SOMMARIO A cena con i Bizantini.……………………….…………………….………..1 Il ventaglio: da oggetto comune ad opera d’arte ............... 4 Donne, omicidi, società ....................................................... 8 Rubrica Editoriale n°3 – Il Copyright ................................. 10 Poesie dei nostri autori ..................................................... 13 Racconto del mese : “La sig.na Tupitti e Magomerlo” ...... 14 Manuale del guerriero della luce ...................................... 19 Del Romanzo ..................................................................... 21 Ermanno racconta Yo Yo ................................................... 24 Recensione – “Demetrio dai capelli verdi” ....................... 37 La Redazione… .................................................................. 39
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all’imbrunire e all’ingresso della città il primo elemento che ci riceve colpendoci con la sua maestosità è il castello del XII secolo aperto al pubblico ed addobbato a festa. Sul portone ci aspettano i sodati, i rapaci e all’interno musici, dame e incenso. Nel castello ci è permesso di visitare le sale contenenti resti bizantini ed etruschi. Si possono ammirare i pettini, i gioielli, il
Finalmente dopo tanto tempo sono riuscita ad accettare l’invito per partecipare al percorso culturale ed enogastronomico: “A cena con i Bizantini” che si tiene a Crecchio (CH) ogni ultima domenica di luglio. Il comune che, non ha bisogno di presentazioni perché è di per sé un luogo invitante con il suo borgo antico e la meravigliosa ospitalità dei suoi abitanti che sanno metterti perfettamente a tuo agio, in questi tre giorni di festa si riveste delle antiche tradizioni, degli antichi sapori ed accoglie gli ospiti con bandiere, costumi, musiche e profumi. Lo spettacolo ha inizio Pagina 1
vasellame e le anfore dell’epoca. Rimaniamo incantati davanti all’antico telaio, al letto a baldacchino e alla pregiata cassapanca. Forte è stato il desiderio e la curiosità di salire sulla Torre dell’Ulivo tramite la scala a chiocciola totalmente in pietra, un’emozione difficile da spiegare che trova totale appagamento una volta giunti in cima dove abbiamo potuto contemplare l’incantevole panorama al tramonto. La caratteristica di questo evento è la cura e la meticolosità con cui
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tutto è riprodotto mantenendo fede al
suggestivi portatori di vino rifornivano
periodo storico. In riferimento all’attenzione al particolare faccio un mio personale plauso alla bravura interpretativa del cieco che chiede l’elemosina e al pregio con cui sono stati riprodotti alcuni
continuamente le osterie attraversando il borgo con le lunghe anfore a goccia sorrette a spalla tramite dei
giocattoli di legno e spago a forma di cavallo con le rotelle, senza nulla togliere a tutto il resto che
pali di legno. L’itinerario non essendo molto esteso permette di visitare
era molto coinvolgente e ben riprodotto. All’arrivo ci accolgono donne
tranquillamente il centro del paese tra gli stand e i figuranti interpretati dalla gente del luogo che partecipa attivamente a tutta la dimostrazione. Tra gli archi, i vicoli e la via principale scopriamo l’angolo del fabbro
in tunica che illustrano la festa e lasciano opuscoli per seguire il percorso e trovare i vari stand gastronomici. Qui, volendo, si può acquistare ad un prezzo irrisorio un piatto
che ad ogni rimbalzo del gran martello sull’incudine fa sobbalzare per lo stupore gli astanti. Troviamo anche l’artigiano che lavora il vetro, la produttrice di candele, i comici itineranti, i mangiatori di fuoco, i
ed un bicchiere in terracotta con una paletta di legno per permettere, a chi lo desidera, di potersi immedesimare ancora di più nell’atmosfera utilizzando questi oggetti per mangiare come all’epoca dei
fachiri, i falconieri e la fanciulla sui trampoli che incanta con la sua danza di farfalla tra la gente. Non manca
bizantini. Per lo stesso principio anche il menù è totalmente ispirato al periodo storico e abbiamo trovato varie prelibatezze tra cui elenco: il formaggio al miele, la farina di cicerchia “fracchiata”, il
l’angolo della tortura con una giovane donna alla gogna, né il corteo Bizantino con la principessa e la sua corte. Ho passato
maiale alle mele, il melone e l’uva al miele con spezie. Come dolci si potevano assaporare i mostaccioli da poter gustare con i vari vini. Durante l’evento, infatti, i
una serata ricca d’atmosfera e sono felice di aver finalmente accettato questo invito, ma posso solo dirvi quello che ho visto e purtroppo non posso trasmettervi le belle
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sensazioni provate. Per poter conoscere il vero incanto di questo luogo e di questa rivisitazione storica dovrete venire anche voi l’anno prossimo a scoprire tutto questo e tanto altro ancora che non vi ho elencato, nell’ultimo week-end del mese di luglio, a Crecchio il comune che t’invita ad assaporare una cena bizantina. (Cristina Rotoloni)
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antichi egizi e delle antichità asiatiche. Gli Egizi l’utilizzavano per sventagliare i faraoni,
Molti prodotti d’utilizzo comune si trasformano in oggetti utili a soddisfare il vezzo femminile e alcune volte diventano vere e proprie opere d’arte come è accaduto al Ventaglio. Questo prodotto nato con la funzione di movimentare l’aria per rinfrescare le persone, attizzare il fuoco e scacciare gli insetti, ha raggiunto l’apice del suo successo in Europa tra il 500 e il 700, divenendo un vero “gioiello” femminile che era sfoggiato come segno di raffinatezza e distinzione. Non si può stabilire quando sia realmente nata la prima forma di ventaglio, ma possiamo dedurre che nella preistoria venivano utilizzate delle foglie per assolvere a questa funzione. Le prime forme di ventagli storici li troviamo nelle rappresentazioni degli Pagina 4
mentre i loro sacerdoti lo maneggiavano per purificare le statue divine. Avevano una forma circolare costituita da piume ed erano sostenuti da una lunga canna che poteva essere d’avorio, oro o pietre preziose. Alcuni di loro sono stati rinvenuti nelle tombe, come quello di Tutankhamon che mostra un geroglifico tra le piume e il punto di congiunzione con la canna. I Giapponesi conoscevano il ventaglio sin dal VII secolo e furono loro ad inventare quello pieghevole costituito da un insieme di sottili pezzetti di legno, si pensa sia stato ispirato dalla forma delle ali dei pipistrelli. In seguito, ad opera di un viaggiatore, quello pieghevole
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fu esportato in Cina la quale utilizzava una forma di ventaglio rigido creato con il bamboo. Nella letteratura cinese l’oggetto in questione è associato ai personaggi mitologici. Sia i Romani che gli Etruschi vennero a conoscenza del ventaglio copiando i Greci che lo utilizzavano in ambito domestico, l’oggetto era a forma di foglia realizzato con piume o materiali vegetali. Nel Medioevo il ventaglio fu utilizzato anche nelle funzioni religiose. Durante le liturgie si preferivano quelli realizzati con piume di pavone, poiché l’animale rappresentava l’immortalità, o nella versione a coccarda realizzati in pergamena dipinta con immagini di Santi e dal manico d'avorio o d’osso scolpito. La versione pieghevole arrivò in Europa alla fine del XV secolo grazie ai portoghesi e ai veneziani che avevano aperto rotte commerciali con la Cina. Il successo del ventaglio in Europa si deva a Caterina De' Medici che ne portò, per il suo matrimonio, un numero considerevole alla corte di Francia. La nazione francese realizzò questo oggetto con la pelle di capretto che ritagliò
a “reticella” con l’intenzione di riprodurre i pizzi italiani, ritenuti di gran pregio. Il ventaglio incantò anche Elisabetta I d'Inghilterra che lo fece diventare il suo accessorio preferito. Questo oggetto considerato da sempre un elemento dell’alta società, divenne in questo periodo un prodotto simbolo di distinzione, aristocrazia ed arte ed era portato dalle donne tra le mani o legato alla cintura con catene e nastri. Fu utilizzato anche dai cavalieri, dalle suore e dai prelati. Artisti come Carracci e Bosse si dilettarono in incisioni e disegni di questo oggetto. Molti pittori tra cui Ruben e Velasquez dipinsero le dame con il proprio ventaglio. Il Re Sole in Francia e la regina Anna Stuart in Inghilterra sponsorizzarono ed appoggiarono artisti ed artigiani che si dedicavano alla lavorazione di questo manufatto. Maria Antonietta e le sue dame furono celebri per gli splendidi ventagli esibiti con rappresentazioni bucoliche e floreali con magnificenza di elementi come orlature e decorazioni dorate, pagine di seta e manico in stecche di tartaruga, avorio o pregiati legni laccati di bianco. Nel XVIII secolo con il trasferimento in Spagna dell'artigiano francese Eugéne Prost, questa diventa una delle principali nazioni produttrici di ventagli, in Pagina 5
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concorrenza con la Francia e l’Italia. Difatti le ballerine spagnole tutt’oggi se ne servono nel flamenco per amplificare alcuni gesti. Il ventaglio nel XVIII divenne corredo e simbolo della ricca società. Le madri e le figlie li possedevano realizzati nella stessa foggia. In questo periodo acquistò sempre più un valore comunicativo sia ad opera delle stampe in esso usate, come ad esempio nella rivoluzione francese che furono utilizzati per informare le masse su eventi salienti e storie, sia a corte dove, in base al modo in cui lo si teneva, si inviavano segnali ai presenti senza l’uso della parola. Messaggi mimici che ispirarono Goldoni nella realizzazione della famosa commedia “Il Ventaglio”. La capacità comunicativa di questo manufatto fu una caratteristica scoperta dai Giapponesi che la sfruttavano in battaglia per inviare messaggi durante la guerra, in questo frangente però l’oggetto poteva anche essere usato come arma perché costituito da stecche di ferro taglienti. In Cina a diversità dell’Europa i ventagli furono realizzati solo su carta e seta. I loro artigiani erano però famosi nel lavorare l’avorio e la madreperla e ancor più erano abilissimi laccatori ed eccezionali a manipolare e smaltare la filigrana. Nel XVIII – XIX secolo in Europa iniziarono a realizzare ventagli anche gli incisori di madreperla creando particolari e belle lavorazioni. La famosa ballerina Isadora Duncan attenta alla ricerca creatività e alla sua libertà espressiva, disegnava
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personalmente i propri ventagli e mostrava particolare attenzione all’intonazione dello stesso con il resto dell’abbigliamento. Nell’Ottocento alcune donne coraggiose usarono questo prodotto come mezzo di divulgazione politica perché nell’aprirlo potevano rivelare, in base al lato mostrato, il volto della persona che desideravano vedere al potere in contestazione con la forza politica del momento. Con lo stesso scopo politico in Italia i ventagli tricolore furono utilizzati fino alla prima guerra mondiale, mentre alcune principesse si facevano immortalare dai fotografi con l’oggetto in mano a copia dei dipinti delle precedenti sovrane storiche. Il ventaglio in quest’epoca era ormai di uso comune in tutti i ceti sociali, anche se variavano di costo e qualità a secondo di quanto si poteva permettere di spendere l’acquirente. L’Inghilterra per contrastare la concorrenza dei ventagli cinesi fatti in carta da zucchero e venduti a poco prezzo, realizzò ventagli di carta con decorazioni floreali uniti da stecche di legno. Entrambi come prodotti duravano poco, ma grazie al loro basso costo furono accessibili a tutti e aumentò la richiesta che diede vita anche a delle realizzazioni in merletti fatti a macchina. Probabilmente fu
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anche l’inizio della fine del ventaglio come oggetto nobile e artistico visto che la produzione a basso costò eliminò l’intervento degli artigiani, dei pittori e decoratori. Nel XIX – XX secolo sia per ciò che si è sopradetto, sia per la nascita del ventilatore e sia per la frenesia moderna che ha indotto la ricerca di una maggiore comodità nell’abbigliamento femminile, questo oggetto è andato via via scomparendo. Nel XXI secolo il ventaglio si può ritrovare nelle raccolte dei collezionisti, mentre alcuni artisti stanno nuovamente valorizzando le caratteristiche di questo prodotto. Un esempio può esserlo la mostra fiorentina aperta dal 20 aprile fino al 30 settembre 2012 con l’esposizione delle opere di 64 artisti contemporanei. Il ventaglio mantiene in ogni caso il suo valore inalterato nei paesi orientali e in particolar modo in Giappone, anche se la principale scuola e manifattura di artigianato artistico del ventaglio nel mondo si trova a Cadice, in Andalusia. In Spagna, infatti, è ancora un oggetto molto personale e considerato un elemento elegante e mai superfluo. Si usa ovunque come a teatro, alle feste, alle cerimonie, nella danza, in chiesa e anche ai funerali. A seconda delle occasioni cambia disegno e decoro come: in pizzo e legno per il teatro, a fiori per le feste o in tinta
