Volodeisensi Magazine Volume 26

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MAGAZINE Emanuela Arlotta • Francesco Terzulli

Volodeisensi Magazine

12 December 2012

N.26 MARZO 2014 COPIA GRATUITA-www.volodeisensi.it

Autori emergenti

INTERVISTE •Daisy Raisi • Cristina Rotoloni •Danilo Scastiglia • Andrea Ansevini - Adele Moscato Narrativa

I RACCONTI 1° Racconto del mese Schegge di Emanuela Guttoriello 2° Racconto del mese Vinavil di Gianfranco Di Fiore Arte e cultura

LE POESIE Articoli e molto altro....

L'eco dei Sanpietrini

Il progetto L’Eco dei Sanpietrini nasce nel 2013 con l’intento di ridare nuova luce a generi letterari...

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DAISY RAISI

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03 L’ECO DEI SANPIETRINI

DANILO SCASTIGLIA

Director: Emanuela Arlotta Art director & designer: Francesco Terzulli


Content

3L ’ECO DEI SANPIETRINI Il progetto L’Eco dei Sanpietrini nasce nel 2013 con l’intento di ridare nuova luce a generi letterari e tradizioni popolari messi nel cassetto nel corso del tempo,..

6 DAISY RAISI Di me in questa opera c’è molto: c’è l’idealismo, l’amore per la scrittura e la tendenza a provare emozioni e sentimenti in maniera molto forte”

8 CRISTINA ROTOLONI Tutto ciò che scrivo è la mia Vita. Direttamente o indi-

10 FRAMMENTI DI VITA Autrice Cristina Rotoloni

rettamente quel che faccio ogni giorno diventa parte del mio scrivere..

17 I RACCONTI DEL MESE 1 racconto del mese di Emanuela Guttoriello 2 racconto del mese di Gianfranco Di Fiore

29 DANILO SCASTIGLIA Amo definirmi autore di racconti di narrativa contemporanea con tinte d’eros. I pregiudizi nascono dal fatto che molto spesso si tende a generalizzare un genere, etichettarlo.

35 A PERTURA BANDO II ED.

PREMIO NAZIONALE “LETTERATURA ITALIANA 40ANDREA ANSEVINI

- ADELE MOSCATO


L’ ECO DEI SANPIETRINI di GIUSEPPE GIULIO

Il progetto L’Eco dei Sanpietrini nasce nel 2013 con l’intento di ridare nuova luce a generi letterari e tradizioni popolari messi nel cassetto nel corso del tempo, raccontandoli però in chiave contemporanea. Così è nata l’idea di

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mettere in scena le poesie più e meno

Francesco Paniccia.

note della controversa poetessa amer-

Sempre sul genere poetico-letterario

icana Emily Dickinson, avvalendoci an-

è il secondo progetto della Compagnia

che della competenza del suo maggiore

dedicato alle tre sorelle Emily, Charlotte

critico in Italia, Silvio Raffo e dall’ac-

e Anne Brontë, il cui oggetto di ricer-

compagnamento musicale del Maestro

ca è stato, oltre all’aspetto letterario e


allo sfondo storico sociale in cui le tre scrittrici vivevano, scavare nell’animo delle tre scrittrici cogliendone le sfumature più sottili. I due progetti (nati da un’idea del giovane ma intraprendente Giuseppe Giulio), tra parole, versi e musica, sono stati messi in scena nel corso del 2013 presso la suggestiva cripta Borromeo di San Carlo al Corso. La compagnia ha dimostrato, nonostante la sua giovane età, di saper essere versatile, di sapersi mettere in gioco in più generi teatrali e musicali, sempre curiosa e in fermento nel ricercare nuovi stimoli . A luglio scorso è nato il progetto “Roma, tra storie e canzoni vizi e passioni” un tributo alla città eterna con il quale Lavinia Lalle e Sarah Mataloni, autrici e interpreti del testo insieme ai musicisti, hanno saputo regalare in 13 repliche a oltre 1000 spettatori in tutta Italia e in soli 6 mesi dalla stesura del testo, un’immagine in bianco e nero di questa città. Lo spettacolo alterna brani tratti da Trilussa, Belli, Fiorini, Pasolini e Fabrizi e si mescola con i monologhi e dialoghi scritti dalle ragazze, unitamente alle canzoni più rappresentative del repertorio popolare romanesco. Oggi la Compagnia, sta portando in scena uno spettacolo diverso dal precedente dal titolo: “Voci di donne lontane”. che unisce –grazie all’amore infelice, filo conduttore della narrazione- il dolore di tre donne, vissute in diversi momenti storici, trasformando le loro parole in un accorato monologo “a tre voci”. Con questo spettacolo incentrato sul mondo femminile, la Compagnia torna ad affrontare tematiche drammatiche e ricche di pathos (come in Brontës e Dickinson): il dolore e l’emozione

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vengono sottolineati da ricordi che

to sul flamenco, che avrà il suo debutto

riemergono dalla coscienza delle tre

a partire dall’estate del 2014.

donne, dalla presenza della musica del

Per seguire gli aggiornamenti di questa

pianoforte e della danza (capace di tr-

vivace compagnia cliccate mi piace sul-

asmettere silenziosamente l’intensità

la loro pagina Facebook L’Eco dei San-

di alcuni momenti). L’anima di questa

pietrini, dove vengono pubblicati tutti i

raffinata performance, è l’amore, ovvero

loro eventi.

il ricordo del sentimento, che diventa morboso, impossibile da cancellare e quindi elemento ossessivamente pre-

per maggiori informazioni contattare

sente nella vita delle tre protagoniste. La sirena, eco di un mondo lontano e mitologico, Blance Dubois, persa nel suo mondo ovattato e la sfuggente donna di Leadbelly (interpretata da un’intensa Stefania Ninetti) si confrontano e si supportano, diventando ,- in un intenso crescendo emozionale - più forti e consapevoli. Protagonista di “Voci di Donne lontane” è la musica: il Maestro Francesco Paniccia, accompagna, con raffinati temi pianistici, il “percorso emotivo” delle tre donne eseguendo, tra gli altri brani, l’originale Mother Moon, con testo in lingua inglese di Giuseppe Giulio. A completare l’impianto scenico, la danzatrice Azzurra Marcianò della compagnia di Teatro Danza Aleph, sarà interprete di suggestive coreografie, trasmettendo in alcuni decisivi momenti, il dolore e l’emozione delle tre donne. I brani sono tratti da testi di Tennesse Williams e dell’autore Fabrizio Salsi, riadattati da Sarah Mataloni, che ne ha curato la rielaborazione finale. Il debutto di “Voci di Donne Lontane” sarà a Pagine e Caffè l’8 marzo alle ore 21.00, al quale seguirà un secondo importante appuntamento Giovedì 20 marzo alle ore 21.00 al teatro Arciliuto. La compagnia L’Eco dei Sanpietrini, ha inoltre, in cantiere un articolato proget-

Giuseppe Giulio (ufficio stampa compagnia “Eco dei Sanpietrini”) ecodeisanpietrini@yahoo.com


Intervista a Daisy Raisi a cura di Emanuela Arlotta Di me in questa opera c’è molto: c’è l’idealismo, l’amore per la scrittura e la tendenza a provare emozioni e sentimenti in maniera molto forte”.

1) Ciao Daisy, sei la benvenuta sul nostro Volodeisensi Magazine!Abbiamo collaborato in diverse occasioni, ma è la prima volta che ti incontro per intervistarti in veste di autrice della tua prima silloge di racconti ‘Le orme leggere del cuore’. Che impressione

2) Prima di entrare nel cuore della tua silloge di racconti vorrei chiederti il motivo della tua scelta di auto pubblicare in ebook questa tua opera. Se non ho capito male è una precisa scelta.

ti fa ?

Ciao, Emanuela! Innanzitutto, un ringraziamento sincero per questa tua intervista su “Volodeisensi Magazine”. Beh, sì, direi che essere intervistata mi fa uno strano effetto, dal momento che, in genere, sono io, come hai sottolineato tu, a ricoprire il ruolo dell’intervistatrice. Un po’ in imbarazzo, ma sopravvivrò. Non si scrive per tenere i propri libri chiusi in un cassetto ma per diffonderne i contenuti.

e cosa pensano le protagoniste dei tuoi racconti?

Per me l’amore ha molte forme- non a caso, anche tu, nella tua domanda, hai fatto riferimento all’amore in sen-

La pubblicazione in e-book mi ha consentito di adottare un prezzo molto popolare: possibilità che mi sarebbe stata preclusa con il cartaceo. A volte, noto, nel web e non solo, libri venduti a prezzi elevati: io questo voglio evitarlo perché trovo che i libri debbano circolare il più possibile, al prezzo più basso possibile. E’ un mio punto di vista, ovviamente e, in quanto tale, opinabile.

3)I tuoi racconti hanno un comune denominatore che è ‘l’amore’ in sen-

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so ampio. Cosa pensi tu dell’amore

so lato- Ad esempio, amo molto il mio lavoro a contatto con gli emergenti, la scrittura, la lettura, l’amicizia, la musica, il cinema, oltre a tanti altri aspetti della vita. Sono tutte forme d’amore. Lo stesso discorso è valido per le protagoniste del mio libro, innamorate non solo e/o non sempre di un uomo, ma anche di un ideale di giustizia, della scrittura, di un figlio, di un’amico/a.


scrittura riesce sempre a trasmettermi una sensazione di pace e di completezza. Ho iniziato a scrivere all’età di otto anni. Adoro le storie a sfondo sociale o che abbiano, comunque, un messaggio da trasmettere ma non mi dispiacciono nemmeno i racconti per bambini, purché siano educativi. Rispondendo a una delle tue domande, preferisco intervistare piuttosto che essere intervistata. Un po’ perché l’ho fatto per diversi anni, per motivi lavorativi, un po’ perché mi piace vedere le persone emozionarsi mentre parlano delle loro creature letterarie. Lo trovo profondamente umano e commovente. 9) 4)

Hai scelto di far parlare delle

donne (Caterina, Sara, Eva, Alice e

contro ciò che non ritengo giusto, a dire sempre la mia, costi quel che costi.

Angelita). C’è un motivo preciso per questa scelta?

7)

Ti adoperi da diversi anni per

pubblicizzare gli autori emergenti. Non si può fare di tutta l’erba un fascio, ma guardandomi intorno ho riscontrato che in genere, nei sentimenti e nella vita, le donne tendono ad essere più generose. Per questo ho deciso di dedicare loro questa silloge che parla, appunto, di Amore in senso lato, di dedizione, di idealismo.

5)

Le ‘tue’ donne sono donne co-

muni ?

No, le mie non sono donne comuni. Sono esseri molto sensibili e positivi nei confronti della vita che sanno risollevarsi dopo ogni dolore più forti e determinate di prima, senza perdere un briciolo della generosità che le contraddistingue per indole.

Cosa ti ha lasciato e ti lascia questa esperienza? Ti trovi meglio nella

Quanto c’è di te in questa op-

era?

Di me in questa opera c’è molto: c’è l’idealismo, l’amore per la scrittura e la tendenza a provare emozioni e sentimenti in maniera molto forte, a idealizzare persone e situazioni, a lottare

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Un’opera letteraria, a mio avviso, deve avere uno spessore, veicolare valori, trasmettere emozioni ed essere frutto dell’ambizione di lasciare, anche nel suo piccolo, il mondo un po’ migliore di come l’ha trovato.

veste di intervistata o di colei che intervista?

Le mia attività a contatto con gli emergenti è la realizzazione di un sogno. Potermi muovere nell’ambito della scrittura, intessendo contatti, leggendo opere, segnalandole, promuovendole,revisionandole è per me qualcosa di sensazionale. Ho sempre amato leggere e scrivere, sin da piccolissima. Quando casualmente, anni fa, ho scoperto il sommerso letterario legato agli emergenti, in un sito di self-publishing, ne sono rimasta folgorata: scoprire i contenuti dei loro libri, tramite le anteprime, commentarli è stata una splendida esperienza che mi ha portato ad aprire un blog pro emergenti e a in-

6)

Cosa pensi debba trasmettere

un’opera letteraria ?

traprendere questo mio cammino, nel settore, un piccolo passo dietro l’altro.

8)

Che rapporto hai con la scrittu-

ra? E che genere di scrittura prediligi? Scrivere per me equivale ad amare. La

10) Progetti futuri?

Sto lavorando al seguito del racconto “Caterina”, contenuto nella silloge di racconti “Le orme leggere del cuore”: per avere un’idea dei suoi contenuti, vi invito, intanto, a leggere la silloge che, fra l’altro, dispone anche di una pagina facebook dedicata, nella quale avrete modo, se lo vorrete, di lasciare due righe di commento. Ve ne sarei veramente grata. Penso di aver detto tutto. Grazie per la tua gentilezza e disponibilità, Emanuela e grazie ancora per questa interessante intervista. Buon lavoro e buona lettura a tutti!


Intervista a CRISTINA ROTOLONI di Katia Belloni

Tutto ciò che scrivo è la mia Vita. Direttamente o indirettamente quel

mi piaccio! Che cosa è per te scrivere? Respirare! Lo faccio da sempre, almeno da quando ho avuto il piacere di stringere tra le mani la prima penna o il primo colore. Scrivere mi ha permesso di sfog-

che faccio ogni

are le frustrazioni dell’animo, di metab-

giorno diventa

difetti.

parte del mio scrivere..

olizzare i dolori e di comprendere i miei

Ci sono stati avvenimenti particolari della tua vita che ti hanno spinto a scrivere il tuo libro? Tutto ciò che scrivo è la mia Vita. Direttamente o indirettamente quel che faccio

Parlaci di te.

ogni giorno diventa parte del mio scriv-

Cosa dire? Sono una ragazza normale,

su carta le esperienze viste attraverso

come tante. Credo nei rapporti veri,

la mia personale interpretazione. Non

nei sentimenti e nelle emozioni. Amo

a caso il mio primo libro pubblicato si

le tradizioni e la famiglia. Non mi lego

intitola “Frammenti di Vita”.

ere. Non posso fare a meno di riportare

agli oggetti a meno che non hanno un valore effettivo. Per me conta di più un sasso di un gioiello. Adoro i bambini e

E’ importante scrivere?

Che sensazioni provi quando scrivi? Mi assento totalmente, mi estranio. Divento parte dei personaggi, mi fondo ad essi anima e corpo. Provo tutte le emozioni che vivono. Scrivere è la linea immaginaria che prolunga il mio

la natura. Mi piace la musica ed il ballo,

Per me fondamentale. Casa mia è som-

pensiero sulla carta. Tutto ciò che scrivo

ma sono stonata e senza ritmo. Mi piac-

mersa di fogli e appunti. Sono ovunque,

l’ho vissuto intensamente sia esso reale

ciono i colori e l’allegria. Cerco sempre

nelle tasche, in borsa, sui mobili. Ogni

o non.

qualcosa di buono in tutto, anche in

cosa per me potrebbe essere un vali-

quello che è negativo. Credo nella Vita,

do motivo per una storia. Scrivere mi

Il titolo del libro è “ Frammenti di

pur sapendo che non è facile. Sono una

permette di concretizzare, attraverso

Vita”. Molto bello. Puoi descrivere

grande chiacchierona, a volte troppo.

l’immaginario, qualcosa che magari mi

che cosa significa?

