magazine Emanuela Arlotta • Francesco Terzulli
Volodeisensi Magazine
12 December 2012
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Povia: chi comanda
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il mondo?
Carlo Aniello Ricci
Tania Chiappini
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06 Marco Roncaccia
Director: Emanuela Arlotta Art director & designer: Francesco Terzulli
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06 Tania chiappini Quello che credo, è che oggi tocca a noi, davvero" a noi, diventare dei capolavori e superare
"l'incomunicabilità 08 Marco Roncaccia Marco Roncaccia : "La scrittura la percepisco come una parte importante di me. La forma espressiva che più mi rappresenta e attraverso la quale riesco "pienamente a sentirmi me stesso
Intervista ai feedback
12 Intervista
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a Carmen serra “Carmen Serra con la sua profonda e intensa voce è una della migliori promesse della musica italiana.”
16 Intervista a
Caro Aniello Ricci “Il volume presenta la citazione di San Francesco D’Assisi: “Chi lavora con le sue mani è un lavoratore. Chi lavora con le sue mani e la sua testa è un artigiano. Chi lavora con le sue mani e la sua testa ed il suo cuore è un artista”
Poeti a Roma – 1 Edizione 2015 – Amore e Amore
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24 Giorgio gavina Ognuno di noi può ritrovarsi in Giacomo e fare il tifo per lui, pur essendo un pazzo pluriomicida. “
“Chi comanda il mondo?” Povia fa strage di consensi a cura di Cristina Rotoloni
loro manifestazioni politiche (vi rimando ai video su yuotube per conoscere la risposta di Povia), mentre all’opposto qualcuno ha pensato di zittirlo con una denuncia. Il cantautore per nulla intimorito da tanta aggressione e scalpore verbale, da parte di pochi, ha risposto ad ogni domanda e impertinenza con la giusta attenzione invitando ognuno di loro a motivare le affermazioni che lo contestano.
E’
un boom di click su youtube per il nuovo singolo uscito come anticipazione del disco “Nuovo Contrordine Mondiale” di Povia (CD prodotto in copie limitate) dal titolo “Chi comanda il mondo?”. Dopo un’iniziale curiosità, accompagnata dalle polemiche di persone che pur contestando il cantautore e non dandogli valore lo seguono febbrilmente come un’ombra, il popolo del web ha sancito un successo clamoroso alla canzone che condanna la politica, la dittatura finanziaria europea, mondiale e l’euro. Povia che si è da sempre definito una persona che crede in un mondo migliore e che vede nella musica il modo per comunicare valori e messaggi importanti non si tira mai indietro quando c’è da affrontare un tema scottante e di certo con questo brano, c’era da aspettarselo, ha creato un’eco così forte e ha fatto così tanto rumore che alcuni partiti si sono sentiti in dovere di invitarlo alle
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Nonostante tutti i temi siano ampiamente trattati con cognizione di causa quello che sembra aver scatenato le critiche più forti è il verso:
il dialogo, stiamo tutti dalla stessa parte ma come dice la canzone: “siamo divisi dai simboli, noi singoli” ed è quello che vogliono i grandi potenti. Ci vogliono DIVISI Povia ha dichiarato che lo scopo è quello di creare una divulgazione corretta di ciò che il brano dice con il chiaro intento di far giungere alla gente una verità che è ignorata da alcuni e “annacquata” da chi manovra il mondo. Infatti leggendo il testo lui dice: “ La libertà e la lotta contro l’ingiustizia non sono né di destra né di sinistra la musica può arrivare nell’essenziale
“Chi ha creato il mondo? Messo sulla croce in Israele!” frase questa vista da qualcuno come una chiara espressione che istiga odio e razzismo. Un razzismo che è stato facilmente smentito con molta tranquillità da Povia che ha risposto: - Se vi riferite alla frase “messo sulla croce in Israele” vuol dire semplicemente e simbolicamente che Gesù Cristo che doveva salvare questo mondo, è stato messo sulla croce un tempo nell’attuale Gerusalemme. Se fosse stato messo sulla croce a Carmagnola o a Sacrofano o a Santa Marinella, avrei cantato quei nomi. Se vi riferite ad un’altra frase, ditemi pure. Sono contento che invece la maggioranza abbia capito il brano. Invece di valutare una denuncia, valuterei
dove non arrivano le parole...”
Con una grafica accattivante e dei versi forti Povia denuncia la società odierna sopraffatta da una dittatura che soffoca l’informazione e dall’euro che impoverisce sfruttando la trappola dell’Europa. Ci racconta della “costituzione” uccisa dai “trattati” e della gente ingannata dalla “casta” e resi una “massa grassa” sottomessa. Contenuti che non potevano lasciare indifferenti gli ascoltatori chiamati in prima persona a non nascondere la testa sotto la sabbia, ma a prendere coscienza della realtà e ad informarsi. L’autore prosegue evidenziando nel testo la fede nella libertà di pensiero e nella forza dei giovani e aus-
che ha votato “sì” a questo nuovo brano di Povia che invita l’Italia a recuperare una “moneta sovrana” piuttosto che mantenere “una moneta put*ana”... passatemi il termine che riporto dal testo. Faccio presente che la canzone fa parte della colonna sonora del film -documentario “The Hundredth Monkey”, di Marco Carlucci che ha diretto anche il brano che accompagna il video ufficiale, mentre la produzione è di Primafilm.
pica un futuro migliore donando fiducia, come già fatto in passato, ai bambini: “Ma un giorno un bambino di questi si sveglierà e l’uomo più forte del mondo diventerà portando in alto l’amore.” Messaggio chiaro e diretto che indip-
endentemente dalla propria opinione su Povia colpisce chi lo ascolta. Di certo non si può negare che gli argomenti trattati scuotono un’ opinione pubblica ormai stanca e che spesso ha vociferato
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nelle retro vie di non essere d’accordo con la condizione di vita che gli è imposta. Indubbiamente questo cantautore è una voce che urla fuori del coro e non soltanto con la canzone “Chi comanda il mondo?”. (Vi invito ad ascoltare la sua musica per capire cosa intendo). Innegabilmente ha infastidito qualcuno, però quello che prevale è il pieno consenso dell’opinione pubblica
che ha apprezzato questo brano diffondendolo e difatti, dopo mesi, la canzone continua a crescere e far parlare di sé. Concordo con la maggioranza popolare
Nell’attesa dunque di ascoltare il disco “Nuovo Contro Ordine mondiale” in uscita nei prossimi mesi vi invito, anche solo per curiosità, a conoscere la canzone “Chi comanda il mondo?” e ad esprimere un vostro parere, sono certa che chi andrà oltre la diffidenza, potrebbe scoprire di aver voglia di saperne di più su Povia: uomo e cantautore.
“Quello che credo, è che oggi tocca a noi, davvero a noi, diventare dei capolavori e superare
Intervista a Tania Chiappini
a cura di Cristina Rotoloni
l’incomunicabilità”
temporanee?
Ciao Tania, per me che ho la passione della pittura, è un piacere ospitare una pittrice sul nostro Magazine. La mia prima domanda è collegata alla diffusione della pittura in epoca moderna. Quali sono secondo te i veri limiti, se ritieni ci siano, nella diffusione delle opere con-
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Direi che il più grosso limite, oggi, va individuato soprattutto nelle dinamiche in cui i percorsi artistici si muovono. Intanto perché la diffusione decorativa ha portato ad una produzione eccessiva, dei molti, che oggi, si definiscono artisti e per contro accedere ai luoghi ufficiali dell’arte significa, quasi sempre, dover pagare, in qualche modo, la presenza in gallerie o fra la critica eccelsa. L’arte stessa, è diventata committenza. Quello che credo, è che oggi tocca a noi, davvero a noi, diventare dei capolavori e superare l’incomunicabilità. C’è molto consumismo e una strumentale mercificazione, nel modo della diffusione artistica contemporanea. L’opera d’arte è diventata un fenomeno consolatorio per le masse, quasi sempre una bella bugia. L’arte dovrebbe, soprattutto, avere una forte funzione sociale. Continua ad essere sommariamente vero che esprimersi sia giusto, ma è vero come non mai che le strade dell’espressione possono essere anche solo funerarie o solamente estetiche e quelle della costruzione hanno più che mai bisogno di mettersi alla prova sulla strada più semplice di tutte, quella della solidarietà e della comunità. E quindi, che tanti gruppi di giovani fioriscano e si incontrino, che selezionino con amore
e con rigore le proposte con le quali è possibile incontrarsi, in cui siano nuovi i segni come le parole, ad esprimere bisogni ed aspirazioni di molti, di tanti. C’è un’arte della storia ed una storia dell’arte.
Qual è il tuo percorso artistico che a livello di studi e a livello emotivo ha fatto nascere le tue opere? Ho chiaramente avuto una formazione artistica in ambito scolastico, ma la svolta determinante nel mio percorso è stata dettata dall’incontro con un grande maestro orafo, che mi ha introdotta in quello che poi è diventato il mio lavoro, ma che soprattutto mi ha trasmesso l’amore per la sperimentazione e quindi la volontà implacabile di mettermi alla prova e rinnovarmi, in ogni campo delle discipline creative. C’è una grande esigenza di liberarsi dal disagio, alla base del desiderio espressivo, necessità di affrancarsi dalla prepotenza e dai prepotenti. L’espressione creativa è un grande strumento al servizio della libertà individuale e sottolineo uno strumento, un mezzo, non un fine. L’arte, cosi come la fede religiosa, non esiste, siamo noi ad averne bisogno, laddove
erebbe, sfruttando questa opportunità, creare una rete di eventi con temi collegati al mio lavoro, in cui dare spazio a sinergie e collaborazioni con altri creativi, presenti sul territorio.
Sei un’orafa e sono molto curiosa di conoscere i tuoi gioielli. Puoi tentare di descriverci la creazione che ti rappresenta di più?
“noi” non siamo un essere, ma un divenire. Esigenza di superare me stessa, quindi... null’altro. Evoluzione.
