SOMMARIO
Testori e la grande pittura Europea .................................... 1 Simo Cake Designer tra Arte e Sapori ................................. 4 Intervista a Manuele Morgese ............................................ 7 Poesie dei nostri Autori ..................................................... 11 Racconto del Mese: Padre Ramos..................................... 13 Il terzo occhio di Agnes Spaak ........................................... 17 Intervista a Carlo Martigli ................................................. 18 Intervista all’autrice Edvige Cuccarese ............................. 23 La Redazione ..................................................................... 26
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Testori e la grande pittura europea Miseria e splendore della carne al Museo d’Arte della città di Ravenna sino al 17 giugno 2012
La sua parola scritta aveva galvanizzato le persone che seguivano i percorsi antichi e moderni dell’arte. Fino a raggiungere l’innamoramento di quegli scritti, nel senso che trasformavano la insita profondità del pensiero, in un piacere della lettura.
Spadoni al Museo d’Arte della città di Ravenna.Il corpus esposto mette in luce la variegata attività storico-artistica dello studioso, a cominciare da quella di “scopritore” di diversi artisti della pittura lombarda del cinque-seicento, che senza il suo studio sarebbero storicamente rimasti nella trascuratezza. Un’attenzione decennale, portata avanti da un impegno appassionato, assecondato dalla intransigenza storica di Pietro Longhi, suo maestro.
Figura 2 Cerano, Sposalizio mistico di Santa Caterina d'A., 1599 c.a, olio su tavola
Figura 1 Vincenzo Foppa, S.Girolamo penitente, 1485, olio su tavola
La costruzione linguistica era dosata da parole modernamente antiche, e raggiungeva una forza d’espressione che coinvolgeva emotivamente il corpo del lettore, sino a trafiggerne il cuore.Era Giovanni Testori ( Novate Milanese, 1923Milano, 1992), drammaturgo, poeta e critico d’arte, attività quest’ultima che ha interessato la mostra “Testori e la grande pittura europea. Miseria e splendore della carne” mirabilmente curata da Claudio
La motivazione di questa sua ricerca, era l’indagare in modo specifico quale apporto l’antecedente pittura lombarda , di cui facevano parte Foppa, Ferrari, Romano-il Romanino, Bonvicino-il Moretto, Moroni, poteva aver consegnato a quella di Michelangelo Merisi- il Caravaggio, l’astro delle ombre-luci; e da qui, il suo riporto sui lavori di Crespi-il Cerano, Mazzucchelli-il Morazzone, Procaccini, d’Enrico-Tanzio da Varallo, Daniele Crespi, Cairo-il Cavalier del Cairo, Ghislandi- Frà Galgario, Ceruti- il Pitocchetto .
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Figura 3 Michelangelo Merisi da Caravaggio, Ragazzo morso dall ramarro, 1593.olio su tela
Tale filologica dedizione è documentata in mostra con diverse opere di codesti artisti, a cominciare dalla mirabile tempera su tavola “San Girolamo penitente” del Foppa,”dove la luce è di fonte precisissima anche se dispersa, come in un annuncio di meriggio, entro le rocce”; dalle tele “ Gesù Cristo crocefisso” del Romanino, dalla “ Sacra famiglia “ del Moretto, dal “Ritratto di vecchio” e dal “ Ritratto di dama” del Moroni, per arrivare al famoso “ Ragazzo morso dal ramarro”.del Caravaggio.;
poesia riesce ad essere l’enfasi emblematica”; “L’incoronazione di spine” del Morazzone, tre sconvolgenti opere di Tanzio da Varallo e “Erodiade con la testa del Battista” del Cairo. Ma gli interessi del critico teatrante si sono rivolti in più direzioni, coinvolgendo il Realismo francese con Théodore Gericault e Gustav Courbet, continuando, poi, con gli studi su Henrì Matisse e Chaim Soutine; e, nel suo indagare, incontrando certe figure mitiche del Novecento, come Mario Sironi, Scipione, Marino Marini e Alberto Giacometti.
Figura 5 Mario Sironi,Figura neoclassica, 1922, olio su tela
Figura 4 Giovan Battista Crespi, Deposizione di Cristo nel sepolcro,1610, olio su tela
e ripartendo con le opere postcaravaggesche, “Lo sposalizio mistico di Santa Caterina” e la “Deposizione di Cristo nel sepolcro”del Cerano, nelle quali “la
Per poi iniziare un altro capitolo, col quale Testori ha scandagliato i territori della Nuova Oggettività tedesca, curando le mostre di Rudolf Schlichter, Otto Dix, George Grosz, Frarnz Radziwill e dello scultore Cristoph Voll. Un’attenzione particolare Testori concede all’opera di Ennio Morlotti, di cui sono esposte dodici tele eseguite tra il 1942 e il 1991, che testimoniano l’iter di un rapporto amicale che s’interrompe quando il critico contesta al pittore la sua eccessiva dipendenza mercantile. Ma l’aspetto più interessante
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della sua parabola di studioso d’arte è la sua immersione nell’area dei Nuovi Selvaggi, scoprendo le drammatiche tensioni espressive di Karl Hodicke, Berndt Zimmer, Ludwing Chihlarz, e soprattutto quelle intrise di umori espressionisti di Rainer Fetting; svelate da attori “sconvolti, quasi fossero morsi da una tarantola mortale ( …), in preda ai deliri dell’esistenza”;
Davide Dall’Ombra, Marco A.Bazzocchi, Marco Vallora, Marco Rosci, Stefano
Figura 7 Thomas Schindler, Agamennone III, 1985, olio sui tela
Figura 6 Rainer Fetting, Susanne Gabi, 1980, olio su tela
e, tra i Nuovi Ordinatori, l’opera di Thomas Schindler presente con il telero “ Agamennone III”, una vigorosa scena marinara, impostata con reminescenze della figurazione novecentista, tendente a “ eroicizzare la nostra quotidianità umana “.Infine, se si dovesse dare peso alla portata di Testori e raffrontarla con quella degli storici dell’arte ai quali il MAR di Ravenna ha dedicato profondi studi ( Longhi, Arcangeli, Ricci ), si può affermare che il suo raggio ha esplorato una vastità di territori ad altri preclusi. Il voluminoso catalogo edito da Silvana Editoriale contiene i testi critici di Alain Toubas,
in una nota a parte puntualizza che nella mostra “ diversi nomi manchino all’appello se lo si legge nella sequenza davvero lunghissima di scritti dedicati a tanti, (….) non proprio vicini alle sue corde”, ma uno, a mio parere, non poteva mancare, perché con lui Testori aveva “ cucito” un rapporto non effimero di stima, ed è il motivo che io lo rammenti pubblicando il ritratto che Giancarlo Vitali aveva eseguito per l’amico. Chiudendo con un“ Tèl chi è ‘l Testùr “
Figura 8 Giancarlo Vitali, Ritratto di Giovanni Testori, 1986, olio su tela
(1) Frase con la quale Pietro Longhi riceveva Giovanni Testori. Giorgio Nenci Pagina 3
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Simo Cake Designer tra Arte e Sapori
Figura 8 Simona Palombaro - Pasticceria La Mimosa di Tollo (CH)
Cos’è una Torta?
Con una richiesta che può sembrare banale ho iniziato la mia intervista a Simona Palombaro della pasticceria La Mimosa di Tollo (CH), la quale mi ha risposta in modo per nulla scontato. Questa giovane ragazza che dieci anni fa ha deciso di intraprendere la sua avventura nell’aprire una pasticceria, ha dichiarato che la torta è l’ingrediente essenziale della festa. Non va classificata come una parte del pasto, ma va considerata come una componente di gran rilevanza da cui può dipendere il successo del ricevimento. “La Torta è l’Essenza e deve far sognare per il suo aspetto e per il suo sapore…deve essere uno degli elementi indimenticabili di qualunque evento”. Non è difficile comprendere che grazie a questa filosofia le sue opere si trasformino da cibo in capolavori d’arte.
