Voce 05 del 07 03 2010

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Anno I n. 5 - 07 marzo 2010

della comunità Parrocchia Santa Lucia - Gioia del Colle - BA Bollettino parrocchiale a diffusione interna

Guidati dalla Parola di Don Giuseppe Di Corrado In questi giorni di quaresima che ci portano alla pasqua, mi pare opportuno lasciarsi guidare dalla Parola di Dio. Essa, infatti, è un grande tesoro per la chiesa e per tutta l'umanità. La Parola di Dio non è, prima di tutto, un insieme di verità su Dio, ne un sistema di norme da vivere, ne un libro sacro che costituisce la Bibbia. Quando diciamo Parola di Dio non pensiamo a delle verità su di Lui, ne a delle norme morali da vivere e nemmeno al Libro sacro. Quando diciamo Parola di Dio diciamo, prima di tutto, Dio stesso che nel suo amore decide di manifestarsi e di comunicarsi all'uomo. In altre parole, possiamo dire che la Parola di Dio è, prima di tutto, un evento di comunione. Dio che si comunica. Un avvenimento. Un avvenimento non del passato, ma di oggi. Anche del passato, ma soprattutto di oggi e per tutti i secoli futuri. Così afferma la Costituzione dogmatica "Dei Verbum": "Con questa rivelazione infatti Dio invisibile nel suo grande amore parla agli uomini come ad amici e si intrattiene con essi, per invitarli e ammetterli alla comunione con sé". L'amore di Dio si manifesta e si

dona all'uomo e lo immette nella comunione con sé. La Parola di Dio diventa quindi evento, incontro, dialogo. Così scriveva un autore: "Tutte le Parole di Dio che si concentrano nella Parola, poiché nascono dall'amore di Dio che vuole entrare

in comunione con noi, sono come il sorriso della mamma che cerca di risvegliare l'amore del suo bambino, perché le risponda con un sorriso. Dio Padre, mentre ci sorride in Cristo e mentre ci ama in Cristo, effonde lo Spirito Santo nei nostri cuori; e così noi possiamo sorridere a Dio, cioè, entrare in comunione con Lui". In questa immagine vediamo concentrato tutto quello che è la Parola di Dio. Dio che ci ama, ci sorride in Cristo attraverso l'Incarnazione e con questo sorriso ci comunica lo Spirito, ed è grazie a questo sorriso che noi, nel nostro cuore, possiamo rispondere a Dio,

cioè amare. Qui c'è la verità straordinaria della Parola: Dio parla solo per amore; ci parla perché siamo sua famiglia e mi parla perché sono suo figlio. Egli ha solo questo desiderio: farsi conoscere nel suo mistero intimo, che è amore. ö questo il grande desiderio di Dio. Questo mistero di Dio l'uomo non poteva intuirlo e non poteva neppure osare di intuirlo, se non fosse stato Dio stesso a rompere il silenzio, a strappare il velo che nascondeva il mistero, e ci ha parlato. Il suo silenzio è stato rotto attraverso la Parola d'amore. Ecco allora un criterio molto pratico nella lettura della Parola: la prima cosa da fare è scrutare l'amore per scoprire il volto di un Dio amico, che è l'icona dell'amore. Così dice Giovanni Crisostomo a questo proposito: "La prima navigazione nel mare di Dio - nel suo mistero - si fa con le vele, cioè con lo Spirito Santo; la seconda con i remi, cioè con le divine Scritture". Allora potremo entrare in questo mistero solo attraverso una lettura viva, sapienziale e cordiale e capiremo cosa vuoi dire "non di solo pane vive l'uomo, ma di ogni parola che esce dalla bocca di Dio", perché la sua Parola è nutrimento per la vita.