In quale genere artistico ti identifichi di più e quale tecnica pittorica senti più vicina alla tua creatività? Io, che per formazione sono un’orafa, mi vedo spesso inserita in quella che viene considerata un’arte minore. Personalmente, credo che non ci siano arti maggiori o arti minori, semmai ci sono artisti maggiori ed artisti minori, ho aspirazioni troppo poliedriche per inquadrarmi in definizioni di ruolo o genere. In pittura, amo essere veloce, non masticare troppo quel che faccio, ma rapire il momento, l’attimo esatto dell’emozione e cercare di restituirla nel modo più autentico e sincero possibile.
C’è un momento, raro, in cui l’occhio coglie e la mano restituisce, valorizzando i segni che la natura ci offre, cerco di lavorare senza troppi artefatti, amo utilizzare materiali naturali e quindi creare monili unici, con un’ attenzione particolare all’etica professionale e quindi cercando di scegliere, per quanto possibile, materie prime che siano “cruelty free”. I miei gioielli, sono essenzialmente pezzi unici, l’unica cosa che mi impongo è di restare fedele all’etimologia della parola gioiello, gioco per la gioia, portatore di gioia. Un gioiello deve fare essenzialmente questo, portare sorrisi e gioia a chi lo riceve. Questo mi rappresenta.
So che hai partecipato ad un concorso pittorico con grande successo. Di cosa si tratta e quale opera hai presentato? Ho partecipato al concorso pittorico nazionale - Ritratti contemporanei - organizzato da Amedeo Polidoro per ALCuA - Associazione per la Libera Cultura in Abruzzo, sono stata selezionata insieme ad altri 19 artisti, tutte le opere sono state esposte presso il Museo Cascella e poi in finale, ho ottenuto il primo posto. L’opera è un ritratto del rocambolesco scrittore Charles Bukowski, un acrilico su tela e ad ottobre, come riconoscimento del primo premio, terrò una personale con le mie creazioni presso Area Artigianato Artistico a Pescara. Mi piac-
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Come possono fare i nostri lettori per conoscerti e scoprire la tua arte? Sono davvero poco brava in questo... il mio personale profilo fb è un contenitore, spesso caotico, di tutto quel che sono e faccio; il modo migliore per conoscermi è varcare la soglia del laboratorio nel quale lavoro e stringermi la mano.
Nel salutarti e ringraziarti ti chiedo se hai qualche progetto in fase di realizzazione
e se pensi un giorno di unire le tue due passioni. Direi intanto che sono molte più di due... Vorrei fondere la mia grande passione per la natura con quella per l’espressione creativa, interagire con gli alberi, le rocce, le piante. Vorrei dedicarmi alla scultura ambientale... ma è qualcosa di così tanto intimo al momento, che fatico persino a parlarne. L’uomo è nato per lavorare su se stesso... trasformate voi stessi in capolavori.
“La scrittura la percepisco come una parte importante di me. La forma espressiva che più mi rappresenta e attraverso la quale riesco pienamente a sentirmi me stesso
1) Ciao Marco parlami di te e della tua storia. Quando hai deciso di scrivere il tuo primo libro Roma Caput Zombie? La mia storia? Sono un operatore sociale precario da una vita e molte delle cose che descrivo nel mio libro le ho vissute in prima persona: le periferie degradate, la vita di strada, la relazione con persone che vivono un disagio. Amo molto George Romero e i suoi film sugli zombie. Secondo me si è persa, nel boom commerciale che gli zombie stanno avendo, la critica sociale che esprimevano all’inizio. Ho deciso di scrivere questo romanzo dopo aver visto alcune scene di “Resident Evil” in Tv, poi ho cambiato canale. 2)Perché un libro sugli zombie? Cosa ci trasmette il tuo componimento di diverso rispetto ai tuoi antecedenti scrittori? Perché ambientarlo a Roma? Beh in Italia se si è un lavoratore precario e si ha la possibilità di osservare la società dal mio punto di vista e cioè quello di un educatore professionale, capita di sentirsi uno zombie in mezzo agli zombie. Roma è la città dove sono
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Intervista a Marco Roncaccia A cura della Dott.ssa Agnese Monaco
nato e vissuto è la capitale di questo paese agonizzante e quindi mi è sembrato il territorio d’elezione per “Roma Caput Zombie” 3) Quale stato d’animo ti ha ispirato maggiormente nella stesura del tuo componimento? L’incazzatura, principalmente. Per tutto quello che va al contrario in questo paese. 4) Cosa significa per te la scrittura? La scrittura la percepisco come una parte importante di me. La forma espressiva che più mi rappresenta e attraverso la quale riesco pienamente a sentirmi me stesso 5) Dove troviamo il tuo libro? e sul web? Come spesso accade con le piccole case editrici la nota dolente è la distribuzione. “Roma Caput Zombie” è ordinabile nelle librerie del circuito Arion e in quelle Mondadori. E’ presente o ordinabile in elenco di librerie consultabile sul sito della Nero Press (http://neropress. it/distribuzione/). Inoltre è ordinabile su IBS, Amazon e gli altri Bookshop online, oltre che direttamente dal sito dell’editore (http://neropress.it/dd-product/ roma-caput-zombie/) 6) Concludo con la domanda GRIDO, quella in cui tutto è concesso. Lascia il tuo messaggio. Parlami di ciò che desideri. Della serie fatti una domanda e datti una risposta. Domanda: “Che ore sono?” Risposta: “Cavolo sono le 10:29 e ho una gran voglia di un cappuccino e un cornetto! Ciao a tutti e buona lettura a chi deciderà di leggermi”
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Una sedia per aspettare.
Passione in bianco e nero di Simona Geo. Scatti di vita, negli infiniti toni tra il bianco e il nero. Recensione a cura di Katia Debora Melis Il discorso che avanza per immagini è limpido e raffinato nella scelta dell’angolo visuale, del contrasto e delle scale dei grigi, lasciando trasparire messaggi che colpiscono e suscitano profondamente tutti i cinque sensi, sia di fronte a elementi architettonici che naturali, siano paesaggi o presenze umane, sempre in situazioni di sospensione, di pausa o attesa.
Quasi inaspettatamente, come può accadere di fronte a ogni opera prima, ci troviamo di fronte a un’opera intensa, intima, contraddistinta da grande sensibilità artistica, che l’autrice mostra potentemente già a partire dagli scatti fotografici, tutti rigorosamente in bianco e nero. Essi si caratterizzano per una rappresentazione nitida, lineare e netta dei soggetti e sono capaci di suscitare un’emozione forte e completa: non sono, dunque, i versi a fare da didascalia alle immagini o a meglio chiarire la particolare situazione o stato d’animo. Le liriche, in un linguaggio aperto e colloquiale, sono parte dello stesso discorso, parole e scatti fotografici sono gli elementi concatenati di un colloquio che l’autrice fa con un TU, che non ci è dato di conoscere più chiaramente e che, spesso, è solo una sorta di contraltare immaginario, una scusa per meglio intavolare quelle domande che, per la loro universalità, non possono restare intrappolate nel gioco solipsistico del monologo interiore, che pure larga parte ha nei versi della nostra autrice.
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Gocce d’acqua come lacrime, luce e buio si completano e si danno reciprocamente sostanza; cielo e terra sono un tutt’uno tra ombre figlie della luce, connubio inscindibile. Così l’Io dell’autrice s’inebria di luce pura, vive nell’attesa fiduciosa di qualcosa che già asserzione di certezza per il futuro. Nella dimensione della memoria, porto sicuro e spazio buio, si sente poi bisogno di fuggire perché il ricordo può fare male, mentre solo nel presente, dice Simona Geo, c’è luce limpida, di contro all’ondeggiare tra nitido e sfocato del passato nel ricordo. Tatto, udito, vista, olfatto sono tutti continuamente richiamati dalle immagini e dalle parole. Il logos, il discorso verbale si accompagna, su un livello parallelo, allo scatto fotografico, esprimendo con toni musicali differenti quelle alternanze perfette che lo scatto produce e restituisce col suo gioco tra bianco e nero. Essenze, presenze e anime sono un tutt’uno nel cammino della vita interiore e in quello attraverso la natura, su sentieri reali, tra infinite morti e rinascite. L’autrice rende coi suoi versi l’idea di una dimensione passata, di memorie,
entro la quale, se troppo s’indugia, non si può procedere verso la crescita personale e si resta fermi: la ricerca della propria stabilità può realizzarsi solo attraversando il cambiamento. Il corpo è apparenza; l’anima è in esso malcelata e sempre, in qualche modo, traspare. Sono sua figura le aperture, oculi, arcate, finestre, che si aprono sui muri di strutture più o meno solide, spesso segnate dal tempo. L’opera di Simona Geo si caratterizza per le atmosfere oniriche, le pause di riflessione e, contemporaneamente, di contemplazione, che regnano negli scorci osservati in silenzio: la solitudine spesso riempie di sé lo scatto; le parole sono misurate perché il silenzio è meglio di tante parole vane o fuori luogo. Anche AMORE è solo parola, cinque lettere / e svariati significati. Non ci sono titoli a distinguere gli uni dagli altri i versi che si affiancano alle immagini: tutto è parte di un percorso, un camminare tra le ombre, più o meno fitte, verso una luce che si fa spazio tra densi filari di alberi, tra nubi volubili e multiformi, fra mura diroccate, tra una domanda e una risposta.
Una sedia per aspettare, Geo Simona. Schena Editore, Fasano, 2015; br., pp. 56. ISBN: 88-6806-084-1 9788868060848
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EAN:
LA TEORIA DELLA BUONA FORMA di Matilde IACCARINO a cura di Carla de Falco za odio, né morbosità, ma anzi con lo sguardo vincente di chi semplifica e, senza troppe sovrastrutture, costruisce una verità accettabile e, attraverso essa, forse, salva la propria esistenza. È, appunto, la buona forma.