Simona è sempre pronta a soddisfare ogni tipo di richiesta del cliente, da quelle semplici a quelle più particolari, come ad esempio l’associazione di due pistole ad un matrimonio. Riesce ad incantarli e a meravigliarli con la bellezza e la straordinaria bontà delle sue realizzazioni e grazie alla sua fantasia e alla sua genialità, i dolci che si materializzano tra le sue mani lasciano chi li osserva stupiti, poiché sono coinvolti in un’estasi di sapori e colori. Attenzione e partecipazione che non si limita alle torte, ma anche ai biscotti o alle marmellate o a qualunque altro dolce sia creato nella sua pasticceria. Simona Palombaro ha portato avanti questa sua avventura credendoci e con passione, supportata dalla famiglia e appoggiata dalle collaboratrici che partecipano attivamente alle creazioni. La disponibilità, l’ambiente accogliente, ed il sorriso sempre sul volto indica la tranquillità e la gioia con cui è portato avanti il loro lavoro e a fatto sì che un piccolo negozio di pasticceria di una cittadina con poco più di quattromila abitanti, diventi un laboratorio d’arte conosciuto anche all’estero. Per questo motivo “Simo Cake Designer” è stata spesso invitata a dei corsi dove illustrare la sua passione per questa forma d’arte. Ha partecipato a novembre 2011 alla prima edizione di “Donne e Dintorni”, una fiera svoltasi a Pescara dedicata interamente agli sposi e alle donne. Molto presto parteciperà ad un corso di Wedding Planer organizzato dalla Confesercenti di Pescara con la collaborazione di Enzo Miccio. Pagina 4
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Simona ha accettato con gioia di rispondere alle mie domande esprimendo con spontaneità il suo punto di vista. Quando e in che modo è nata la tua passione per i dolci?
gustai.
La mia passione per i dolci è nata con me e stimolata dalla mia grande famiglia di mangioni e buon
Qual è Il processo mentale che devi affrontare per realizzare una tua creazione? Quando mi ordinano una torta preferisco chiacchierare con il cliente per capire i suoi gusti e per ricevere qualche in-put, ma comunque ho bisogno di un po' di tempo per arrivare al progetto finale e se ho anche una notte per pensarci è meglio.... Come ti definiresti nel tuo lavoro e come ti vedi? Non riesco a dare una definizione di me stessa..... ma se ci penso bene posso dire che sul lavoro sono una persona un po' pignola, precisa e organizzata e con le persone giuste al mio fianco sono pronta a qualsiasi sfida. Quando ti capitano e giornate No e hai una consegna come superi il momento di crisi? Nelle giornate NO deve succedermi davvero di tutto!!! Come dicevo prima cerco sempre di essere organizzata, ma soprattutto ho costantemente l'appoggio della mia famiglia, su loro posso contare sempre! Sperimenti molto o segui la linea d’altri pasticceri?
A me piace molto sperimentare, però prendo anche spunto dal lavoro dei professionisti cercando di carpire soprattutto le tecniche per velocizzarlo .... il mio mito comunque è Luca Montersino che spero di conoscere presto. Cosa completi un lavoro?
provi,
quando
Un lavoro non mi sembra mai completato .... lo guardo e lo riguardo cercando difetti per correggerli poi penso alle parole di un altro maestro che diceva che i difetti li vediamo solo noi ed è verissimo! Ti è capitato di non provare nulla per un tuo lavoro e questo come ti ha fatto sentire? Ci sono dei lavori che non mi soddisfano e questo mi capita quando ad esempio mi portano una foto di una torta di un altro pasticcere ed io la devo solo copiare, oppure quando mi mettono un “sacco di paletti” che limitano la mia creatività. Quale consiglio ti senti di dare a chi vuole seguire le tue orme? Con questa domanda mi vengono in mente un sacco di cose..... penso a quelle persone che aspirano a diventare cake designer e immaginano il mio lavoro tutto rose e fiori o meglio zucchero e colori e penso a quelle persone che amano davvero questo tipo di lavoro e sono pronte a fare grandi sacrifici per arrivare a diventare professionisti .... con questo voglio dire che ci vuole molta umiltà . Vorresti trasmettere questa passione a tua figlia? Magari!!!!!.... Pagina 5
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Già impazzisco, quando lei prende i miei attrezzi con tutta l'attenzione che metto io e poi cerca di imitarmi, lei come me è un’ottima osservatrice..... Quali sono i progetti per il futuro? Io ho sempre troppe cose per la testa.... mi piacerebbe avere un punto vendita a Pescara dove ho notato che il mio lavoro è molto apprezzato! Se non avessi esercitato questo mestiere cosa ti sarebbe piaciuto fare? Non lo so ... comunque qualcosa di creativo, ma io mi adatto a tutto. cui t’ispiri?
C'è qualche pasticcere a
Luca ....... come pasticcere e poi qualche professionista inglese o americano per alcune decorazioni particolari. Qual è la tua creazione preferita? ...La
mia creazione preferita
è....Elena.....scherzo...non c'e' nessuna creazione in particolare perché tutte mi appassionano allo stesso livello.
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Cosa ci vuole per fare arte in pasticceria? L'arte in pasticceria non è solo modellare zucchero e decorare torte ma è anche impastare acqua e farina, uova e zucchero.... se non ci metti un po' d’amore il risultato non è lo stesso!!! Cristina Rotoloni
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Intervista a Manuele Morgese
Manuele Morgese nasce a Napoli dove Si laurea con il massimo dei voti in Lettere moderne ad indirizzo spettacolo, presso l’Istituto Universitario Orientale della città e si forma presso l’Accademia Nazionale D’Arte Drammatica del Teatro Bellini. Lavora con registi come Manfré, Leopoldo Mastelloni, Peppino Patroni Griffi. E’ stato protagonista in eventi internazionali quali “West Side story di L. Bernstein”a Roma per l’inaugurazione della Cavea del nuovo auditorium di Renzo Piano. Ha lavorato per la Tv, per la pubblicità e per il teatro. E’ autore, regista, attore e direttore artistico e fondatore della Compagnia TEATROZETA a L’Aquila e del Piccolo Teatro Studio. E’ il direttore didattico di Teatri Possibili sempre a L’Aquila ed è stato il direttore artistico del Teatro Eur a Roma dal 2008 al 2010. Dal 2008 è membro della giuria del premio nazionale per attori HYSTRIO. Nel 2009 vince il premio Flaiano con lo spettacolo “Il caso di Dorian Gray”, di Giuseppe Manfridi e con la regia di Pino Micol. Nel 2010 si aggiudica il Premio Gassman come Miglior Giovane Talento. E’ autore di “Masaniello”
