caribe sono allievi già da diversi anni del maestro Adolfo indacochea partecipando in diversi congressi con il loro gruppo i Charanga Dancers. 328. 46 93 376 FRANCAVILLA FONTANA (BR)
Via Santa Cesare, 37
laisladelcaribe.it la isla del caribe
laisladelcaribe@hotmail.it
Danzando... apriamo... Musica, ballo, divertimento sono il nostro pane quotidiano. Nuovissima struttura a due passi dalla stazione centrale. Il divertimento di qualità, una grande struttura e i migliori maestri di: Danze caraibiche, hip hop, tango argentino, break dance, danze standard, zumba, house dance, kizomba, danze orientali, Burlesque. Inoltre corsi di ballo per over 60, e tanto altro... 340. 33 74 802 BARI
cumbalaye.it
Via Capruzzi, 322 (BARI)
info@cumbalaye.it
347. 62 82 631
cumbalaye
Latin Passion Group nasce da un’idea di Michele Di Benedetto che, da oltre vent’anni, coltiva la passione per l’arte e lo spettacolo. L’amore per la danza, in particolare per i balli caraibici, lo hanno portato a concretizzare anni di sacrifici svolti con impegno e professionalità, trasformando questo grande sentimento in un vero e proprio lavoro. Ad oggi, l’associazione sportiva LATIN PASSION GROUP conta più di 400 iscritti, dislocati in diverse sedi tra Campania e Basilicata. La scuola è diretta dai maestri Michele Di Benedetto e Chiara Barone che sono fra i migliori esponenti della “salsa New York Style”in Italia. Le lezioni sono aperte a tutti, single o coppie, giovani o meno giovani, e naturalmente anche ai bambini. Latin Passion Group non è soltanto una scuola di ballo, ma è anche una compagnia di danza che oggi conta numerose partecipazioni a livello nazionale ed internazionale. CAMPANIA E BASILICATA
335. 43 51 45
latinpassiongroup.com
latin passion group
LEZIONI
¿Què haces?
DI SPAGNOLO
di Yadira Gonzalez
¿Què haces? Hablar de acciones habituales (parlare di azioni quotidiane) ¿ A què hora te levantas? (A che ora ti alzi?) Entre las siete y las siete y cuarto (Tra le sette e le sette e un quarto) ¿Què desayunas? (Cosa mangi nella prima colazione?) Normalmente un cafè (solitamente un caffè) ¿Què haces los fines de semana? (Che fai nel weekend?) Voy al cine y ceno con amigos (vado al cinema e ceno con amici)
Verbos reflexivos: Levantarse (alzarsi) y Vestirse (vestirsi). yo tù èl nosotros vosotros ellos
Me levanto Te levantas Se levanta Nos levantamos Os levantàis Se levantan
Me visto Te vistes Se viste Nos vestimos Os vestìs Se visten
SCUOLE DI BALLO SERATE DEE JAY
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