Ix-Xagħra Heritage Trail - Italian Version

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IX-XAGĦRA

HERITAGE TRAIL


GROTTA DI CALIPSO La Grotta di Calipso è situata lungo le scogliere a nord di ix-Xagħra. La tradizione popolare ha associato questa grotta con quella in cui Calipso, la bellissima ninfa, secondo l’Odissea di Omero, tenne Ulisse “prigioniero d’amore” per sette anni. L’Odissea, uno dei maggiori poemi epici greci attribuiti a Omero, fu composta verso la fine dell’8° secolo a.C. e narra le avventure dell’eroe greco Odisseo (o Ulisse, com’era noto nel mito romano) durante il suo viaggio di ritorno a casa, dopo la caduta di Troia. La credenza popolare ritiene che questa fosse la grotta dove Calipso teneva Ulisse prigioniero del suo incantesimo. Alla grotta si accede attraverso una scalinata. Si è formata naturalmente da fessure della superficie calcarea e non è molto grande; tuttavia, una grande apertura all’interno della grotta offre una vista mozzafiato sulla baia dorata sottostante di Ramla l-Ħamra. La dimensione della grotta stessa è uno dei motivi per sfatare il legame con Calipso, ma la sua posizione e le vedute che offre giustificano chiaramente questa qualità mitica. La vista dalla grotta è il miglior punto di osservazione di una barriera sottomarina che attraversa la baia per l’intera larghezza. Questa barriera è in realtà una muraglia sommersa costruita dai Cavalieri di San Giovanni nel 18° secolo. Il suo scopo era quello di impedire ai pirati predoni di sbarcare nella baia. Gli attacchi di pirati e corsari erano una grande preoccupazione per i Cavalieri e la baia di Ramla era difesa da ulteriori fortificazioni, i cui resti si possono vedere ai margini della baia sotto la Grotta di Calipso.



GROTTA DI NINU La zona di ix-Xagħra ha numerose grotte e caverne sotterranee. Pertanto, non è sorprendente che alcune di esse siano state utilizzate durante la preistoria, mentre altre ancora oggi incuriosiscono i visitatori grazie alle loro caratteristiche geologiche. Una di queste grotte è conosciuta come la Grotta di Ninu, scoperta sotto una casa vicino alla chiesa parrocchiale nel 1888. La grotta, a cui si accede attraverso una rampa di scale, è larga circa 20 metri e profonda 9. Contiene moltissime stalattiti naturali, che pendono come ghiaccioli dal soffitto, e stalagmiti, formazioni sporgenti dal pavimento della grotta. Stalattiti e stalagmiti sono formazioni naturali che si trovano nelle grotte calcaree e si formano attraverso il gocciolamento dell’acqua che deposita carbonato di calcio su un punto specifico. Nel tempo l’accumulo di carbonato di calcio forma le stalattiti e le stalagmiti. Sono presenti inoltre alcune elittiti, che non si formano necessariamente in linea verticale, ma si espandono anche in formazioni ricurve o angolari. Lo stillicidio che ha creato queste formazioni è in corso ancora oggi, per cui la grotta in un certo senso è in continua trasformazione. La grotta è gestita privatamente e i biglietti d’ingresso possono essere acquistati in loco.


GROTTA DI XERRI A circa 100 metri dalla Grotta di Ninu se ne trova una più grande e diversificata, nota come Grotta di Xerri. Fu scoperta nel 1923/24 da Anthony Xerri mentre stava scavando un pozzo. Dopo tale scoperta, il signor Xerri abbandonò l’idea originale di creare un pozzo e decise di esplorarla. Dopo aver eliminato i detriti dalla grotta, proseguì rendendola accessibile con la creazione di un percorso per consentire al pubblico di visitarla. La grotta fu anche utilizzata come rifugio antiaereo dalla famiglia Xerri durante la seconda guerra mondiale. La grotta si trova a circa 10 metri di profondità. Vi si accede tramite una scala a chiocciola, costruita nello spazio originariamente scavato per il pozzo. La grotta stessa contiene numerose stalattiti e stalagmiti di alabastro, alcune delle quali di forma interessante e particolare e di altezza variabile da 25 cm a 1 metro. È importante ricordare che pochi centimetri di crescita possono richiedere migliaia di anni e quindi ciò serve ad indicare l’effettiva età di queste stalattiti e stalagmiti. Ci sono anche altre formazioni interessanti che si sono sviluppate come risultato della calcificazione delle radici degli alberi. Quando l’acqua gocciola sulle radici degli alberi, il carbonato di calcio o la calcite si deposita sulle superfici radicolari fino a coprirle completamente. La grotta è gestita privatamente e i biglietti d’ingresso possono essere acquistati in loco.


