SOMMARIO
Povia – I bambini fanno rock.………………………………….………..1 Musica Maestro! ................................................................. 5 Hypnerotomachia Poliphili.................................................. 7 Rubrica Editoriale n°2 – Case editrici standard e online ..... 9 Poesie dei nostri autori ..................................................... 12 Racconto del mese : “Prossima fermata” ......................... 15 Il concetto di ‘ispirazione’ – Interpretazione di Jung ........ 19 Intervista a Gianfranco Iovino ........................................... 22 Plastilina da giocare e da ‘mangiare’ ................................ 27 ‘Cuori nella torment@’ di Gianfranco Iovino .................... 30 Recensione – “Neanche con un morso all’orecchio” ........ 32 La Redazione… .................................................................. 34
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Povia – I bambini fanno rock.
Sono in macchina e mentre vedo il paesaggio scivolarmi velocemente accanto, strappo la sottile pellicola di plastica che avvolge il nuovo disco di Povia: “I bambini fanno Rock” uscito il 10 aprile. Il primo impatto visivo è con un muro di mattoni bianchi e con i suoi occhi che ti fissano vispi in attesa di qualcosa, mentre sul retro, vicino l’elenco delle canzoni contenute nel disco c’è lui, Povia, vestito di bianco. E’ questo il colore del cd ed anche del video di una delle canzoni che troviamo tra i titoli: “Ricordi”. Il bianco lo seguirà per tutta la tournée di quest’anno, come lui stesso ha dichiarato, perché è il colore con cui vuole rappresentare la sua onestà in ciò che scrive, poiché esso è simbolo di purezza. Il disco contiene un totale di 10 brani più uno. L’undicesimo è a sorpresa perché non vi è titolo e sembra quasi un errore di stampa, ma è semplicemente la materializzazione di una delle sue idee da Pagina 1
giullare ironico. Difatti, se si ha la capacità di ascoltare il silenzio, la sua voce emerge da esso con una nuova riflessione e con il simbolo della sua rinascita “I bambini fanno ooh”, lasciando così l’idea di un saluto diretto tra lui e chi lo ascolta nonostante la distanza fisica. “I bambini fanno Rock” è un cd ricco di musicalità che porta istintivamente a ballare e a muoversi. In queste canzoni parla di rispetto per se stessi e parla dell’amore. Con il suo fare scanzonato e ironico, usato in molti dei suoi brani, trasmette messaggi positivi ed esprime con apparente leggerezza argomenti serie e non sempre facili da affrontare. Probabilmente proprio per questo Povia è un cantante che o si ama o si odia.Tra i titoli troviamo la canzone “Mattone su mattone” dedicata alla sua seconda figlia. Abbiamo già ascoltato in passato uno stupendo brano ricco di un intenso amore paterno che aveva scritto e cantato per la prima figlia: “T’insegnerò”. Entrambe sono incentrate sul rispetto per se stessi, sulla fiducia nelle proprie capacità e sul coraggio di non cedere davanti alle avversità. In tutte e due afferma che non si deve temere di cercare la felicità credendo di non trovarla mai perchè molte volte c’è, ma spesso non si è in grado di riconoscerla. La canzone
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che rappresenta Povia in questo disco, è sicuramente quella Rap che parla di lui: “Povia non ce la fa”. In essa si rivolge direttamente a tutti quelli che non ripongono fiducia in lui come cantautore e, nello steso tempo, a tutti coloro che invece lo stimano e che vogliono rivoluzionare il loro pensiero fuori dagli schemi obbligati, lontani dalla violenza e dalla sfiducia negli uomini. Lui è il Povia del brano “Il piccione” e dei “Bambini fanno ooh” cantate entrambe a Sanremo, anche se quest’ultima è stata eseguita non come canzone in gara, ma come cantante ospite pienamente sostenuto da Paolo Bonolis. Lo stesso Bonolis che ha ospitato Povia nel programma “Chi ha incastrato Peter Pan” per presentare l’uscita del suo cd “Il mondo è di tutti” nel 2010. E’ anche il Povia che ha provocato scalpore con “Luca era gay” su cui tutt’oggi si continua a discutere e che ospite in Victor Victoria, si è simpaticamente prestato a cantarne la versione “Gianni era etero”. E’ lo stesso del brano “La verità” dove le forti polemiche sono nate prima ancora d’ascoltare il testo. Tuttavia Povia non retrocede anzi vive nelle contestazioni senza paura e risponde ad ogni provocazione a testa alta, sostenuto continuamente dai suoi fans. A Pagina 2
dimostrazione di questo, nel suo nuovo disco, cita in un brano tutti coloro che lo definiscono commerciale o senza possibilità. Qual è l’elemento di successo di questo cantautore? Sicuramente il fatto che osserva la vita e la ripropone con canzoni intense, profonde e di denuncia sociale. Il fatto che esce dal gruppo con la sua individualità, i suoi messaggi positivi e la sua ironia, ma anche per la sua capacità di non ignorare il pubblico al quale è sempre
attento e con il quale ha un continuo scambio d’informazioni, basti pensare all’utilizzo dello streaming durante i suoi concerti. Inoltre Povia è il cantante di tutte le età, si può scoprire questo dalla sua pagina facebook dove i fans aumentano di giorno in giorno e dalle piazze che si riempiono all’inverosimile, quando si esibisce. In tutto ciò Povia come si vede? Lo abbiamo chiesto direttamente a lui. Secondo te Povia Chi è? Povia è un musicista, cantante, che scrive delle canzoni per restituire le emozioni che gli vengono date dalla gente che lo ascolta e che lo segue…
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Il successo parla da solo...quando è successo è già passato, anche nel momento stesso che lo stai vivendo. Qualcosa ti cambia dentro perché ti senti responsabile per quello che dirai in futuro e per le tematiche che toccherai. Direi che per ora è un pareggio, non ha dato e non ha tolto. Guadagno qualcosa di più ma non troppo. I soldi che guadagno li investo sempre per i concerti. Cosa ti piace di te e cosa piace di te?
I Ricordi contano?
Di me non mi piace niente in particolare, mi sento sempre incompleto. Come se dovessi dare o fare qualcosa per qualcuno o per me, ma non la faccio mai…
I ricordi sono tutto, senza di quelli non sarei niente e soprattutto non saprei come affrontare le situazioni e non saprei come comportarmi;)
Che cosa piace di me? Mah…forse il modo di dire le cose senza troppe metafore o mezze misure.
Ogni anno i tuoi concerti hanno almeno una tappa in Abruzzo, come mai?
Cosa sono i sogni?
L'Abruzzo mi vuole bene…semplice; Suonerò anche il 20 agosto a Sambuceto, ma ne usciranno altri.
I sogni sono le speranze che ti tengono in vita... Chi non sogna affonda. Qual è la bellezza del tuo pubblico? Il mio pubblico è bello perché ha tutte le età...ho gli adulti...i grandi…i ragazzi...i giovanissimi e i bambini...io canto, li coinvolgo e loro cantano e si fanno guidare… Il mio pubblico è uno scambio di parola, sguardi e abbracci a fine concerto;) Il successo cosa ha aggiunto e cosa ha tolto a Povia?
nella
tua
vita
quanto
Sei stato a L’Aquila e hai cantato sotto le tende, cosa ti hanno donato gli aquilani e cosa pensi di avergli donato? A L'Aquila è stato un concerto bello bello. Credo di aver regalato solo qualche istante di spensieratezza e qualche istante di riflessione. In ogni concerto canti “Spettinata” con una ragazza del pubblico questo perché è un rito, è una canzone in cui credi molto o è un ricordo?
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E' una canzone che mi dà molti ricordi questo è il motivo per cui la canto sempre… Il fatto di portare una ragazza sul palco è perché in ogni donna c'è una parte "spettinata"... E’ partito il tuo nuovo tour quale emozione vorresti che non mancasse? Nel tour non mancano le emozioni...quella più bella è quando alla fine canto I bambini fanno oh e la gente rimane fino all'ultima nota. Ecco questo vorrei che non mancasse...anche quando ci sono sere freddine di temperatura. Cosa realmente speri che arrivi di te al tuo pubblico? Spero che al pubblico arrivi una persona "Normale". Ti stai preparando per un concerto e davanti allo specchio guardi con soddisfazione le tue collane sulla maglia bianca che hai scelto per lo spettacolo, osservi i capelli lunghi scesi sulle spalle e improvvisamente qualcosa colpisce la tua attenzione, i tuoi occhi ti stanno parlando…cosa ti dicono? Muoviti che sei sempre in ritardo))) Sei dietro il palco, senti il pubblico che ti chiama e sai che la notte sarà Pagina 4
lunga e non terminerà con il concerto perché ti dedicherai alle foto e agli autografi, ma è una giornata No….cosa si accende dentro di te che ti dà lo slancio di uscire e donarti senza riserbo fino al termine della serata? Non esistono mai giornate no quando sono su palco...almeno per quelle 2 ore. Perché in quelle due ore sono anche quello che vorrei essere ma che non riesco del tutto ad essere... Non so se mi spiego;) Cosa spera il papà, l’uomo e il cantante Povia? Quello che spero è che le mie bimbe crescano con il coraggio di affrontare le situazioni senza abbattersi mai. Questo è il segreto del vivere…e questo è quello che vorrei per tutti. (Cristina Rotoloni)
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Musica Maestro!
