MAGAZINE Emanuela Arlotta • Francesco Terzulli
Volodeisensi Magazine N.31 Settembre 2014 COPIA GRATUITA-www.volodeisensi.it
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INTERVISTA AI DHAMM Ci siamo ritrovati in studio ed abbiamo deciso di ricostituire i DHAMM nella formazione originale
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INTERVISTA EXTRAGLOSS
INTERVISTA AI DHAMM
IL LIBRO IN TUTTE LE SALSE
20 Director: Emanuela Arlotta Art director & designer: Francesco Terzulli
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Content
4 INTERVISTA AI DHAMM Ci siamo ritrovati in studio ed abbiamo deciso di ricostituire i DHAMM nella formazione originale
6 6 INTERVISTA A
MARCO BUGGIO sogno ed interagisco con quello che vivo e viceversa; non sono uno scrittore, né un poeta, né un artista, né un attore. Sono tutto questo insieme... contemporaneamente.
10 ENZO NENCI & TERESA
NOTO: ASSONANZE IN UNA FAMIGLIA D’ARTISTI INTERVISTA MARCO BUGGIO
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IL LIBRO
IN TUTTE LE SALSE Durante l’ultima settimana di luglio, precisamente i giorni 25 e 26, si è svolto a Carasco in provincia di Genova un evento molto particolare che ha avuto come protagonista il libro.
16 INTERVISTA A GUILLEN Ho iniziato a 6 anni, dapprima con un insegnante privato, poi sotto la guida del Maestro Mario Vidalìn..
24 UN RACCONTO
A PIÙ MANI VOLUME 11
L’EMISSARIO DI SUONI NEWS
Intervista
AI DHAMM di Emanuela Guttoriello
“Ci siamo ritrovati in studio ed abbiamo deciso di ricostituire i DHAMM nella formazione originale”
DHAMM : “SUONEREMO ANCORA “ A venti anni dall’esordio della band, i ragazzi della porta accanto sono cresci-
, che rivedo volentieri a ben sedici anni
precedente formazione perché voleva-
uti e maturati, e non solo artisticamente.
di distanza. Preferisco che siano loro a
mo intraprendere un percorso solistico,
Li abbiamo seguiti da Sanremo al Fes-
raccontarsi, senza domande preincar-
una sorta di maturazione professionale
tivalbar, con il loro look da rockettari
tate, in una sorta di intervista –dialogo,
e a livello personale, e da qui era venu-
timidi, capelli lunghi e facce pulite. E
e Alessio mi parla di tutto il percorso
to fuori, appunto, l’album “DISORIENT
tanto ritmo. Dopo il mega successo di
DHAMM/ SAUTIVA/DHAMM.
EXPRESS”. Sentivamo però l’esigenza
Alessio:
di cambiare e di scrollarci di dosso l’et-
quegli anni, dopo l’album “DISORIENT EXPRESS” del 1998, li abbiamo un po’ smarriti lungo la strada. Dove sono sta-
“ Come ben sai, siamo nati ufficialmente
ti i DHAMM in questi anni, cosa hanno
con Sanremo Giovani nel 1994; siamo
scritto, cantato, ascoltato, sentito? Ce
stati molto fortunati ad aver avuto su-
lo racconta la viva voce di Alessio Ven-
bito un contratto discografico con la
tura, leader del gruppo, con il supporto
EMI, ci siamo trovati più volte sul pal-
di Dario Benedetti( chitarra della band)
co dell’Ariston e poi al Festivalbar del ’98. Nel frattempo avevamo cambiato la
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ichetta della “boy band” composta da bellocci adolescenti, da qui perciò l’idea di diventare SAUTIVA con una diversa formazione, facendo uscire un album con lo stesso titolo ( nota mia personale: l’album SAUTIVA è di un groove pazzesco. Contiene brani aggressivi, rock
progressive,alcuni veramente intensi come “VERTIGINI”, “OGNUN DORMA”, “NAUSEANTE PRESENTE ROSEO”, tanto per citarne alcuni, e dovrebbe essere rivalutato perché merita….davvero).
ria e Massimo Conti basso e tastiere). Dopo questa reunion un po’ “forzata” anche da eventi esterni , oltre che per nostro implicito desiderio, abbiamo dato una serie di concerti live sia in
Purtroppo l’album a suo tempo non ot-
acustico sia nella versione elettrica, e
tenne il successo che speravamo e da
da qui ti annuncio anche il nostro pro-
lì l’idea di sciogliere la band ed intra-
getto “doppio “ che partirà a settembre
prendere ognuno il proprio percorso,
e prevede per l’appunto una parte acus-
di andare per la propria strada. Poi, un
tica ed una elettrica dei nostri brani, e ci
paio di anni fa circa, ci siamo ritrovati in
saranno anche diversi inediti.”
studio ed abbiamo deciso di ricostitu-
mente consiglio al pubblico che li segue e li ascolta , o a chi ha dimenticato il loro VERO sound, il ri-ascolto di brani importanti come “Matteo 18.21” unplugged- “VERTIGINI” ( solo elettrico) – “CONTROVENTO” ; “LA GENTE GIUDICA” ; “ APNEA” : “ TUNNEL” ( versione strumentale) …e non dimentichiamo “HO BISOGNO DI TE” , “ENERGIA”; “ SONO Qui”, “ APATIAPATIAPATIA”, “BALLO DA SOLO” , “LA CLESSIDRA”. Poi venite a dirmi che non è rock.
ire i DHAMM nella formazione originale ( quindi Alessio Ventura, voce; Dario
Che dire…con Alessio abbiamo parlato
Benedetti, chitarre; Mauro Munzi, batte-
di tante cose, di progetti , di musica,
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di canzoni della band…. Io personal-
Emanuela Guttoriello
Intervista a
MARCO BUGGIO “Sogno ed interaa cura di Cristina Rotoloni
gisco con quello che vivo e viceversa; non sono uno scrittore, né un poeta, né un artista, né un attore. Sono tutto questo insieme... contemporaneamente. Intervista a Marco Buggio vincitore della sezione racconti della ‘Bottega della creatività’ di Tertulia’s Ass. Culturale con il racconto ‘La meta di Pinocchio’.
Ciao Marco! Grazie per il tempo che mi dedichi. Innanzitutto parlaci un po’ di te, raccontaci qualcosa…
Buongiorno, mi chiamo Marco, sono nato il 10 settembre 1978 … No così non mi piace, ricomincio da capo: Credo di essere un essere, e fin qui ci siamo... sogno ed interagisco con quello che vivo e viceversa; non sono uno scrittore, né un poeta, né un artista, né un attore. Sono tutto questo insieme... contempo-
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raneamente. Quindi spesso mi perdo e mi ritrovo tra righe scritte e pagine strappate, gettate in faccia alla gente in anni di reading, scrivo poesie dal 1993, ho collaborato con i miei testi a varie riviste on-line e cartacee, ho vinto diversi concorsi e abbandonato molti altri, cercando di andare contro alle Lobby poetiche e agli incontri di lettura di massa insulsa. Da qualche anno scrivo brevi racconti, storie no-sense e demenziali, ho scritto una sceneggiatura per un lungometraggio “Dead Eyes” ora in fase di montaggio a Los Angeles, altre mai realizzate o realizzate male da non essere valide per il montaggio; negli ultimi anni abbiamo creato assieme ad altri tre pazzi il movimento “POESIAinCIVILE” portando la contro poesia, le verità scomode in versi poetici, in vari palchi della Lombardia.
Quest’anno è uscito il mio primo libro di poesia, “Spazio Porto K” Edito da Tauma Edizioni, un esperimento di poesia cibernetica, robotica, dove l’uomo arricchito dalla tecnologia si tramuta in macchina pensante, uno scenario apocalittico in un futuro che non auguro a nessuno. Entro la fine dell’anno pubblicherò qualche racconto no-sense e ripartiranno i reading di presentazione del libro di poesie e di questa raccolta di racconti, sarà un libro con delle illustrazioni inerenti alle storie, un progetto folle in pratica. Il racconto che ho inviato al concorso narra in tempi diversi la distruzione di un antico Borgo per trasformarlo in una Disneyland Brianzola, per poi vedere il declino alla fine degli anni 60; uno dei primi abusi dell’edilizia, uno scandalo che ancora adesso nessuno vuole por-
tare a conoscenza per omertà. Se volete leggere qualche mio testo o poesia a fine intervista vi darò qualche link, alla fine quando è gratis perché non approffitarne…
•Ascolti musica mentre scrivi? Se sì, che genere?
Dipende dai giorni, dipende da cosa scrivo, per le poesie spesso ascolto musica, ed alcune volte ho scritto dei versi ispirandomi a delle canzoni dei Pink Floyd, Jeff Buckley e Patty Smith, altre volte scrivo testi o poesie ascoltando gruppi come i Melvins, Sonic youth,
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Oneida, gli Air o comunque dalle sonorità sperimentali che ti portano ad accompagnarti verso la creatività. Evito gruppi Italiani, perché distraggono o comunque possono interferire nella storia stessa che vorrei narrare, a parte forse i primi dischi di ricerca sonora di Battiato, o i primi album degli Ulan Bator, prediligo musiche tranquille ed ipnotiche. Altre volte mi isolo e porto un quaderno con me e mi vi avventuro nel bosco, seguo la corrente del torrente e quando trovo un bel posto mi fermo e abbozzo un racconto, una poesia, quello che al momento mi viene da scrivere.
•Che libro si trova, in questo momento, sul tuo comodino?
Al momento ho un libro di poesie di Alda Merini, che leggo e rileggo ogni tanto, “Ballate non pagate”, un libro ArtBook di Kandiskij che leggo a tratti e mi immergo nella vastità di colori delle sue opere, un libro di Herman Hesse “Il giuoco delle perle di vetro” che ho iniziato da un qualche settimana e fatico a continuarlo, in contemporanea con “Guerra e Pace” di Dostoevskij.
•Da dove ti arriva l’ispirazione per scrivere?
•Libri in formato cartaceo o e-book?
