Volodeisensi Magazine Vol.43

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Emanuela Arlotta

Volodeisensi Magazine

12 December 2012

N.43 Gennaio 2016 COPIA GRATUITA-www.volodeisensi.it

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Intervista esclusiva a Angelo Caruso e Rita Bugliosi 1

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INTERVISTA A

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ANGELO CARUSO E RITA BUGLIOSI INTERVISTA A MARTA LOCK

INTERVISTA A

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ROBERTO ROCCO

INTERVISTA A MARCELLO ARGENTO

Director: Emanuela Arlotta Art director & designer Emanuela Arlotta

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04 INTERVISTA A ANGELO CARUSO E RITA BUGLIOSI "A spingermi ad affrontare il tema dell’Alzheimer è stato l’esperienza diretta con questa terribile malattia: la donna di cui si parla nel cortometraggio è mia mamma ”.

12 INTERVISTA A ROBERTA BUCCI “Adottare un cane dal canile, oltre ad essere un atto d’amore è un forte gesto di senso civico nei

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confronti della società. “

INTERVISTA A EDOARDO LUPERI

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INTERVISTA A EDOARDO LUPERI “E’ un onore per me portare in alto i colori della polizia di Stato, amministrazione importantissima nel nostro paese.“

18 INTERVISTA A ROBERTO ROCCO “..ho un rapporto abbastanza “violento” con i miei personaggi. Nascono tutti da voci che sento dentro. Scrivere per me equivale a dare un volto, dei tratti a queste voci...”

20 INTERVISTA A MARCELLO ARGENTO INTERVISTA A CHRISTIAN ZAPPIA

“Sono cosciente di vivere in un gregge e cerco

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almeno nei sogni di andare oltre“

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“Il sorriso di Candida” “A spingermi ad affrontare il tema dell’Alzheimer è stato l’esperienza diretta con questa terribile malattia: la donna di cui si parla nel cortometrag-

Intervista a Angelo Caruso e Rita Bugliosi

gio è mia mamma” collaborare come free lance con varie riviste: da “Campus”, un mensile che ora non esiste più e che si occupava di università e ricerca, a “Viversani& belli” e “Silhouette”, per le quali ho scritto di salute, benessere e alimentazione. Tra le altre collaborazioni, “Mente & Cervello” e l’inserto “Salute” di Repubblica. Dal 1995 lavoro inoltre come addetto stampa presso l’Ufficio Stampa del Consiglio Nazionale delle Ricerche (CNR),il più grande ente di ricerca italiano, dove mi occupo di divulgazione scientifica e sono Capo redattore della rivista on line, l’Almanacco della Scienza del CNR.Tra le mie passioni, c’è il cinema, un interesse che condivido con mio marito Angelo Caruso, regista del cortometraggio “Il sorriso di Candida”.

Prima di conoscere il vostro bellissimo progetto vorrei saperne di più su di voi. Chi è Angelo Caruso e chi è Rita Bugliosi (Rita) Sono giornalista. Dopo la laurea in Lettere, ho frequentato un corso universitario di Giornalismo e ho iniziato a

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a cura di Cristina Rotoloni

(Angelo) Sono un film maker e questo avrei voluto che fosse il mio lavoro da quando ero piccolo e mio padre mi portava al cinema a vedere anche tre film nello stesso giorno. Attraverso le pellicole di John Ford, di Charlot, di Orson Welles, di Billy Wilder, di Monicelli e De Sica, con la fantasia che caratterizza la “visione” dei bambini, ho dato un senso a parole come amicizia, amore, lealtà, coraggio e ho imparato che non si può sempre vincere e che anche

dalle sconfitte si può ripartire. Credo proprio che mio padre mi portasse al cinema per farmi capire questo, utilizzando i film dei grandi maestri come storie esemplari, più che imbottirmi di verbose “lezioni”. Così, dopo il periodo del liceo, durante il quale sviluppai una grande passione per la fotografia, mi sono laureato col massimo dei voti in Storia e Critica del Film alla facoltà di Lettere e Filosofia, un Master all’Istituto Europeo dove ho anche insegnato “Lettura dell’immagine” e poi trent’anni di lavoro in questo settore con la mia società cinematografica “Lo Specchio – Image & Light”. “Il sorriso di Candida” è un cortometraggio dedicato alle persone affette da Alzheimer. Come mai una giornalista decide di scrivere su una malattia così complessa? (Rita) A spingermi ad affrontare il tema dell’Alzheimer è stato l’esperienza diretta con questa terribile malattia: la donna di cui si parla nel cortometraggio è mia mamma, Candida, nella realtà una donna solare, dedita alla famiglia e ai figli, che nel 1999, in coincidenza con la morte improvvisa per infarto del marito, ha cominciato a manifestare i primi segni dell’Alzheimer. Chi cono-


degli spettatori, visto che la poesia può permettersi di entrare in profondità rispetto a qualsiasi argomento e trasformare le lacerazioni in momenti di riflessione piuttosto che in ferite dolorose. Mi piacerebbe che ognuno di voi raccontasse ai nostri lettori un aneddoto simpatico durante la stesura del testo o la registrazione del corto.

sce questa patologia sa che ha effetti devastanti, oltre che sul malato, anche sui suoi familiari. Il malato perde progressivamente la memoria, fino a non riconoscere più i propri cari e a smarrire la coscienza di sé. E per un figlio è terribile vedere il proprio genitore trasformarsi così. Mi è venuto spontaneo, quindi, condividere questa esperienza. Ho deciso perciò di scrivere un soggetto, dal quale è stata ricavata la sceneggiatura, che poi è divenuta il film “Il sorriso di Candida”. Il cortometraggio mi è servito inoltre come spunto per organizzare incontri con neurologi, psicologi, ricercatori del CNR e di altri centri di ricerca, per spiegare al pubblico le caratteristiche della malattia, come riconoscerla tempestivamente, come interagire con il malato e cosa fare per ritardarne la progressione, visto che ad oggi non esiste una cura. Angelo Caruso oltre ad essere il regista del corto hai anche collaborato alla stesura dell’opera, come mai scegli di affrontare un tema così particolare? (Angelo) Anzitutto per sincera partecipazione alla vicenda umana di Rita e a questa sua urgenza personale e civile. Poi perché nello scrivere la sceneggiatura ho capito che, adottando un registro adeguato, si poteva trovare una soluzione espressiva per parlare di questa malattia senza rinunciare a re-

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alizzare un racconto per immagini che restituisse una storia e dei personaggi credibili e caratterizzati, senza scadere in un’opera “a tema” che tendesse a suscitare qualche facile lacrima. È stata una lezione molto importante per me. Secondo voi qual è stata la difficoltà maggiore di questa esperienza? (Rita) È stata un’esperienza forte, che mi ha coinvolto profondamente. Mi ha commosso sul set rivedere mia mamma nei gesti e nelle parole delle due attrici (Sabrina Paravicini e Lucia Batassa), che l’hanno interpretata nelle diverse fasi della vita: giovane e sana prima, anziana e malata poi. Ora che mia mamma non c’è più, è morta infatti a maggio di quest’anno, provo un dolore profondo ogni volta che assisto alla proiezione del corto. Ma penso che aver dedicato a lei e alla sua malattia un breve film, che è stato visto da tante persone, la mantiene in qualche modo viva. (Angelo) Trovare una chiave che non fosse documentaristica e, allo stesso tempo, che non fosse troppo orientata verso la “fiction”, allontanandosi dall’esperienza reale e, soprattutto, da quella vissuta. Abbiamo quindi cercato di conservare un’impronta vera, realistica, declinandola in chiave poetica. Ci è sembrata la strada migliore per parlare di un problema così toccante conservando asciutti i nostri occhi e quelli

(Rita) L’aspetto che mi ha colpito e fatto stare bene durante la lavorazione del film è stata la grande disponibilità da parte di tutti i componenti del cast artistico e tecnico e l’atmosfera amichevole che si respirava sul set. Tutti erano consapevoli di fare qualcosa di significativo: non si stava semplicemente raccontando la vita di Candida, perché Candida rappresenta tutti i malati di Alzheimer. Mostrare la sua vicenda e quella dei suoi figli era dunque un modo per attirare l’attenzione su quello che è ormai un problema sociale, su una malattia che viene definita da molti “l’epidemia silente del XXI secolo”. (Angelo) Oltre al privilegio di lavorare con un cast tecnico e artistico di grande spessore è stato bello essere sul set con i bambini, protagonisti e no. Maddalena, Tommaso e Marta, che interpretavano i figli di Candida da piccoli, sono stati bravissimi dimostrando consapevolezza e maturità. Mi ha divertito un episodio con Tommaso, che doveva girare una scena durante la quale mangiava un cono gelato, nel girarla e rigirarla ne ha mangiati talmente tanti da non contarli più. Alla fine delle riprese gli ho chiesto se fosse soddisfatto e lui, tenendosi la pancia, mi ha detto: “Mi è piaciuto molto, in tutti i sensi”. L’opera ha lo scopo di mettere in evidenza una problematica che non tocca soltanto Candida, è una chiara denuncia sociale. Secondo voi che lo avete toccato con mano, nel suo mondo di flashback, cosa prova realmente un malato di Alzheimer? (Rita) Più volte ho provato a pensare a cosa ci sia nella mente di un malato di Alzheimer, specie nella fase avanzata della malattia, e l’immagine che mi è apparsa mi ha spaventato: ho visto un buco nero dove malgrado si tenti di recuperare qualcosa non si trova nulla. Non ci sono ricordi, immagini, nomi, parole, svanisce tutto. Questo però non vuol dire che il malato non percepisca