con il vestito per la danza o nero per il lutto. In altri luoghi del mondo dove il suo valore non è più quello dell’utilizzo giornaliero, è venduto come souvenir nelle zone turistiche e in Italia una volta l’anno, nella celebrazione del Ventaglio, questo oggetto è regalato al presidente della repubblica, della camera e del senato. E’ però un dato certo che anche nei luoghi meno utilizzati ancora oggi, se ci si trova al mare sotto la calura del sole estivo e lo si cerca a qualche signora anziana, la donna l’avrà provvidenzialmente in borsetta. Sicuramente in questo caso però non avrà più, se non in rare occasioni, il suo ruolo fondamentale di gioiello artistico decorato con pregi e merletti per soddisfare il vezzo delle donne, ma sarà nuovamente l’oggetto d’origine con la funzione di movimentare l’aria per rinfrescare le persone. (immagini prese dal web) (Cristina Rotoloni)
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Alcune settimane fa leggevo dell’omicidio di una ragazza, “colpevole” della gelosia del suo amico. Ci sono stati fiumi d’inchiostro, con i quali si sono riempiti i giornali, la contabilità degli omicidi e l’appello di tante donne a firmare: “Se non ora quando?”: L’indignazione era ed è sacrosanta e non sono certo io quello che va a cercare giustificazioni per quanto commesso dal ragazzo, oltre tutto sotto l’effetto della cocaina che scorre a fiumi tra i giovani d’oggi; vorrei solo riallacciarmi al discorso, senza ripetere stereotipi inutili, per fare alcune considerazioni. Quella sera facevo notare che, a volte, i giovani d’oggi, decisamente insicuri e cresciuti sotto l’ombrello iper protettivo della madre, dopo aver allacciato un Pagina 8
rapporto affettivo con una ragazza, rapporto che magari continua nel tempo fino a diventare qualcosa di duraturo, identificano la stessa con la madre, ovvero con colei che, appagamento sessuale a parte, si prende cura di lui e di tutti i suoi problemi. Come faceva la mamma, insomma, che, da perfetta padrona, metabolizzava ogni piccola azione del figlio anche quando, apparentemente, quest’ultimo aveva la massima libertà di movimento. Mamma che, assieme al papà, spesso si dimentica una cosa fondamentale: insegnare il rispetto reciproco tra due persone, specie se devono convivere; non dimentichiamoci le difese a oltranza, spesso impossibili e ovviamente giustificate dall’amore materno. L’emancipazione femminile non consiste, solo, nella libertà ottenuta, spesso freneticamente, negli ultimi 50 anni ma nel far capire che certe conquiste vanno rispettate, magari discusse ma che con quelle non si vuole rovesciare la società, semplicemente emanciparla, stabilire che il maschio non ha più la prerogativa su certe cose. Stabilire e codificare questo concetto con regole scritte (pene giudiziarie a parte ovviamente), implica un’imposizione a volte male accettata perché non presente nel nostro substrato culturale. Si considera e mi duole doverlo dire da uomo, la donna, unicamente come oggetto di soddisfazione sessuale; la si sposa solo per fare figli e per continuare la specie, passati i primi anni di matrimonio e, svanita la passione, tutto si trasforma in un contratto che, se pur non scritto, viene tacitamente accettato da ambedue le parti. Sono cose vecchie di secoli che sembrano scomparse ma che invece continuano indisturbate; un impianto mentale che continua a sopravvivere, alla faccia di tutti gli slogan con i quali ci si riempie la bocca quando succedono fatti del genere. Ovvero a
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parole siamo tutti indignati, ma nei fatti perpetriamo senza accorgerci, le stesse identiche regole codificate da anni. Se poi ci aggiungiamo che i media, qualsiasi, mercificano le donne, offrendo la loro nudità come unico oggetto di desiderio per un uomo, il gioco è fatto; conquistare una bella donna e poi vedersela soffiare via perché la stessa si è resa conto che, a certi livelli, l’oro luccica poco, è frustrante; una mazzata che stordisce e crea panico, irrazionalità, incapacità di risolvere il problema: mancano i presupposti per farlo. Quello che voglio dire è che se dai un impostazione a un bambino, ripetutamente e sistematicamente durante la sua infanzia, poi la ripeterà per tutta la vita e non ci sarà verso di fargli cambiare idea. Se è stato abituato a essere dominante fin da piccolo, rimarrà tale; se poi ci aggiungiamo che è sottoposto a un bombardamento mediatico in cui quello che gli è stato insegnato, viene rafforzato, creiamo mostri che sono di difficile gestione. Certamente non saranno tutti così, c’è chi, forse più fortunato, naviga in una realtà sua particolare e ha trovato la quadratura del cerchio con la donna della sua vita ma i tanti troppi casi che si susseguono stanno a dimostrare che sono eccezioni che confermano la regola. Se poi ci aggiungiamo che l’attuale situazione economica può, anzi sicuramente, aggraverà la crisi del modello fondante questa nostra società: successo, soldi, bella vita, zero problemi e zero pensieri, è facile intuire che si prevedono tempi duri, per tutti. (Francesco Danieletto)
Una raccolta di racconti molto richiesto, che hanno in comune la capacità di coinvolgere ed emozionare il lettore fino quasi a commuoverlo senza mai lasciarlo indifferente. La Sfera, la storia portante, narra di Luna, una donna con una vita 'normale', alle prese con il presunto tradimento del suo uomo, che si trova a vivere un'avventura surreale, in equilibrio tra sogno e realtà, che la conduce alla scoperta di una verità che lei non conosce e non può nemmeno immaginare. Richiedi una copia inviando una mail a infoline@volodeisensi.it
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l’autore, che ne ha la proprietà intellettuale e i diritti di sfruttamento economico.
Il Copyright A cura di Laura Capone, titolare della ‘Laura Capone Editore’ (LCE)
Ciò significa che l’autore può decidere di far diventare la propria opera un prodotto commerciabile. Per sfruttare economicamente un prodotto e quindi metterlo concretamente in distribuzione e vendita, è necessaria una attività commerciale che si attenga a dei determinati regimi fiscali altrimenti è frode allo stato. Per fare esempi pratici: Virginia Woolf poteva scrivere e pubblicare i suoi testi perché con il marito fondò la Hogarth press, una casa editrice che ne consentiva la commercializzazione.
Questo terzo appuntamento con la nostra rubrica editoriale, tratterà un termine tecnico al quale i non preposti al settore attribuiscono un’accezione alquanto marginale di proprietà, il ché non è errato, ma detta così da adito a fraintendimenti, per cui ritengo utile spiegarne la funzionalità. Nell’editoria, Il copyright, così come il codice ISBN, ha senso solo ed esclusivamente in un contesto commerciale. La creazione di un opera, qualunque opera, che sia scritta, musicata, dipinta ecc., è già di per sé imprescindibile dal suo creatore,
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Un autore che autonomamente o si rivolge ad un eap, per pubblicare un suo testo, pagando la stampa, interamente o parzialmente (es. l’obbligo di acquisto di un tot numero di copie), soddisfa esclusivamente un proprio ego personale, quindi il copyright resta all’autore così come è indicato all’interno del libro. Le eap funzionano come delle tipografie, fanno contratti di stampa, dove sono indicati i parametri di stampa: dimensioni per lato, tipo di copertina, tipo di carta e grammatura e numero pagine, rilegatura e costo, queste informazioni invece non si trovano nei contratti di edizione, in quanto sono di esclusiva pertinenza del rapporto tra tipografo (fornitore) ed l’editore (committente) che ne decide il formato. L’eap non ha alcun impegno di distribuzione e vendita ma solo di stampa,
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ed è per questo motivo che i “contratti” che stipula, hanno un periodo fittizio di uno/due anni, diversamente dalle case editrici serie che svolgendo un vero e proprio investimento sull’opera nel tempo preferiscono vincolarlo per la massima durata legalmente consentita . Un esempio pratico ne può chiarire la motivazione: se il copyright ceduto all’azienda che ha investito sulla Coca-Cola prodotto si fosse esaurito in un anno, oggi non sarebbe la bibita più commerciata al mondo, probabilmente non esisterebbe nemmeno più, in meno di un anno sarebbe scomparsa dalla circolazione anche dal luogo originario di produzione. L’autore che “si improvvisa editore” non ne ha le competenze e non avrà mai le capacità di distribuzione della sua opera, non è a conoscenza nemmeno dei costi annuali totali. E poi, come rilascerà le fatture alle librerie? Sarà in grado di gestire i regimi fiscali, legali, commerciali e amministrativi dell’editoria? Crede davvero che basta scrivere un libro che la gente corra a chiedere l’autografo? Io personalmente non conosco nessuno che non abbia scritto qualcosa nella sua vita, e soprattutto ognuno crede di aver scritto qualcosa di valido in termini di pubblicazione, ma la realtà è molto diversa. Le librerie, come ogni esercizio commerciale, ordinano i titoli inseriti dagli editori nel catalogo dei libri in commercio, devono dichiarare con scontrino fiscale ciò che vendono e devono inserire in registri fiscali le fatture in entrata ed in uscita, ed è per questo motivo, che le librerie accettano libri solo provenienti dai
distributori e case editrici serie, salvo qualche caso di piacere personale a un amico, mettendosi anche a rischio di multe. Il discorso è valido, anche se meno ferreo, per i distributori online, le cosiddette piattaforme online a cui si affiliano gli estore, tenute anch’esse a rispettare regimi fiscali, legali, eccetera come qualunque altra attività commerciale; anzi c’è da dire a questo proposito che gli editori pagano tasse allo stato e costi di distribuzione a queste piattaforme molto superiori di quelli dovuti per i libri con la distribuzione tradizionale, per cui le persone che dicono che tutto ciò che avanza dalla royalty all’autore sul prezzo di copertina di un ebook è guadagno all’editore, compiono diffamazione, dichiarano il falso e soprattutto dimostrano ai professionisti di settore la totale ignoranza sull’argomento. Con il contratto di edizione l’editore in quanto imprenditore si impegna a seguire il proprio piano di investimento sia professionale che economico nella maniera che ritiene più appropriata, affinchè ne abbia il massimo profitto, e di cui l’autore se ne solleva e si impegna contrattualmente a non intralciare. I contratti servono a questo, a cedere ed acquistare i diritti commerciali, e tutelare il cosiddetto copyright, questo è un grande atto di fiducia e stima che l’editore opera nei confronti di un autore, addossarsi economicamente le spese di investimento ed il proprio lavoro, in quanto il suo complesso lavoro non si limita alla produzione e distribuzione, ma esistono una serie di meccanismi e professionalità, che si moltiplicano con lo scorrere del Pagina 11
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tempo; c’è da dire inoltre, che esiste il diritto di pentimento dell’autore, che con valida e dimostrata motivazione, per legge, risarcendo l’editore del suo lavoro, gli consente di tornare titolare del copyright dell’opera contrattualizzata. A cura di Laura Capone Redazione Laura Capone Editore Per info e contatti: www.lauracaponeeditore.com
Volodeisensi un libro che sta andando a ruba già presente su Amazon Store e presto anche su Apple Store, rappresenta la traduzione in parole di un percorso interiore molto profondo ed intenso intrapreso dall’autrice già diversi anni fa. La forza di questi componimenti risiede nel proiettare al lettore delle immagini che lo travolgono e trasportano in un mondo immaginifico ed emozionante. La descrizione di una sensazione, la fotografia di un momento, è ciò che viene trasmesso attraverso questi versi all’interno dei quali si può scorgere l’anima dell’autrice. Richiedi una copia inviando una mail a infoline@volodeisensi.it
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dei nostri Autori
Splendidi pensieri
Le mani
M’immergo nell’aria m’avvolge il Maestrale scompigliati capelli un refluo denso sollevo i pensieri al peso del giorno pongo i piedi all’insù inverto il consueto andare prendo all’amo le buone intenzioni pesco il buon senso e la bontà ne faccio pioggia di splendidi pensieri
Mani a contare prima di parlare intrecciate come ballerine in una danza giunte in preghiera ad osannare lodi in un canto di chiesa elevate al cielo ad invocare pietà delicate ad asciugare lacrime appassite dall’età che avanza ispessite dal lavoro fino a sera ad imbracciar fucili in guerre senza patria ricolme di pianto a raccogliere il dolore mani unite ad indicare pace
di Maristella Angeli (da Trottole di vento edizioni “Tracce” Pescara. Gran Premio Speciale “Poeti per la Repubblica” dall’Associazione Teatro Cultura “Beniamino Joppolo” Patti (ME), scelta fra le “migliori voci poetiche”)
di Maristella Angeli (Da Il mondo sottosopra Rupe Mutevole Edizioni)
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Giunta dinanzi al banco dei formaggi, di cui era davvero ghiotta, si lasciò andare per un attimo alla solita emozione e, dopo essersi deliziata davanti a tutti quei cibi appetitosi, adocchiò i bocconi di formaggio più prelibati!