L’ispirazione arriva, se vuole arrivare da ogni parte, bisogna solo avere la capacità di saperla cogliere o essere in uno stato emotivo tale da seguire le sue indicazioni. Scrivendo vari racconti surreali demenziali ho colto nei luoghi comuni, nell’idiozia delle trasmissioni televisive, lo spirito di decadenza mentale dell’essere umano ed esasperato ogni singolo messaggio ricevuto. Per le poesie ed i racconti dipende dalle situazioni, tendenzialmente mi sento ispirato dal vuoto o dal silenzio dell’anima, dagli stati emozionali alla deriva, dal sogno tramutato in incubo e nonostante questo, continuare a sognare, feriti e striscianti. Per le poesieINcivili e il progetto di reading che ne è seguito è bastato aprire gli occhi socchiusi sulla politica quotidiana, sul potere delle banche, l’imposizione ecclesiastica di un credo giusto o sbagliato di millenni e tutto quello che la società consumistica cerca di nascondere ogni giorno, tra guerre ed interessi, dimenticando i diritti e i valori di ogni singolo individuo. Per le nuove poesie che ho scritto mi sono sentito ispirato dalla vittoria della tecnologia sull’essere umano, sulla distruzione infinita della spiritualità e su di un futuro portato al potere assoluto di pochi eletti, una sorta di 1984 di Orwell post atomica e tecnologica, prendendo spunto dai film come Blade Runner, Tetsuo, Hardware e i primi film di Cronenberg. Per riassumere, silenzio, musica, media, sogni ed incubi frullati insieme.
•Il momento della giornata in cui ami scrivere? Il momento migliore è la notte, o meglio dalle 23,00 alle 2,00 poi dipende da dove mi trovo, come dicevo prima mi piace perdermi anche nella vegetazione a caccia di luoghi emozionali.
•L’autore/autrice che prendi come modello?
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E’ difficile scegliere chi può avermi condizionato di più, perché scrivo cose a volte differenti tra loro, per quanto riguarda la poesia citerei sicuramente Ungaretti, Montale, Pasolini e la Merini tra gli Italiani, poi Baudelaire, Pessoa, Neruda, Keats giusto per citare quelli che prediligo di più, ma la lista è lunga. Per i racconti surreali, probabilmente sono stato condizionato da Pennac, Benni, qualcosa di Bukowski e molto dalla fantasia fantascientifica di Fredric Brown. I primi racconti, come per le poesie erano ispirate ad autori come Gibran, Hesse e Tagore, con quel velo di spiritualità e ricerca personale. Poi leggendo un po’ di tutto mi trovo ad impastare vari stili e forme per creare qualcosa di mio, che possa appartenermi, senza prendere spunto da un autore in particolare. Per il racconto “La meta di Pinocchio” ho voluto descrivere in chiave giornalistica o meglio documentarista, come un qualcosa che non va dimenticato, una storia da ricordare, mischiando epoche e sentimenti, è stato un esperimento linguistico dove non mi sono mai cimentato.
•La scrittura viene dal cuore o dalla mente? Unire il cuore alla mente, annullarli entrambi, intromissione di emozioni sul piano dell’anima, materialismo più bieco, estromissione dei sensi. Tutto e niente, i veri opposti portano a delle sensazioni, sto male e scrivo, sto bene e scrivo tutto nasce da quello che si vive, la mente compone ciò che può dettare il cuore o forse è proprio la mente che controlla il cuore? Secondo me la scrittura, quella sentita, al di là del genere deve comunicare e interagire con il lettore, deve unire la fantasia evocata dalle parole, deve riflettersi negli stati d’animo mentali, deve rispecchiare il pulsare del cuore, ed unire nel lettore quel senso scritto di chi scrive.
Assolutamente cartaceo, anche se sono consapevole che ormai la tecnologia e i nuovi fruitori dei libri si adatteranno all’e-book. La possibilità che offre una copia digitale, presto o tardi distruggerà il mercato del libro, immettendo in commercio molte più opere che altrimenti non verrebbero mai stampate, questo potrebbe essere positivo per nuovi autori ma nello stesso tempo bisognerebbe valutare il metodo selettivo stesso dei testi, cosa che ora a mio parere è solo in mano a persone che sfruttano e illudono nuovi scrittori, può essere positivo l’e-book per la nascita di talenti che non vengono presi in considerazione da case editrici squali che puntano solo su pochi e raccomandati. Invece per quanto riguarda i libri cartacei si dovrebbe obbligare ad usare solo carta riciclata per abbassare i costi e per salvaguardare l’ambiente, un buon libro rimane un buon libro anche senza sterminare alberi.
•Scrivere è uno sfogo o una magia? E’ una domanda con duplici risposte a seconda di ogni singolo individuo, sicuramente per chi ama scrivere e leggere all’inizio può essere uno sfogo, un imprimere sulla carta o su di una tastiera quello che si vuole far sapere, un po’ come per i musicisti la musica, per i pittori l’arte e via all’infinito. La magia nasce se riesci a seguire quello che vuoi scrivere, senza perderti durante il viaggio, è necessaria per far scattare la scintilla dell’ispirazione, così come la facoltà di sapere come il tutto andrà poi a finire nella trama. Mi sono avvicinato alla scrittura grazie alla poesia, all’inizio probabilmente non era come la forma richiede o come speravo di scriverla, ma sapevo e mi bastava che fosse uscita dalla mia mente, quindi sollecitavo chiunque a scrivere, ad usare questo sfogo per tramutarlo nella giusta magia. Bisogna aprirsi al mondo con le proprie impressioni, in qualsiasi campo artistico in ognuno di noi può risiedere quella
magia assopita.
•Social network. Maledizione o fonte di opportunità?
La prima volta che mi sono avvicinato ad un social network era 2006 circa con Myspace, lo usavo fondamentalmente per far leggere i miei scritti, in una settimana raggiungevo circa 5.000 persone, poi avevo diverse collaborazioni con Fanzine nazionali cartacee e web. Era un buon social che ti permetteva di conoscere artisti e persone similari, poi improvvisamente è cambiato completamente, annullando tutte le cose che avevo postato. All’inizio può funzionare il sistema dei social network, poi diventa un futile scambio di voti o like a seconda di quello che ti serve; ti leggo se mi leggi, mi piaci se ti piaccio, e io ero abbastanza selettivo, ho conservato su Facebook una decina di contatti che mi interessavano, per come e cosa scrivono, senza elogiare per forza persone che elogeranno poi te, senza neanche leggerti magari. E’ interessante come mezzo per promuovere concorsi, reading o spettacoli legati alla scrittura, un canale gratuito per pubblicizzare eventi.
•Un libro che ti evoca bei ricordi? E uno che vorresti dimenticare?
Ogni libro evoca un ricordo o una sensazione, mi ha entusiasmato molto la quadrilogia di Dan Simmons “Hyperion, “La caduta di Hyperion”, “Endymion”, “Il risveglio di Endymion” una fantascienza molto simile ad un possibile futuro in un viaggio emozionante, mi sono appassionato alla folle famiglia Malaussene descritta da Pennac, l’illusione romantica delle “Notti Bianche” di Dostoevskij, la morte dell’individuo e della cultura in “1984” e in “Fahrenheit 451”, i neologismi e la sfida dell’epoca con “Arancia Meccanica”, dalla mo-
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rale poi eliminata dal film di Kubrick, “Mattatoio n.5” con i salti temporali e il ricordo di Dresda, le forme del delirio nei racconti di Poe e la magia onirica di Lovecraft; ce ne sarebbero altri da ricordare, ma va bene così. Libri da dimenticare, direi sicuramente “Il silenzio degli innocenti” e “Trainspotting”, scritti entrambi in una forma di lessico pessima a mio parere, “Che la festa cominci” di Ammaniti, senza un vero senso e con un finale davvero pessimo ed infine la bibbia il peggior libro fantasy che la storia ricorderà per troppi anni.
Ciao Marco, grazie per il tuo tempo!
Grazie a voi per l’intervista e per lo spazio dedicato, vi auguro una buona giornata e un ottimo lavoro per la vostra Associazione; se volete seguirmi mi trovate in Facebook come Marco Deliri Buggio e se volete leggere altro di mio, qui trovate qualche link.