La musica é da sempre nella nostra vita, le melodie scandiscono il nostro cammino, spesso ci si interroga sul nostro genere musicale preferito, ma molto più spesso ci accorgiamo che un solo genere, un solo cantante non può abbracciare tutte le nostre straordinarie emozioni, così ci ritroviamo con centinaia di canzoni, certo perché la musica fa bene all'anima, al cuore, al corpo. Le note sono come i secondi che scandiscono il tempo, vibrazioni di energia che non devono restare assopite! Secondo il neuroscienziato Michael Gazzaniga, ascoltare musica migliora le attitudini mentali. La musica barocca di Vivaldi attiva l'emisfero sinistro, la musica romantica di Chopin sviluppa il pensiero creativo, Ravel o Debussy influenzano l'emisfero destro, Mozart stimola entrambi gli emisferi già nella vita fetale, Wagner stimola l'intelligenza spazio-temporale, la fruibilità verbale e l'immaginazione. The Queen ‘We are the champions’ favorisce il senso sociale, stimolando l'emisfero destro.
Presley ‘Love me tender’ stimola la parte emozionale del cervello. Rolling Stones ‘Symparty for the devil’ evoca il senso del ritmo, esso sembra che favorisca il ragionamento e la capacità di risolvere i problemi. Ascoltare musica classica o melodica per un'ora al giorno per un periodo di tempo di almeno sei mesi, aiuta a combattere la depressione, l'ansia, lo stress. E’ stato accertato che ha un potere tranquillizzante, come l'effetto di 10 gocce di tranquillanti. La musica new age si serve dei suoni della natura mescolati alla musica ed ha un effetto rilassante perché riavvicina l'uomo alla natura, risulta, inoltre, essere perfetta per la meditazione ed aiuta ad entrare in contatto con l’ io più profondo. I benefici si esplicano anche in gravidanza, in cui i brani di Mozart, ad esempio, tranquillizzano il feto. Lasciamoci trasportare dalle note con l'ascolto e se vogliamo anche con il ballo, infatti esso concede al corpo di migliorarsi e alla mente di distrarsi dai soliti tristi pensieri. Grazie al movimento vengono rilasciate endorfine e questo ci dà la sensazione di benessere, il ballo migliora il tono muscolare e l'umore. Il vecchio detto ‘canta che ti passa’ sembra essere un toccasana per il nostro essere. Cantare serve a rasserenarsi, non importa se siete intonati oppure timidamente stonati, perché la ricerca della spensieratezza non conosce confini! Canticchiare un motivetto scioglie lo stress, afferma un team di ricercatori dell'
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università
di
Francoforte.
I logopedisti utilizzano il canto nei casi di balbuzie. Cantare, infatti, scioglie le tensioni emotive di chi è affetto da questo problema. Altri brani musicali della vasta raccolta del festival di San Remo possono donare molti effetti benefici. Ad esempio, intonare ‘Perdere l'amore’ di Massimo Ranieri aiuta ad attutire i dolori del parto, cantare sottovoce ‘Zingara’ di Iva Zanicchi può giovare alle persone malate di Alzheimer. La musicoterapia trattata in psicologia si basa sull'idea che, se usata correttamente, la musica facilita la liberazione delle emozioni e delle risorse creative di ciascuno. Recenti studi, come quello di Glenn Schnellenberg, psicologo dell'università di Toronto, hanno dimostrato che i bambini che seguono le lezioni di musica sono più intelligenti. La musicoterapia coinvolge il paziente, contribuisce a risvegliare la volontà, oppure a moderare l'eccessiva aggressività con gli altri. Come se fossimo nel corso di un fiume, a volte, la discesa delle sue acque, ''é strozzata'' da vari impedimenti, altre volte é irruenta come una ripida cascata. Le attività musicali possono aiutare a regolarizzare lo scorrere del fiume, con dolcezza, senza sforzi che possano danneggiare la sensibilità dell'uomo. Non ci resta che farci trasportare della musica, qualunque essa sia, alimentando
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così
il
nostro
grande
essere!
(Mariagrazia Talarico)
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Hypnerotomachia Poliphili.
L’altro giorno mi è casualmente venuto in mano, un libro da me comperato agli inizi del 2000 e letto in più riprese, contrariamente a quanto faccio normalmente. Si tratta di: “Hypnerotomachia Poliphili”, un librone scritto da un tal Francesco Colonna, Frate Domenicano, vissuto tra Venezia e Treviso, nel 1500. Narra, sotto forma di romanzo -anche se da prendere con le dovute cautele vista la difficoltà di tradurlo dal testo aldino dell’epoca, più che altro dovute alle molteplici interpretazioni che ne furono date, compresa la contesa tra Roma e Venezia sulla paternità del Colonna stesso - la disperata ricerca da parte di Poliphilo, di Polìa o Polianna come si scoprirà poi, figura misteriosa con varie facce destinate a varie interpretazioni.
Poliphilo, usa la visione onirica per trovarla, non materialmente come si potrebbe facilmente credere, ma per visualizzare quell’amore spirituale e assoluto da lui sempre ricercato e mai trovato data la sua collocazione ai confini tra materia e spirito. Ho quindi rielaborato alcuni appunti da me fatti durante la lettura del libro, che mi permetto di trasmettere a tutti voi. “Il sogno è un luogo oscillante tra terra e cielo, tra le aspirazioni materiali che ne compongono la visione e quelle dell’anima, volta ad aprirsi alla conoscenza e al viaggiare nello spazio. Questa premessa serve parzialmente a spiegare gli estremi del viaggio di Poliphilo e la sua lotta estremamente umana, per lasciarsi alle spalle tutti quei legami carnali e riuscire a trasformarli in una sorta di amore purificato, ovvero la trasposizione dell’anima oltre il corpo. Ovviamente è una strada lunga e difficile, piena di insidie, anche perché l’intelligenza umana si divide tra la debolezza della carne, le illusioni di facili piaceri e l’attrazione spirituale, verso la virtù e le sue derivazioni immortali. Poliphilo, personaggio narrante, si ritrova conteso tra le tentazioni della ceca libidine e l’iniziazione sublime di una Madre Cosmica, pronta a guidarlo alla meta del suo amore, ovvero Polianna; ovvio che le immagini oniriche di Poliphilo, vanno osservate attentamente, visto che il sogno è considerato uno specchio dove l’anima si guarda e soddisfa le sue curiosità. I livelli onirici vissuti da Poliphilo, sono sostanzialmente tre: 1° La passione, vera irrazionalità nel giovane.
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2° La libertà d’amore, cioè la cancellazione della passione infantile, tramutata in capacità di scelta fatta da uomo libero. 3° La ricerca dell’amore nella sua duplice manifestazione spirituale e di godimento materiale. I tre livelli si esplicano da soli anche perché si può immaginare che Poliphilo abbia agevolmente superato i primi due, riuscendo a passare dalla giovanile intemperanza, alla capacità, per l’appunto, di effettuare una libera scelta; dove, semmai, nasceranno le complicazioni, sarà nella ricerca del vero amore da lui tanto desiderato. Poliphilo, riuscirà, alla fine, a ritrovare Polianna, dopo una battaglia estenuante tra libido e spiritualità, anche se combattuta, quasi esclusivamente, con il sogno. L’unico dubbio che permane, è se sia riuscito a cancellare i legami carnali o meglio ancora purificarli attraverso l’anima e, se, quest’ultima è uscita dal corpo, unendosi a Polianna, in questo caso divenuta la grande Madre Cosmica. Scindere la carne dallo spirito, non è cosa di facile esecuzione; l’una si basa su di un istinto primordiale che si intreccia strettamente con la necessità di riproduzione, propria a tutti gli animali e che riguarda anche l’uomo. L’altro in teoria dovrebbe essere la naturale elevazione dell’uomo stesso, oltre la bestia che è in lui, per portarlo a un livello spirituale molto più avanzato, tale da riuscire a fondere assieme amore, psiche e sesso, se vogliamo utilizzare il nome con cui viene chiamato attualmente. Far capire a chi considera l’amore, e sono tanti purtroppo, che vi è qualcosa di più bello e appagante oltre il puro atto automatico, sembra Pagina 8
purtroppo cosa di difficile realizzazione anche se rimane la speranza che nei prossimi secoli la cosa possa risolversi: in meglio o in peggio, non si sa! E’ un libro piuttosto ponderoso, che dispone di un’introduzione lunga e molto esauriente sotto il profilo classico, visti i numerosi riferimenti e di un profilo del Colonna e altre notizie minori. Non è di facile lettura, come ho già detto; io stesso che di solito divoro letteralmente i libri, l’ho letto in più volte e quando avevo la giusta concentrazione per farlo. Lascia molto spazio alla ricerca dei significati nascosti tra le righe e, sicuramente aiuta a comprendere la psiche umana sotto certi punti di vista. Molto attuale anche se sono passati 500 anni dalla sua stesura. (Francesco Danieletto)
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Rubrica Editoriale n°2 – Modalità operative – case editrici tradizionali e case editrici online A cura di Laura Capone, titolare della ‘Laura Capone Editore’ (LCE)
La grande rivoluzione editoriale, con l’avvento delle modalità informatiche, ha dato “ai comuni mortali” l’opportunità di pubblicare un proprio scritto con il sostegno di una casa editrice, un mondo, in Italia, riservato a pochi eletti fino ad una decina di anni fa. È da sottolineare che i colossi dell’editoria tradizionale italiana hanno tirature altissime e si avvalgono della grande distribuzione, ciò al fine di coprire tutto il territorio nazionale; per questa ragione essi preferiscono puntare su autori stranieri già testati dal mercato mondiale e su