Non credo di avere la sintesi e sono an-

risulta aleatorio o di rendere fruibile

che molto criticona, cerco, però, di farlo

quello che vedo. Scrivere mi permette

in modo più obiettivo ed onesto possi-

di metabolizzare quello che mi fa male,

bile. Troppe volte secondo me sono su-

mi permette di vedere in modo più dis-

perficiale ed imbranata, ma nell’insieme

taccato quello che mi coinvolge troppo.

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Come l’ha definito una mia amica: “Il titolo è il libro”. E’ un diario di bordo. Una traccia della mia Vita che si è unita a quella di molte altre. Sono storie mie,


di altri e anche vostre. Sono storie del quotidiano. Il tradimento, la perdita di una persona cara, le incomprensioni, la violenza sulle donne, la solitudine, la diversità sociale, il terremoto. Cose che potrebbero non toccarci mai o stravolgerci in un istante. Io le ho vissute tutte. Sono storie, brandelli, schegge di esistenze allo sbaraglio nell’incapacità di comunicare, di amarsi e di amare. Le ho scritte per invitare tutti a volersi bene e a non avere paura. La vita per te che significato potrebbe avere? Mi permetto di citare Nicola, una persona che ho conosciuto in una delle mie presentazioni e che l’ha definita in modo splendido: “La Vita è un filo d’erba che cresce sull’asfalto e che nonostante le difficoltà continua a lottare per non soccombere, per esistere”. Io ci credo fermamente. La Vita è tutto, è un dono prezioso e va vissuta con tutti i suoi pro i suoi contro. E’ un percorso che ci permette di migliorarci passo dopo passo e poiché è breve, va assaporata in ogni suo attimo.

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Arlotta, Maria Stella Bruno, Francesco Pensi che in futuro ci siano altri libri? In realtà ci sono già nel presente. Ho intenzione di stampare la raccolta delle mie favole, le quali hanno già visto la

Casali, Isabella Verduci, Giovanni Garufi bozza ed altri. È importante leggere?

luce con poche copie realizzate tutte a

Fondamentale! La lettura apre mon-

mano. Il romanzo è pronto, manca la co-

di nuovi e visioni diverse. Come prima

pertina. S’intitola “Tatuaggio”. La storia

cosa ti permette di conoscere i vocaboli,

parla di una ragazza che viene rapita. I

i modi di scrittura, le impostazioni nar-

poliziotti seguono la pista di un serial

rative e l’italiano. Ti permette di scoprire

Killer, ma la realtà è spesso diversa da

cose che non conosci. Tutti dovrebbero

ciò che ci si aspetta, solo leggendolo si

crescere con la sana abitudine di leg-

capirà la verità. Il terzo libro è in fase

gere almeno un libro a settimana. Un

bozza e si intitola “Ilenia e la notte”.

libro è una porta che si apre su infinite forme di visione, c’è tutto, di più e oltre,

Quali sono i tuoi scrittori preferiti? Questa è una domanda alla quale in realtà non so rispondere. Non ho un autore preferito. Divoro tutti i libri che ho a portata di mano, purché mi coinvolgano. Tendo principalmente per autori come Pascoli, Pirandello, De Filippo, Dacia Maraini, Tiziano Terzani, Jane Austin e ultimamente mi sono appassionata a E. Kathleen Woodiwiss. Ci sono anche vari autori emergenti che mi piacciono e che seguo molto volentieri come Emanuela

perché accende il tuo intelletto e la tua fantasia. Ringraziamo la nostra autrice, per aver risposto alle nostre domande.


C’erano una volta... ( Scrittori in erba... ) a cura di Isabella Verduci Classe Elementare, 2 B

Ora di Italiano. Una mattinata uggiosa, fredda. Come si fa a convincere il sole a ritornare ad illuminare i banchi ed a curiosare tra i quaderni, i libri? Si prende un foglio completamente bianco. E si colora di pensieri, immagini, racconti veri ed immaginari. Cosi’ inizia questa giornata piovosa. Ognuno accoglie con gioia questa iniziativa! Qualcuno mi dice:’ Posso scrivere qualsiasi cosa? Ed i miei genitori la leggeranno? Spero di sì, ho una bella storia in mente...’ ‘Io invece scriverò una poesia sulla Pace’. ‘Io parlero’ di quando sono arrivato in Italia’. Inizio proprio da questo racconto: premetto che per ragioni di spazio riassumerò le storie, ma spero di regalarvi un sorriso, un’emozione come è successo a me quando ho letto i pensieri di questi bimbi di sette/otto anni. Ecco, ricordiamoci della loro età prima di proseguire e vedrete quanta saggezza e fantasia troverete in questi piccoli. ‘ Mi chiamo Haxhi. Quando avevo un anno usavo il ciuccio e la mamma mi dava il latte. Poi sono arrivato in Italia, ho iniziato ad andare all’asilo, ma piangevo perchè volevo tornare a casa. In prima elementare mi hanno promosso ed ora sono passato in 2B. Avevo paura della città dove abitavo perchè era pericoloso: vicino a casa mia c’era una

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scritta da Greta. Provate a leggerla velocemente, a me ricorda una filastrocca o una canzone da ‘reppare’: ‘ C’era una volta un cane e un gatto, il gatto quando vede il cane scappa e il cane si mette a cercarlo. Il giorno dopo il cane vede il gatto che dorme, il gatto apre piano piano gli occhi e vede anche lui il cane. Dopo tre giorni il cane e il gatto fanno amicizia, giocano insieme, si rotolano insieme e infine vanno a casa insieme. ‘ discesa con ringhiere larghe che si potevano rompere ed io avevo paura di scivolare o cadere. Per questo siamo partiti ed arrivati in Italia. Ora mi sento bene, perchè mia mamma e mio papa’ mi proteggono. ‘ Seguono storie ambientate nel mondo animale che parlano di amicizia, di specie completamente differenti tra loro; alcune sono a lieto fine come quella che narra la vicenda di un cane ed un gatto

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Anche Wail parla di un cane che però è amico di un criceto: ‘ C’era una volta un cane di nome Sisy e un criceto di nome Doni che erano stati abbandonati sulla strada. Sono stati adottati da una bambina che gli ha dato da mangiare perchè erano affamati. Erano bravi e belli, giocavano e quando sono stati stanchi, sono andati a dormire.’ Sulla scia di Greta, eppure non si sono copiate, Valentina scrive senza pren-

dere fiato, come uno scioglilingua, la corsa di un gatto che insegue un topo: ‘ E il gatto busso’ busso’ finchè la tana crollo’, ma per fortuna il gatto si era sconcentrato ed il topo fu felice ed il gatto infelice e così tutti vissero un pò felici e un pò infelici.’ Per Letizia una piccola tigre ed un piccolo orso possono essere amici e cercare insieme il tesoro piu’ bello. (Questo è il titolo). ‘ Il piccolo orso aveva provato a pescare dei pesci ma il risultato: ossa rotte, secchio vuoto e niente cena. Allora quando torno’ a casa, la piccola tigre decise di preparargli i cavolfiori dell’orto. Poco dopo incontrarono degli elefanti che giravano intorno alla siepe... per tornare a casa, passavano dal mercato ed incontrano una tigre della specie d’inverno...’Vuoi venire a mangiare il cavolfiore da noi’? ‘ Certo!’ Tuttavia, non si parla soltanto di animali...ma di incontri tra esseri viventi!


prossima volta che lo incontri, digli di sì’. Il giorno dopo lo incontrò, il ragazzo accettò il mago e vissero felici e contenti.’ Ho detto ad Eléna di scrivere sul foglio ciò che la rende felice...E lei senza esitazioni ha raccontato il suo Natale :’ Si sta con tutta la famiglia, si puo’ giocare, posso esaudire quasi tutti i desideri e non dimentichiamo Babbo Natale, è lui che è il Natale, per me lui è speciale, dà i regali , non tutti ma almeno un pò...Lui è la mia festa preferita. A me il Natale piace tantissimo.’

Jacopo immagina la giornata faticosa di un falegname che torna dal lavoro stanco. ‘ Un giorno incontrò un gatto e gli disse:’ Dai, smettila di lavorare, tu devi prendere una pausa’ ed il falegname rispose:’ No, non ne ho bisogno’. Il gatto:’ Lascia qua e vai a riposarti.’ ‘ Ok, ma chi si occuperà della bottega?’ E il gatto disse:’ Ci penso io, non ti preoccupare’. E dopo alcuni giorni ritornò e disse al gatto:’ Mi manca il mio lavoro.’ Ed il gatto gli disse:’ Allora ti va di lavorare con me?’ Ed il falegname rispose: ‘ Ma certo!’ E da allora vissero per sempre felici e contenti.’ Daniele vola con la fantasia e racconta la storia di un cinghiale, un bambino impaurito ed una strega cattiva... ‘ C’era una volta un bambino che aveva paura di tutto. Poi un giorno incontrò un cinghiale che aggredì il bambino, lui scappo’ dalla paura ma a un tratto il cinghiale si fermò e incontrò una strega cattiva che gli lanciò un incantesimo e il cinghiale era impaurito. Allora il cinghiale corse subito dal bambino capi’ subito che voleva essere suo amico e il bambino disse:’ Vieni, andiamo a casa mia’. E i due amici andarono a casa. ‘ Avete mai sentito parlare di un mago povero che diventa ricco? Ce lo racconta Simone. ‘ C’era una volta un mago povero povero che era affamato e un giorno vide in città un ragazzo ricco e si disse nella mente:’ Gli posso dire di vivere con lui’. Però il mago si vergognava di dirglielo, allora si fece coraggio e glielo disse. Il ragazzo non lo accettò a casa sua e lo disse alla sua mamma che gli disse:’ La

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Aya ricorda una poesia letta sul libro: ‘ Vogliamo un mondo di fiori, un mondo di colori, il futuro che ci piace è fatto con la Pace’e mi racconta la storia di un taglialegna che andò a Milano: ‘ Nelle sere in cui è più fitta la nebbia a Milano, c’è ancora qualcuno che racconta questa storia. Il taglialegna era disoccupato perchè non c’era legna da tagliare e anche se ce ne fosse stata, nessuno sapeva cosa farsene.’ Tuttavia il racconto finisce bene grazie all’amore della moglie e dei figli. Matteo parla delle sue passioni: ‘ La passione è una cosa che mi piace e la mia è il nuoto. La passione è bella, ci fa fare uno sport che ci piace.’ Poi decide di scrivere anche la storia di un aereo che non sa volare, perchè ‘ era piccolissimo e quando era grande ce l’aveva fatta a 10.000 metri. Aveva scoperto che da piccolo non aveva benzina e il carburante.’ Storie paurose? Hamza scrive:’ Un bambino gioca con la palla con i suoi amici ed incontra una porta grandissima, la apre e vede un fantasma, entra dentro e vede uno scheletro, si ferma e vede una bella palla gigante. La palla si muove verso di lui che si spaventa molto e scappa via. La porta gigante si chiude per sempre.’

E a proposito di porta, poteva mancare il racconto su un calciatore? Ci pensa Daniel: ‘ C’era una volta un portiere di nome Marco; un giorno si decise di fare una partita a calcio tra la United e la Juve. Marco disse alla sua squadra:’ Voi sapete dove si gioca la partita? Dove?’ L’attaccante rispose:’ La partita si gioca in Francia a Parigi allo stadio Parco dei Principi.’ La partita finì 4-0 per noi. Allora da quel momento si divertirono tutti. Fine.’ Concludo con la richiesta che ho scritto all’inizio della pagina, ovvero la speranza che possa ritornare il sole...anche se ci vuole pure la pioggia...Ci pensa Damiano che in tal modo affronta un tema molto attuale, considerato il cambiamento repentino del tempo in questo periodo:’ Il sole è giallo e a volte i raggi sono arancioni perchè il tramonto con la sua faccia ride e la bocca è rossa e rotonda, simpatica, bella, divertente. E’ bello vederlo al mare e si illumina sempre di luce. E’ tanto caldo in estate, in primavera e in inverno non è tanto caldo, è solo un pò caldo. Quando il sole è caldo, dice:’ Ciao, sono il sole biricchino e do vita a tutti, mi diverto a vedere le persone da su in giu’ ‘. Poi dopo un mese arriva la pioggia e poi il sole si arrabbia e dice: ‘ Maledetta pioggia, vai via entro il 25 dicembre e entro il 6 gennaio.’ Il 20 marzo il sole caldo brucia al 199%. Ritorna la pioggia che dice:’ Sono ritornata, sole sei bruttissimo, quest’anno ci sarò solo io forse anche per un secolo.’ Dice il sole:’ Ora io per 50 secoli riderò di te...’ Ora vi presento i nomi. Io mi chiamo Simone e la pioggia si chiama A, Bun la madre di lei, Jacopo il padre di lui, Schol il padre di lei, Isabella detta bella la madre di Lui ed infine il sole dice:’ Ciao a tutti’.’ Meglio delle previsioni meteo!!!

Avete sorriso come me, amici di Volodeisensi? Bravi bimbi!!! Al prossimo incontro!!!


L’inganno della memoria GIANLUCA ARRIGHI

Presentazione de “L’inganno della memoria”, ultimo lavoro di Gianluca Arrighi in uscita a marzo. Gianluca Arrighi nasce a Roma, 3 ottobre 1972 è un avvocato e scrittore. Nel 1997 si laurea in giurisprudenza con una tesi in diritto penale, per poi iscriversi all’albo degli avvocati di Roma. Nel 2009 esordisce nella narrativa con “Crimina romana”. Il romanzo, prima dell’uscita in libreria, viene acquistato dalla Provincia di Roma in una edizione speciale limitata per fini didattici. A maggio del 2009 “Crimina romana” è adottato come libro di testo in alcuni licei della Provincia di Roma. Tra il 2010 e il 2011 Arrighi pubblica per periodici cartacei e online una serie di novelle noir. A febbraio del 2012 esce il secondo romanzo “Vincolo di sangue” sul caso giudiziario di Rosalia Quartararo, figlicidio avvenuto nell’estate del 1993. “Vincolo di sangue” rimane per sei mesi nella classifica dei libri più venduti, raggiungendo il sesto posto nella classifica IBS (Internet Book Shop). Il 27 marzo 2014 uscirà il suo ultimo capolavoro, “ L’inganno della memoria “. Il romanzo si apre in modo hitchcockiano con il ritrovamento del cadavere di una giovane donna. Il corpo presenta orribili mutilazioni, ma è stato ricomposto come per un macabro rituale. Elia Preziosi, enigmatico e scostante pubblico ministero, viene chiamato a indagare sul caso, ma ben presto quello che sembrava essere l’isolato gesto di

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un folle si rivelerà il primo di una serie di inquietanti omicidi collegati tra loro da una misteriosa e indecifrabile logica. Sullo sfondo di una Capitale assolata e distratta, Preziosi dovrà affrontare i demoni del suo passato prima di poter gi-

ungere alla scoperta della sconvolgente verità Con L’inganno della memoria Arrighi si conferma uno scrittore di trame nerissime da cui trapela la sua profonda conoscenza del sistema giudiziario e dell’indagine penale.


Presentazione libro...

E’ facile evitare gli stronzi ... se sai COME FARLO! CECILIA NEGRI Presentazione libro “È facile evitare gli stronzi...se sai come farlo” di Cecilia Negri. Un libro per tutte le donne ironico, divertente, e mi auguro utile.