LA STRUTTURA PERCEPITA È SEMPRE LA PIÙ SEMPLICE Nota di lettura al nuovo libro di Matilde Iaccarino È uscito, per Valtrend, un nuovo libro di narrativa di Matilde Iaccarino: La teoria della buona forma. La teoria della buona forma, ci ricorda l’autrice, è un sistema elaborato dal nostro cervello che ci permette di individuare all’interno di un contesto molteplice e complesso - un modello più semplice, anche se gli elementi che lo costituiscono sono ingarbugliati. Ed un garbuglio di tipi umani si dipana sotto gli occhi del lettore, in questa nuova raccolta di racconti di Matilde. Un caleidoscopio umano che trasuda umanità e sofferenza, ma anche ingenuità, candore e leggerezza. Matilde con la grazia di un cantastorie racconta vite di ultimi e dimenticati, piccole esistenze e, con sensibilità rinnovata e penna fine, esistenze di piccoli. Storie, tante, di infanzia ed adolescenza violate, viste però spesso proprio dal punto di vista lor: dei bambini. Sen-
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Quattordici (numero amato dall’autrice che così titolava una sua opera, qualche anno fa) racconti brevi, a volte brevissimi tanto che viene da dire … Eh no, no! Dimmi di più, raccontami di come va davvero a finire poi. Ma Matilde è saggia e non conclude quasi mai, come quasi mai giudica, neppure la più sbagliata delle madri, ma anzi la rende vicina e simile, facendo cadere il lettore nella tentazione di rivedersi in lei, mentre scopre che quel mondo crudo ed indifferente, in putrefazione attorno al candore degli ultimi, è proprio il mondo che attraversa anche lui, ogni giorno.
Carla de Falco
“Carmen Serra con la sua profonda e intensa voce è una della migliori promesse della musica italiana.
Intervista a Carmen Serra
a cura di Mariagrazia Talarico
Carmen Serra con la sua profonda e intensa voce è una della migliori promesse della musica italiana. Cantante poliedrica, le sue capacità artistiche la portano a muoversi tra musical, regia, doppiaggio, recitazione, desiderio di scrivere un libro e sceneggiature di film. Un vulcano
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in eruzione creativa senza freni, per farla breve.
reale ciò che il testo racconta o è un continuo work in progress?
Ascoltando la canzone Fiaba si ha la sensazione di entrare in un mondo incantato dove equilibrio, serenità e armonia trovano la loro forma. Il testo della canzone è una sua visione della vita? Ha trovato un modo per mettere in pratica nella vita
È una metafora della vita, un incoraggiamento a non fermarsi mai di fronte agli ostacoli e alle paure che lungo il nostro cammino inevitabilmente ci si presentano. La mia “Fiaba” è popolata da personaggi, da virtù, da tentazioni,
incarnate in soggetti che il “Il piccolo genio” (il protagonista) incontra lungo il viaggio della vita. Ha scelto bene lui, preferendo, appunto, come compagni di viaggio, per affrontare a testa alta e saggiamente la vita, le virtù, tralasciando alle spalle e ignorando tutte quelle tentazioni e sentimenti poco nobili di cui siamo spesso vittima noi umani. Una buona dose di forza e autostima, facilitando il percorso: “Camminando camminando, per ognuno c’è un percorso e una meta che raggiungerai se non dimenticherai chi sei e il tuo vero nome!” Nella canzone ‘Codice di autodifesa’ sembra descritto un breve manuale di difesa per la propria interiorità dal mondo esterno, spesso cinico e spietato, soprattutto verso gli animi sensibili. Questo suo codice di autodifesa la aiuta a combattere i momenti negativi della sua vita? Il codice di cui parlo è un determinato comportamento. Diciamo celare per non giocare a carte scoperte. Un codice serve per proteggere, qualcosa di prezioso, intimo, privato. A volte funziona, a volte no. Non significa essere falsi, attenzione, significa non dare tutto e subito! A volte aiuta, a volte no. • La sua poliedricità artistica la porta a dedicarsi a progetti non solo musicali. Al momento sta preparando qualcosa di particolare? Come musical, doppiaggio, regia, scrittura per il cinema? • In questo momento sono impegnata su vari fronti. Sto preparando il nuovo singolo in duo con Briga che uscirà a fine giugno. Inoltre lavoro sempre su nuovi brani, tra cui un progetto dance per il circuito discoteche e altri brani con produttori esteri, per ricercare un sound nuovo, che mi rispecchi in tutto e per tutto. Mi sono stufata di tirare fuori brani commerciali, per far si che le radio le passino. Ora si fa come dico io! Inoltre sono molto impegnata con il lavoro di assistente alla regia. Assisto vari registi, ma in questo periodo sto lavorando su alcuni docufilm (uno per Expo, di cui vi parlerò in futuro, con la regia di Raffaele Festa Campanile (il mio papà artistico che ha prodotto anche il mio album NO SELF CONTROL) e Paolo Scarfò. Inoltre stiamo anche lavorando su un nuovo reality che proporremo a varie televisioni,
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ma non posso svelarvi nulla adesso. Poi sto scrivendo uno spettacolo teatrale e un cortometraggio. Non sto potendo dedicarmi alla scrittura del mio film, richiede troppo tempo, farò una cosa alla volta per non impazzire. Ovviamente di tutte queste cose farò anche le colonne sonore, c’è un lavorone da fare. Lungo davvero. Ma l’Amore che ho per l’Arte non mi farà avvertire la stanchezza. La stanchezza non esiste. Esistono soltanto le emozioni e ciò per cui. Vivo per comunicare, e mi va bene così. Spero che con i miei progetti possa lanciare dei messaggi utili e far riflettere un po’, l’obiettivo è quello, sempre. Noi artisti abbiamo una grande responsabilità e anche una grande possibilità: quella di provare a cambiare le cose. Anche se il mondo oggi sta soffrendo troppo, siamo in preda alle psicosi e allo stres, io mi rifugio nella Musica e nella scrittura e in ciò che faccio, creandomi un mio mondo, ma sarei felice di accogliervi tutti, per sognare insieme e provare a rendere migliore questo mondo con l’Amore nel cuore! Senza, non si va da nessuna parte!
• Il progetto Freedom – il suono oltre le mura, per le case circondariali, e il suono oltre la mente, per i reparti di psichiatria, è riuscita poi, dopo le difficoltà iniziali, a metterli in pratica? Tutto questo le fa onore perché fa intendere un suo interesse verso il sociale che cura con la sua musica, e questo lo si capisce anche dalla sua canzone Africa. Intende occuparsi dei suoi progetti sociali anche nel futuro? Ha già in mente qualche città dove proporli? • Ho nel cuore questi progetti, ma non è così facile. Purtroppo la mancanza di fondi frena molto. La casa Circondariale di Cavadonna (Siracusa- Noto) avrebbe approvato volentieri il progetto, ma senza fondi non possono. Io avrei anche potuto farlo senza prendere un soldo, lo avrei fatto, ma la mia vita è a Roma e fare su e giù oggi mi è impossibile, ho dovuto accantonare, quindi ho proposta la stessa cosa al carcere Regina Coeli di Roma. Nella Casa circondariale di Cavadonna abbiamo però tenuto un concerto a Natale 2014. E’ stato bellissimo, veder sorridere, cantare e divertir-
si quelle persone, che sono entrate con un viso annoiato e triste. Sono usciti da lì con il sorriso, quindi missione compiuta. Per questo ringrazio Francesca Tinè e la direttrice della Casa circondariale. Voglio far questo, sì, voglio emozionare, far gioire, riflettere. Abbiamo scelto dei brani che potessero essere adatti. Ogni testo lasciava riflettere appunto, con una premessa prima di iniziare. I detenuti hanno fatto degli errori nel corso della loro vita. Stanno scontando la loro pena, ma pena maggiore e fare i conti con se stessi. Il discorso è lungo e complicato. La vita di un detenuto non è facile. Ho lottato con me stessa. Ho sempre pensato che chi sbaglia deve pagare, ma credo che il perdono lo meritino tutti. Giunta a questa conclusione, ho dato il via al tutto. Adesso quello che vorrei fare è un docu-film sull’operato del garante dei detenuti della Casa circondariale Regina Coeli. L’idea è nata con Raffaele Festa Campanile. La carica del vecchio garante è scaduta, ma nei suoi dieci anni di operato ha fatto delle cose fantastiche quest’uomo. Ha portato l’arte e la cultura tra i detenuti: teatro, scrittura, lettura, musica. Io spero di poter portare il canto. Aspettiamo risposta e spero che il progetto venga approvato.
Il sarto dell’abito eterno Ti cercavo in un sogno nelle mie notti di solitudine polveri di stelle coprono l’anima mia che si sveglia e vede il tuo sguardo tu amore mio accanto a me. Amore che ci sfiora la pelle su di un vento delicato solleva i nostri corpi che danzano sul tappeto rosso della passione. E poi lo sguardo impazzisce da solo senza il tuo respiro su me e si placa dinanzi ai tuoi occhi ai quali ho donato il mio cuore. Dipingo finalmente l’impronta delle tue labbra sulle mie con un bacio atteso che mai avrà eguali istanti. Scambiandoci ego e filo cuciremo con l’aiuto dell’arcobaleno il vestito da indossare nella nostra vita insieme che toccherà l’orizzonte dell’infinito. La quotidianità ci darà un futuro protetto dall’allegria dell’amore dipinto indelebile su petali di rosa che segnano il sentiero della meraviglia. La vera magia è nella fede di chi si ama e la fine dell’attesa è l’inizio del viaggio senza meta.
Filippo Spatafora
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“Il volume presenta la citazione di San Francesco D’Assisi: “Chi lavora con le sue mani è un lavoratore. Chi lavora con le sue mani e la sua testa è un artigiano. Chi lavora con le sue mani e la sua testa ed il suo
Intervista al Prof. Carlo Aniello Ricci
cuore è un artista”
Ho l’onore di intervistare il Prof. Carlo Aniello Ricci, presidente della Palestra ASD “Natural”, che ha partecipato alla presentazione del libro “Maestri Artigiani in Cervinara”, da lui curato insieme al Geom. Enzo Cillo. L’evento è stato organizzato dall’Associazione Culturale “LA VALLE” l’8 maggio scorso presso la Sala Consiliare “A. Sacco” del Comune di Cervinara (AV), caratteristico luogo della Valle Caudina. Alla presentazione ha preso la parola anche il Sindaco e numerose autorità locali tra cui anche il prof. Mons. Pasquale Maria Mainolfi.