http://issuu.com/marcodeliribuggio http://marcodeliri.wordpress.com/ http://www.aphorism.it/marco_buggio/ h t t p s : / / w w w. yo u t u b e . co m /p l a y list?list=PLE803ACA4EF3683BB
Comunicato Stampa
«ENZO NENCI & TERESA NOTO: assonanze in una famiglia d’artisti»
«ENZO NENCI & TERESA NOTO: assonanze in una famiglia d’artisti»: questo il titolo della rassegna che si inaugura sabato 30 agosto, alle ore 18,00, presso la galleria “IL SAGGIO” in via della Mainolda 19 a Mantova. Gianfranco Ferlisi, il curatore della mostra, nel rivisitare, innanzitutto, l’opera di Enzo Nenci, uno dei massimi scultori italiani del secolo scorso (Mirandola di Modena, 1903-Virgilio di Mantova, 1972), scultore che ha vissuto e operato per più di vent’anni a Ferrara, prima di trasferirsi a Mantova, presenta una serie di importanti inediti di tale autore, a cominciare da Caino (1947), per poi continuare con la Deposizione (1950), L’Albero (Crocifissione all’albero) (1950), la Grande maternità (1952), la stalagmite-stalattite: la famiglia (1967), la Bagnante” (1962) e la Testa di Cristo (1962). Altre opere in esposizione abbracciano, in ogni caso, l’intero percorso dell’artista per toccare, in una rapida panoramica, un periodo che porta dagli anni
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giovanili - vissuti nella città estense sino a quelli più tardi che lo hanno reso celebre. Le eleganze ellenistiche iniziali si confrontano così con la carica d’esasperata espressività del dopoguerra. Parallelamente la bellezza della materia dei primi anni Cinquanta, esaltata nella restituzione delle superfici, nel misuratissimo mestiere, delinea la ricerca della struttura e dell’espressione, la sintesi fra la solidità della materia e la duttilità dell’idea creativa. Dagli ieratici sacerdoti orientali, torniti nelle loro sintetiche volumetrie, si arriva, infine, alle «Stalagmiti-stalattiti», composizioni per lo più affusolate e astratte, agglomerati di materia che rimandano alla spontaneità delle reali concrezioni calcaree. I punti di arrivo della sua scultura esaltano - a conclusione di un percorso estetico sorprendente - gli esiti di una modellazione che porta alla luce risultati plastici sempre più innovativi, quasi presenze vitali in cui si rapprende un autentico astrattismo sensitivo animato da un quid d’emozionale sensibilità e dell’immediatezza della sua traduzione che sembra affiorare sotto la superficie della materia. È da queste tensioni estetiche che origina poi una piattaforma generativa di ricerca, di educazione, di passioni e di coinvolgimento sentimentale, capaci di contagiare Teresa Noto (la pittrice sposa infatti Giorgio, uno dei figli di Enzo). I segni magici dell’alfabeto dell’arte, come un muto testimone, passano di mano e accendono un prolifico percorso emulativo, un esempio lampante di perfette assonanze in una «famiglia d’artisti». A fronte di un percorso storico, a fronte dei fondamentali di un’altra epoca, Teresa ci porta invece - oggi - sul versante della contemporaneità, in una
produzione recente e tutta giocata sul crinale dell’aniconicità. Dai grovigli materici, a cominciare dalle trame rosse di Field of the heart del 2011, emerge in mostra il lato enigmatico ed oscuro di un’artista che invita ad esplorare opere in cui si agitano spirali informali, segnali dell’anima atti a svelare il background che si cela dietro ogni sua immagine. L’arte della Noto - come scriveva Vittorio Sgarbi - è infatti «un modo di intendere la materia come fonte primaria di qualunque espressione artistica. Tutto parte dalla materia, dalle potenzialità che essa contiene». Ma la materia si traduce, più spesso, nell’arcano segno rotatorio carico di una speciale energia dinamica che si fa strumento di comunicazione tra cielo e terra. L’artista manipola i colori del mondo facendo ricorso all’immaginazione mentre la pittura materializza un rapporto vitale con l’entità fisica dell’opera, con la sua qualità di strumento rituale in grado di parlare della natura e del suo infinito portato simbolico. Così tra tanti soggetti aniconici possibili, ciò che emerge dal continuum rotatorio delle sue linee curve sono i sussulti segreti che rivelano il palpitare di una sensibilità felice di fronte a una energia primordiale e sotterranea che, come di onda di luce, si rapprende nella bellezza raggiante del colore. Perché la grandezza della sapienza della pittura sta nella sua capacità di saper trasporre, la dialettica del proprio pensiero in trame magiche in grado di offrire, rinnovate, particelle di gioia cromatica, spaziale e segnica e poi tutte le possibili implicazioni spirituali del fare, del punto di vista speciale di autentica
da 19 Mantova. La mostra si potrà visitare dal martedì al sabato dalle 16.30 alle 19.30 sino al 27 settembre 2014 info : 335 5467854 – 349 3185836 teresa_noto@virgilio.it Note biografiche relative a Enzo Nenci Mirandola (Modena), 1903 – Virgilio (Mantova), 1972
ricerca espressiva sul significante artistico, un significante declinato sulle corde dell’anima. La sostanza di ciò che osserviamo si pone nella dimensione sintetica di un evento primario nello spazio, nella trama dei segni e nei simbolismi visivi che s’organizzano in qualcosa che possiamo chiamare comunque forma. È così che il significante offre un significato aperto verso l’infinito. Alla fine restano i blu del cielo e l’azzurro liquido, gli ori bizantini mescolati ai bagliori antichi del rame, i cementi pompeiani smorzati da polveri di nerofumo e da bianchi di piombo. E restano le graduate gestualità che danno forma a matasse struttive in cui si raccoglie un firmamento cosmico trouvè che narra dell’urgenza espressiva, del flusso vitale, del vigore di un impulso originario che vuole cogliere l’emozione nella sua snudata e complessa traducibilità este-
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riore, quella che appartiene ad un campo energetico arcano che tutto collega. Tra le ombre della Fisica quantistica e degli insegnamenti vedici, tra buddismo e sciamanesimo emerge, dunque, la continuità dell’arte intesa come ricerca di una dimensione speciale e ineludibile, come coscienza familiare travagliata ma vitale, come spettacolo di meraviglia fragrante e di ispirato stupore per i sensi inafferrabilmente generativi dell’alfabeto dell’arte, per l’ambiguità della loro alterità.
«ENZO NENCI & TERESA NOTO: assonanze in una famiglia d’artisti» a cura di Gianfranco Ferlisi inaugurazione sabato 30 agosto, alle ore 18,00 galleria “IL SAGGIO” - via della Mainol-
Enzo Nenci nasce nel 1903 a Mirandola, in provincia di Modena. Il padre è musicista, la madre pittrice dilettante: così il giovane cresce in un ambiente intellettualmente e culturalmente stimolante e vivace, in una famiglia frequentata da musicisti, letterati, artisti. Dal 1907 la famiglia si trasferisce a Ferrara e qui, tra il 1925 e il 1928, lo scultore inizia un’intensa stagione espositiva, che lo vede presente in importanti rassegne nel ferrarese e, in generale, in Emilia. Le prime prove dell’artista ci rimandano agli anni Venti, a iniziali esecuzioni tanto apprezzate dallo scultore Arnaldo Zocchi che questi ne incoraggia la vocazione, inducendolo a frequentare, a Firenze, lo studio di Ezio Ceccarelli. Ed è proprio con Ceccarelli che Enzo Nenci compie un alunnato di formazione, per acquisire la maestria nella lavorazione del marmo che sempre ne caratterizzerà l’opera e che gli permetterà di trasferire nella materia l’innato sentimento per la grazia e l’eleganza formale.
gi. Il turbinio della vita e delle emozioni, legato alla residua figuratività, tende a superare, progressivamente, il sentimentalismo dell’immagine, fino a mineralizzarsi in una dimensione rocciosa e materica. La forza espressiva rinnovata e l’inedita libertà compositiva dello scultore si esprimono così in linguaggi autentici, mentre si realizzano in sculture che trovano ispirazione nella casualità delle rocce formate dalle concrezioni calcaree, le Stalagmiti-stalattiti, appunto. L’antico impianto classico ormai non esiste più, a vantaggio di una sintesi plastico-costruttiva, in cui suggestioni culturali e nuove elaborazioni della forma arrivano a toccare le soglie di una moderna e originale astrazione: nel superare l’orizzonte dell’iniziale statuaria l’arte di Nenci a questo punto volge al traguardo dei migliori esiti della modernità.
rerà tutta la sua produzione. Nelle fisionomie dei soggetti appare da subito un’aura di sognante sospensione, una ricerca di evanescenze chiaroscurali prive di addobbi retorici. Ne troviamo conferma in un’opera come Mater dolorosa (1925) il cui volto, fortemente scavato, rimanda alla declinazione wildtiana di espressionismo e classicità. Durante la Seconda Guerra Mondiale, tra il 1941 e il 1945, Nenci lavora come capochimico in diversi stabilimenti ferraresi e della provincia di Rovigo. Sul finire del 1945 è a Milano, dove esegue alcuni ritratti per il Cimitero Monumentale, quindi, alla fine del 1946, si trasferisce a Mantova, dove svolge la sua attività professionale in uno zuccherificio del luogo. Ed è proprio a Mantova che inizia per lui una nuova feconda stagione creativa, quando intraprende, dal 1946, un interessante percorso di riflessione sul linguaggio della Scultura. Dà così corpo ad opere in cui si emancipa dal giovanile retaggio del simbolismo wildtiano e dai modelli ellenistici, riletti, precedentemente, attraverso il
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pathos e la tensione di Rodin, Bistolfi o Gemito. Ne emerge una vena antiretorica che si sublima in una produzione aggiornata sull’arcaismo di Arturo Martini, da cui emergeranno le cosiddette “forme ribelli” o le figure di adolescenti. Nell’ambiente artistico mantovano, in questo periodo fertile di incontri e di committenze, Nenci comincia a esporre da subito con artisti come Nodari Pesenti, Zanfrognini, Zerbinati, e Scaravelli e stringe amicizia con gli scultori Mutti, Seguri e Bergonzoni. Vince, nel 1954, il concorso internazionale per l’ideazione della statuetta dell’Orfeo d’oro, esegue ritratti per la tomba di famiglia di Nuvolari e dei figli, realizza altri monumenti funebri nei cimiteri di Mantova, Rodigo e Monzambano. Ormai la materia, che si colma di echi e di memorie, che mira alla tensione espressiva di volti e corpi, si emancipa dalle residue compiaciute eleganze. Nenci, negli ultimi vent’anni della sua produzione, si concentra, sempre più, sul tema delle Stalagmiti-stalattiti, in cui la figurazione si stempera in cristallizzate forme naturali, in arcani paesag-
Molte le mostre postume dedicate a Nenci, tra le quali si possono citare quelle del 1983 a Palazzo Te di Mantova e del 1984 a Palazzo dei Diamanti di Ferrara, curate da Licisco Magagnato, Antonello Trombadori e Francesco Bartoli, quella del 1997 alla Casa del Mantegna, curata da Vittorio Sgarbi e la retrospettiva del 2003 al GAMA di Gallarate, curata da Luciano Caramel. Di recente il museo on-line “Figure Sculpture”, dedicato alla scultura del Novecento e diretto dallo storico dell’arte americano Chris Miller, ha inserito, con sei opere, accanto a quelle dei maggiori scultori del Novecento, Enzo Nenci tra i Masters of 20th Century, Tra le ultime rassegne si segnalano le due mostre realizzate, rispettivamente, alla ex chiesa della Madonna della Vittoria a Mantova (2010) e a palazzo Bellini a Comacchio (2011), curate da chi scrive, in cui sono state esposte numerose opere, tra le più significative di questo straordinario scultore.