Racconto del mese a cura di Eleonora Siniscalchi
“Buongiorno compare Aurelio!”, esclamò, “ vorrei una ricottina fresca fresca, un bel pezzo di groviera ed un po’ di stracchino”. “L’accontento subito, signorina Tupitti, le ho messo da parte anche un pezzettino di caciocavallo perché so che le piace tanto!” La topolina socchiuse gli occhi e sorrise soddisfatta, pregustando il ricco pranzetto. Pagò svelta e “tippetettando tippetettà” tornò di corsa a casa. Dopo aver posato il pacco della spesa sul tavolo della cucina, andò lesta a cambiarsi d’abito ma, quando rientrò nella stanza, si accorse con gran stupore che la busta era sparita.
La signorina Tupitti era una vecchia topolina che viveva sola soletta nella sua casa in via del Gorgonzola. Una mattina, dopo aver indossato il paltò e calzate le calosce, inforcò gli occhiali e, con la borsetta stretta tra le mani, si recò a passo svelto al mercato, per fare la spesa, “TIPPETETAPPE, TIPPE TAPPE” così lungo la strada risuonavano i suoi passetti. Andava di fretta la signorina TUPITTI, perché non aveva tempo da perdere. Pagina 14
“ Il pacco della spesa non c’è, non lo trovo. Oh, che brutti scherzi gioca la vecchiaia! Ho guardato dappertutto, non c’è proprio. Forse ho soltanto sognato! Sì, dev’essere andata così. In questa casa, tranne me, non c’è nessuno. Chi avrebbe potuto rubare i miei formaggi?” Un po’ seccata e sempre più affamata, la signorina Tupitti non si perse d’animo. Infilò i guanti, il cappellino e il paltò e con la borsetta stretta tra le mani corse in strada. “Tippetettappe, tippetettà” risuonavano i suoi passi sul selciato. Quando giunse trafelata dinanzi al banco di compare Aurelio, questi la guardò sbalordito ed
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esclamò: Tupitti?"
"Cosa
le
succede
signorina
“Uhm...Vorrei del formaggio, Aurelio, i pezzi migliori che tu conosca!” Il compare Aurelio si domandò come mai fosse tornata una seconda volta ad acquistarne e sapendo quanto fosse golosa, le sorrise con aria complice e le augurò di nuovo un buon pranzo. La vecchia signorina, con passo ancora più svelto, se ne tornò di corsa a casa e, dopo aver riposto il cappellino ed il paltò nel guardaroba, si diresse in cucina per preparare il suo pranzetto. Grande fu la sua sorpresa quando si accorse che sul tavolo stava appollaiato un grosso merlo dal lungo becco giallo. Dei formaggi invece nemmeno l’ombra! “Oh, santo cielo!” - esclamò adirata. "Un ladro in casa mia! Sei stato tu allora a mangiare tutto il mio cacio?” Il grosso merlo, gonfiando il petto sotto il frac, si drizzò sulle zampe e rispose stizzito: ”Sono Magomerlo e non un merlo ladro” e, compiendo un giro su se stesso, si tolse il cappello a cilindro dalla testa fecendo un piccolo inchino, poi proseguì: “Lavoro nel circo di Cincillà e sono il più famoso prestigiatore della famiglia dei becchi gialli. Non so come sia finito in casa tua, so soltanto che, mentre stavo
preparando il mio numero di magia, sono caduto per sbaglio nel mio cappello a cilindro e…ora eccomi qui!” La signorina Tupitti, che prima l’aveva osservato con diffidenza, lo ascoltava ora con grande attenzione e, dopo essersi tranquillizzata circa le sue buone intenzioni, gli spiegò che era molto arrabbiata perché per ben due volte aveva smarrito i suoi formaggi. “Pensa, gli disse, sono spariti nel nulla. Li avevo posati proprio sul tavolo dove ora sei apparso tu!” “ Io non so cosa sia successo - proseguì Magomerlo – però, se vuoi, possiamo andare a cercarli insieme!” “ Dici davvero?” gli fece di rimando la topolina e, battendo le mani, saltellò di gioia. “Certo, tuffiamoci nel cilindro e vedremo dove sono finiti!” E così, prendendola per mano, con un piccolo balzo finirono nel cappello e scivolarono giù. La folle discesa si arrestò bruscamente facendo precipitare i due in un’enorme cantina semibuia, illuminata solo da alcune fiaccole. Ovunque, allineate e poste una sull’altra, gigantesche forme di cacio che formavano alte colonne. La signorina Tupitti, dopo essersi aggiustata gli occhialetti sul naso, si guardò intorno e chiese: “Dove siamo finiti?” La risposta non si fece attendere.
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“Nel regno di Pantafante!” Fece una vocina di rimando. “ Chi parla? – domandò Magomerlo aguzzando gli occhi- io non vedo nessuno!” “Eccomi sono qui, guardate in basso ai vostri piedi!” Così dicendo, una formichina si avvicinò per farsi vedere meglio. “Voi due chi siete? Come avete fatto ad arrivare fin quaggiù? “ Questa mattina sono andata al mercato…” “Ehm, ehm!” la interruppe l’amico e, prendendo la parola, spiegò velocemente l’accaduto concludendo: “…e così siamo finiti in questa cantina per cercare i formaggi spariti dalla tavola della signorina Tupitti”. “Per forza! Il formaggio è sparito perché il re Pantafante ne ha continuamente bisogno per costruire le ruote che servono a trasportarlo”, così la formica cominciò a raccontare. “Sapete, il re è un elefante talmente grosso che non riesce più nemmeno a camminare. Esso resta sempre seduto. Il suo trono, per reggere il suo peso, è stato munito di grandi forme di cacio che, come ruote, rotolano sul pavimento. Ogni giorno il re vuole fare il giro del regno e occorrono centinaia di forme per trasportare la sua carrozza reale. Il guaio è che ogni due giorni le ruote di cacio si spezzano e occorre sostituirle con altre sempre fresche e nuove. Un tempo Pantafante non
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era così grosso e pesante: quand’era ancora principino correva e riusciva a staccare persino i rami degli alberi con la proboscide, in compagnia degli altri elefantini. Insieme facevano lunghe passeggiate disposti in fila arrivando fino al grande fiume per abbeverarsi. Ma da quando è diventato re, sempre costretto sul suo trono, si è impigrito, non si è più mosso ed è diventato quel che è. Noi formichine gli siamo affezionate, come tutti gli altri animali. Nel regno ognuno ha dei compiti ben precisi. Gli elefantini si occupano della fonderia, mescolano il formaggio mentre noi formichine aiutiamo il re a spostarsi. “ Davvero! E come?” chiese l’uccello. “Siamo noi che spostiamo il trono quando il re va a coricarsi e siamo sempre noi che facciamo andare la carrozza”. Dopo aver ascoltato quel lungo racconto, Magomerlo domandò: “Così piccole, come fate trasportare un pachiderma del genere? ” E’ facile, noi ci disponiamo una sull’altra, fino a formare un’altissima colonna e tutte spingiamo con forza”. La signorina Tupitti che per tutto il tempo era rimasta in silenzio, infine chiese: “ Visto che tu conosci bene le abitudini di Pantafante, sapresti dirmi come potrei ottenere udienza? Sono sicura che il re, ascoltando la mia storia, non mi farà certo morire di fame e restituirà ciò che mi appartiene. Magomerlo vieni anche tu?”