A cura della Dott.ssa Agnese Monaco
azione culturale “La Valle”, nella persona del Presidente Rag. Rino Clemente, per aver curato, brillantemente, la manifestazione ed alla brava e simpatica moderatrice dott.ssa Giusy Iachetta.
tografica” sull’artigianato locale di un tempo, nell’ex sala consiliare del Comune di Cervinara, sotto la valida guida della preside Maddalena Mercaldo.
“Maestri Artigiani in Cervinara” nasce da un’idea del prof. Vito Casale, che ne è stato anche il valido promotore. Abbiamo cominciato ad attivarci nel 2012, allestendo una bellissima “Mostra Fo-
all’impegno del prof. Vito Casale e del Geom. Enzo Cillo, si è provveduto alla raccolta delle testimonianze sui mestieri artigianali presso quelle persone che avessero avuto, in famiglia, un artigiano.
Successivamente,
grazie
soprattutto
D1) Splendido il suo intervento Prof. Carlo Aniello Ricci, ma partiamo per ordine. Come nasce “Maestri Artigiani in Cervinara”? Grazie per l’apprezzamento sul mio intervento, ma ritengo degni di plauso anche quelli degli altri relatori: geom. Enzo Cillo, prof. Vito Casale, l’editore dott. Francesco Conte e il prof. Mons. Pasquale Maria Mainolfi; quest’ultimo ha fatto una stupenda e dotta presentazione, oltre gli interessanti interventi del Sindaco Rag. Filuccio Tangredi e della Dirigente Scolastica Serafina Ippolito. Una menzione di merito va all’Associ-
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Da qui è nato il libro. Ritengo doveroso sottolineare il merito della preside dott.ssa Maddalena Mercaldo che ha costantemente offerto, grazie alla Sua notevole cultura ed esperienza, la Sua preziosissima guida e collaborazione in modo disinteressato. Sottolineo, inoltre, il notevole impegno dell’amico Enzo Cillo che si è prodigato tantissimo e con altrettanta passione per questo libro, senza dimenticare, tuttavia, il preziosissimo aiuto del prof. Mons. Pasquale Maria Mainolfi, che oltretutto ha regalato una stupenda prefazione che fa da splendida cornice al libro, bellissimo anche nella sua veste tipografica.
D2) Il volume presenta la citazione di San Francesco D’Assisi: “Chi lavora con le sue mani è un lavoratore. Chi lavora con le sue mani e la sua testa è un artigiano. Chi lavora con le sue mani e la sua testa ed il suo cuore è un artista”. A tal proposito mi chiedo, per lei, i Maestri Artigiani erano anche artisti? E viceversa, è sempre valido il concetto? Adesso invece viviamo in un mondo di soli lavoratori e artisti?
R) Per rispondere a questa domanda
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bisogna innanzitutto interpretare il significato della citazione di San Francesco. “Chi lavora con le sue mani è un lavoratore…” Significa che chi lavora unicamente con le mani, è semplicemente un “lavoratore”, un “esecutore”. Chi, invece, “lavora con le sue mani e la sua testa”, è un “Artigiano”, cioè capace di produrre un manufatto utile a seconda dello scopo cui è destinato. Chi, infine, lavora oltre che “con le sue mani e la sua testa anche con il cuore”, è un “Artista”, perché non solo è in grado di produrre un manufatto, ma sa anche “creare”, sa trasformare, sa adattare e lo fa con passione, con il cuore, dando al suo lavoro un’impronta personale! I Maestri Artigiani di cui si narra nel libro, erano tutti degli Artisti e molti di essi ho avuto il piacere di averli conosciuti personalmente! Oggi, invece, direi che il concetto di “artista” sia notevolmente cambiato, perché la tecnologia odierna offre all’uomo tante facilitazioni ed è difficile stabilire chi abbia realmente tali doti. Non vorrei sbagliare, ma oserei dire che molti siano artisti soprattutto nell’uso delle “macchine” (…).
D3) La presentazione è stata un successone, gremita di gente, vogliosa di ascoltare e capire le proprie origini e
riscoprire un passato ormai in “disuso”. Nel frenetico e tecnologico percorso di oggi, dove non vi è più spazio per apprezzare la fatica umana, quanto secondo lei, la conoscenza è potere? Quanto è fondamentale riscoprire il passato per migliorare il futuro? R) “Sapere è potere”… mi fa ritornare alla mente una vecchia reminiscenza scolastica, un pensiero del grande filosofo Francesco Bacone… Tutti i più grandi filosofi e intellettuali hanno provato a teorizzare le cause di una società equa. Queste grandi personalità, come Socrate, Goethe, Einstein ecc, vissute in luoghi e periodi storici diversi, sono tutte arrivate alla conclusione che nessuna civiltà può esistere se non sulla base del sapere, dellaconoscenza e della sapienza. E’ appunto da questa base, dalla “conoscenza” che bisogna partire! Perciò, dovendo dare una risposta a “quanto, secondo lei, la conoscenza è potere?”, risponderei semplicemente con una sola parola: “Tanto!”. Posso affermare, inoltre, in base alla mia modesta esperienza che, per migliorare il futuro è fondamentale, “tantissimo”, conoscere e riscoprire anche il passato e, meglio ancora, studiarlo, per poterlo capire e interpretare nel modo giusto. Il futuro si può migliorare, dunque, continuando il cammino sulla scia
del passato, ben sapendo che il nuovo si modella sugli antichi saperi! D4) Cinquantadue testimonianze di persone che svolgevano mestieri oggi perduti o sostituiti dalle fredde mani meccaniche “della grande distribuzione”, questo è “Maestri Artigiani in Cervinara”. Un grande progetto che
verrà introdotto anche nelle scuole. Vuole parlarcene? 18. Direi anch’io “un grande progetto”, ma non saprei confermare se verrà introdotto nelle scuole. Probabilmente, con l’inizio del nuovo anno scolastico, questi libri saranno distribuiti, gratuitamente, agli alunni delle scuole medie inferiori di Cervinara. In ogni caso, mi auguro che i docenti invoglino, poi, gli stessi alla lettura del libro, aiutandoli ad interpretarne il vero significato. La lettura di questo libro è utile, anche, per far comprendere come il “saper fare” debba ritornare ad essere una capacità non trascurabile in ognuno. Non sarebbe una cattiva idea se qualche Istituzione pubblica o un ente privato, essendoci la possibilità, ricreasse gli “antichi laboratori” artigianali, l’arte degli antichi mestieri, che sono vari ed interessano sicuramente più settori. Ne deriverebbe, in un periodo di crisi occupazionale, un’occasione di lavoro per i giovani disoccupati; non solo, ma potrebbe essere anche una possibilità per la conservazione e la tutela delle attività artigianali, oltre che mantenere e riscoprire la tradizione del proprio territorio.
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D5) “Non si può dimenticare il passato per avere un futuro e di conseguenza non si può fare a meno degli anziani, memoria storica del nostro paese, a cui si deve grande ammirazione per il lavoro svolto in passato, giustissimo concetto da lei espresso nel suo discorso di presentazione del libro”. Mi chiedo, nell’atto pratico, come mai nel quotidiano molti giovani, purtroppo, sono “ignari” del concetto di educazione e di rispetto? Come si spiega questo dilagante fenomeno? 18. Mi piace sottolineare il merito degli anziani ed il pregevole ruolo che essi hanno avuto in passato! Concetto, peraltro, ribadito più volte anche da Papa Francesco in una Sua recente omelia. E’ grazie a questi artigiani del passato ed alla loro abilità se oggi possiamo condurre una vita migliore e se esistono tanti bravi professionisti! Io appartengo, ormai, ad una generazione di giovani di tanti anni fa, quando gli anziani godevano di un’alta considerazione e di un notevole rispetto. Oggi è tutto cambiato: molti giovani (per fortuna non tutti) peccano di presunzione e di spavalderia, ritenendo di sapere già tutto. Questo è davvero avvilente! Sono convinto che ciò dipenda dal fatto che essi, abituati alle comodità della vita odierna, alla tecnologia tascabile, al volante di una bella auto, abituati, inoltre, a poter soddisfare, periodicamente, tutte le loro esigenze ed ignorando il lavoro “immane” ed i sacrifici di una volta, credono di avere “il mondo nelle loro mani” e che tutto, quindi, gli sia dovuto e concesso, anche la mancanza di educazione e di rispetto! Sarebbe necessario, a mio avviso, una maggiore umiltà da parte loro; mentre, da parte di tutti, sarebbe opportuno porre un freno a questa “corsa sfrenata” verso chissà quali mete… Un piccolo ritorno alle origini non farebbe certo male a nessuno! Il filosofo Giambattista Vico sosteneva che la storia è caratterizzata da un andamento progressivo, ma non nel senso che tutto quello che viene dopo sia necessariamente migliore di quello di prima. Ogni civiltà ha un suo corso fondamentalmente progressivo, il quale, giunto al suo apice, si arresta ed entra in
crisi. “Meditate... cari giovani!”.
D6) Un ritorno all’origine, dunque, è di sicuro, a mio avviso, la chiave vincente per il “guardarsi dentro” e riscoprire gli antichi valori ormai perduti. Sicuramente questi concetti si evincono anche dagli antichi mestieri. A tal proposito vorrei delucidazioni in merito ai ruoli delle donne; donne che riuscivano a trasportare quasi un quintale di ghiaccio sulla testa, le stesse che non perdevano la loro femminilità neanche in quei frangenti, le stesse che crescevano in modo sano e genuino i figli.
18. Si, bisogna riscoprire e riappropriarsi dei valori di una volta; la conoscenza degli “Antichi Mestieri” rappresenta, credo, uno dei modi migliori per questo!