i sentimenti, l’affetto, il calore umano. Credo quindi che la persona con Alzheimer non riconosce più il corpo dei propri familiari, ma riconosce i loro abbracci, le loro carezze, i loro baci. Insomma il loro amore. (Angelo) Questo è molto difficile stabilirlo, credo ci sia una prima fase nella quale si conserva consapevolezza dei propri deficit e delle crescenti lacune mnemoniche. Immagino che questo senso di smarrimento e disagio perduri, ma che sfumi la coscienza della malattia man mano che questa progredisce. Altro discorso, molto complesso, riguarda i familiari del paziente. So che il vostro film ha ottenuto molti apprezzamenti, consensi e premi. Potete parlarci dei collaboratori, dei sostenitori, dei riconoscimenti, ma soprattutto se la realizzazione di questo corto è riuscita ad ottenere, anche solo in parte, il suo scopo? (Rita) La proiezione del cortometraggio suscita sempre nel pubblico commozione e la voglia di saperne di più sulla malattia. Credo che il corto e gli incontri con gli esperti di Alzheimer che hanno accompagnato e arricchito le proiezioni siano riuscite a soddisfare molte richieste di informazione sul tema. Sì, penso che il corto abbia fin qui raggiunto il suo scopo. (Angelo) Beh, un film è il risultato di un lavoro di squadra, nel bene e nel male. Onori e oneri, credo che vadano ripartiti tra tutti coloro che vi partecipano, seppure con responsabilità e misure diverse. In particolare questo film ha messo insieme attori e tecnici talmente bravi da trasformare un momento lavorativo in un’esperienza esistenziale molto profonda. Il risultato lo conferma: tra riconoscimenti nazionali e internazionali l’opera ha ottenuto 28 premi, tra i quali la menzione speciale per il sociale ai “Nastri d’Argento”. Credo che parallelamente a questo percorso sia stato parimenti importante e gratificante quello delle proiezioni informative e divulgative, accompagnate dagli interventi dei ricercatori del CNR e di altri Istituti di ricerca, da esponenti delle Associazioni e da operatori del settore dell’assistenza ai pazienti affetti da malattie neurodegenerative. In questo senso riteniamo che le modalità di fruizione dell’opera siano state coerenti con la nostra idea programmatica e progettuale. Quale sono i vostri progetti a breve

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termine? Per scaramanzia preferiamo non parlarne, ma stiamo accordando gli strumenti per dare voce a un’altra tematica che ci sta molto a cuore.


Piccole fiabe per grandi sognatori è la somma di sei brevi fiabe, raccolte in un unico, imperdibile, volume. L’autrice, Emanuela Arlotta, con il suo stile dalla tenera limpidezza è in grado di catturare il cuore di grandi e piccini sin dalla prima pagina. Regala ai suoi lettori più grandi l’emozione di sentirsi ancora una volta bambini e ai più piccoli, avventure, magia, emozioni, sogni ma, soprattutto, importanti insegnamenti di vita. LINK PER L'ACQUISTO 7


“Adottare un cane dal canile, oltre ad essere un atto d’amore è un forte gesto di senso civico nei confronti della società. ”

Intervista alla dott.ssa Roberta Bucci

Educatrice cinofila riconosciuta A.P.N.E.C. (Associazione Nazionale Professionale Educatori Cinofili).

........................................................................................a cura di Agnese Monaco

socializzati con l’uomo e anche con i loro stessi simili, cani diffidenti, paurosi, talvolta aggressivi. Possiamo dire che il panorama sia molto variegato e che la caratteristica più comune per tutti, in linee molto generali, sia la diffidenza nei confronti dell’uomo, dovuta appunto a forme di scarsa socializzazione. Perché adottare un cane in canile?

Ciao, Roberta. Grazie per l’intervista. Cosa significa per te svolgere la tua professione?

Cosa noti di ricorrente nei cani che giungono in canile? Quali comportamenti “vanno per la maggiore”?

Grazie a voi per l’opportunità che mi avete dato di poter parlare del mio lavoro. Svolgo questa professione ormai da alcuni anni sia in canile che nel settore privato. La parte del mio tempo che dedico al canile è svolta in forma di educatrice volontaria all’interno di due strutture nella zona nord di Roma e proprio lì ho la possibilità di lavorare con un grande numero di cani recuperando con loro rapporti e relazioni, in alcuni casi, mai esistiti.

In canile si incontrano situazioni di ogni genere. Ci sono cani recuperati sul territorio, cani abbandonati e raccolti da privati cittadini oppure accalappiati dagli organi autorizzati a farlo, cani provenienti da sequestri giudiziari in seguito a maltrattamenti o a situazioni non compatibili con la vita stessa e ancora cani vittime di abbandoni familiari. Le tipologie di situazione dell’animale stesso sono quindi legate alle loro storie pregresse. Abbiamo cani scarsamente

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Adottare un cane dal canile, oltre ad essere un atto d’amore è un forte gesto di senso civico nei confronti della società. I nostri canili nascerebbero come strutture di transito. Un cane viene raccolto, curato se necessario, recuperato dal punto di vista comportamentale e dato in adozione. Questo passaggio, molte volte però, non funziona. Una cane entra in canile e rischia fortemente di restarci tutta la vita divenendo anche un costo fisso per il comune o il privato che debba sostenerlo economicamente. Parlaci della quotidianità e dell’effettività del tuo mestiere. (Io ti stimo moltissimo, perché per svolgerlo ci vuole davvero dedizione, sacrificio e passione). Ti ringrazio per questa domanda. Mi reco in canile due volte alla settimana e con i miei colleghi/collaboratori, a titolo assolutamente gratuito, ci occupiamo di cani che necessitano di aiuto per superare le difficoltà che impediscono loro di uscire dal canile stesso. Lavori basati esclusivamente sulla relazione “cane-uomo”. Quindi graduali approcci, costante


presenza nel box al fine di abituarli alla figura umana e accettazione di strumenti a volte per loro sconosciuti (collari, guinzagli, etc.). Insomma, un lavoro di squadra che portiamo avanti nel tempo avvalendoci della collaborazione dei volontari che operano all’interno della struttura e che nel tempo ha portato e continua a portare un buon numero di adozioni. Nonostante ci siano normative contro l’abbandono che sfociano nell’ambito penale, non si riesce a fermare questa atrocità, cosa consiglieresti in merito? Per quanto concerne il discorso “abbandono” la soluzione esiste ed è già in uso da molto tempo: la microchippatura. Pratica davvero utile per poter ritrovare il proprietario di un cane nel caso quest’ultimo fosse stato smarrito e che in moti casi risolve situazioni che diversamente potrebbero portare ad anni di reclusione forzata in un box. Tuttavia, pur essendo obbligatoria su tutto il territorio nazionale, si continuano ad abbandonare cucciolate e cani di ogni genere, non microchippati, creando difficoltà e sovraffollamenti nei canili. Il mio consiglio quindi, oltre a compiere tutti i doveri che la legge impone, è quello di ponderare molto bene la decisione di voler prendere un cane. E’ un impegno per la vita che darà tantissimo ad entrambi, ma che potrebbe presentare anche dei piccoli momenti di difficoltà da superare. Spesso nei canili si può trovare personale preposto

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a dare il giusto consiglio affinché l’adozione vada a buon fine e non ci siano sgradite sorprese. Sterilizzazione sì o no? E perché? Questo è un tema molto discusso. Che ne pensi? Sull’argomento sterilizzazione posso essere soltanto che d’accordo. E’ l’unica arma che abbiamo per combattere il randagismo. Ormai da qualche anno, dai canili escono soltanto cani sterilizzati e microchippati eppure non è ancora abbastanza. Le campagne di sterilizzazione andrebbero portate avanti dai comuni stessi, a loro spese, magari coadiuvati da veterinari disposti a pre-

stare il loro operato sotto forma di volontariato oppure associazioni private distribuite sul territorio. Ma questo è un altro discorso...

Grazie per la disponibilità, concludiamo con la classica domanda di rito, “La domanda Grido”, quella in cui tutto è concesso, lasciate il vostro messaggio , Oh voi che uscite”. Venite a visitare i canili. Sarete voi stessi ad essere scelti! Grazie a voi per la disponibilità e l’opportunità che mi avete offerto. Ciao Edoardo, è un piacere per me ospitarti sul nostro magazine. La prima domanda che mi sorge spontanea è:


“E’ un onore per me portare in alto i colori della polizia di Stato, amministrazione importantissima nel nostro paese.

Intervista a Edoardo Luperi

Il Campione Italiano di scherma più giovane della storia.

......................................................................................a cura di Cristina Rotoloni che questa persona ti abbia aiutato a scegliere la disciplina del fioretto? La disciplina del fioretto l’ho iniziata da subito, di solito i bambini iniziano con quella e secondo me è la più affascinante di tutte, comunque nel mio percorso che, data la giovane età, è all’inizio, mi sento di dover ringraziare i miei genitori, il mio maestro Marco Vannini e il gruppo sportivo delle fiamme oro della Polizia di Stato. Qual è il connubio che ti porta a essere un poliziotto e uno schermidore?