e “Federico II” e sta costruendo a L’Aquila il PARCO DELLE ARTI, un centro polivalente per l’arte e la cultura. Manuele Morgese è un personaggio poliedrico che nonostante le sue infinite capacità ha come unica vera passione la recitazione perché, come lui stesso ha dichiarato, ama fare l’attore. Indipendente mente da questo, impegna tutte le sue forze per portare avanti le tante attività intraprese come: produrre spettacoli, fare le tournée nei teatri italiani e organizzare le stagioni teatrali nel suo spazio aquilano. E’ inoltre impegnato nella realizzazione del progetto “IL PARCO DELLE ARTI” sempre a L’Aquila perché dopo aver fondato il TEATROZETA nel capoluogo abruzzese, con cui si è occupato della diffusione della cultura teatrale e della formazione di giovani attori e l'Accademia Nazionale d’Arte Drammatica, ha deciso d’intraprendere la realizzazione di un progetto grandioso e innovativo che porterà alla città una forte influenza positiva sul territorio. Con questo scopo e con l’attenzione rivolta ai giovani, creerà un teatro di trecento posti al coperto e mille all’aperto immerso nel verde dell’Abruzzo con l’obiettivo di dar vita ad un centro polivalente in cui tutte le arti, collegate direttamente o indirettamente al Teatro, possano trovare la loro esplicazione e manifestazione, come si può leggere sul sito del Teatrozeta. Creerà un luogo che volgerà alla collaborazione e alla condivisione con le altre realtà culturali del posto e che Pagina 7
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diventerà un riferimento su tutto il territorio nazionale e non solo. Una realtà che l’attore d’origini napoletane vuole realizzare a L’Aquila e per L’Aquila, alla quale è legato sentimentalmente e non solo come lui stesso ha dichiarato, poiché “non vi è nulla di razionale” nel suo rapporto con questa città. Il terremoto non lo ha destabilizzato, ma lo ha legato ancora di più a quel “Segno” che l’unisce indissolubilmente al capoluogo abruzzese Com’è nato il nome del teatro zeta? E’ UN GIOCO DI LETTERE E PAROLE: nel 1999 ho messo in scena uno spettacolo...il primo da me scritto dal titolo la A di zetA ..il principio coincide con la fine Zeta è l'ultima lettera dell'alfabeto... ma la sua ultima lettera è la A la prima dell'alfabeto...insomma quelle "pippe" intellettualoidi che si fanno da ragazzi...da lì volevamo dare un nome alla compagnia della A di zetA ed è uscito fuori TEATROZETA Quanto la sua famiglia ha influenzato la sua scelta? Ho un padre pittore scultore, una madre sociologa che scriveva su giornali e riviste e che negli anni ottanta pubblicava poesie...i miei non furono entusiasti del fatto che a 16 anni volessi fare del teatro...tuttavia dopo la loro separazione...avevo appunto 16/17 anni, già ero indipendentissimo nelle mie decisioni...poi è venuta l'accademia al teatro Bellini...i film...gli spot…insomma i miei mi hanno sostenuto molto a distanza...a 21 anni già vivevo da solo...quindi... Che cosa la spinta a lavorare per il teatro, ad essere un attore prima e un regista e produttore teatrale poi? Servirebbero pagine per rispondere a questa domanda. La risposta è banale...semplice... come se mi dicessero ...chi le ha detto di venire al mondo??
E’ accaduto....non posso immaginare per me un percorso diverso...la vanità? L’ego? Il piacersi? Non so... solo la voglia di sentirsi BENE...realizzato...io sto bene se recito e sono sul palcoscenico..alle volte mi chiedono se sono nervoso prima di un debutto....cer to rispondo..ne rvosissimo... ma non posso certo aggiungere...è questo nervosismo che mi fa stare da dio..che mi fa godere di essere attore, il resto è venuto da sé...voglio dire..sono produttore quasi sempre degli spettacoli in cui sono attore...dunque è stata una necessità lavorativa...poi se sono riuscito a coinvolgere grandi del teatro come Reim o Manfridi...per non parlare di Pino Micol ...allora la posso considerare una dote innata…regista? Non amo definirmi o che mi si definisca regista ...io vorrei fare solo una cosa nella vita l'attore e farla bene. Sempre le necessità di lavoro mi spingono a darmi alla regia...ma la considero una parentesi...amo scontrarmi ed essere diretto da registi veri.....Micol nel Caligola...ecco l'esempio... Perché L’Aquila? L'Aquila ha scelto me.....il discorso è profondo e va al di là del razionale dunque non lo approfondirei più di tanto…basti pensare a quanto di magico esiste nella città dei 99 che alle volte neanche gli aquilani stessi lo comprendono...diciamo che ho sentito...ho capito...e L'Aquila mi risponde sempre spesso.... ha mai sentito parlare di segni? Un uomo di mare come vive in una città di montagna? Il mare lo porto con me e credo che ogni tanto lo spargo tra le montagne ai piedi del Gransasso. Ho sempre viaggiato molto e L'Aquila o New York non cambierebbero il mio modus vivendi...potrei solo aggiungere Pagina 8
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che gli aquilani non sono come i newyorkesi... ma col sorriso sulle labbra... direi...possono diventarlo però!! Cosa la lega a questa città? Dieci anni di duro e onesto lavoro...e sottolineo onesto... il mio amore...mia moglie… il mio amore …mia figlia...
Cosa pensa di poter donare alla città straziata? Tutto me stesso.... non è poco...se ognuno facesse il proprio DOVERE -solo quello- la città starebbe meglio..invece....alle volte chi vuol donare è anche ostacolato....compreso il sottoscritto...dunque tutto me stesso e lo farò senza limiti!
il mio amore... il Teatrozeta...
Cos'è per lei IL Parco delle Arti?
tutto a L'Aquila....e poi tanti amici...
Un SEGNO: ecco...lo consideri il perchè della mia presenza a L'Aquila....un segno di rinascita...di cambiamento...la risposta alle precedenti domande. Guardi che il Parco delle Arti è frutto del mio dovere...nulla di più certo...un sogno che si realizza... un impegno importantissimo... certo..ma se guardiamo al nord Europa nessuno griderebbe al miracolo.... Ho la direzione di un Ente a cui è stata data una possibilità...ed io faccio il mio dovere portando alla città del denaro del ministero, una struttura per l'arte e la cultura, un centro di formazione per i lavoratori dello spettacolo all'avanguardia, artisti e compagnie provenienti da tutto il mondo.
quelli giovani e giovanissimi che si aspettano da me qualcosa di nuovo di diverso ed io non posso deluderli...ripeto il rapporto con L'Aquila non ha nulla di razionale. L'Aquila mi da senza che io chieda. Dovevo esserci a L'Aquila! Come ha vissuto il terremoto il teatro zeta e lei? Ecco un altro segno: ero in scena al Sant'Agostino, al centro storico le sere prima del terremoto...e sapevo che non mi sarebbe successo nulla, sapevo che avrei coronato il sogno di debuttare con un testo importante (il caso Dorian Gray di Manfridi) con la regia di Micol...e questo è accaduto. Sono ripartito per Teramo per raggiungere mia moglie come ogni fine settimana...e il terremoto l'ho vissuto come una cosa profonda...e con una specie di senso di colpa per non essere a casa mia al centro storico dove poche ore prima dormivo e mangiavo... Teatrozeta è un simbolo di forza...di resistenza prima, durante ed oggi a distanza di tre anni dal terremoto! Come una grande madre Teatrozeta ha aperto le braccia diventando simbolo casa per tanti !! La cosa oggi che mi resta sulla pelle è come oggi L'Aquila vive il terremoto...come gli aquilani non siano consapevoli!