Grotta preistorica

“TA’ GĦEJZU” Questa grotta, nota come “ta’ Għejzu”, fu scoperta e sgombrata nel mese di agosto del 1933. Vi si accede attraverso un’apertura circolare nel soffitto ad un’estremità e un condotto stretto dall’altra. La grotta è lunga 13 metri e larga 6, mentre l’altezza varia da 90 centimetri a 1,5 metri. L’altopiano roccioso sopra la grotta conserva traccia di una struttura megalitica, mentre lo scavo della grotta stessa ha prodotto una grande quantità di vasellame risalente alla fase di Ġgantija (3600-3200 a.C.). Alcuni dei frammenti presentavano abbondanti tracce

di ocra rossa, un pigmento naturale costituito principalmente da argilla contenente ossidi minerali. L’ocra rossa si utilizzava nelle isole maltesi in epoca preistorica per la produzione di pitture murali, come quelle trovate nell’ipogeo di Ħal Saflieni a Paola, Malta, per decorare vasellame e statuette ed era inoltre usata nei rituali funerari per la sepoltura dei morti. Il pigmento dell’ocra rossa, sebbene sia naturalmente presente sulle isole maltesi, potrebbe anche essere stato importato dalle terre vicine, come la Sicilia.


IL-ĦAĠRA TA’ SANSUNA Roccia di Sansuna A ix-Xagħra i tesori si trovano nei luoghi più inaspettati. Qui, tra le case e gli edifici si erge un misterioso megalite enorme, noto come IlĦaġra ta’ Sansuna, la Roccia di Sansuna. È una lastra di forma irregolare di calcare corallino duro, il tipo di pietra tipico della regione di ix-Xagħra. Questa roccia è lunga 4 metri, con un’estremità sostenuta da pietre più piccole. Originariamente forse faceva parte di un dolmen risalente al periodo dell’età del

bronzo (circa 2400-900 a.C.), ma questo dato non è mai stato supportato da indagini archeologiche. La sua presenza ha innescato l’immaginazione locale e il folklore l’ha attribuita a una gigantessa che abitava la zona in un lontano passato. P. Emmanuel Magri, un gesuita locale, scrittore e storico, ha registrato il racconto popolare legato alla roccia di Sansuna nel suo “Ħrejjef Missirijietna” (I racconti dei nostri antenati), in cui si dice che una gigantessa abbia portato qui questa pietra.


CERCHIO DI PIETRE DI IX-XAGĦRA

Il cerchio di pietre di ix-Xagħra, noto anche come il Circolo Brockdorff, è un complesso sepolcrale preistorico sotterraneo, situato a circa 400 metri ad ovest dei templi di Ġgantija. Si compone di una serie di camere sotterranee naturali e artificiali, ma diversi crolli avvenuti nel tempo in questo sito lo fanno apparire come un grande vuoto nel paesaggio. Era utilizzato per la sepoltura in tutto il Periodo dei Templi di Malta (dal 4100 al 2500 a.C.) e in origine un cerchio di megaliti percorreva il perimetro del sito. Il Cerchio di ix-Xagħra fu impiegato dapprima nella fase di Żebbuġ, quando le sepolture si limitavano a una tomba scavata nella roccia e ad alcune camere. Nella fase di Ġgantija, per la sepoltura si utilizzava una parte maggiore della grotta, mentre nella fase di Tarxien il sito