Ciao Edoardo, è un piacere per me ospitarti sul nostro magazine. La prima domanda che mi sorge spontanea è:come mai un giovane ragazzo sceglie di diventare schermidore? Ma non so perche un giovane ragazzo scelga la scherma, ti posso però raccontare la mia esperienza. Io da quando ero molto piccolo ero veramente attratto dalle spade di plastica, da Zorro, dai Tre Moschettieri e sebbene a Livorno

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la scherma sia molto conosciuta, i miei genitori non la conoscevano per niente e tutte le persone mi dicevano: farai scherma, farai scherma, farai scherma. Così ho iniziato a dire continuamente ai miei genitori: voglio fare scherma. A 4 anni e mezzo ho cominciato e da allora è la mia passione più grande. Non potrei vivere senza la scherma. Nel tuo percorso di crescita senti il bisogno di ringraziare qualcuno e pensi

Diciamo che ringrazio come ho già detto la Polizia di Stato che mi permette di svolgere al meglio la mia attività permettendomi di allenarmi nel miglior modo possibile e con serenità. E’ un onore per me portare in alto i colori della polizia di Stato, amministrazione importantissima nel nostro paese. Medaglia di bronzo, d’argento e medaglia d’oro, è il sogno di qualunque atleta. Riesci a descrivere ai nostri lettori l’emozione che si prova raccontandogli in quali occasioni le hai vinte? Sono tutte belle, anche se la medaglia d’oro sicuramente ha un valore tutto


suo. Si provano gioie bellissime, momenti di pura felicità perché sforzi e fatiche di anni di lavoro sono ripagate. Tra le migliori ricordo la medaglia d’oro ai campionati olimpici giovanili a Singapore 2010, la medaglia d’oro ai campionati del mondo under 20 ad Annan nel 2011, la medaglia d’oro ai campionati italiani assoluti nel 2011 a Livorno nella mia città! (Campione italiano assoluto di scherma più giovane della storia). Non dimentico quella più recente: la medaglia di bronzo agli ultimi europei assoluti di Montreux in Svizzera lo scorso giugno. So che sei tornato dal Giappone, com’è andata la tua gara e come riassumeresti la tua stagione 2015 fino ad oggi? La gara in Giappone non è andata troppo bene, ho perso contro un cinese molto forte, psr 15 a 13 e sono un po’ arrabbiato, ma allo stesso tempo determinato a continuare questo percorso sulla strada giusta. La stagione 2015 è andata piuttosto bene, ho finito l’anno da numero 10 del mondo arrivando terzo a una prova di coppa del mondo a San Francisco, sesto a un’altra coppa del mondo a l’Havana, terzo ai campionati europei e secondo ai campionati assoluti. Poteva andare meglio, però guardiamo il lato positivo.

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Che cosa consiglieresti o sconsiglieresti a un ragazzo che viene da te con il desiderio di seguire le tue orme sia nella Polizia di Stato, che nella disciplina del fioretto. Consiglieri di seguire la passione della scherma perché se l’hai e la coltivi non fa altro che darti soddisfazioni, in più se hai talento e lavori sodo, perché il talento da solo non basta, non te ne pentirai. Per quanto riguarda la polizia in ambito sportivo, mi ripeto, essere scelti da loro è un grande onore e uno deve essere consapevole della divisa


LETTI PER VOI a cura di Patrizia Palese

“Piccole fiabe per grandi sognatori” di Emanuela Arlotta di emozioni che arriva sul lettore senza che se ne renda veramente conto, se non quando ha concluso la lettura. Inoltre aggiungo che fare la recensione a un libro di fiabe sembra una cosa semplice, ma proprio perché questo tipo di lettura è destinato ai bambini, ci si sente ancora più responsabili e forse questo è stato il motivo per cui ho letto con attenzione ogni singola fiaba: volevo vedere se ci fosse qualcosa di non detto, di poco chiaro. Scrivere per bambini è un grosso impegno, ma Emanuela lo ha preso come se fosse un privilegio, e ha saputo usare i suoi sogni per dare forma a storie piene di colori, di personaggi.

Le fiabe sono sei, ma da sole formano un libro più che completo.

Per me che la frequento da un po’ non è stata una grande sorpresa: Emanuela dice ciò che pensa, sempre, ma leggere la punta di iceberg del suo stupendo mondo interiore mi ha dato come una scarica elettrica.

A scriverle, con l’entusiasmo di una bambina, è Emanuela Arlotta, che forse anagraficamente non lo è più, ma che è riuscita a conservare dentro di sé l’entusiasmo del fanciullo, nel suo caso, della fanciulla.

Anch’io scrivo, ma confesso la mia cautela nel parlare di favole o peggio ancora nel volerle scrivere; lei no, lei dipana un gomitolo di parole come fosse un gioco e in quel gioco, inevitabilmente, ci si entra mani e piedi.

E poi c’è quel messaggio “PER GRANDI SOGNATORI”, dove il grande non è circoscritto all’età ma alla possibilità di sognare, appunto, in grande.

Ecco che lo stile denuncia un’attenzione alla chiarezza, proprio perché sono fiabe, proprio perché il messaggio deve arrivare subito.

E grandi sono i messaggi che si intravedono leggendo le fiabe, una pioggia

Ecco che la caratteristica che più conos-

Il titolo già la dice tutta: PICCOLE FIABE PER GRANDI SOGNATORI.

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co di lei, la sintesi, si allenta e diventa un telo di cotone leggero che non riscalda, ma che lo si può avvolgere per il piacere di sentirlo sulla pelle. Ecco che ti viene voglia di leggere con più calma, altrimenti finisce troppo presto. Ecco che gli ideali di Emanuela, che sono ben lontani dalle utopie, fanno capolino fra un dialogo e una descrizione. E allora capisci per quella parola “GRANDI”; i sognatori devono essere veramente grandi per poter leggere una possibile realtà, perché sognarla è il primo passo per realizzarla. Quello poi che viene fuori, oltre la lettura pulita e senza orpelli, è una attenzione quasi maniacale della punteggiatura; un “vizio” che ultimamente non ha molti seguaci. Del resto il fatto che da qualche anno conduce con indiscussa professionalità la direzione del giornale on-line Volodeisensi-Magazine, l’ha portata ad essere una attenta ricercatrice del non perfetto. Da questa mia ultima considerazione si potrebbe credere che le fiabe risentano di un terreno più che valido, ma senza la spontaneità del sorprendersi tipico dei narratori di fiabe; nulla di più errato. Leggere le sei fiabe è un viaggio in un mondo non perfetto ma perfettibile, ed è questo il jolly del libro. Le fiabe non mostrano solo persone, ma fanno fuoriuscire colori, colori di mondi e situazioni reali e non sono certo i disegni bellissimi e ricchi di suggestioni, a suggerirne la visione.


Leggiti tra le righe

Mi siedo e aspetto

“Ci sono momenti nella vita in cui è la vita

che la tua anima implume

stessa che ci conduce verso il nostro destino.

attraversi il ponte tra il sembrare e l’essere.

In questi momenti bisogna tendere la mano e

Mi siedo e aspetto

lasciarsi trasportare dallo scorrere del fiume,

con la calma delle donne

senza opporre resistenza. Bisogna abbando-

che l’infiorescenza sbocci

narsi per potersi un giorno ritrovare …. “

e trabocchi di colori. E nell’attesa vivo, nel desiderio di riaverti senza abiti o coperte con cui velarti i desideri. Emanuela Arlotta

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“Savage Lane “ il nuovo noir di Jason Starr

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Jason Starr, lo scrittore newyorkese pluripremiato, autore di crime novel tradotti in più di dodici lingue e vincitore per ben due volte dell’Anthony Award, è tornato in Italia con un nuovo romanzo, Savage Lane, uscito in contemporanea in cinque Paesi europei: oltre all’Italia, anche Austria, Germania, Regno Unito e Svizzera. Per promuoverlo e per conoscere il suo pubblico, Starr ha affrontato un lungo tour europeo, dalla fine di ottobre fino all’8 novembre, che ha toccato l’Italia (e più precisamente Piacenza e Brescia) dal 5 all’8 novembre scorsi. Oltre alla presentazione ufficiale del romanzo, nella suggestiva cornice della Galleria Biffi Arte di Piacenza, il grande scrittore è stato uno dei protagonisti dell’edizione 2015 della Rassegna della Microeditoria di Chiari (BS). Chi è Jason Starr – Jason Starr nasce e studia a Brooklyn. Frequentando il college, alla Binghamton University, inizia ad avere interesse per la letteratura. Ha lavorato come lavapiatti, telefonista in un call center, giornalista finanziario, assistente editoriale (è stato licenziato dalla St. Martin Press perché impiegava il tempo alla sua scrivania leggendo e scrivendo) e addetto alle vendite nel settore informatico, prima di pubblicare il suo primo romanzo nel 1997. Autore di numerosi bestseller noir, tra cui “Chiamate a freddo”, “Piccoli delitti del cazzo”, “Cattivi pensieri a Manhattan” e “Niente di personale”, Starr è anche autore di graphic novel (The Chill, con cui ha vinto l’Anthony Award nel 2011) e comics (Wolverine Max, 2012-2014). Nel 2005 vince l’Anthony Award con “Twisted City”, romanzo noir di prossima uscita in Italia col marchio Unorosso. Vive e lavora a Manhattan. Savage Lane, la trama - Mark e Deb vivono a Westchester, una delle periferie più ricche e lussuose di New York; sposati da diciassette anni, hanno un matrimonio stanco, due figli e qualche problemino con l’alcol. La loro vicina di casa, Karen, è una madre single e, dopo il divorzio dal padre dei suoi figli, si affida ai siti di incontri online per trovare un nuovo amore. Owen è un diciottenne senza sogni né progetti, tranne quello di liberarsi dal giogo vessatorio del patrigno. Tra pomeriggi al golf club, partite di tennis e lussuosi party in ville con piscina, l’esistenza solo superficialmente dorata dei protagonisti viene sconvolta da un oscuro delitto.