personaggi fortemente noti, a volte anche sulla scia di una fama effimera, che abbiano un nome che si autopromuova con canali televisivi e giornalistici e che possa dare un valido riscontro nelle vendite. Produzione, distribuzione e promozione devono essere bilanciate da un’ottima prospettiva di incasso. Le case editrici sono principalmente aziende che investono in un prodotto; nessuna azienda investirebbe 50.000/100.000 euro per promuovere un titolo con una prospettiva di incasso fallimentare che non raggiungerebbe nemmeno le 1000 copie annue, il più delle volte nemmeno le 100. Invece, le case editrici di nuova generazione, occupandosi della sfera fatta di autori emergenti (e lo si è fin quando non si emerge), possono puntare ad investimenti moderati che abbiano dei riscontri in realtà circoscritte e consentano una graduale crescita reciproca, dell’autore e dell’editore, solo e unicamente in base ad una collaborazione seria e continuativa. Esistono quindi, varie tipologie di case editrici libraie, che si basano ognuna su una propria filosofia editoriale, organizzazione e modalità operativa, improntate allo sviluppo del proprio mercato. Un aspirante scrittore dovrebbe puntare ad individuare la casa editrice consona alle proprie aspettative, dal momento che è lui a proporre i suoi scritti. Se egli si trova smarrito nella gran confusione di termini, è perché alla base non ne conosce il significato professionale, Pagina 9
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indipendentemente dal fatto se abbia già avuto o meno un’esperienza editoriale, e si “getta nella mischia” senza prima essersi documentato seriamente. Per esempio, alcuni autori credono che una casa editrice online sia un sito che vende ebook (bisognerebbe già da qui spiegare ampiamente cosa è un e-book, ma verrà trattato successivamente) e che una casa editrice tradizionale produca esclusivamente libri e che poi li distribuisca esclusivamente nei negozi: non è così! Ogni azienda decide autonomamente la tipologia di prodotti da immettere nel mercato attraverso i canali che ha a disposizione. Avere un sito internet non significa assolutamente essere una casa editrice online, tanto è vero che le case editrici tradizionali, per non rischiare di rimanere fuori mercato, si stanno adeguando all’uso sempre maggiore delle strumentazioni cloud che le case editrici online utilizzano per default dalla loro nascita. Un sito è semplicemente una vetrina promozionale che raggiunge agevolmente un ampio pubblico ed accoglie più contenuti rispetto a un manifesto pubblicitario; inoltre, esso può avere una struttura semplice o fornire servizi di varia complessità. Non è quindi avere un sito che distingue una casa editrice online da una cosiddetta tradizionale, ma è la sua mentalità operativa, ovvero gli obiettivi che si prefigge. Il nostro immaginario associa l’idea di casa editrice che ha sede in uno stabile ad uso Pagina 10
commerciale, magari con un’insegna mastodontica, con degli uffici o anche succursali, con strumenti di lavoro e arredi di proprietà dell’azienda, e che ogni giorno dei dipendenti devono raggiungere per presenziare fisicamente, ad orari prestabiliti. Gli stessi autori devono recarsi fisicamente negli uffici della casa editrice sia per le procedure di editing del testo che per leggere e firmare il contratto. In questo caso , esiste quindi un contatto fisico con la redazione. Un’azienda online, pur avendo una sede legale di riferimento, nel rispetto della normativa vigente, rapporta i propri collaboratori autonomi attraverso un tavolo di lavoro virtuale: il computer. Ogni collaboratore può trovarsi in qualunque parte d’Italia o del mondo, lavorare dalla propria residenza e gestire gli impegni professionali in modalità autonoma secondo gli accordi stabiliti con l’editore, mantenendo quel contatto diretto e costante con la parte di redazione con cui si sta elaborando un progetto. Attraverso le modalità online ci si confronta, si organizza il lavoro, ci si rapporta con gli autori e i fornitori attuando un enorme risparmio di tempo. L’intera modalità operativa si svolge online, dallo scambio di documentazioni nelle procedure di editing alla contrattualizzazione (in questo modo l’autore ha un ampio tempo a disposizione per prendere atto di tutte le clausole, far visionare il contratto da un legale di fiducia e rinviarlo firmato per accettazione, secondo le modalità stabilite dall’editore).
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Esempi di grande aziende nate direttamente online, perseguendo questa mentalità operativa e determinati obiettivi di mercato, sono: Google, Expedia, Facebook, per citarne solo alcune. A cura di Laura Capone Redazione Laura Capone Editore Per info e contatti: www.lauracaponeeditore.com
Una raccolta di racconti molto richiesto, che hanno in comune la capacità di coinvolgere ed emozionare il lettore fino quasi a commuoverlo senza mai lasciarlo indifferente. La Sfera, la storia portante, narra di Luna, una donna con una vita 'normale', alle prese con il presunto tradimento del suo uomo, che si trova a vivere un'avventura surreale, in equilibrio tra sogno e realtà, che la conduce alla scoperta di una verità che lei non conosce e non può nemmeno immaginare. Richiedi una copia inviando una mail a infoline@volodeisensi.it
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Poesie dei nostri Autori
Silente amore Struggente è il dolore nel mirar le tue vesti di quest’impossibile amore, tra tutti quei testi dedicati a te, che hai scelto spoglie caste. Quanta sofferenza Nell’opprimente dolore In questa supplica di clemenza Per quest’incapibile cuore Che cerca perdono Mentre tu hai ottenuto un dono. Già ti vedo sul trono della castità Tra le scure divise Che lacerano l’infedeltà Di queste anime suddivise Tra la tua scelta di fede E la mia necessità di darti un erede. Ma è impossibile competere Quando si predilige il Creatore A vecchie storie vere Tra le difficoltà dell’amor esteriore, ed io osservo tacitamente il mio peccato nell’amor che mi è stato rubato. di Agnese Monaco
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Nel fuoco Nel Fuoco, il cuore resta vuoto. Un libro aperto, esprime il tormento. Una vita, non è mai finita. Esistenza iniziata, dal passato riesumata. Esule nell'oceano, ti cerco invano. di Agnese Monaco
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Sognerò il Paradiso Uno sguardo, un attimo di riflessione, ma solo per un poco, io non voglio riflettere, non voglio pensare, continuerò a sognare, illudermi che tutto possa andare così come vorrei, come vuole il mio cuore. E cerco di guardarti, una spina dentro l'anima, l'amaro in gola e una voglia matta di gridare e piangere, ma tu non mi stai ad ascoltare. C'è fumo e nebbia negli occhi tuoi, no non mi stancherò mai, mai cancellerò dal cuore, dagli occhi miei il tuo sorriso, lo so, mi faccio solo male, ma io vivo se ti vedo, vivo se so che stai bene, anche senza me, che importa, io sognerò ancora e ti vedrò accanto a me, solo così vedrò il paradiso.
Sogni impossibili
Prima che il mondo bruci, accarezza il mio corpo, ricoprilo di baci, fissalo nei tuoi occhi. Sfida l’amore impossibile, salta sopra le stelle, come in un ballo imperiale. Stendimi nel ventre molle della luna, strofina di cenere la mia pelle, penetra i miei sogni, da sempre desiderati. Voglio annegare in una carrozza che corre sull’acqua, aggrapparmi a cavalli bianchi esausti, sfidare la vita: quella che si prende gioco di noi, ubriachi di felicità.
di Francesco Danieletto
di Rosa d’Agostino
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Assenza La tua assenza si percepisce nell’aria, muove note invisibili, mi segue metodica, non posso sfuggirle, non appartiene al tempo, alla strada buia. E’ un’ombra che gioca tra noi, con noi; ci aiuta a cercarci, con indifferenza, con ansia, si consuma quando i tuoi occhi brillano, le tue labbra tremano: diventa presenza, nuove note invisibili.
di Francesco Danieletto
Volodeisensi un libro che sta andando a ruba già presente su Amazon Store e presto anche su Apple Store, rappresenta la traduzione in parole di un percorso interiore molto profondo ed intenso intrapreso dall’autrice già diversi anni fa. La forza di questi componimenti risiede nel proiettare al lettore delle immagini che lo travolgono e trasportano in un mondo immaginifico ed emozionante. La descrizione di una sensazione, la fotografia di un momento, è ciò che viene trasmesso attraverso questi versi all’interno dei quali si può scorgere l’anima dell’autrice. Richiedi una copia inviando una mail a infoline@volodeisensi.it
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Prossima fermata Racconto del mese a cura di Eleonora Siniscalchi
Sbircio dai finestrini per cercare una carrozza poco affollata come da copione e allungo il passo mentre tento di individuare al volo uno scompartimento dove ci siano posti disponibili. Tanto so già che dovrò giungere fino al vagone di testa, quello posto in cima al convoglio. Salgo seguita da altri due passeggeri. A bordo respiro con piacere una boccata d’aria fresca e climatizzata. In caso contrario il percorso sarebbe stato disagevole, specie a causa di questa improvvisa ondata di calura, troppo elevata e decisamente superiore alla media stagionale. L'estate, quella vera, in realtà deve ancora avere inizio. E io so bene cosa significhi viaggiare a bordo di un treno afoso, sono una pendolare.
Domenica, primo giugno, presso una piccola stazione ferroviaria della linea adriatica. Giro lo sguardo al paesaggio d’intorno, sono in attesa di salire sul treno regionale delle ore 12.14: destinazione Ancona. Macchie colorate di ombrelloni sparsi oltre la pineta che costeggia i binari ammiccano invitanti, il profumo di mare si mescola a quello dei pini. Vengo distolta dall’altoparlante che annuncia l’imminente arrivo del treno i cui contorni già s’intravedono in lontananza. E’ in perfetto orario.