IL PARCO DELLE ARTI è per una nuova generazione di artisti.... nuova.... Perché realizzare un progetto così grandioso a L'Aquila? L'Aquila è una città importante nel cuore dell'Italia Io riformulerei la domanda forse.....Perchè realizzare un progetto così GRANDIOSO in una città in cui gli amministratori locali, sindaco in testa sono assolutamente indifferenti ad un simile Pagina 9
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progetto... perchè realizzare un progetto così GRANDIOSO di cui tutti i signorotti dei castelletti locali che si occupano di spettacolo ne parlano male o poco... L'Aquila merita amore ... senza demagogia... senza finzione ... senza polemiche ... senza sparlatori vari...la risposta alla sua domanda? Le rispondo tra un anno, quando verrà al Parco Manuele attore e Manuele uomo quali sono le differenze e quali le uguaglianze? L’uno non vive senza l'altro...nella vita sono molto più reale e vero che sul palco...non recito...a pensarci bene anche in scena....non recito... Come riesce a far combaciare il suo ruolo di padre con un lavoro che impegna molto la vita di una persona? Il segreto ha un nome e cognome...il segreto è in mia moglie...senza di lei non sarei quello che sono! Mia moglie è la persona più straordinaria al mondo....per sopportare me ..poi.. Cosa vorrebbe nel suo futuro? Quello che avrò! Cristina Rotoloni
Volodeisensi un libro che sta andando a ruba già presente su Amazon Store e presto anche su Apple Store, rappresenta la traduzione in parole di un percorso interiore molto profondo ed intenso intrapreso dall’autrice già diversi anni fa. La forza di questi componimenti risiede nel proiettare al lettore delle immagini che lo travolgono e trasportano in un mondo immaginifico ed emozionante. La descrizione di una sensazione, la fotografia di un momento, è ciò che viene trasmesso attraverso questi versi all’interno dei quali si può scorgere l’anima dell’autrice. Richiedi una copia inviando una mail a infoline@volodeisensi.it Pagina 10
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Poesie dei nostri Autori
Presentimento
Grazie sera
Cala finalmente la sera e copre col suo manto di velluto questo giorno e i suoi tormenti. L'animo ammaccato si distende e nel guardare gli attimi trascorsi afferma indifferente: "Anche oggi ho vissuto..." Allora il pensiero si rifugia in cerca di conforto e tesse dinnanzi agli occhi chiusi l'immagine di un viso In men che non si dica si confonde con il sogno e a me par di sentire il suo respiro.
la sera tutto tace, intorno c'e' una gran pace, silenzi interrotti da strani rumori, inspiegabili, sconosciuti, l'orecchio mio si tende, vorrebbe captare, l'orecchio mio si dilata, vorrebbe perforare il buio piu' profondo, che avvolge questo mondo, vorrei abbattere tutte le bariere, la grande voglia di sapere che c'e' dentro di me, sapere chi e' dio, sapere chi sono io, perche' sono nata, e cosa faccio qui, inerte, inpotente, piccolo granello di sabbia, nell'immensita' presente.
(Laura Belinzoni)
(Mimma Pasculli)
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La rosa dell’amore. Era lì bella e profumata, i suoi petali erano rossi come l’amore, e setosi come il tuo viso! La raccolsi e la portai a te……… tu, la prendesti fra le tue vellutate mani, dicendomi: la chiamero’ “ rosa dell’amore”
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(Katia Belloni)
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Padre Ramos Racconto del mese a cura di Emanuela Arlotta
Due rintocchi di campana ogni sera alle 20.00, dalla chiesa del Paese risuonavano fin sopra le montagne, nell’oscura coltre nera che ricopriva le alture su cui sorgeva quel piccolo agglomerato di casette. Pochi abitanti, un centinaio in tutto, quelli più scaltri, capaci di resistere al silenzio, all’oscurità dei lunghi e freddi inverni, per lo più nati in quel luogo e incapaci di vivere altrove. Padre Ramos era l’unico forestiero che aveva avuto il coraggio di rimanere lì per lungo tempo , nonostante le sue origini fossero cittadine. In realtà non era giunto in quel luogo proprio di sua spontanea volontà ma era stato obbligato dai suoi ‘superiori’ costretti ad allontanarlo dalla comunità dopo l’ennesimo episodio di isteria di massa. Padre Ramos, infatti, era un prete esorcista che aveva continuamente a che fare con le anime
possedute che si confondevano tra i fedeli presenti alle messe domenicali e che spesso e volentieri si esibivano in sproloqui senza senso conditi di ogni volgarità ai quali quell’ometto piccolo e spiritato rispondeva con la croce e le preghiere. Questi episodi erano mal visti all’interno della sua comunità ecclesiastica anche perché allontanavano i fedeli più impressionabili e attiravano curiosi e gente poco raccomandabile all’interno della chiesa. Così era finito suo malgrado in quel posto sperduto nel quale, però, con il tempo finì per trovarsi a suo agio. Due rintocchi di campana e tutti erano nelle case quasi fosse il coprifuoco. Il paese diventava terra fertile per i fantasmi che sicuri di non essere visti da anima viva potevano intrattenere le loro danze sfrenate in quel silenzioso catrame notturno. Ma qualcosa si muoveva in quel fermo immagine serale. La porta della chiesa scricchiolava leggermente lasciando intravedere il braccio di un uomo ricoperto da un mantello scuro che si confondeva con il paesaggio e con le ombre buie delle case. Era Padre Ramos che usciva di soppiatto contravvenendo alla routine del luogo e si incamminava incappucciato per la stradina antistante la chiesa e si inerpicava, infine, per un sentiero nascosto nella sterpaglia che conduceva verso le alture, un po’ fuori dal Paese. Avanzava furtivo nella notte inciampando sul terreno, si guardava intorno terrorizzato dall’idea di essere visto. Erano anni ormai che tutte le sere, dopo aver chiuso la chiesa e aver fatto finta di ritirarsi nella sua misera stanza per le Pagina 13
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preghiere e il riposo notturno, si riversava per quella stradina in tutta fretta. Ma non era il solo ad avventurarsi per quei luoghi impervi. Arrivò nel posto designato per l’appuntamento anche Donna Liliana, una vecchietta la cui età era solo approssimata. C’era chi diceva che avesse ampiamente superato i cento anni, ma la sua mente era ancora attiva come quella di una giovane. Si erano dati appuntamento nel pomeriggio, in chiesa, parlandosi attraverso l’unico luogo sicuro da orecchi indiscreti: il confessionale . ‘Padre Ramos, qualche sventura si sta riversando su queste oscure montagne. Lo sento.’ Le aveva detto. ‘Cosa succede, Donna Liliana?’ disse Padre Ramos con un filo di voce, poi aggiunse ‘Parli piano la prego. C’è qualcosa per cui posso essere utile, lei sa di cosa parlo?’ ‘Padre Ramos, mia nipote, non è più lei. E suo figlio nemmeno. E’ legata e imbavagliata ma dobbiamo aiutarla. Lei deve fare qualcosa. Il bambino non parla, ha solo una strana espressione, sembra contento di vedere sua madre così, non è più lui.’ La voce della donna si spense sulle ultime parole forse incrinata dalla paura. ‘Cara Donna Liliana, sono molto preoccupato. Stanno aumentando i casi. Faccio avanti e indietro su per le montagne tutte le notti, sperando di non essere scoperto. Altrimenti, aimè chi potrebbe aiutare queste povere anime, se mi allontanassero da questi luoghi? Il Signore mi ha scelto ed io porterò avanti la mia missione, finchè ne avrò la forza. Donna
Liliana si presenti al cerchio di pietra, quello sull’altura ad est del Paese, questa è la mappa per arrivarci, lì saremo al sicuro. Mi raccomando impari a memoria la strada e dia il foglio alle fiamme. Nessuno deve sapere. Mi ha compreso?’ la sua voce era appena sussurrata ma le parole erano ben scandite. ‘Obbedisco Padre Ramos. Qualunque cosa per aiutare i miei cari’ detto questo prese il foglio passatole attraverso una fessura nascosta del confessionale e lo infilò prontamente nella tasca nascosta della gonna, cucita appositamente nella parte interna del tessuto. ‘Ci vediamo stasera Donna Liliana, non destate sospetti.’ Poi alzò un po’ la voce ‘La perdono nel nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo’. La donna uscì strusciando i piedi a terra, sotto il peso della sua gobba e delle sue profonde rughe ancora più marcate a causa del terrore e dell’ansia. Poco dopo uscì Padre Ramos. Quella sera, il prete, arrivò puntuale come un orologio al cerchio di pietra, chiamato così proprio perché a terra c’erano dei grandi massi disposti in tondo all’interno dei quali l’uomo esercitava le sue purificazioni. Donna Liliana aveva il viso tirato ed il fiato corto. Aveva trascinato assieme al marito, altrettanto vecchio, la nipote ancora legata e imbavagliata. Quella giovane aveva gli occhi sbarrati grandi come nespole, fissi sul prete. Il bambino era rimasto a casa, in attesa della sua seduta. Padre Ramos assunse un’aria seria Pagina 14
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e autoritaria, il suo sguardo intrecciò quello della donna in segno di sfida. Il prete sfilò dalla tasca il suo crocefisso intinto nell’acquasantiera prima di uscire dalla chiesa e si diresse sul luogo della sfida, di fronte alla donna. Ma la giovane non fece alcun cenno nel vedere quella croce. Non ci fece nemmeno caso e continuò a fissare Padre Ramos senza battere ciglio. Il prete iniziò a recitare le preghiere con voce alta e ferma mantenendo davanti a se il crocifisso e si avvicinò alla donna che non chiuse gli occhi e non diede cenno di fastidio. Solitamente i posseduti a questo punto iniziavano a contorcersi nonostante i lacci che intrappolavano i più irrequieti. O chiudevano gli occhi tirando indietro la testa. Ma lei nulla. Padre Ramos continuò per mezz’ora poi decise di desistere e abbassò la croce. ‘Forse non è posseduta.’ Disse guardando la vecchia e suo marito. ‘Cosa sta dicendo, padre, è impazzito’ inveì la vecchia con rabbia, tanto che il marito la dovette fermare mentre si avvicinava a Padre Ramos con fare minaccioso. ‘Toglietele il bavaglio e allontanatevi ’ ordinò il prete. L’uomo ubbidì e portò via Donna Liliana trascinandola a forza mentre lanciava invettive nella notte. ‘Parlami’ disse a voce alta alla donna ora senza bavaglio. ‘Avvicinati, prete’ disse la donna con gli occhi fissi in uno strano sibilo.