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“ Volentieri, anche se temo la sua reazione” “ No", e aggiunse la formichina, “anche se grande e grosso, il re ha un cuore tenero. Seguitemi, vi condurrò da lui”. E detto ciò si avviarono tutti e tre verso il salone. TIPPETETAPPE TIPPE -TAPPE rimbombavano i passi di Tupitti lungo gli immensi corridoi. Giunti nella sala del trono i due amici rimasero stupefatti. Infatti più che un salone si trattava in realtà di un vero e proprio laboratorio. Pezzi di formaggio: groviere, ricotte e provoloni, provenienti chissà da dove, volavano per la stanza. La signorina Tupitti, a sentire il profumo, per un attimo si sentì venir meno e ricordò di non aver ancora pranzato. Ma lo spettacolo che si parava dinanzi le fece presto dimenticare di avere fame. Molti elefantini erano affaccendati a mescolare con le loro proboscidi le enormi quantità di formaggi che, finite nel pentolone, si fondevano in un impasto omogeneo; altri ancora provvedevano a rovesciarlo in grossi stampi circolari. “ Ecco dov’è finito il mio cacio!” esclamò la signorina Tupitti e, volgendo lo sguardo in su, vide il re Pantafante che, sprofondato nel suo maestoso trono, controllava il lavoro dei suoi sudditi. Era talmente grosso che anche sollevare la proboscide, ora, costituiva fatica! Ad un tratto il re avvertì un certo disagio e, stranamente, prese a smaniare sul suo seggio. Tutti i servitori smisero di lavorare, dacché vederlo muoversi era un fatto insolito. La corona si mosse sul suo capo e la proboscide prese a ciondolare di qua e di là. La pelle del
pancione, tesa come quella di un tamburo, si mise a tremare, mentre le orecchie sventolavano: Pantafante barrì un po’ agitando la coda. La signorina Tupitti, approfittando dell’improvviso silenzio, tippetettando con la borsetta stretta tra le mani, avanzò fino ai suoi piedi e, schiaritasi la voce, stava per presentarsi quando il re sbarrò gli occhi e gridò:” Aiutoooo! Un topoooo! E’ la fineeee!” e terrorizzato e non potendosi muovere si limitò a fare un unico, straordinario, eccezionale: EEEEETCIUUUUUUUUUUU!!!!!!!! All’improvviso, col poderoso starnuto, tutto crollò! Come in un vortice impazzito, ogni cosa prese a girare nell’aria: giravano le formiche, gli elefanti, le forme di cacio e pure Pantafante! Tupitti e Magomerlo vennero risucchiati dal cilindro e, per magia, si ritrovarono nel punto in cui era iniziata la loro avventura: sul tavolo di cucina. Lì accanto giaceva, intatto, il nero cappello che il merlo lesto si rificcò in testa, per evitare che esso combinasse altre magie. Tupitti ancora una volta si sistemò gli occhialini sul naso; fu solo allora che si avvide della montagna di cacio che giaceva a terra. Tutto merito del cilindro che oltre alla topolina e al suo amico, aveva risucchiato anche molti pezzi di formaggio. “Magomerlo!- esclamò Tupitti- vorrei tanto invitarti a mangiare con me e, dal momento che le provviste non mancano, da oggi in poi sarai mio ospite tutti i giorni che vorrai, a pranzo e a cena!” “ Con vero piacere!” le fece di rimando l’uccello e, toltosi il cilindro, si piegò in
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avanti per farle un bell’inchino…ma…pluff! Perdendo l’equilibrio cadde nuovamente nel cappello e mentre spariva, Tupitti, senza neppure assaggiare un bocconcino, nel tentativo di riacciuffarlo lo seguì…in una nuova avventura!!!
(Eleonora Siniscalchi)
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Il guerriero della luce crede. Poiché crede nei miracoli, i miracoli cominciano ad accadere. Il racconto si apre con un prologo, dove una misteriosa donna invita un bambino a scoprire un antico tempio che sorge su di un'isola... Prosegue come un manuale guida per il "guerriero della luce", ovvero un'entità latente presente in tutti gli uomini. Nel Manuale del guerriero della luce ci sono le indicazioni per essere ciò che siamo e ciò che vorremmo essere, un insieme di passi che riprendono la vita umana con le sue sfaccettature, un invito alla riflessione, e all'auto identificazione. Un componimento che lascia di stucco chiunque distrattamente si approda alle
pagine che diventano parte di noi, senza pretesa di insegnare qualcosa a qualcuno. Il guerriero della luce è nascosto in tutti noi, le sue sconfitte, i suoi sbagli, la continua voglia di rinnovarsi senza arrendersi, note interamente nate per essere lette ed ammirate, un riscoprirsi nelle righe che alimentano il desiderio di migliorarsi, di perdonarsi di amarsi. Ci sono passi che invitano alla lotta, al ristoro, all'amore. Io che l'ho letto posso dire nello stralcio di titolo, il termine:'' Manuale'' può ricordare qualcosa di difficile, qualcosa di astioso, ma nella seconda parte del titolo c'è la sorpresa: ''Della luce'' e tutto ciò che credevamo fosse pesante si alleggerisce di nuove scoperte, nuove mete, mai banali. Il guerriero della luce si alimenta di possibilità, di speranza, di fede, di amore. Per diventare guerriero della luce non servono grandi atti, soltanto grandi sentimenti e l'uomo di questi ne é dotato fin dalla nascita. Questo libro permette una via per guardare con nuovi occhi la vita. Il libro include proverbi, estratti dal Tao Te Ching di Laozi e da Chuang Tzu, dalla Bibbia, dal Talmud e altre varie fonti ed è scritto sotto forma di brevi enunciati filosofici, senza rischiare di cadere nel ''già sentito'' ma nel '' non lo sapevo'', dà il coraggio di scrivere un'altra storia. Attraverso il saggio Coelho, maestro di vita e di speranza, possiamo colorare di nuovo i nostri risentimenti, i nostri rancori. Le battaglie della vita che si possono vincere oppure no, ma l'attenzione ricade sulla lotta, un guerriero accetta la sconfitta se ha lottato in modo giusto senza risparmiarsi, perché l'importante non è sempre vincere ma fare del proprio meglio. Il passo che mi ha colpito di più parla della preghiera: un uomo prega per far si che ciò che vuole si avveri, un'altro prega per le sue pene, non dimentica n'è la misericordia di Dio, ne il passo del Padre Nostro che dice:'' Sia fatta la tua volontà''. Il guerriero Pagina 19
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della luce non dimentica che il Nostro Signore ha piani, disegni più grandi di noi e non tutto ciò che vogliamo é bene per noi. Non riporto passi di questo libro perché tutti meritano di essere letti, a seconda del nostro vivere possono aiutarci a rinnovare noi stessi. Il Manuale del guerriero della luce é un piccolo saggio da leggere e rileggere in momenti diversi della vita, perché ogni minuto fa la differenza, l'attenzione al dettaglio é vitale. Un libro da leggere con avidità, oppure da assaporare lentamente, '' un piccolo manuale'' da avere sul comodino, nella borsetta, sotto un sole infuocato, all'ombra di un albero, da scoprire in una biblioteca o in una libreria. Parole che si affondano nella nostra coscienza, lasciatevi trasportare in un mondo lontano e vicino, in mondo che vi commuove, che risveglia il meglio di voi. (Manuale del guerriero della luce è un libro di Paulo Coelho del 1997. Il volume, ad eccezione del prologo e dell'epilogo, è una raccolta di testi pubblicati nella rubrica Maktub del quotidiano A Folha de Sao Paulo e su vari giornali brasiliani e stranieri, dal 1993 al 1996. ) Tra i vari scritti di Coelho troviamo: Il cammino di Santiago L'alchimista Sulla sponda del fiume Piedra mi sono seduta e ho pianto Monte Cinque Veronika decide di morire Il diavolo e la signorina Prym Le confessioni del pellegrino Undici minuti Life Viaggi. Diario giornaliero Pagina 20
Paulo Coelho si racconta sul cammino di Santiago Lo Zahir Alchimia Sono come il fiume che scorre Pensieri e riflessioni Sfide Henry Drummond. La Strega di Portobello Enigma Gioia Brida Il vincitore è solo Ispirazioni Amore Le Valchirie Saggezza Aleph "L'universo ci aiuta sempre a lottare per i nostri sogni, per quanto sciocchi possano sembrare. Perche' sono nostri e soltanto noi sappiamo quanto ci costa sognarli (Paulo Coelho)." (Mariagrazia Talarico)
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Excursus sulla realtà e l'oggetto sino al romanzo moderno Per una trattazione completa bisognerebbe parlare de Le roman de Renart, il primo romanzo ovvero il nuovo genere letterario della Borghesia. Il romanzo è borghese semplicemente perché nasce con l'avvento della Borghesia come classe che aspira e avrà il potere. Ciò non significa che il romanzo non abbia quella forza rivoluzionaria. Tutti i grandi romanzieri dell'Ottocento hanno in comune con i cospiratori e i rivoluzionari che il mondo cambi: questa è una fiducia estrema. Il romanzo principe da cui nasceranno le più ardite manifestazioni dell'animo umano è proprio il Don Quijote di Cervantes. Noi siamo stati affascinati dal romanzo suddetto come dal «Commento» di Miguel De Unamuno. La sua Vita di Don Chisciotte e Sancho, pur risalendo al 1905, è stupenda, pur soffrendo troppo del disordine della Spagna che tanto fu a cuore al grande saggista. Comunque per le "verità" e la bellezza dell'opera del De Unamuno sarà impossibile non farne riferimento Res ed Oggetto Realtà e Mondo Gli spazi immensi li aveva sempre guardati con un certo timore e in verità, che scopo, quale fine per lui aveva il mondo esteriore?
Lui, un modesto signorotto di campagna che aveva visto al di là delle quattro mura domestiche, i soliti contadini bruciati dal sole ed arsi dalla miseria o i soliti scrivani blasonati, dalle insegne ormai logore e scolorite. La sua biblioteca era la sua realtà, la sua res heideggeriana nevvero ciò che ci riguarda consapevolmente e coscienzialmente. L'oggetto era il mondo e l'oggetto è sempre in subordine alla res. La sua biblioteca, il suo mondo reale heideggeriano era fatto di carta: libri innocui, anacronistici, pieni di idealità scomparse. Ma l'idea, l'eidos, non nasce a caso, si matura e scoppia come un ciclone di fiori, ciclone inatteso dentro che preme sulla coscienza, tralasciando l'oggetto: le verità che fan scienza. Ma la res, la coscienza son più importanti della scienza in quanto costituiscono coscienza, il dissidio di Don Chisciotte è tra sé e ciò che è fuori di sé, tra autenticità e banalità. E l'autenticità si traveste di follia, quella giudicata in modo o g g e t t i v o da medici, uomini di scienza, da uomini dell'oggetto. Ora quegli spazi enormi per il povero signorotto di campagna acquistavano un senso, un preciso significato: vivere la propria idea al di là dei blasoni ufficiali più o meno sbiaditi. Il signorotto doveva redimere il mondo dal vile denaro, dal ricco faccendiere, dallo
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speculatore, dal crasso banchiere…e saltò sopra Ronzinante che da misero quadrupede, divenne anch'esso un magnifico destriero. Don Chisciotte si batte contro un mondo dove il denaro e l'ipocrisia sono i suoi elementi vitali, elementi tali da comperare persino le coscienze. Un altro folle lo seguì per fede ottusa ma per fede ed era Sancho: tale non è il buon senso ma semmai, l'apostolo folle del suo signore. Tutti e due, con modi diversi, si battono per redimere un mondo opaco e grigio nonostante gli insistenti raggi solari che scendono a picco e ti scorticano con il loro calore e la loro luce la pelle ma non l'anima. E come si suole per rituale ad un nobile signore, l'amor che il cor move, si abbisogna della stupenda donna simbolo: era una rozza contadina vista neppur quattro volte dal nostro nobile cavaliere e la donna da oggetto divenne res: Dulcinea del Toboso. Ha ragione forse De Unamuno che Cervantes è nato per descrivere Don Chisciotte? Al che si potrebbe aggiungere sempre sulla scia del De Unamuno che la Spagna è nata affinchè nascesse Miguel de Cervantes ma De Unamuno sbaglia nella sua commozione bensì qualsiasi altra Terra dovrebbe esistere per accogliere i suoi don Chisciotte. Ne sentiamo il bisogno, l'esigenza, ma ritornando a De Unamuno la Francia è nata per far vivere M.me Bovary e per farla descrivere da Gustave Flaubert? E l'Italia, per Dante e la sua esiliata vita e Commedia?