Note biografiche relative a Teresa Noto Teresa nasce a Palermo il 30 settembre 1947 ma pressoché sempre vive a Mantova. Completati gli studi accademici, dal 1978 persegue la pratica pittorica sperimentando varie modalità esecutive e matura, in una decina d’anni, una personale chiave espressiva, presentando una prima fase di lavoro nel 1986 nella personale di Casalmaggiore. Questo inizio avviene all’insegna della figurarazione. Le immagini oniriche e lo smontaggio della narrazione simbolica che le grandi tele mettono in scena sono state oggetto d’analisi dettagliate in pagine critiche, tra le altre, di GianMaria Erbesato, Franco Monteforte, Angelo Andreotti e Francesco Bartoli. Nelle successive opere assistiamo alla rappresentazione di corpi femminili e maschili colti in un abbraccio cosmico. Nel ciclo Mitologie esposto nel 1991 nella personale di Palazzo Ducale di Mantova, Teresa presenta opere dagli impasti brucianti e ori neo klimtiani. La pittura sempre più lirica e insieme ossessiva di Teresa ha bisogno in questa fase di guardare alle correnti contemporanee anticipando le inquietanti declinazioni figurative della Transavanguardia. Nel 1994-1995 Teresa documenta il percorso del suo lavoro in una serie di mostre personali allestite in importanti gallerie pubbliche: l’ Antico Castello sul Mare di Rapallo, il Palazzo del Governo di Sondrio, la Rocca Possente di Stellata, Ferrara, il Complesso Sant’Agostino di Pietrasanta (Lucca), e la Galleria Comunale d’Arte Moderna di Spoleto, curate da Angelo Andreotti e Franco Monteforte. Invitata a esporre negli USA in due importanti mostre internazionali, Italian Influences, (1996), e Art For Art’s Sake (1997), la sua opera viene apprezzata dal critico David W. Dibble che in una
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nota critica rileva che «….con sensibilità metafisica, l’artista crea spazi incerti che turbano lo spettatore per il loro senso di inquietudine paradossale, nonostante l’apparente calma contemplativa….». Nel 1998 Anna Caterina Bellati le cura una mostra personale al Palazzo Pretorio di Chiavenna, osservando che «l’idea dominante dei lavori di Teresa Noto, artista tenace e passionale, è che gli esseri umani, non siano soltanto protagonisti di un frammento della realtà: indefinibile è l’estensione di spazio/ tempo nella quale si proiettano le loro vite. Così come immense e intraducibili sono le forze cosmiche che tessono le fila dei loro destini. Teresa Noto usa la pittura per sconfinare con il pensiero oltre l’impaginazione del quotidiano, avendo scoperto da molti anni che la verità ultima del nostro essere vivi è leggibile solo attraverso il sogno, la memoria, la fantasia, il mito». Da questo momento si assiste a una rarefazione della materia e della figurazione, a favore di una geometria e di una scansione spaziale nel ciclo delle Cattedrali, comprese ne Le geometrie dello spirito, mostra curata da Mauro Corradini nel 1999 al Palazzo Ducale di Mantova. Una pittura, questa, tessuta nella luce che emerge dalla soglia dell’immaginario e che trova nell’astrazione e nel rinvio a tensioni teosofiche il suo momentaneo approdo. Nel 2000 Partecipa alla grande mostra Arte a Mantova 1950-1999 a Palazzo Ducale di Mantova, curata da Claudio Cerritelli e Bruno Bandini e, nel 2005, è presentata da Vittorio Sgarbi alla mostra personale Assonanze ordinata al Fashion District di Mantova. Sempre del 2005 è la mostra curata da Roberto Roda La nemica del cuore alla Pinacoteca Comunale di Bondeno di Ferrara, nello stesso anno Giorgio Di Genova la inserisce nella Storia dell’Arte Italiana per Generazioni invitandola ad esporre nella mostra Generazione Anni Quaranta al Museo d’Arte Moderna “ G. Bargellini” di Pieve di Cento, Bologna.
In seguito, nel 2006, Giorgia Cassini cura per la Fondazione Bam-MPS , la mostra personale Invito a Palazzo, a Palazzo Strozzi di Mantova. Nel 2009 è invitata da Giorgio Di Genova a partecipare alla XXXVI Rassegna Internazionale d’Arte Contemporanea – Premio Sulmona e nello stesso anno cura la mostra personale “Energia Contemporanea” al Castello dei Pico di Mirandola presentata da Gianpaolo Ziroldi e Angelo Andreotti. Nel 2010 è invitata alla XIV Biennale D’Arte Sacra Contemporanea al Museo Stauros di San Gabriele (L’Aquila)con catalogo a cura di Giorgio Di Genova. Segue l’invito a partecipare al Premio Internazionale Limen Arte 2010 a Vibo Valentia, con il monocromo bianco Mandala del 1997, e nel 2011 cura la mostra personale “In Lucem” al foyer del Teatro Sociale di Mantova E sempre nel 2011 espone alla rassegna Arte a Mantova 2000-2010 curata da Claudio Cerritelli alla Casa del Mantegna ed è invitata da Vittorio Sgarbi alla 54° Biennale di Venezia Padiglione Italia – Palazzo delle Esposizioni di Torino. Nel 2012 su invito di Giorgia Cassini partecipa alla Biennale d’Arte Contemporanea “Emotion Art”al Castello di Montaldo, Torino, poi alla collettiva ” Identità femminili dell’arte contemporanea a Mantova”, MUVI, Viadana, (Mantova ) e alla “New Opening, Zanini Contemporary Art”, San Benedetto Po ( Mantova ) e sul finire dell’anno è invitata a interpretare il Canto XXVI e il XXVII della Divina Commedia, le quali opere vengono esposte nella mostra “Dante e i fraudolenti” curata da Giorgio Di Genova al Museo Fortunato Bellonzi, di Torre de’ Passeri, Pescara.
IL LIBRO IN TUTTE LE SALSE
Durante l’ultima settimana di luglio, precisamente i giorni 25 e 26, si è svolto a Carasco in provincia di Genova un evento molto particolare che ha avuto come protagonista il libro.
Poli; era presente una libreria genovese ( i fratelli Frilli) ed una lotteria in cui i premi erano appunto libri supportati da qualche pelouche e...salse di vario tipo ( intanto per stare in tema con il titolo).
Quest’ultimo è stato considerato sotto ogni aspetto: come cibo per la mente perchè a turno 10 scrittori provenienti da tutta Italia presentavano i propri libri intervistati dall’attore di teatro Luca
Il ricavato è stato devoluto all’asilo locale.
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Non poteva mancare la parte culinaria ed ecco allora lo ‘street food’, cibo da
Isabella Verduci
strada, quindi pizza, patatine, salsicce, dolci ecc... L’evento è avvenuto in un grande giardino pubblico e per l’occasione sono stati allestiti diversi gazebo ( grazie ai Vivai Gaggero, Giorgi Garden, Claudio, Roberta) : in uno di questi c’erano due ragazze ‘truccabimbi’ che hanno regalato sorrisi ai piu’ piccoli insieme ad una bravissima ‘mima’, Maria Pia Altamore che si è oc-
cupata di intrattenere i bambini ( e non soltanto) la quale insieme a Laura Pasi, Leonora Mazza e la sottoscritta ha organizzato questo Festival del libro. ‘Il libro in tutte le salse’ e quindi...danza, la ‘salsa’, presentata dalla Momas Dance Accademy che ha coinvolto i presenti. Sullo stesso palco ha avuto molto successo la prima sera il gruppo dei Mandil-
Alla cartolibreria LuGaLè sita a Carasco ed a tutti gli sponsor presenti, alla ristorazione del Comitato locale, alla creatività di alcuni come all’intagliatore di frutta e verdura con l’Associazione AIBM Mario Longhitano; all’insegnante Titta Arpe per aver spiegato attraverso i gesti del linguaggio dei sordomuti le poesie raccontate a voce... Insomma, è stata un’esperienza che ci ha arricchito e volevo condividerla con Volodeisensi perchè tutto cio’ che è arte nutre mente e corpo...proprio come questo Festival! Quindi, all’anno prossimo...se qualche autore vorrà partecipare sarà ben accet-
la’ ( gia’ ‘amici’ di Voldeisensi) che canta le canzoni di Fabrizio De Andre’ in dialetto genovese scritte con un testo diverso da quello originale e di forte impatto. Per l’occasione le canzoni erano presentate sotto forma di racconto da Luca Poli, creatore della compagnia teatrale ‘Duende’. Tutto cio’ è avvenuto grazie alla collaborazione di tutti, del Comune di Carasco, il Sindaco Massimo Casaretto, l’Ass.re Silvia Devoto per citare due nomi che ci hanno aiutato ‘sul campo’, fisicamente! Anche i giovani non si sono tirati indietro, su tutti Angelica e Rachele.
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to...per adesso segnatevi questi nomi... potrebbero diventare ‘famosi’... Sono gli autori che hanno partecipato all’evento: Serena Cascella con Daniela Spiaggiari, Roberto Marzano,Pamela Borbone, Marco Nigro, Elisabetta Baiocchi, Renato De Rosa, Alessandra Alioto con Rosalba Repaci, Graziano Consiglieri, Raffaella Galoppi e colei che ha scritto questo articolo ed ha provato a trasmettere l’adrenalina, la convivialità presente in quelle due serate di luglio in cui il tempo non è stato molto clemente...ma è andata bene ugualmente! D’altronde, come si dice? Festival bagnato...
L’EMISSARIO DI SUONI NEWS
INTERVISTA A GABRIEL GUILLEN di Emanuela Guttoriello Ho iniziato a 6 anni, dapprima con un insegnante privato, poi sotto la guida del Maestro Mario Vidalìn.
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abriel Guillen, classe 1969, è universalmente riconosciuto come uno dei maggiori chitarristi e didatti contemporanei. Venezuelano d’origine, austriaco d’adozione, Gabriel è un giovane uomo che sorride con la musica stampata sul viso, stampigliata nell’anima. Ed è di una simpatia travolgente, di una semplicità estrema, cortese, solare. Ho avuto il piacere e l’onore di apprendere un po’ della sua tecnica chitarristica e del suo metodo didattico nell’ambito dell’ottava edizione del Fiuggi Guitar Festival. E vista la sua disponibilità , ne ho approfittato per intervistarlo (rigorosamente in spagnolo, sua madrelingua).
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1) Gabriel, l’inizio della carriera, i concerti, i successi, i corsi.
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1) “ Ho iniziato a 6 anni, dapprima con un insegnante privato, poi sotto la guida del Maestro Mario Vidalìn, nella scuola Josè de LLamas, una scuola molto famosa al centro della città di Caracas. Ho studiato con Leopoldo Igarza e anche con Abel Carlevaro ( grandissimo chitarrista nonché autore di uno dei più importanti metodi per chitarra). Nel 1987 ho vinto il 3° Premio al Concorso Antonio Lauro, e poi il 1° Premio al Rotary International. Nel 1988 , dopo aver vinto una borsa di studio per perfezionarmi in Europa, sono andato in Austria, dove tuttora insegno nel Conservatorio JOSEPH HAYDN a Rust, vicino Vienna. Ho viaggiato moltissimo, tenuto masterclasses in 34 Paesi , e concerti ovunque”.