Padre Ramos fece quanto gli era stato detto, ma mantenne la distanza di sicurezza. La donna era ancora legata, ma un esorcista non doveva abbassare mai la guardia. Aveva una grande esperienza nel trattare gli spiriti maligni, ma questo caso gli sembrava diverso. La donna non aveva lo sguardo crudele, ma piuttosto malinconico, a tratti rassegnato. ‘La vecchia’ le disse girando il capo verso Donna Liliana ancora agitata nelle mani del marito, ma abbastanza lontana da non sentire la nipote. Continuò ‘La vecchia è pazza. Devi liberarmi ’. ‘Continua’ disse il prete con voce ferma. ‘Crede che sia posseduta perché non le obbedisco. E perché non sa come sia nato mio figlio. Crede sia stato mandato da Diavolo’. ‘E da dove viene invece, quel figlio?’ ‘Da suo marito ’. ‘Lei lo sa?’ ‘No non sa niente. E’ pazza. Mi tiene chiusa in uno scantinato con il bambino. Dice che deve esorcizzarmi e farmi diventare ubbidiente come i suoi figli.’ Padre Ramos conosceva poco la famiglia, che viveva un po’ fuori dal paese, un po’ isolata dal resto della comunità. Sapeva che quella donna aveva perso i genitori in giovane età ed era stata adottata da Donna Liliana e dal marito, i quali avevano già due figlie naturali. In effetti non l’aveva mai vista in giro ma credeva fosse un po’ timida o
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che frequentasse altre comunità nei dintorni. Il prete credette a quella donna, accolse quella storia, forse più plausibile delle tante affrontate in passato, diviso com’era tra il mondo dell’aldilà e quello reale. Quasi si sentì rassicurato dalla realtà che aveva trovato di fronte a sé. Così decise di sciogliere quella giovane e di affrontare i suoi persecutori a viso aperto. Si avvicinò e iniziò a tagliare le corde che stringevano le mani e infine i piedi della perseguitata. Donna Liliana si accorse di ciò che stava accadendo e con un guizzo dettato dalla disperazione gettò a terra suo marito e gridando iniziò a correre verso il prete come una pazza. Padre Ramos pensò che volesse ucciderlo tanto era minacciosa e disperata quella corsa di pochi metri che a lui sembrarono chilometri. Donna Liliana giunse a pochi passi da entrambi e il prete sentì una fitta allo stomaco da lasciarlo impietrito. Si accasciò in ginocchio con il sangue caldo che fiottava dalla ferita e colorava la sterpaglia. La vecchia gridò e si girò verso la nipote. Padre Ramos fece in tempo a vedere un coltello tutto rosso, e un polso rovinato dalle corde. Quella donna di cui si era fidato, a cui voleva salvare la vita, quella giovane che le aveva permesso per una volta nella vita di abbassare la guardia, lo aveva colpito senza pietà. La guardò negli occhi e vide l’odio, il cieco odio della follia. Donna Liliana tentò di arginare la ferita, mentre il marito impietrito non mosse un passo. Il coltello cadde a terra e subito dopo fu raggiunto da Padre Ramos ormai quasi esanime accasciato a faccia avanti sul terreno.
La giovane fuggì e portò via per sempre il bambino. Qualcuno raccontò di averli visti camminare per le montagne, seguiti da un’ombra scura con una croce in mano. In quanto a Donna Liliana e al marito rimasero così scioccati da non proferire più parola, se non per dire un rosario ad ogni anniversario della morte del prete. (Emanuela Arlotta)
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‘Ti perdono ’ fu tutto ciò che riuscì a dire. Pagina 16
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Il terzo occhio di Agnes Spaak
Figura 9 Arthur Rimbaud
Oggi voglio parlarvi di fotografia, e in dettaglio la fotografia di Agnes Spaak, grande fotografa Parigina, adottata nella fredda città Milanese, e della quale sono onorata di essere grande amica. Una sua mostra sta per essere inaugurata il giorno otto marzo 2012 a Roma dal titolo “ Un rève dans un rève” presso la “Galleria Vittoria”, in Via Margutta, 108. Gli scatti di Agnes sono come vedere con un terzo occhio, fotografie sfumate, colori pennellati, come se da un momento all’altro potessero sparire dalla tua visuale. Un’illusione, una magia fatta su carta, carta che potrebbe essere tela. Istantanee dome dipinti, cornici come musiche antiche. Note che danzano nell’aria lasciando colori e fili
invisibili accanto alle persone che guardano e osservano i suoi occhi. Il terzo occhio di Agnes, è la sua anima con la quale scatta e ruba al tempo emozioni, e batticuori surreali.
L’atmosfera della mostra sarà sicuramente il suo abito, indossandolo si percepiranno i profumi e gli aromi di chi vive di arte, e si circonda di bellezza, e fascino interiore. Un tocco di illusionismo in questa mostra che farà sicuramente parlare di sé e che avrà un seguito a Milano. Illusionismo d’amore, e di vita. Dimensioni parallele che Agnes tocca lievemente e sapientemente con quell’occhio profondo e incantevole, atmosfere rarefatte dal vago sapore sensuale che seduce mente e corpo lasciandoti priva di energia ma dolcemente ipnotizzata da tutto ciò che lei è. Agnes è multiforme, terrena come il suo segno (il Toro), spiritualmente progredita come il suo ascendente ( lo Scorpione) che evolvendosi si libra diventando una splendida Aquila. Coloratevi di lei,entrate nel suo mondo,rapite una sfumatura e portatela con voi. Agnes, la donna arcobaleno. Anna Giacomazzo Mugler Pagina 17
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Intervista a Carlo Martigli In occasione dell’uscita del suo ultimo libro ‘L’Eretico’, conosciamo un po’ lo scrittore.