Sistemo il bagaglio e prendo posto lasciandomi alle spalle la stazioncina ormai deserta, il treno riparte accompagnato da un leggero sibilo. Mi giro in direzione del vetro e subito iniziano a scorrere figure di case, pezzi di mare, scaglie di scogli, ancora case e la vegetazione lussureggiante della pineta che ci accompagnerà per alcuni chilometri. Ognuno si perde nei propri pensieri lasciandosi trasportare dalle onde emotive. C’è chi ascolta musica in cuffia, chi sfoglia una rivista, altri distrattamente osservano oltre i vetri. Si viaggia da circa dieci minuti cullati dal rullio ondulante, quando improvvisamente s’avverte un impatto violento.
Afferro il bagaglio e m’incammino lungo la linea gialla, il convoglio si arresta. Pagina 15
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Se provassi a riprodurre quel rumore con un’ onomatopea, penserei ad uno “SBBAaaaMMM”urlato fino all’esagerazione, seguito da un repentino clangore metallico proveniente dalla parte inferiore del mezzo. Il treno probabilmente sta triturando un pezzo di lamiera capitato, non si sa come, sotto le rotaie in questo tratto ferroviario. Lo spostamento dell’asse serpeggia lungo tutto il convoglio facendo dondolare uno dopo l’altro i vagoni che impattano l'oggetto misterioso, noi passeggeri ne avvertiamo la netta percezione proprio sotto i piedi. E’ un segnale forte che sfuma in eco col colpo finale di coda. Soltanto allora la locomotiva, obbligata entro i tracciati paralleli, ristabilisce il ritmo regolare, ma dura pochi istanti; di botto il treno rallenta e, con una frenata stridente, arresta la corsa sui binari resi fumanti dall’attrito. L’odore di bruciato comincia a penetrare nell’abitacolo, ma i finestrini e i portelloni sono bloccati ed è impossibile uscire fuori. Uno dei miei compagni di viaggio, visibilmente allarmato, esterna una certa preoccupazione. Mi guarda chiedendomi cosa sia potuto accadere. Ho il sangue gelato e per tutta risposta resto muta limitandomi a sgranare gli occhi con espressione di vivo stupore. L’altro signore, chiamato in causa, ipotizza qualcosa. Intanto piccoli gruppi di ospiti provenienti da altre carrozze invadono a più riprese la nostra. C’è chi esige delle
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spiegazioni, chi vuol essere informato sulla cagione che ha provocato il fermo del convoglio, qualcun altro invece, con piglio deciso, si spinge fin dentro la cabina dei comandi adiacente alla nostra che risulta vuota. Osservo la scena dal vetro: il capotreno, che nel frattempo è sceso a terra, sta camminando a passi lenti lungo la fiancata. Si ferma esitante per poi fare dietro front. Cerchiamo di attirare la sua attenzione con dei gesti e lui, accortosi, apre il nostro portello, vietandoci però categoricamente di scendere dal mezzo. Siamo lì che pendiamo dalle sue labbra, finché un viaggiatore rompe il silenzio per chiedergli se si sia rotto qualche ingranaggio. Il capotreno scrolla il capo e, per tutta risposta in evidente stato di choc, risponde con frasi intervallate da lunghe pause: " E’ sbucato all’improvviso dalla macchia verde e non ho compreso subito le sue reali intenzioni. Sembrava un clown dalla figura allampanata, con vistosi pantaloni sgargianti. Ho avuto solo pochi attimi di tempo per realizzare che indossava grandi occhiali scuri e un berretto blu calato in testa! La figura con un balzo si è portata nel mezzo dei binari e con un accenno d’inchino, o almeno così m’è parso, si è posizionato a terra col viso rivolto alla testa del treno. Azionando il comando dei freni ho sentito il sangue gelarsi dentro. Ho sperato per un attimo che si trattasse soltanto di una visione immaginaria. Lo vedevo rotolare di fianco appena un po’, oppure oltrepassare la linea con un balzo fulmineo, magari facendo “marameo” con le dita, sulla punta del naso; in barba al treno, sì… proprio così…
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Invece quell’uomo, era lì, giaceva immobile. Una frazione di secondi per distendersi perpendicolarmente alle rotaie, con quelle gambe troppo lunghe. Giuro che ho assistito impotente a quella scena flash senza poter far altro che frenare. Non ho retto e ho chiuso gli occhi, un attimo prima che il suo corpo scomparisse sotto di noi” Sono basita. E’ incredibile di quante cose possano fotografare i nostri occhi in un lasso di tempo così breve. Cinque, dieci secondi? Dopo aver ascoltato con raccapriccio il resoconto di un suicidio, perché di questo si è trattato, un brivido mi attraversa il corpo. Il vagone che ci ospita ora è letteralmente invaso da passeggeri curiosi di sapere. Un’infermiera, appresa la notizia, subito si allarma stizzita, perché non potrà giungere in orario nel nosocomio presso cui presta servizio. Si chiede la ragione per cui il tizio abbia deciso di lasciarsi morire proprio sotto questo treno, e soprattutto si interroga su come si possa scegliere di morire in una bella giornata di sole così. Facendo spallucce conclude che – per lui, sarebbe stato meglio andare al mare, piuttosto che avere tristi pensieri nella testaAnche lo studente diretto a Macerata comincia a dare segni d’insofferenza. Piagnucola perché a causa di questo accidente, oggi perderà la gara di campionato del Valentino nazionale, quella che verrà trasmessa in tivù alle quattordici e trenta.
Un’anziana signora, nella confusione, ha smarrito il suo giacchino, e chiede in giro se per caso ci sia qualcuno in grado di dirle dove sia finito, fornisce persino una descrizione dettagliata dell’indumento. Oltretutto è doppiamente risentita poiché, ormai, salterà anche la coincidenza che le avrebbe consentito di raggiungere la capitale. L’apprendista parrucchiera truccata da dark lady, nel frattempo si è seduta di fronte a me. Inganna il tempo masticando un chewingum. Ha due peercing che le forano il sopracciglio destro. Estrae una limetta e inizia a strofinare le unghie. Di colpo, mi chiede il numero dello smalto dalla tonalità del mattone con cui sono laccate le mie, sostiene che le piace davvero tanto! Un ferroviere fuori servizio comincia ad imprecare e ritiene di avere tutto il diritto di scendere dal treno, anche se è sospesa la corsa, poiché è un dipendente di Trenitalia. Il capotreno per tutta risposta lo ricaccia dentro. Il tempo passa. Un caldo insopportabile, ora che manca l’erogazione dell’aria climatizzata. I cellulari squillano ripetutamente e qualcuno lamenta di aver fame e anche sete. Inoltre, si ravvisa da parte di molti la necessità di una rinfrescatina, ma di entrare nella ritirata non se ne parli nemmeno! In attesa che le autorità competenti giunte sul posto, espletino le formalità derivanti dall’insano gesto di quell’individuo, si son fatte ormai le quattordici e venti e certi fanno notare alquanto contriti, che qui si è fermi sotto la canicola.
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Purtroppo “ la faccenda” è molto seria: non si scherza con la morte. Il carrozzone potrà ripartire, certo, ma soltanto quando questo spiacevole capitolo, sarà chiuso. Il suicida non saprà mai quanti disguidi, più o meno significativi, abbia causato il suo folle gesto definito dai più inopportuno. Molto meglio sarebbe stato ammazzarsi di notte: diciamo… alle due e trenta. Ecco sì: un orario perfetto per farla finita. Intanto perché circolano meno viaggiatori e poi a quell’ora nessuno va di fretta. Vuoi mettere? La tratta sarebbe risultata pressoché deserta, la linea che collega il nord e il sud del nostro Belpaese non sarebbe stata interrotta troppo a lungo e qualcuno, forse, avrebbe avuto il tempo di provare anche un po’ di pietà per quel pover'uomo.
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Il giorno dopo, 9 giugno 2010, lessi su un quotidiano locale che si era trattato del suicidio di una ragazza. Ho pubblicato oggi, a distanza di due anni, per denunciare, ancora una volta, il cinismo della gente. Siamo talmente assuefatti ad ogni tipo di violenza ormai, da restare indifferenti anche quando calpestiamo la vita, anche quando calpestiamo la morte.
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(Eleonora Siniscalchi)
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Il concetto di “ispirazione” e l’interpretazione di Carl Gustav Jung.