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Noi tutti, inglesi, tedeschi, italiani etc. sentiamo l'exis della redenzione della nostra vita miserrima: non ci si batte per magliette firmate, auto, per divi usa&getta…saltiamo in groppa al nostro ronzinante e diventiamo paladini di ideali ma diffidiamo dei politici anche se non più in orbace perché essi, pur abusando del nobile cavaliere, pietrificano la verità; diffidiamo dei "don-chisciotte" capitani d'industria…hanno mezzi, giornali, condizionano il consenso delle masse per le loro battaglie interessate: Don Chisciotte è solo, puro, disinteressato, è l'idea incarnata dell'idealità: del mondo come dovrebbe essere. Il nostro cavaliere è un'idea pura, l'eidos pura non sensuale, fuori da ogni profitto, che è immersa nella sua originaria realtà. La grande verità di Don Chisciotte s'è ripetuta nella storia, non è nato invano: morti e torturati per le proprie idee, per la loro realtà, tribolati dal dissidio tra Res ed Oggetto, Res e Mondo, senza che dietro si intraveda un affare più o meno lucroso. La follia di Don Chisciotte disturba: è «matto», ci si dice, per aggiustare con toppe le nostre farisaiche coscienze. Ma l'arte combacia con la vita: e ritroviamo M.me Bovary ovvero Gustave Flaubert. Entrambi incapaci di vivere, la non possibilità di attuare un progetto pena il fallimento. Perché ciò che ci riguarda è così strettamente personale da escludere gli altri, soprattutto i "buoni" farisei, cominciando da Homais.
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Flaubert prepara dall'inizio il suicidio di Emma, bella e fragile quanto sognatrice ad occhi aperti, con quegli occhi tanto bruni da parire neri. Ma Emma è l'unica che si meriterebbe la vita vera almeno nel romanzo: Homais,Binet, Lrireux, il notaio, dovrebbero impiccarsi ma loro coscienza è superficiale; come acqua a primavera scorre in superficie. Non sa vivere Emma: tale è la sua colpa perché vive nella sua Res fatta di sogni che mai potrà assaporare. Vive perdutamente e perennemente in un «rêve» ad occhi aperti. L'adultera Emma scopre che l'adulterio non è così eccitante, anzi è più meschino della noia del suo matrimonio. Passato il desiderio di possedersi ,subentra la meschinità. Ma Emma non cerca l'adulterio, cerca un uomo con cui sognare (Rodolphe o Léon, vile e senza sangue o il primo, incallito libertino). Il sogno è più vero del mondo, ripetiamo con Calderon de la Barca, più vero dell'oggetto nauseante che è tutta la mediocrità di chi l'attornia.
invece un mondo che non esiste, meglio ancora, è solo nella sua anima. «Mistico amore» dell'eroina di Flaubert stretta parente di Don Chisciotte: Homais, l'impunito, il benpensante, l'interessato amico dei Bovary durante la tragedia, invita nella sua farmacia-pensione a pranzo due medici per la sua meschina gloria. Homais è il mito enciclopedico scaduto, scarnificato e ridotto a frasi convenzionali ed opportuniste. Ritorneranno i grandi come Proust e il tempo e l'intuizione, Kafka e il suo mondo e poi Musil dove amaramente nel suo Uomo senza qualità rende scarna la meschinità dei benpensanti. Se l'umanità, mi par che dica, avrà potere di pensare e sognare, darà come frutto un mostro sessuale e un po' idiota. De hoc satis, credo. (Enrico Marco Cipollini)
Si noti la scena ultima, quella del notaio legato al vile usuraio: il notaro cinge la vita di Emma, la vuol possedere: chiuderà un occhio sul danaro, le darà un attimo di tregua. C'è il denaro, simbolo borghese della potenza, c'è l'usuraio, c'è il mondo venduto al miglior offerente con uomini e donne inclusi. Dov'è la "cosa" heideggeriana? La coscienza originaria di Husserl? Non bisogna leggere madame Bovary con lenti erotiche: non funziona: Emma non cerca avventure, cerca
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L’autore Ermanno Capelli ci racconta come crea i sui romanzi e ci accompagna nella lettura di “Yo Yo denti di lupo” con estratti scelti da lui.
mirano a distruggere le persone rubandogli tutto quello che hanno con leggi perfide e blasfeme e a controllare i cervelli di tutti i popoli del mondo con i modi più crudeli e perversi. Ciao a tutti. Io sono l’autore di Yo Yo denti di lupo e mi chiamo Ermanno Capelli. Prima di iniziare a parlarvi del mio romanzo, vi voglio confidare come faccio a creare i personaggi dei miei romanzi. Ascoltatemi: Io, quando inizio un romanzo, creo il personaggio principale semplicemente dandogli un nome e scrivo il suo nome su di un foglio. Subito dopo creo altri personaggi intorno a lui che gli saranno complementari, che gli faranno da cornice nel romanzo e scrivo anche i loro nomi sullo stesso foglio.
Yo Yo denti di lupo è un romanzo sognante, e parte da una realtà crudele che avvolge e sconvolge la vita del personaggio centrale del romanzo che è appunto Yo Yo denti di lupo. Yo Yo è un’anima pura che si autoemargina, quasi a sfidare una realtà sporca e perbenista, la realtà contemporanea fatta di trucchi sottili che
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Importante: l’unica cosa che decido io fin dall’inizio è la seguente: do un comando a tutti i personaggi e cioè gli chiedo di mischiare il sogno con la realtà e cioè di fare cose strane, stravolgenti, quasi impossibili nella realtà. La mia scrittura è demenziale e insieme surrealista anche se io penso di aver inventato uno stile assolutamente personale, io lo chiamo uno stile non stile. Dopo di che, lascio riflettere questi personaggi fino a quando, come per magia, sono loro che a poco a poco diventano
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vivi e si insediano nel mio cervello: da quel momento in poi saranno loro stessi a suggerirmi cosa vogliono fare IO DEVO ASCOLTARLI.
SOLAMENTE
Yo Yo che ogni volta che cade si risolleva con più forza e con più rabbia, con più ferocia, e torna a combattere anche per conquistare le tesse cose materiali che tanto dice di odiare, perché Yo Yo è un personaggio astratto e contorto.
A volte sono addirittura loro che mi suggeriscono i dialoghi e io scrivo semplicemente sotto dettatura.
Yo Yo sempre diverso, che parla con la sua anima e si nasconde per non farsi riconoscere dalla sua anima stessa,
Ecco le infinite anime di Yo Yo denti di lupo:
Yo Yo che prende a calci i fantasmi del suo inconscio.
Yo Yo , l’alcolizzato. Yo Yo il barbone.
Yo Yo alla ricerca della felicità totale da regalare a tutti i popoli del mondo.
Yo Yo il seduttore di strafighe.
Yo Yo l’anarcoide.
Yo Yo ogni volta tradito dalla donna che ama.
Yo Yo con il suo cuore sempre in allarme a causa delle donne problematiche in cui incappa in continuazione.
Yo Yo il poeta. Yo Yo il direttore di Bordello. Yo Yo l’idealista folle. Yo Yo il ribelle. Yo Yo che sotto sotto desidera una vita normale. Yo Yo che cerca di distruggere tutto ciò che è conformismo, buonismo, ipocrisia materialismo. Yo Yo che si contraddice ad ogni pagina che racconta. Yo Yo che prende a calci la sua anima e quella di quelli che identifica come i cattivi della società.
Yo Yo poeta maledetto per vocazione. Yo Yo che diventa il presidente di tutti i popoli del mondo e che regala a tutta la gente L’ISOLA FELICE, dove si materializza il sogno antico della libertà e dell’uguaglianza. Yo Yo che attraverso il sogno, abbraccia addirittura LA SANTITA’. Yo Yo il miserabile. Yo Yo il grandioso. Yo Yo l’autore di romanzi best sellers. Yo Yo il border line che sconfina continuamente nel suo delirio fisico e intellettuale.
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Yo Yo il mito di tutti i sogni irrealizzati, frustrati. Il mito di ogni conflitto irrisolto. Yo Yo dalla vita esagerata. Yo Yo che alla fine del romanzo fa naufragio nel sangue della trappola delle sue ex donne. TRAMA DI YO YO DENTI DI LUPO
Ed è appunto attraverso il sogno che Yo Yo resuscita e rimuore in continuazione in un’altalena di esaltazioni e dolori che lo rendono un personaggio pazzo ma autentico, un personaggio astratto ma molto più vero di chi sembra vero ma è finto, fino quasi a diventare una sorta di illuminato attraverso la sua disperata ricerca della verità e del piacere sia fisico che spirituale, poiché Yo Yo è convinto che noi tutti siamo nati per godere e non certo per soffrire. L’uomo in origine nasce per essere felice! I colpi di scena del romanzo sono assolutamente folli e le avventure che Yo Yo fa vivere al lettore sono le avventure di un uomo bambino che non ci sta a vivere secondo le false regole e perciò disposto a sopportare tutto il dolore del mondo in cambio di un solo attimo di gioia.
Figura 1 Barbone
Yo Yo, pur non essendo figlio d’arte, riesce a sfondare nel mondo della musica e diventa un affermato autore di canzoni….ma quando la moglie lo lascia, lui cade in depressione: diventa un alcolizzato e finisce in strada a fare il clochard. Nonostante ciò, lui non si arrende e così Yo Yo inizia il suo strano percorso per ritrovare la sua anima. E per realizzare i suoi sogni, diventa lui stesso sogno.
Yo Yo
E adesso, cari lettori, vi parlerò di questo libro in un modo insolito, perché io non sono né un giornalista e neanche un critico ma semplicemente uno scrittore. Perciò io, per incuriosirvi vi propongo le situazioni più suggestive del romanzo, alcune delle quali suffragate da qualche flash di dialogo. YO YO DENTI DI LUPO Pag. 10 libro. VIGILIA DI NATALE. Interno di un negozio di maschere. “Vorrei una faccia da buono!”
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La commessa scruta l’uomo sui cinquanta e pensa: “Questo qui ha proprio l’aspetto del figlio di puttana.”
“Perché continua a portarmi con lui nei suoi strani viaggi senza chiedermi se mi piace viaggiare.”
Cammina verso gli scaffali fosforescenti e prende la maschera.
“E a te piace viaggiare?”
La porge al cliente. L’uomo indossa la maschera e si specchia. Sorride soddisfatto IL FIGLIO DI PUTTANA MASCHERATO DA BUONO.
ESCE
La strada straripa di uomini e donne che si dicono tutti con le facce da buoni. “BUON NATALE.” IL FIGLIO DI PUTTANA GUARDA IL BARBONE e gli lancia una moneta. Yo Yo acchiappa la moneta e sibila al figlio di puttana. Brutto figlio di puttana! Yo Yo si alza, si infila la mano nella tasca e acchiappa l’elemosina di tutta la giornata…………………………………… …………………………………………… …………….Il suo fiato puzza di whisky, vino e birra. Si accende uno spinello e tira intanto che cammina. Un cane gli corre incontro tutto scodinzolante: Yo Yo si china su di lui e lo accarezza. Il cane gli lecca la faccia e Yo Yo gli fa: “Come te la passi amico cane?”