Le Quarant’ore II significato originario delle Quarant'Ore è quello di onorare Gesù Cristo durante le quaranta ore in cui giacque nel sepolcro durante la Settimana Santa. Forse traggono la loro origine nell'adorazione che si faceva tra il Giovedì Santo e il Venerdì Santo davanti alla reposizione del Sacramento, che veniva erroneamente chiamata Sepolcro. L'origine di questa devozione che porta il titolo di Oratio quadraginta horarum, è incerta. Gli storici dicono che le radici dell'adorazione affondano nella consuetudin e cristiana del digiuno e dell'astinenza praticati negli ultimi giorni della Settimana Santa, con l'adorazione della Croce e poi del Crocifisso da parte del Vescovo, del clero e dei fedeli: pratiche a cui si aggiunsero pian piano veglie di preghiera che iniziavano la sera del Giovedì Santo e si concludevano a mezzogiorno del sabato, nel triste pensiero del Sepolcro in cui Gesù, secondo il computo fatto da s. Agostino, rimase Quarantore. La prima testimonianza di tale pratica la troviamo tra i Battuti di Zara presso la chiesa di S. Silvestro, già prima del 1214, dove sorse pure la confraternita In Coena Domini delle Quarant'Ore. L'uso di esporre all'adorazione dei fedeli il SS. Sacramento per quaranta ore continue al fine di propiziarsi l'intervento del Signore, specie in tempi di calamità e guerre, avvenne per la prima volta nel 1527 presso la chiesa del S. Sepolcro a Milano. Fu per iniziativa dell'agostiniano Antonio Bellotto di Ravenna, che istituì anche la scuola del Santo Sepolcro legata a tale scopo, avviando l'uso di ripetere le Quarant'Ore anche fuori della Settimana Santa, quattro volte in un anno. In tale occasione però il SS. Sacramento non veniva esposto, poiché l'adorazione avveniva davanti al tabernacolo chiuso.

È controverso chi abbia per primo incominciato ad esporre per l'occasione il Sacramento, tra speciale rilievo di luci e di addobbi. Sembra che la cosa sia cominciata a Milano, o nel 1534 per opera di P. Bono da Cremona, bamabita, o nel 1537 per opera del cappuccino P. Giuseppe da Fermo, al quale va soprattutto il merito, di aver disposto che l'esposizione e l'adorazione del Sacramento passasse da una chiesa all'altra nella stessa città (Adorazione perpetua). Il papa Paolo III, mediante la richiesta del vicario generale di Milano fatta a nome del governatore e del popolo milanese, approvò questa pratica con breve apostolico del 28 agosto 1537. Essa ricevette la prima organizzazione stabile per Milano da S. Carlo Borromeo, nel I Conc. Provinciale del 1565. A Roma ne fu grande fautore S. Filippo Neri, che la prese come una delle principali pratiche di devozione per la sua Confraternita, e la solenne festa esteriore con cui accompagnava la pratica contribuì a fare di lui il padre degli oratori musicali, che tanto decoro artistico diedero alla musica del tempo. I Cappuccini, a cui si unirono anche i Minoriti, furono ferventi propagatori dell'uso delle Quarant'Ore; altrettanto zelo anche dai Gesuiti che diffusero quest'uso in tutta Europa e in Italia. Il Papa Clemente VIII, nel 1592, diede una prima regolamentazione, disponendo che con l'esposizione delle Quarantore, "una catena ininterrotta di preghiere..., ad ogni ora del giorno e della notte, in tutto l'anno" si creasse a Roma. Urbano VIII con l'enciclica Aeternus rerum Conditor del 6 agosto del 1623,