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2) Caracas e la sensibilizzazione musicale.
2) “ La musica a Caracas è molto sentita, ci sono realtà molto importanti, festival internazionali di immenso rilievo; uno di questi è il Festival Latino Americano, nato 60 anni fa e diretto a suo tempo da Heitor Villa –Lobos. Nel maggio di quest’anno ho suonato con loro e con l’Orchestra Giovanile “Simòn Bolìvar” “:
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3) Vienna, Bisceglie e Mauro Giuliani, uno dei maggiori esponenti della chitarra dell’800….
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3) “ Ho scoperto che Giuliani, quando viveva a Vienna, aveva pubblicato diverse composizioni con la stessa casa editrice di J: HAYDN. Vorrei fare una sorta di gemellaggio tra il festival di Bisceglie, il Museo dedicato a Giuliani e l’Accademia della Classe Magistrale di Vienna… Incrociamo le dita…” Incrociamo davvero le dita, ma non troppo….ci servono per suonare. Saluto e ringrazio GABRIEL GUILLEN, augurandomi di riascoltarlo presto, magari al prossimo Festival di Chitarra ( a voi la scelta…).
Leggiti
tra le righe
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La meta di Pinocchio (Tratto da una storia vera)
Racconto vincitore
del primo contest de ‘La bottega della creatività’ organizzato dall’Associazione Culturale Tertulia’s.
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a pioggia incessante, crea piccole cascate tra cemento decadente e divelto, le reti imbrigliano i sogni di un tempo ormai dimenticato e vissuto troppo voracemente; rimangono solo i ricordi di serate estive, canzoni e balli nel frastuono di una città artificiale, la chimera di un folle forse, la visione esteriore di un ego smisurato, la nascita della città dei balocchi, la nostrana Disneyland Brianzola. E quella sera polverosa da ruspe e camion, in quelle ore l’IDEA del cambiamento ha portato la distruzione, sicuri nelle proprie dimore, acquistati come bestiame assieme alle loro case, gli uomini osservano i propri averi sgretolarsi; il borgo crolla minuto dopo minuto. Alla torretta di ingresso due gendarmi, vestiti come cavalieri medievali, la strada brulicava automobili parcheggiate, chi andava e chi veniva, tra le luci proiettate dalle fontane, ponti in legno sospesi su piccoli laghetti, pagode Giapponesi per foto turistiche, la FOLLA che attendeva di sedersi per un caffè. I muri incrostati e colorati da graffiti, la vegetazione ha ingurgitato di nuovo Consonno, il divertimento e i ricordi lasciano spazio al degrado, vandali distruggono quel poco che è rimasto e il bar apre ai viaggiatori solo nel periodo estivo, offrendo conforto e qualcosa da bere. Stipati come conigli nelle case ricostruite, gli abitanti assistono alla costruzione dell’enorme minareto, tre piani di negozi, bar e ristoranti, aperti per i turisti ogni giorno, ma la vita contadina continua, la CESTA dei panni e la donna stende lontano dai lavori, il MARITO nei campi ad arare con il BUE, altri uomini a fare legna, donne accucciate a sfamare le galline, il cemento copre ogni cosa, anche la forza di ribellarsi.
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L’HOTEL Plaza, poco distante dallo splendore economico del minareto, offre spettacoli di ogni genere, le camere come luogo di estasi e di piacere congiungono il palco al letto, con l’idea di regalarsi qualche ora d’amore. Lampadari di cristallo e l’ampia hall all’ingresso spingeva ad entrare nel lusso consumistico degli anni settanta, ballerine, spogliarelliste, l’alcool; la fine dell’inibizione maschile dell’eccesso. Chi vive a Consonno campa cent’anni, gli striscioni di metallo ormai arrugginito appaiono nella vegetazione e nell’asfalto striato di buchi, la strada porta al piccolo cimitero, fortunatamente non rimosso e congiunge il minareto alla collina del tiro al piattello, passando in parte nel bosco, evitando di farvi pungere da qualche ZANZARA, si trova una vasca di cemento per il recupero dei dischi, invasa di sedie rotte, RETE metallica di vecchi letti e sporcizia. La sala da ballo all’aperto prende forma, tavolini disposti a lato pista, un palco che ospiterà cantanti eccellenti come Celentano, piastrellata e lucida pronta per accogliere i migliori ballerini, posizionata dalla parte opposta al minareto, nell’area verde con colonne greche disseminate nell’erba, e la grande colonna con un busto faraonico che domina la piazza. Intanto alcuni abitanti se ne vanno, portandosi con se una misera valigia di sole memorie, la SARTA del paese non ha più nulla da rammendare se non il sogno che tutto questo finisca. Il trenino portava i visitatori alle attrazioni, le macchinine sfrecciavano nella pista ovale costruita davanti alla tavola fredda, un piccolo circuito in attesa di costruire il vero su una collina poco distante, i jukebox suonavano canzoni orecchiabili dai bar e le sale da the erano sempre piene di giovani coppie, la sera la città si animava, ragazzi in cerca di giovani donne da conquistare, musica, divertimento, a Consonno è sempre
di Marco Buggio
festa recitava uno striscione di un blu acceso, era la piccola Las Vegas tra i monti. Camminando si raggiunge una struttura mai finita, un albergo con una terrazza ovale sulla vallata, sembra un pavesino, quei biscotti che se li inzuppi si sciolgono subito, come le manie di grandezza di un imprenditore senza scrupoli. Da qui si può vedere il minareto che spicca tra la vegetazione e i boschi di castagni; questa era la strada costruita con il ricatto per acquistare la vita e gli averi dei residenti, questa era la strada che conduceva al paradiso o all’inferno a seconda dei punti di vista. Sembrava fosse scoppiata la guerra i boati erano impressionanti, quantità infinite di tritolo per livellare una collina, era troppo alta e dai balconcini della piazza non era possibile vedere il monte Resegone. Oltre al cemento la visuale naturalistica doveva aiutare a ricordarsi della natura in qualche modo violentata ancora. Iniziavano le polemiche per queste costruzioni così immense e insensate, come contro risposta fu posto un cannone, acquistato probabilmente a Cinecittà e venne posto in direzione della vallata, come monito al silenzio. Il giocattolo alla fine si ruppe, il continuo distruggere e costruire ha portato ad una frana e isolato per diverso tempo Consonno, la strada venne cancellata in parte; la fine del paese dei balocchi era vicina. La natura si era ribellata, aveva riportato pace e PULITO le coscienze di tutti a modo suo. E adesso come ricorda il cartello Consonno è il paese più piccolo ma più bello del mondo, rimangono molte storie di questi quasi cinquanta anni di vita e distruzione, ognuna da scrivere, da portare con se o solo da non dimenticare, perché sia questo un messaggio di riflessione del dominio dell’uomo sulla natura e sui suoi simili.
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Intervista a Lorenzo Carbone a cura di Cristina Rotoloni una persona amata ( che non vuol dire che tu sia corrisposto), la soddisfazione di andare avanti per la propria strada; questo è il mio concetto di Luce. Ma come si sa benissimo insieme alla Luce c’è sempre uno spicchio di buio, e qui entrano in gioco “le memorie della Tenebra”. Le peggiori oscenità che l’essere umano può creare fanno parte di questa parte del mio libro. Peccati che insozzano ogni giorno la nostra vita sono qui presenti, peccati che ognuno di noi ha dentro di se, e neppure sa di averli, ma sono li, come il troll sotto il ponte, che attendono il momento giusto per uscire. Alla fine di questo viaggio ci si incontrerà con la guida Sindry, che ci ha guidato (parolone…) per tutto il viaggio e cercherà di spiegarci che cosa sia il Nulla e che cosa sia il Tutto.
il mio sogno sarebbe quello di vedere realmente apprezzati i miei lavori..
Ciao Lorenzo, il Magazine Volodeisensi è lieta di ospitare un giovane autore emergente che è già alla pubblicazione del suo secondo romanzo. La tua prima pubblicazione è una raccolta di racconti e si intitola “Memoria dal nulla”. Sia la copertina che il titolo sono molto accattivanti.
Cosa ci puoi racconti di questa opera?
Memorie dal Nulla, un semplice viaggio nell’ assoluto, rappresenta la mia esternazione di tutto quello che dentro di me non può essere davvero descritto nella vita. Un’immagine, un suono, una parola, un odore, mi può far venire in mente idee, storie, emozioni che poi voglio scrivere, gettare di puro istinto
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su questa carta digitale, e cercare di dargli un senso, un senso delirante a volte, criptico per molti, soprattutto per chi non mi conosce, ma che ha per me una profondità immensa. La mia raccolta è divisa in due parti, divisione dovuta dal modo in cui concepisco il mondo e tutto ciò che ci circonda, dalle persone, agli animali agli stessi sentimenti, senza dimenticarci di passare attraverso le cose inanimate. “Le memorie della Luce” rappresentano la mia visione del bene, una labile luce a cui ci si aggrappa con disperata felicità. Un cane felice,
Parlaci del tuo primo Romanzo dal titolo “Vedrai chi sono, la Nascita dell’Uomo”
Il mio primo romanzo “Vedrai Chi Sono, la Nascita dell’Uomo” è un thriller storico di fantascienza, all’inizio ambientato nell’Impero Germanico dilaniato dalla rivoluzione Luterana e da quella dei Contadini. Qui si incontreranno tre mercenari, Vashna Von Carnstein, Krahe Fin e Matthias Zauber, i protagonisti di questa storia. Sebbene siano i migliori
In questo momento stai lavorando ad un altro romanzo. Puoi anticiparci qualcosa? Il mio secondo romanzo che sto preparando si intitolerà “IMPERO: Antropologia di una distopia” in un mondo futuristico distopico e dittatoriale, gli umani sono considerati solamente dei dati, che una volta deletizzati (il termine per indicare la morte) vengono completamente cancellati dalla memoria. In questo mondo dove la stessa parola “Umano” è stata dimenticata, gli Imperiali, meglio noti come Figli di Mask (il nome dell’ Impero) dominano sul pianeta Terra (Chiamata Mainframe Prime) occupando circa il settanta per cento di esso , mentre il resto è spartito tra i ribelli Ware e dai mostruosi Spammer, di cui nessuno conosce la vera origine. I protagonisti saranno due fratelli, Lucian e Ceasar Von Kroemel , due ZOA , ovvero un insieme di giudice/poliziotto/avvocato/ esecutore, che devono risolvere delicati casi che il regime imperiale non vuole assolutamente far trapelare, come ad esempio gli odiatissimi Sens-crimini (crimini riguardante l’uso dei sentimenti). I Von Kroemel non sanno di essere dentro una spira che li porterà alla creazione di un nuovo mondo, che sia migliore o peggiore di questo, purtroppo, non starà a me dirlo.