fu reso più monumentale con la costruzione del cerchio di pietre circostante e con l’uso di megaliti, grosse pietre, all’interno del sistema delle grotte. Molto probabilmente era utilizzato dalla stessa comunità preistorica che costruì i templi di Ġgantija nelle vicinanze, ma a differenza dei templi megalitici contemporanei, in cui non sono state trovate sepolture, il Cerchio di ix-Xagħra era utilizzato per scopi funerari. Il sito fu registrato per la prima volta nel 1770 dal pittore francese Jean Houel. Verso il 1820 fu sgrombrato dal colonnello John Otto Bayer. Charles Frederick de Brocktorff realizzò una serie di acquerelli di questo scavo, tra cui uno che mostra un uomo mentre si arrampica fuori dalla grotta con in mano un teschio umano. Dopo questo scavo, il sito fu riseppellito e riutilizzato per l’agricoltura. Di conseguenza, fu perso e dimenticato


fino agli anni ‘60 del secolo scorso, quando fu nuovamente individuato da uno storico locale, Joe Attard Tabone. Fu nuovamente scavato tra il 1987 e il 1994. Le tecniche scientifiche utilizzate in questo scavo hanno fornito un’idea dello stile di vita delle prime comunità del Mediterraneo e della cultura dei primi abitanti delle isole maltesi.

LA CHIESA DI

GESÙ DI NAZARETH

(IN-NAZZARENU)

Una chiesa dedicata a Gesù di Nazareth si trova nella zona di Ta’ Gajdoru, nota anche come Tan-Nazzarenu. Fu eretta nel 1904, secondo il progetto dell’arciprete del tempo, Dun Guzepp Diacono. La pala dell’altare maggiore e l’altare dedicato a San Giuseppe sono di Lazzaro Pisani, mentre l’altro altare laterale, dedicato a Sant’Anna, vanta un dipinto di Ganni Vella. Nel 1930, una comunità di suore francescane, fondata da Dun Guzepp Diacono e Margherita Debrincat, si trasferì in una casa adiacente alla chiesa. Le suore iniziarono a prendersi cura della chiesa, dando lezioni di catechismo e aprendo anche una scuola materna. L’anno seguente la cappella fu consacrata da S.E. il Vescovo Mons. Michael Gonzi. Nel 2001, su iniziativa dell’allora rettore Rev. Ignatius Borg, la chiesa fu adeguata secondo le disposizioni del Concilio Vaticano II. La festa si celebra ogni anno nel mese di ottobre e prevede una processione con il Santissimo Sacramento.

Il sito è aperto su richiesta. Le prenotazioni devono essere effettuate tramite Heritage Malta con almeno 3 giorni lavorativi in anticipo, chiamando il numero 00356 2156 4188.


LA CHIESA DI

SANT’ ANTONIO

ABATE

La cappella dedicata a Sant’Antonio Abate si trova nella zona nota come “tal-Qacca”. Le prime notizie risalgono al lontano 1520. Nel 1575, la cappella aveva un piccolo cimitero che probabilmente serviva alla comunità che abitava nelle vicinanze. Tra il 1688 e il 1692 fu sede della parrocchia di nuova fondazione, con Dun Bernard Formosa come primo parroco. Nel 1814, in seguito allo scoppio della peste nella zona, tutti gli arredi della cappella, tra cui l’antica pala d’altare, dovettero essere bruciati. Una nuova pala, ancora visibile nella chiesa di oggi, fu realizzata da Salvatore Bondi nel 1818. Mostra il Santo in preghiera in una grotta. Sullo sfondo l’artista incluse la vista di Ghajn Lukin, alla periferia di ix-Xagħra, dove gli appestati erano stati confinati in appositi campi qualche anno prima. Nel febbraio del 1942, al culmine della seconda guerra mondiale, una bomba esplose in prossimità della cappella e l’esplosione danneggiò il soffitto e le altre parti della cappella, che dovette quindi essere ricostruita e fu riaperta nel mese di settembre 1947. Fu successivamente ampliata e il sagrato fu incorporato nell’edificio della cappella.

Nel 1984, la famiglia Bajada donò una statua di Sant’Antonio alla chiesa e nel 1988 fu consacrata dal vescovo Nicholas Cauchi nella celebrazione del 300° anniversario della fondazione della parrocchia di ix-Xagħra. Qualche anno più tardi fu aggiunta una nuova sagrestia e la facciata fu modificata. La statua in pietra di Sant’Antonio al centro della piazza, accanto alla chiesa, fu inaugurata nel 2001 e l’interno della chiesa fu restaurato nel 2006. La festa di Sant’Antonio si celebra ancora qui ogni gennaio e tradizionalmente le celebrazioni includono la benedizione cerimoniale di tutti gli animali, compresi quelli domestici.