“All’inizio mi piaceva, eccome! Ma adesso sono stanco. Mi sento costretto a fare lo zingaro. Sono cinque anni che non mi lascia mai un attimo in pace. E poi che palle! Tutti viaggi ad Amsterdam!” “Capisco!” Fa di nuovo Yo Yo. “E tu cane, cos’hai in mente per uscire da questa situazione?” “Beh… Potendo vorrei cambiare padrone.” “Ti va di essere il mio cane?” “Beh sai, non è proprio il massimo fare il cane di un barbone. Io vorrei mirare un po’ più in alto, della serie FARE IL CANE DI UN CONTE O DI UN ATTORE, al max di un ministro.” “Non sai quel che ti perdi, figlio di un cane… Prima di tutto io sono un clochard e non un barbone e poi ti confido un segreto… Ancora qualche giorno e cambio vita, mi hanno assunto come direttore in un bordello, mille dollari al mese più l’appartamento con bagno e doccia e se ti va ti posso mettere una bella cuccia nell’entrata.”
“Ne ho le palle piene di quello stronzo del mio padrone!”
Il cane lo guarda di traverso e gli fa: “Affare fatto. Accetto però niente cuccia. Dormirò insieme a te, nel letto.”
“Perché?”
UN ANNO DOPO RIVISTA MUSICALE SPECIALIZZATA.
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Classifica delle topten mondiali. Canzone number one: FELICITÁ AND BEAUTIFUL LIFE. Testo e musica di Yo Yo- copyright 2024. I diritti sono tutelati dalla FUCK OFF YO YO MUSIC. Testo: I FILOSOFI DICONO CHE LA FELICITÁ É LA FANTASIA CHE VIBRA NEL PENSIERO DEI POETI DALLA MENTE DISTURBATA, PERCIÒ IN ATTESA DELLA VERITÁ, I GOVERNI REGALANO AL POPOLO UNA BEAUTIFUL LIFE E CIOÈ LA RELIGIONE E I TALK SHOW DI QUESTA MERDOSA DEMOCRAZIA MASCHERATA. PRIMA INTERVISTA MEGAVILLA DI YO YO
NELLA
direttore di bordello e ha vissuto per strada con i clochards per un paio d’anni. Ha sperimentato su se stesso le esperienze più devastanti con il corpo e con la mente………… a questo punto che effetto le fa ricominciare a scrivere canzoni per popstars di successo mondiale?” Yo Yo: “Beh, sa… Io sono un autore PSYCO METROPOLITANO con tendenza alla TRANSPARANOIA PACIFISTA perciò non posso rispondere alla sua domanda trabocchetto del cazzo.” Giornalista: “Capisco! E delle donne invece cosa mi dice? In giro si mormora che ne ha strapazzate parecchie. Qual è la sua donna ideale?” Yo Yo: “Io sono un amante perverso con tendenza al PLATONISMO ROCK perciò mi piace l’amore di gruppo e la mia donna ideale è quella che me la dà subito… Perciò quando incontrerò una prostituta hippy vergine, me la sposerò.” Giornalista: “Lei ha un senso spiccato per la teatralità.” Yo Yo: “Fuck you!”
Figura 2 Matrimonio finito
Giornalista: “Tutto il mondo sa che lei ha avuto una vita piena e intensa. A soli trentadue anni ha già alle spalle un matrimonio fallito, una carriera da
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Giornalista: “Stando alle classifiche degli autori più famosi del mondo della POP MUSIC ART CONTEMPORANEA, tu e Mr. Garrison occupate il primo posto a pari punti.” Yo Yo: “Oh sì certo… Garrison! Mi ero completamente scordato di quello stracciamutande tutto CONTENUTO E PERBENE. Ecco la differenza tra Garrison e
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me: lui è un normalissimo frocio e io sono un rivoluzionario culatone psichico e ribelle.”
INTERNO DELLA CLINICA
Giornalista: “Sta forse cercando di dire che siete tutti e due omosessuali?”
E Yo Yo pensa: Un uomo a un certo punto, dopo aver capito che grande mare di merda è la vita, deve incominciare a ragionare sul significato di tutta questa merda che ci riempie di infelicità e l’unica possibilità è PARTIRE DALLA CREAZIONE E CIOÈ DA DIO, e dato che io sono ateo, tutte le sere parlo con dio… Ho detto PARLO e non PREGO! Perché “pregare” è tutt’altra cosa che parlare… Chi prega non ci parla con dio ma parla da solo e siccome chi parla da solo è soltanto uno dei tanti matti che girano velocemente intorno a se stessi per cercare di mordersi la coda, io ogni sera ci parlo con dio e gli faccio un casino di domande, solo che lui si ostina a non rispondermi e allora io devo scoprire che è che ha tagliato la lingua a dio.”
Yo Yo: “Voi giornalisti non capite un cazzo! Garrison è omosessuale! Io sono un finocchio underground bisex, per questo ho una marcia in più e scrivo canzoni più fiche di quelle che inventa lui.” Il giorno dopo, le pagine dello spettacolo di tutti i più grandi giornali erano così titolate: IL FAMOSO AUTORE DI CANZONI YO YO E’ UN OMOSESSUALE. LO HA DICHIARATO LUI STESSO ALLA STAMPA. Dal fucile con il cannocchiale parte il colpo… Il proiettile brilla e buca il sole… Sibila dall’alto verso il basso e vola a una super velocità killer oltre le auto a i semafori urlanti e dopo una traiettoria di due miglia o poco più sfonda la finestra della villa in riva al mare……………………………………… ………………………………....... Yo Yo è quasi ubriaco e l’ubriachezza è la situazione ideale per comporre! Sta lavorando alla tastiera elettronica mentre scrive la sua ultima canzone… La pallottola si pianta nella sua testa e una goccia di sangue si disegna nel bel mezzo della fronte di Yo Yo che piega il capo e cade bocconi sulla tastiera.
CAMERA DI RIANIMAZIONE
Pag.33 libro. Un uomo in coma si trova in una dimensione parallela che sta tra il mondo dei vivi e quello dei morti e lì il tempo si dilata a un punto tale che pare non passare mai…………………... e così Yo Yo per non annoiarsi si inventò un mondo tutto suo: riuscì a dividersi in due e la sua anima ritornò nella dimensione del mondo reale. Ed ecco che lo spirito di Yo Yo di volta in volta entrava nel corpo di qualcun altro e se ne andava con il suo nuovo corpo in giro per il mondo. Una mattina entrò nel corpo di una parrucchiera di Hollywood e andò a fare shopping in un negozio di dischi dove incontrò uno strano tipo… Il tipo stava Pagina 29
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armeggiando negli scaffali dei cd dei Beatles e mano mano che li consultava esplodeva ad alta voce in ingiurie del tipo: “Bastardi Beatles di merda! Anche questa volta non avete scritto il mio nome sui vostri dischi fottuti… Eppure voi e il vostro manager rottoinculo lo sapete che tutte queste canzoni le ho scritte io. Accidenti! Sono mie e non vostre queste canzoni! Voi siete dei ladri di canzoni. Senza di me voi sareste ancora a suonare in qualche birreria di drogati di periferia con le pezze al culo. Merdosi culi da finocchietti! Tutto il mondo un giorno saprà che le canzoni che vi hanno fatto fare miliardi di dollari sono di Johnny Guitar.” Questa volta Yo Yo era entrato nel corpo di un ballerino e se ne stava a casa del ballerino, comodamente seduto sul divano a guardare la tv mentre si pompava uno spinello e si beveva una birra L’anima teneva in mano la pistola che aveva rubato al poliziotto e guardò il suo corpo. Gli urlò: “Yo Yo! Ma quanto tempo ancora mi obbligherai ad andare in giro a cazzeggiare usando altri corpi? Ma lo sai che l’orologio di quelli che sono in coma, di quelle come me, è un orologio strano, un orologio diabolico… Il tempo non passa mai e nonostante ciò, a guardarti bene, tu invece stai invecchiando giorno dopo giorno. Cazzo Yo Yo! Non possiamo fotterci per l’eternità in questa clinica! Non hai voglia di alzarti, di correre, di andare al mare, di scopare e perché no, magari anche di piangere? Di ricominciare a soffrire?!!” Poi l’anima tremò e il fantasma puntò la pistola sulla fronte di Yo Yo proprio nel Pagina 30
punto in cui gli avevano già sparato. Il colpo partì e gli bucò la fronte. Il corpo di Yo Yo sussultò. Cominciò a sbattere convulsamente le palpebre. Si alzò di scatto e si strappò via tutti quei fili che lo collegavano alla macchina. Ed ecco che l’anima ne approfittò per entrargli subito dentro. Pag. 49 libro. Frolly quella sera stava aspettando un nuovo cliente e come tutte le volte che veniva da lei uno sconosciuto, lei dava la rivoltella a Fred e faceva nascondere Fred nell’armadio della stanza da letto. Drin Drin Drin Guardò dallo spioncino a gli aprì, era un tizio tutto tirato a lucido con giacca camicia e cravatta. Portava dei mocassini bianchi di marca e aveva un gran bel sorriso stampato sulla faccia, così anche Frolly contraccambiò, ma con un sorriso molto più debole e freddo. Subito dopo, il gran sorriso di lui si esaurì e il suo viso fu come appannato da un velo di tristezza. Come faceva sempre in quelle circostanze, Frolly lo fece sedere sulla poltrona rosa in salotto, accese la tv e gli offrì un drink. Lo prese per mano e lo accompagnò in camera da letto. Mentre Frolly si spogliava, Hump le arrivò da dietro e la avvolse con un braccio. La strinse a sé e cercò di baciarla… Lei girò la testa e allontanò Hump sussurrandogli:
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“Regola numero uno, non bacio mai i clienti con la lingua.” Gli regalò però un bacetto con lo schiocco sulla guancia e poi disse allungando la mano: “Trecento dollari. Pagamento anticipato.” “Oh bambina!” Disse lui guardandola con occhi da bestia affamata. “Voglio leccarti la passera!” Lei scattò a sedere sul letto e recitò: “Regola numero due, non mi faccio mai leccare lì.” Hump la implorò: “Allora fatti sculacciare. Su dai amore mettiti col culo per aria che ti do qualche sculacciata.” Frolly iniziava a perdere la pazienza e gli urlò: “Se vuoi dei giochetti di questo tipo il cachet sale… Ogni sculacciata fa cento dollari!” Hump fece una faccia da pesce. Scese dal letto, dump dump dump, piccoli passi felpati e si allungò con tutto il corpo verso la poltrona. Prese altri soldi dalla tasca dei pantaloni. Altri piccoli passi veloci verso Frolly e glie li consegnò: “Con questi altri cinquecento dollari ti lasci dare tre sculacciate e due morsi sulle chiappe! Ok?!” “Ok!” Disse lei. Si inginocchiò. Hunp le arrivò da dietro e CIAC CIAC CIAC tre sculacciate così secche che Frolly urlò e poi ZAC ZAC due morsi così profondi che Frolly tirò degli urli più acuti e cadde bocconi sul cuscino… Qualche lacrima bagnò le lenzuola. A quel punto lei si girò con uno scatto felino , buttò addosso a Hump un sorriso miscelato con un lampo d’odio e aprì le gambe… Ma Hump invece
di iniziare a scoparsela, rotolò su se stesso e gridò: “Adesso fammi un pompino!” Lei allargò le labbra e mostrò i suoi bianchi denti affilati. “Ti costerà altri 5 bigliettoni amore.” La ragazza pensò mentre lo faceva:” Ma guarda che tipo particolare questo qua. Scommetto che dopo il pompino s’inventa qualche altra diavoleria. É proprio allupato.” Infatti dopo un po’ Hump le disse: “Adesso vado in bagno. Mi lavo e mi faccio uno spinello. Tu intanto prepara altri due drink. Io torno e ti do altri 5 bigliettoni e tu ti lasci scopare nel culo.” “Se vuoi il culo la tariffa è di mille dollari.” “Ok” disse lui. Scese dal letto. Tornò con i mille dollari. Li consegnò alla ragazza e andò in bagno. L’uomo, in bagno, trovò la sottoveste della ragazza. Dopo circa dieci minuti l’uomo tornò con indosso la sottoveste della ragazza Frolly rise forte. “Non ho saputo resistere. Mi piace un casino vestirmi da donna.” Pag.61 libro. Verso le 02.00 p.m. Yo Yo uscì per andare al lavoro e ci andò a piedi. Passò davanti al chiosco dei giornali e comprò un quotidiano.