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In Savage Lane, Jason Starr solleva il sipario che protegge Westchester, NY, una delle contee più ricche e agiate del Paese, mostrando come dietro un’apparenza scintillante si nascondano in realtà torbidi segreti che potrebbero distruggere per sempre le esistenze dei protagonisti.

UNOROSSO – Marchio editoriale di letteratura Edizioni

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“..ho un rapporto abbastanza “violento” con i miei personaggi. Nascono tutti da voci che sento dentro. Scrivere per me equivale a

Intervista a Roberto Rocco

dare un volto, dei tratti a

a cura di Cristina Rotoloni

queste voci...”

I Iniziare da una morte per chiudere un cerchio, cosa ti ha portato a scrivere così questo libro? Sicuramente è stata una scelta strutturale, un modo per far immergere il lettore in medias res. In secondo luogo perché credo fermamente nel potenziale insito negli episodi di difficoltà e di dolore. Sei riuscito a entrare nei personaggi trasmettendo le loro emozioni e al contempo sei rimasto abbastanza distaccato per non giudicare o giustificare. Raccontaci il tuo trasporto nel far nascere il tuo libro. Non so se per chi scrive funzioni così sempre o meno. Per quanto mi riguarda ho un rapporto abbastanza “violento” con i miei personaggi. Nascono tutti da voci che sento dentro. Scrivere per me equivale a dare un volto, dei tratti a queste voci. Se non scrivo queste voci mi urlano dentro. Ciascun personaggio è una di queste voci, ciascuna mi appartiene. Forse per questo può sembrare che essi trasmettano appieno ciascuno le proprie emozioni. Riccardo e Ludovica sono i protagonisti. Vorrei che tu con poche pillole trasmettessi ai nostri lettori le loro

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personalità. Riccardo è un uomo che pensa di avere fra le mani un pacchetto prestabilito. Quello che lui stesso, in fondo, ha creato, scelto per sé, è per lui qualcosa che non può assolutamente cambiare, cui non può rinunciare. La vita gli insegnerà che questa certezza è vera solo in parte. Quindi una personalità, la sua, apparentemente salda, definita una volta per tutte, ma che deve fare i conti con l’imprevedibilità dell’esistenza e soprattutto delle emozioni. Ludovica ha una personalità molto più forte, emotivamente parlando. Forse proprio il dolore pregresso l’ha portata a prendere consapevolezza di quello che è e a saper guardare in faccia, con coraggio, certo non senza qualche momento di debolezza, le proprie emozioni. Adriano e Sofia sono l’uno il personaggio maschile o femminile dell’altra. I difetti li descrivi tu stesso nella storia ma quali sono i loro pregi e il ruolo determinante che hanno all’interno della narrazione? Mi piace pensare che senza un Adriano e una Sofia non ci sarebbero stati un Riccardo ed una Ludovica. Sono gli Amici, con la A maiuscola, che in fondo credo, spero, ciascuno di noi abbia. Entrambi, pur con i loro difetti appunto, sono un po’ specchio per i rispettivi amici. E so-

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prattutto, pregio dei pregi di un Amico, sono estranei ad ogni forma di giudizio. Ciò non significa che non siano sensibili all’errore, o a quello che sembra tale. Un Amico sa sempre quando riprendere l’altro senza mai farlo in atteggiamento giudicante. Ci sono molti momenti belli e intensi nel tuo libro. Quale piccola frase ti sentiresti di donare ai nostri lettori? Sicuramente una frase di Riccardo che, davanti a un tramonto, prova a spiegare a Ludovica cosa lui abbia in comune con un sole che tramonta: “Il sole tramonta e tramontando chiude il giorno, no? Pone fine a una fase del giorno per lasciare spazio ad altro, ma sei certo che tornerà. Voglio dire, per me il sole che tramonta è un sole che muore. Ma sai che domani ci sarà ancora. Magari verranno le nuvole e gli impediranno di illuminarci e scaldarci pienamente, ma ci sarà lo stesso, sai che ci sarà. Sai che è lì. Eppure se consideri sempre il fatto che tramonta e poi al mattino sorge, e ritramonta, e risorge... sembra quasi che ogni giorno il sole si rinnovi, e che rinnovandosi possa avere la possibilità di cambiare, di vivere un giorno nuovo, una vita nuova se vuoi. E lo fa praticamente tutti i giorni, da sempre, da quando esiste il mondo. Non è un po’ l’emblema della speranza di cambiare? Sarà per questo che mi sento così... così nei suoi panni quan-

do se ne va. È come se volessi seguirlo, laggiù... per tornare di nuovo domani ma per vivere un giorno nuovo, una vita nuova, migliore.” Sei un autore emergente e da qui nasce la fatidica domanda, quanto è difficile e quanto è importante crederci? Ci credi se credi in quello che scrivi. Non ho mai scritto per gli altri. Ho sempre scritto per me. Poi ovviamente ti rileggi e ti rendi conto di quanta “verità” si nasconda tra le pieghe della tua scrittura e ti chiedi se magari qualche frammento non possa toccare qualche corda altrui per illuminare angoli oscuri della propria esistenza, della propria anima. E allora accetti la sfida e ci provi, convinto che la strada è in salita ma che se riuscirai anche solo a toccare dentro un solo lettore, la tua parola non sarà stata messa nero su bianco per nulla.


Recensione ‘Vita e Monumenti’ di Patrizia Palese A cura di Cristina Rotoloni

Il viaggio nella città dei sogni e dell’amore ha inizio. Questo è quello che si pensa leggendo il trasporto della protagonista Vittoria che partendo sola e contro voglia visita Roma per poi appassionarsi anima e corpo a questa città, tanto da superare la sua innata pigrizia. Questo libro, “Vite e monumenti - il Pantheon”, è un epistolario tra due amiche, per l’appunto Vittoria e Matilde, in cui la protagonista racconta il suo mese nella capitale. Il progetto partito come una vacanza studio diventerà il tormento di colei che racconta desiderosa di non tralasciare nulla affinché la sua amica lontana possa vivere, anche se indirettamente, la stessa avventura. Vittoria durante le sue scoperte traccia

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le linee della storia, dell’architettura, dell’arte che nei secoli hanno creato, accompagnato e stravolto il Pantheon. La scelta dell’autrice di sfruttare questo stile di scrittura mi ricorda alcuni testi della scrittrice Jane Austin. Trovo bella l’idea della scrittrice brillante poiché il lettore, nella scoperta del Pantheon, tramite le lettere che la protagonista scambia con la sua amica del cuore, s’immedesima avendo la sensazione di essere lì a rimirare l’imponente costruzione. IL testo è simpatico e coinvolgente, anche perché tutto il libro, trattandosi di scritti privati, è ricco della semplicità, della schiettezza e della freschezza di Vittoria che racconta tutto ciò che la colpisce e le passa per la

testa. Lo fa sempre con pieno trasporto e con tanta passione e il lettore partecipa a questo scambio d’informazioni “osservando”, passo dopo passo, elementi importanti su un monumento di così grande valore. E’ come intrufolarsi nella vita di Vittoria scoprendo la magia di Roma vista tramite lo sguardo incantato di una piccola, giovane donna che sta crescendo con questa esperienza. Interessante la scelta del periodo storico, infatti, la protagonista ci parla dalla lontana estate del 1959. Tuttavia oltre la leggerezza del testo e la peculiarità storica, si legge spesso tra le righe il dissenso di Patrizia Palese sugli scempi compiuti a danno del Pantheon proprio e soprattutto da chi doveva proteggerlo. Scorrendo le pagine ho in mente un libretto tascabile da poter avere sempre con me o da vedere tra le mani di una guida turistica, permettendo così ai viaggiatori di conoscere Roma o meglio il monumento evidenziato da Vittoria tramite il suo attento sguardo, sono certa che sarebbe più interessante di molti testi scolastici. L’autrice non si limita a raccontarci del Pantheon, a tratti, la protagonista, interrompe la sua ricerca per parlarci del suo quotidiano e soprattutto dal suo primo grande amore. Patrizia Palese dichiara all’inizio del libro che questa è solo la prima tappa di un grande viaggio programmato nella Capitale, per questo motivo nell’attesa di scoprire le nuove “indagini” di Vittoria e Matilde su un’altra grande opera artistica, magari con la collaborazione di Domenico e Lele, oppure quella inconsapevole di Adriana e Piero, vi invito a scoprire il Pantheon secondo Vittoria come descritto da Patrizia Palese autrice di “Vite e monumenti”.


Gracefulbooks Promozione Artisti Deserto Nero di Andrea Biscaro A cura di Mariagrazia Talarico - www.gracefulbooks.com

Una donna bellissima passa sempre alla stessa ora nell’estate torrida della città deserta. Chi è realmente? (“Lilith”) L’autore: Andrea Biscaro ha 36 anni. Vive all’Isola del Giglio. Con la sua amata compagna di vita e di lavoro, Ilaria, abita in una casa bianca sulla spiaggia. Qui, tra gatti, fiori e tanta fantasia, scrive romanzi, canzoni e libri per ragazzi.