L’OSPEDALE DELLA PESTE Il 7 aprile 1813 un ospite sgradito approdò sulle coste maltesi: la peste, che si pensa abbia raggiunto Malta da Costantinopoli. Nel febbraio 1814 colpì ix-Xagħra. Si ritiene che sia stata portata da Malta in un għonnella, o un copricapo di contrabbando da una casa di appestati di Qormi. ix-Xagħra fu immediatamente isolata e fu allestito un ospedale temporaneo in una grande fattoria, nota come tal-Qassam, nella parte meridionale del villaggio. Un campo nelle vicinanze fu scelto per la sepoltura dei morti, in modo da limitare il rischio di diffusione dell’infezione durante il trasporto dei defunti. Una grande sala fu convertita in corsia principale dell’ospedale, mentre altre quattro

camere furono allestite con il minimo necessario per il personale dell’ospedale. La conversione si svolse sotto la sorveglianza di un medico britannico, George Mc Adam, che nonostante i rischi di infezione si era offerto volontario per questo compito. A marzo l’ospedale era pronto e iniziò ad essere utilizzato immediatamente. Prima del 26 luglio dello stesso anno la peste fu debellata. In tutto morirono 104 persone, tra cui lo stesso dottor Mc Adam. Le grandi precauzioni adottate salvarono ix-Xagħra e l’intera isola di Gozo da ulteriori devastazioni. La proclamazione ufficiale della fine della peste avvenne l’8 settembre, giorno in cui ixXagħra celebra la “festa” del villaggio.


Il tempio di Santa Verna si trova a nord-ovest di ix-Xagħra, vicino alla chiesa di San Anton. In origine potrebbe essere stato un edificio monumentale, rivaleggiando altri templi megalitici come Ġgantija. Tuttavia, ha subito notevolmente le ingiurie del tempo e di conseguenza oggi restano solo le tracce del palazzo che un tempo sorgeva qui. In realtà, il tempio di Santa Verna è un duro monito di

ciò che può accadere a un sito monumentale unico quando non è protetto e valorizzato. Lungo il lato orientale del sito si notano i resti di un muro di blocchi di pietra verticali, sostenuti da blocchi orizzontali che formano una panca bassa. Questo tipo di struttura si trova spesso lungo le facciate di altri templi megalitici. Ci sono tracce di altre pareti e


IL TEMPIO DI SANTA VERNA strutture indicanti come questo fosse in origine un ampio edificio. Il sito fu scavato per la prima volta nel 1911 da Thomas Ashby e Robert Noel Bradley e poi ulteriormente nel 1961 dal dottor David Trump. Il vasellame scoperto indicava che il sito era stato utilizzato in età preistorica, sin dalla fase di Għar Dalam (5200-4500 a.C.), la

primissima indicante presenza umana sulle isole maltesi. Furono scoperti inoltre i resti di un villaggio neolitico precedente al tempio, che invece risultò risalire probabilmente alla fase di Tarxien (3200-2500 a.C.). La posizione di questo sito, in prossimità del Cerchio di pietre di ix-Xagħra e dei templi di Ġgantija, indica chiaramente che questa zona era brulicante di attività circa 5000 anni fa.


IL MUSEO DEL GIOCATTOLO Il Museo del Giocattolo Pomskizillious si trova in Gnien Xibla Street. Il museo fu istituito da Edwin e Susan Lowe, una coppia inglese del Devon e mostra una collezione privata di deliziosi giocattoli curiosi del 19° e del 20° secolo.