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Lo sfogliò camminando e si soffermò sulla terza pagina che era così titolata: DOPO UN SILENZIO DI CIRCA TRE ANNI
Figura 3 Il piromane
IL PIROMANE CHE ODIA I DENTISTI HA BRUCIATO UN ALTRO STUDIO E poi seguiva l’articolo del giornalista con la descrizione dettagliata del presunto profilo psicologico del piromane e un sacco di altre fantasie circa le motivazioni di quello strano malfattore eccetera, eccetera. Pag. 63 libro. YO YO HA IL SUO SOLITO PASSAMONTAGNA NERO SUL CAPO. Ma non appena apre la porta dello studio con una chiave falsa, vede che dentro c’è una luce accesa. Vede la dottoressa Young Blonde tutta nuda, sexy e sculettante mentre esce dalla sala operatoria e cammina verso la toilette…
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Come spinto da un impulso folle, Yo Yo si accuccia come un cane e poi inizia a camminare a 4 zampe fino ad arrivare proprio dietro al culo della dottoressa Young Blonde e poi ZAC un morso alla chiappa…. Il lupo volava così in alto che a un certo punto, Yo Yo incontrò l’inverno e venne travolto da una bufera di fiocchi di neve e anche lui diventò neve. Poi entrò nell’estate e diventò fuoco… E volando così in alto si bruciavano i minuti le ore i mesi i secoli e Yo Yo diventò vecchio di mille anni e dopo un attimo tornò bambino, perché il volo moltiplica e annulla il tempo, Tutto diventa Niente. Ogni cosa eternità… Yo Yo rideva felice abbracciato al collo del lupo bianco, finchè il lupo e Yo Yo si trasformarono in una rondine… La rondine toccò con il becco e con le ali i vetri della finestra. A quel rumore Frolly si girò nel letto. Si portò le mani alla bocca. La rondine sparì. Frolly sbadigliò ed aprì gli occhi. Guardò Yo Yo accanto a lei che dormiva con un sorriso felice scolpito sul viso. Sorrise anche Frolly, ma non sapeva che Yo Yo era felice perché stava sognando il culo della dottoressa Young Blonde. Pag.66 libro. Dopo 4 giorni, nell’aula del tribunale, dopo 4 ore di consiglio, la giuria ha emesso la sentenza e il giudice ha parlato così: “Mr. Yo Yo, lei è stato riconosciuto colpevole di 47 reati incendiari, di 39 morsi sul fondoschiena di alcuni dentisti di sesso femminile, servendosi dei suoi micidiali ed
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illegali denti di lupo, e di tentato omicidio volontario e premeditato. Considerando le attenuanti per la sua infermità mentale, questa corte condanna l’imputato al pagamento ci 5 milioni di dollari oppure in via alternativa all’ergastolo.”
Pag.72 libro. L’editore disse alla ragazza: “Scegli tu anche per me.” E lei ordinò aragoste affogate in crema di lumache e champagne francese. Pag.73 libro. Frolly: “Hey Bobby, questo è un romanzo che va pubblicato. E’ intrigante, pieno d’azione e di humor. C’è tutto dentro a questo fottuto romanzo… Amore sesso odio amicizia e perfino un omicidio e la ricerca di dio. Naturalmente se lo pubblicherai io ti sarò riconoscente.” “Quanto riconoscente?” azzardò l’editore diventando ombroso.
Figura 4 Carcere
Pag.68 libro. Frolly è faccia a faccia col poliziotto. Gli mette in mano un biglietto da 50 dollari. Gli fa un gran sorriso sexy e poi con voce mielosa: “Avrei piacere di leggere il romanzo che il mio fidanzato ha scritto in carcere. Sia gentile signor poliziotto. Vada a prenderlo dal detenuto Yo Yo e me lo porti.” Yo Yo consegna il manoscritto allo sbirro. Lo sbirro torna da Frolly e glie lo dà. Quella notte Frolly lesse tutto d’un fiato il manoscritto di Yo Yo e mentre lo leggeva pensava: “Cazzo che bel romanzo! Accidenti come sei fico amore mio! Devo riuscire a fartelo pubblicare. Un artista come te si merita di tornare ad essere famoso.”
“Verrò a letto con te tutte le volte che vorrai.” Cinguettò lei spavalda. Ed ecco che Yo Yo nel giro di poco tempo diventò uno scrittore di incredibile successo grazie agli scoop pazzeschi che si inventò il suo editore, l’amante della sua ragazza. Pag. 97 libro. Quel giorno Yo Yo andò al supermercato e spese gli ultimi cento dollari in pop corn patatine fritte e mangime per oche. Tornò a casa e mangiò in compagnia della sua oca Harlem. Poi partì a razzo sulla sua motocicletta rossa: wron wron wron wuuuu wuuuu wuuuuuu wron wron wron… scese, appoggiò la moto contro il muro del palazzo di polistirolo giallo fosforescente ed entrò. Nei trenta giorni successivi si cibò di tutto il mangime per oche che aveva in cantina e Pagina 33
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intanto provava e riprovava a sbloccare il suo blocca dello scrittore ma la solita frase lo perseguitava e lo affascinava e lui continuava a scrivere e a fissare sul video tutte quelle pagine piene della stessa frase:
Così non corro rischi. Bye Bye Yo Yo. Mi faccio vivo io quando il tuo nuovo romanzo sarà pronto per la pubblicazione.”
O faccio un best seller oppure uccido la mia ex fidanzata.
Suor Evelyn guardò con molta attenzione la merce.
O faccio un best seller oppure uccido la mia ex fidanzata.
“Uhm….Davvero interessante! Sono tutti per me Mister?”
E continuò fino a pag.570 dopo di che scrisse la parola FINE.
“Yes, sono i suoi campioni gratuiti.”
Pag.100 libro. Consegnò all’editore le 570 pagine del romanzo… Bobby Steel afferrò il malloppo rilegato e sfoglò velocemente le pagine e mentre le sbirciava, dai suoi occhi schizzavano fuori come delle fiammate di luce e dalla bocca gli uscivano delle frizzanti risate….ah ah ah ah a….ah ah ah ah ……. Infine parlò: “Me l’aspettavo Yo Yo. Voi scrittori siete tutti delle teste di cazzo teatrali!” Yo Yo: “Ma allora tu non ce l’hai con me Bobby!” “E perché dovrei? Hai il blocco dello scrittore? Sei in crisi creativa’ D’accordo, io tiro fuori il tuo fac simile e così lui scriverà il tuo romanzo.” “Come? Vuoi dire che tu hai uno come me che è in grado di scrivere al mio posto quando io vado in palla?” “Certo! Io ho un tot di fac simili e cioè uno per ogni scrittore che ho sotto contratto. Pagina 34
Pag.109 libro.
La suora lo guardò in modo estemporaneo, i suoi occhi erano come due palline azzurre rimbalzanti, un occhio era la redenzione e l’altro occhio il peccato! Prima di scomparire dietro al portone del convento suor Evelyn bisbigliò a Yo Yo: “Mi faccio viva io, se i campioni funzionano le farò un grosso ordinativo on line.” Il giorno dopo, suor Evelyn fece un megaordine di biancheria intima sexy a Yo Yo. Pag.145 libro. Arrivò Bobby Steel. Era tutto trafelato come se avesse fatto una grande corsa. Gli occhi gli brillavano come delle fiamme e parlò con una voce talmente eccitata che pareva un frullato: “Il tuo manager Big Squash sta facendo un lavoro coi fiocchi intorno al tuo personaggio!” “Perché sei così eccitato Bobby?” Pag.146 libro.
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“Perché la tua immagine sta crescendo Yo Yo. Stai diventando uno scrittore di culto. Un simbolo!” “Cazzo! Ho sempre desiderato diventare un simbolo! Beh, vediamo … uhm te la butto lì a caso, diciamo che mi piacerebbe un casino essere considerato un simbolo tipo Buddah! Anzi preferirei essere il nuovo Buddah!”
Poi Briseide apre la pistola e le ficca una pallottola in canna. La richiude e fa ruotare velocemente il tamburo. Riporta la pistola contro la testa di Yo Yo. Yo Yo chiude gli occhi e serra i denti. Briseide preme il grilletto… CLIC… Niente pallottola! Briseide sghignazza forte e urla: “Continuerò così con questa cazzuta roulette russa fino a farti delirare di paura.”
“Beh diciamo che diventare un simbolo che contrasti Buddah non è così facile però, però…”
“Ma dove vuoi arrivare puttanella?”
“Però se sei riuscito a farmi diventare così famoso, semplicemente tenendomi nascosto in questa casa nel bosco, beh diciamo che ce la puoi fare a farmi diventare qualunque cosa. Ce la puoi fare Bobby, e sono sicuro.”
“Mai!” Ululò Yo Yo.
Yo Yo giaceva immobile con gli occhi sbarrati nel nulla, nudo e incatenato al letto. Le braccia aperte come fossero in croce erano incatenate alla testata e i piedi incatenati all’altra estremità.
Prima di te Mr. President, i pushers avvelenavano le anime e uccidevano i corpi… Da quando ci sei tu Mr. President, la droga è scomparsa e Bob, Murphy, Eliot, Jim, Jack, John, Eric, Mary, Ester, Jennifer, Desy, Denise e tutti gli altri ragazzi e ragazze in the world corrono felici e nudi sui prati ….
Briseide, di giorno dipingeva nel bosco e poi La sera tornava nella casa nel bosco e nutriva Yo Yo. Poi lo obbligava ad amarla tutto incatenato e mentre lo faceva, lo implorava, così come stava facendo adesso: “Dimmi che mi ami amore mio! Se mi dici che mi ami io ti libero da queste catene.” E Yo Yo le rispondeva: “Potrei anche mentirti baby! Potrei dirti che ti amo per farmi liberare!” E intanto urlava per il dolore che gli procuravano le ferite da catene.
“A farti dire che mi ami.”
Pag.197 libro. Prima di te Mr. President, c’era chi era incazzato e cercava di mordere il culo alla morte.”
ULLALLÁ CHE GRAN FIGATA L’UMANITÁ É LIBERATA. Ed è felice anche Carlo che in questo istante indossa un magnifico abito da sposa con lo strascico lungo circa dieci metri e il velo gli spiove sul viso raggiante e sta infilando l’anello al dito di Mario……………………………… Thank You Mr. President Yo Yo. Pagina 35
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Pag.218 libro.
E buona lettura.