Questa notte ho avuto quella che viene comunemente chiamata ‘ispirazione’. Un’idea affiorata all’improvviso nel cuore della notte e che ha continuato a solleticare la mia fantasia anche durante il resto della giornata : scrivere un articolo che avesse come punto di partenza proprio il significato della parola ‘ispirazione’. Ho iniziato, così, a documentarmi e a leggere informazioni al fine di comprendere quel meccanismo così particolare e spesso improvviso che colpisce l’artista in qualsiasi momento della giornata ed in qualsiasi luogo. La definizione di questo stato d’animo è : un’improvvisa e incomprensibile esplosione di creatività che spinge chi ne è coinvolto ad esprimere in maniera artistica un pensiero, un concetto
affiorato alla mente. La parola ‘ispirazione’, di origine Greca, significa ‘respirare su’ ed è legata al concetto di respiro divino che si impossessa di colui la riceve, il quale entra, così, in contatto con i pensieri stessi di Dio, uscendo fuori dalla sua mente. Nell’antica Grecia il potere di ispirare era dato alle Muse. Di fatto molti artisti e poeti definirono questo stato d’animo riportando il suo significato a qualcosa di divino e di extrasensoriale, di sovrannaturale, probabilmente proprio per la natura poco comprensibile del fenomeno, che non nasce da basi razionali. La scienza stessa, di fatto, non si è mai occupata molto di questo stato psichico, forse per la difficoltà di riprodurre tale fenomeno e soprattutto per l’impossibilità di innescarlo a piacimento e, quindi di analizzarlo con mezzi tangibili. Ma tra le tante definizioni lette qua e la, sinceramente, quella che ha colpito di più la mia attenzione è stata quella che ne ha dato Carl Gustav Jung, psichiatra, psicoanalista, psicologo del profondo e non solo. La produzione di Jung è davvero immensa e spazia attraverso una gran varietà di concetti, di argomentazioni, che riguardano la psicologia complessa, l’inconscio, l’ inconscio collettivo, ma anche la medianità, lo spiritualismo, la religione, la filosofia, l’antropologia. Tra tutti i lati della vita da lui trattati c’è anche quello relativo al mondo dell’Arte. Ha scritto, infatti, un saggio intitolato ‘Psicologia e Poesia’ nel quale analizza questi due universi che hanno Pagina 19
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indubbiamente delle interconnessioni pur mantenendo ognuna un suo territorio e una sua individualità. “L'arte nella sua essenza non è una scienza, e la scienza nella sua essenza non è un'arte; perciò questi due dominii spirituali hanno un loro proprio territorio riservato. Se noi quindi vogliamo parlare dei rapporti tra psicologia e arte, dobbiamo occuparci solamente di quella parte dell'arte che può, senza soprusi, essere sottoposta a un simile esame.»” La frase, tratta dal saggio in questione, che sintetizza il concetto di Arte di Jung credo sia questa : “<<L’essenza dell’opera d’arte, infatti, non consiste nell’essere carica di singolarità personali (quanto più questo avviene, tanto meno può parlarsi d’arte), ma nel fatto d’innalzarsi al di sopra di ciò che è personale e di parlare con lo spirito e con il cuore allo spirito e al cuore dell’umanità. Ciò che è personale è limitazione, anzi vizio dell’arte>>” Jung, nell’analizzare il fenomeno artistico si attiene a quella parte che può essere studiata attraverso la psicologia, quindi prende in considerazione il fenomeno dal punto di vista emozionale e simbolico, tratta le origini del meccanismo che spinge un’artista a produrre la sua opera. Concettualmente, secondo Jung, la vera arte deve possedere le caratteristiche di universalità ed eternità, quindi la creazione deve poter essere interpretata da qualsiasi fruitore, proprio per la sua capacità di Pagina 20
trasmettere un messaggio universalmente comprensibile e carico di significato. Questo significato è attinto dall’inconscio collettivo, o ‘spirito dell’umanità’, costituito da tutti quei concetti e quelle idee che vengono ritrovate trasversalmente all’interno delle varie ere e epoche (es. il concetto di Dio) e che secondo Jung fanno parte di un substrato più profondo di quello dell’inconscio individuale. Questo ‘inconscio collettivo’ rappresenta di fatto il bagaglio dell’intera umanità, raccolto e memorizzato in una parte molto profonda della nostra mente alla quale ha accesso l’artista, è un ‘sapere’ ereditato dall’individuo che contiene tutta una serie di informazioni universalmente riconosciute, è un substrato psichico comune a tutti gli individui. Ciò che affiora alla mente dell’artista o del poeta, quindi, quando è ispirato, non è altro che un ‘archetipo’, cioè un’immagine, una forma primitiva di pensiero che viene poi tradotta attraverso l’opera d’arte. Dell’artista, Jung, dice che può essenzialmente scegliere due vie nella realizzazione della sua opera : la prima è quella di mettersi egli stesso a capo del processo creativo. In questo modo l’opera nasce dall’intenzione del soggetto di provocare un determinato effetto, dalla scelta cosciente delle espressioni che meglio interpretano la sua finalità artistica e ciò che vuole effettivamente rappresentare; la seconda via, invece, è quella di accogliere il processo artistico come qualcosa di estraneo, come una potenza esterna che
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spinge l’artista ad esprimersi in una determinata maniera senza riuscire a fare altro se non seguire l’istinto. Il risultato è qualcosa che esprime il Sé del creatore ma che non è stato indirizzato volontariamente ma solo, in qualche modo, subito dall’individuo stesso. Utilizzando la seconda via, quella più strettamente legata all’ispirazione del momento e all’istinto, si noterà un forte ricorso al ‘simbolo’ che per Jung ha un significato importante :
i dolori, le difficoltà, che ha combattuto per la sopravvivenza in un susseguirsi di cicli che hanno portato comunque fino a noi, che ci hanno permesso di esserci ancora, nonostante tutto. L’artista si fa portavoce di significati più profondi della vita stessa, che incorporano vita e morte allo stesso tempo, che raggiungono l’eternità perché eterni nel loro scorrere nel letto di un fiume che ha visto ciò che noi ancora non sappiamo: l’origine stessa della nostra specie. (Emanuela Arlotta)
“<<Il simbolo resta un perpetuo tema di riflessione e di comprensione emotiva. È senza dubbio per questo che l’opera simbolica stimola maggiormente, poiché essa penetra più profondamente in noi, e ci procura raramente un piacere estetico che sia del tutto puro; mentre l’opera che manifestamente non ha nulla di simbolico parla con maggior purezza alla sensibilità estetica,giacché essa ci consente la visione armoniosa della perfezione>>”. In sostanza, secondo Jung, il concetto di Arte è assimilabile ad un messaggio che utilizza simbolismi universalmente comprensibili. Simboli o archetipi che ci sono stati tramandati durante lo sviluppo dell’umanità stessa e che prescindono dalla cultura o dal contesto in cui si vive e si cresce. L’Arte si fa portavoce della Natura stessa dell’uomo, abbatte i confini della realtà tangibile e affonda le sue radici nel sapere tramandato dai millenni e spesso dimenticato e sotterrato da strati superficiali e densi di realtà. La maggior parte delle persone non riesce ad entrare in contatto diretto con questa fonte nascosta di verità, per questo il compito dell’artista, del poeta è e rimarrà sempre un compito essenziale. Non a caso è l’anello di congiunzione tra l’umanità odierna e quella che ha vissuto le emozioni,
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Intervista a Gianfranco Iovino A cura di Emanuela Arlotta.
accompagnato la mia vita. Fin da piccolo mi affascinava l'idea di poter creare mondi paralleli nei quali immergermi con i miei giochi adolescenziali, forse anche perché subivo l'assenza di un fratello col quale condividere anche solo una passione. Da figlio unico ho imparato a giocare e parlare da solo, ad appassionarmi alla lettura, la musica e il teatro che hanno permesso di sviluppare un desiderio di rapportarmi agli altri in maniera sincera ed intensa, e niente più di una poesia, una canzone o un romanzo sa trasmettere l'animo interiore di chi ne è il padre artistico. Ed il campo dove meglio riesco ad imprimere il mio carattere è, senza alcun dubbio, la musica: gioia e dolore per me, che ha saputo rubarmi i migliori sogni e fatto collezionare tante soddisfazioni, ma anche qualche pena e delusione difficile da dimenticare anche a distanza di tanti anni.
1. Sei un uomo dai molteplici interessi in campo artistico: la musica, il teatro, la scrittura di romanzi, di poesie, la collaborazione con delle riviste come giornalista pubblicista. Qual è il campo in cui esprimi meglio le tue capacità e quello, invece, in cui senti che il tuo messaggio viene meglio trasmesso al pubblico? R - L'arte, creativa di sensazione, d'animo, è Pagina 22
intesa come espressione un sentimento o una od anche uno stato qualcosa che ha sempre
La musica è come una bella donna: decide lei sé e come donarsi a te, ma è un po' ingannatrice ed anche la più fedele compagna in quanto si fa sempre trovare disponibile. Mentre invece la scrittura, che reputo un talento regalatomi dal buon Dio, è la forma più diretta con la quale riesco a trasmettere i miei pensieri al lettore. Un romanzo non è un testo di una canzone, dove in 4 minuti devi concentrare una storia, ma un pezzo di vita che si anima nella mente e la fantasia di chi ti regala il suo tempo a leggerti.
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2. Cosa rappresenta musica?
per
te
la
R - Difficile associarle un valore per quanto la reputi fondamentale nella mia vita. Provo a farlo con un esempio: potrei sopportare quasi tutto nella vita, ma mai che mi venisse sottratto l'udito. Ne morirei! 3. Quanto c’è delle tue emozioni nei tuoi scritti, nella tua musica, nella tua Arte? R - Nella musica quasi sempre racconto di esperienze dirette o direttamente collegate a me, perché mi consentono di essere più diretto e sincero. Nella scrittura, invece, mi piace molto approfondire, quasi a volermi intrufolare tra le pieghe di una storia vissuta, sentita raccontare o solo immaginata, per farla mia e darle tinte e sapori da renderla reale. 4. Cosa pensi debba trasmettere un artista al suo pubblico per essere considerato tale? R - Un artista, di qualsiasi campo parliamo, deve avere un pubblico al quale rivolgersi, altrimenti non può definirsi tale. Sono contrario a chi sostiene che non si scrive per gli altri, ma solo per se stessi, perché se così fosse non comprendo il motivo per il quale vuole poi garantirsi una pubblicazione per la sua raccolta di poesia o il suo CD autoprodotto.
