San Gennaro VincenzoBortoneA02/356
VincenzoBiscegliaA02/346
l’allestimento di nuovi spazi adibiti a una mostra interattiva con mezzi di design multimediale
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corso di laboratorio di graphic creations
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Dipartimento di Architettura e Disegno Industriale “Luigi Vanvitelli”
a.a.2013 /2014
prof. arch. Ornella Zerlenga
San Gennaro
San Gennaro
Ampliamento del museo di San Gennaro
Indice San Gennaro - la vita......................................................3 - i miracoli.................................................4 - le reliquie................................................6 - l’ampliamento del museo....................8
Saffo - donna e poetessa..............................15 - le opere................................................16 - “La danza”..........................................17 - la progettazione del video...............18
- fonti e strumenti...................................23 - stomper e custodia del CD................24
San Gennaro
San Gennaro
Ampliamento del museo di San Gennaro
ispirazioni idee_concept
San Gennaro
San San Gennaro Gennaro
La vita
San Gennaro è una delle figure più famose nel panorama relativo alla sacralità napoletana e la sua immagine è venerata anche oltre i confini della città partenopea estendondosi in tutto il mondo. Gennaro appartenne alla gens Ianuaria pertanto quello non era il suo vero nome, che secondo la tradizione era Procolo, ma il gentilizio corrispondente, cioè l’attuale cognome. Nato in una famiglia povera, fin da piccolo fu costretto a lavorare come stalliere ma, a un certo punto della sua gioventù, divenne il discepolo di un eremita che lo istruì e che lo invitò a seguirlo. A questo punto la storia ha delle lacune, non si hanno documenti storici che riportino notizie relative alla sua vita. Questo periodo a noi oscuro trova luce nel momento in cui Gennaro diventa vescovo di Benevento. Da qui in poi la sua devozione e il suo credo lo porteranno al martirio che avenne a Pozzuoli.
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San Gennaro
I miracoli
Il fatto che portò alla sua consacrazione sarebbe avvenuto all’inizio del quarto secolo. Il diacono di Miseno Sossio, amico di Gennaro, volendo recarsi ad assistere alla visita pastorale, fu invece arrestato lungo la strada per ordine del persecutore Dragonzio, governatore della Campania. Gennaro insieme a Festo e Desiderio si recò allora in visita dal prigioniero ma, avendo intercesso per la sua liberazione ed avendo fatto professione di fede cristiana, furono anch’essi arrestati e da Dragonzio condannati ad essere sbranati dai leoni nell’anfiteatro di Pozzuoli. Il giorno dopo, secondo la tradizione popolare, il supplizio fu evitato per l’avvenimento di un miracolo, infatti, le fiere si inginocchiarono al cospetto dei sette condannati, dopo una benedizione fatta da Gennaro. Vedendo questo allora Dragonzio comandò che a Gennaro e ai suoi compagni venisse tagliata la testa.
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San Gennaro Condotti nei pressi del Forum Vulcani (l’attuale Solfatara di Pozzuoli), essi furono decapitati nell’anno 305. La stessa sorte toccò anche a Procolo, diacono della chiesa di Pozzuoli, e ai due laici Eutiche e Acuzio che avevano osato criticare la sentenza di morte per i quattro. Gli Atti affermano che nel luogo del supplizio sorse una chiesa in ricordo del loro martirio, mentre il corpo di Gennaro sarebbe stato sepolto nell’Agro Marciano e solo nel V secolo traslato nelle Catacombe di San Gennaro. Negli Atti Vaticani si narrano molti altri episodi di natura miracolosa di Gennaro e dei suoi compagni che si sarebbero recati a Nola, dove avrebbero incontrato il perfido giudice Timoteo. Questi, avendo sorpreso Gennaro mentre faceva proselitismo, lo avrebbe imprigionato e torturato. Poiché le tremende torture inflittegli non sortivano effetto, lo avrebbe infine gettato in una fornace ardente; una volta riaperta la fornace, non solo Gennaro vi uscì illeso e senza che neppure le sue vesti fossero state minimamente intaccate dal fuoco, ma le fiamme investirono i pagani venuti ad assistere al supplizio. Durante il cammino verso il luogo dell’esecuzione situato presso la Solfatara, un mendicante chiese a Gennro un lembo della sua veste, da conservare come reliquia. Gennaro rispose che, una volta eseguita la sentenza, avrebbe potuto prendere il fazzoletto con cui sarebbe stato bendato. Subito dopo la decapitazione sarebbe stato conservato del sangue, come era abitudine a quel tempo, raccolto da una pia donna di nome Eusebia che lo racchiuse in due ampolle divenute un attributo iconografico del Santo. Nella pag. precedente “Il martirio di S. Gennaro e compagni”; a sinistra “S. Gennaro nell’anfiteatro di Pozzuoli”; in alto “S. Gennaro esce dalla fornace”.