Parlerò del “ruolo” delle donne, soprattutto nel periodo della mia fanciullezza ed in ambito al mio paese, Cervinara. Ricordo le parole che mi ripeteva spesso mia madre quando ero giovanetto: “Tu sei nato nel ventre della vacca”, voleva significare che ero nato in un periodo migliore, che era quello post-bellico. In realtà, anche questo periodo era triste e molti vivevano nella miseria; Mio padre, come tanti altri a quei tempi, per aiutare la propria famiglia a “sopravvivere”, fu costretto ad emigrare, nel 1953, quando io avevo appena sei anni, per il lontano Venezuela… Da ragazzino osservavo tutto ciò che vedevo, e lo spettacolo che si presentava ai miei occhi, come in un film, non era come quello di oggi (…). Abitando ai piedi della montagna, osservavo, giornalmente, diverse donne passare davanti casa mia, curve sotto grosse fascine di legna, sistemate sulle spalle e la schiena o caricate sulla testa con interposto il cosiddetto “truocchio” (un panno arrotolato che ammortizzava il peso) ed i cosiddetti “zampitti” ai piedi, strane scarpe ricavate dalla stoffa
di juta che loro medesime provvedevano a cucire, adattandole ai loro piedi, affinché camminassero agevolmente attraverso i viottoli ed i sentieri scoscesi della montagna. Era la provvista di legna che, poco alla volta, quelle donne facevano per l’inverno, per scaldarsi davanti al fuoco del camino, assieme alle loro famiglie. In montagna, la mattina di buon’ora, si recavano, a seconda dei periodi, anche per la raccolta dei prodotti commestibili, come i funghi, le castagne, le more, le fragole ed altro. Inoltre, vedevo lavorare molte donne, per giornate intere, alle dipendenze di commercianti di frutta o di aziende varie. Ciò che mi colpiva era il fatto che esse lavoravano cantando, sempre felici e gioiose. Le vedevo, spesso, riunirsi nei cortili, nei porticati, anche a tarda sera, per svolgere diversi lavori che si protraevano per lunghe ore, come quello di sfogliare le pannocchie di granoturco e sgranarle, con abili movimenti delle mani, per togliere i chicchi, mentre intonavano i motivi delle belle canzoni di quei tempi o raccontavano fatti accaduti. Il più delle volte lo facevano solo per offrire un aiuto in segno di amicizia, che poi, puntualmente, veniva ricambiato. Ricordo quando le vedevo, con i grossi cesti colmi di biancheria sporca sulla testa, recarsi presso la riva del fiume più vicino, per lavarla, usando la cenere del camino in sostituzione del sapone. Mia madre mi raccontava di averlo fatto tantissime volte anche lei. Alcune face-
vano le “lavandaie” per mestiere; altre, invece, riuscivano a svolgere lavori più duri e pesanti, come il trasporto, dalla montagna a valle, dei blocchi di ghiaccio e dei sacchi di castagne del peso di quasi un quintale sulla testa, impensabile al giorno d’oggi! Ciò che mi lascia, tuttora, ancora stupìto, è il vivo ricordo che ho di una donna, “Maria a ‘gliarala”, una simpatica donna, molto buona, di nome Maria, “venditrice di olio di oliva”. La vedevo girare per tutto il paese con un grosso cesto sulla testa, colmo di recipienti d’olio del peso complessivo di oltre mezzo quintale che, quando si svuotava, provvedeva a riempirlo di nuovo per completare il “giro”, abbastanza ampio, del paese. Provvedeva il cliente medesimo ad aiutarla a deporre a terra il cesto ed a rimetterlo, poi, sulla testa. Ciò richiedeva, da parte di questa donna, una buona forza nella muscolatura del collo e delle gambe oltre ad un notevole equilibrio e ad una volontà ferrea. Queste donne, dedite a tanta durezza, farebbero invidia, oggi, ai più forti atleti di alcuni sport estremi i quali, sono convinto, non sarebbero in grado d’imitarle neppure per un istante. Il loro tempo veniva impiegato, “da mane a sera”, esclusivamente per contribuire al sostentamento della propria famiglia, svolgendo bene anche il ruolo di madri oltre che di mogli ed educando i propri figli all’onestà ed al rispetto del prossimo, facendoli crescere in maniera sana, semplice e senza alcuna pretesa.
Erano donne dotate di una straordinaria femminilità, ed i lavori duri non intaccavano minimamente la loro bellezza; ma non potevano, né sapevano curare, come le donne d’oggi, il proprio aspetto fisico, per cui la loro bellezza esteriore svaniva molto presto, pur conservando, a lungo, tanta energia e vitalità. D7) Lei inizia la sua presentazione citando Indro Montanelli: “ Non si può dimenticare il passato se si vuole avere un futuro”, prosegue poi ringraziando il Signor Roberto Mercaldo, vorrebbe parlarne? 18. E’ una bella citazione quella di Indro Montanelli, che i giovani d’oggi dovrebbero prendere bene in considerazione per il significato altamente educativo! Mi fa piacere parlare di Roberto Mercaldo, figlio e nipote di abili maestri artigiani di un tempo, oltre che artisti. Egli è un mio grandissimo Amico sin dagli anni della giovinezza. Un Amico davvero speciale, sempre allegro e di buon umore, dall’animo buono e generoso, amante del sapere, della cultura, del dialogo e del confronto; sempre disponibile a prodigarsi e ad offrire il suo forte braccio per gli amici. Ho iniziato il mio discorso, nella presentazione del libro, ringraziandolo per l’amicizia sincera che mi ha regalato in tanti anni e perché la sua vita dignitosa, semplice, umile, di grande valore etico, mi ha insegnato tanto, ritenendola degna di esempio! E’ stato davvero una fortuna averlo avuto come amico. Di Lui ho bellissimi ricordi, che conservo gelosamente nel cuore perché mi hanno arricchito la vita! Attraverso questi righi, ora, formulo gli Auguri, di cuore, perché possa affrontare, con la dignità e la forza d’animo che gli sono propri, il gravoso problema che lo affligge! D8) Entriamo nei dettagli delle testimonianze, le chiedo in merito alla figura del SARTO. Diversa da quella che è oggi e che sta scomparendo. R) Il Sarto è stato il mestiere esercitato in proprio da mio padre, sin dagli inizi degli anni Trenta. L’ho sempre visto lavorare da vicino, poiché aveva la bottega sistemata in casa; perciò conosco tutte le fasi lavorative di questo mestiere che ho descritto, quasi minuziosamente, nella testimonianza riportata nel libro “Maes-
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sia per l’alto costo dei diversi tipi di questo lavoro e perché sostituito dai moderni mezzi meccanici e dallo sfruttamento minorile.
tri Artigiani in Cervinara”. E’ un mestiere che, come tanti altri, è quasi scomparso perché sostituito dalla moderna tecnologia. Soffermarmi, adesso, a parlare di questa figura non lo riterrei idoneo, considerato che vi sono altrettante “figure” degne di menzione, che possono essere conosciute leggendo il citato libro. Grazie, comunque, per la domanda!
Quello dello sfruttamento minorile è un grave problema mondiale, una “piaga”, presente anche in Italia e che investe vari settori lavorativi. Vi sono molti bambini, nel mondo, che vengono sfruttati in tal senso.
D9) Altra testimonianza è quella della RICAMATRICE, che ormai è lasciata al suo ruolo di nicchia perché sostituita dal braccio meccanico o dallo sfruttamento minorile dall’Estero. Ce ne parli. R) La “Ricamatrice” mi fa ricordare mia madre, anche se non l’ho mai vista svolgere questo lavoro, perché lo faceva prima che si sposasse e solo per diletto e per arricchire il proprio corredo. Ricordo tanti bellissimi lavori di ricamo eseguiti da mia madre, che rivelavano in lei un’abile “ricamatrice” nella sua età giovanile. Si trattava di bellissime decorazioni e intrecci vari, che rappresentavano motivi floreali, figure di uccelli, colombe, angioletti e tanto altro: lavori davvero impegnativi, effettuati con il classico telaio, l’ago e l’apposito filo. Dalle sue abili mani uscivano, finemente lavorati, lenzuola, copriletti, tovaglie ecc. E’ quanto lei mi raccontava spesso, ma anche quanto ho potuto ammirare osservando i suoi preziosissimi e bellissimi lavori, tutti recanti la sua firma, a mo’ di ricamo, con il classico, bellissimo corsivo. A quei tempi era molto importante, per una donna, crearsi un buon corredo, e perciò chi era in grado di ricamare, si dava da fare per questo. Ricordo che mia madre, nella sua vita matrimoniale, non usò mai il suo corredo da sposa, ma lo conservò intatto per sua figlia, mia sorella Elisabetta, primogenita, sposatasi nel 1958, attualmente residente a Toronto, in Canada e che non vedo, ahimè, da quarant’anni! In verità non ricordo, personalmente, chi abbia svolto, per mestiere, il lavoro di “ricamatrice” in ambito al mio paese. Sicuramente, è andato man mano scomparendo, sia per il diminuito interesse
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Recentemente, i media ci hanno informato di una delle peggiori forme di sfruttamento dei minori, che avviene in alcuni paesi esteri: si tratta dei cosiddetti bambini-soldato, che vengono strappati alle famiglie e sottoposti a duri e violenti riti di iniziazione. Viene loro insegnato ad uccidere, ad usare fucili e mitra. E’ terrificante tutto questo e fa venire i brividi! D10) Stupenda la dedica alla piccola Eleonora, una bambina che rappresenta il futuro ed è interessata al passato. E’ nelle mani dei giovani la salvezza. Ci dica in merito. R) Ho soddisfatto con sommo piacere la richiesta della piccola Eleonora (nipote di un carissimo ed illustre amico, dirigente scolastico in pensione, dott. Andrea Stellato) di avere una copia del libro sugli antichi mestieri, con una dedica speciale, dettata dal mio cuore per Lei. E’ vero, è nelle mani dei giovani la salvezza, e noi ci auguriamo che essi possano costruire un futuro migliore, ma per riuscirci devono continuare il cammino sulla strada tracciata da chi li ha preceduti. Credo, così, che si possa creare una società di cui si ha tanto bisogno!
D11) La ringrazio sentitamente per la splendida dedica nel libro, mi sono commossa. Dove possiamo comprare il libro, negli “store on line?”. Concludo con la mia classica domanda di rito. La domanda
GRIDO, quella in cui tutto è concesso. “Lasciate il vostro messaggio”. Mi parli di ciò che desidera.