E con questo presupposto, e nell'assoluto rispetto di chi investe del tempo, oltre che denaro, per ascoltarti, leggerti o guardarti, credo che l'artista debba sempre essere se stesso, critico ed esigente, trasformando le proprie sensazioni in qualcosa che sia di patrimonio pubblico, con la consapevolezza che può o meno piacere. Chi non accetta le critiche o preferisce mantenere un distacco eccessivo dal proprio pubblico non è un artista, ma un protagonista solitario di se stesso. 5. I tuoi romanzi trattano tutti temi importanti, legati a problematiche sociali anche di una certa rilevanza. E non solo, i proventi stessi di questi libri sono stati destinati da te a molte associazioni benefiche. Parlaci di questo tuo forte interesse verso queste tematiche, da cosa nasce, come si è sviluppato nel tempo e qual è l’obiettivo che ti sei prefissato? R - Non mi piace parlare molto della finalità a cui destino i proventi d'autore, perché sembra un po' come volersi autoproclamare facendosi scudo con una falsa missione benefica. Io scrivo per il gusto di farlo, o per semplice ed innata passione, e vivendo un destino molto generoso, che mi permette di vivere dignitosamente, grazie ad un buon lavoro, alla buona salute e una famiglia che mi segue e mi vuole bene, e non avendo tempo abbastanza per dedicarmi a chi merita un po' più di attenzione da parte di tutti noi, mi Pagina 23
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sono convinto che fosse un talento soprannaturale quello di scrivere, per uno che ha svolto studi tecnici ed ha collezionato una serie infinita di insufficienze nella materia d'italiano fino alle superiori, e così ho deciso che per gli argomenti trattati nei singoli romanzi, o per il desiderio di approfondire qualcuno dei tanti, troppi mali che abitano il mondo, mi piace destinare i proventi spettanti a me sulle vendite ad associazioni o Fondazioni con scopi solidali, così da sentirmi parte, anche minimale, della loro grande opera di solidarietà. 6. Nel romanzo d’esordio, ‘Cuori nella Tormenta’, pubblicato nel 2005 con Seneca Edizioni e ripubblicato con Laura Capone Editore nel 2011 dopo un lavoro di rivisitazione ed ampliamento, affronti un tema molto attuale, quello delle conoscenze nate via chat, quegli incontri virtuali che spesso si traducono, poi, in realtà, con conseguenze per lo più inaspettate. Nel caso del tuo libro la chat ha permesso a due persone lontane di conoscersi e di scoprire l’amore. Parlaci del tuo romanzo e di come è nata questa tua idea.
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R Devo tanto al mio Cuorinellatorment@ perché mi ha permesso di affacciarmi sul mondo dell'editoria. Tutto nasce dalla collezione di lettere, consigli, poesie, frasi d'amore e suggerimenti raccolti dal sito omonimo, che ho curato per circa 10 anni ed ha riscosso un gran seguito. Curavo un Forum nel quale si affrontavano argomenti inerenti l'amore e il senso dell'amare, e dopo tante esortazioni a farne un romanzo, prima o poi, ho deciso di dare vita a quei tracciati fedeli ed inequivocabili dell'innamoramento, inventandomi i personaggi di Luca e Carolina, che sono i protagonisti del racconto, che una sera si incontrano casualmente nella stanza interattiva della chat "cuorinellatorment@" e facendosi scudo e forza sul desiderio reciproco di parlare, raccontarsi, conoscersi ed approfondire, si ritrovano i protagonisti di una favola d'amore interattiva, appunto il loro amore che li porterà ad una scelta definitiva, quanto irrimediabile. Quando è uscito per la prima volta Cuorinellatorment@ mi ha meravigliato l'interesse raccolto e quel risultato incredibile di aver esaurito la prima stampa in appena 4 mesi. Da allora, e da Freccia e Ginevr@ è iniziato il mio viaggio nella direzione dei romanzi, che mi stanno regalando grandi soddisfazioni. E giusto per citarne un solo caso: dopo 6 anni dalla sua prima edizione, ho contattato la casa editrice Laura Capone per sottoporgli l'idea di una nuova edizione del romanzo, con nuovi accorgimenti e ampliamenti. Devo molto a Laura Capone perché ha creduto in questo progetto, ed oggi
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con orgoglio riferisco che per luglio sarà disponibile una versione in lingua spagnola in versione digitale, e per settembre anche una traduzione in lingua inglese, così da affacciarsi sui mercati europei e dare ancora altro prestigio e spazio a Luca e Carolina, che dal quel lontano 2005 continuano ad innamorare e intenerire. 7. Che rapporto hai con le chat, con il mondo virtuale e con Internet? R Quando ho pubblicato Cuorinellatorment@ nel 2005, Internet era ancora un luogo semi sconosciuto, dove si idealizzava il concetto di "una finestra aperta sul mondo" ma si era poco tolleranti all'idea che una chat potesse unire posti lontani e luoghi impossibili da raggiungere altrimenti. Oggi, con i Social network l'interattività ha raggiunto livelli altissimi, al punto da non precludersi più nessuna strada, ed io sono il primo a benedire Internet perché mi ha permesso di farmi conoscere e incontrare persone e sorrisi, che senza questo geniale strumento sarebbero rimaste solo fotografie. Ma Internet è anche un campo di mine inesplose. Si raggiunge con troppa facilità le case della gente, e dietro un video non sai chi c'è. Il sesso, la pedopornografia e le delusioni d'amore sono il risvolto della medaglia, ecco perché sostengo che ci debba essere una moderazione all'uso, utilizzando dei filtri, tipo i Parental Control, ma installati nella propria mente, considerando che dall'altra parte di un video c'è una persona con una propria stabilità e sensibilità, e certe parole,
come tante azioni possono arrecare danni seri. 8. Cosa pensi dell’editoria contemporanea? R - Sono poco tollerante alle Major, perché selezionano sempre utilizzando preconcetti troppo duri e severi. Preferiscono autori stranieri, i volti televisivi e i figli dei famosi, dimenticandosi che esiste una porzione considerevole di autori emergenti, o perfetti sconosciuti, che scrivono davvero bene e meriterebbe ben altre vetrine. Sono un giornalista che cura alcune rubriche di cultura su mensili specializzati e quello che davvero mi affascina è ritrovarmi spessissimo dei testi di perfetti sconosciuti che rapiscono per la genialità con la quale sanno trasformare le parole in arte creativa. Così come bisognerebbe incentivare maggiormente alla lettura, con piani di sviluppo, azioni di aggregamento e informazione, evitando di stampare 100 testi a settimana e ritrovarsi in un deposito da macero dopo 3 mesi dalla pubblicazione senza neppure aver avuto la benché minima promozione, perché dopo una settimana sei già il 101° testo da vendere e divorare o distruggere. Speriamo che la frontiera aperta dalla editoria digitale possa far raggiungere più facilmente ogni lettore, e con un prezzo equo e competitivo, permettere di leggere non solo Best Seller ma anche esordienti, autori minori o tentativi di scrivere per emozionare. 9. Cosa consigli a chi decide di cimentarsi nel mondo della Pagina 25
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scrittura? Quali sono le strade da evitare? R - Io scrivo per passione, perché amo leggere. Sono un innamorato cronico della lettura perché ti permette di conoscere, approfondire e spaziare con la fantasia, raggiungendo luoghi e dimensioni lontane, pur restando seduti al proprio posto. E questa grande passione mi ha permesso anche di provare a scrivere, approfondire ed insistere fino a spingermi ad essere valutato da un editore e diventare, alla fine, un romanzo da leggere. Ma molti, addirittura troppi, credono che scrivere un libro sia un esercizio facile e che non valga tanti sacrifici, perché loro hanno il talento, che non si insegna ma si ha nel sangue. Questo è l'errore più grande che commettono. Ci sono tantissimi autori alle prime armi, che non si abbassano a leggere gli esordienti, perché li credono una lettura inferiore a quella propria, o addirittura respingono i classici del passato, perché ritenuti obsoleti, ma commettono l'errore presuntuoso di sapersi su un piedistallo di sabbia, che alla prima delusione e consapevolezza poi li fa cadere giù, dichiarandosi, però, artisti incompresi, piuttosto che incompetenti. La scrittura è fatta di passaggi obbligati, approfondimenti e continue evoluzioni. E' importante un corso di scrittura, perché ti permette di comprendere trucchi, stratagemmi o il modo corretto di presentarsi ad un editore. Ma sono importantissimi anche alcuni concorsi letterari, che garantiscono, oltre che una notorietà, soprattutto Pagina 26
una presa di coscienza sulle proprie doti e, infine, c'è bisogno continuo di leggere, leggere e ostinatamente continuare a leggere, perché solo approfondendo e confrontandosi ci si eleva sempre più, migliorandosi. 10. Quali sono i tuoi progetti futuri? R - In questo momento sono concentrato nelle presentazioni pubbliche del mio ultimo romanzo "oltre il confine" pubblicato da Sassoscritto editore di Firenze, che affronta il delicatissimo tema della depressione, di cui è malata la protagonista per colpa degli abusi sessuali subiti in età adolescente, e legato alla Fondazione Luca Barbareschi di Roma, e con Laura Capone editore, si attende la versione spagnola di Cuorinellatorment@, per affacciarsi sui mercati esteri e provare a farsi conoscere anche oltre confine. Oltre, ovviamente, continuare a scrivere e leggere per il piacere di conoscere, approfondire e migliorarsi sempre di più, sperando di essere ancora geniali nel saper regalare belle emozioni a chi ti regala il suo tempo per leggerti.
(Emanuela Arlotta)
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Plastilina da giocare e da “mangiare”.
dell’animazione per merito di Nick Park che ha ricevuto due premi oscar per il cortometraggio con Wallce & Gromit – I pantaloni sbagliati (1994) e Wallce & Gromit – A Close Shave (1996).