1) E’ da poco uscito il tuo nuovo romanzo storico ‘L’eretico’, che ha decretato e concretizzato definitivamente il tuo successo in Italia. Un romanzo che ha l’ambizione e l’impegno di colmare un vuoto storico di cui si è volutamente tacere: la vita di Gesù dai suoi 12 ai suoi 30 anni. Perché hai scelto questo argomento? Qual è il tuo rapporto con la fede e qual è invece il tuo rapporto con la Chiesa? Questo buco storico mi ha appassionato da quando ho iniziato, sui banchi del liceo, i miei studi su religione, storia e filosofia. Quando ho pensato di farne l’argomento principale di un libro, ho avuto la sorpresa, gradita ma sconvolgente, che nessuno,
al mondo, aveva mai pensato di affrontare in un romanzo un argomento del genere. Quasi una sorta di ipnosi collettiva, perché spesso, nelle mie conferenze, chiedo se qualcuno dei presenti si è mai reso conto di questo vuoto negli anni più formativi della vita di Gesù, quando si sa tutto sui faraoni egiziani e sugli imperatori romani o addirittura quelli cinesi. E la maggioranza rimane a bocca aperta, dicendo che no, non ci aveva mai pensato. Ora, indagare su questo mistero storico, anche attraverso un romanzo, non ha niente a che fare con la fede. La fede è un dono, un rapporto diretto con un Essere soprannaturale, che non può e non deve trovare giustificazione in ambiente storico o scientifico, altrimenti ne sarebbe perfino diminuita. La gerarchia della Chiesa cattolica sembra invece avere, a proposito, la stessa paura che aveva ai tempi di Galileo, quando la teoria eliocentrica sembrava dovesse distruggere la Chiesa stessa. E’ un grave errore ignorare, anziché dibattere, ed è purtroppo una prova dell’oscurantismo che ancora pervade molti ambienti religiosi. Il silenzio della Chiesa cattolica su L’Eretico, ne è una prova ulteriore. 2) Quanto c’è di te in questo libro? Moltissimo. Un libro, se si è onesti, è uno strumento per comunicare le proprie idee, come era la musica nel ‘700 e nell’800, i due secoli d’oro. E’ più difficile forse farlo attraverso un romanzo storico, ma è, ritengo, più Pagina 18
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entusiasmante per un lettore, che può scorgere nella trama i parallelismi tra il mondo di ieri e quello di oggi. 3) Qual è il messaggio che Carlo A. Martigli nasconde tra le righe de ‘L’Eretico’?
L’ho detto alla fine, tra i ringraziamenti. Questo romanzo è un inno d’amore alla libertà. Aeretikòs in greco significa semplicemente “colui che sceglie”. Nella gloriosa Atene stava a indicare un uomo saggio e ragionevole, in grado cioè di fare liberamente le proprie scelte. E’ nel medioevo, con la nascita della lingua italiana, che i due poteri forti dell’epoca, il papato e l’impero, riescono a dare alla parola “eresia”, ovvero scelta, un’accezione negativa. Perché avevano paura dell’uomo libero e in grado di scegliere. Vorrei quindi che, almeno oggi, tutti fossimo eretici, ciascuno ovviamente nella propria diversità. E’ dal confronto di diverse
opinioni, culture, abitudini e scelte che l’uomo si evolve, ma il potere, di questo, ha ancora timore. E non solo lui: ho avuto la disgrazia di sentire un fanatico fondamentalista integralista cattolico da Chiambretti, un certo Ruggero, dare del “sodomita” a un Platinette sconvolto, al quale deve essere sembrato di trovarsi davanti a un inquisitore del 500 spagnolo. Purtroppo c’è ancora gente del genere o magari lo fanno solo per farsi chiamare nelle trasmissioni, a recitare una parte. Penoso. 4) Sei un grande studioso di storia tanto da passare il 90% del tuo tempo a documentarti per poter poi scrivere i tuoi romanzi basandoli interamente su fatti realmente accaduti. La tua è soltanto una passione o c’è qualche altro motivo che ti spinge a scavare così a fondo nel passato e nella storia? La passione è la molla che mi spinge a vivere, ed è quella che cinque anni fa mi ha convinto ad abbandonare tutte le sicurezze economiche per donarmi totalmente e pienamente alla scrittura. Ma la voglia di indagare nel passato e nella storia è frutto anche della mia voglia di imparare, continuamente, e della mia curiosità. Che non di rado mi fa scoprire gli inganni che da secoli sono stati perpetrati, più o meno ignorantemente, più o meno volontariamente, ai danni dell’uomo. Come per il significato della stessa Pagina 19
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parola “eresia”, che sembra un peccato mortale ma che è invece stupenda. Don Franco Barbero ha detto recentemente in tv, conoscendo bene il significato di questa parola, che l’eresia è oggi la salvezza del vangelo, ovvero dell’annuncio di Gesù. Forse ha letto L’Eretico. 5) Hai affermato più volte, nelle presentazioni del tuo libro e nelle interviste, che un buon libro non deve essere scritto soltanto ‘con la testa’, ma deve trasmettere un’emozione, il sentire dell’autore. Che rapporto hai con i tuoi personaggi? Cosa ti resta di loro quando posi la penna e sai di aver terminato la narrazione della loro storia? Scrivere è meraviglioso. Persone realmente vissute e personaggi frutto della fantasia interagiscono nella mia mente, vivono, soffrono, gioiscono, nascono e muoiono e in ogni istante della mia scrittura io provo un’emozione. Che cerco quindi di trasmettere al lettore. Questo è il discrimine tra un romanzo bello e uno brutto. Ma anche in un saggio di storia o un ricettario. Se ti dà un’emozione, un libro è bello, altrimenti è una schifezza, anche se infarcita di cultura. E’ per questo che quando sto per terminare un romanzo, già penso al prossimo. Consegno i miei protagonisti al pubblico perché gli portino emozione, ma per non restare solo inizio subito il mio dialogo con altri.
Un dialogo amoroso. 6) Durante le recenti interviste hai affermato di essere colui che si nasconde dietro Johnny Rosso, lo scrittore della collana Super Brividi edita dalla Mondadori e interamente dedicata ai ragazzi. Come è nata questa collaborazione? Ebbene sì, rivendico di essere da oltre tre anni chi scrive tutti (per ora) i Superbrividi Mondadori, la fortunata serie horror. La collaborazione nasce per caso, da una scommessa con la casa di Segrate che mi aveva simpaticamente sfidato a scrivere un horror per ragazzi. Oggi siamo a tredici titoli, se non sbaglio, e altri sono in programmazione. Io mi diverto moltissimo a scrivere delle mie paure e dei miei incubi e i ragazzi a leggerli, anche perché sono sempre conditi da una vena di umorismo e ironia. Ed è anche un modo per avvicinare i ragazzi alla lettura, come mi dicono spesso genitori soddisfatti. 7) Ti ho conosciuto di persona durante una tua recente presentazione a Roma, che noi di Volodeisensi abbiamo registrato integralmente e pubblicato sul nostro sito. Che rapporto hai con la tecnologia, con Internet e i Social Network? Quanta importanza credi che abbia, al giorno d’oggi, la diffusione attraverso i canali Web per uno scrittore? Pagina 20
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Il web, per usare una metafora politica, è il vero terzo polo della comunicazione, insieme alla tv e alla carta stampata. Del primo ha la velocità di trasmissione, della seconda la libertà di scelta. Svolge quindi una funzione fondamentale per la diffusione della cultura e della libertà, che considero un binomio inscindibile. Non per nulla, a parte gli esiti non del tutto chiari, le rivoluzioni in Libia, Egitto e Tunisia, sono partite da un tam tam sul web, l’unica voce che i regimi avevano difficoltà a imbavagliare. Il processo che sta oggi accadendo in Cina. Personalmente uso Facebook e Twitter e navigo in internet dal 1994, e sembrerà strano, ma sono anche favorevole alla diffusione degli e-book, che comunque aiutano a leggere, visti i costi inferiori che potrebbero anche essere ulteriormente diminuiti. Non sarei coerente con le mie scelte di libertà se mi trincerassi dietro la carta stampata, di cui però, onestamente, preferisco l’odore. E il godimento materiale di un libro, altrettanto onestamente, dà un piacere diverso dal possederlo virtualmente. D’altra parte spero sia ancora così ancora per molti anni per quanto riguarda i rapporti tra donna e uomo. 8) Ti ringrazio della tua cortese disponibilità e ti pongo l’ultima domanda, ma non per questo la più semplice!! Qual è la ricetta segreta per scrivere un libro di successo?