R) La “dedica” nel libro a Lei dedicata è stata spontanea, perché è indirizzata ad una persona dall’animo molto sensibile, raro al giorno d’oggi; La ringrazio, a mia volta, per avermi dato l’opportunità, con questa piacevole intervista, di raccontare cose facenti parte di un mondo per me fantastico, anche se privo del benessere che i giovani d’oggi hanno la fortuna di conoscere e… di possedere. Il libro, al momento, non è reperibile nei posti-vendita; chi ne fosse interessato può provare a chiedere informazioni in merito, via e-mail a: studioassociato12@libero.it - enzocillo@libero.it oppure “Auxiliatrix”: 0824 313791 - 0824 313792. Un messaggio da lasciare? Ritengo meglio un “sms” e preferisco indirizzarlo ai giovani che, come dicevo innanzi, sono gli artefici del futuro: “Siate semplici, onesti, virtuosi non disdegnando mai di ascoltare, con umiltà, la parola di chi può vantare un maggior peso di anni!” . Rispondo, infine, all’ultima domanda, con una frase della dott.ssa Maddalena Mercaldo citata nella sua testimonianza del “Falegname”, che ritengo molto significativa e idonea per concludere questa interessante intervista che dedico, con piacere, alla mia nipotina Sofia Esposito, di quasi sei anni e residente con i suoi genitori a Treviso: “Ogni impronta di ieri forma il mosaico del nostro presente, in esso spiccano le impronte dell’Artigiano…”!
“ Le ossa del lago “ di Rosalba Vangelista a cura di Graceful Books. personale, introspettiva, per tramutare l’ambiente ostile del suo senso di colpa, dato un evento negativo, in un giardino fiorito.
Graceful Books libri, eventi, musica&arte www.gracefulbooks.com La tua opera video presentata da Mariagrazia Talarico Ecco il link della video presentazione: http://youtu.be/OOYMTd96WZU
“ Le ossa del lago “è il titolo del libro di Rosalba Vangelista. L’autrice ci invita a immergerci in un romanzo che non lascia niente al caso dato che si tratta di un’indagine investigativa. Kete, la protagonista, è una poliziotta trasferitasi nella cittadina di Silver Lake nell’est degli Stati Uniti, questa cittadina è abbellita dall’omonimo lago che da vita ad uno scenario di romanticismo fino ad una notte di mezza estate. Le pagine di Vangelista sono di grande intensità emotiva e ci portano a scoprire il patto che la stessa Kete stringerà con il fantasma di Jude, il figlio di Jude viene assassinato e la donna non regge al dolore e si suicida nei pressi del lago dove è stato ritrovato il corpino del suo Marcos. Ma chi ha ucciso il piccolo Marcos? La poliziotta, Kete, si dedica anima e corpo alla ricerca della verità, con Steve lo sceriffo di Button. In bilico su un sottile filo e persa in un labirinto, Kate, raccoglie dolore, paura, dubbi, e incertezze senza perdersi d’animo, desidera fare luce sugli avvenimenti di quella notte e inconsciamente fa anche una ricerca
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Accanto alle acque gelide ed azzurre di un lago macchiato di crimine si fanno largo personaggi annientati fino all’anima da tristi ricordi, ingombranti drammi e angoscianti solitudini. L’autrice con “ Le ossa del lago “ richiama l’attenzione sull’importanza di quel particolare, su quel dettaglio che può fare la differenza ed aprici così un varco verso noi stessi e tutto ciò che ci circonda. “ Le ossa del lago “ ci fa rendere consapevoli di quanta atrocità possa esserci nel mondo, mentre però le parole di Vangelista si fondono con l’alito di vita di chiunque voglia riscattarsi dalla propria tragedia. Questo thriller non apre le porte dell’as-
pettare o del mendicare, ma quelle dell’osare, dell’agire, del tentare, del volere. Se vuoi scegliere da che parte stare... Scegli la vita. “ Le ossa del lago di Rosalba Vangelista” ti aspetta.
Ognuno di noi può ritrovarsi in Giacomo e fare il tifo per lui, pur essendo un pazzo pluriomicida. “
Intervista allo scrittore Giorgio Gavina
1- Ecco finalmente con me il mio amico Giorgio ! Al suo esordio nella letteratura! Giorgio parlaci di te. Sono nato a Vercelli 43 anni fa, da oltre 10 anni vivo in provincia di Mantova sono sposato ho un figlio di 9 anni. Lavoro in ambito commerciale/gestionale per una grossa azienda di produzione e progettazione piscine e acqua parchi.
2- E’ uscito il tuo primo libro” L’uomo del bene e del male”, narraci del sig-
A cura della Dott.ssa Agnese Monaco nificato e del significante della tua opera e le motivazioni che ti hanno spinto a scriverlo. Il libro è nato da un racconto, lasciato macerare, aggiunto un altro brano… capito che ne poteva nascere un progetto più consistente, ne ho fatto un progetto ed è nato il romanzo. Significato e significante: è scritto in maniera diretta in certi punti volutamente sgrammaticato
per dare maggior enfasi e realismo alle scene. Ognuno di noi può ritrovarsi in Giacomo e fare il tifo per lui, pur essendo un pazzo pluriomicida. È l’epoca moderna, l’oggi che viviamo in tutte le trasmissioni tv, da chi l’ha visto a quarto grado, ecc
3- Dove possiamo trovare il libro? Dove e quando verrà presentato? La prima presentazione è stata fatta il 29 aprile, una serata magica. Una seconda fatta a Vercelli. Ora sto allestendo un calendario che renderò disponibile a breve sul sito www.giorgiogavina.it. È disponibile previa ordinazione in tutte le librerie e su tutti gli store online oltreché sul sito dell’editore www.parallelo45edizioni.it
4- I lettori dove possono trovare ulteriori info sul libro? Sul mio sito e su quello dell’editore.
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5- Chi è per te l’uomo del bene e del male? E in generale cosa è per te il bene e cosa il male? L’uomo del bene e del male, siamo noi. Con i nostri conflitti le nostre ansie a volte immotivate. Il concetto nel libro è amplificato dagli omicidi, il concetto è quello di un uomo medio della vita attuale. 6- La domanda grido, quella in cui tutto è concesso, lasciate il vostro messaggio o voi che uscite. Ossia in questa domanda puoi parlarmi di tutto ciò che desideri. Pericoloso lasciarmi questa libertà, potrei annoiarvi per ore o intrattenervi piacevolmente per altrettanto tempo. Preferisco sfruttare l’occasione invitandovi a leggere il libro, che sinora sta riscuotendo ottimi consensi, e di lasciare un vostro commento ai brani sul sito www.giorgiogavina.it
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Poeti a Roma – 1 Edizione 2015 – Amore e Amore A cura del blog ‘L’oceano nell’anima’ (www. oceanonellanima.it)
Incontro poetico promosso dall’associazione culturale L’Oceano nell’Anima, dal blog editoriale Il mondo dello scrittore, dalla Universum Academy Switzerland e con il patrocinio dell’Universita’ E-Campus di Roma Venerdì 10 luglio si è tenuto a Roma, presso la sede dell’Università eCampus - che ha patrocinato l’evento, - un incontro tra poeti e scrittori provenienti da ogni parte d’Italia, una kermesse letteraria intitolata “Poeti a Roma, amore e amore” promosso dall’associazione culturale L’Oceano nell’Anima, dal blog editoriale Il mondo dello scrittore e dalla Universum Academy Switzerland. L’evento ha rappresentato un’occasione per proporre e declamare dal vivo poesie e testi dagli stessi poeti e scrittori che sono intervenuti, con l’intento non solo di valorizzare, diffondere e promu-
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overe la cultura poetica e letteraria, ma anche e soprattutto per condividere passioni ed emozioni, elementi aggreganti nel mondo artistico; una prova tangibile della voglia di comunicare e di creare nuove relazioni nel segno dell’amicizia. L’evento si configura come “un momento di forte sensibilizzazione da un lato e come di espressione di competenze - anche innovative - dall’altro”, hanno spiegato gli organizzatori. Il tema della rassegna è stato l’amore, decantato e declamato in ogni suo aspetto, non solo tra uomo e donna, ma anche paterno, fraterno, verso un amico... “amore e amore” insomma visto nella sua universalità. L’idea nasce da Elisabetta Bagli, Ambasciatrice Culturale
di Spagna, coadiuvata da Maria Teresa Infante, Ambasciatrice di Pace, entrambe insignite dalla Universum Academy Switzerland. L’evento si è avvalso anche della partecipazione di Massimo Massa, presidente dell’associazione culturale L’Oceano nell’Anima e di Angelo Giustini che ha coordinato le attività logistiche in loco. Illustri assenti Irma Panova e Andrea Leonelli, responsabili entrambi del blog editoriale Il mondo dello scrittore. Hanno partecipato numerosi poeti e scrittori già noti in ambito culturale; presentati ed intervistati da Maria Teresa Infante ed Elisabetta Bagli nelle vesti di moderatrici, hanno offerto al pubblico presente un mondo di poesia carica
di pathos, emozione e lirismo fissati come parole ed immagini da ascoltare ed osservare. In ordine di apparizione: Santina Lazzara da Mineo, Sebastiano Adernò siciliano di nascita ma residente a Varese e Annamaria Giannini di La Spezia, con il loro ultimo lavoro in cui il sociale diventa poesia di vita supportato dalle immagini affidate alla regia di Adernò ed alle voce narranti di Annamaria e Santina.