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prescrisse a tutte le chiese del mondo la celebrazione delle Quarant'Ore. Nei secoli successivi vari papi si sono occupati di esse con vari documenti come l’Instructio di Paolo V nel 1606 e di Innocenzo XI nel 1681. Clemente XII, nel 1731, stabilì tutto il cerimoniale con cui si devono praticare le Quarantore con una istruzione che porta il nome di Instructio Clementina, che regolamentava la pratica solo nelle città che hanno molte chiese. Per quanto riguarda la prassi, dall'indagine storica si rilevano due forme: • un turno annuale ininterrotto d'adorazione di chiesa in chiesa, che si è affermata e mantenuta solo nelle grandi città per ragione di disponibilità di chiese e fedeli; • la forma sporadica, legata solo ad alcuni momenti dell'anno, fatta spesso senza l'adorazione notturna, che è quella più diffusa e in uso ancora oggi in molte comunità parrocchiali. Nei secoli XVII e XVIII questa seconda forma fu introdotta nei tre giorni precedenti il mercoledì delle Ceneri come funzione riparatrice da opporre alle intemperanze del carnevale, sostenuta e diffusa dai Gesuiti. Tale iniziativa fu intrapresa, per la prima volta, a Macerata nelle Marche nel 1556. A causa di una commedia giudicata sconveniente, che si voleva mettere in scena nel carnevale di quella città, due missionari gesuiti pensarono bene di opporvi l'esposizione del SS. Sacramento secondo la forma delle Quarant'Ore. Questa iniziativa ebbe la meglio sulla commedia, e da allora tale uso rituale si diffuse con quel carattere di espiazione e di penitenza che riveste particolarmente nei luoghi dove si fa una volta all'anno, e precisamente nel periodo del Carnevale. Il Papa Leone XIII, nel 1897, estese a tutte le chiese del mondo le indulgenze che alla pia pratica erano state concesse nella città di Roma. Altro momento dell'anno dedicato alla celebrazione delle Quarant'Ore è l'inizio della Settimana Santa, legato tradizionalmente al precetto pasquale annuale, la cui collocazione temporale si ispira alla forma tradizionale più antica, sostenuta e diffusa dai Cappuccini. (dal Messale Romano, 1983)


Uomo di compassione, «ponte» tra Dio e il mondo II testo della "lectio divina" sul sacerdozio svolta da Benedetto XVI durante l'incontro di inizio Quaresima con il clero di Roma. Alla missione del sacerdote, uomo di compassione e "ponte" tra Dio e il mondo, il Papa ha dedicato la lectio divina svolta giovedì mattina, 18 febbraio, nell'Aula della Benedizione, durante il tradizionale incontro di inizio Quaresima con il clero della diocesi di Roma. Diversi gli spunti di riflessione suggeriti da Benedetto XVI, che partendo dalla Lettera agli Ebrei ha richiamato la verità profonda del sacerdozio come sacramento - nessuno si fa sacerdote da se stesso, ha ricordato - e ha indicato al prete la sua duplice missione di appartenere a Dio ed essere realmente uomo. Immerso nella passione del mondo per trasformarlo e portarlo a Dio, il presbitero è chiamato a essere testimone di bontà, giustizia, prudenza, saggezza. Perciò il suo ministero non può limitarsi all'atto cultuale della

Buon Compleanno Centro d’Ascolto di Gianni Capotorto

Domenica 31 gennaio 2010 il Centro d'Ascolto "Dal Silenzio alla Parola" ha compiuto 3 anni e per l'occasione i volontari si sono ritrovati insieme nella nostra parrocchia per una celebrazione eucaristica , presieduta da don Antonio Ruccia, direttore della Caritas Diocesana che, salutando tutti i presenti, ha sottolineato la necessità di abbattere le distanze, di imparare a conoscersi. Ci ha inoltre ricordato che il peccato nasce dalla nostra debolezza, ma che con Cristo tutte le nostre pendenze sono state depennate. Durante l'omelia, incentrata sul Vangelo del giorno (Lc 1, 21-30), ha ribadito le difficoltà per l’ebreo dell’epoca di comprendere le parole di Gesù, di accettare che oggi si compie la Scrittura. La sua predicazione è come una forbice che taglia con il passato, con la logica dell'integralismo, con i loro paraocchi. La sinagoga diventa luogo di apertura. Ma Gesù non viene compreso. Subito si cerca di catalogarlo, di sminuirlo "è il figlio di Giuseppe". E' un tipo strano. Non si colloca nella logica degli altri ebrei, né è come gli altri profeti, è fuori dalla logica del profetismo antico. Anche noi spesso ci riteniamo possessori di uno stile integralista e isoliamo chi non

messa ma va realizzato e concretizzato esistenzialmente, anche nell'accettazione delle sofferenze della vita pastorale. In questo senso il Pontefice ha evidenziato che l'obbedienza sacerdotale è conformità alla volontà di Dio ma non alienazione. Cristo stesso al Getsemani - ha spiegato - è stato esaudito nella sua preghiera e redento nella sua angoscia attraverso la risurrezione. Così Gesù diventa la novità assoluta di Dio presente in tutta la storia, anche in quella del paganesimo, perché in Lui trova realizzazione ogni vera ricerca umana. Compito del sacerdote, dunque, è aprire il ciclo perché l'uomo diventi uno con Dio, soprattutto attraverso l'Eucaristia, che è "la pace di Dio con l'uomo".