nel loro lavoro, questi tre uomini sono perseguitati da fantasmi del passato che non gli permettono di vivere per davvero. Un giorno verranno ingaggiati da un perfido nobile per un semplice lavoro di assassinio, l’obiettivo sarà proprio la moglie del Conte. Benché all’inizio sembrerà un incarico semplice, ben presto i tre guerrieri scopriranno che la donna, Serena Trantul, sia tutto fuorchè la moglie dello squallido nobile. Essa si rivelerà essere il comandante di un’armata segreta composta dai più grandi nomi della storia (In essa vi sono nomi del calibro di Giovanna d’Arco e Maximillien Robespierre) che combatte contro la fantomatica e
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crudele “Fratellanza dell’Idra” composta anche lei da personaggi storici di grandissimo rilievo (Oda Nobunaga e Giulio Cesare tanto per citarne due), ma il cui oscuro scopo è quello di cambiare la storia facendo in modo che l’essere umano non abbia più il proprio libero arbitrio. Per questo per Vashna e i suoi compagni inizierà una crociata nel tempo per poter combattere questi potentissimi nemici, anche se, purtroppo il male più grande come sempre non si presenterà subito, ma bensì col passare della trama, un male così antico che ha radice quasi nella stessa umanità.
Sto preparando anche altri due lavori “La città urla” un Horror ambientato in una piccola città inglese vicina a Londra, sconvolta dagli eventi di Chernobyl, e “ Mandorla” un romantico-gotico di una maestra d’asilo che si risveglia da un brutto coma piena di cicatrici, cicatrici di cui il marito non vuole parlarne. Kristina, la protagonista del libro, cercherà di capire cosa le è successo, per arrivare ad una delle conclusioni più agghiaccianti che si possano immaginare. Tengo a precisare che quest’ultimo mio lavoro è dedicato interamente a mia moglie Nicole Brankini, e che ogni mio romanzo tende ad essere autoconclusivo, benchè faccia parte di un universo molto più grande, cominciato con “Vedrai Chi Sono”
Nel ringraziarti per essere stato con noi ti invito a salutare i nostri lettori anticipandoci il tuo più grande sogno?
Beh, il mio sogno sarebbe quello di vedere realmente apprezzati i miei lavori, e perché no…. girarci anche dei film, ma in questo penso che potrei divenire estremamente antipatico per ogni regista esistente sulla faccia della terra. Scherzi a parte, ho tantissimi sogni nel cassetto, ed uno scompartimento è proprio dedicato alla scrittura. Ho già vinto diversi premi letterari, e questo già per me è qualcosa di incredibile. Non avrei mai creduto di arrivare a tanto con i miei lavori, così “amatoriali” , ma che riescono a dare emozioni.
Quanto pensi sia fondamentale oggi giorno l’auto-pubblicazione per gli autori emergenti?
Il mio primo libro è un’opera autopubblicata, e devo dire la verità cito abbastanza soddisfatto. Per il prezzo che mi è stato chiesto è stato veramente poco, ma parlando con persone del settore, mi è stato detto che il lavoro svolto
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è stato davvero di poco conto, nessuna impaginazione, nessuna correzione di stampa, rigatura alquanto approssimativa… Non posso dire che comunque quando mi sono visto arrivare i libri a casa, non vi sia stata soddisfazione, ed anche un certo orgoglio. Non so davvero che cosa possa dire, sta a chi vuole autopubblicare vedere tali risultati.
Lascia volare l'immaginazione.. PICCOLE FIABE PER GRANDI SOGNATORI di Emanuela Arlotta
http://www.twins-store.it/home/57-emanuela-arlotta-piccole-fiabe-pergrandi-sognatori-9788898410422.htm 23
Racconto del mese: Un Racconto a più Mani Volume 11° di Cristina Rotoloni Autori: Cristina Rotoloni Roberto Jtkirk Paradiso Maria Cavallaro Enza Mazzocchi Di Terra Profumo Orso Fantasioso
il mio cuore mi andava alla gola. Un solo rumore era in quell’attimo fuggente mentre il mio sogno si faceva realtà.
“Le sue mani scivolarono sul mio viso. Le affondò tra i capelli e le dita si fecero spazio tra i fili dorati della mia fluente chioma. Mi baciò con dolcezza sulla fronte, poi… mi guardò negli occhi. “Sei un miracolo”, mi disse “e mi hai riportato alla vita”. e con gli occhi che si gonfiavano di commozione sfiorò le mie labbra con un bacio. Dicono che dal primo bacio si possa capire quanto quella persona inciderà profondamente nel nostro cuore. Ebbene, se ciò fosse vero, quel bacio segnò la linea di demarcazione tra ciò che era il “prima” e ciò che sarebbe stato il “dopo”: un evento epocale che
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mi avrebbe segnato per sempre. Quella sera infatti sciolsi le mie riserve annegando nel verde dei suoi occhi tutti i miei dubbi, sentivo le campane e uno sciame di farfalle che si agitava dentro di me. Cos’era questa cosa nuova che
sentivo? Per quanto sarebbe durata? Non mi importava più…mi abbandonai fra le sue braccia forti che mi stringevano come due grandi petali e respirai il suo profumo nella brezza della notte. Mi baciò con dolcezza sulla fronte mentre
voli furono interrotte da un improvviso bussare alla porta, un bussare secco, cattivo, prepotente. “Aspetta- mi disse – e non temere”. Andò ad aprire e nel chiarore spettrale del fascio di luna che irruppe sulla soglia, si stagliò la figura di una donna. Impossibile coglierne i tratti del volto ma i capelli apparivano scarmigliati e da sotto la lunga veste che la ricopriva tutta, si intravedevano sbucare due piedi scalzi. “Come hai potuto?” La voce era roca e rabbiosa e tuttavia portava con sé una nota quasi nascosta di rassegnato dolore. Infatti eravamo entrati in casa alla ricerca di un po’ di intimità e quella apparizione era proprio un fuori programma, A quella vista il mondo sembrò cadermi addosso, credetti di uscire da un sogno nel quale mi ero avventatamente addentrata. Non sentivo nulla, solo un brusio sommesso, ma vedevo i volti contratti, guardarsi con disgusto. Avrei voluto fuggire, ma ero come paralizzata, poi Giulio, così si chiamava, diede uno spintone alla donna e chiuse fragorosamente la porta dietro di lui. Lo guardai trarre un sospiro profondo, come se si fosse liberato di un peso, poi accese una sigaretta che fumò aspirandola nervosamente e senza nemmeno guardarmi si diresse in cucina. Un odore si caffé mi investì, mentre raccoglievo le mie cose e mi asciugavo le lacrime col dorso della mano…
il mio cuore mi andava alla gola. Un solo rumore era in quell’attimo fuggente mentre il mio sogno si faceva realtà. Impossibile da non amare quel senso o momento…chiuso e amato solo da noi due. Con l’immenso sapore del mare che da pochi passi era nella mia immag-
Autori: Cristina Rotoloni Roberto Jtkirk Paradiso Maria Cavallaro Enza Mazzocchi Di Terra Profumo Orso Fantasioso
inazione. Il sapore e l’odore mischiato con il tuo amore in un unico momento di solo magia…poi senza togliermi le mani tra i capelli si scostò per guardarmi negli occhi e dopo un attimo si si-
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lenzio disse: “qua si vive bene e si può essere felici. Non devi avere paura della notte, o della neve che si posa sulle pietre, delle canne che col vento si piegano a toccare l’acqua…Resta. Veglierò su di te.” Ma le sue parole così carezze-
Talenti Made in Italy
gli ExtraGloss A cura della Dott.ssa Agnese Monaco
“Il suono spor-
Se possiamo parlare di forza espressiva, anche se è il primo disco dal titolo “No pain just panic”, in
co delle chitarre nella nostra mu-
vendita su I-tunes http://itunes.apple. com/us/album/no-pain-just-panic/ id515055565, direi che siamo slegati dalle varie definizioni classiche “da manuale di genere”. Noi lasciamo spazio all’intuizione, seguendo molto il groove. In questo modo giunge diretta la spontaneità. Siamo contro ai virtuosismi fini a se stessi. “Se hai una spinta a comporre qualcosa lasciati andare, non perdere tempo facendo sì che il momento sfumi per lavorare troppo sulla progettazione.” Siamo musicisti professionisti e non vogliamo essere meri esecutori”. La band è formata da Mickhail Scuro Fasciano”Miky” drum, sinth, produzione, voci, produzioni video e da me, Mariano, chitarre,
sica rappresenta per noi quella che consideriamo vita. Potrei paragonarla al lasciare un tag di sfuggita sul muro.
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alenti Made in Italy - gli ExtraGloss A cura dellaDott.ssa Agnese Monaco
Ho il piacere di intervistare Mariano Zak Crispino ,produttore, cantautore e musicista. Co-Fondatore degli Extragloss. Gruppo sui generis, attento alle particolarità del suono. Io li definisco “Messaggeri della tecnica e della forza espressiva”.
Come nasce il nome del gruppo? Qual è per voi il suo significato?
Il nome della band nasce, quasi per caso, non volevamo il classico nome da rock band o che lasciasse intendere che fossimo un gruppo da genere predefinito, da logo o da t-shirt. Il significato della parola è extra brillante, ma le iniziali formano l’acronimo XG, generation X. Un po’ stile “fight the power”, infatti andiamo controcorrente e siamo legati alle sub culture underground come il rap e l’heavy metal.