Ancora Emanuela Guttoriello, scrittrice e pittrice; Giuseppe Giulio autore napoletano residente a Fiuggi, sceneggiatore, blogger e conduttore radiofonico; Marinucci Andrea Foa ed Manuela Leoni, autori indipendenti a 4 mani, Alessio Follieri scrittore e sceneggiatore; Valentina Paterna attrice; Vittoria Nenzi autrice romana residente a San Felice Circeo; Emanuela Arlotta autrice e redattrice romana, presidente dell’associazione Tertulia’s; Stefania Colasanti autrice romana; Nino Mandrici nato in Maremma, autore, agente editoriale, pittore e scultore; Stefania Di Lino autrice e docente in discipline plastiche; Anita Napolitano attrice romana e autrice di testi teatrali; Donatella Giancaspero nata a Roma, musicista ed autrice; Donato Mancini nato a Bari, autore; Angelo
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Giustini autore romano. Ed ancora Massimo Massa nato a Bari, autore; Maria Teresa Infante nata a San Severo, autrice; Elisabetta Bagli di Roma. Tra gli assenti si menziona l’autore Gastone Cappelloni. Gli intermezzi musicali sono stati affidati alla chitarra del cabarettista Giuseppe Cataldi. Interessante l’intervento del prof. Massimiliano Mancini, saggista ed editore di formazione giuridica e psicologica, docente presso La Sapienza Università di Roma. Appassionato di storia e di scienze sociali ha descritto, con il suo intervento, la figura ed il ruolo della donna nei vari popoli della storia italiana. Non meno emozionante la performance poetica di due giovanissimi: Alessio Silo nato 25 anni fa a Isola Del Liri e Gino Centofante autore ciociaro di 23 anni, una dimostrazione di quanto i giovani siano vicini alla poesia più di quanto si possa immaginare! Massimo Massa
Presentazione ‘I sopravvissuti’ di Maruska Creanza a cura di Mariagrazia Talarico Incipit ‘Sopravvissuti. Oltre il mondo conosciuto.’ Di Maruska Creanza Carlo Crescenti vide la donna con i capelli rossi mentre s’imbarcava per il volo, era bella alta e slanciata e aveva un sorriso radioso. Si vedeva che era felice. Lui, al contrario, si sentiva di umore nero. Ormai erano secoli che non provava più la voglia di
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vivere. Anzi, voleva morire, a volte. La donna dai capelli rossi si avviò verso le scale che conducevano all’imbarco. Lei non poteva immaginare che lui la seguiva da mesi. Carlo Crescenti faceva il programmatore di computer, era consapevole di essere molto bravo, il PC per lui non aveva segreti. A soli 35 anni era il
numero uno nel suo campo, e adesso alcuni lo riconoscevano. La passione per i computer era arrivata presto, nell’adolescenza. Il suo primo computer, un commodor64, era stato per lui una vera e propria rivelazione. Ancora oggi non capiva se la scoperta di quel mondo virtuale fosse stata una benedizione o una maledizione.
Carlo era figlio unico, i genitori erano insegnanti di scuole superiori, ed erano avanti con l’età quando lui era nato.
Sinossi Sopravvissuti. Oltre il mondo conosciuto. Un terribile incidente aereo darà origine ad una scoperta sensazionale e farà intrecciare vite, storie e sogni. In un mondo nuovo i “sopravvissuti” scopriranno di non essere soli... SOPRAVVISSUTI. OLTRE IL MONDO CONOSCIUTO il mio nuovo romanzo Antipodes Casa Editrice Sopravvissuti. Oltre il mondo conosciuto. Di Maruska Creanza. Genere Fantascienza\Avventura. Cartaceo (250 pagine) Edito Antipodes. La storia narrata in queste intense 250 pagine, è un’avventura al cardiopalma se si snoda dentro le viscere della Terra. Un gruppo di Sopravvissuti dopo uno schianto aereo, si ritroverà a combattere per la propria vita. Gli otto personaggi, anche se scampati alla morte, dovranno lottare contro mostri feroci … contro un ambiente ostile, primitivo. Sorella Morte sarà sempre in 27
agguato. Otto vite, otto esistenze sconvolte. A spingerli verso un viaggio che sembra infinito, c’è la tenacia di farcela e di sopravvivere a quell’inferno in cui si ritroveranno. Una dura lotta alla sopravvivenza, per ritornare in superficie, per ritornare tra le braccia dei propri cari. Parallelamente ognuno sia alla luce del sole e sia sotto terra, tirerà le somme della propria vita. Molti segreti verranno a galla. Comunque nessuno di loro sarà uguale a prima. Felice, Helen, Antonia, Britney … sono solo alcuni dei personaggi che incontrerete in questa incredibile avventura. Tutti loro combatteranno con mostri ormai dimenticati, con creature assetate di sangue … ma lotteranno anche contro loro stessi. Contro le loro convinzioni. Ognuno dei protagonisti scoprirà i propri limiti, le proprie miserie. In questa vasta gamma di tipi umani, la catastrofe, cambierà la vita dei protagonisti per sempre! Di chiunque si parli, del buono o del cattivo, del fallito o del vincente, tutti incontreranno la paura. Tutti i conti con le proprie azioni passate e presenti esigeranno riscatto.
Tra il terrore e l’incertezza sbocceranno anche degli amori, si creeranno dei legami forti nonché passionali. Una cosa è certa, tutti, smetteranno di rincorrere le paranoie auto prodotte, gli atteggiamenti passivi e remissivi e si dedicheranno a ‘’sopravvivere’’ nella maniera più radicale e arcana possibile… dove la condizione di mangiare e di non essere mangiati, e la condizione di dormire e avere la fortuna di risvegliarsi saranno pericolosamente vicine! Buona avvincente lettura. Maruska Creanza.
INCIPIT Cutolo è morto, adesso è rimasto solo Raffaele, un uomo che sta pagando le colpe commesse Con questa frase scritta in una lettera, l’ex boss fondatore della Nuova camorra Organizzata, pur non rinnegando il suo passato evidenzia il suo cambiamento. Grazie a mia moglie Tina, ho detto basta con la camorra. Ho detto basta con la camorra il giorno in cui l’ho sposata nella Cappella del carcere Sardo dell’Asinara. Ai ragazzi dico di non prendere esempio dalla mia vita o quello di qualsiasi esponente della malavita. Ragazzi! Non seguite i capi di organizzazioni criminali, perché sono solo una razza di infami!. Il particolare: Alfredo Greco era Sostituto Procuratore presso la Procura Antimafia di Salerno, quando Bruno Siclari, il giorno 8 marzo del 1994 firmò un ordine di scarcerazione per Raffaele Cutolo. Fu lui a portare l’ordine nel carcere di Carinola, dove all’epoca Cutolo era detenuto e a ricevere un rifiuto che non si aspettava. La storia nei ricordi del boss 28
a cura di Mariagrazia Talarico
La scena ritorna chiara nella mente del boss, così come i colori e le voci, nulla è sbiadito. Pensieri sempre presenti che continuano a rimbalzare da
una scena all’altra, i fantasmi della sua vita Quanto tempo è passato? Per chi vive un’intera esistenza, chiuso in una cella, i ricordi non hanno tempo. Tutto si mescola nella mente
ma non le date importanti quelle che hanno segnato la vita o la morte. I volti degli uomini sono annebbiati dal fumo delle sigarette mentre seduti intorno al tavolo marrone parlano e decidono il da farsi. È una serata di festa, gli affari vanno bene, i commercianti hanno versato “la mesata”, l’appalto per aprire una seconda discarica a don Salvatore è stato accordato e tutto fa pensare che il permesso per costruire alberghi e campi da golf sulla montagna presto sarà realizzato. Un affare a peso d’oro che porterà turismo e soldi e darà spazio per tanti altri tipi di affari. Peccato che la montagna in questione sia un vulcano e che “grazie” alla speculazione edilizia, quella montagna sia l’unico polmone di verde presente sul territorio. Il progetto andrà avanti a costo di uccidere, e così sarà. Intanto è stato fatto un buon lavoro, senza far scorrere sangue come vuole don Raffaele. Meno si spara e meglio si lavora. Il sangue fa arrivare gli sbirri e gli sbirri portano male agli affari. L’organizzazione si è formata da poco e come tutte le nuove attività, ha bisogno di rodaggio, di farsi conoscere bene, anzi di farsi spazio, ma le cose sembrano promettere per il meglio. Numerosi uomini d’affari si 29
sono fatti avanti, ci credono, hanno capito che stare dalla loro parte conviene.
Presentazione del testo : Una rivisitazione sotto forma di romanzo del fenomeno criminale campano e il consequenziale disastro sociale ed economico di tutti i comuni dell’area vesuviana, in seguito alla comparsa della Nco (nuova camorra organizzata) capeggiata dal boss Raffaele Cutolo e della sua guerra contro la Nf (nuova famiglia) capeggiata da svariati boss. I pensieri ed i ricordi di un criminale che oggi si ritrova invecchiato e privo di potere in un viaggio a ritroso della sua esistenza da malavitoso e gli eventi che lo hanno visto protagonista. Ad arricchire le pagine alcuni scritti e lettere che l’ex boss ha inviato alla sottoscritta durante un periodo di rapporto epistolare dove lui racconta le sue verità. Titolo del libro: RICORDI IN BIANCO E NERO EDITO KIMERIK 2014 PATTI (Me) Autore Gemma Tisci 185 pp SINOSSI : Gli elicotteri di Polizia e Ca-
rabinieri a decine solcano la quiete del cielo in quella fredda mattina di febbraio, con il rombo dei loro motori. Una moltitudine di sirene delle volanti si sente da lontano. Gli abitanti di mezza Campania sono fermi con il naso in su a fissare quei velivoli, che come uno sciame d’api impazzite girano da ore. Le strade della città sono tutte bloccate. Le Volanti di Polizia e Carabinieri occupano gli slarghi di tutte le varianti e delle autostrade. Tra la gente la perplessità mista a tensione è forte, in molti si chiedono cosa stia succedendo. Madonna mia, è scoppiata la guerra! Ma no, mica è l’esercito. Però io questa mattina presto ho visto pure qualche elicottero dell’esercito! Ma è da ieri sera che sento gli elicotteri … Io invece da questa mattina A che ora? Presto era ancora buio. Allora o è veramente scoppiata la guerra o stanno facendo esercitazioni. No vi sbagliate, ho sentito dire che a Napoli è arrivato il presidente delle Repubblica! I giornali? Non dicono nulla. Dobbiamo aspettare il telegiornale dell’una per sapere qualche cosa. Guardate che mezz’ora fa
mentre ero in macchina, alla radio ho sentito dire che … mannaggia non ho capito bene se questa notte o ieri pomeriggio durante la partita…non ho sentito, per colpa è ‘nu cretino che si è messo a suonare il clacson proprio nelle mie orecchie … comunque hanno detto che è evaso uno dal manicomio criminale. Ma com’è possibile è scappato un pazzo? Sarà un pazzo criminale! Nun’ ho scaccio me’ pare che hanno detto, che è un delinquente di un paese qua vicino, aspettate… si adesso mi ricordo, mi pare che hanno detto Ottaviano. E chi sarebbe? Se non sbaglio, hanno detto Cutolo, si, si, hanno detto proprio Raffaele Cutolo. E hanno smosso tutta l’Italia per questo che è scappato dal manicomio? Ma mi pare che per scappare hanno fatto saltare un muro del manicomio. Allora è stata ‘na strage. Non credo, si sarebbe saputo, e poi io tengo un cugino che vive ad Aversa, me lo avrebbe detto. Allora, si tratta… di uno… pesante… Raffaele Cutolo evade dal manicomio criminale di Aversa. Alcuni dei suoi affiliati, con una carica di tritolo, aprono una breccia in una delle pa30
reti esterne del carcere, creando un varco dove il boss già pronto esce e scappa a bordo di un’auto volando verso la libertà. Si rifugia ad Albanella in un piccolo appartamento di Giuseppe Lettieri. Aveva previsto una lunga latitanza, ma in quel periodo fu rapito Gaetano Casillo, Cutolo fu contattato per mediare nella trattativa del riscatto e per la sua liberazione, in quel frangente fu riacciuffato e ricondotto in carcere. Raffaele Cutolo per l’evasione dal manicomio di Aversa, stranamente non fu mai condannato. Un’evasione clamorosa che gli darà notorietà e prestigio nel mondo della malavita. Note biografiche : Gemma Tisci nata e cresciuta a Ottaviano terra vesuviana. Una laurea in Scienze Sociali ed un dottorato in Scienze e Tecniche Psicologiche. Dal 1985 ha cominciato a scrivere per vari giornali fatti di cronacadal 1986 ad oggi collabora con la testata giornalistica “Il Mattino” di Napoli in qualità di cronista, concentrando la sua attività giornalistica per lo più alle lotte tra cosche malavitose, legami tra camorra e politica e problematiche sociali.