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Le reliquie
Secondo la tradizione, il sangue di san Gennaro si sarebbe sciolto per la prima volta ai tempi di Costantino I, quando il vescovo Severo trasferì le spoglie del santo dall’Agro Marciano, dove era stato sepolto, a Napoli. Durante il tragitto avrebbe incontrato la nutrice Eusebia con le ampolline del sangue del santo: alla presenza della testa, il sangue nelle ampolle si sarebbe sciolto. Storicamente, la prima notizia documentata dell’ampolla contenente la presunta reliquia del sangue di San Gennaro risale soltanto al 1389; il 17 agosto di quell’anno vi fu una grandissima processione per assistere al miracolo: il liquido conservato nell’ampolla si era liquefatto “come se fosse sgorgato quel giorno stesso dal corpo del santo”. Oggi le due ampolle, fissate all’interno di una piccola teca rotonda provvista di un manico, sono conservate nella cassaforte dietro l’altare della Cappella del Tesoro di San Gennaro.
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San Gennaro Delle due ampolle, una è riempita per tre quarti, mentre l’altra più alta è semivuota poiché parte del suo contenuto fu sottratto da re Carlo III di Borbone che lo portò con sé in Spagna. Il miracolo avviene tre volte l’anno: il sabato precedente la prima domenica di maggio e negli otto giorni successivi; il 19 settembre e per tutta l’ottava delle celebrazioni in onore del patrono, ed il 16 dicembre, durante una solenne cerimonia religiosa guidata dall’arcivescovo. La liquefazione del sangue durante la cerimonia è ritenuta di buoni auspici per la città; al contrario, si ritiene che la mancata liquefazione sia presagio di eventi fortemente negativi e drammatici per la città. Oltre al sangue, nella tradizione napoletana esiste un’ altra emblematica reliquia, ovvero un busto reliquiario d’oro e d’argento, conservato presso la reale cappella del tesoro di San Gennaro a Napoli. Il busto fu commissionato ai maestri orafi provenzali, dal re Carlo II d’Angiò per le cerimonie dell’anniversario dei mille anni dalla decapitazione del martire, avvenuta nel 305 d.C. Nell’anno 1712 la Deputazione della Real Cappella del Tesoro di San Gennaro decise di ornare il busto reliquario con una mitra di oro e argento, affidando la realizzazione all’orafo napoletano Matteo Treglia che dopo un solo anno di lavoro, nel 1713, consegnò un capolavoro con circa 3.694 pezzi tra diamanti, smeraldi e rubini. La mitra è considerata una delle dieci meraviglie del Tesoro di San Gennaro e uno degli oggetti più preziosi al mondo.
Nella pag. precedente il cardinale Crescenzio Sepe durante il rito dello scioglimento del sangue; in alto la mitra e a destra il busto d’oro.