Pomskizillious è una parola coniata da Edward Lear, l’artista, illustratore e scrittore di fama mondiale, per descrivere il paesaggio costiero di Gozo durante la sua visita a metà del 19° secolo. Il museo, inaugurato nel 1992, è situato in una tradizionale casa colonica ristrutturata e dispone di giocattoli provenienti da tutto il mondo, ma in particolare da Inghilterra, Francia, Germania e Italia, i principali produttori idi giocattoli del periodo. Il vasto repertorio di giocattoli include un’autentica bambola maltese del 18° secolo, nonché un’Arca di Noè, che apparteneva a una coppia di gemelli, entrambi uccisi in servizio militare durante la seconda guerra mondiale. I giocattoli rappresentano la vita di epoche passate e


MULINO A VENTO TA’ KOLA Le origini del Mulino a vento Ta’ Kola risalgono al 1725, quando la Fondazione Manoel decise costruirne uno a ix-Xagħra. Questo mulino a vento, tuttavia, sembra incorporasse pietre e malta di cattiva qualità e dovette essere smantellato e ricostruito verso il 1780 in un sito diverso. Il primo mugnaio a lavorare nel mulino a vento ristrutturato fu Marcello Scicluna. Era costretto a pagare un canone annuo di 400 scudi, più un totale di sette rose al Presidente e ai due commissari della Fondazione Manoel il 1° maggio e due galli sani al Tesoriere della Fondazione il giorno di Natale.

nota famiglia di mugnai di Mosta (Malta). I Grech continuarono a utilizzarlo fino agli anni ‘80 del secolo scorso. Guzeppi (foto), l’ultimo dei mugnai Grech usò, conservò e risiedette in questo mulino a vento fino alla sua morte nel 1987. Era un artigiano geniale e molti degli strumenti esposti furono creati da lui. Analogamente, è grazie a Guzeppi che si può ancora comprendere in che modo i mugnai vivessero e gestissero questi luoghi di interesse. Inoltre, il nome del mulino a vento di Ta’ Kola è anche sinonimo del suo nome, poiché era popolarmente conosciuto come Zeppu Ta’ Kola (Giuseppe, figlio di Nikola).

Successivamente, verso il 1850 il mulino a vento Ta’ Kola passò nelle mani dei Grech, una

Il mulino a vento di Ta’ Kola fu aperto al pubblico nel 1992.


TEMPLI DI ĠGANTIJA I Templi di Ġgantija furono i primi monumenti preistorici maltesi ad essere scoperti. Poco dopo il suo trasferimento a Gozo come comandante delle truppe britanniche e amministratore dell’isola nel 1820, il tenente John Otto Bayer ripulì il sito a sue spese con l’impiego dei detenuti del carcere di Gozo. Il nome Ġgantija deriva dalla parola ġgant, gigante in maltese. La presenza di queste misteriose pietre di grandi dimensioni in mezzo al paesaggio di ix-Xagħra probabilmente diede vita a una serie di racconti popolari maltesi legati ai giganti. Nel 18° secolo, Giovanni Francesco Abela, vice-cancelliere dell’Ordine di San Giovanni, registrò la credenza popolare secondo la quale questi edifici sarebbero stati costruiti

da giganti. I Templi di Ġgantija sono tra i più antichi edifici di tale complessità nel mondo. Sono tra i più importanti siti archeologici delle isole maltesi e, insieme ad altri cinque siti preistorici, sono iscritti al Patrimonio Mondiale dell’Umanità UNESCO come luoghi di importanza universale. I templi megalitici maltesi rappresentano una tradizione architettonica e culturale unica, che fiorì sulle isole maltesi tra il 3600 e il 2500 a.C. e sono di grande importanza sia per la preistoria maltese, sia per quella mediterranea. I Templi di Ġgantija furono costruiti in pietra calcarea corallina, un forte calcare resistente estratto a livello locale, probabilmente tagliato in superficie nell’altopiano di ix-


Xagħra. Quando ci si avvicina al monumento, si resta impressionati dalla dimensione imponente e dall’architettura della parete esterna degli edifici. Il muro perimetrale esterno fu costruito con megaliti (grandi blocchi di pietra) rivolti alternativamente di lato e di bordo e fissati alternativamente nello spessore delle pareti del tempio. Guardando la facciata dei templi, l’elemento che più colpisce è l’altezza dello spigolo sinistro della facciata, che si trova a poco più di 7 metri. Purtroppo, il rischio di crollo di questa parte della facciata rese necessario applicare un supporto inserito contro di essa negli anni ‘90 del secolo scorso.