Quante volte hai iniziato una relazione con un uomo nonostante sentissi che “qualcosa” non andava, e alla fine ti sei trovata a prendere l’ennesima badilata nei denti, finendo col classificarlo come ‘Stronzo’? Esiste un modo per cambiare vita o almeno per evitare di passare notti in bianco strafogandoti di Nutella e piangendo come una vite tagliata chiedendoti perché tutti i pazzi seriali-uomini stronzi debbano attraversare il tuo universo? La risposta è sì. Sì perché il Creatore ci ha dotato di quello che in questo libro viene definito il campanello d’allarme. Quel sesto senso, e a volte settimo, che cerca ogni santa volta di salvarci la pelle e che noi, cresciute a suon di topolini e carrozze dorate, puntualmente ignoriamo, preferendo illuderci di aver trovato il principe azzurro. E poi scopriamo che era un ranocchio zoppo. Attraverso svariati esempi di bipedi maschili che ho incontrato nei miei 35 anni di vita, questo libro spiega quali sono i campanelli di allarme che è necessario imparare a riconoscere e le categorie di uomini da evitare, dal Peter Pan, al Negazionista, dal Vampiro allo Stronzo Seriale. Un viaggio ironico e spietato all’interno dell’universo delle relazioni che porterà la lettrice a confrontarsi con gli alibi e le scuse dietro alle quali si è mascherata ogni volta che ha intrapreso una storia

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sbagliata. Lo trovi qui! Buona lettura!

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Recensione

libro ‘Piccole fiabe per grandi sognatori’ di Emanuela Arlotta a cura di Rosanna Lanzillotti

Sei brevi racconti per chi ha voglia di tornare un po`bimbo, pur sapendo di essere già adulto, donano forma ad una delle ultime opere di Emanuela Arlotta, dal titolo “Piccole fiabe per grandi sognatori”. Un volo di fantasia che si lascia accompagnare dolcemente da immagini a volte in bianco e nero e a volte arric-

un simpatico bruco divenuto l´anello

do rispetto per tutto ciò e tutti coloro

più bello di una principessa felice di

che fanno parte di questo grande e fan-

passeggiare insieme in un bosco incan-

tastico mondo di fiabe e realtà.

tato, o un´allegra compagnia di cagnolini che chiedono a dei bambini di mantenere un segreto, la realtà si confonde con la fantasia. Nelle fiabe di Emanuela Arlotta i tradizionali ruoli sembrano quasi invertirsi. L´adulto diventa il fanciullo e il fanciullo un “grande” adulto.

chite da colori accesi e pieni di brio, così

L´adulto che legge la storia della buona

come spesso accade nel nostro andare

notte ai suoi figli non è più solo colui

in questa grande avventura chiamata

che insegna, bensì colui che dall´inno-

vita. Emanuela Arlotta non ha tralasci-

cenza di un bimbo sa imparare. Lo stes-

ato nulla al caso narrativo, facendo sì

so vale per i piccoli lettori che da questa

che il suo chiaro stile letterario, unito ad

opera, sanno trarre senza ombra di dub-

una fervida fantasia, creasse delle storie

bio, la gioia di una sana lettura e soprat-

in cui l´ingenua tenerezza e sana forma

tutto un notevole valore educativo.

educativa facessero da cornice ad un avvincente evolversi di eventi fantastici. Eventi narrativi che rapiscono non solo l´interesse di chi ascolta, ma anche di chi legge. E´così che ad un tratto, tra

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L´autrice di “Piccole fiabe per grandi sognatori” rivela anche in questa occasione, la grande dote di saper comunicare, senza falsa modestia, un profon-

Pensato per chi ha voglia di una lettura senza pausa caffè!


Poesie '' LA FAVOLA DEL CALAMAIO E DELLA PULCE'' Inedito, del poeta Vincenzo

Cinanni

La bocca di un giovane aedo, narrava con trasporto, la leggenda del calamaio. ''Si racconta''-diceva- '' che nel sedicesimo secolo, un vecchio scrivano, ingobbito dalla postura, una notte plenilunare... s'imbattè nell'ira immotivata di un arcangelo caduto. Il ''caduto'' per celiare l'anziano amanuense, si convinse che doveva bruciargli le carte copiate. Tentò di ardere il tavolo di solido legno; ma tutto si risolse in un gran polverone di fumo. Lo spostamento d'aria spinse l'amato calamaio del vecchio, satollo d'inchiostro nero, contro il muro maestro. La macchia che vi apparve si trasformò in un Angelo Vendicatore. L'arcangelo, becero maligno della prima ora, fu trasformato in una pulce, ed ancora vive, saltellando senza sosta''. Vincenzo Cinanni, Marzo 2014...

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Una poesia

di Sabrina Tolo La bambina con la veste bianca.. Una bambina con la veste corta se ne stava seduta in un angolo di periferia. Mi colpirono i suoi occhi Bui e malinconici. Era Bella come il sole, mi Avvicinai a lei,con dolcezza Le diedi una carezza Sul viso, una lacrima Scendeva silenziosa, Era la luce della mia Vita..


Racconto del mese: SCHEGGE Emanuela Guttoriello

deva con le note jazz di Soho.

Era stato sotto lo stress degli ultimi esami che ti eri attaccata all’alcool. Alla droga leggera (fumo pesante lo chiamavi) eri abituata.

Quando Londra si risollevò dalle esplosioni causate dalla Guerra del Golfo appena conclusasi, era il 1991. Il rigore inglese volle che la città riemergesse dalle ceneri del proprio danneggiamento molto più in fretta che l’Araba Fenice. Anziché attendere cinquecento anni, nel giro di pochi mesi eccola tornata agli antichi splendori per volere di Regno e Governo, eccola ancora una volta agibile; riecco Victoria Station rivestita con una profusione di marmi e colonne e ringhiere di alluminio satinato, riecco le vetrine scintillanti di luci e di merci delicate preziose o a buon mercato. Tornavano al lavoro i venditori di kebab; i pr delle discoteche, distribuendo volantini per Piccadilly Circus, nell’angolo del quale un contrabbasso girevole pareva di carta tra le mani del suo musicista. E riemergeva, Londra, in quell’ottobre freddo e rosso di un autunno presago di neve, e si fon-

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Ti incantava, Londra: gli scoiattoli, i cigni, le oche nei parchi, ti esasperava col cambio della Guardia, ti rimetteva a posto con il suo rigor legale, ti calpestava ma non ti annoiava mai. Potevi passare ore a guardarla, lei non si stancava. Per le strade camminare era sempre un piacere estremo; dovevi vedere e curiosare su tutto, dai mercatini alle fiere, al carnevale estivo, per avere la cognizione di tutto il modus vivendi inglese: del quale non approvavi la freddezza, magari, ma alla fine percorrevi la tua strada e tutto finiva lì. Quell’anno di rinascita e di morte, anche (quando Freddie non fu più), ero lì per studiare. O per fuggire dal dolore per la perdita di una persona cara; ma cosa fossi venuto a studiare non lo so. Forse la tua lingua madre, forse l’Università, forse sapevo che ti avrei incontrata; sicuramente sentivo che saresti stata un guaio; perché ti avevo amata subito, e tu no. Mi dicevi di sì. Perché così ti era comodo, aggrapparti a me ed io a farti da ancora, e tu ti aggrappasti più forte e mi trascinasti giù con te. All’inizio furono i tuoi occhi a colpirmi: erano grandi, ridenti ed espressivi, e un velo di malinconia a fare da sfondo. Non mi ero accorto che quello sfondo per te, e per me, sarebbe stato l’unico scenario di quella fragile storia d’amore e disperazione, fatta di domande mai ascoltate,di echi di noi, di baratri via via più insormontabili. Ti aspettavo i pomeriggi all’uscita dal lavoro: ricordo che puzzavamo di hamburger e che cambiati gli abiti andavamo insieme verso la nostra Euston: era bello andare a lezione nei giorni comuni. Saresti diventata Ingegnere Elettronico:

Che scelta inusuale per una ragazza( ti prendevo molto in giro), ma tu avevi visto giusto, eri molto più lungimirante di me per certe cose. Per altre, nemmeno i segnali di fumo ti avrebbero scossa; una sera volli andare a tutti i costi a vedere un nuovo appartamento: Whitehorse, vicino alla nostra Piccadilly. Ricordo che di fronte a noi si estendeva St. James’s Park e Buckingham Palace con i suoi ori che a quell’ora, quasi il tramonto, splendeva di mille bagliori. Ti scattai molte foto quel pomeriggio in quel parco.

Portavi il mio borsalino nero, buffo su di te, ma eri incantevole. Ti amavo, diamine. Se ti amavo. Poi eravamo andati in quel flat di Whitehorse. Si passava sotto un arco di pietra, ricordo, e subito, su un pavimento di asfalto lucido, un paesino da fiaba, in miniatura, si presentò ai nostri occhi. C’erano un paio di lampioni che davano luce alla piccola piazzetta; un negozio di parrucchiere che tu avevi voluto testare( ricordo il ragazzo che ti pettinava quell’unica ciocca, come ridevate); una piccola farmacia ed un piccolo negozio di scarpe. E noi sembravamo due Gulliver, in quel posto a misura di bambino. Anche l’appartamento sembrava lillipuziano. Ma era colpa dell’effetto ottico degli esterni a darci questa illusione. E il flat, lo prendemmo. Perché era giusto per noi e perché ti innamorasti delle pentole che erano nell’angolo cottura. E come cuoca eri un disastro, una frana. Riuscivi a far attaccare le frittate anche nelle padelle antiaderenti, ne avevo acquistate un paio, le bruciasti entrambe. Ti amavo. Tu fingevi.


Anche quando carbonizzavi le uova e le padelle, tu fingevi.

contenere. Io non potevo intervenire. Ti

e tu non capivi dov’eri, e bevesti un bel

chiedevo spiegazioni a casa, ma tu svia-

po’ di acqua saponata prima di realiz-

vi le mie domande. E la cosa era finita lì.

zare cosa stava succedendo. Ti avevo messa a letto dopo averti asciugata con

Il boss ti chiamava un po’ troppo spesso, quel periodo, nel suo ufficio. Io non ti vedevo, non seguivo il tuo lavoro. Pensai, i primi giorni, che ti facesse grandi lavate di capo perché forse usavi troppo olio nella friggitrice, tutti ci sbagliavamo lì. Poi tu mi avevi confermato che ti riprendeva per questioni di lavoro; ma sentivo che urlava un po’ troppo: con voce strozzata, cercava di dominarsi quando gli insulti non era più possibile

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Quell’ultimo anno fu durissimo per entrambi. Di quei mesi precedenti le nostre rispettive lauree, ricordo solo che ci alzavamo a turno per preparare litri di caffè inglese, e che puntualmente ci addormentavamo dove e come capita-

cura. Nemmeno te ne accorgesti: della mia presenza accanto a te, che quasi completamente vestito ti abbracciai forte, e così il mattino dopo ti avevo ritrovata viva e mia.

va; chi sul tavolo, chi sul divano, a volte sul pavimento. Una volta ti trovai addor-

Eravamo usciti a fare quattro passi, che

mentata nella vasca, perché volevi un

divennero un lungo giro; tu impastata di

bagno rilassante prima di andare a letto.

sonno, ma serena. Io spettinato come

Mi veniva da ridere mentre ti svegliavo

non mai. A Victoria Station, da Ryman


facemmo provvista di cancelleria. Tu

conosciuto quella gente? Che pub era?

mi avevi pettinato con le dita ed era-

meno. Avevo fatto una doccia fredda,

Ricordo solo che era estate. No, era

vamo saliti al Victoria Cafè mangiando

preparato il caffè. Forte. Ti avevo chia-

settembre, ma ancora caldo, avevamo

di tutto. Il commesso ci aveva guardato

mata. Forte. Ma tu non mi avevi risposto.

indosso abiti leggeri. Quanto eravamo

i vassoi. Il mio con tre enormi tazze di

Allora ti avevo scrollata. Non ti eri mos-

ubriachi solo Dio poteva saperlo: e il

cappuccino e il tuo con quegli immensi

sa. Allora avevo intuito. Gli occhi. Il pol-

proprietario del pub che ci serviva bir-

danesi all’uvetta e cannella che ti riem-

so. Il tuo battito. Allora avevo capito.

ra e vino come fossero acqua minerale;

pivano il piatto. Ne avevamo presi due,

forse da qualche parte avremmo tro-

ma poi avremmo dovuto mandarli giù. E

vato anche quella: sarebbe stato suffi-

tre tazze di caffelatte, o cosa fosse, mi

ciente un attimo.

sembrarono in quel momento l’unica cosa decente da ingollare. L’unica cosa possibile. L’unica bevanda plausibile.

Verso l’una qualcuno ci aveva portati a casa. Un taxi, si. Ma dovevano averci scaraventati sul divano ed essersela

Ci eravamo laureati bene. Anche la

svignata. Tu avevi due occhi pesti da

festa era riuscita bene. Dove avevamo

far paura. Ma io non dovevo essere da

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L’ambulanza ti aveva portata di corsa al St. Thomas’s Hospital. Sentivo solo la sirena: il Big Ben, la strada, Londra, quella notte per me niente ebbe più un suono. La sala d’attesa faceva schifo, anche se confortevole. Tutto lì mi faceva schifo. Per un secondo me ne facesti anche tu. Poi odiai me stesso. Chi ti dava quella


roba? Noi due pagavamo un affitto. E con tutto quell’alcool, poi. Un miracolo non ti aveva mandata in coma. Un miracolo in pochi giorni ti permise di tornare a casa con me. Non mi ero sentito di porti subito mille domande. Il boss

cui dà la vita prima o poi. E tu, e la tua

rendevi bene sul lavoro quando smaltivi

terra, come misteriose alleate potenze,

quelle porcherie? Cosa accadeva, cerca-

come ragnatele dalla trama invisibile,

vo di ricomporre i pezzi. Tu ed io quando

cospiravate contro di me per distrug-

non eravamo insieme, dove ti rimpinza-

germi piano, inesorabilmente.

vi di fumo e di alcool, perché non sentivo la puzza di quel giorno addosso a te;

strillava troppo? Certo. Forse ti aveva scoperta, forse ti forniva lui? Oppure

Quand’è che ti trovai in quello stato di

quel tizio dell’Università? Come lo chi-

penosa esaltazione, in quel vortice di

amavano? Chi ti aveva dato quella roba

cazzate che sputavi fuori a raffica riden-

non mi interessava molto; la polizia sta-

do come una folle perché ti si era roves-

va indagando: nonostante il tuo silenzio

ciata una birra sul tappeto? Eravamo an-

lo avrebbero trovato.

cora lì, a Whitehorse. A volte ancora mi soffermavo nella piazzetta ripensando a

lo facevi prima del lavoro? Era un vizio sporadico? No…Scappavi dall’Università per startene all’aria aperta?, perché non ti volevo vedere, perché non ti ho mai guardata a fondo? Volevo davvero che tu fossi me, o solo più semplicemente tu eri un’abile mistificatrice?

quando tre anni prima avevamo mosso

Stavo percorrendo il corridoio della

Ma io avevo avuto un tonfo al cuore. Giù,

le nostre anime all’unisono e l’aveva-

corsia nella clinica che tuo padre ti ave-

in fondo. Tu, da quanto tempo bevevi,

mo fatto nostro, quel piccolo paesino,

va gentilmente pagato. Bella occasione

da quanto tempo ti sobbarcavi pesi che

presepe minuscolo, angolo silenzioso.

per conoscerlo. Avevo capito che c’era

non mi reputavi degno di condividere.