Dopo il successo di “Buon sangue non mente” e “La finestra murata”, Andrea Biscaro torna alla ribalta con un progetto analogo di autoproduzione da collezione. Si tratta di “DESERTO NERO”, libro inedito in tiratura limitata numerata che l’autore realizzerà soltanto per i suoi lettori più fedeli. Prima di partire con la produzione bisognerà arrivare ad un prenotato minimo di 50 copie. Sarà possibile acquistare il volume esclusivamente con un ordine via mail a: ufficiostampaseconda@libero.it Il prezzo è di 15 euro comprensivo di spese di spedizione. “Deserto nero” sarà inviato a casa direttamente dall’autore con dedica personale e autografo. Potete seguire l’evoluzione del progetto

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alla pagina: https://www.facebook.com/ andrea.biscaro.92 Sinossi: Cinque. Come le dita di una mano, come le punte di un pentacolo. Un viaggio nelle tenebre della nostra coscienza attraverso 5 racconti di nero splendore. Cosa succede se l’irrazionale irrompe di colpo nella vita di un cinico, scettico miscredente? (“Post mortem”) Un famoso scrittore torna nei luoghi della propria infanzia con la speranza di rincontrare poesia e giovinezza: ci riuscirà? (“L’albero”) Tutto è finito: il mondo, l’umanità, il pensiero. Resta solo una sterminata landa, cupa e desolata. O forse no? (“Deserto nero”) Cosa nasconde quel tale alla panchina del primo binario? Perché ha tanta fretta di partire? (“Binario 1”)

Tra le numerose pubblicazioni ricordiamo: il thriller storico “Nerone. Il fuoco di Roma” (Castelvecchi 2011, Lit 2012, Fabbri 2015), il libro-cd “Ballate della notte scura” scritto a quattro mani con il padre di Dylan Dog, Tiziano Sclavi (Squilibri 2013, Repubblica XL 2013), il libro di racconti a sfondo ecologico “Mal di terra” (Progedit 2013), il thriller “Il Vicino” (Safarà 2014) e il giallo che ha spopolato questa estate “Sangue d’Ansonaco” (Effigi 2015). L’ultima sua uscita è il volume “Fantasmi. Sette storie inattese tra magia e folklore” (Progedit, 2015).


E N I L N O CHEF alese

atrizia P P i d a r u c a

POLLO DISOSSATO ALLE MANDORLE Ingredienti per 4 persone: -8 etti di pollo disossato -gr. 80 di mandorle -6 mazzetti di rucola -uno spicchio d’aglio -aceto balsamico q.b. -olio extravergine q.b. -sale e pepe q.b. Lavare e mondare la rucola. Salare e pepare il pollo. Rosolare il pollo in una teglia con l’olio e continuare la cottura in forno a 180° per 20 minuti, quindi distribuire le mandorle e cuocere ancora per 2 minuti. Scaldare una padella sul fuoco con l’olio e l’aglio, adagiarvi la rucola e rosolarla per due minuti a fiamma vivace, salare e pepare. Distribuire la rucola nel piatto da portata con il pollo e le mandorle e condire il tutto con l’aceto balsamico.

SFORMATO DI PASTA, BROCCOLI E PANE GRATTUGIATO. Ingredienti per 4 persone: -Pennette gr.400 -Broccoli gr. 300 (anche surgelati) -Polpa di pomodoro gr. 100 -Besciamella gr. 400 -Pane grattugiato gr.200 -Alici sott’olio gr.50 -Peperoncino q.b. -Uno spicchio d’aglio -Pecorino grattugiato gr. 80 -Burro gr. 30 -Olio extravergine di oliva q.b. -Sale e pepe q.b. Lavare i broccoli, se freschi e ridurli a cimette; nel caso si usassero quelli surgelati questa operazione è già svolta dalla confezione. Versare il pane grattugiato in una padella antiaderente, irrorarlo con 4 cucchiai d’olio, unire le alici, il peperoncino spezzettato e l’aglio anch’esso tritato. Portare la padella sul fuoco, cuocere il tutto a fiamma vivace, mescolare con un cucchiaio di legno e rosolare fino a ottenere un pane ben tostato. Cuocere le pennette al dente e far saltare in padella i broccoli; a fine cottura della pasta unire la pasta scolata ai broccoli. Versare nella padella la metà del pane grattugiato, la besciamella e il pecorino grattugiato con sale e pepe e unire velocemente tutti gli ingredienti. In una teglia da forno versare il restante pane grattugiato e versarvi il composto della pasta con gli altri ingredienti. Gratinare lo sformato di pasta in forno a 190 gradi per 15 minuti, estrarlo dal forno e capovolgerlo sul piatto da portata, servendo caldo.

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SPAGHETTI CON MOZZARELLA DI BUFALA Ingredienti per 4 persone: -Spaghetti gr. 400 -Pomodori gr. 400 -Mozzarelle di bufala 2 -Un mazzetto di basilico -Olio extravergine di oliva q.b. -Sale q.b. -Pepe q.b.

Lavare i pomodori, sbollentarli in acqua per 30 secondi, sgocciolarli, lasciarli intiepidire, eliminare la pelle, i semi e l’acqua di vegetazione. Tagliare la polpa a pezzetti. In una padella con l’olio rosolare la polpa dei pomodori a fuoco vivace per 5 minuti, salare e pepare. Disporre le mozzarelle di bufala in uno scolapasta, pressarle leggermente con le mani per eliminare l’acqua e ridurle a dadini. Lavare il basilico, sfogliarlo, asciugarlo, frullarlo con un filo d’olio e aggiungervi un pizzico di sale e di pepe. Cuocere gli spaghetti in acqua salata, scolarli, condirli con il sugo di pomodoro fresco, farli saltare in padella per qualche secondo e fuoco spento versarvi i dadini di mozzarella e il pesto al basilico. Servire caldissimi.

CREME CARAMEL Ingredienti per 6 persone: -4 uova -Un tuorlo d’uovo -Zucchero gr. 300 -Latte mezzo litro -Panna un decilitro -Una bustina di vanillina.

In un tegame scaldare la metà dello zucchero con un po’ d’acqua e farlo caramellare; versarlo negli stampini monoporzione e, roteandoli, ricoprirne i lati fino al bordo, avendo cura di lasciarne due dita nel tegame . In una ciotola sbattere le uova e il tuorlo con lo zucchero rimasto. Portare a ebollizione il latte con la vanillina, togliere dal fuoco e unire la panna, amalgamando con cura. Incorporare gradualmente al composto di uova e continuare a unire lentamente. Versare il composto ottenuto negli stampini con il caramello e cuocere a bagnomaria in forno a 180 gradi per 45 minuti. Estrarli dal forno e lasciarli raffreddare; solo dopo metterli in frigorifero a riposare per 2 ore circa. Togliere gli stampini dal frigorifero, sformarli e disporre il tutto su piattini singoli, cospargendoli con l’altro caramello rimasto.

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un gregge e cerco almeno nei

Intervista a Marcello Argento

sogni di andare oltre”

Graceful Books promozione artisti. www.gracefulbooks.com

“Sono cosciente di vivere in

a cura di Mariagrazia Talarico

Ciao Marcello “Pensavo di essere una pecora. Solo perché vivevo in gregge”. E il titolo e sottotitolo del tuo libro caro Marcello, mi chiedo cosa ti ha ispirato questo titolo? Sono cosciente di vivere in un gregge e cerco almeno nei sogni di andare oltre. Definiscimi questo gregge. Il gregge è un insieme di esseri in assenza di propria volontà. Credi sia possibile distaccarsi dal “gregge “ solo con i sogni? Penso che i sogni possono cambiare la realtà, noi siamo quello che pensiamo. La tua volontà quindi non è in gregge e l’uomo Marcello si o no? No assolutamente, mi rendo conto di essere nel gregge ma la mia volontà è di uscirne, ma non si tratta solo di me stesso, ma per il futuro dell’umanità. Io aspiro all’uomo libero! È un componimento il tuo che esprime una sorta di filosofia, mi viene in mente il velo di Maya che copre il mondo, chi ci crede sa che c’è ma non sa come toglierlo, o magari anche se lo sapesse ne avrebbe paura. Ti sei ispirato a qualche filosofo o psicologo ?

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No non mi sono ispirato a nessuno dopo che leggerete vi renderete conto che forse l’irrazionalità è il filo conduttore del mio libro, mi sono semplicemente divertito a scrivere storie forse senza senso, ma che forse un senso ce l’hanno! Allora ti sei ispirato a Vasco Rossi? Ahahahahahah Non credi che il gregge protegga? Si il gregge protegge sì, ma dai lupi, non dai pastori che sono molto peggio. Il gregge si auto forma e detta il pensiero comune. Per sopravvivenza, ma credo sia una scusante. Credi che uscire dal gregge sia possibile ? Si è una scommessa con se stessi. Come? Cambiando il pensiero comune, cominciando da quello personale. Ma siamo molto pigri! Il messaggio che vuoi dare con il tuo libro? Non lancio messaggi con il mio libro, cerco soltanto di portare il lettore in un’altra alternativa, potrei dire in un’altra dimensione.