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L’ampliamento del museo
L’idea del nostro progetto è nata dopo aver visionato alcuni lavori dello “Studio Azzurro”, un gruppo di artisti dei nuovi media. Quella che più ci ha colpito è stata l’installazione “Ombre di passaggio”, che si trova a San Paolo in Brasile, ed è un omaggio alla storia di Pinocchio. È costituito da un’ambiente sensibile formato da un corridoio buio che il visitatore deve percorrere. La particolarità dell’ambiente è concentrata sull’ombra del visitatore che, attraverso un gioco di luci e ombre, vede davanti a se non più la propria ombra ma quella di Pinocchio; l’ombra si sposta insieme al visitatore e rimane “incollata” ai suoi piedi per tutto il percorso. Durante il tragitto, vengono proiettati a terra altri elementi che fanno rivivere i momenti fondamentali della favola, come ad esempio dei libri, la bacchetta magica, la balena, ecc.
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San Gennaro La nostra idea è quella di proporre un meccanismo simile per far rivivere al visitatore del museo la vita di San Gennaro in maniera del tutto singolare, ovvero in prima persona. Il percorso, articolato lungo un corridoio, porterà il fedele a vedere l’ombra del santo sostituita alla propria e in questo modo rivivrà tutti gli eventi fondamentali della vita del santo, come ad esempio il momento in cui diventò vescovo, il miracolo delle belve, quello delle ampolle, ecc. Il percorso espositivo si sviluppa lungo il perimetro della stanza, lungo tre pareti nello specifico, in modo che il visitatore possa entrare e uscire dalla stessa porta, essendo la stanza presa in esame dotata di un solo accesso.
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San Gennaro Alla fine del percorso si entra nella parte centrale della stanza dove improvvisamente ci si trova sul golfo di Napoli, mentre San Gennaro ferma l’eruzione del Vesuvio, così come narra la leggenda. L’ambiente sarà molto suggestivo per la presenza di effetti speciali come suoni e ghiaccio secco per riprodurre il fumo, oltre che ovviamente una proiezione a 1800 che mostra il golfo e l’eruzione del vulcano. Prima di uscire definitivamente dalla stanza il visitatore potrà assistere ad un’ultima proiezione (sulla parete di fronte all’uscita), che mostra scene della tipica manifestazione in cui viene portato il busto di San Gennaro e le ampolle in processione.
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San Gennaro
amplificatori audio sagomatori di luce con dimmer illuminatori a infrarossi telecamera a infrarossi videoproiettori
Le tecnologie utilizzate Le tecnologie usate per il nostro progetto sono scaturite dallo studio del progetto “Ombre di passaggio” di “Studio Azzurro” adattate al nostro. Esse sono: otto altoparlanti, sette videoproiettori, dodici illuminatori a infrarossi, sei telecamere a infrarossi con grandangolare, tre sagomatori di luce con dimmer, un computer per la messa in onda e, infine, tutto il necessario per il cablaggio audio, video e dati. L’ambiente illuminato dall’illuminatore a infrarossi resta totalmente buio per l’occhio umano, ma illuminato a giorno per la telecamera. La funzione combinata tra telecamere a infrarossi, insieme agli illuminatori a infrarossi, permette al computer di rilevare la posizione della persona all’interno della stanza e a captarne i suoi spostamenti; in questo modo il computer sa sempre dove si trova la persona e la “aggancia”. Questi dati, comunicati al sagomatore di luce, fanno si che quest’ultimo possa proiettare il raggio di luce, insieme alla sagoma di San Gennaro, sempre davanti al visitatore, dando come effetto non più la propria ombra ma quella del santo. Il sagomatore possiede anche un dimmer che serve a regolare l’intensità della luce e creare vari effetti. Il videoproiettore, seguendo i movimenti del sagomatore, aggiunge altri effetti ed elementi alla scena che avviene a terra davanti ai piedi del visitatore. Ulteriori videoproiettori sono poi necessari per le altre fasi del percorso, ovvero quella nella stanza centrale e quella finale prima di uscire definitivamente da questo ambiente sensibile. Per quanto riguarda la stanza centrale abbiamo tre videoproiettori sincronizzati tra loro che creano un ambiente a 1800 e trasmettono l’eruzione del vulcano. Per questo motivo, sono presenti tre altoparlati sincronizzati ai video e delle macchine per il ghiaccio secco per creare del fumo finto per rendere più realistica l’eruzione vulcanica e dare all’ambiente ancora più suggestione. Prima dell’uscita è posizionato l’ultimo videoproiettore per la visione della processione. Altri amplificatori sono posti lungo il percorso espositivo per incrementare l’esperienza sensoriale.