Ti avevo lasciata la mattina, “andrò a

dell’attrito tra di voi quando tu sviavi i

Il tasso alcolico nel tuo sangue, quella

lavorare più tardi” avevi detto. Invece

discorsi sulla tua famiglia; ma che se ne

notte, non era lo stesso che avevo io.

eccoti lì. Arruffata, sporca e bagnata di

fregasse di te a tal punto mi fece stare

Avevamo bevuto solo birra e vino, tutti

birra. E tre quarti di alcool in mano. Una

quasi male. Tua madre no. Lei mi era

noi, e già così…tu, aveva confermato il

canna arrotolata e finita nella spumet-

simpatica. Ma non aveva volontà sua,

medico, avevi quasi superato il livello di

ta maltata era ormai inutilizzabile. E il

mi sembrò. E tua sorella. Lei se ne era

guardia che solo un mix di superalcoli-

puzzo di alcool e birra, quel dolceamaro

lavate le mani del loro divorzio, anda-

ci poteva dare, più quella roba: l’alcool

sapore di “maria” nell’aria. Avevo credu-

va avanti con la sua vita, era “normale”.

nel tuo sangue era tale da spaventare

to di svenire. Tu lì. Io altrove, a guard-

Perché tu invece eri crollata? Cercava-

un pachiderma; da ucciderlo. Ed io non

armi da fuori, l’espressione attonita di

mo di capirti, ma ogni volta facevamo

vedevo nulla. Solo, nella mente, i tuoi

chi non sa, non vuole vedere e ancora,

immense voragini-non buchi- nell’ac-

grandi occhi. Lucidi e malinconici, come

in quella pozzanghera di desolazione e

qua torbida della tua triste vita.

quando ti avevo vista la prima volta. Ero

lacrime sul tappeto, non sa che cazzo di

stato percorso da un brivido. Un presen-

decisione prendere.

timento che ora saprei dire. Ma allora aveva già iniziato a corrodermi.

Era stato sotto lo stress degli ultimi esami che ti eri attaccata all’alcool. Alla dro-

Ti eri ripresa piuttosto bene ed in fret-

ga leggera (fumo pesante lo chiamavi)

ta. Eri forte. Avevi cominciato a lavorare

eri abituata. Da quanto, ti avevo chies-

per una società elettronica nei pressi di

to. Io e te queste cose non le facevamo

Tottenham Court Road, che tra l’altro

mai. Mi fregavi sotto gli occhi. Eravamo

era uno dei nostri posti preferiti, così

così stanchi; io ero stanco e pure cieco.

pieno di elettronica e di transistors. Tu

Ma queste cose non le conoscevo, non

sembravi rinata. Mi avevi solo guardato,

sapevo le avvisaglie da tenere d’occhio.

mi avevi detto “basta con quella roba”

Mi fidavo. E ti amavo. Ora dovevo fi-

ed io tra l’incredulo e il titubante avevo

darmi di te ancora e tu dovevi smettere

deciso di darti un’altra chance. E anda-

di fingere di amarmi, perché dovevamo

vamo avanti così: tu ai tuoi giochi elet-

assolutamente curarti. E tirarti fuori da

tronici, io al mio posto di assistente uni-

tutta quella merda.

versitario in lingua inglese. Mi sembrava così buffo fare carriera in una lingua che non mi apparteneva per nascita. Ma lo avevo studiato come un pazzo il tuo idioma. Avevo amato il tuo paese come un suddito fedelissimo ama la Patria per

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Il calvario era appena cominciato. L’Università aveva espulso quello stronzetto del secondo anno; poi le denunce, che mi fregava di lui. Il boss ti aveva beccata e ti spronava forse a smettere. Lui sì che aveva capito, o era qualcos’altro? Non

Qualcuno mi stava scuotendo. Mi svegliai. Tua madre sorridendo mi porgeva qualcosa da mangiare. Tuo padre stava sfanculando da qualche parte, mi disse. Mi piaceva perché ti somigliava, tua madre. Chissà perché ebbi voglia di chiederle se sapeva cucinare le uova. Si accomodò vicino a me; dentro, ti avevano messo fleboclisi disintossicanti e ti avevano cambiato le lenzuola. Poi eravamo entrati. Ti avevo trovata bene, sorridente e serena. Mi avevi salutato come se nulla fosse accaduto e ci avevi raccontato delle terapie di gruppo, dello psicologo così allegro, del cibo, delle infermiere simpatiche e di tuo padre un po’ altero con tutti. Tua madre aveva alzato gli occhi al cielo ed eravate scoppiate a ridere. Gran donna tua madre; mi era sembrata un po’ invertebrata la prima volta: ma quando si congedò mentendo come Pinocchio, finalmente tu non avesti più scampo, e lei mi si rivelò una donna coi giusti attributi.


raccontato delle terapie di gruppo, dello psicologo così allegro, del cibo, delle infermiere simpatiche e di tuo padre un po’ altero con tutti. Tua madre aveva alzato gli occhi al cielo ed eravate scoppiate a ridere. Gran donna tua madre; mi era sembrata un po’ invertebrata la prima volta: ma quando si congedò mentendo come Pinocchio, finalmente tu non avesti più scampo, e lei mi si rivelò una donna coi giusti attributi.

Non ti vedevo da giorni. Eri un po’ smagrita, molto smarrita, ma gli occhi erano lucidi. Ora cominciavo a distinguere la lucidità del tuo sguardo. Ti stavi ripulendo, e quelle erano lacrime che non volevi, non erano pupille dilatate dai veleni. Qualche lacrima era fuoriuscita; poi, un fiume. Avevi pianto tanto chiedendomi di perdonarti. Mi avevi assicurato che non avevo colpa alcuna: e mi avevi preso una mano –poi anche l’altra – e finalmente avevi guardato la mia faccia: quasi un colpo di grazia annunciato, mi chiedevi una lunga pausa. Oppure un impegno costante. Potevo lasciarti lì. O morire con te aiutandoti a risalire una china un po’ troppo viscida; ma non me ne ero ancora accorto. E al momento ti dissi di sì. Volevo starti accanto e tenerti per mano. Mi illudevo che insieme avremmo vinto la tua personale battaglia, mentre tu volevi solo un secchio in cui gettare la tua spazzatura, il sudiciume che ti ricopriva l’anima, per poi ricominciare a nutrirti delle stesse scorie. Ma questo io non potevo prevederlo.

Erano due settimane che riciondolavi per casa. Lavoravi al tuo portatile, poi andavi in ufficio qualche ora il pomeriggio, tornavi a casa con qualche progetto nuovo, lo studiavi. Finivi il lavoro arretrato, la mattina. Mi piaceva questo tuo rigore, questo voler riprendere le redini della tua vita. Mi piaceva potermi fidare di nuovo: ma non riuscivo più a toccarti. Né tu mi incoraggiavi.

Per me sarebbe stato un oltraggio nei tuoi confronti forzare la mano, non sapevo se potesse essere più utile cercarti o lasciarti capire che non ti volevo più come prima. Che non ti volevo più. Da

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parte tua, nessun segnale mi sbloccava da quella situazione. Io ero il tuo domatore, tu la tigre selvatica. Dovevo addomesticarti e non potevo abbassare la guardia, non volevo soccombere.

Arrivammo a piedi, un po’ d’aria pulita mi fece bene. Mi aveva migliorato l’umore. Dentro, il caos. Fumo di sigarette e fumi di birra ed alcolici ci investirono in pieno appena varcata la soglia. Che errore madornale. Mary-Ann ci venne incon-

Erano passati altri tre mesi. Mi era sembrato che stessi migliorando davvero: avevi un colorito più vivo, gli occhi più luminosi. Avevi tagliato i capelli; fuori la primavera( “London in bloom” dicevano i cartelli) esplodeva di colori e profumi. Londra bella come non mai si rinnovava, perdeva un po’ il suo tono austero, sotto l’effetto di quel contagioso rinnovamento che tangibile nell’aria pareva insinuarsi fin nei muri dei palazzi in stile neoclassico, pareva perforare le statue di bronzo, e persino l’Ammiraglio Nelson dalla cima del suo monumento in Trafalgar Square sembrava volersi tuffare in quel mare verde e giallo di narcisi giganti, guardato a vista dai suoi quattro vigilissimi leoni da guardia.

tro, ci presentò i suoi amici e ci mise in mano due birre; una pinta a testa, illustrandoci il funzionamento di tutto il pub nel tempo che occorre a Speedy Gonzales per fare il giro del Messico. Era un po’ brilla, Mary-Ann. Mary-Ann, che mi fece l’effetto di un flash-back. Tu, il tappeto, la puzza insostenibile, ancora tu sul tappeto, io due volte idiota ma stavolta a fissarmi dentro da dentro, non distaccato, disgustosamente presente. Mi avevi fissato. Sembravi fatta di acqua e spuma e fumo in quel momento. Il riflesso dei tuoi capelli, la marmellata non si tocca, ti fa male…e la pinta era passata sulle tue labbra come il bacio freddo e vele-

Una sera eravamo ospiti di alcuni vicini di casa; tu non avevi toccato un goccio, pasteggiando. La serata si era conclusa piuttosto bene e volgeva al termine in tutta tranquillità. Ma la padrona di casa, Mary-Ann, con molto garbo ci invitò ad un dopocena per il giorno dopo. Mèta: il pub dietro casa, appena rilevato da alcuni suoi amici e pronto per l’inaugurazione della sera seguente, appunto. Nello stesso momento le nostre voci si unirono o forse si sovrapposero: la tua che accettava; la mia che, ripensandoci, probabilmente si era appena sentita, così imbarazzata, annichilita e così infinitamente preoccupata. O forse avevo sognato, la mia voce in quella faccenda non era mai realmente uscita. “ Don’t worry, darling, i’ll take care. “ Così mi dicevi mentre ti preparavi. Mentre ti truccavi e pettinavi; era tutto il giorno che sentivo ripetere quella frase. Mi ero un po’ scocciato. Non volevo venire. Non so perché qualcosa in te mi turbava profondamente. Non sapevo cosa; un riflesso dei tuoi capelli, la luce al neon che ti proiettava sul viso un’ombra un po’ birbante, l’aria infantile che avevi in quel periodo, come di bambina che sa di non dover toccare la marmellata perché fa male alla pancia. Non volevo venire. Ma non potevo più rifiutare, ormai.

noso del diavolo. Ricordo di essere uscito. Mi girava la testa, e lo stomaco non esisteva più. Un secondo lungo un anno-luce. Eri di nuovo persa. Mi sfidavi. Mi beffeggiavi. Ero rientrato. Per schiaffeggiarti. E nel giro di un tempo infinito e brevissimo, tu scagliasti un whisky contro un tipo che ti aveva palpata; io che avevo preso le tue difese. Anche un pugno. Poi ti avevo spinta lontano da quel caos ma tu ridevi e continuavi a bere e tirare liquidi in aria. Ci buttarono fuori; ti avventasti contro quell’ubriaco che mi aveva fatto l’occhio nero e ti aveva palpata. Qualcuno ti aveva divisa da lui. Che schifo. Ti avevo raggiunta e afferrata per un polso. Quello continuava. Gli avevo restituito il pugno. La polizia. Eravamo scappati tutti. Non ho mai saputo che strada porta a Whitehorse quando sei nel panico. Ma solo un angelo custode ci impedì, quella sera, di farci arrestare. Eri completamente ubriaca. Ero completamente furioso. Senza più pietà né pensieri puri, ti presi a strattonate e ti buttai vestita sotto la doccia fredda. Cercasti di reagire. E la mia mano ti colpì in viso. Due,


tre volte. Ancora doccia fredda. Chiusi l’acqua, ti gettai una salvietta. Preparai un caffè forte. Preparai anche le valigie quella notte. Ti lasciai al tuo destino mentre spuntavi dall’accappatoio pallida e stravolta, livida e bugiarda.

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Racconto del mese: VINAVIL Di Gianfranco Di Fiore La vita molto spesso è strana. Da una parte abbiamo i valori fondamentali quali la felicità, l’onore l’amore e dall’altra ci sono i loro contrari...

anze e sonno. Racconto finalista del premio ESOR-DIRE 2012 di Gianfranco Di Fiore Da quattro giorni Lucio viveva in balcone, stretto nel suo accappatoio sporco, a guardare le auto scorrere sulla Torino – Milano come brevi messaggi telegrafati da un mondo nuovo. Con la gola infetta e le mani ferme cercava di capire su quale furgone avesse viaggiato la lettera del suo licenziamento. Settimo Torinese non era più una città ormai. Non era più il luogo del suo lavoro ma sopravviveva all’autunno gelido del Nord come una membrana, un involucro ingrigito e umido attraverso il quale era possibile unicamente uscire e non entrare. Per sei anni aveva fatto ritorno a Salerno con l’intercity delle 23:00, ogni venerdì sera da Torino. Poche ore in compagnia della famiglia bastavano a rigenerare i suoi pensieri pratici e a pompare forza nei muscoli ossidati. La domenica mattina si ripartiva presto: altri mille chilometri di sper-

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Lucio era sempre stato un emigrante quieto e invisibile. Si riteneva persino fortunato perché l’azienda per cui lavorava, al di là di un normale stipendio, gli pagava pure vitto e alloggio. Nella camera del motel dove dormiva – oltre al materasso di lana vecchia – c’era un piccolo comodino di legno compensato, una scrivania di abete lucido e una litografia sbiadita di Costantinopoli, con i tetti delle case rosa e le finestre colorate d’azzurro. Su un’anta dell’armadio qualcuno aveva inciso la frase: ”Dio c’è ma non è qui”. Lucio si sentiva in colpa quando la leggeva. Un mese fa provò a coprirla, con alcuni adesivi di Burger King: li ritrovò sparsi a terra il giorno seguente, rotti e ancora puliti. Di solito telefonava a sua moglie dopo cena, prima di sedersi sul letto a guardare la tv. Le chiedeva soprattutto di Antonio, il figlio di sei anni a cui madre natura aveva dimenticato di attaccare una parte di gamba. Quando

lo vedeva correre – con il suo carrellino d’acciaio - pensava a un cavallo da trotto incapace di raggiungere qualsiasi traguardo. Aveva bisogno di cure e sorrisi non meccanici, ma da tre giorni Lucio non trovava il giusto coraggio per raccontare alla moglie del suo licenziamento. Se durante la telefonata del dopo cena provava a sorridere, i tendini della faccia s’ incagliavano senza permettergli di generare alcun tipo di smorfia gentile. Rinchiuso nel motel, nascosto fra i pioppi e le rampe d’accesso all’autostrada, Lucio non riusciva a immaginarsi nessun giorno a venire. Per sentirsi meno solo usciva in balcone al mattino presto. Passava le ore a respirare vento e freddo, con la bocca spalancata e il naso tuffato nella nebbia provava a introiettare tutti i vapori della sua cittàmembrana. Ne aveva bisogno per pensare, per soffrire con dignità e sputare via le toppe di muco macchiate di sangue. Gli addetti all’altoforno erano sottopos-


ti a controllo medico una volta ogni tre mesi. Durante l’ultima visita – quando Lucio ancora pensava di essere utile, con le ossa e i nervi logori e una moglie e tre figli da poter accudire – gli era stata diagnosticata una leggera polmonite; ma già due suoi colleghi erano morti a causa di complicazioni da silicosi. Non era il caso ora di pensare a malattie più gravi - Lucio non ne aveva voglia - anche se le gambe cominciavano a seccarsi e le braccia somigliavano sempre più a delle stecche di legno su cui erano state dipinte alla buona delle vene bidimensionali. “Domani vado a comprare un regalo per Antonio” aveva detto alla moglie, gli restavano altri due giorni prima di tornare a casa per sempre. “Non serve” aveva risposto lei, con la voce impastata a quel po’ di dolcezza che la vita ti concede ancora a cinquant’anni. “Non sono cose necessarie, pensa solo a riposarti ché il lavoro è duro”. “E’ necessario invece, lo è per me!” aveva risposto Lucio prima di attaccare. L’autostrada era sparita al di là dei vetri, i telegrafi del mondo nuovo avevano smesso di funzionare e la notte si apprestava a consumare rapida le ultime masse di sogni. Una donna coperta da un impermeabile bianco scese da una Golf ammaccata e aprì l’ombrello, poi si avviò lenta verso i fari lampeggianti di un enorme camion. Non c’erano altri segni di vita in strada, solo il rumore plastico della pioggia che batteva sulla grondaia e la tosse ferrosa di Lucio che si perdeva nella notte come piscio di topi nelle fogne.