Le quattro regole dell’”ente”. Un’idea eccellente, una scrittura intelligente, un cuore fremente e un ottimo agente. Oppure le tre famose C, cuore, cervello e… qui mi fermo. Non vorrei che gente come un certo Ruggero, un fanatico fondamentalista che ho visto recente in tv da Chiambretti mi accusasse di sodomia come ha fatto con Platinette. Emanuela Arlotta Madre pianista, padre violinista, architetto, critico d’arte e bibliofilo. In questo contesto eclettico e in una Livorno cosmopolita, matura lo spirito di Carlo A. Martigli. Le medie ai Gesuiti gli aprono la mente e gli danno il gusto della ricerca storica e filosofica, in assoluta libertà. Completa gli studi classici e mentre frequenta l’Istituto di Filosofia del Diritto a Pisa, lavora part time al Tirreno di Livorno. Una tragica malattia del padre lo obbliga a cercare un impiego che gli consenta di aiutare la famiglia in difficoltà. Arriva la classica banca, che lo assume quasi per sbaglio dopo un colloquio con il capo del personale incentrato solo sulla comune passione per il teatro. Martigli fa una splendida carriera, in pochi anni diventa dirigente. I libri sono sempre la sua passione, legge di tutto e approfondisce in particolare due tematiche: la decadenza dell’impero romano e lo spirito del Rinascimento, specchio entrambi dell’attuale società e delle immense capacità dell’uomo di risollevarsi. Nel 1995 pubblica un primo libro di favole in rima, dedicato a sua figlia, che Emanuele Luzzati chiederà di illustrare. La sua professione gli sta però sempre più stretta, è schifato dal sistema bancario che si dedica sempre più alla finanza e non all’economia, e cinque anni fa, si dimette rinunciando a tutte le sicurezze economiche per dedicarsi
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esclusivamente alla scrittura in modo professionale. Si dà un obbiettivo di tre anni: dopo di che, se non riuscirà, aprirà una pizzeria. Sa che è una sfida quasi impossibile ma vuole almeno dire a se stesso di averci provato. Pubblica due romanzi storico/fantasy con Mondadori e alcuni saggi, tra cui uno (De Agostini) sui miracoli non cattolici nel mondo. E’ l’inizio della svolta, il successo arriva in Italia e all’estero con il thriller storico 999 L’ultimo Custode, tradotto in sedici lingue. Intanto, per una scommessa, è diventato il cult writer dei romanzi horror per ragazzi (Superbrividi Mondadori, undici romanzi già pubblicati e altri in uscita)) sotto lo pseudonimo di Johnny Rosso. Nel gennaio 2012 esce con Longanesi il suo nuovo attesissimo e sconvolgente romanzo, L’Eretico. Un Rinascimento di fiamme, di sangue e di congiure, e una Parola antica e rivoluzionaria che viene dall’Oriente. Un mistero sotto gli occhi di tutti, ma che nessuno al mondo ha mai osato indagare in un romanzo. Il mistero degli anni che vanno dai dodici ai trenta della vita di Gesù.
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Interviste agli Autori Intervista all’autrice Edvige Cuccarese
qualche modo influenzato il tuo stile di scrittura? Pur essendo estimatrice di diversi autori, non hanno influenzato il mio stile di scrittura. 3) Dove scrivi solitamente? Hai un luogo preferito, in cui senti che le idee fluiscono più facilmente, in cui la tua concentrazione migliora, dando spazio alla fantasia? Sì, a casa, nel mio angolo di meditazione! Alcuni flash mi vengo anche in altri momenti, ad esempio quando ascolto la musica che mi piace. 4) Adotti dei rituali particolari prima di iniziare a scrivere?
1) Quando e in che modo è nata la tua passione per la scrittura? Si può dire da sempre! E’ nata leggendo molto, sin da piccolissima. Leggevo di tutto: dalle fiabe ai racconti, dai romanzi ai libri di storia, dai testi scientifici…a quelli religiosi. Il mio desiderio più grande era ricevere dei libri in dono. Scoprivo altri mondi e ampliavo i confini della mia mente. Mi confrontavo ed essendo già propensa al riflettere molto sui vari aspetti della vita, ottenevo a volte risposte impensate. In età adolescenziale ho iniziato materialmente a scrivere avvicinandomi anche alla poesia. 2) Ci sono degli autori che ti ispirano o ti hanno ispirato, o che hanno in
Nessuno, tranne il seguire l’input di ispirazione! 5) Sei perfezionista, leggi e correggi i tuoi scritti mille volte prima di esserne pienamente soddisfatta/o? Dopo la prima stesura di getto, rileggo un paio di volte. C’è da fare però una distinzione: quando si tratta di poesie, mi basta rileggerle una sola volta, se mi convince le lascio intatte, come l’ispirazione mi ha suggerito, correggendo eventuali errori dovuti alla fretta e per alcune limature. Al contrario, se non mi convince butto via. Succede raramente, in quanto scrivo poesie soltanto in preda all’ispirazione e in quell’istante è difficile sbagliare. Quando invece devo raccontare delle storie, allora rileggo più volte e c’è Pagina 23
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sempre la tentazione di “rivedere”, “correggere”. I concetti li vorrei esprimere, magari, in maniera diversa, con l’intento rivolto alle attese del lettore. Di solito ritorno alla prima versione! 6) Che genere di libri scrivi? Poesie, racconti, romanzi, monografie, saggi, altro. 7) Come definiresti il tuo stile di scrittura: moderno, classico, hai un tuo stile personale? Uno stile personale! 8) Vorresti che la scrittura diventasse il tuo unico mestiere (se non lo è già)? Non mi dispiacerebbe! 9) Quali sono le difficoltà maggiori che incontro nell’intraprendere questo mestiere (se non lo è già)? Nessuna! 10)Ha mai partecipato a dei corsi di scrittura creativa? Ti piacerebbe farlo? Mai! Perché no! 11)Ti è mai capitato di avere il classico momento in cui non riuscivi a riempire il foglio bianco? Sì, mi è capitato! Una volta ho lasciato un lavoro a metà e sono riuscita dopo qualche anno a riprenderlo e finirlo.