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Amor puro , de lo scriban poeta, Vincenzo Cinanni ‘’ Tiglio Brume, onestissimo lavoratore si sposò con la bella Verbena Osche. La legge matrimoniale di Settorio, luogo in cui la vicenda accadde, voleva che una donna trovasse marito entro il ventiseiesimo anno d’età. A causa della loro povertà, la sposa decise di trovare un impiego, un lavoro che servisse a rimpinguare il dindarolo della famiglia Brume. Le giunse all’orecchio che, poco fuori da Settorio, una duchessa cercasse l’aiuto di una stiratrice. Si chiamava Discenza Hannolen, di 26 anni, non sposata perchè non osservante della legge dei matrimoni. Si considerava una mangia-uomini.Verbena, nonostante la nomea che la Hannolen avesse,decise di proporsi come aiutante. Discenza, fin dal primo incontro troverà nella donna una compostezza,che è in antinomia con la spregiudicatezza dei suoi amanti. Verbena sarà... la sua stiratrice, da quel momento in poi. Dopo un mese di frequentazione,le due donne raggiunsero un livello di fiducia, che le spinse a scambiarsi le prime confidenze. Quando la duchessa Discenza raccontò a Verbena delle sue notturne scorribande,la Osche stiratrice cominciò ad arrossire; subdolamente la nobile Hannolen entrò in particolari scabrosi, per testare quale fosse la reazione della sua conoscente. Verbena, ricambiando la fiducia, parlerà alla duchessa dell’amore puro, quel sentimentoricambiato per quell’angelo lavoratore, Tiglio Brume. Alla fine di quell’incontro, Discenza le dirà, con aria sibillina: ‘’ Sei fortunata, cara mia, hai un solo uomo, che ti ami!’’. La Osche, per tutta risposta, guarderà in viso la nobile, ringraziandola con il suo silenzioso, fascinante pudico bacio, sulle gote. Un veloce abbraccio, e... via, Verbena esce, con un dubbio.

Discenza e la sua amica stiratrice s’incontrarono per 2 volte, alla settimana. Trascorsero altri 30 giorni, ed i racconti piccanti della Hannolen, incuriosirono il palato di Verbena, che provava attrazione per la sua coetanea. La Osche, quando percepiva la vicinanza della sua maliante amica, riusciva a guardarla, con occhi da uomo. Osservava le forme armoniose del corpo giunonico della nobildonna,statuaria dea venere, ispirazione saffica, di trasgressioni sognate. Entrambe desideravano travalicare il confine del puro amore platonico,ma possedevano una recalcitranza, a dichiararsi, l’un l’altra.Eppure, in tutto e per tutto, Discenza e Verbena si sentivano amanti, attratte.Accadde in settembre. Era un giorno di pioggia, ma Verbena voleva vedere l’amica, a tutti i costi. S’infagottò in un lungo scialle, ed uscì. Avevano, nei cuori pulsanti, il desiderio di intime coccole private, da condividere. C’era un inusuale magnetismo, quando si trovarono di fronte. Per la prima volta, il corpo umido di lacrime del cielo fu scaldato dal tepore/camino della duchessa, la donna Discenza, che si face timida. Trascorsero una notte d’amor puro, come non saprei descrivere. Vincenzo Cinanni, 3 di novembre, 2015 ...

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‘’ PER UNA VOLTA SOLAMENTE’’

Di Vincenzo Cinanni.

Il ragazzo non aveva mai conosciuto i suoi nonni paterni. Aveva visto sì, molte foto , su quell’album , che li ritraeva, erano felici in famiglia. Quel futuro uomo ben sapeva, dal racconto dei suoi genitori, che fossero... persone di cuore. Quando cominciò a favellare, egli chiese, indicando quelle immagini : ‘’Papà, chi sono questo signore e quella signora?’’. Ed il padre, quasi con le lacrime agli occhi, prendendolo fortissimamente in braccio, gli rispose, indicando il soffitto, su cui c’era dipinto un cielo : ‘’ Guarda, figlio mio, il signore che hai visto in quella foto era tuo nonno, di professione muratore. E la bella Signora che stava al suo fianco, era tua nonna’’. Proprio mentre il babbo gli indicava il soffitto, una coccinella gli si poggiò sull’indice. Ed il bimbo, quasi istintivamente, disse ai genitori: ‘’ Mamma, papà... la coccinella è volata in cielo, a salutare i nonni’’.

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“Mi avvicino alla palestra nel lontano 2000, causa un incidente stradale, da lì ho iniziato a frequentare il centro in modo più assiduo fino a quando, durante gli anni di studi “fuori casa”, mi sono confrontato con veterani del settore che mi hanno trasmesso lo stile di vita che vigeva nei loro

Intervista a Christian Zappia A cura della Dott.ssa Agnese Monaco

racconti.” Dalla passione al cuore 1 -Ciao Christian, parlaci di te e di come si svolge la tua giornata. Paradossalmente la mia giornata è molto schematica ed allo stesso tempo imprevedibile. Mi spiego meglio, ho 32 anni sono calabrese e prima di essere un atleta, se umilmente posso definirmi tale, sono musicista ed insegno nelle scuole medie, per questo motivo conosco i miei orari per tutto il protrarsi di un anno scolastico, ecco perché citavo la giornata schematica. Mentre imprevedibile in quanto quando hai da confrontarti con dei ragazzi, ogni giorno è sempre una novità. Comunque c’è da aggiungere che non è poi così negativo per la passione che coltivo da qualche anno ormai, quell’essere metodico che è ormai inculcato in me, perché utile per gestirmi bene con i “pasti” a cui un atleta deve rigorosamente attenersi per un buon prosieguo della propria preparazione e/o della qualità del proprio stato di forma, agonistico o meno.

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2-In Italia e all’Estero che onorificenze hai ottenuto nel Bodybuilding? Come accennavo sopra, coltivo la passione per il bodybuilding da qualche anno. Mi avvicino alla palestra nel lontano 2000, causa un incidente stradale, da lì ho iniziato a frequentare il centro in modo più assiduo fino a quando, durante gli anni di studi “fuori casa”, mi sono confrontato con veterani del settore che mi hanno trasmesso lo stile di vita che vigeva nei loro racconti. Mi ha affascinato (tuttora) la parte alimentare che riguarda l’atleta e il rapporto con il cibo/organismo. Solo da pochi anni mi sono avvicinato alla completezza ( a mio avviso) per un atleta, cioè partecipare a delle competizioni. Posso dire di essere soddisfatto perché all’esordio mi qualificai per i campionati italiani di una nota federazione, la WABBA, mentre nell’anno in corso ho avuto la possibilità di essere parte attiva ad un campionato Mondiale rappresentando la nostra nazione, ricevendo molti consensi favorevoli ed entrando nella “Top 10”, niente male per un novello.


enamente la mia ‘scelta’, non perdo di vista il motivo per cui lo faccio... Mentre nel rapporto con gli “altri” è diverso perché non tutti, nemmeno chi sostanzialmente ti è caro, e ti è vicino, può comprendere appieno ciò che fai... Dunque può creare degli scompensi a volte, dunque mi rifaccio ad una citazione di non so chi, “chi ti ama resta”! 6- Hai un sito o dei link o delle iniziative di cui ci vuoi parlare?

3- Cosa è per te essere un bodybuilder? Quale è la filosofia che trai da esso? Diciamo che sto realizzando ancora il fatto di far parte di un mondo dove pochi hanno possibilità di farsi notare, o hanno le capacità di rimanerci a lungo, inoltre preferisco non definirmi tale in quanto offenderei la categoria, mi porga questa domanda magari tra qualche anno, oppure quando il palmares sarà ricco di qualche trofeo. 4-In che valori credi nella vita e quanti di essi collimano con il tuo sport? Ciò che mi ha regalato il bodybuilding, è la disciplina! Abituato forse alla rigidità dello studio, essendo io musicista, ho uno spirito di sacrificio notevole, e ciò che vorrei arrivasse a chi si avvicina a questo stile di vita è che raccoglierai nelle stesse misure di quanto sarai disposto a sacrificare, ecco perché si suol dire “non è per tutti” e lo confermo. Ed io in primis ho la necessità di assestarmi prima di definirmi culturista o simile per rispetto di chi ha più sacrifici sulle spalle di quanto ne abbiano le mie. Insomma mi ha fatto crescere e contribuirà a farlo probabilmente. 5-Quanto influisce il tuo stile di vita e l’agonismo nei rapporti con gli altri? Bellissima domanda, che dire, influisce negativamente se ciò che fai lo vivi in modo punitivo, quindi senza serenità. E ciò non mi riguarda, perché vivo ser-

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Non ho link da promuovere, se non che ho creato una pagina su instagram dove raccolgo idee culinarie, cosiddette “Healthy” appunto per l’interesse alla qualità del cibo (@ healthy_instagnam). E poi una pagina su Facebook che mi ritrae come atleta, niente di così eclatante o di richiamo per questo mondo. Ci sono altri link dove il livello “ottico” è superiore al mio. Ma sai com’è, questo mondo è anche sana vanità ecco perché mi sono creato la page Facebook. 7- La domanda GRIDO, quella in cui tutto è concesso, “lasciate il vostro messaggio voi che uscite! “. Non “grido”, preferisco sorridere ... Finché sarò qui continuerò a fare tutto ciò.