L’autobus si muoveva pigro sull’asfalto, il suo ventre di lamiera traballava con stanchezza lungo via Torino. Lucio doveva fumare e riflettere con calma prima di un buon acquisto. Oltre ai soldi per il treno gli restavano poche lire per il viaggio. Scese vicino al chiosco dei giornali, per un’ora restò seduto a

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osservare. L’insegna del negozio di giocattoli era accesa e colorava di rosso il gradiente scuro del pomeriggio. Un uomo con un pullover a quadri, alto più di due metri, era fermo sulla porta. Con le mani si tastava il petto e il bacino e poi il culo, in cerca forse delle sigarette. Lucio guardò diverse volte a destra e a sinistra del viale: c’erano solo platani ammutoliti e nebbia. Raccolse tutte le sue forze e tossì guardandosi le scarpe. Non aveva mai comprato dei giocattoli. Pochi passi e l’illusione di un’infanzia felice lo travolse. Bambole in abito rosa, bambole dalla pelle nera, puzzle colorati, case di plastica con piscina, una mela blu da cui usciva un verme che cantava, tavoli da ping-pong smontabili, pattini e tavole da skateboard; soldatini senza fortino ma con fucili a infrarossi, c’era un intero universo in espansione che scintillava di gioie consumabili. Gli occhi di Lucio si posarono su un’autobotte dei vigili del fuoco. L’uomo alto più di due metri camminava ostile fra gli scaffali con le mani incastrate nelle tasche. Non parlava, non toccava giocattoli, quando qualcosa di impercettibile entrava in collisione col suo animo allora tirava calci alle scatole ferme o si passava la mano ombrosa sulla testa. Lucio mosse una leva e la sirena sulla parte destra del camioncino cominciò a roteare riempiendo il negozio di luce blu e fastidiosi suoni intermittenti. L’uomo alto più di due metri era sparito. “La botte si riempie d’acqua e si spruzza da qui; bisogna solo schiacciare il bottone verde!” una mano sottile e pallida sfiorò il bocchettone di plastica. Il senso d’inadeguatezza di Lucio si allargava ora sul viso liscio di una giovane donna con gli occhi a mandorla. Era lei che parlava e sorrideva. “Quanto costa?” le chiese Lucio, evitando il suo sguardo. “Vediamo…” la ragazza raccolse una scatola da terra e ne controllò le facce.

“Il prezzo è quarantaduemila lire. Le batterie sono in omaggio, c’è anche un anno di garanzia per alcuni tipi di guasti” disse, poi rimise a posto la scatola e si avviò alla cassa. Intanto l’uomo alto più di due metri era di nuovo comparso sulla terra. Con le braccia incrociate fissava i gesti di Lucio.

Il comodino era spoglio, il letto in ordine, il balcone aperto invaso dalla pioggia. Quando Lucio tornò al motel non aveva più idea di cosa stesse facendo. Fuori l’autostrada era muta, giù all’angolo il solito camion restava immobile senza lampeggiare. Passò la notte a leggere il libretto d’istruzioni. La telefonata con sua moglie era stata breve: Antonio aveva male alla gamba ed erano arrivate le bollette del gas e del telefono. “Torno un giorno prima!” disse, poi attaccò. La sirena dell’autobotte cominciò a brillare più tardi. Lucio seguiva i pompieri in accappatoio e a piedi nudi, per organizzare al meglio le ultime esercitazioni aveva pure riempito il camioncino d’acqua. Tossendo schiacciava con insistenza il bottone verde ma non accadeva nulla. Passò diversi minuti a sputare muco e sangue sulle piastrelle in attesa che la pompa di plastica si azionasse. “Puttana di una cinese!” urlava, continuando a picchiare sul bottone verde dell’acqua fino a spaccarlo. Anche la sirena smise di brillare ed emettere suoni. Si ritrovò al buio, sul letto, più solo e triste di quanto non fosse mai stato. Il giorno dopo arrivò in via Torino alle 16:00, prima dell’orario di apertura. L’insegna MONDO GIOCATTOLI era spenta, il cielo cominciava a tingersi di macchie blu elettrico e striature di nubi cineree. Il viale odorava di terra umida e foglie secche, gli autobus vomitavano volti e corpi ghiacciati ogni trenta minuti. Lucio si muoveva rabbioso lungo la pista ciclabile, con gli occhi arrossati dal freddo cercava un bar, una voce, dei volti o magari un’auto abitata. L’insegna del ne


gozio continuò a rimanere spenta così si allontanò nelle campagne alla ricerca di aiuto o chissà di quali tracce. Un vecchio occupato a tagliare legna con una scure disse di non aver visto nessun uomo alto più di due metri. “Devo parlare con la ragazza cinese!” gli confessò Lucio, “è urgente, si tratta di una questione molto delicata” continuò a dire.

prova che Lucio fosse il legittimo proprietario di quel giocattolo difettoso. Al bar dell’Agip controllò di nuovo tasche e busta poi si diresse al punto vendita di fianco. Non avrebbe più telefonato a sua moglie.

Il vecchio proseguì a spaccare legna e alla fine disse che avrebbe chiamato la polizia se non si fosse allontanato dalla sua stalla.

“Per cosa le serve?” disse il giovane rasato col giaccone giallo.

Lucio camminò nella campagna scura, sotto la grandine, fino alla stazione di servizio. Erano le dieci di sera. Rovistò nelle tasche dei pantaloni, nella busta e nella scatola del regalo ma non trovò lo scontrino. Voleva denunciare tutto in questura: la ragazza dagli occhi a mandorla lo aveva rassicurato con un anno di garanzia per alcuni tipi di guasti. Forse l’uomo alto più di due metri aveva rimosso lo scontrino dalla busta prima di sistemarci all’interno l’autobotte. Ora non vi era più nemmeno la

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“Avete della colla?” chiese senza salutare.

“Per farmi perdonare da Dio!” rispose Lucio.

Tornato sul viale, non si diresse al motel né alla stazione dei treni. Vagò per ore attraverso la campagna fangosa, con la vinavil che dalla tasca dei pantaloni colava lenta lungo la gamba - proprio come la vita, che si trascina terrorizzata verso il futuro. Il vento gelido e le ombre lo scortarono fino al parcheggio vuoto di un supermercato. L’aria scesa nei polmoni puzzava di catrame e colla. Doveva prendere una decisione. Dove-

va ancora – necessariamente - esistere.


Matrimonio e bellezza! Virgilio Fonte Poeti e pensatori di ogni luogo e di ogni epoca hanno provato a dare un senso a queste due semplici parole che sembrano essere indivisibili e che finiscono per avere significati dalle infinite sfumature. Come la percezione di una luce, di un colore, di un profumo. Anche noi, quando pensiamo al nostro matrimonio, cerchiamo di capire come esprimere al massimo il nostro potenziale di bellezza, proprio nel giorno in cui solennemente prometteremo il nostro amore davanti a tutti quelli a cui teniamo e con cui vogliamo condividere l’emozione profonda che ci apprestiamo a consacrare in una cerimonia, religiosa o laica che sia . Bisogna tenere presente, però, che la nostra percezione del bello può essere influenzata dalle esperienze, dai viaggi, dalle letture e da tutto ciò che quotidianamente osserviamo. Anche la diva o il personaggio famoso possono dettare la tendenza di moda del momento. Purtroppo, questo, ci porta a confrontarci con alcuni modelli che non corrispondono alla nostra fisicità. In alcuni casi, invece, più semplicemente, non abbiamo il tempo necessario per poter raggiungere il nostro ideale di bellezza oppure pensiamo sia irraggiungibile. Queste situazioni possono generare frustrazione al punto di non farci rendere conto che la soluzione più semplice sarebbe quella di affidarsi ad un professionista che possa metterci sulla giusta strada. Questa è la figura alla quale è necessario affidarsi soprattutto in un giorno speciale e unico come quello del nostro MATRIMONIO ed è piacevole affidarsi quando decidiamo di regalarci un po’ di tempo per noi! Ma non disperate, il vostro consulente d’immagine Hair Moda vi renderà per-

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fette. Ma come si fa ad ottenere la perfezione per i vostri capelli? Come concepire i volumi giusti per il vostro viso, il vostro corpo, il vostro vestito? Ed il colore dei vostri capelli come deve essere? Come abbinare l’ acconciatura per esaltare la forma? Sono tanti gli

elementi da mettere in equilibrio per rendervi eleganti e sobrie nello stesso momento. In questo appuntamento sulla bellezza tratteremo le regole fondamentali svelate attraverso ‘10 comandamenti’ che


vi racconteranno come ottenere il massimo dai vostri capelli e cosa fare per non apparire eccessive o peggio ancora trascurate proprio nel giorno più importante. Regole di bellezza : 1) Scegli un’acconciatura che ti faccia sentire a tuo agio 2) I volumi dell’acconciatura devono essere adatti al tuo viso, al tuo vestito ed al tuo corpo

Questi sono i concetti base della cura dei vostri capelli durante il giorno più importante della vostra vita! Nei prossimi numeri tratteremo più approfonditamente vari argomenti relativi alla vostra

3) Lo stile dell’acconciatura deve essere in linea con lo stile del vestito e del trucco 4) Gli accessori che sceglierai dovranno essere adatti all’orario della cerimonia . Ad esempio meglio non usare ornamenti eccessivamente brillanti di giorno 5) Il colore dei tuoi capelli é fondamentale per esaltare l’acconciatura 6) Ricordati di considerare il velo nell’acconciatura, se hai deciso di indossarlo 7) Fai almeno due prove, una volumi e una linea, per perfezionare la bellezza della tua acconciatura 8) Non temere di spendere qualche decina di euro in più per assicurati una persona esperta che possa seguirti come meriti 9) Non fare le cose all’ultimo! Inizia a prenderti cura dei tuoi capelli almeno 4 mesi prima del tuo matrimonio! 10) Ricordati che l’acconciatura dovrà durare tutto il giorno, quindi fatti dare dal tuo parrucchiere un piccolo kit facile da usare e utile per ogni evenienza.

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bellezza! Virgilio Fonte responsabile e consulente d’immagine per Hair Moda Pagina Facebook : https://www. facebook.com/pages/hair-moda/125683337458977 Sito web : http://www.hairmoda.it/


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Amo definirmi autore di racconti di narrativa contemporanea con tinte d’eros. I pregiudizi nascono dal fatto che molto spesso si tende a

Intervista a Danilo Scastiglia di Emanuela Arlotta

generalizzare un genere,

2) La strada dello scrittore di romanzi

trice?

etichettarlo.

erotici non è mai facile. In Italia spesso ci sono pregiudizi su questo tipo

R. E’ cambiato che avendo il codice Isbn si ha la possibilità di commercializzare il proprio romanzo in tutte le librerie d’Italia. Sicuramente si è più seguiti. Anche se la differenza la fa sempre chi scrive per me.

di argomento. Tu come vivi e come hai vissuto questa scelta? Danilo Scastiglia, giovane autore originario di Chieti, con all’attivo diverse esperienze letterarie tra cui la partecipazione ad alcuni concorsi letterari tematici nei quali ha ottenuto ottimi piazzamenti . Danilo ha pubblicato due romanzi spiccatamente erotici ma privi di volgarità. L’ultimo è ‘Mosaico’, un libro nato con un’autoproduzione, così come il precedente ‘Alchimie’, e attualmente ripubblicato con la casa editrice Giovane Holden Edizioni. Noi di Volodeisensi Magazine abbiamo il piacere di ospitarlo per un’intervista.

R. Amo definirmi autore di racconti di narrativa contemporanea con tinte d’eros. I pregiudizi nascono dal fatto che molto spesso si tende a generalizzare un genere, etichettarlo. Ritengo che nelle mie storie c’è ben altro. Esporre anche rapporti erotici tra i due sessi è un esprimere emozioni, sensazioni, stati d’animo che ognuno di noi vive o sogna di vivere. Come hai accennato tu nella presentazione, i miei racconti non trascendono nella volgarità gratuita. 3) Come mai hai deciso di auto-produrre entrambi i tuoi romanzi? Mancanza di fiducia nell’editoria italiana o semplice scelta personale?

1) Ciao Danilo felice di ospitarti! La prima domanda che voglio porti riguarda te come persona prima che come autore. Come ti descriveresti ai nostri lettori? R. Sono un ragazzo di Chieti, che da sempre ha accarezzato l’idea di scrivere e di raccontare storie e sogni della quotidianità possibilmente priva di ipocrisie…

R. All’inizio del mio percorso letterario mi sono imbattuto in proposte di case editrici che ambivano solo ad ottenere un corrispettivo economico non seguendoti in nessun modo. Tanto valeva autoprodursi e distribuirsi in proprio. Chi più dell’autore può parlare del proprio lavoro? 4) Cosa è cambiato dopo la pubblicazione di ‘Mosaico’ con una casa edi-

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5) Parliamo del tuo ultimo romanzo. ‘Mosaico’ è composto da otto racconti legati da uno stesso filo conduttore. Un modo di narrare un po’ particolare che sembra aver riscosso molto successo tra i tuoi lettori. Da cosa nasce questa scelta stilistica?