rientra nei nostri criteri. Gesù ricorda che Dio più volte si è servito di gente straniera per mandare i suoi messaggi e mostrare la sua potenza e cita gli episodi biblici della vedova di Sarepta (1 Re 17, 8-16) e di Naaman il Siro (2 Re 5, 1-19). Gesù dice che bisogna aprirsi, uscire dalla sinagoga, andare oltre gli integralismi. Il profeta vive il presente, sa annunziare nell'oggi, non è solo colui che legge il futuro con gli occhi di Dio. Perciò la comunità cristiana deve andare oltre il devozionismo, aprirsi agli altri ed ai problemi di questo tempo: • l'immigrazione, segno dell'amore di Dio. C'è un mondo con cui dobbiamo interagire al di là delle differenze. Imparare a comunicare. Passare dalla logica della Provvidenza a quella della previdenza. • i problemi etici Non erigiamo muri di fronte ad alcuni problemi (trapianti, cellule staminali,). Una comunità profetica ricerca, studia, approfondisce, comprende e agisce. • lavoro La comunità ecclesiale deve interrogarsi sul lavoro come questione sociale, non pensare che sono problemi degli altri. Deve interagire, interrogarsi su chi gestisce i nostri capitali. Riflettere sui giochi televisivi o di azzardo che oggi

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rovinano intere famiglie. Carità è saper leggere il presente con gli occhi di Dio. Dobbiamo essere delle comunità con le lunghe antenne, senza chiusure, capaci di andare oltre, di non mettere nessuno in disparte, di camminare anche insieme a chi ha difficoltà di deambulazione. Al termine della celebrazione sono stati letti i nomi di tutti volontari che collaborano con il Centro d'Ascolto e per concludere è stata letta una preghiera di ringraziamento e richiesta di sostegno a Dio per il non facile cammino dei volontari. Un applauso ha testimoniato il grazie della comunità parrocchiale, espresso anche dal sindaco a nome della città, per l'impegno svolto finora e l'incoraggiamento per il cammino futuro. In questi anni il Centro d'Ascolto è cresciuto, affiancando all'attività di as c olto quella di rac c olta e distribuzione viveri, la mensa per i poveri e recentemente lo sportello Alzheimer.


Per i più piccoli (e non solo) Quaresima: tempo di conversione e di riconciliazione col Padre. Vi proponiamo un piccolo promemoria dei Comandamenti ed una serie di propositi da vivere in questo tempo di Quaresima (e anche dopo). Piccole regole utili per vivere meglio la vita di ogni giorno. Pensato per i più piccoli, ma utile per tutti noi...

La Messa vespertina del martedì viene anticipata alle ore 17.30 per consentire la partecipazione alle Stazioni Quaresimali interparrocchiali La Catechesi Comunitaria si tiene ogni mercoledì dopo la Messa vespertina Ogni venerdì Via Crucis alle ore 17.30 Venerdì 12 marzo 2010 ore 19.30 Via Crucis per le coppie di sposi •

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Sommario:

GUIDATI DALLA PAROLA LE QUARANT’ORE UOMO DI COMPASSIONE... BUON COMPLEANNO CENTRO D’ASCOLTO PER I PIÙ PICCOLI (E NON SOLO)

Voce… della comunità Il bollettino parrocchiale Voce… della comunità è disponibile anche su UPGO, il sito delle parrocchie gioiesi www.upgo.org.

via Buonarroti 29 - 70023 Gioia del Colle santalucia@upgo.org - www.upgo.org *** Redazione: don Giuseppe Di Corrado, Angelina Passiatore, Giovanni Capotorto Collaboratori: tutti i componenti della Comunità

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