“Incipit Mania” a cura di Mariagrazia Talarico

Cronache di poveri amanti di Patrolini Ha cantato il gallo del Nesi carbonaio, si è spenta la lanter”na dell’Albergo Cervia. Il passaggio della vettura che riconduce i tranvieri del turno di notte ha fatto sussultare Oreste parrucchiere che dorme nella bottega di via dei Leoni, cinquanta metri da via del Corno. Domani giorno di mercato, il suo primo cliente sarà il fattore di Calanzano che ogni venerdì mattina si presenta con la barba di una settimana. Sulla Torre di Arnolfo il marzocco rivolto verso oriente garantisce il bel tempo. Nel vicolo dietro Palazzo Vecchio i gatti disfano i fagotti dell’immondizia. Le case sono così a ridosso che la luce lunare sfiora appena le finestre degli ultimi piani. Ma il gallo del Nesi, ch’è in terrazza, l’ha vista ed ha cantato.... Tratto da Cronache di poveri amanti di Patrolini”

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RECENSIONE - “TRECENTO SECONDI” DI PATRIZIA FORTUNATI A cura di Mariagrazia Talarico

scorrevole ci porta nell’inferno del protagonista. Un invito a non scoraggiarsi questo romanzo, ma anche un richiamo alla ricerca della verità. La bravura di Fortunati è sia nel trattare un tema scottante, sia la capacità di descrivere un uomo essendo donna; ciò dimostra grande sensibilità e grande osservazione. “Trecento secondi” è un romanzo che desidera dare coraggio ha chi sconta una pena o potrebbe scontarla senza essere colpevole. La verità verrà fuori, combattete! Patrizia Fortunati scrive “Trecento secondi” un libro che tratta un argomento spinoso: le false denunce ai danni di uomini innocenti. L’autrice, Patrizia Fortunati, rivela di aver scelto di trattare questo tema perché ha conosciuto alcuni uomini che hanno vissuto storie simili a quella trattata in “Trecento secondi” <<Mi sono documentata e ho letto numeri di denuncia impressionanti. Le storie che mi hanno raccontato e che ho letto su questo argomento mi hanno ispirata>> Il protagonista è Paolo,

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un uomo ingiustamente accusato dalla donna che aveva giurato di amarlo per sempre. Quando accade che il rispetto viene meno in una coppia e si dà potere alla falsità e alla cattiveria tutto cambia. Paolo, il protagonista di “ Trecento secondi”, cade vittima di false accuse. L’autrice con il suo stile deciso parla in prima persona come fosse lei stessa Paolo. Fin dalle prime pagine ci si sente coinvolti da quest’uomo che difende a spada tratta la sua innocenza. Patrizia Fortunati attraverso una lettura

Mariagrazia Talarico.


Presentazione “Lezioni private” di Red Rose A cura di Mariagrazia Talarico

rosso.’’

seria e sembrava riflettere su qualcosa.

Matt come al solito non fu nemmeno consultato, a volte aveva l’impressione di essere trasparente per la gente. Solo sua madre e sua sorella lo coccolavano come se fosse ancora piccolo, il padre cercava di responsabilizzarlo ma le donne di casa facevano di tutto per lui, vanificandone di fatto gli sforzi. Il mondo fuori invece lo trattava da schifo. Solo Valery lo considerava a scuola. Certo la sua profonda timidezza non lo aiutava.

Matt mentre passava dalla saletta d’attesa vide riflesso su un grande specchio, come a volerlo prendere in giro, un ragazzino con una montagna di capelli color castano ramato, arruffati e disordinati, con spessi occhiali con montatura d’osso neri, meno male che aveva gli occhi grandi altrimenti sarebbe sembrato un topo da biblioteca. Per coronare il tutto uno scintillante apparecchio ai denti gli complicava il modo di parlare. E dulcis in fundo, la sua andatura da sfigato. Si consolava solo nel constatare che aveva lineamenti fini, viso squadrato, il naso per fortuna la natura glielo aveva concesso piccolo e dritto come la sua mamma e l’altezza bella sostenuta del suo papà. Infatti a soli sedici anni e mezzo era alto un metro e settantacinque. Unico difetto, anzi due, era essere magro come un chiodo anche se mangiava di tutto, e quella maledetta schiena che tendeva a incurvarsi e che gli rubava almeno cinque centimetri buoni in altezza!

Il dottore deciso a risolvere quella questione, prese alcuni bigliettini da visita da dentro al cassetto.

INCIPIT ‘Lezioni private’ La visita Il dottor Cloy non voleva proprio finirla con quei controlli. Matt sapeva di avere una brutta tendenza ad ingobbirsi, ma l’idea di fare lezioni private di educazione fisica correttiva non lo allettava. Era già un miracolo che la facesse a scuola. La madre Doreen, questa volta, non aveva voluto sentire ragioni. Era tempo che pensava di farlo controllare. Il medico un uomo di circa cinquant’anni basso e corpulento lo osservò con gli spessi occhiali da vista. “Signora Bennet... Mattew ha bisogno della ginnastica correttiva. Non può più rimandare. Tende a stare curvo, ormai è una postura consolidata purtroppo. Io sono pieno di pazienti, altrimenti lo seguirei volentieri. Approfitti delle vacanze natalizie per fargli fare le prime lezioni, conosco bravi fisioterapisti che lavorano anche in questo periodo, tranne naturalmente i giorni segnati di

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“C’è da scegliere tra questi bravissimi fisioterapisti, garantisco io per tutti, sono in gamba! Ognuno però ha la sua parcella, anche se il problema di Mattew è di un solo tipo!” Doreen una bella donna di cinquant’anni portati benissimo, alla quale Matt somigliava parecchio, lo fissò perplessa ma fissò scoraggiata anche il figlio che già aveva scarsa voglia di fare la semplice ginnastica a scuola, figuriamoci un extra durante le vacanze. E poi quell’atteggiamento curvo era legato anche al carattere, ne era sicura. Ma per quello non aveva rimedio. Ringraziò, sorrise al medico e prese quei cinque biglietti da visita e li infilò nella borsetta.

In macchina Doreen lo fissò per un attimo. “Tesoro scegli!” Doreen prese a sorpresa i cinque bigliettini da visita dalla borsa e glieli porse. “Mamma ... adesso?” “Sì! Adesso!” Doreen lo fisso severa. Matt chiuse gli occhi sospirò e ne prese uno alla cieca. Non lo guardò nemmeno e lo porse alla madre.

‘’Va bene dottore ... la ringrazio tanto, ci organizzeremo!”

“Non guardi chi hai scelto?” Fece lei contrariata.

Matt la fissò scocciato. Già doveva sopportare l’apparecchio e gli occhiali da vista perché le lenti gli facevano allergia, di ogni marca e tipo, adesso pure costretto a fare lezioni extra di ginnastica. Ma lo sguardo severo della madre lo convinse che stavolta avrebbe dovuto obbedire. Entrambi salutarono il dottore, uscirono dalla stanza. Doreen era

“No, tanto l’uno vale l’altro!” La donna lesse il nome e infilò il bigliettino prescelto dentro al portafogli. Gli altri bigliettini li ripose invece dentro la sua agendina che teneva sempre in borsa. Quello stesso pomeriggio avrebbe fissato un appuntamento con il fisioterapista scelto.


TITOLO: Lezioni private AUTORE: Red Rose EDITORE: Red Rose - Self - Streetlib Narcissus

•sito http://lolaaudace.wix.com/perfect-sensuality •Link al principale store di riferimento http://www.amazon.it/ Lezioni-private-Red-Rose-ebo o k /d p / B 0 1 6 9 G 2 E V 6 /r e f = z g _ bs_1338388031_82

GENERE:romance m\m PREZZO:0.99 PAGINE:284

•Link al Book-trailer https://youtu.be/ OHmykYcs8sg •Contatti Facebook https:// www.facebook.com/profile. php?id=100005471296305 •Twitter https://twitter.com/RedRosePerfect

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Sinossi lezioni private Matt è un’adolescente newyorchese pieno di dubbi e paure. Frequenta la terza liceo. Non si piace, pensa di essere troppo magro e troppo insignificante rispetto ai ragazzi che gli girano attorno. I suoi capelli sempre arruffati, gli occhiali e l’apparecchio lo rendono agli occhi degli altri, goffo ed impacciato. Matt ancora non si conosce, ma sente di essere diverso dai suoi coetanei. Lui è diverso nell’abbigliamento, nel modo

di pensare e nel modo di percepire il mondo. A lui piace la musica classica mentre ai suoi compagni l’hard rock. A lui piace scrivere poesie, mentre i suoi compagni comprano giornalini porno e giocano all’X-box. Sente una sconvolgente e inconfessabile attrazione per i ragazzi. Per tutti questi motivi Matt sta ai margini. La solitudine sembra la sua migliore alleata. Ma la sua vita sta per essere sconvolta dall’ingresso di una persona inaspettata, molto speciale. Una persona che con le sue lezioni private cambierà per sempre il corso della sua giovane esistenza.


Recensione “Quando arriverà la primavera” di Franco Casadidio A cura di Rosanna Lanzillotti

La primavera è la stagione in cui tutto rinasce e riprende vita dopo il lungo inverno che accompagna lo scorrere di molte esistenze che con la loro presenza nella città di Monaco di Baviera animano l’opera dal titolo “Quando arriverà la primavera” di Franco Casadidio, scrittore italiano emergente. E´ con l’immagine di una città viva, densa di attività pulsante nel cuore di una delle piazze più antiche di Monaco, Viktualenmarkt, che l’autore apre la sua raccolta di cinque storie ambientate nella città tedesca più vicina all’Italia, attraverso le quali narra non solo la quotidianità dei suoi protagonisti, con appassionata sinergia stilistica, ma anche ciò che nel sentimento trascorso di ognuno, ha saputo generare il loro presente. Quasi a voler imprimere in ogni frase enunciata una nota reale che si unisce perfettamente alla narrazione letteraria, sembra quasi di avvertire l’odore inebriante della primavera. Frasi e pensieri che scorrono tra un passato creato dal presente di ogni protagonista delle cinque storie e allo stesso tempo di una città che quasi dimentica le sue origini nord europee e tedesche, per unirsi a quel sapore mediterraneo che Franco Casadidio in “Quando arriverà la primavera” ha saputo descrivere come fosse un ornamento vitale, in un giardino naturale tutto da ammirare. L’autore ci coinvolge, come un raggio di sole improvviso al mattino in una giornata invernale, tra le storie più vere: Maria è l’erede di un locale italiano, ove i monacensi, affascinati dalla bellezza mediterranea, non solo femminile, ma anche culturale, passano a gustare il loro scorcio di italianità: i prodotti della terra e con essa la sua