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Saffo in kinetic typography
ispirazioni idee_concept
Saffo
Donna e Poetessa
Saffo è stata una poetessa greca vissuta tra il VII e il VI secolo a.C. Nacque a Mitilene, nell’isola di Lesbo, da una famiglia aristocratica. Lì trascorse la maggior parte della propria vita, attorno al 640 a.C. Per motivi politici, da bambina seguì la famiglia in esilio in Sicilia, probabilmente a Siracusa, per una decina d’anni, a causa delle lotte politiche tra i vari tiranni che vi erano allora a Lesbo. In seguito ritornò a Ereso dove curò l’educazione di gruppi di giovani fanciulle, incentrata sui valori che la società aristocratica richiedeva a una donna: l’amore, la delicatezza, la grazia, la capacità di sedurre, il canto e l’eleganza raffinata dell’atteggiamento. Nel quadro dell’eros omosessuale dell’epoca (diverso da quello delle epoche successive e dettato da un preciso contesto culturale) scrisse liriche che alludono a rapporti di tipo omosessuale con le sue giovani studentesse.
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Saffo
Le opere
Gli studiosi della biblioteca di Alessandria suddivisero l’opera della poetessa in otto o forse nove libri, organizzati secondo criteri metrici: il primo libro, ad esempio, comprendeva i carmi composti in strofe saffiche, ed era composto da circa 1320 versi. Di questa produzione ci rimangono oggi pochi frammenti: l’unico componimento conservatoci integro dalla tradizione è il cosiddetto Inno ad Afrodite, con cui si apriva il primo libro dell’edizione alessandrina della poetessa. In questo testo, composto secondo i criteri dell’inno cletico, Saffo si rivolge alla dea Afrodite chiedendole di esserle alleata riguardo a un amore non corrisposto. Tra gli altri componimenti che ci sono noti in maniera frammentaria si può ricordare almeno “Phainetai moi kenos isos theoisin”, cui si fa spesso riferimento come “ode della gelosia”. Il contenuto di questo carme, in realtà, ci sfugge in larga parte, dato che non ne conosciamo la conclusione; nella parte conservata, Saffo descrive le reazioni dell’io lirico al colloquio tra una delle ragazze del tiaso e un uomo, presumibilmente il promesso sposo di costei. La vista della ragazza suscita in chi dice “io” una serie di sintomi (sudore, tremito, pallore) che sembrano adombrare un vero e proprio attacco di panico. Si possono sostanzialmente distinguere due tipi di liriche, quella corale, caratterizzata da un rapporto professionale tra il poeta e un committente e quella intimista in cui il poeta esprime uno stato d’animo. In alto un busto di Saffo conservato nei Musei capitolini a Roma; a destra Saffo mentre legge una sua poesia. Nella pagina seguente bassorilievo “La danza delle muse”.
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Saffo
“La danza”
Danzavano così, con i morbidi piedi, le ragazze di Creta, una volta... Erano attorno all’ara, amabile, battevano tenero fiore d’erba In questo pur breve frammento di Saffo, facilmente ci si cala nell’ambiente in cui si svolge la danza. Probabilmente si sta celebrando una festa in onore di una divinità, molto probabilmente Afrodite, o un’altra divinità femminile. Pur nell’estrema brevità della composizione, la sapiente disposizione delle parole, sa creare nel lettore un’atmosfera di serenità e sembra quasi di vedere il coro di fanciulle di Creta che, leggiadre, si dispongono a ritmo cadenzato di danza attorno all’ara sacra, e in maniera delicata calpestano l’erba e i fiori freschi che sono intorno all’ara.