R. L’idea di scrivere un romanzo c’è e presto ne porterò a termine uno. L’idea di creare più racconti brevi invece è venuta per dare intensità alle storie ma anche per parlare di svariate tematiche che forse in una sola storia non sarei stato in grado di trattare. Ha riscosso molto successo questa scelta visto che molti lettori hanno apprezzato lo stile dei racconti brevi. Molti a causa del poco tempo nel potersi immergersi nella lettura. 6) Le donne sono spesso protagoniste dei tuoi scritti. Che rapporto hai con il complesso e variegato univer-


one di un’ideale, di un concetto e sapere che per nulla al mondo lo tradiresti. Ed è più che mai parte di te dopo essertelo scritto sulla pelle… E’ motivo di fierezza, di vanto. A me il tatuaggio mi aiuta anche nei momenti difficili della vita. Ti da una spinta a rialzarti quando lo guardi e ti ricordi chi sei, la tua strada da percorrere, cosa ami e per cosa lotti… Ti commuove, non ti senti mai solo, e con un sorriso torni alla vita reale, dura ma che affronterai con tutto il tuo spirito impavido”

8) Come pensi evolverà la tua carriera artistica nei prossimi anni?

R. Credo che scrivendo sempre di più la mia penna migliori di giorno in giorno. Si scrivo a penna tutte le mie storie e poi le trascrivo sul computer. Fin quando sarò ancorato a questo mio modo di vivere la scrittura penso di poter evolvermi sempre più…

so femminile? R. Le donne sono presenti nelle mie storie perché l’uomo senza di esse poche cose potrebbe fare. Dietro grandi uomini ci sono sempre notevoli donne dietro. Ho cercato con un po’ di presunzione di parlarne in alcune storie vedi “Destini”, racconto premiato col primo posto al Concorso “Voci” con voce di donna. Cosa molto difficile che però credo di essere riuscito in parte a fare. 7) Regalaci qualche pennellata del tuo romanzo .

R. Ti cito un passo di Tattoo, racconto che tratta di tatuaggi e del loro intimo motivo.

9) Stai già pensando ad un prossimo

“Non c’è un solo motivo per cui una persona si tatua… Innanzitutto diffidiamo dalle imitazioni di gente che si tatua per moda denotando mancanza di personalità… Il tatuaggio mi accompagnerà per tutto il resto della vita, fino all’ultimo respiro. Anche se solo l’inchiostro andrà via, il significato penetra nel tuo animo e sarà parte di te…in eterno. Tatuarsi è la conseguenza in seguito al fatto di capacitarsi e di aver raggiunto la maturazi-

R. E’ già pronto il mio nuovo lavoro. In alcune storie ci sono situazioni piene d’eros ma come sempre per dar forza in alcuni casi ai sentimenti delle narrazioni.

lavoro? Continuerai a parlare di erotismo?

10) Dove possiamo acquistare il tuo romanzo? R. “Mosaico” è ordinabile in qualsiasi libreria d’Italia, oppure ordinandolo direttamente alla casa editrice Giovane Holden (http://www.giovaneholden-shop.it/). Se invece si ha piacere di ricevere il libro con la dedica personalizzata dal sottoscritto contattatemi al mio indirizzo di posta elettronica scastiglia@email.it

Grazie di essere stato con noi e di averci lasciato qualcosa di te e del tuo lavoro artistico.

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Presentazione libro...

DANTE

Di roccia, di neve, di combattimenti in montagna Christian Roccati “Dante Di roccia, di neve, di combattimenti in montagna” Libro di Christian Roccati

Premessa La Valle d’Aosta è una piccola regione italiana sita nel nord ovest della penisola. Potremmo definirla in questo modo. Potremmo altrimenti parlare di un’isola montuosa tra le montagne, ai piedi e sulle cime del monte Bianco, del monte Rosa, del Dente del Gigante, del Cervino, dell’Emilius o del Gran Combin. Potremmo parlare della valle centrale o delle sedici laterali o magari del complesso totale tra valloni e valloncelli che raggiunge le duecentoquarantuno unità. Si tratta di una regione fantastica che oggi è, oramai a tutti gli effetti, la regina delle montagne in Italia e dintorni. Vi è turismo e tradizione, vi è natura e ambiente senza pari. Potremmo scrivere fiumi di parole su queste lande, sulla gente e le montagne che attorniano sua maestà il monte Bianco… eppure non riusciremmo ad avvicinarci nemmeno lontanamente alla vera natura di ciò di cui stiamo parlando. Questa è una storia semplice che parla di chi ha vissuto su questa terra e di essa stessa, fatta di verde, di bianco e di grigio. È la storia di alcuni piccoli uomini e della loro vita, delle loro speranze e dei loro sogni. Parlare di loro e osservarne la terra equivale a descriverne l’essenza in ogni suo più piccolo frammento. Spesso chi viaggia in macchina o in treno vede scorrere paesaggi che si avvicendano dal finestrino. Magari nelle strisce di colore che vanno all’indietro

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si nota una casa e non gli si da peso. Altri, magari più sensibili, immaginano che da “quella finestra” una mamma abbia salutato il figlioletto che andava a scuola, giorno dopo giorno, nei lunghi e freddi inverni. Magari sotto a “quel lampione” la figlia più grande è cresciuta dando il suo primo bacio. Forse “quella macchina” in garage è il frutto del secondo lavoro serale di un padre affaccendato che negli anni ha cercato di fare il “suo” per i propri cari. Si tratta di un turbine di vita che si svolge al proprio sguardo, scambiando l’immagine di una frazione di secondo, nello spazio e nel tempo, con una o più vite mai conosciute. Allo stesso modo guardando dalla cima di una montagna è possibile scorgere il mondo che si districa ai propri piedi.

Dalla vetta del monte Bianco è possibile guardare la Valle d’Aosta e osservare un paesaggio che non appare piccolo ma, al contrario, sconfinato. In esso quasi si celano alla vista milioni di brandelli di esistenza. Possiamo immaginare miliardi di puntini colorati associati a case, strade, valichi, alberi, porte e paesi. Sono quasi infinite le storie che si svolgono al nostro sguardo: se ne percepissimo l’entità, non ne conterremmo la potenza divenendo folli. Questa è solo una tra le tante storie che si sono avvicendate alle altre in alcune tra le combe della Vallée. È una piccola candela fatta di colori ed emozioni incredibilmente vivide e vere. Una storia congelata nel tempo che nessuno potrà mai cancellare dal momento in cui è esistita.


Lascia volare l'immaginazione.. PICCOLE FIABE PER GRANDI SOGNATORI di Emanuela Arlotta http://www.twins-store.it/home/57-emanuela-arlotta-piccole-fiabe-pergrandi-sognatori-9788898410422.htm

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Sweet Creations di Marta maffei

Marta Maffei oggi ci stupisce con: una scatola sorprendente.

Ecco qua dei porta post-it! Forse perchĂˆ io li uso veramente tanto, ma li

Quando una scatola si trasforma in una scatolina porta assorbenti! Forbici,

considero proprio utili....allora perchĂˆ non tenerli in modo decorato, abbinato

colori, pizzo, colla e fantasia! Elemento utile ma anche di decoro per il bagno!

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e fantasioso? In cucina, in sala, in laboratorio, in ufficio, in camera... in ogni luogo sono sempre utili!


Per fare gli auguri in modo molto originale: card explosion box! Esatto, una scatola che, quando si solleva il coperchio, sembra esplodere...lasciando vedere i dolci messaggi al proprio interno!

Mando a tutti un grande saluto lasciandovi con i link per potermi ''visitare''. http://sweet-creations-marta.blogspot. it/?m=1 https://m.facebook.com/martacreations?__user=1617044305

Idea regalo originale e diversa dal solito: un libro porta bustine di tea!! Un'amica, una cugina, la mamma, una zia a cui piace il tea? Bene, perchĂˆ non presentarglielo in modo unico? Ad ognuno il suo stile, quindi decorazioni e abbellimenti in base ai gusti... Buon tea time!

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Apertura bando II ed. Premio Nazionale “Letteratura Italiana LCE” 2014 a cura di Laura Capone

Sulla scia dei riscontri ottenuti dal Primo Premio Nazionale “Letteratura Italiana LCE”, si è aperta a febbraio la II edizione del Bando che chiuderà le iscrizioni delle opere il 30 luglio 2014. Una novità saliente di questa edizione è che le sezioni letterarie a cui partecipare sono quattro anziché tre: Poesie inedite, Racconti inediti, Romanzi inediti e Romanzi Editi. Tutte le opere inedite, selezionate da una giuria esaminatrice, saranno premiate con la PUBBLICAZIONE, ovviamente TOTALMENTE GRATUITA; purtroppo la specificazione è doverosa in quanto abbiamo saputo che ci sono in giro dei premi letterari che per pubblicare le opere vincitrici richiedono un contributo economico dall’autore. La pubblicazione delle opere presso la casa editrice Laura Capone Editore è in formato cartaceo (LIBRO) e successivamente anche in formato e-book , dotati ognuno di codice ISBN nel rispetto delle buone norme editoriali. La diffusione e promozione delle opere vincitrici inedite avverrà attraverso tutti i canali della casa editrice LCE e nel corso degli eventi legati al PREMIO LETTERATURA ITALIANA LCE, organizzati in collaborazione con tutti i patrocini ottenuti e con gli autori delle due edizioni.

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Con la premiazione, le opere inedite non assumono alcun vincolo contrattuale con la casa editrice, ragion per cui l’opera premiata resta libera di ricevere ed accettare proposte da tutte le case editrici , compresa la LCE, avendo però il curriculum letterario maggiormente arricchito, sia dalla Premiazione sia per la partecipazione a tutti gli eventi prestigiosi legati al premio stesso, comprese le presentazioni nelle scuole e nelle manifestazioni a carattere internazionale. La sezione dedicata ai Romanzi editi è stata indetta su richiesta di molti autori i quali, pur essendo stati pubblicati da altre case editrici, non hanno poi avuto, nel tempo, quel sostegno perseverante che la Laura Capone Editore riserva alle opere che pubblica e agli autori collaborativi: per loro la LCE offre questo nuovo sbocco promozionale totalmente gratuito.

Per le opere edite la premiazione consiste oltre all’onorificenza della targa che attesta la vittoria, nella promozione e nella partecipazione agli eventi legati al premio; in questo modo le opere ritenute meritevoli, affiancheranno nel lungo viaggio di sponsorizzazione tutte le sue opere vincitrici del Premio pubblicate dalla LCE, sia della prima che della seconda edizione e così via. Ogni anno il premio viene associato ad un’associazione no profit alla quale vengono devoluti i proventi del diritto d’autore affinché l’associazione sostenga la diffusione delle opere nel corso dei propri eventi locali, nazionali ed internazionali. Anche la seconda edizione avrà un associazione patrocinante a cui devolvere i proventi delle opere inedite, che sarà rivelata con la proclamazione dei vincitori; il primo anno il Premio è stato patrocinato dall’Associazione Giovanna d’Arco onlus di Roma per la tutela dei minori, alla quale sono destinati i proventi del diritto d’autore delle due antologie pubblicate nel 2013 contenenti tutte le opere vincitrici. Le copertine delle antologie o opere singole premiate con la pubblicazione sono fregiate con le illustrazioni di un artista di eccezionale bravura, così come il 2013 ha visto le opere della pittrice Kathia Licciardi, e della fascia di premiazione 2014. Tutte le opere proposte in candidatura devono essere inviate entro e non oltre il 30 luglio 2014, fa fede la data di invio della e-mail presso l’indirizzo di redazione LCE concorsi@lauracaponeeditore. com


Tutte le informazioni dettagliate si possono trovare e copiare sul bando di concorso sul www.lauracaponeeditore.com nel link Concorsi Letterari

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Presentazione libro...

L’INTIMA ESSENZA UN’OMBRA RADA SUL CAMMINO DI ANDREA TAVERNATI

Con “L’intima essenza”, Tavernati non propone al lettore una semplice silloge di haiku, la brevissima forma poetica giapponese di soli tre versi (5+7+5 sillabe), ma un vero e proprio cammino di riscoperta dell’”io profondo”, libero da convenzioni, maschere o preconcetti. Il testo, ampio ed articolato è il risultato di anni di ricerca formale in materia poetica, dove il linguaggio, pur fedele alla tradizione letteraria nostrana, subisce l’influenza ed il fascino della lirica giapponese, in specie dello haiku e del senryū. L’opera è suddivisa in tre “sezioni” o momenti: Labirinto, che rappresenta la presa di coscienza del reale da parte del poeta; Mandala, ovverosia l’immersione (non solo estetica, ma sostanziale) nell’intima essenza delle cose e Ritorno, che già nel titolo anticipa al lettore un recupero, ora più consapevole, della realtà ultima e del destino umano. In esse è possibile intravedere quel percorso di affinamento letterario che trasforma l’uomo inconsapevole in attento osservatore della realtà naturale e, da ultimo, in autentico haijin (scrittore di haiku). Così, ciò che l’autore chiama Labirinto è un primo allontanamento dalle aporie del quotidiano, mentre Mandala rappresenta il culmine dell’esperienza estetica. Il terzo momento, Ritorno, è a tutti gli effetti un recupero della propria umanità. L’autore diviene parte consapevole del tutto, in simbiosi con la natura e con il sentimento che guida il tempo e le stagioni, con ciò chiudendo il cerchio dell’esperienza poetica nella quale tutti noi possiamo riconoscerci. In seconda istanza, va evidenziato come non tutti gli scritti rispecchino fedel-

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mente i “canoni” della tradizione haiku, avvicinandosi, piuttosto, ai generi senryū e haikai, nella misura in cui divengono espressione di intensi stati d’animo, inquietudini e riflessioni sulla vita e sul destino ultimo degli uomini, come nel seguente componimento:

profondo tonfo. --La foglia cade. Il ventaglio richiuso sarà scordato. ---

Il tuo dolore

Un lungo grigio

è un oggetto sublime.

s’apre, né la formica

Giraci intorno.

sarà mai pronta.

o, ancora, laddove concorrono a tratteggiare ironici e sagaci spaccati di vita sentimentale:

In conclusione, l’autore colpisce con potenza attraverso la sua ricerca, mai appiattita a mera riproposizione di idee o cliché di stampo orientale, ma basata su uno studio attento e ragionato del sé in cui l’individuo, conscio delle proprie origini storiche e culturali (la lingua italiana da Dante Alighieri in avanti), non cerca risposte e non si pone domande, accogliendo – puramente e semplicemente – il “silenzio”, lo spazio onnicomprensivo dove luce ed ombra si confondono, rendendo indistinguibile ogni aporia.

Perché m’additi, o donna di denari, al tradimento?

La presenza naturalistica calata nel “qui e ora” del poeta si fa, infatti, tanto più intensa quanto più ci avviciniamo all’epilogo del libro, sostanziando così la valenza dell’opera quale “cammino esistenziale” e non quale mera silloge o “vetrina” linguistica. Di conseguenza, il numero di haiku stricto sensu intesi (dotati, cioè, di un evidente riferimento stagionale, oltre che di un uno stacco a giustapposizione d’immagini e ad un’illuminazione subitanea nel presente) aumenta esponenzialmente man mano che si raggiunge l’ultima pagina, a simboleggiare la vittoria della natura sull’uomo o, meglio, la sua ineludibile funzione di giudice ed esecutore fàtico. Ecco tre esempi:

Cade una foglia. In città è il più duro,

“Nulla c’è da dire, perché il dire non è che menzogna di fronte alla totalità che il silenzio esprime, tutta insieme, in un solo istante.”