Su cosa si basa la forza espressiva del vostro sound? Chi sono gli Extragloss e quali sono le caratteristiche della vostra qualità e competenza?
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basso, sinth e tastiere. Siamo in primis molto amici, professionisti che amano restare con i piedi per terra e con la voglia di condividere ciò che hanno da dire. Il gruppo nasce nel 2011. Ma insieme avevamo già suonato nel 2000 con il gruppo “Dolmen Moai”, Dolmen rappresenta stone age e il termine Moai le figure dell’Isola di Pasqua. Vediamo la musica come unica ragione di vita.
Che genere definireste la vostra musica?
La nostra sonorità è un metal elettronico contaminato da sonorità punk e crossover per gli amanti delle definizioni. Il suono sporco delle chitarre nella nostra musica rappresenta per noi quella che consideriamo vita. Potrei paragonarla al lasciare un tag di sfug-
punk. Non ci siamo sponsorizzati eppure pian piano parlano sempre più di noi. Il pubblico apprezza sempre più la nostra musica e ce lo dimostra quotidianamente. Quindi siamo fieri del fatto che il messaggio che vogliamo dare è arrivato nei cuori delle persone! Abbiamo esperienze ventennali alle spalle , Mariano ha suonato in piazze , ha fatto da turnista ,ecc. Il disco contiene tredici pezzi , scelta determinata perché è un numero primo, il primo disco ed un numero fortunato di Mariano. Il disco è molto autobiografico e diretto come noi. Ogni pezzo mette in discussione il precedente, sono delle evoluzioni dell’esperienza maturata e l’ascoltatore cresce nel mentre sviluppiamo noi.
che generi musicali seguono degli andamenti ciclici, c’è il periodo punk, rock, metal, rap,ecc. Si seguono solo le mode ma la vera musica è quella che rimane sempre, come ad esempio un classico di Elvis o di Hendrix. Se tu mi chiedessi chi scriverà la nuova “Stairway to heaven”, risponderei spero che nessuno la scriva ,ma aggiungerei anche che mi piacerebbe ne nasca una totalmente nuova di uguale bellezza che riesca a durare come i zeppelin.
Immaginati tra trent’anni, come vedi l’evoluzione della musica? Quale genere andrà per la maggiore?
Ragazzi chitarra in mano,ampli sempre a palla e quando qualcuno, tipo il vostro vicino, vi dirà di smettere perché non avete talento allora è il momento di alzare il volume!!! Rischiate perché è sempre meglio rimediare ad un errore che non prendere mai scelte.
Grazie per avermi concesso questa intervista, che chiuderei col domandarti su che consiglio daresti ai giovani che vorrebbero seguire le vostre orme?
gita sul muro.
Qual è l’essenza di No pain Just panic ?
Il titolo è stato scelto perché non deve cadere nel banale, ma deve sugellare il concetto base ossia “possiamo fare ancora peggio”! Nel senso di dare fastidio come la morale
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Tra trent’anni? Bella domanda mi voglio immaginare sempre con un disco in mano ad entusiasmarmi facendo banging con la testa a ritmo di musica! Da quello che si vede da sempre è
BELLEZZA E RITORNO ALLA “NORMALITÀ”
ESSERE O NON ESSERE ? Una di quelle domande le cui risposte possono essere davvero diverse e possono spingere il pensiero a tante riflessioni personali! E allora vi propongo uno spunto di riflessione adatto al rientro dalle ferie!
Dopo le tanto attese vacanze si ritorna ai ritmi lavorativi e alla cosiddetta “normalità”? Quella ‘normalità’ che spesso ci impedisce di prenderci cura dei “nostri impegni”(corsi, genitori, scadenze e chi più ne ha più ne metta). La quotidianità, spesso, ci fa scordare che il nostro essere è progettato per migliorare e non per ripetere noiosamente e costantemente le stesse cose. La mancanza di progresso ci fa somigliare a delle macchine robotiche piuttosto che ad esseri pensanti.
Allora per aiutarci riflettiamo su quello che può essere migliore per noi stessi e di conseguenza per chi ci è vicino o per chi ci sarà.
Possiamo iniziare banalmente, ma non secondariamente, con qualcosa che renda più bello il nostro involucro esterno!
Miele d Acacia
PER I CAPELLI Proviamo con qualche consiglio a base di prodotti naturali che possa migliorare il nostro benessere.
Il trattamento che faremo sarà purificante e-energizzante adatto a tutti i tipi di capello. DA CAPELLO SPORCO!!
Prepareremo insieme qualcosa di semplice, economico e utile per trattare i capelli ed il viso.
Gli ingredienti che useremo sono tutti di facilissima reperibilità e probabilmente già sono in nostro possesso. Li useremo con qualche variante nella preparazione sia per i capelli che per il viso.
GLI INGREDIENTI
UNITE IN UN MIXER :UN VASETTO DI YOGURT MAGRO, UN CUCCHIAINO DI ARGILLA PURIFICATA IN POLVERE, UNA PUNTA DI SALE(3g), UN CUCCHIAINO DI SEMI DI FINOCCHIO, UN CUCCHIAINO DI SEMI DI ANICE E 15g DI ZENZERO. Frullate il tutto fino ad ottenere un composto omogeneo. Applicate con un pennello ESCLUSIVAMENTE sul cuoio capelluto E MASSAGGIATE CON
Sale fino
MOVIMENTI CIRCOLARI DALLA NUCA ANDANDO VERSO LA FRONTE SENZA STROFINARE PER 3
Olio e.v.o.
MINUTI. LASCIATE 5 MINUTI IN POSA .
Semi di finocchio
SCIACQUARE E PROCEDERE CON LO SHAMPOO SPECIFICO CONSIGLIATOVI DA UN VERO
Yogurt naturale
Semi di anice Zenzero
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Argilla purificata in polvere
PROFESSIONISTA. E VI PREGO, NON SOT-
TOVALUTATE L’IMPORTANZA DI QUESTO PASSAGGIO!!
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PER IL VISO Il trattamento maschera che faremo sarà lifting-idratante-purificante adatto a tutti i tipi di pelle. SU PELLE NON LAVATA CON SAPONI!!
UNITE NEL MIXER : UN VASETTO DI YOGURT MAGRO, UN CUCCHIAINO DI ARGILLA PURIFICATA IN POLVERE, 10g DI ZENZERO,10g DI MIELE ,5g DI OLIO E.V.O. , UN CUCCHIAINO DI SEMI DI ANICE E UNO DI SEMI DI FINOCCHIO. Frullate fino ad ottenere un composto abbastanza liscio. Applicare con un pennello o con le mani. LASCIARE IN POSA 15 MINUTI. SCIACQUATE ABBONDANTEMENTE NON LAVATE CON NULLA!!
E
...cosi la nostra percezione della “normalità” sarà un pò diversa...e più piacevole!
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Virgilio Fonte
Le recensioni
LE STANZE di Cecilia Cartocci Di Emanuela Guttoriello
costante ricerca della chiave giusta per aprire ogni porta, beh, ho provato una leggera scossa devastante. E quindi un po’ vigliaccamente ho trovato la soluzione più comoda: ho accompagnato direttamente Cecilia nel suo viaggio, mi sono messa al suo fianco in silenzio, senza che lei se ne accorgesse, e con lei ho camminato lungo quel corridoio meravigliosamente costellato di porte, l’ho osservata mentre dal suo gigantesco mazzo di chiavi estraeva quella giusta, a volte quella sbagliata, ho rivissuto con lei le tappe a ritroso della sua esistenza, ho studiato con lei la sua vita, vi ho trovato reminiscenze della mia e di molti altri, ho seguito i suoi passi a volte rimanendo indietro, altre volte l’ho preceduta. Perché camminare con una donna come Cecilia nel corridoio della vita è stato un altalenarsi di episodi all’indietro, di dejà –vu, un interscambio di pensieri sensazioni odori profumi. Ho scomodato il Sig. Arthur Schnitzler (Doppio Sogno, 1926) per poter entrare anch’io in una e in tutte LE STANZE di Cecilia Cartocci. Dal titolo, già mi aveva incuriosita; dalla quarta di copertina, risucchiata. Dopo la lettura integrale del testo, ero completamente rapita. Poi mi sono chiesta: “ E adesso che faccio? Come potrò descrivere ogni singolo “frammento” di una composizione così oniricamente reale, se non dopo un’attenta analisi introspettiva? “ E sono andata in crisi: profonda, vera e raffinata crisi. Perché penetrare così a fondo nell’animo umano non è mai gioioso né tantomeno “educato”, se non si dispone della dovuta autorizzazione. Il simbolismo imperante del testo la
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E’ stato sfogliare con lei, continuamente, album di fotografie, di storia, di arte; è stato accarezzare con la mano il marmo dei monumenti, l’acqua dei fiumi, il chiarore delle stelle. Viaggiare con Cecilia è sentire il calore del sole che esce dalle pagine. E’ indossare i suoi abiti, annusare libri antichi, ridere e piangere, vivere e morire. E’ stato , ed E’, principalmente, SPERARE. In questa odissea personalissima, supportata poi dalla sana “rimozione” finale (ma non del tutto) , è stata forte la tentazione di abbandonare questo pellegrinaggio non richiesto, questo percorso all’apparenza capzioso, piuttosto che reale e confortevole. Ma ormai c’ero e non potevo tornare indietro: perché il dono di Cecilia sta proprio in questo, ti ha ruba-
to i sensi e l’anima e non te lo ha chiesto, lo ha semplicemente fatto. Lo stile del testo è decisamente “settoriale”, come ogni flash-back che si rispetti, appunto. La narrazione è semplice, simbolica, senza esibizionismi. Una trama efficace cucita da un filo conduttore composto da un indiscutibile ed inintermittente, delicato soffio di vita. E tutta la composizione, lirica al punto giusto, si lascia cullare dall’immancabile speranza, senza la quale tutto risulterebbe vano. Sarebbe un guaio se il viaggio nel corridoio della vita fosse privo proprio di LEI, della Speranza: e nel suo viaggio Cecilia si lancia egregiamente, elegantemente e coraggiosamente, mentre ricompone con maestrìa la propria esistenza, a braccetto di una incrollabile fiducia nel domani.