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Saffo
La progettazione del video
I software utilizzati per la progettazione di questo video in tipografia cinetica sono i seguenti: Adobe After Effects CC per la composizione intera del video, Adobe Flash CC per l’animazione delle ballerine, e Autodesk 3D Studio Max per la modellazione della parola in 3D. Il video si apre sulle note di una tipica musica folcloristica greca. Comincia su un finto sipario bordeau con due elementi grafici sui lati che scorrono, dall’alto verso il basso quello di destra e dal basso verso l’alto quello di sinistra.
Dal centro si apre un cerchio di luce che sarà lo sfondo di tutto il video. Un gruppo di ballerine, su più livelli, danzano a due a due da destra a sinistra. Dopo circa 15 secondi, il sipario si chiude, si riapre e iniziano a scorrere le parole.
La prima parola che compare è “Danzavano”; le quattro sillabe che la compongono si vanno a posizionare nel centro della composizione.
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Saffo
Essendo tridimensionale, la parola “Danzavano” ruota attorno alla “D” andando a formare la “i” della parola successiva: “così”.
“cos” è posizionata perpendicolarmente a “Danzavano” e ruota anch’essa ottendendo “cosi”; l’accento cade dall’alto sopra la “i”.
“sì” rimpicciolisce e scompare; intanto “co” ruota per andare a formare “con” del verso successivo.
Contemporaneamente si posizionano le altre parole da varie direzioni, formando la sagoma di un piede. La parola “morbidi” si stringe leggermente e poi si ricompone per dare il senso di morbidezza.
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Saffo
Tutto il verso, “con i morbidi piedi”, esce di scena simulando un passo.
Il verso “le ragazze di Creta”, si compone a due parole alla volta; entra prima “le ragazze”, ruotando e posizionandosi verticalmente, poi entra da sinistra “di Creta”. Il tutto ruota via uscendo a sinistra.
La scena ora è di nuovo libera e al centro compare “una volta”; si avvicina sempre di più fino a superare la videocamera e sparire.
Le parole del verso successivo, “erano” e “attorno” entrano compiendo una rotazione attorno al centro e posizionandosi lungo una circonferenza immaginaria.
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Saffo
Entrano dal basso e dall’alto le altre due parole del verso “all’ara” posizionandosi al centro del cerchio immaginario.
Tutta la composizione rotola via spinta della parola seguante “amabile”, che si posiziona al centro, e poi laterale verticalmente.
“amabile” e spinto fuori da battevano che si posiziona al centro.
Quest’ultimo sparisce via con un effetto di velocità.
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Saffo
L’ultimo verso è “tenero fiore d’erba”; le prime due parole entrano dal basso seguande un percorso curvo.
Si vanno a posizionare in seguito la “d” e l’apostrofo; il primo si sposta ruotando, mentre il secondo compare ruotando attorno alla “d”.
L’ultima parola a comparire è “erba”, e simula la crescita partendo dal basso fino ad allungarsi e poi ad ondeggare come se fossero dei veri fili d’erba.
Il sipario si chiude e si riapre per l’ultima volta, mostrando i titoli di coda. In aggiunta, compaiono due ballerine sui lati con i nostri volti.
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Fonti testi San Gennaro: it.wikipedia.org/wiki/San_Gennaro museosangennaro.it studioazzurro.com Saffo: it.wikipedia.org/wiki/Saffo immagini San Gennaro: handelforever.com/castrati/domenicogizzi/6sangennaro.htm church.ge/index.php?showtopic=9306&st=20 cir.campania.beniculturali.it/sangennaro/OA13?page=6 artemisia-gentileschi.com/martyr.html flickr.com/photos/42107329@N00/3943705691 mostrasangennaroroma.it/media/tesoro-san-gennaro flickr.com/photos/juliajanssen/485569048 Saffo: it.wahooart.com/8BWTDL-John-William-Godward-Nei-giorni-di-Saffo museicapitolini.org namuseum.gr mnemosine.eu
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