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continuità vitale. Lei è presenza di una tradizione, così come molti immigrati che hanno saputo rendere una città a loro inizialmente estranea, la loro casa per la vita. Chi descrive le loro storie sa cogliere le emozioni, i ricordi e soprattutto sa mettere in evidenza, con attenta capacità di osservazione, l’evoluzione di una generazione e la bellezza di una città. Lo scrittore sa donare spazio alla descrizione di vite e di sensazioni con la maestria di un “regista-scrittore” che con discrezione, anima i suoi protagonisti donandogli movimento, forma e un cuore che pulsa. Che siano essi donne o uomini, Franco Casadidio colma la scena descrittiva di elementi apparentemente usuali, ma in realtà significativi, come l’esperienza descritta in “La liberta di Stephan”. Stephan scopre la bellezza dell’autonomia utilizzando i mezzi pubblici. Una scoperta che per noi può essere superflua, ma che per un uomo di una certa età, abituato alla comodità dell’auto, diventa una nuova epoca ed una nuova libertà. L’autore sa trasformare ciò che appare scontato in qualcosa di particolare, senza mai esagerare nelle espressioni letterarie che al contempo sembrano dipingere la scena di colori bizzarri, pronti a donare una maggiore qualità di immaginazione visiva e una personale chiave di lettura. La conoscenza di questa opera fresca e rigeneratrice, come l’aria che si respira tra le Alpi Bavaresi, dimostra di possedere una grande qualità ed è quella di non richiede una particolare predisposizione alla letteratura, bensì, e soprattutto, al desiderio di lasciarsi semplicemente coinvolgere da storie di vita pronte a permetterci di vivere con loro. Inoltre, nulla di ciò che viene descritto viene lasciato alla logica descrittiva. Un ulteriore elemento che distingue quest’opera dalle altre per originalità ed unicità nel suo evolversi narrativo, è il porre a confronto due epoche storiche generando un chiaro ed interessante confronto generazionale tra due nonni ed i suoi nipoti, come accade nel racconto “ Un giorno a settembre” dipingendo del color azzurro tipico del

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cielo monacense la voglia di conoscere il trascorso di una città ricca di eventi. “Quando arriverà la primavera” di Franco Casadidio è un interporsi di stagioni in cui la vita trascorsa rinasce, si assopisce e si risveglia senza destare inquietudine. È questa un’opera, a mio parere, che come poche, sa incuriosire ed invogliare anche il lettore più pigro, a proseguire la sua avventura letteraria, attraverso i suoi racconti e la sua visita personale ad una città di nome Monaco di Baviera, tutta da vivere e da scoprire.


LA REDAZIONE

Laura Capone

La Laura Capone Editore è una casa editrice che opera online, produce, distribuisce e promuove libri nei vari formati (cartaceo, e-book, audiolibro, ecc.). Nasce nel novembre 2010 e si afferma velocemente per la correttezza e la trasparenza operativa. La LCE si pregia di avere in redazione professionisti di settore per ogni competenza che, in una stretta rete di collaborazioni online, si prefiggono la rivalutazione del talento letterario ed artistico italiano contemporaneo, anche attraverso la promozione e distribuzione elettronica delle nostre opere tradotte. Per citare solo alcuni collaboratori: la dott.ssa Luigia Torrusio appassionata di lettere antiche, traduttrici quali Chiara Rolandelli e Alessandra Baroni, artisti quali Lisa Fusco, Moreno Chiacchiera (attualmente l’illustratore più quotato sia in Italia che all’estero), il Maestro Marco Serpe, il Regista Sebastiano Giuffrida, in un crescendo di professionisti più o meno noti che partecipano con grande competenza, professionalità e soprattutto passione.

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Cristina Rotoloni nasce a Roma il 20 luglio 1977. Vive parte della sua vita tra L’Aquila, Ville di Fano e Capitignano. Si diploma come Maestro D’Arte e consegue la Maturità Artistica all’Istituto Statale d’Arte. Si laurea con il massimo dei voti in Scenografia all’Accademia di Belle Arti di L’Aquila. Ha esposto due mostre pittoriche: una a Ville di Fano e l’altra a Montereale (AQ). Ha collaborato per l’organizzazione e la scenografia di alcuni spettacoli teatrali con l’Accademia di Belle Arti e l’Istituto Gramma di L’Aquila. Ha progettato e realizzato, in collaborazione con Annalisa di Filippo, dei cappelli per la “Perdonanza Celestiniana”. Ha collabora con l’associazione onlus “Il Camaleonte” per dei corsi di “Arte, immagine e modellismo”. Dipinge quadri ad olio e pittura su vari materiali. Dopo il terremoto di L’Aquila 2009 si trasferisce in provincia di Chieti dove scrive e illustra le sue favole dal titolo “Stellino” e “Tom”. Si dedica anche alle illustrazioni delle favole di altri autori come “Matilde” di Antonio Sparatore. Scrive articoli per il Magazine online “Volodeisensi°” di Emanuela Arlotta. Idea e cura la pagina su facebook “Un Racconto a più Mani”. Intervista, recensisce e presenta i libri degli autori emergenti per i quali ha ideato e realizzato la Video Rubrica “Oggi parliamo di…” E’ nel 2013 tra i finalisti del concorso “Montesilvano Scrive - Una storia di Natale”. Pubblica, come libro d’esordio, la raccolta di racconti “Frammenti di Vita” nel 2012. Nel 2014 pubblica il suo primo romanzo dal titolo: “Tatuaggio”.


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Emanuela Arlotta

Leonzio Nocente

Nata a Roma il 20 Settembre 1975. Ho sempre avuto una forte propensione all’introspezione e alla conseguente scrittura di poesie e racconti che indagano in maniera approfondita l’animo umano, quello legato all’Io più profondo. Questa mia voglia di comunicare ha superato i limiti della carta e della distanza con la creazione di questa community letteraria (Volodeisensi.it) che gestisco con passione e amore tutti i giorni e di cui sono felice facciano parte tante persone che credono ancora nei sogni. Anche il Magazine online è una mia idea, realizzata grazie al supporto informatico di alto livello di mio marito Leonzio Nocente, il quale è anche il creatore materiale di Volodeisensi.it e di altri siti molto conosciuti. Lavoro nell’informatica da anni e scrivo da quando sono nata. Ho auto-pubblicato due libri nella collana ‘ilmiolibro’, uno di poesie ‘Volodeisensi’ e uno di racconti ‘La Sfera’, che stanno riscuotendo molto successo e che presto saranno disponibili anche in formato ebook nello store Apple. Ho pubblicato la silloge poetica ‘Dalla parte dell’Anima’ edita da Galassia Arte Editore.

Nato a Francavilla Fontana il 23 Maggio 1979, Architetto informatico che lavora da 14 anni nel settore IT. Le sue conoscenze vanno dallo sviluppo di portali alle applicazioni in tutti i campi compreso quello mobile. Nella sua carriera ha partecipato alla nascita di grandi portali Nazionali del settore comunicativo e collaborato con grandi multinazionali Italiane e Americane. “Questa mia opera epica che ha visto ben due anni di progettazione e sviluppo è stata la mia più grande soddisfazione, realizzare il sogno sempre vivo di una bambina, mia moglie Emanuela. Volodeisensi.it non è una semplice community ma un vero e proprio portale Letterario dove i sogni diventano realtà. Sono solo l’autore materiale, un penna su un foglio vuoto che viene guidato dalle emozioni di mia moglie che ogni giorno dà la possibilità a tanta gente di esprimersi e soprattutto di essere ascoltata.Con tanta commozione dedico questo nostro lavoro ai nostri figli e a tutta la gente che crede e crederà in Volodeisensi.it”


Patrizia Palese Nata il 28 maggio 1954 a Roma, ricercatrice storica. Presidente dell’Associazione Culturale OMNIAPOLIS dal 2006. Poetessa, romanziera, drammaturga, sceneggiatrice, regista. Libri editi: ‘Come Orfeo’ - Gruppo Edicom, ‘Gli infiniti volti dell’amore’ – Linee Infinite, ‘La trama e l’ordito’ - Liberodiscrivere-Studio64, ‘Vita e Monumenti’ auto-pubblicato. Le opere teatrali rappresentate: -Diritto di Recesso, a Milano nel gennaio del 2008, Roma, Crotone, Bologna nel 2013-2014. –‘Caterina, donna d’amore’, Roma 2012 - Roma 2015. Racconti in Antologie: - “Mondo a rovescio”, “Cattighiusa”, “Pensieri Letali”, vincitore del (III posto) nel concorso nazionale “GOCCE DI SANGUE” (marzo 2014) -Il racconto C’ERA UNA VOLTA vincitore della Seconda Edizione Nazionale Concorso Racconti Inediti “LAURACAPONEEDITORE” – Monologhi e corti teatrali : “…e così sia!” Verona 2012; “Un giorno come un altro” Roma 2014. Membro del Direttivo dell’Associazione Culturale Tertulia’s con il ruolo di Responsabile Amministrativo. Attualmente si occupa di recensioni teatrali, cinematografiche, libri editi oltre a condurre la gestione di rubriche presso il giornale Volodeisensi Magazine e Art Litteram.

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Mariagrazia Talarico Talarico Mariagrazia nata il 14-09-80 a Bellano Lecco, Residente in provincia di Lecco, studi magistrale Bertacchi Lecco. Una silloge edita “Delicata com’ali di farfalla” ed Il Filo classificata terza del concorso internazionale insieme nel mondo 2.


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