Negli anni, oltre all’attività di giornalista, ha pubblicato con la casa editrice L’Isola dei ragazzi di Napoli diversi libri inerenti a tematiche sociali quali droga, violenza e alcolismo. “Ho drogato la mia vita” “Falsa Euforia”- alcolismo “Bulli per noia” “Perché a me – storie di ordinaria violenza”- stupro, violenza domestica bullismo e ciberbullismo. “Giovanna la strega di Salussola” romanzo liberamente ispirato alla vita di Giovanna Monduori che fu accusata e condannata al rogo dalla Santa Inquisizione. L’anno scorso dopo circa un decennio di rapporto epistolare con il boss Raffaele Cutolo, è stato pubblicato il libro Ricordi in Bianco e Nero.
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LA REDAZIONE
Laura Capone La Laura Capone Editore è una casa editrice che opera online, produce, distribuisce e promuove libri nei vari formati (cartaceo, e-book, audiolibro, ecc.). Nasce nel novembre 2010 e si afferma velocemente per la correttezza e la trasparenza operativa. La LCE si pregia di avere in redazione professionisti di settore per ogni competenza che, in una stretta rete di collaborazioni online, si prefiggono la rivalutazione del talento letterario ed artistico italiano contemporaneo, anche attraverso la promozione e distribuzione elettronica delle nostre opere tradotte. Per citare solo alcuni collaboratori: la dott.ssa Luigia Torrusio appassionata di lettere antiche, traduttrici quali Chiara Rolandelli e Alessandra Baroni, artisti quali Lisa Fusco, Moreno Chiacchiera (attualmente l’illustratore più quotato sia in Italia che all’estero), il Maestro Marco Serpe, il Regista Sebastiano Giuffrida, in un crescendo di professionisti più o meno noti che partecipano con grande competenza, professionalità e soprattutto passione.
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Cristina Rotoloni Nasce a Milano nel 1984, anche se ora è residente in un piccolo ma incantevole paesino in provincia di Vibo Valentia, vale a dire, San Costantino di Briatico, a soli dieci minuti dalla più conosciuta Tropea. Sin da subito in lui si manifesta la passione per la scrittura e per la filosofia e già da piccolo a ben nove anni pensò di scrivere il suo primo eBook che doveva avere il titolo di “La povertà e la felicità della vita”. Si è laureato in Filosofia e Scienze Umane all’Università degli studi della Calabria, e continua a lavorare ai suoi progetti futuri di scrittura. Lavora e studia per scrivere un nuovo eBook che sarà denominato “Ethos”. Sogna di essere conosciuto un giorno come uno dei più importanti filosofi contemporanei, e intanto collabora con riviste culturali e associazioni filosofiche e cura un blog personale, donando il suo sapere al servizio degli altri e sperando che questo sia un utile strumento per la comprensione e il miglioramento di ognuno. Nel frattempo continua a fare ciò che ama di più: studiare i comportamenti dell’uomo tramite la percezione filosofica. Spera un giorno di realizzare il sogno di scrivere l’eBook che pensò quando aveva nove anni.
Emanuela Arlotta Nata a Roma il 20 Settembre 1975. Ho sempre avuto una forte propensione all’introspezione e alla conseguente scrittura di poesie e racconti che indagano in maniera approfondita l’animo umano, quello legato all’Io più profondo. Questa mia voglia di comunicare ha superato i limiti della carta e della distanza con la creazione di questa community letteraria (Volodeisensi.it) che gestisco con passione e amore tutti i giorni e di cui sono felice facciano parte tante persone che credono ancora nei sogni. Anche il Magazine online è una mia idea, realizzata grazie al supporto informatico di alto livello di mio marito Leonzio Nocente, il quale è anche il creatore materiale di Volodeisensi.it e di altri siti molto conosciuti. Lavoro nell’informatica da anni e scrivo da quando sono nata. Ho auto-pubblicato due libri nella collana ‘ilmiolibro’, uno di poesie ‘Volodeisensi’ e uno di racconti ‘La Sfera’, che stanno riscuotendo molto successo e che presto saranno disponibili anche in formato ebook nello store Apple. Ho pubblicato la silloge poetica ‘Dalla parte dell’Anima’ edita da Galassia Arte Editore.
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Leonzio Nocente Nato a Francavilla Fontana il 23 Maggio 1979, Architetto informatico che lavora da 14 anni nel settore IT. Le sue conoscenze vanno dallo sviluppo di portali alle applicazioni in tutti i campi compreso quello mobile. Nella sua carriera ha partecipato alla nascita di grandi portali Nazionali del settore comunicativo e collaborato con grandi multinazionali Italiane e Americane. “Questa mia opera epica che ha visto ben due anni di progettazione e sviluppo è stata la mia più grande soddisfazione, realizzare il sogno sempre vivo di una bambina, mia moglie Emanuela. Volodeisensi.it non è una semplice community ma un vero e proprio portale Letterario dove i sogni diventano realtà. Sono solo l’autore materiale, un penna su un foglio vuoto che viene guidato dalle emozioni di mia moglie che ogni giorno dà la possibilità a tanta gente di esprimersi e soprattutto di essere ascoltata.Con tanta commozione dedico questo nostro lavoro ai nostri figli e a tutta la gente che crede e crederà in Volodeisensi.it”
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Francesco Terzulli
Isabella Verduci
Francesco Terzulli è nato a Guidonia (RM) il 21 gennaio 1988. Si è laureato in illustrazione e animazione allo Ied di Roma. Ha collaborato come stagista presso l’agenzia pubblicitaria 19novanta in veste di designer grafico. Attualmente frequenta un master di specialistica in sviluppo web e collabora come grafico per la rivista Volodeisensi
isabella Verduci è nata a Chiavari (Ge) il 18 febbraio 1970. Diploma di insegnante elementare, ha sempre amato scrivere e ‘fotografare’ la vita con una penna o l’obiettivo. Ha pubblicato una silloge poetica, ‘Petali di parole’ edita da Laura Capone Editore dedicata al figlio Emanuele. E’ un libro accessibile a tutti,anche ai bambini perchè contiene pensieri semplici, ninne nanne; parla delle varie facce dell’amore, della natura, di mare e paesaggi, di dettagli, di passione... Dopo trent’anni di scritti, da qualche tempo si sta dedicando alla stesura di un racconto ironico semi autobiografico e tutti coloro che la conoscono e spronano sperano che questo veda la luce prima di tre decenni!
Alessandro Bagnato Nasce a Milano nel 1984, anche se ora è residente in un piccolo ma incantevole paesino in provincia di Vibo Valentia, vale a dire, San Costantino di Briatico, a soli dieci minuti dalla più conosciuta Tropea. Sin da subito in lui si manifesta la passione per la scrittura e per la filosofia e già da piccolo a ben nove anni pensò di scrivere il suo primo eBook che doveva avere il titolo di “La povertà e la felicità della vita”. Si è laureato in Filosofia e Scienze Umane all’Università degli studi della Calabria, e continua a lavorare ai suoi progetti futuri di scrittura. Lavora e studia per scrivere un nuovo eBook che sarà denominato “Ethos”. Sogna di essere conosciuto un giorno come uno dei più importanti filosofi contemporanei, e intanto collabora con riviste culturali e associazioni filosofiche e cura un blog personale, donando il suo sapere al servizio degli altri e sperando che questo sia un utile strumento per la comprensione e il miglioramento di ognuno. Nel frattempo continua a fare ciò che ama di più: studiare i comportamenti dell’uomo tramite la percezione filosofica. Spera un giorno di realizzare il sogno di scrivere l’eBook che pensò quando aveva nove anni.
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Mariagrazia Talarico Talarico Mariagrazia nata il 14-09-80 a Bellano Lecco, Residente in provincia di Lecco, studi magistrale Bertacchi Lecco. Una silloge edita “Delicata com’ali di farfalla” ed Il Filo classificata terza del concorso internazionale insieme nel mondo 2.
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