Luca Cenisi - Presidente dell’Associazione Italiana Haiku


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Sotto le branche verdi Gli ultimi ghibellini Ivo Ragazzini go Guido Bonatti e il frate guerriero Geremia Gotto? Cosa combinarono costoro sotto le file ghibelline? Che monumento funebre eressero i ghibellini in ricordo di quella battaglia? Come era fatto quel monumento e perché? Questo e molto altro viene svelato per la prima volta. Il racconto è arricchito di oltre 150 note a piè pagina che spiegano dettagli storici e altro di quello che stava succedendo man mano che la storia si svolgeva. Il libro è adatto a tutti coloro che amano il periodo di Dante, i misteri della storia svelati, tradizioni antiche, cultura e conoscenza storica ritrovata

“Sotto le branche Verdi – Gli ultimi ghibellini” di Ivo Ragazzini “Appena uscito “Sotto le branche Verdi – Gli ultimi ghibellini” Un viaggio dentro la storia e la cultura degli ultimi ghibellini italiani che massacrarono con uno scontro clamoroso, un esercito di diciottomila francesi e guelfi inviati per farli arrendere.

Il libro parla di uno scontro storico citato anche da Dante, (“Sotto le branche verdi” è la citazione dantesca nella divina commedia di quella battaglia) avvenuto a Forlì verso la fine del 1200 tra un esercito misto di francesi e guelfi inviato dal Papa per sottomettere gli ultimi ghibellini rimasti in quei luoghi dopo la morte di Federico II. La battaglia si concluse con una strage cittadina dove i ghibellini vedendo che i francesi avevano diviso in due il loro esercito, spalancarono le porte a sud della città e finsero di abbandonarla a

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nord per fare entrare dentro un mezzo esercito francese, poi dopo aver attaccato e sconfitto l’altra metà dell’esercito francese che si trovava fuori qualche chilometro a nord, rientrarono di sera in città e massacrarono strada per strada via per via fino all’alba il resto dei francesi che vi erano entrati e ubriachi stavano già festeggiando. Infine seppellirono duemila francesi scelti in un mucchio nella piazza centrale e vi piantarono sopra un altare e le loro insegne militari a ricordo e monito per chiunque avesse voluto riprovarci. Tutti i dettagli e retroscena di quella battaglia vengono naturalmente spiegati, ma oltre la metà del testo tratta di molte cose nuove e inedite, tipo: Come si era arrivati a quella situazione? Cosa succedeva in Romagna? Perché Federico II era detto “il Dragone”? Che feste facevano i ghibellini? E i guelfi? Quali erano le vere origini di Forlì? Chi l’aveva fondata? Chi erano veramente l’astrolo-

MJM editore Monza Codice ISBN: 978-88-67131-09-9

h t t p : / / w w w. m j m e d i t o re . i t / mjm-editore/novita/sotto-lebranche-verdi L’autore Ivo Ragazzini è uno scrittore forlivese a cui piace indagare a fondo la storia. Ha già pubblicato nel 2012 il romanzo storico ‘Il fantasma di Girolamo Riario’ e nel 2011 ‘San Silvio e il drago’. Gli piacciono parecchi generi, tipo umorismo, avventura, mistero, ma soprattutto il genere storico, tanto che sta già scrivendo altri due racconti storici da proporre prima o poi agli editori.


La scelta di usare il rap come forma di diffusione nei nostri pensieri nasce appunto da alcune

Intervista a Andrea Ansevini & Adele Muscato

mie poesie scritte in rima...

Ciao Adele, so che scrivi poesie, ma non sono state ancora pubblicate. Hai intenzione di farlo in futuro? Parlaci del tuo mondo interiore?

Ciao Cristina, le mie poesie, prima che conoscessi Andrea, le avevo scritte nel mio diario scolastico e poi grazie al suo aiuto, ho deciso di trascriverle al pc e di stamparle per metterle, come sono ora, in vari fascicoletti. Queste poesie le leggo agli eventi. All’inizio, dato che non le avevo mai lette in pubblico mi vergognavo, poi lui mi ha incoraggiato e mi sono aperta. Al momento non intendo pubblicare un libro, poi più in là, quando ne avrò un bel numero mi piacerebbe. Per ora, come lui appoggia e incoraggia me, io anche faccio altrettanto con lui, anche perché al momento il vero artista è lui che è molto più creativo di me e mi ha invogliato a fare ciò che faceva lui. E’ bello ricevere ovunque gratificazioni, non pensavo di avere queste qualità, ma lui me le ha sapute scoprire e infondere alla grande. Del mio interiore devo dire, che se ora sono molto aperta è grazie ad

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a cura di Cristina Rotoloni Andrea che mi ha fatto diventare così, altrimenti di solito con chi non conosco sono molto timida e riservata, poi man mano che sto con chi ho davanti mi apro, mi sciolgo e nessuno mi ferma.

casa editrice Marcelli Editore di Ancona, poco distante da dove abito. Pochi giorni dopo ho contattato questo editore e pochi mesi dopo ho pubblicato questo libro.

Andrea, hai pubblicato un libro dal

Adele, quali sono i tuoi hobby e le tue

titolo “Poesia nel diario”. Cosa rac-

passioni che ci permettono di conos-

conta e come è nato questo libro?

certi meglio?

Si, io ho pubblicato appunto nel 2010 questo libro dal titolo “Poesia nel diario” e in esso ho racchiuso 50 poesie, delle oltre 350 poesie che avevo scritto fino a quella volta. All’interno ci sono racchiuse poesie romantiche, poesie riflessive e poesie in rima in cui racconto la mia vita di tutti giorni, le mie gioie, le mie delusioni e tanto altro ancora. È nato appunto da un’idea di un mio carissimo amico Diego G. che mi diceva che i miei testi erano molto belli e di renderli pubblici perché trattano la vita di tutti giorni, sono molto attuali. Così nel 2007 con la conoscenza del Dir. Guardabassi Giancarlo, direttore di una radio qua nelle Marche, ho avuto vari contatti di editori e la mia scelta è caduta sulla

I miei hobby e le passioni sono prima di tutto i videogiochi, anche se può sembrare infantile, ma mi sono sempre piaciuti. Poi di tanto in tanto scrivo qualcosa, ma non sono prolifica quanto Andrea. Mi piace molto, anzi, ci piace molto a entrambi fare lunghe passeggiate, ascoltare musica, leggere qualsiasi cosa che mi passa davanti catturandomi l’attenzione. Durante le lunghe passeggiate poi mi piace fare fotografie di noi e di paesaggi, di fiori e di tutto ciò che riguarda la natura e i suoi mille volti che ci offre.

Come mai la scelta di usare il Rap come forma di diffusione dei vostri


pensieri? (Andrea) La scelta di usare il rap come forma di diffusione nei nostri pensieri nasce appunto da alcune mie poesie scritte in rima, dall’idea sempre di questo mio amico Diego che mi disse: ‘anziché recitarle prova a rapparle’ e così, su basi che lui mi compose, iniziai a provare ed ora questi sono i risultati che tutti potete ascoltare. (Adele) Ha già detto tutto quanto Andrea e io l’ho appoggiato fin da subito in questi suoi progetti, in quanto di musica rap all’inizio non ero ferrata, poi lui me l’ha fatta scoprire ed ora pure io provo a seguirlo, ma lui è più abile di me dato che è veloce nel parlato, io faccio del mio meglio.

Quando e come i vostri Rap si sono diffusi sul web e non solo?

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(Andrea) I miei video si sono iniziati a diffondere nel web e non solo a partire dal 2007. Dapprima li creavo con un gruppo musicale di cui facevo parte (come autore di testi in cui suonavo anche la tastiera e il synth) e poi, dopo lo scioglimento del gruppo, da solista ed ora assieme ad Adele. Prima che arrivasse lei io prendevo le poesie che mi piacevano di più e le incidevo in casa da solo, poi Diego mi faceva le musiche e mixava il tutto, poi da quando lui se ne è andato ho iniziato a fare tutto da solo. Alcuni di questi cd poi nel 2007, li ho fatti avere al Dir. Guardabassi che li ha iniziati a trasmettere, ho scritto per la sua radio anche 4 jingle promozionali per ristoranti. Poi ho iniziato a caricare i video anche su Youtube e Facebook. Da quando è entrata nella mia vita anche Adele facciamo tutti questi progetti assieme. (Adele) Esatto, poi ora lui fa tutto con me, mi ha coinvolto nelle sue cose,

ed è bellissimo. Abbiamo creato assieme un gruppo anche in Facebook che si chiama “Andrea Ansevini poeta rapper e Adele Muscato poetessa”, in cui di tanto in tanto, pubblichiamo un po’ e per uno, i nostri testi, video ed ognuno degli iscritti anche può postare sue composizioni. Andrea, so che uno dei tuoi Rap dal titolo “Rap dal paradiso” racchiude un’emozione per te molto forte. A chi hai dedicata questa canzone e perché?

Si vero, si intitola così ed è dedicata al mio amico Diego, anche se nel testo non faccio il suo nome. Lui era il mio migliore amico in assoluto, quando stavamo nel gruppo musicava i miei testi che poi il cantante del gruppo cantava o recitava. Nel 2006 Diego mi ha lasciato


per sempre ed è salito in paradiso, da li appunto il titolo “Rap dal paradiso”. Una notte di 2 anni fa, mi è apparso in sogno come un fantasma, mi parlava con la mia voce e si complimentava con me dei risultati raggiunti in ambito discografico, radiofonico, letterario e sentimentale. Comunque una cosa è certa: Diego sarà sempre presente nei miei progetti e non solo, in ogni cd e in ogni brano, anche una semplice riga sarà rivolta a lui.

Penso che nel messaggio che abbiamo lanciato con il nostro rap dal titolo “A fare in c**o lo stato Italiano”, molti ci si sono ritrovati, i nostri problemi sono gli stessi che hanno anche tanti altri. Siamo tutti sulla stessa barca e non possiamo andare a fondo, bisogna che lo stato, inteso come governo, si svegli e metta in atto le riforme per la ripresa.

Avete anche portato avanti serate di

Alcuni dei vostri Rap parlano di temi

culturale, vi va di parlarci di queste

sociali molto attuali. Ad esempio

vostre esperienze e del loro valore?

con la vostra protesta nei confronle 70mila visualizzazioni su youtube. Cosa volete dire a chi vi ascolta?

(Andrea) Si, oltre alle normali poesie e rap romantici che ci dedichiamo, abbiamo fatto la svolta nel sociale e nell’attuale, trattando ancora più di prima i problemi che tutti i giorni abbiamo noi italiani. Vogliamo denunciare questi problemi e dargli più risalto come forma di sfogo, in quanto i politici sono solo parole e pochi fatti. Non avremmo mai immaginato di essere così seguiti e i numeri ci premiano. (Adele) Io ancora non lavoro, sto cercando, e nella mia condizione ci sono tantissimi italiani.

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La vostra vita ha una svolta radicale quando vi conoscete nel 2011. Cosa

beneficenza e fate parte di un circolo

ti dello stato Italiano avete superato

ultimo cd “La perfetta combinazione”, alcune delle mie poesie che ho nel mio fascicoletto e il libro di Andrea “Poesia nel diario”. Abbiamo alternato lettura di poesie e ascolto di nostri brani, ed è venuta fuori una bellissima presentazione.

(Andrea) Si infatti, ho fatto varie serate di beneficenza i cui incassi derivanti dalla vendita dei miei cd sono andati a gente bisognosa di cure e di assistenza medica, a bambini che non hanno nulla, ho voluto dare il mio aiuto, leggendo poesie e rappando le mie canzoni. Assieme non ne abbiamo mai fatte, ma speriamo di farne qualora qualcuno/a ci chiami. (Adele) Da quando poi sono entrata io nella sua vita, poco dopo, ci siamo iscritti al circolo Culturale “Carlo Antognini”, che organizza esposizioni fotografiche, incontri di lettura di poesie e racconti. Poesia e fotografia sono anche le nostre passioni. Proprio di recente abbiamo presentato il nostro

è cambiato da quel momento nel vostro mondo artistico?

(Adele) Si, nel 2011 ci siamo conosciuti di persona e da li è stato un colpo di fulmine per entrambi. Nel giro di poco ci siamo fidanzati e poco tempo dopo anche sposati. A livello artistico è cambiato tutto per me, in quanto Andrea ha fatto si, e ha voluto che le mie poesie fossero pubbliche, dato che prima erano solo personali e riservate, così ho iniziato anche io a seguirlo nei suoi progetti e ora prendo parte con lui a tutto ciò che fa ed è bellissimo dedicarsi tanto amore, oltre che di persona, anche per iscritto o attraverso le canzoni. (Andrea) Ha già detto tutto lei e mi fa piacere ora fare e condividere queste creazioni con lei, sia assieme, che ognuno per se. Assieme incidiamo queste cose ed è un divertimento poi dare colore a questi fogli con la musica e con i video. Dato che ci


piace molto viaggiare, poi è bello fotografarci a vicenda e mettere alcune foto più belle nei nostri video e manifestare il nostro amore a tutti.

Adele, tu appari come una persona molto sensibile e dolcemente legata al tuo Andrea. Per soddisfare la curiosità dei nostri lettori ti va di parlarci un po’ di voi e dei vostri progetti futuri? Si, infatti come ti ho detto poco fa, sono molto sensibile, sono di mio molto timida e riservata, poi quando mi apro tutta la mia timidezza scompare e mi trasformo in un’altra persona. Andrea, mi ha aiutato moltissimo a trasformarmi, lui è sempre aperto e solare con tutti, ma non tutti siamo uguali purtroppo. Dei nostri progetti futuri posso dirti solo che stiamo finendo di scrivere nuovi testi e facendo nuove incisioni, alcune delle quali già sono terminate. Andrea le ha musicate e mixate e presto faranno parte di un nuovo cd.

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Voi uniti e forti come una squadra avete realizzato tante cose e so che avete in programma un nuovo Rap. Volete parlarcene? (Andrea) Si, appunto stiamo preparando un nuovo rap e lo abbiamo quasi ultimato, assieme ad altri già

per averci dato questo spazio e grazie a tutti coloro che ci hanno letto. Da dire non abbiamo altro che non abbiamo detto sopra. Iscrivetevi, se volete, al nostro gruppo Facebook, e fateci sapere con una mail che avete letto la nostra

pronti e di prossima incisione, assieme ad altre poesie inedite che verranno racchiuse poi in un cd il cui nome ancora dobbiamo deciderlo, ma poi vi terremo aggiornati appena il lavoro sarà quasi ultimato. Preciso che questo cd, è il 5° che incidiamo assieme. (Adele) Si, insieme, in poco più di 3 anni, abbiamo fatto tante cose, cd con nostre poesie e rap, interviste in radio regionali e alcune nazionali, incontri culturali, video su Youtube, un gruppo su Facebook in cui pubblichiamo le nostre creazioni per sottoporle al giudizio di tutti. E’ una cosa bellissima e ora stiamo preparando un nuovo rap di cui vi ha detto Andrea.

intervista. Il nome del gruppo è “Andrea Ansevini poeta rapper e Adele Muscato poetessa” Potete contattarci anche qui : “Adele Muscato Secondo Profilo” e “Andrea Ansevini Secondo Profilo”. Grazie a te Cristina e grazie a tutti voi che ci avete letto. (Andrea) Grazie a tutti anche da parte mia a te Cristina e appunto a tutti i lettori. Vorrei aggiungere che, su richiesta, per chi volesse, avvisandoci molto in anticipo rispetto alla data dell’evento, scriviamo e/o incidiamo anche poesie personalizzate ad esempio per un compleanno, per un anniversario, o qualche altro evento particolare che volete, con foto vostre. Lo abbiamo già fatto per una laurea di un nostro amico virtuale su richiesta della sua fidanzata e speriamo di poterlo fare ancora!