12)Hai mai partecipato a concorsi letterari? Pensi che possano essere utili per farti conoscere? Sì, ho partecipato ad alcuni, selezionati, che m’ispiravano più fiducia, prima di iniziare a pubblicare volumetti miei. All’inizio, mi è stato utile per capire il nuovo mondo nel quale andavo a cimentarmi. Adesso non più! 13)Cosa pensi dell’editoria italiana? Non riesco a rispondere a questa domanda. 14)Cosa pensi pubblicazione?
dell’auto-
Ne penso bene. Non bisogna perdere di vista l’obiettivo, che è quello di arrivare al lettore! Se si considera il solo mercato con la tendenza del momento, molti utilizzatori restano tagliati fuori. L’auto-pubblicazione permette a molti autori di rivolgersi a una “cerchia” di potenziali lettori. Saranno loro giudicare il lavoro, apprezzarlo oppure no. Chiaro è che si rischia in proprio. La valutazione del pur minimo investimento da affrontare sia in termini economici sia di divulgazione e quant’altro va fatta! 15)Qual è l’ultimo libro che hai scritto e di cosa parla? L’ultimo libro che ho appena finito di scrivere è la quarta raccolta di poesie. L’ultimo libro che ho appena pubblicato (da un mese circa) è la terza raccolta di poesie “Luce”. Pagina 24
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16)Leggi molto? Anche libri di autori emergenti? Sì, leggo di tutto! 17)Per te scrivere è un’esigenza, uno sfogo, o una passione? Una passione! 18)Cosa utilizzi per scrivere i libri? La tastiera del computer, la penna, la macchina da scrivere? La tastiera del computer, ma ho sempre a portata di mano carta e penna per appunti. 19)Come ti definiresti? E’ una parola!!! Preferisco mi descrivano gli altri. In ogni caso, mi sento una persona semplice che con umiltà e rispetto altrui, porta avanti quello in cui crede. 20)Quale consiglio ti senti di dare ai tuoi colleghi scrittori? Non credo che i miei colleghi scrittori possono aver bisogno dei miei consigli. Credo siano più abili di me a portare avanti i loro discorsi e non manchi loro il sapersi destreggiare!
Una raccolta di racconti molto richiesto, che hanno in comune la capacità di coinvolgere ed emozionare il lettore fino quasi a commuoverlo senza mai lasciarlo indifferente. La Sfera, la storia portante, narra di Luna, una donna con una vita 'normale', alle prese con il presunto tradimento del suo uomo, che si trova a vivere un'avventura surreale, in equilibrio tra sogno e realtà, che la conduce alla scoperta di una verità che lei non conosce e non può nemmeno immaginare. Richiedi una copia inviando una mail a infoline@volodeisensi.it
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La Redazione Giorgio Nenci
Giorgio Nenci è nato a Ferrara ed è figlio dello scultore Enzo Nenci (Mirandola di Modena,1903-Virgilio di Mantova, 1972 e ha sposato un’artista molto apprezzata. Si è interessato sempre d’arte; ha collaborato alle riviste Arteletta, Terzoocchio e ad altre, e ha curato per un biennio la pagina dell’arte del quotidiano la Voce di Mantova. Abita a Bagnolo San Vito, in provincia di Mantova. Anna Giacomazzo Mugler
Sono una scrittrice di romanzi erotici-noir e racconti surreali. Adoro la letteratura erotica e non, il surrealismo, l’Ermetismo, il Simbolismo e l’Arte in tutte le sue sfumature e in particolare la musica. Il mio debutto letterario ” Sinfonia Scandalosa” edito da Borelli Editore mi decreta la nuova scrittrice emergente erotica più elegante degli ultimi anni.“Amori Distorti” è il mio secondo romanzo pubblicato dalla Ars Gratia Artis. Vivo tra Venezia e Milano, sia nell’ambiente artistico e dello spettacolo. Televisione con Maurizio Costanzo, Corrado Augias che presenta il mio romanzo “ Sinfonia Scandalosa” nel
suo programma culturale “ Cinque minuti,un libro” definendo il mio stile di scrittura, uno stile iconografico, una scrittura per immagini. Partecipo a varie trasmissioni televisive come spalla con Anna Pettinelli su “Telemontecarlo”. Opinionista su “ La7” sempre con Anna Pettinelli. Co-Direttrice per la Worldpress24 International per i settori Arte, Musica nel Web. Ho presentato il mio libro a Venezia, Milano, Firenze, Verona, Roma svariate volte, Miami, New York e Bruxelles. Ho partecipato al Premio Fiuggi 2009 per le migliori scrittrici erotiche, con grande consenso di pubblico. Uno dei miei racconti è stato selezionato per l’Antologia “Decamerone 2010″. Ho vinto il premio della critica per il migliore racconto erotico ” Iris Blue” edizioni Ara. Sto inoltre lavorando con il compositore Lorenzo Pescini ed altri artisti su un originale progetto dal titolo “Sulla strada di Venere” nel quale musica, pittura e poesia si fondono insieme dando vita ad un modo di fare arte innovativo e sperimentale. l’uscita del CD è prevista per la primavera 2012.
Cristina Rotoloni
Cristina Rotoloni è nata a Roma il 20 luglio 1977, ma è cresciuta in provincia di L’Aquila. In questa città ha frequentato l’Istituto d’Arte e l’Accademia di Belle Arti dove ha conseguito il diploma di Laura in Scenografia con il massimo dei voti. Ha collaborato con l’Istituto Gramma nella realizzazione degli spettacoli teatrali: “Metamorfosi dei Corpi” e “Matilde Pagina 26
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principessa dispettosa”. Ha collaborato con l’associazione Il Camaleonte con corsi d’Arte e Immagine per i ragazzi dai 4 ai 16 anni. Si è sempre occupata con passione dei bambini per i quali ha scritto e illustrato favole come “Stellino”, “Tom” e “Lìlì”. Ha pubblicato sul sito “ilmiolibro.it” la sua raccolta di racconti intitolata “Frammenti di Vita”, dove oltre al terremoto parla d’esperienze forti che toccano l’esistenza umana. Al momento sta lavorando al suo romanzo in prossima uscita dal titolato “Il Tatuaggio”.
pubblicato due libri nella collana ‘ilmiolibro’, uno di poesie ‘Volodeisensi’ e uno di racconti ‘La Sfera’, che stanno riscuotendo molto successo e che sono già presenti su Amazon Store presto saranno disponibili anche in formato ebook nell’Apple Store.
Emanuela Arlotta
Nato a Francavilla Fontana il 23 Maggio 1979, Architetto informatico che lavora da 14 anni nel settore IT. Le sue conoscenze vanno dallo sviluppo di portali alle applicazioni in tutti i campi compreso quello mobile. Nella sua carriera ha partecipato alla nascita di grandi portali Nazionali del settore comunicativo e collaborato con grandi multinazionali Italiane e Americane. “Questa mia opera epica che ha visto ben due anni di progettazione e sviluppo è stata la mia più grande soddisfazione, realizzare il sogno sempre vivo di una bambina, mia moglie Emanuela. Volodeisensi.it non è una semplice community ma un vero e proprio portale Letterario dove i sogni diventano realtà. Sono solo l’autore materiale, una penna su un foglio vuoto che viene guidato dalle emozioni di mia moglie che ogni giorno dà la possibilità a tanta gente di esprimersi e soprattutto di essere ascoltata. Con tanta commozione dedico questo nostro lavoro ai nostri figli e a tutta la gente che crede e crederà in Volodeisensi.it”
Direttrice Volodeisensi
Nata a Roma il 20 Settembre 1975. Ho sempre avuto una forte propensione all’introspezione e alla conseguente scrittura di poesie e racconti che indagano in maniera approfondita l’animo umano, quello legato all’Io più profondo. Questa mia voglia di comunicare ha superato i limiti della carta e della distanza con la creazione di questa community letteraria (Volodeisensi.it) che gestisco con passione e amore tutti i giorni e di cui sono felice facciano parte tante persone che credono ancora nei sogni. Anche il Magazine online è una mia idea, realizzata grazie al supporto informatico di alto livello di mio marito Leonzio Nocente, il quale è anche il creatore materiale di Volodeisensi.it e di altri siti molto conosciuti. Lavoro nell’informatica da anni e scrivo da quando sono nata. Ho auto-
Leonzio Nocente Autore e Referente Tecnico Volodeisensi
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