I DENTI DI PLATINO E TITANIO DI YO YO
Ps: Yo Yo esiste anche nella versione inglese Wolfish Teeth Yo Yo distribuito dai migliori ebook-stores
I DENTI DI LUPO DI YO YO DENTI DI LUPO SCINTILLARONO NEL BUIO Vanity si rigirò sul pavimento con uno scatto felino… Yo Yo l’afferrò alle caviglie e la trascinò verso il letto. La sollevò e la buttò sul materasso ad acqua. Continuò con quei suoi dolce e feroci morsi innamorati fino ad arrivare alle visioni beate pop, fino all’urlo puro della gioia del sex. L’unica scossa negativa era quella di Vanity che qua e là, tra un orgasmo e l’altro, tra il canto degli usignoli colorati e il ruggito delle belve, si incazzava con il suo senso di colpa che aveva nei confronti di Shasha, l’ex moglie di Yo Yo… In fondo Vanity, sotto sotto era una gran brava ragazza e tradire la sua amica del cuore la rattristava. Toc toc
Articolo a cura di Ermanno Capelli Redazione Laura Capone Editore Info: www.lauracaponeeditore.com
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Toc toc Toc toc Colpetti alla porta insistenti ed inquietanti. CONTINUA Ringrazio tutti per il tempo prezioso che mi avete dedicato …..sperando che il mio romanzo vi abbia incuriositi. Un abbraccio da Ermanno Capelli e Yo Yo denti di Lupo. Pagina 36
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La prima cosa che ho pensato osservando tutto ciò è che si trattasse di una storia a sfondo ecologico. Forse Demetrio era il nome di un albero che come tutti gli altri avesse le foglie verdi e talmente folte da sembrare la capigliatura di un essere umano e non una parte dell`albero. Invece no! A cura di Rosanna Lanzillotti.
Demetrio è un giovane dai capelli verdi ed il corpo ricoperto di lentiggini colorate. Le sue sembianze fisiche gli donano l´aspetto della particolarità tanto da divenire il modello d`arte di un pittore di nome Joan Marcel capace di apprezzare la sua diversità. Joan Marcel interpreta agli occhi del lettore non solo colui che rende il protagonista un esempio di bellezza diversamente umana, ma anche l`espressione artistica dell`amore terreno, del desiderio. E`anche alla luce di questa prospettiva letteraria che quest`opera rivela la sua particolarità affrontando senza remore un tema quanto mai attuale ai nostri giorni: il diverso.
La prima cosa che salta agli occhi guardando un libro è di solito la sua copertina ed il titolo. "Demetrio dai capelli verdi" è il titolo di questo romanzo scritto da Marco Mazzanti, un giovane autore emergente. La sua copertina mostra l`immagine di lunghi alberi, come potrebbe essere la vita di ognuno di noi, ed un giovane volto su uno sfondo verde, come il colore della speranza di chi ha tutta la vita dinanzi a sé e non dietro di sé.
Marco Mazzanti crea attraverso la sua narrazione un viaggio alla ricerca di sè stesso e delle proprie origini nell`intrinseca "foresta" della vita dove quesiti come: chi siamo, da dove veniamo, si affermano come la instancabile eco di tutta la storia e le domande che ogni essere umano nel corso del suo cammino esistenziale si pone. Il protagonista, Demetrio, non è solo la particolare immagine riflessa di molti giovani alla ricerca di una propria identità, di un´origine perduta che se scoperta
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riusciranno a rendere propria, ma soprattutto colui che nel suo aspetto verde e lentigginoso, così appariscente, pone accenti forti sulle origini dell`uomo e dell`anima che si rivela in lui stesso. Oggi sperare di leggere un libro dove il racconto e la forma sintattica si uniscono in un solo volo d´ali sembra essere quasi il rincorrere di un sogno irrealizzabile. L`autore riesce in questa impresa assai complessa unendo non solo la scorrevolezza di un linguaggio antico ad uno contemporaneo, ma anche la bellezza di una descrizione artistica attraverso personaggi femminili e non che colmano la narrazione linguistica di un insolito affascinante desiderio di consumare la lettura come si gusta l´amore, con il desiderio di chi non puó attendere La struttura di questa sua opera narrativa fantasy riconduce il lettore in un tempo lontano e particolarmente ricco di emozioni tipicamente umane e inaspettatamente fantastiche. La presenza di personaggi molto diversi tra loro e sorprendentemente necessari l`uno all`altro dona all´intera opera una sua completezza che non limita la fine del racconto ad una scontata conclusione, bensí lo introduce in un ritorno alle origini. Una vittoria della veritá e della parola sul silenzio che la presenza di figure femminili come ad esempio la misteriosa e materna suora, e di personaggi maschili quanto mai ben definiti, rendono possibile. Ogni personaggio custodisce un suo passato e un suo presente in grado anche Pagina 38
di unire il sacro con il profano, l´uguale con il diverso. In fondo peró cos`è il diverso? … e l´uguale? (Rosanna Lanzillotti)
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romanzo in prossima uscita dal titolato “Il Tatuaggio”. Mariagrazia Talarico Francesco Danieletto Talarico Mariagrazia nata il 14-09-80 a Bellano Lecco, Residente in provincia di Lecco, studi magistrale Bertacchi Lecco. Una silloge edita “Delicata com'ali di farfalla” ed Il Filo classificata terza del concorso internazionale insieme nel mondo 2. Cristina Rotoloni
Cristina Rotoloni è nata a Roma il 20 luglio 1977, ma è cresciuta in provincia di L’Aquila. In questa città ha frequentato x\l’Istituto d’Arte e l’Accademia di Belle Arti dove ha conseguito il diploma di Laura in Scenografia con il massimo dei voti. Ha collaborato con l’Istituto Gramma nella realizzazione degli spettacoli teatrali: “Metamorfosi dei Corpi” e “Matilde principessa dispettosa”. Ha collaborato con l’associazione Il Camaleonte con corsi d’Arte e Immagine per i ragazzi dai 4 ai 16 anni. Si è sempre occupata con passione dei bambini per i quali ha scritto e illustrato favole come “Stellino”, “Tom” e “Lìlì”. Ha pubblicato sul sito “ilmiolibro.it” la sua raccolta di racconti intitolata “Frammenti di Vita”, dove oltre al terremoto parla d’esperienze forti che toccano l’esistenza umana. Al momento sta lavorando al suo
Francesco Danieletto, 63 anni, nato a Dolo, (Ve), dove la sua famiglia risiede da diverse generazioni, si è avvicinato alla scrittura, incoraggiato soprattutto dalle figlie. Personaggio anticonformista e ribelle, sta attraversando un delicato periodo di sofferenza fisica, dal quale sta uscendo con grande coraggio e volontà. Ha al suo attivo due pubblicazioni: “Strani fiori”, raccolta di poesie - “Luigia e altre storie”, sei racconti, ambedue pubblicate autonomamente. Nella sua biografia, si descrive così: “*Di me hanno detto che sono un inguaribile pessimista, quindi vorrei provare a sfatare questa affermazione.* *Scrivere non è facile, raccontare storie, racconti, più o meno immaginari, significa dare libero sfogo alla fantasia, cercando nello stesso tempo di rendere credibile ciò che si è fissato sulla carta, se poi ci si addentra nel campo della poesia, si trasmette uno stato d’animo a volte felice, a volte triste; a detta degli amici più stretti, che, a volte leggono quanto scrivo, è proprio *con questa* che do il meglio di me stesso. Non sono uno scrittore che si siede a tavolino e riempie, per forza, pagine su pagine di parole spesso inutili; scrivo quando ne sento il bisogno, posso farlo per una settimana intera oppure starmene anche un paio di mesi pensando a tutt’altro. Insomma, non ho il rubinetto
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con il quale accendo e spengo la mia vena poetica. Di me hanno detto che sono un inguaribile pessimista, mi ritengo, invece, una persona che è abituata a guardare in faccia la realtà, qualunque essa sia; essere consapevoli che esistono situazioni difficili, vuole dire accettare, purtroppo, che la vita non è un tappeto di fiori, sul quale poter camminare a piedi scalzi; anzi una volta messi dei robusti paletti per risolvere i problemi, si possono apprezzarne tutte le cose belle, anche le più piccole sfumature che la stessa ci riserva.” Ha partecipato e vinto, nella sezione poesia, al primo premio letterario: “Dwelling book and love writing” edito a Bari dall’omonima rivista, nell’agosto 2011. Sue poesie e racconti sono presenti in “Gocce di emozioni” Antologia Rivierasca, Edizioni Laboratorio D.S. Dolo – (Venezia) 2009 e 2011. Ha partecipato al V° Premio nazionale di poesia e prosa: AlberoAndronico, Roma 2011, classificandosi 6° nella sez. B, poesie, con una silloge intitolata: “La follia dell’uomo”.
Laura Capone Editore (LCE)
La Laura Capone Editore è una casa editrice che opera online, produce, distribuisce e promuove libri nei vari formati (carteceo, e-book, audiolibro, ecc.). Nasce nel novembre 2010 e si afferma velocemente per la correttezza e la trasparenza operativa. La LCE si pregia di Pagina 40
avere in redazione professionisti di settore per ogni competenza che, in una stretta rete di collaborazioni online, si prefiggono la rivalutazione del talento letterario ed artistico italiano contemporaneo, anche attraverso la promozione e distribuzione elettronica delle nostre opere tradotte. Per citare solo alcuni collaboratori: la dott.ssa Luigia Torrusio appassionata di lettere antiche, traduttrici quali Chiara Rolandelli e Alessandra Baroni, artisti quali Lisa Fusco, Moreno Chiacchiera (attualmente l’illustratore più quotato sia in Italia che all’estero), il Maestro Marco Serpe, il Regista Sebastiano Giuffrida, in un crescendo di professionisti più o meno noti che partecipano con grande competenza, professionalità e soprattutto passione.
Emanuela Arlotta Direttrice Volodeisensi
Nata a Roma il 20 Settembre 1975. Ho sempre avuto una forte propensione all’introspezione e alla conseguente scrittura di poesie e racconti che indagano in maniera approfondita l’animo umano, quello legato all’Io più profondo. Questa mia voglia di comunicare ha superato i limiti della carta e della distanza con la creazione di questa community letteraria (Volodeisensi.it) che gestisco con passione e amore tutti i giorni
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e di cui sono felice facciano parte tante persone che credono ancora nei sogni. Anche il Magazine online è una mia idea, realizzata grazie al supporto informatico di alto livello di mio marito Leonzio Nocente, il quale è anche il creatore materiale di Volodeisensi.it e di altri siti molto conosciuti. Lavoro nell’informatica da anni e scrivo da quando sono nata. Ho autopubblicato due libri nella collana ‘ilmiolibro’, uno di poesie ‘Volodeisensi’ e uno di racconti ‘La Sfera’, che stanno riscuotendo molto successo e che presto saranno disponibili anche in formato ebook nello store Apple.
Leonzio Nocente Autore e Referente Tecnico Volodeisensi
Nato a Francavilla Fontana il 23 Maggio 1979, Architetto informatico che lavora da 14 anni nel settore IT. Le sue conoscenze vanno dallo sviluppo di portali alle applicazioni in tutti i campi compreso quello mobile. Nella sua carriera ha partecipato alla nascita di grandi portali Nazionali del settore comunicativo e collaborato con grandi multinazionali Italiane e Americane. “Questa mia opera epica che ha visto ben due anni di progettazione e sviluppo è stata la mia più grande soddisfazione, realizzare il sogno sempre vivo di una bambina, mia moglie Emanuela. Volodeisensi.it non è una semplice community ma un vero e proprio portale Letterario dove i sogni diventano realtà.
Sono solo l’autore materiale, un penna su un foglio vuoto che viene guidato dalle emozioni di mia moglie che ogni giorno dà la possibilità a tanta gente di esprimersi e soprattutto di essere ascoltata. Con tanta commozione dedico questo nostro lavoro ai nostri figli e a tutta la gente che crede e crederà in Volodeisensi.it”
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