La nostra intervista si conclude qui e vi saluto invitandovi a raccontarci qualcosa di voi o delle vostre realizzazioni che non ho citato e di cui avete voglia di parlare. (Adele) Grazie a te Cristina


INCIPIT MANIA A CURA DI MARIAGRAZIA TALARICO

01 E’ FACILE EVITARE GLI STRONZI.. SE SAI COME FARLO Quante volte ci siamo trovate a chiudere una relazione e renderci conto che sapevamo fin dal primo giorno che sarebbe finita? Esiste un modo per evitare di passare intere notti insonni, con il naso nel barattolo della Nutella, a chiederci perché tutti i pazzi dell’universo debbano attraversare il nostro sistema solare? Possiamo davvero eliminare gli stronzi dalla nostra vita? La risposta è sì. Sì, perché noi donne abbiamo un dono, un sesto senso, un campanello d’allarme, che scatta ogni volta che entriamo in contatto con un uomo che poi puntualmente classifichiamo come stronzo. Imparare a riconoscere e ascoltare i nostri campanelli d’allarme è ciò che ci può salvare la pelle, e permetterci di iniziare a cercare davvero l’uomo che desideriamo. Ci sono segnali che dobbiamo imparare a individuare, e uomini da cui dobbiamo fuggire, smettendo di nasconderci dietro a falsi alibi e iniziando a credere davvero di meritare la felicità.

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L’INGANNO DELLA MEMORIA

«Merda», sospirò Tolfa. Sentì le gambe rigide, i piedi pesanti, come se si rifiutassero di eseguire gli ordini impartiti dal cervello. Alla fine, si costrinse a fare due passi verso il letto su cui giaceva il corpo della donna. «In tanti anni che faccio il poliziotto non ho mai visto nulla del genere… Lei che ne pensa dottore?» L’uomo accanto a lui sbuffò. «Cosa vuoi che pensi, Tolfa?» Eppure, sapeva che qualcosa doveva iniziare a pensarla: in fretta, subito. Perché Elia Preziosi, sostituto procuratore della Repubblica presso il tribunale di Roma, del suo istinto si fidava, e c’era qualcosa, nella scena raccapricciante che aveva davanti agli occhi, che lo spaventava più dei dettagli visibili. Qualcosa che gli faceva provare una gran pena non solo per quella donna ma, Dio non volesse, anche per qualcuno che avrebbe potuto seguirla in una fine così atroce.

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Leggiti

tra le righe

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Recensione libro ‘Piccole fiabe per grandi sognatori’ di Emanuela Arlotta a cura di Angiolina Bosco

Nel periodo in cui ci troviamo a vivere

come in tutti noi è racchiuso un fanciul-

e alunno è Perché perché, una tematica

può sembrare anacronistica, in mezzo a

lo che pulsa e vive!!!

che ai nostri giorni può essere di grande

tanta informatizzazione, la scrittura di un libro di favole! Oggi si hanno vere e proprie biblioteche via internet che determinano una fruizione che non può bastare per racconti fiabeschi da vivere intensamente nel rapporto tra lettore (molto spesso un adulto) e fanciullo che vive ed immagina quel che viene proposto. Ecco perché parlare di favola significa che la gioia di ascoltare e di leggere non ha tempo: fondamentale è immergersi nella narrazione e comprendere quanto, come in questo caso, l’autrice ci vuole comunicare! Del resto il termine favola deriva dal latino fabula, che ne evidenzia la forma orale: infatti quando si parla di favola si risale alla tradizione del tramandare a voce tutta una serie di valori riconosciuti, e come vediamo in ciò riesce appieno la nostra Emanuela Arlotta con il suo piccolo manuale di saggezza, appunto Piccole fiabe per grandi sognatori, che dimostra

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E’ questo secondo me il proposito dell’autrice, che nel suo libro riesce con sei fiabe a riproporre una magica atmosfera tra il bambino e l’adulto. La Arlotta si cala nella particolare sfera fruitrice dei fanciulli che vivono con semplicità quanto viene loro proposto e riescono a comprendere realtà che all’adulto sfuggono! Ecco per esempio la favola Il tempo si è guastato un insegnamento sull’importanza basilare dello scandire delle ore durante l’arco della giornata, dei mesi, degli anni: insegnamento che solo l’ingenuità di un piccolo può far completamente suo, ed il finale sottolinea: “Caro Daniel, questo regalo (un cagnolino) è per te. Il piccolo che troverai dentro si chiama Tempo. Abbi molta cura di lui” Segnale questo simbolico per l’invito a rispettare il tempo sotto ogni aspetto!!!.. Un’altra fiaba che tratta dell’incomprensione tra insegnante

attualità e può portare conseguenze negative sulla formazione emozionale del piccolo. Anche qui il finale è ricco di spunti: “Così la maestra si rese conto d’aver sbagliato. Avrebbe dovuto ascoltare i bambini e parlare con loro, spiegare a Samuel perché la sua compagna di classe piangeva e spiegare alla piccola che con la fantasia tutto si può trasformare, tutto può diventare divertente e più bello, anche quando sembra disgustoso!” A tal proposito da ricordare è anche Il drago arcobaleno, fiaba ricca di tematiche quali la diversità, il dolore che ne consegue, il coraggio, il ritrovamento, la gioia finale. Ne riporto un brano: “Un giorno, gli amici di Enrico decisero di voler superare una prova di coraggio e dimostrare, così, a tutti, di essere diventati grandi e forti. L’idea era di fuggire di casa durante la notte e andare nella foresta buia per riuscire a trovare il grande e potentissimo Drago


Nero, di cui tutti conoscevano l’esist-

suo delimitare il mondo infantile tale

enza, ma nessuno aveva mai visto. En-

fiaba è posta all’inizio. Eccone un brano

rico decise di andare con i draghetti e

significativo: “Il bambino-cane chiese

di condividere questa esperienza con i

loro: <<Sapete mantenere un segre-

suoi amici, sperando di essere consider-

to?>> E i piccoli in coro risposero:<<-

ato uno di loro.”

Si!!!>> <<Bene questa è la stanza della

Queste favole non possono non farmi ricordare Vladimir Propp con la sua grande opera Morfologia della fiaba. Per Propp tutte le favole presentano di base elementi comuni, e compito dello studioso è analizzare con minuzia ogni realtà particolare. Ogni fiaba per essere

promessa. Chi mantiene questo segreto potrà tornare al Castello del Cane ogni volta che vorrà, vedere il nostro mondo nascosto e giocare nei nostri giardini! Potrà partecipare alle nostre feste travestito da cane, senza che i genitori sappiano mai nulla.”

tale deve avere elementi propri, ma l’as-

Insomma questo libro di fiabe oltre a

petto fondamentale è dato da motivi

farci tornare un po’ tutti fanciulli ci offre

ricorrenti che si esprimono in termini

veramente indefiniti ed infiniti spunti

di azioni e funzioni. Risalta soprattutto

sui quali riflettere!!!!

il concetto di funzione perché interessa l’azione/reazione del personaggio. Naturalmente anche in Emanuela Arlotta troviamo determinati motivi quali: l’allontanamento, vedi ad esempio il Drago Nero de Il drago arcobaleno, che vive in solitudine perché non è come gli altri, oppure la rimozione dal danneggiamento espletato ne La principessa degli animali, che la porta da una situazione negativa ad una positiva sotto ogni aspetto. Per Propp del resto è di gran lunga importante come agisce il personaggio piuttosto che non chi sia il personaggio: come nella fiaba Il mago e la caramella è una bambina che dopo aver mangiato una caramella butta la carta a terra, scatenando la reazione di un vecchio mago che riesce a farle capire quanto sia importante il rispetto per l’ambiente. Ecco le tematiche affrontate dall’autrice sono vaste e definite come un arcobaleno di messaggi ed emozioni! La stessa fiaba con cui inizia ovvero Il castello del cane, invita a vedere i bambini nel loro mondo, il mondo della gioia, del divertimento, della lealtà, dove spesso gli adulti non possono e non riescono ad entrare. E forse anche per questo

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Laura Capone

é una casa editrice che opera online, produce, distribuisce e promuove libri nei vari formati (cartaceo, e-book, audiolibro, ecc.). Nasce nel novembre 2010 e si afferma velocemente per la correttezza e la trasparenza operativa. La LCE si pregia di avere in redazione professionisti di settore per ogni competenza che, in una stretta rete di collaborazioni online, si prefiggono la rivalutazione del talento letterario ed artistico italiano contemporaneo, anche attraverso la promozione e distribuzione elettronica delle nostre opere tradotte. Per citare solo alcuni collaboratori: la dott.ssa Luigia Torrusio appassionata di lettere antiche, traduttrici quali Chiara Rolandelli e Alessandra Baroni, artisti quali Lisa Fusco, Moreno Chiacchiera (attualmente l’illustratore più quotato sia in Italia che all’estero), il Maestro Marco Serpe, il Regista Sebastiano Giuffrida, in un crescendo di professionisti più o meno noti che partecipano con grande competenza, professionalità e soprattutto passione.

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Cristina Rotoloni Nasce a Milano nel 1984, anche se ora è residente in un piccolo ma incantevole paesino in provincia di Vibo Valentia, vale a dire, San Costantino di Briatico, a soli dieci minuti dalla più conosciuta Tropea. Sin da subito in lui si manifesta la passione per la scrittura e per la filosofia e già da piccolo a ben nove anni pensò di scrivere il suo primo eBook che doveva avere il titolo di “La povertà e la felicità della vita”. Si è laureato in Filosofia e Scienze Umane all’Università degli studi della Calabria, e continua a lavorare ai suoi progetti futuri di scrittura. Lavora e studia per scrivere un nuovo eBook che sarà denominato “Ethos”. Sogna di essere conosciuto un giorno come uno dei più importanti filosofi contemporanei, e intanto collabora con riviste culturali e associazioni filosofiche e cura un blog personale, donando il suo sapere al servizio degli altri e sperando che questo sia un utile strumento per la comprensione e il miglioramento di ognuno. Nel frattempo continua a fare ciò che ama di più: studiare i comportamenti dell’uomo tramite la percezione filosofica. Spera un giorno di realizzare il sogno di scrivere l’eBook che pensò quando aveva nove anni.

Mariagrazia Talarico Talarico Mariagrazia nata il 14-09-80 a Bellano Lecco, Residente in provincia di Lecco, studi magistrale Bertacchi Lecco. Una silloge edita “Delicata com’ali di farfalla” ed Il Filo classificata terza del concorso internazionale insieme nel mondo 2.


Emanuela Arlotta

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Nata a Roma il 20 Settembre 1975. Ho sempre avuto una forte propensione all’introspezione e alla conseguente scrittura di poesie e racconti che indagano in maniera approfondita l’animo umano, quello legato all’Io più profondo. Questa mia voglia di comunicare ha superato i limiti della carta e della distanza con la creazione di questa community letteraria (Volodeisensi.it) che gestisco con passione e amore tutti i giorni e di cui sono felice facciano parte tante persone che credono ancora nei sogni. Anche il Magazine online è una mia idea, realizzata grazie al supporto informatico di alto livello di mio marito Leonzio Nocente, il quale è anche il creatore materiale di Volodeisensi. it e di altri siti molto conosciuti. Lavoro nell’informatica da anni e scrivo da quando sono nata. Ho auto-pubblicato due libri nella collana ‘ilmiolibro’, uno di poesie ‘Volodeisensi’ e uno di racconti ‘La Sfera’, che stanno riscuotendo molto successo e che presto saranno disponibili anche in formato ebook nello store Apple. Ho pubblicato la silloge poetica ‘Dalla parte dell’Anima’ edita da Galassia Arte Editore.

Leonzio Nocente Nato a Francavilla Fontana il 23 Maggio 1979, Architetto informatico che lavora da 14 anni nel settore IT. Le sue conoscenze vanno dallo sviluppo di portali alle applicazioni in tutti i campi compreso quello mobile. Nella sua carriera ha partecipato alla nascita di grandi portali Nazionali del settore comunicativo e collaborato con grandi multinazionali Italiane e Americane. “Questa mia opera epica che ha visto ben due anni di progettazione e sviluppo è stata la mia più grande soddisfazione, realizzare il sogno sempre vivo di una bambina, mia moglie Emanuela. Volodeisensi.it non è una semplice community ma un vero e proprio portale Letterario dove i sogni diventano realtà. Sono solo l’autore materiale, un penna su un foglio vuoto che viene guidato dalle emozioni di mia moglie che ogni giorno dà la possibilità a tanta gente di esprimersi e soprattutto di essere ascoltata. Con tanta commozione dedico questo nostro lavoro ai nostri figli e a tutta la gente che crede e crederà in Volodeisensi.it”

Alessandro Bagnato Nasce a Milano nel 1984, anche se ora è residente in un piccolo ma incantevole paesino in provincia di Vibo Valentia, vale a dire, San Costantino di Briatico, a soli dieci minuti dalla più conosciuta Tropea. Sin da subito in lui si manifesta la passione per la scrittura e per la filosofia e già da piccolo a ben nove anni pensò di scrivere il suo primo eBook che doveva avere il titolo di “La povertà e la felicità della vita”. Si è laureato in Filosofia e Scienze Umane all’Università degli studi della Calabria, e continua a lavorare ai suoi progetti futuri di scrittura. Lavora e studia per scrivere un nuovo eBook che sarà denominato “Ethos”. Sogna di essere conosciuto un giorno come uno dei più importanti filosofi contemporanei, e intanto collabora con riviste culturali e associazioni filosofiche e cura un blog personale, donando il suo sapere al servizio degli altri e sperando che questo sia un utile strumento per la comprensione e il miglioramento di ognuno. Nel frattempo continua a fare ciò che ama di più: studiare i comportamenti dell’uomo tramite la percezione filosofica. Spera un giorno di realizzare il sogno di scrivere l’eBook che pensò quando aveva nove anni.


Francesco Terzulli Francesco Terzulli è nato a Tivoli (RM) il 21 gennaio 1988. Si è laureato in illustrazione e animazione allo Ied di Roma, specializzandosi in illustrazione dell’infanzia e grafica digitale.Ha collaborato come stagista presso l’agenzia pubblicitaria 19novanta in veste di designer grafico. Attualmente frequenta un master di specialistica in sviluppo web e collabora come grafico per la rivista Volodeisensi.

Isabella Verduci isabella Verduci è nata a Chiavari (Ge) il 18 febbraio 1970. Diploma di insegnante elementare, ha sempre amato scrivere e ‘fotografare’ la vita con una penna o l’obiettivo. Ha pubblicato una silloge poetica, ‘Petali di parole’ edita da Laura Capone Editore dedicata al figlio Emanuele. E’ un libro accessibile a tutti,anche ai bambini perchè contiene pensieri semplici, ninne nanne; parla delle varie facce dell’amore, della natura, di mare e paesaggi, di dettagli, di passione... Dopo trent’anni di scritti, da qualche tempo si sta dedicando alla stesura di un racconto ironico semi autobiografico e tutti coloro che la conoscono e spronano sperano che questo veda la luce prima di tre decenni!

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