Uno dei materiali creativi più belli e colorati che coinvolgono l’immaginazione dei più piccoli, ma spesso anche quella dei più grandi, è la Plastilina. Questo prodotto costituito da argilla, pigmenti,
Questo splendido prodotto che lavorato permette di creare ogni tipo di forma in base alla propria manualità, è stato per un lungo periodo anche il dilemma ed il
cera e olio è nato in Germania nel 1880 da Franz Kolb, ma è diventato quello che noi oggi conosciamo grazie ad un inglese nel 1897 William Harbutt. Probabilmente per la libertà creativa che questo materiale permette, oltre ad essere manipolato dalle mani dei bambini, è stato usato in diversi modi da molti artisti e in particolare ha ottenuto dei riconoscimenti nel mondo
timore di alcuni genitori poiché, oltre ad essere utilizzato per giocare e creare, è stato spesso ingerito dai bambini facendo temere per la loro incolumità. Ciò che alcuni non sanno è che nel 1985 è stata messa in commercio una plastilina commestibile di nome Didò. La sua prima uscita era al gusto di mela e realizzato totalmente con prodotti alimentari e quindi completamente atossici. Il Didò dalla sua nascita ad oggi offriva ed offre la possibilità di poterlo modellare, annusare, osservare e perché no anche “mangiare” in tutta Pagina 27
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tranquillità, permettendo alla plastilina di essere oltre che un prodotto antistress ed ipercreativo anche uno molto sicuro. Certamente il Didò non è un alimento, ma in caso di ingestione non produce danni. L’impasto pur variando in quantità ed ingredienti da produttore a produttore ha come elementi di base: la farina, l’acqua, lo zucchero, l’amido di mais, l’olio, i coloranti alimentari e qualcuno inserisce anche del sale. Esistono varie colorazioni di Didò dal diverso gusto e accennando ad una piccola curiosità sembra che il colore più difficile da produrre, per tutte le aziende che lavorano la plastilina, sia il viola. Indipendentemente da quanto sopra detto se avete ancora dei dubbi sulla sicurezza di questo prodotto, magari perché contenendo dei conservanti potrebbe creare qualche problema a chi soffre di particolari tipi di allergie, o semplicemente per essere totalmente certi di cosa stiano utilizzando i vostri bambini per giocare, allora non vi resta altro da fare che
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preparare il Didò fatto in casa. Utilizzando dei prodotti alimentari, alcuni presenti nella lista sopra citata, si può realizzare una versione di plastilina artigianale scegliendo una delle svariate ricette che si trovano facilmente in internet. Con l’uso dei coloranti alimentari è possibile preparare le tonalità preferite o semplicemente creare quelle di base (rosso, giallo e blu) che si possono mescolare tra loro ottenendo le altre colorazioni. Una volta realizzato il vostro pongo casalingo potete conservarlo in recipienti ermeticamente chiusi e riusato come tutte le plastiline ogni volta che lo desiderate. Nel caso però il materiale tenda ad indurirsi o a seccarsi, essendo un prodotto naturale, si può ravvivare con un po’ d’acqua e poi nuovamente rimescolare e riutilizzare. Un altro buon metodo di conservazione è quello di avvolgere il panetto di pongo nella pellicola trasparente, il prodotto rimane inalterato per lunghissimi periodi senza seccarsi o produrre muffe. Un’altra informazione importante da sapere è che se sono sostituite nella preparazione dell’impasto le farine con quelle senza glutine, il Didò fatto in casa può essere usato con pieno
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divertimento anche dai bambini celiaci. In commercio in ogni caso le aziende produttrici sono già intervenute a risolvere questo problema creando il Giotto Patplume assolutamente senza glutine. Nello scegliere la realizzazione casalinga sono certa che sarà altrettanto simpatico creare il composto con i bambini che inizieranno a giocare prima ancora di poterlo modellare. A questo punto non mi resta altro che augurarvi un buon
Pubblicizza le tue opere su questo magazine con foto e descrizioni in primo piano. Fatti conoscere, diventa Protagonista. divertimento e certa che il pongo porterà allegria ovunque sarà manipolato, vi invito a dare libero sfogo alla vostra fantasia. (Cristina Rotoloni)
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‘Cuori nella torment@’ di Gianfranco Iovino.
sembra quasi scontata, e fin troppe volte inevitabile, la possibilità che dalla frequentazione in una chat interattiva si possa scatenare un amore assoluto, che riesce a stravolgere ogni regola di vita, fino al punto da lasciarsi completamente domare dalla necessità di andare ben oltre un messaggio, una conversazione virtuale o Oggi
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attimi di intensità, rubati alla quotidianità. Raggiungere una dimensione assoluta da non poterne più fare a meno, al punto da trasformare quell'amore distante ed effimero in una ragione di vita: la propria ragione di vita. Ed è così che sempre più storie d'amore hanno inizio in una stanza virtuale, anziché una piazza, un bar od un ritrovo di amici. Ma se torniamo indietro, fino a spingersi agli albori di questa sorprendente genialità interattiva, è facile immaginare che un amore, se mai riuscisse a nascere da un video, su cui si componevano soltanto delle parole, sarebbe stato qualcosa di assolutamente travolgente, proprio come è accaduto ai protagonisti del romanzo di Gianfranco Iovino, “Cuori nella torment@”, una storia d'amore, nata tra le stanze virtuali di una chat e trasformatosi, poco alla volta, in una realtà impossibile da evitare. E così come i protagonisti di questa storia, Freccia e Ginevr@, si lasciano avvolgere da questa sorprendente novità amorosa, anche il lettore, man mano andrà avanti nell'approfondimento del racconto, si troverà complice inevitabile dei tumulti, le passioni, le paure e le agitazioni che condiscono un amore imprevedibile, quando inevitabile, tra due persone distanti chilometri, che una sera di dicembre si ritrovano a scambiarsi quel loro primo "ciao" che cambierà le sorti alla loro vita. Quando è uscito per la prima volta "Cuori nella torment@", nell'edizione curata dalla Seneca Edizioni, è stato definito un vero caso letterario, per la capacità indiscutibile dell'autore, a saper immergere il lettore al
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centro esatto della storia, al punto da diventare una sorta di guida all'uso per quanti, ai primi approcci, sentivano forte la necessità di farsi guidare in quell'incauto, a volte imprudente ed eccessivo sentimento, che prendeva sempre più i toni e le sembianze di un amore vero, al punto tale che dal 2005 ad oggi, in tutto il mondo si contano migliaia di coppie che si sono conosciute proprio come Freccia e Ginevr@, in una stanza virtuale dalla quale è iniziato a prendere forma un amore reale, fino a diventare vita coniugale insieme, all'insegna della modernità e di una chat che, se non ci fosse stata, non avrebbe permesso a quell'amore di diventare vita reale. Nella primavera del 2011, l'editore Laura Capone di Milano ha voluto ridare luce e visibilità ad un romanzo "cult" nel suo genere, proponendo una nuova versione, riveduta ed ampliata, regalando all'autore la possibilità di far rivivere la storia d'amore dei due intrepidi eroi, nati dalla fantasia di un sito "cuorinellatormenta.it" che negli anni 2000 è stato un punto di riferimento per gli innamorati internauti di tutta Italia ed oggi torna a far parlare di sé con questa rivisitazione e la possibilità, a breve, di poter disporre anche delle versioni tradotte in lingua inglese e spagnola per i mercati esteri.
cui ci si innamora dopo poche pagine, può contribuire nella nobile causa. Cuori Nella Torment@ - di Gianfranco Iovino. Edito da Laura Capone Editore, copyright 2011 Milano Sta per uscire anche la versione spagnola di di CUori nella torment@ :
Corazones En La Torment@ de Gianfranco Iovino traduzione a cura di Rosa María Jiménez Padilla ebook PDF ISBN: 987-88-97226-22-2
Nota di rilievo è la finalità che l'autore ha destinato all'opera, cedendo tutti i diritti a lui spettanti sulle vendite all'Associazione Italiana Sclerosi Multipla, contribuendo così alla ricerca per sconfiggere un male tremendo che ha bisogno d'aiuto e gesti d'amore, e niente più di un bel romanzo, di Pagina 31
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Recensione di ‘Neanche CON un morso all’orecchio’ di Flavio Insinna A cura di Rosanna Lanzillotti.
In “Neanche con un morso all´orecchio” Flavio Insinna intraprende un sentiero a lui sconosciuto, la scrittura, come un artista osserva la sua tela delineandone le immagini con colori bizzarri, a volte scuri e a volte chiari, ma sempre con piacevole ironia. così lui osserva e descrive, attraverso uno stile raggiungibile all´occhio critico di ogni lettore, i molteplici aspetti che caratterizzano l´evolversi di una famiglia. Realizzando un dipinto narrato che pochi altri avrebbero saputo realizzare meglio. I colori del suo primo libro “Neanche con un morso all`orecchio” a volte scuri come il dolore e a volte chiari come l´azzurro del cielo che dona speranza, si alternano armoniosamente con quelli di un arcobaleno luminoso che splende nel cielo. Il cielo di chi tra le righe di un romanzo decide di svelare al lettore nuove vie all´interno del proprio cuore, confrontandosi con l´amore che un figlio prova per il proprio padre che non per sua scelta si congeda dai suoi cari.