I templi di Ġgantija sono costituiti da due edifici con una facciata comune. L’interno è suddiviso in camere semi-circolari che fiancheggiano un passaggio centrale. Non è chiaro che cosa accadesse all’interno dei templi, ma sebbene siano noti come “templi”, il loro uso potrebbe essere andato al di là di attività puramente religiose. Considerando che erano le uniche strutture monumentali sulle isole in epoca preistorica, molto probabilmente erano i punti di riferimento della comunità che li costruì, unendola in uno sforzo concertato per edificarli, rappresentando dei marcatori all’interno del paesaggio e probabilmente anche la sede di una serie di attività comuni in tutta la preistoria.


LA CHIESA COLLEGIATA DELLA NATIVITÀ DI MARIA VERGINE

(MARIA BAMBINA) Ix-Xagħra fu separata dalla Chiesa Matrice della Cittadella e istituita come parrocchia dal vescovo Davide Cocco Palmeri il 28 aprile 1688.

villaggio di ix-Xagħra, precedentemente noto come Casal Caccia. Fu finanziata dalla famiglia nobile Camire Hinzi ed è conosciuta oggi come Cappella di Sant’Antonio.

Nel 17° secolo fu costruita la prima cappella per servire le prime case che formavano il

Nel mese di maggio 1692 fu costruita una piccola chiesa dove oggi si trova il coro


l’edificazione di una grande parte della chiesa. Gli sforzi proseguirono e nel 1850 la piccola chiesa fu demolita e parte della nuova chiesa iniziò ad essere utilizzata. Nel 1855 la chiesa fu completata ad eccezione della cupola. Nel 1878 la chiesa fu consacrata dal vescovo di Gozo, mons. Pietru Pace. La costruzione della cupola iniziò nel 1892 secondo il progetto di Dun Guzepp Diacono e fu la prima di tali dimensioni a Gozo. Il 9 marzo 1899 Papa Leone XIII fondò la quarta Collegiata di Gozo in questa chiesa, che fu infine elevata a basilica minore nel 1967 da Papa Paolo VI. Nel settembre 2003 fu affiliata alla Basilica di Santa Maria Maggiore a Roma. La Basilica, costruita nel tipico stile barocco, presenta due campanili con sei campane, la più antica risalente al 1770 e la più grande con un peso di 2778 kg. L’orologio sulla facciata fu montato nel 1885 dall’orologiaio maltese Mikelang Sapiano.

della chiesa parrocchiale di ix-Xagħra. Fu dedicata alla Natività della Madonna nel mese di ottobre 1692. Con l’aumento della popolazione di ix-Xagħra, nacque la necessità di costruire una chiesa più grande. Nel 1813 il parroco don Vincenzo Cauchi iniziò la raccolta di denaro per questo progetto. Suo nipote, il Canonico Salv Bondin, progettò e preparò i piani per la nuova chiesa, ma la costruzione fu interrotta nel 1814, quando scoppiò la peste nel villaggio e i fondi scarseggiarono. Dopo la peste, l’allora parroco Rev. Mikiel Buttigieg riavviò gli sforzi per continuare la costruzione della chiesa e, prima di doversi trasferire in un’altra parrocchia, seguì

L’interno della chiesa, a forma di croce latina, è una meraviglia policroma con il pavimento marmoreo e le colonne intrecciate con i dipinti e le cornici dorate lungo la lunghezza e la larghezza della volta. Di particolare importanza sono le quattordici stazioni della Via Crucis, opera di Ruman Buttigieg e dell’impresa Garibaldi e Lazzerini. Tutti le dipinti sulla volta, nella navata centrale, i transetti e le navate laterali, tranne una, sono di Virginio Monti, un pittore romano (19221928). Le dieci cappelle della Basilica sono dedicate a diversi santi. La statua titolare (la Bambina) fu realizzata dalla nota Gallard et Fils (Marsiglia, 1878). Ha una corona d’oro massiccio con pietre preziose (1973) progettata da Joseph Sagona. La festa del paese si celebra ogni anno l’8° settembre.


MINISTRY FOR GOZO

Photography by: Lawrence Camilleri Daniel Cilia Therese Debono Heritage Malta George Scerri

Programma di sviluppo rurale per Malta 2007 - 2013 Asse 3 – Miglioramento della qualità della vita nelle zone rurali Progetto cofinanziato dall’Unione Europea Fondo europeo agricolo per lo sviluppo rurale Tasso di cofinanziamento: 75% Unione Europea, 25% Governo di Malta L’Europa investe nelle zone rurali


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