Nota: da DOPPIO SOGNO di Arthur Schnitzler è stato tratto l’ultimo film di Stanley Kubrik, EYES WIDE SHUT, con Tom Cruise e Nicole Kidman.
Emanuela Guttoriello
Le recensioni
THE DREAM’ DI GINA NOKOLOVA A CURA DI IRENE TEYXEIRA. A CURA DI IRENE TEYXEIRA.
ga. Eppure per non deludere le aspettative del padre si laurea in Economia e accetta un impiego in banca, finché un giorno... lo scoprirete leggendo... non voglio anticiparvi niente. Sarebbe un peccato rovinarvi il piacere di scoprirlo da soli.
RECENSIONE ‘THE DREAM’ DI GINA NOKOLOVA A CURA DI IRENE TEYXEIRA.
E’ un libro che si legge con piacere, questo dell’autrice bulgara Gina Nikolova, come piacevole è la figura della protagonista, Jane, una giovane donna inglese determinata a scoprire il significato di un sogno che la tormenta da quando era ragazzina. Un sogno che la porterà dall’altra parte del mondo, in Perù, alla ricerca della Città dell’Oro. L’autrice, in Jane, incarna un personaggio carismatico, ribelle, dotato di temperamento e capace di giocarsi tutto pur di vivere una vita che sia autenticamente sua. Una figura muliebre affascinante, nella sua coraggiosa tenacia che non conosce ostacoli. Ma prestiamo un attimo attenzione al titolo di questo libro... The dream, il sogno qui ha una duplice valenza: di messaggio onirico da svelare e di obiettivo da perseguire. Qual è, infatti, l’aspirazione più grande di Jane? E’ presto detto: fare l’archeolo-
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Questo romanzo ha più di un punto a suo favore: uno stile scorrevole unito a una trama intrigante e fantasiosa, che contiene più di un messaggio incoraggiante e positivo. Inoltre, i personaggi descritti da Gina sono credibili, convincenti: in aggiunta a quello della protagonista, un ruolo di primaria importanza è rivestito da due figure maschili: il giovane Derek e l’anziano Ethan, entrambi duri dal cuore tenero. Gina, con sapiente abilità, riesce a scavare nel passato dei due uomini per giustificare certe loro scelte di vita e l’atteggiamento severo e intransigente che li caratterizza. Mai fermarsi all’apparenza e mai giudicare senza conoscere, sembra suggerirci l’autrice, raccontandoci questa avvincente, avventurosa storia. Così come, fra le righe della sua opera, ci esorta a perseguire i nostri sogni, ad assecondare la nostra vera natura, contro tutto e tutti, se necessario, seguendo l’esempio dell’impavida e testarda Jane, difendendo le nostre convinzioni con le unghie e con i denti. Un ruolo di tutto rispetto in “The dream” lo gioca anche la predestinazione: certi eventi accadono semplicemente perché devono accadere, perché era già scritto... I due pro-
tagonisti, Jane e Derek,sembrano agire come spinti da una mano invisibile che li porterà a fare sì che un’antica leggenda inca si avveri... Fra scavi, malintesi, amore, colpi di scena e predestinazione la trama scivola veloce e il finale ci regala un sorriso: la voglia di credere nelle cose buone dell’esistenza, nella continuità della vita, nella sua incoraggiante bellezza, che non mancherà di rivelarsi a chi sa credere nel potere puro di un sogno...
Irene Teyxeira
LA REDAZIONE
Laura Capone Editore La Laura Capone Editore è una casa editrice che opera online, produce, distribuisce e promuove libri nei vari formati (cartaceo, e-book, audiolibro, ecc.). Nasce nel novembre 2010 e si afferma velocemente per la correttezza e la trasparenza operativa. La LCE si pregia di avere in redazione professionisti di settore per ogni competenza che, in una stretta rete di collaborazioni online, si prefiggono la rivalutazione del talento letterario ed artistico italiano contemporaneo, anche attraverso la promozione e distribuzione elettronica delle nostre opere tradotte. Per citare solo alcuni collaboratori: la dott.ssa Luigia Torrusio appassionata di lettere antiche, traduttrici quali Chiara Rolandelli e Alessandra Baroni, artisti quali Lisa Fusco, Moreno Chiacchiera (attualmente l’illustratore più quotato sia in Italia che all’estero), il Maestro Marco Serpe, il Regista Sebastiano Giuffrida, in un crescendo di professionisti più o meno noti che partecipano con grande competenza, professionalità e soprattutto passione.
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Cristina Rotoloni Cristina Rotoloni è nata a Roma il 20 luglio 1977, ma è cresciuta in provincia di L’Aquila. In questa città ha frequentato x\l’Istituto d’Arte e l’Accademia di Belle Arti dove ha conseguito il diploma di Laura in Scenografia con il massimo dei voti. Ha collaborato con l’Istituto Gramma nella realizzazione degli spettacoli teatrali: “Metamorfosi dei Corpi” e “Matilde principessa dispettosa”. Ha collaborato con l’associazione Il Camaleonte con corsi d’Arte e Immagine per i ragazzi dai 4 ai 16 anni. Si è sempre occupata con passione dei bambini per i quali ha scritto e illustrato favole come “Stellino”, “Tom” e “Lìlì”. Ha pubblicato sul sito “ilmiolibro.it” la sua raccolta di racconti intitolata “Frammenti di Vita”, dove oltre al terremoto parla d’esperienze forti che toccano l’esistenza umana. Al momento sta lavorando al suo romanzo in prossima uscita dal titolato “Il Tatuaggio”.
Emanuela Arlotta Nata a Roma il 20 Settembre 1975. Ho sempre avuto una forte propensione all’introspezione e alla conseguente scrittura di poesie e racconti che indagano in maniera approfondita l’animo umano, quello legato all’Io più profondo. Questa mia voglia di comunicare ha superato i limiti della carta e della distanza con la creazione di questa community letteraria (Volodeisensi.it) che gestisco con passione e amore tutti i giorni e di cui sono felice facciano parte tante persone che credono ancora nei sogni. Anche il Magazine online è una mia idea, realizzata grazie al supporto informatico di alto livello di mio marito Leonzio Nocente, il quale è anche il creatore materiale di Volodeisensi.it e di altri siti molto conosciuti. Lavoro nell’informatica da anni e scrivo da quando sono nata. Ho auto-pubblicato due libri nella collana ‘ilmiolibro’, uno di poesie ‘Volodeisensi’ e uno di racconti ‘La Sfera’, che stanno riscuotendo molto successo e che presto saranno disponibili anche in formato ebook nello store Apple. Ho pubblicato la silloge poetica ‘Dalla parte dell’Anima’ edita da Galassia Arte Editore.
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Leonzio Nocente Nato a Francavilla Fontana il 23 Maggio 1979, Architetto informatico che lavora da 14 anni nel settore IT. Le sue conoscenze vanno dallo sviluppo di portali alle applicazioni in tutti i campi compreso quello mobile. Nella sua carriera ha partecipato alla nascita di grandi portali Nazionali del settore comunicativo e collaborato con grandi multinazionali Italiane e Americane. “Questa mia opera epica che ha visto ben due anni di progettazione e sviluppo è stata la mia più grande soddisfazione, realizzare il sogno sempre vivo di una bambina, mia moglie Emanuela. Volodeisensi.it non è una semplice community ma un vero e proprio portale Letterario dove i sogni diventano realtà. Sono solo l’autore materiale, un penna su un foglio vuoto che viene guidato dalle emozioni di mia moglie che ogni giorno dà la possibilità a tanta gente di esprimersi e soprattutto di essere ascoltata.Con tanta commozione dedico questo nostro lavoro ai nostri figli e a tutta la gente che crede e crederà in Volodeisensi.it”
Francesco Terzulli
Isabella Verduci
Francesco Terzulli è nato a Guidonia (RM) il 21 gennaio 1988. Si è laureato in illustrazione e animazione allo Ied di Roma. Ha collaborato come stagista presso l’agenzia pubblicitaria 19novanta in veste di designer grafico. Attualmente frequenta un master di specialistica in sviluppo web e collabora come grafico per la rivista Volodeisensi
isabella Verduci è nata a Chiavari (Ge) il 18 febbraio 1970. Diploma di insegnante elementare, ha sempre amato scrivere e ‘fotografare’ la vita con una penna o l’obiettivo. Ha pubblicato una silloge poetica, ‘Petali di parole’ edita da Laura Capone Editore dedicata al figlio Emanuele. E’ un libro accessibile a tutti,anche ai bambini perchè contiene pensieri semplici, ninne nanne; parla delle varie facce dell’amore, della natura, di mare e paesaggi, di dettagli, di passione... Dopo trent’anni di scritti, da qualche tempo si sta dedicando alla stesura di un racconto ironico semi autobiografico e tutti coloro che la conoscono e spronano sperano che questo veda la luce prima di tre decenni!
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Alessandro Bagnato Nasce a Milano nel 1984, anche se ora è residente in un piccolo ma incantevole paesino in provincia di Vibo Valentia, vale a dire, San Costantino di Briatico, a soli dieci minuti dalla più conosciuta Tropea. Sin da subito in lui si manifesta la passione per la scrittura e per la filosofia e già da piccolo a ben nove anni pensò di scrivere il suo primo eBook che doveva avere il titolo di “La povertà e la felicità della vita”. Si è laureato in Filosofia e Scienze Umane all’Università degli studi della Calabria, e continua a lavorare ai suoi progetti futuri di scrittura. Lavora e studia per scrivere un nuovo eBook che sarà denominato “Ethos”. Sogna di essere conosciuto un giorno come uno dei più importanti filosofi contemporanei, e intanto collabora con riviste culturali e associazioni filosofiche e cura un blog personale, donando il suo sapere al servizio degli altri e sperando che questo sia un utile strumento per la comprensione e il miglioramento di ognuno. Nel frattempo continua a fare ciò che ama di più: studiare i comportamenti dell’uomo tramite la percezione filosofica. Spera un giorno di realizzare il sogno di scrivere l’eBook che pensò quando aveva nove anni.
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Mariagrazia Talarico Talarico Mariagrazia nata il 14-09-80 a Bellano Lecco, Residente in provincia di Lecco, studi magistrale Bertacchi Lecco. Una silloge edita “Delicata com’ali di farfalla” ed Il Filo classificata terza del concorso internazionale insieme nel mondo 2.
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