Spesso la vita ci pone dinanzi alle delle scelte: continuare a fare il lavoro che si è sempre fatto o fermarsi per un po´e intraprendere una nuova strada. Flavio Insinna ha avuto il coraggio di sospendere la sua eccellente carriera di attore, o “artigiano” come ama definirsi, per dedicarsi alla stesura di un romanzo che dà spazio a valori spesso poco considerati: la famiglia, l´umiltà, l´onestà, il coraggio di lottare per ciò in cui si crede.
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Nel suo romanzo scopriamo un figlio allo specchio! Dove i ricordi di un saldo e sano rapporto tra lui e colui che egli definisce “il capo branco” fanno da filo conduttore nell´evolversi di una famiglia. L´autore svela tutta la sua sofferenza, come una spiga battuta dal vento, una nave nel mezzo di una tempesta di ricordi, di sorrisi e sentimenti. Non teme di confrontarsi con la sua umanità e le sue debolezze. In un alternarsi di gioia e dolore, allegria e lacrime, Flavio Insinna descrive nella sua
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discreta spontaneità un quadro di vita colmo di colori che non si affievoliranno né con l´arrivo di un cielo in tempesta, né con lo splendere del sole nell´immensità dell´universo. Al contrario, sapranno illuminare sempre lo spazio vitale del lettore donandogli un sorriso e una ironica risata anche nei momenti piú critici della narrazione.
(Rosanna Lanzillotti)
In questa sua prima opera Flavio Insinna dimostra di avere un grande dono: la capacità di dare vita a chi la sta perdendo. Sa porre toni decisi e allo stesso tempo immensamente delicati in una figura femminile, la madre, che fa da trait d'union tra i componenti della suo nucleo familiare. E´ un romanzo che unisce e resiste alle intemperie della vita ove due anime, la madre e il padre, divengono l` una il fianco dell´altro e non “al fianco”. I personaggi del suo racconto sono come olivi secolari che non si confondono tra gli altri alberi spezzati dal vento. Sono immagini indissolubilmente uniche e fondamentali nell´esistenza di chi ha scoperto che a volte “Neanche con un morso all´orecchio” si puó riportare in vita qualcuno su questa terra, ma nulla muterá l´amore profondo che si prova per lui, neanche la morte. Unica certezza del nostro esistere. Questo “qualcuno” non scompare, bensí trova la sua dimora sempre e per sempre nel nostro cuore. Nel cuore di chi sa far rivivere coloro che abbracciamo ogni qualvolta lo desideriamo anche se solo nei nostri sogni colorati per narrarlo tra le righe del nostro racconto di umana quotidianità. Pagina 33
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La Redazione Mariagrazia Talarico
Talarico Mariagrazia nata il 14-09-80 a Bellano Lecco, Residente in provincia di Lecco, studi magistrale Bertacchi Lecco. Una silloge edita “Delicata com'ali di farfalla” ed Il Filo classificata terza del concorso internazionale insieme nel mondo 2. Cristina Rotoloni
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Cristina Rotoloni è nata a Roma il 20 luglio 1977, ma è cresciuta in provincia di L’Aquila. In questa città ha frequentato x\l’Istituto d’Arte e l’Accademia di Belle Arti dove ha conseguito il diploma di Laura in Scenografia con il massimo dei voti. Ha collaborato con l’Istituto Gramma nella realizzazione degli spettacoli teatrali: “Metamorfosi dei Corpi” e “Matilde principessa dispettosa”. Ha collaborato con l’associazione Il Camaleonte con corsi d’Arte e Immagine per i ragazzi dai 4 ai 16 anni. Si è sempre occupata con passione dei bambini per i quali ha scritto e illustrato favole come “Stellino”, “Tom” e “Lìlì”. Ha pubblicato sul sito “ilmiolibro.it” la sua raccolta di racconti intitolata “Frammenti di Vita”, dove oltre al terremoto parla d’esperienze forti che toccano l’esistenza umana. Al momento sta lavorando al suo Pagina 34
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romanzo in prossima uscita dal titolato “Il Tatuaggio”.
Francesco Danieletto
Francesco Danieletto, 63 anni, nato a Dolo, (Ve), dove la sua famiglia risiede da diverse generazioni, si è avvicinato alla scrittura, incoraggiato soprattutto dalle figlie. Personaggio anticonformista e ribelle, sta attraversando un delicato periodo di sofferenza fisica, dal quale sta uscendo con grande coraggio e volontà. Ha al suo attivo due pubblicazioni: “Strani fiori”, raccolta di poesie - “Luigia e altre storie”, sei racconti, ambedue pubblicate autonomamente. Nella sua biografia, si descrive così: “*Di me hanno detto che sono un inguaribile pessimista, quindi vorrei provare a sfatare questa affermazione.* *Scrivere non è facile, raccontare storie, racconti, più o meno immaginari, significa dare libero sfogo alla fantasia, cercando nello stesso tempo di rendere credibile ciò che si è fissato sulla carta, se poi ci si addentra nel campo della poesia, si trasmette uno stato d’animo a volte felice, a volte triste; a detta degli amici più stretti, che, a volte leggono quanto scrivo, è proprio *con questa* che do il meglio di me stesso. Non sono uno scrittore che si siede a tavolino e riempie, per forza, pagine su pagine di parole spesso inutili; scrivo quando ne sento il bisogno, posso farlo per una settimana intera oppure starmene anche un paio di mesi pensando a tutt’altro. Insomma, non ho il rubinetto
con il quale accendo e spengo la mia vena poetica. Di me hanno detto che sono un inguaribile pessimista, mi ritengo, invece, una persona che è abituata a guardare in faccia la realtà, qualunque essa sia; essere consapevoli che esistono situazioni difficili, vuole dire accettare, purtroppo, che la vita non è un tappeto di fiori, sul quale poter camminare a piedi scalzi; anzi una volta messi dei robusti paletti per risolvere i problemi, si possono apprezzarne tutte le cose belle, anche le più piccole sfumature che la stessa ci riserva.” Ha partecipato e vinto, nella sezione poesia, al primo premio letterario: “Dwelling book and love writing” edito a Bari dall’omonima rivista, nell’agosto 2011. Sue poesie e racconti sono presenti in “Gocce di emozioni” Antologia Rivierasca, Edizioni Laboratorio D.S. Dolo – (Venezia) 2009 e 2011. Ha partecipato al V° Premio nazionale di poesia e prosa: AlberoAndronico, Roma 2011, classificandosi 6° nella sez. B, poesie, con una silloge intitolata: “La follia dell’uomo”.
Laura Capone Editore (LCE)
La Laura Capone Editore è una casa editrice che opera online, produce, distribuisce e promuove libri nei vari formati (carteceo, e-book, audiolibro, ecc.). Nasce nel novembre 2010 e si afferma velocemente per la correttezza e la trasparenza operativa. La LCE si pregia di Pagina 35
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avere in redazione professionisti di settore per ogni competenza che, in una stretta rete di collaborazioni online, si prefiggono la rivalutazione del talento letterario ed artistico italiano contemporaneo, anche attraverso la promozione e distribuzione elettronica delle nostre opere tradotte. Per citare solo alcuni collaboratori: la dott.ssa Luigia Torrusio appassionata di lettere antiche, traduttrici quali Chiara Rolandelli e Alessandra Baroni, artisti quali Lisa Fusco, Moreno Chiacchiera (attualmente l’illustratore più quotato sia in Italia che all’estero), il Maestro Marco Serpe, il Regista Sebastiano Giuffrida, in un crescendo di professionisti più o meno noti che partecipano con grande competenza, professionalità e soprattutto passione.
Emanuela Arlotta Direttrice Volodeisensi
Nata a Roma il 20 Settembre 1975. Ho sempre avuto una forte propensione all’introspezione e alla conseguente scrittura di poesie e racconti che indagano in maniera approfondita l’animo umano, quello legato all’Io più profondo. Questa mia voglia di comunicare ha superato i limiti della carta e della distanza con la creazione di questa community letteraria (Volodeisensi.it) che gestisco con passione e amore tutti i giorni e di cui sono felice facciano parte tante persone che credono ancora nei sogni. Anche il Magazine online Pagina 36
è una mia idea, realizzata grazie al supporto informatico di alto livello di mio marito Leonzio Nocente, il quale è anche il creatore materiale di Volodeisensi.it e di altri siti molto conosciuti. Lavoro nell’informatica da anni e scrivo da quando sono nata. Ho auto-pubblicato due libri nella collana ‘ilmiolibro’, uno di poesie ‘Volodeisensi’ e uno di racconti ‘La Sfera’, che stanno riscuotendo molto successo e che presto saranno disponibili anche in formato ebook nello store Apple.
Leonzio Nocente Autore e Referente Tecnico Volodeisensi
Nato a Francavilla Fontana il 23 Maggio 1979, Architetto informatico che lavora da 14 anni nel settore IT. Le sue conoscenze vanno dallo sviluppo di portali alle applicazioni in tutti i campi compreso quello mobile. Nella sua carriera ha partecipato alla nascita di grandi portali Nazionali del settore comunicativo e collaborato con grandi multinazionali Italiane e Americane. “Questa mia opera epica che ha visto ben due anni di progettazione e sviluppo è stata la mia più grande soddisfazione, realizzare il sogno sempre vivo di una bambina, mia moglie Emanuela. Volodeisensi.it non è una semplice community ma un vero e proprio portale Letterario dove i sogni diventano realtà. Sono solo l’autore materiale, un penna su un
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foglio vuoto che viene guidato dalle emozioni di mia moglie che ogni giorno dà la possibilità a tanta gente di esprimersi e soprattutto di essere ascoltata. Con tanta commozione dedico questo nostro lavoro ai nostri figli e a tutta la gente che crede e crederà in Volodeisensi.it”
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